15 marzo 2010

Ifad, in fondo al cuore

Ifad, Agenzia Onu intrisa di umanità
di Roberto Maurizio

Sviluppo agricolo, cooperazione e solidarietà
Più di 3/4 dell'oltre un miliardo di persone estremamente povere nel mondo vivono nelle aree rurali e, per la loro sopravvivenza, dipendono dall'agricoltura e da attività ad essa correlate.




Questa è una pagina storica. Il primo articolo pubblicato in Italia sulla nascita dell'Ifad. Era il 1978 ed è Trecentossesantagradi, la rubrica a cura di Roberto Maurizio, a dare l'annuncio ufficiale della nascita dell'Organismo internazionale più importante nato subito dopo la crisi petrolifera dell'inizio degli anni '70. "Politica Internazionale" è il primo giornale che parla per la prima volta in Italia della nascita del Fisa (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). Un momento storico a cui non è stato dato il risalto che meritava. L'incontro fra i paesi Opec e i quelli dell'Ocse, maturato all'interno dell'Ifad, forse, poteva evitare la contrapposizione fra Ovest e Paesi Arabi. Il clima disteso nell'Ifad non è mai mutato, dal 1977 ad oggi. L'Ifad è l'organismo a cui rivolgersi per potere ottenere una risposta plausibile per i paesi meno sviluppati, per poter ottenere un benessere immediato delle popolazioni povere del mondo. L'Ifad è l'Agenzia delle Nazioni Unite dalla quale poter avere un futuro benessere del mondo, a cominciare da subito.

Investire in agricoltura e nello sviluppo rurale significa non solo aumentare la qualità della vita delle donne, bambini e uomini poveri delle aree rurali, ma anche stimolare la crescita economica di intere regioni. Questa è la “filosofia” attraverso cui si muove un organismo internazionale, non a caso nato a Roma, nella Città Eterna dalla quale si irraggiano i segni perpetui della cooperazione e della solidarietà internazionale, soprattutto verso i più poveri.



Programmazione dello sviluppo e assistenza tecnica e finanziaria



Il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo, l’International Fund for Agricultural Development (Ifad), è un’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite che fa capo all’Ecosococ (Economic and Social Council). Il Consiglio economico e sociale compiere o promuovere studi o relazioni su questioni internazionali economiche, sociali, culturali, educative, sanitarie e simili, e può presentare Raccomandazioni riguardo a tali questioni all’Assemblea Generale, ai Membri delle Nazioni Unite, ed agli istituti specializzati interessati. L’Ecosoc è composto da 54 membri nominati per tre anni ed è l'Organo consultivo e di coordinamento dell'attività economica e sociale delle Nazioni Unite e delle varie organizzazioni ad esse collegate. Tra i suoi compiti citiamo: programmare lo sviluppo economico e l'assistenza tecnica e finanziaria ai paesi meno sviluppati; promuovere studi o relazioni su questioni economiche, sociali, culturali e sanitarie. Il Consiglio economico e sociale opera mediante molteplici commissioni funzionali e quattro commissioni economiche: per l'Europa (Ece), l'Asia e l’Estremo Oriente (Ecafe), l'America Latina (Ecla) e l'Africa (Eca).

Contro la povertà rurale


L'Agenzia specializzata Ifad è stata Istituita per decisione della Conferenza Mondiale sull'Alimentazione del 1974, come Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. L’Ifad ha un mandato preciso, unico fra tutte le Istituzioni finanziarie internazionali: combattere la fame e la povertà rurale nei paesi a basso reddito e con deficit alimentare. L'Ifad vuole incrementare la produzione alimentare, elevare il reddito, migliorare le condizioni igieniche, i livelli nutrizionali e di istruzione e porre le basi di un benessere duraturo e sostenibile per tutte queste popolazioni che ancora oggi vivono al di sotto degli standard minimi di sussistenza. L’Ifad è un “Partenariato” unico nel suo genere, composto da 165 paesi (2009) di cui solo 23 ono paesi sviluppati, tra membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e altri paesi in via di sviluppo. L’Ifad, che ha sede a Roma in via Paolo di Dono 44, tel (+39) 0654491, e-mail ifad@ifad.org, sito ufficiale www.ifad.org, insieme alla Fao (Food and Agricolture Organization, Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura) e al Wfp (World Food Programme, Programma alimentare mondiale – Pam -) costituisce il “Polo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura”. Le risorse finanziarie dell’Ifad derivano dai contributi versati dagli Stati membri attraverso ricostituzioni (replenishments) periodiche, ma anche attraverso il rimborso di prestiti e o da redditi da investimento. In conformità con il proprio mandato, l’Ifad fornisce risorse finanziarie ai paesi beneficiari attraverso l’erogazione di prestiti a condizioni molto agevolate, mentre il finanziamento dei progetti di sviluppo è coperto in parte attraverso i contributi dei donatori bilaterali e o multilaterali ed in parte attraverso le risorse provenienti dagli stessi paesi beneficiari. Le aree principali in cui si sono concentrati i programmi dell’Ifad sono: accesso ai mercati ed alle risorse produttive; infrastrutture e gestione delle risorse idriche; servizi finanziari destinati a piccole imprese e sviluppo rurale sostenibile.

