4 giugno 2008

Fao. Lassù, sull'Aventino

Fao. Zona Rossa e libertà di stampa
di Roberto Maurizio



Libertà di non esistere
Non ho fatto in tempo ad accreditarmi, come giornalista, presso la Conferenza mondiale dei Capi di Stato e di Governo organizzata dalla Fao, a Roma, dal 3 al 5 giugno 2008. Chiedevano anche il numero del passaporto. Ma se sono cittadino italiano a che cosa serve il passaporto? Chiedevano anche il nome della testata. Ma se sono freelance? La mia testata è questo magnifico blog con il quale parlo liberamente e invito a parlare tutte le persone che si sentono veramente libere da ogni condizionamento. Ho la tessera di giornalista da 24 anni! Tant’è, ma la mastodontica organizzazione dell’Organizzazione mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura dell’Onu, complice il governo italiano, mi ha bloccato ai limiti della Zona Rossa. Un ufficiale della polizia, molto gentile in verità, mi ferma e mi impedisce di passare. Chiedo il motivo e la risposta è netta: questa è la Zona Rossa. Ma che significa "Zona Rossa"? Non stiamo mica al G8, e non ci sono manifestazioni violente in giro, a parte qualche scalmanato che fa pubblicità al Presidente Iraniano, Ahmadinejan. "Ma io sono un giornalista"? "Non ha importanza", dice il poliziotto. Senza l’accreditamento non si può passare. Viva la libertà di stampa! Il poliziotto, sempre cortese, mi dice, "non abbiamo fatto passare nemmeno un senatore, venuto cinque minuti fa". Ma, un senatore, dicevo tra me e me, non è la stampa. Quando si proibisce alla stampa di partecipare ad un avvenimento di questa portata, chi ci rimette è la democrazia. Io, sicuramente, non ho gli stessi appoggi che ha ottenuto il giornalista iraniano al quale è stato proibito di entrare. Lui, perlomeno, è riuscito a superare la Zona Rossa ed è stato respinto dentro la Fao e non sul territorio italiano. I "questurini" della Fao, che hanno impedito al giornalista iraniano dissidente di praticare la sua professione di cronista, hanno scaricato la responsabilità del divieto sui servizi segreti dell’Iran. Tutti i giornali ne hanno parlato. Invece, a un povero e indifeso giornalista italiano, freelance, è stato negato l'ingresso e nessuno ha protestato. Il fango sulla libertà della stampa italiana, adesso come adesso, non conta niente. Figuriamoci domani, quando la stampa italiana sarà relegata all'ultimo posto tra le democrazie del mondo e reclamerà la libertà di non esistere.

La doppia tessera
Mi è stato vietato di entrare nella Zona Rossa, nonostante la mia doppia tessera (il sindacato dei giornalisti, per un errore, mi ha tolto due volte la quota del 2008), ma non mi difende nemmeno una volta.


Come al solito: vietato l'ingresso ai cani e ai freelance

Anche oggi, come al solito, avevo la mia bella macchinetta fotografica che mi avrebbe permesso di poter immortalare le fasi più belle della cerimonia. Vietato l’ingresso ai cani e ai giornalisti freelance! E poi parlano di democrazia, di crescita della dignità umana, di una stampa libera, libera di andarsene a spasso.


Mi sono guardato a torno



E io sono andato a spasso. Dopo l’avvenuta esecuzione della condanna a morte della libertà di stampa, nel cielo cangiante di Roma si levava un elicottero che con le sue pale e il suo rumore verginale incuteva paura solo alle cornacchie dell’Altra economia. Un Contro Summit, deserto come non mai. Tutt’intorno, uno sciamare di prostitute, di sacchi d’immondizia, di tanti vigili urbani mai visti prima. Il traffico nel pomeriggio era scorrevole, grazie alla presenza di vigili e vigilesse. Una delle quali, in una moto di grossa cilindrata faceva da “guida” ai torpedoni vuoti pronti a ricevere le delegazioni faoiste.


In questo frastuono

Le gesta dei 191 paesi della Fao, forse, saranno scritte tra le pagine più belle della storia contemporanea. Nel frattempo, in questo frastuono, un donna donava il suo corpo e la sua anima al torpore di una Roma assediata e annoiata, lassù sull’Aventino.
Le foto sono di Roberto Maurizio, si prega di citare la fonte

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