I Colossei si sono moltiplicati
di Roberto Maurizio
Il Venerdì Santo, a Roma, viene vissuto intensamente, ma non da tutti. E’ una ricorrenza sempre bagnata dalla folla e dall’acqua. Gli ascolti della diretta televisiva fanno invidia a Pippo Baudo e ai politici italiani. Non è solo la fede a far rimanere incollati al video miliardi i persone per circa due ore. E' la bellezza del luogo, il fascino che trasuda da tutte le pietre di Roma: una cornice unica nel mondo. Pietre che hanno visto, vedono e vedranno “politici” insensibili, incuranti, convinti di essere loro i padroni del Colosseo e delle cosiddette “rovine”. C’è un balcone al Campidoglio, chiamato “il balcone del Sindaco”, da dove è possibile ammirare il Foro Romano, via dei Fori Imperiali e il Colosseo. Con il passare degli anni è diventata proprietà privata del Sindaco che sceglie chi è degno di andarci e chi deve passare per primo! E’ lui, il sindaco, a decidere chi, come e quando deve sporgersi sul balcone, come se fosse suo. Di concerto con l’Unesco, anche se ha inflazionato i suoi siti protetti, Roma appartiene all'umanità e non al sindaco. A poca distanza dal balcone del sindaco, c’è un altro balcone. Anche lì, il presunto proprietario aveva creduto di poterlo usare a suo piacimento, ma non aveva fatto i conti con la storia. Gli attuali politici, occupano abusivamente, tanta bellezza che non esiste in nessun’altra parte del mondo, con arroganza, e senza rendersene conto. Cacciare i politici dal centro di Roma potrebbe essere un punto prioritario di un ipotetico partito che ancora non esiste. Facciamo un esempio: la Provincia di Roma. Questo agglomerato di persone che stanno lì per mandato divino, sta a due passi dal Foro Traiano. I funzionari, cioè persone di livello amministrativo, che dovrebbero occuparsi di riparare i tetti, i cessi e le fognature delle scuole, godono di una posizione di lavoro invidiabile che molti stranieri farebbero a gara, pagando migliaia di euro, per poterci solamente soggiornare per qualche settimana. Ma perché non vengono spostati in zone più limitrofe e più raggiungibili lasciando queste aeree al turismo, ai commercianti del Centro che hanno bisogno di “sopravvivere”? I media, guidati dai politici, si scagliano contro i cinesi di Piazza Vittorio, e non si accorgono che sono soprattutto loro che stanno facendo morire Roma.
Meno male che, una volta all’anno, i pochi romani e molti stranieri si ritrovano nei pressi del Colosseo per il Venerdì Santo.
Roma, Via Crucis sotto la pioggia - Foto Ansa
Benedetto XVI, Roma, Via Crucis - Foto Ansa
Quest’anno, come da tradizione, la pioggia non si è fatta attendere. La pioggia di Roma è diversa da tutte le altre piogge del mondo. (“A Roma, quando piove, fanno certi goccioloni!”). Un detto ormai passato di moda, perché gli ambientalisti ci dicono che non fa più freddo come una volta, non sempre più caldo, non piove più, non ci sono le mezze stagioni, il buco nell’ozono, e quant’altro.
Colosseo, Roma, 21 marzo 2008 - Foto Ansa
La croce della disabile
Papa Benedetto XVI, Via Crucis, Roma, 21 marzo 2008 - Foto Ansa
Dunque, a Roma, sotto la pioggia, il Papa non se l’è sentita di portare la croce. Meno male: non ci sono più i tedeschi di una volta! E’ toccato al cardinale vicario Ruini portare la croce per primo. Poi, nella seconda e nella terza, in rappresentanza dell'Africa, una suora del Burkina Faso. L'Italia è stata rappresentata nella quarta e quinta stazione da una famiglia della Diocesi di Roma e, nella sesta e settima, da una disabile in carrozzella, accompagnata da un barelliere e da una dama dell'Unitalsi. Un forte impatto emotivo ha scosso il mondo dei credenti e non credenti quando, per la prima volta nella storia della Via Crucis del Colosseo, una disabile, sotto una pioggia scrosciante, ha posto con cura il legno che le era stato affidato a metà strada tra le sue braccia e le ruote della carrozzina, surrogato meccanico delle sue insostituibili gambe. Tra gli altri portatori di croce i frati della Custodia di Terra Santa, nell'ottava e nona stazione in rappresentanza dell'Asia, e una ragazza cinese nella decima e undicesima. Il Papa è rimasto sempre sotto il gazebo allestito per lui sulla terrazza del Palatino per la pioggia intensa che si è abbattuta sulla Capitale. All’inizio, il Pontefice ha seguito la Via Crucis in piedi, mentre nelle ultime stazioni si è inginocchiato. Al termine della Via Crucis il Pontefice ha affermato che la Croce sulla quale fu inchiodato Gesù è per noi «sorgente di vita e scuola di giustizia e di pace». «Sulla Croce - ha spiegato - il Redentore ci ha restituito la dignità che ci appartiene. Anche quest'anno abbiamo ripercorso il suo cammino doloroso rievocando con fede le sofferenze che il nostro Signore ha dovuto sopportare. Ci percuotiamo il petto ripensando a quanto è accaduto. E dobbiamo chiederci: ma cosa abbiamo fatto di questo amore?». «Tanti - ha ricordato Papa Ratzinger - non conoscono Dio, altri credono di non aver bisogno di Lui. Quante volte guardiamo alla Croce con sguardi distratti da dispersivi interessi terreni. Lasciamo - ha invocato il Papa rivolto ai fedeli - che il sacrificio sulla croce ci interpelli. Apriamogli il cuore. Gesù è la libertà che ci rende liberi. Gesù portò i nostri peccati perché vivessimo per la giustizia. Dalle sue piaghe siamo stati guariti. Per noi, per la nostra salvezza si è fatto uomo, ha intrapreso questo cammino doloroso, e così uomini di ogni epoca sono diventati amici di Dio. Amico, così - ha concluso - Gesù chiama Giuda e ognuno di noi, è amico vero di tutti noi. Purtroppo non sempre riusciamo a percepire questo amore sconfinato».