Uscire dalla povertà
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L'Ifad, dal 1978 ad oggi, ha finanziato più di 700 progetti e programmi in 119 paesi e territori per un ammontare complessivo di circa 11 miliardi di dollari a tassi agevolati e donazioni ai paesi in via di sviluppo, mettendo circa 340 milioni di persone in condizione di uscire dalla povertà. Ma l'impegno lanciato dai Millennium Development Goals, che ha posto la riduzione della povertà in cima agli obiettivi da raggiungere al più presto, vedrà l'Ifad e le sue strutture ancora più impegnate nei prossimi dieci anni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle attività, negli ultimi anni l’Africa Sub-Sahariana ha ottenuto la maggior parte dei finanziamenti Ifad, seguita dall’area dell’Asia e del Pacifico, l’America Latina ed i Caraibi, mentre il Medio Oriente ed il Nord Africa hanno ricevuto una quota di prestiti pari al 10%.

Obiettivi di sviluppo del Millennio, l’Ifad e l’Italia
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Gli “Obiettivi di sviluppo del Millenio”, da raggiungere entro il 2015 sono: 1. Sradicare la povertà estrema e fame; 2. Garantire l’educazione primaria universale; 3. Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; 4. Ridurre la mortalità infantile; 5. Migliorare la salute materna; 6. Combattere l’Hiv/Aids, la malaria e le altre malattie; 7. Garantire la sostenibilità ambientale; 8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio, cioè quello di dimezzare la percentuale di persone che vivono in condizioni di estrema povertà e che soffrono la fame entro il 2015, occorre soprattutto la consapevolezza della comunità internazionale di essere di fronte ad una tragica situazione che vede la mortalità infantile crescere nei paesi estremamente poveri, che vede una folla di bambini senza istruzione e senza poter avere un futuro. Fare Futuro è uno slogan sgangherato e senza senso se non tiene in considerazione le condizioni di milioni di essere umani abbandonati dalla solidarietà e dalla cooperazione internazionale. Fare Futuro è un pessimo slogan che ci perseguita da perlomeno 36 anni, dal 1974, dalla Conferenza mondiale Fao sull’alimentazione. Fare futuro è lo slogan più subdolo inventato per non fare nulla nell’immediato. Gli obiettivi sul futuro nascono dal presente e dal passato.
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Fare subito e in fretta
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Lo slogan da adottare è “Fare subito e in fretta”. Quando parliamo della “strage degli innocenti” del Terzo, Quarto, Nessun Mondo, non stiamo parlando di qualcosa che avverrà nel 2015. E’ una “strage perpetua” che si ripete da anni ed anni. Cosa dobbiamo aspettare per intervenire? Bertolaso, una volta era in “carica” alla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo italiana. Ha fatto la sua fortuna e ha ottenuto vantaggi (viaggi, aiuti di emergenza, presenza in prima persona in zone difficili dell’allora Terzo mondo) utilizzando i soldi della nostra cooperazione. Dopo Mani Pulite, complice l’estrema visione della pulizia etnica da fare contro i “farabutti” accusati di rubare sui poveri, Bertolaso è stato “assoldato” alle emergenze italiane. Dateci un altro Bertolaso per i poveri bambini abbandonati e affamati. La cooperazione italiana allo sviluppo è crollata dal 1989 in poi. Dallo 0,34% per Pil allo 0,08%, la stessa percentuale degli anni ‘70. Si è tornato al Multilateralismo degli aiuti, quello più becero, quello meno evidente. Quattro soldi dati alle Nazioni Unite, alla Fao, all’Ifad, contro due soldi dati alla cooperazione bilaterale, quella dove potevamo mettere la nostra bandiera con i nostri soldi direttamente, aspettando un ritorno di immagine: quella dell’italiano che collabora, quello che vuole “risolvere” i problemi che per anni avevano visto la nostra gente nelle stesse condizioni: povertà, mortalità infantile elevata, fame, agricoltura allo sbando, miseria, ignoranza. In un periodo di crisi, come quello che stiamo attraversando, è difficile perorare la causa dell’aumento della cooperazione bilaterale. Ma, dal 1994 in poi, il “menefreghismo” di due partiti contrapposti ma uniti contro l’Aiuto pubblico allo sviluppo, hanno di nuovo riportato l’Italia come fanalino di coda dei paesi del Dac. Meno male che c’è l’Ifad. Una “creatura” voluta dal nostro paese che merita di essere appoggiata. Un’Istituzione internazionale diversa da tutte le altre: piccola, agile, scattante, pronta ad intervenire senza troppi clamori. Un’Istituzione internazionale che fa onore a se stessa e all’Italia che la ospita.
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Fare presente


