di Roberto Maurizio
L'Assemblea della Banca d'Italia (foto Ansa)
Il Governatore della Banca d’Italia, ha presentato oggi, presso la Sala Gialla della sede del principale Istituto bancario italiano, in via Nazionale, 91 di Roma, la sua terza “Considerazione finale”. Allo spessore di tale relazione dovrebbe seguire una sua grande diffusione nel paese. Invece, come al solito, tutti i temi trattati dal Governatore resteranno nel regno di pochi esperti e nei meandri dei soliti interessati: i politici, gli imprenditori, i sindacati e i giornalisti economici. Per veder crescere la democrazia, occorrerebbe che questi temi divenissero di dominio pubblico. Se ne dovrebbe parlare nei bar, sugli autobus, per strada. Fintanto che i cittadini continueranno ad occuparsi esclusivamente di calcio mercato, continueranno a ricevere calci. “Stampa, Scuola e Vita”, pur sapendo della paura del primo impatto che possono rappresentare 6.919 parole, prova a fare il suo mestiere: divulgare le notizie che dovrebbero interessare i cittadini, come lavoratori, come risparmiatori, come elettori. Pubblichiamo il testo integrale di Draghi sulle “News di Stampa, Scuola e Vita” e invitiamo alla lettura tutti i cittadini, soprattutto gli studenti. La lettura delle “Considerazioni finali” potrebbe essere un buon test d’esame per gli alunni che si accingono a sostenere i prossimi Esami di Stato. Sarebbe bello vedere i risultati nella comprensione del testo da parte dei nostri studenti e dei loro insegnanti.
Arricchire il vocabolario
Fin dall’inizio delle “Considerazioni finali”, si trovano queste parole: Target 2, Sepa. Poi, si raccolgono altri fiori dall’antologia della Banca d’Italia: Tesoreria, controllo del rischio, portafoglio azionario, diritti partecipativi, benchmark, riduzione della volatilità, cartolarizzazione, società di rating, subprime, saving and loan banks, Financial Stability Forum, Gruppo dei Sette, efficienza economica, federalismo fiscale, Centrale dei Rischi, Cicr, risparmio gestito.
Alcuni dei passi più significativi
Presentiamo, qui di seguito, solo alcuni passi significativi della “Relazione del Governatore”, rimandando gli interessati a collegarsi su http://www.robertomaurizionews.blogspot.com/.
Una ripresa duratura
Il Paese ha desiderio, ambizione, risorse per tornare a crescere; sa che lo sviluppo è, nel tempo, condizione essenziale della stabilità finanziaria. Ha una storia a testimoniare che non c’è niente di ineluttabile nella crisi di crescita che da anni lo paralizza. I protagonisti della ripresa devono essere coloro che hanno in mano il futuro: i giovani, oggi mortificati da un’istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un’organizzazione produttiva che troppo spesso non premia il merito, non valorizza le capacità. Il consenso sulle cose da fare è vasto, ma si infrange nell’urto con gli interessi costituiti che negli ultimi anni hanno scritto il nostro impoverimento. La stabilità della politica, la forza delle istituzioni sono le fondamenta su cui costruire l’intervento risanatore. La sua attuazione richiederà l’impegno di tutte le forze di cui dispone il Paese. Il premio è la ripresa duratura della crescita.
Il maglio del fisco
L’ampia dimensione delle attività irregolari rende l’onere sui contribuenti ligi al dovere fiscale più pesante che nel resto d’Europa. Per ogni 100 euro di costo del lavoro per l’impresa, il prelievo fiscale e contributivo per un lavoratore-tipo senza carichi familiari è pari in Italia a 46 euro. Negli altri paesi dell’area dell’euro il prelievo è in media pari al 43 per cento del costo del lavoro; nel Regno Unito al 34; negli Stati Uniti al 30. L’IRAP accresce ulteriormente il divario tra il nostro paese e gli altri. Nonostante la riduzione apportata nel 2008, l’aliquota complessiva di prelievo sui profitti d’impresa resta superiore di 8 punti rispetto alla media degli altri paesi dell’Unione
europea.
Aumenta il divario tra pensioni e stipendi
Il 30 per cento della spesa per pensioni di vecchiaia e anzianità è oggi corrisposto a cittadini con meno di 65 anni. Nel medio-lungo termine, un incremento dell’età media di pensionamento, accompagnata da un convinto sviluppo della previdenza complementare, può dare un fondamentale contributo alla riduzione della spesa pubblica; può consentire di contenere il divario che si sta aprendo fra il potere d’acquisto dei pensionati anziani e quello dei lavoratori in attività.
Incentivi per chi vuole continuare a lavorare
Alcune caratteristiche del sistema pensionistico italiano tengono lontana dal lavoro una quota troppo ampia della popolazione. Solo il 19 per cento degli italiani tra i 60 e i 64 anni svolge un’attività lavorativa, contro il 33 per cento degli spagnoli e dei tedeschi, il 45 dei britannici, il 60 degli svedesi. È ora di rimuovere i vincoli e i disincentivi al proseguimento dell’attività lavorativa per coloro che sono nel regime retributivo; ampliare i margini di scelta dell’età di pensionamento per coloro che sono nel regime contributivo; cancellare gli ultimi impedimenti al cumulo tra lavoro e pensione; incoraggiare forme flessibili di impiego, con orari adattabili alle esigenze individuali; permettere così a chi ha accumulato esperienza e conoscenze di continuare, se vuole, a metterle a frutto per se stesso, la propria famiglia, la società.