Tra i 165 stati membri dell'Ifad, l'Italia occupa l'ottavo posto per contributi finanziari erogati all'agenzia. Durante la più recente ricostituzione delle risorse dell'Ifad, l'Italia è stata seconda solo agli Stati Uniti d'America per il contributo che si è impegnata ad erogare. L'Italia, uno dei 191 paesi che ha adottato la Dichiarazione del Millennio del 2000, convinta sostenitrice dell’Accordo di Monterrey del 2002, si è impegnata a mobilitare risorse finanziarie e ad ottimizzarne l'uso per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Solo che questa strategia resta confinata nell’aiuto Multilaterale, giusto, ma insufficienza per mostrare la “vitalità” italiana nei confronti della povertà nel mondo. La sicurezza alimentare e la riduzione della povertà rurale dovrebbero essere priorità della cooperazione italiana allo sviluppo. L’Italia svolge questa azione solo attraverso il Multilaterale. Un maggiore impegno dell'Italia verso questi obiettivi dovrebbe derivare dalla sua tradizione agricola e dal supporto che essa ha dato nel corso della storia allo sviluppo delle proprie aree rurali. L'Italia dovrebbe cercare una maggiore armonizzazione della politica di cooperazione allo sviluppo. Nella Dichiarazione di Roma del 2003, ha messo in evidenza l'importanza dell’armonizzazione al fine di rendere efficaci gli aiuti, ma è rimasta al palo. Solo grazie ai contributi dati alle entità internazionali, Nazioni Unite e Unione Europea, l’Italia non riesce a sprofondare nell’ignominia di un paese “egoista”, lavandosi le mani sul Bilaterale e facendo fare la parte del leone al Multilaterale che rappresenta i due terzi dell’Aiuto pubblico allo sviluppo italiano. L’Italia, comunque, è tra i primi 10 paesi donatori del sistema delle Nazioni Unite.

Nwanze, tre continenti e ricerca


Il quinto Presidente dell’Ifad è Kanayo F. Nwanze che ha assunto la carica il 1° aprile 2009. Nigeriano, Nwanze ha una profonda comprensione delle complesse realtà legate allo sviluppo. Porta all’Ifad un’esperienza trentennale, guadagnata lavorando in tre continenti diversi, nel campo della riduzione della povertà attraverso l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la ricerca. Nei dieci anni in cui è stato direttore generale del Centro Africano per il Riso (Warda), Kanayo F. Nwanze ha avuto un ruolo fondamentale nell’introduzione e nella promozione del Nuovo Riso per l’Africa (Nerica), una varietà di riso molto produttiva e particolarmente resistente alle siccità e ai pesticidi, concepita appositamente per essere coltivata sui terreni africani. Egli ha trasformato il Warda da un‘associazione il cui raggio d’azione era limitato ai paesi dell’Africa occidentale ad un’organizzazione con fama internazionale di eccellenza operante su tutto il territorio africano, aumentando le risorse umane, economiche e finanziarie del Centro. In precedenza, ha anche ricoperto incarichi di rilievo in diversi centri di ricerca affiliati con il Gruppo Consultivo sulla Ricerca Agricola Internazionale (Cgiar), all’interno del quale ha promosso lo sviluppo di partenariati tra il settore pubblico e quello privato. Prima di assumere la guida dell’Ifad, Kanayo F. Nwanze è stato per due anni vicepresidente del Fondo. In quel periodo ha promosso, curandone l’attuazione, l’introduzione di processi fondamentali che hanno migliorato la qualità delle operazioni dell’Ifad nei paesi in via di sviluppo. Laureato in scienze agrarie presso l’università di Ibadan, Nigeria, nel 1971, Kanayo F. Nwanze nel 1975 ha ottenuto un dottorato in entomologia agraria dalla Kansas State University, Stati Uniti. Autore di numerose pubblicazioni, Kanayo F. Nwanze è membro di molte associazioni scientifiche e ha fatto parte del consiglio di amministrazione di varie istituzioni. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

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