Benedetto XVI e Zen Ze-kiun
Gesù con gli occhi a mandorla
La Cina, durante la celebrazione della “Via Crucis”, è stata una tra le principali protagoniste. Mai, prima d’ora, Pechino, è stato così presente nei pensieri del Papa. I testi delle meditazioni e delle preghiere sono stati curati, infatti, per la prima volta, dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, un simbolo per la comunità cattolica cinese. Cambia volto anche Gesù, che nelle immagini scelte ha gli occhi a mandorla, Pilato è un cinese, gli uomini del Sinedrio sono cinesi, i soldati romani che percuotono Gesù sono cinesi. C’è stato anche un cinese tra le sette persone che sabato, durante la veglia pasquale, hanno ricevuto il battesimo dal Papa. Non aveva gli occhi a mandorla Magdi Cristiano Allam, però aveva la stessa fede del figlio della Grande Muraglia. Magdi si è “convertito”, ma non è cambiato. Ha sempre la stessa fede nell’unico Dio esistente nelle tre grandi religioni monoteistiche. Un gesto, quello di Cristiano Allam, che oggi non è stato compreso a fondo dai cattolici e non è stato condiviso dai musulmani. Allam rappresenta un nuovo uomo del nuovo millennio e un nuovo modo di credere in Dio che va al di là delle separazioni volute dalle contingenze storiche, che, purtroppo, non sono state ancora superate. A Pasqua, come in una Resurrezione, la Rai (Tg3), ha mandato in onda un programma nel quale venivano presentate le realtà vissute di tre classi di tre scuole elementari di Roma: una cattolica, una ebrea e una musulmana. Le tre classi hanno compiuto un percorso in comune. I bambini e le bambine di sei o sette anni, sono state "riprese" dalle telecamere in classe durante le ore di “catechismo” con le loro maestre e i loro maestri. Ai bambini ebrei, musulmani e cattolici si sono insegnati i primi passi delle tre religioni: chi è Dio, che cos’è il bene e il male, che cosa distingue un angelo dal diavolo. Le risposte che i bambini dei tre gruppi religiosi, alla fine, sono risultate molto simili fra di loro. Un programma Rai (forse l’unico) ben confezionato. Allora, Allam poteva benissimo appartenere, come bambino, indifferentemente, ad uno dei tre gruppi ed oggi si sarebbe potuto chiamare ancora Magdi o a farsi chiamare Cristiano e non è detto che un domani non potrebbe chiedere di chiamarsi Allam Magdi Cristiano Joshua.
La comunione di Magdi Cristiano Allam
La reazione di Pechino
La Croce sul Palatino, Roma, Via Crucis - Foto Ansa
La chiesa cattolica, dunque, in questo Venerdì Santo, ha sferrato un attacco contro la persecuzione dei suoi fedeli in Cina e nel mondo: il ricordo dei «martiri viventi» del XXI secolo, preghiere «anche per i persecutori». Questi sono stati i temi principali delle meditazioni preparate dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun che non mancheranno di far discutere vista la non facile relazione tra Vaticano e Cina e l'attualità dello scoppio degli scontri in Tibet. La reazione di Pechino non si è fatta attendere, anzi, ha proceduto addirittura l’azione. “Il Vaticano si presenta a noi con una doppia faccia”: mentre cerca rapporti diplomatici con Pechino, vuole in realtà tornare al “controllo del potere e della gestione della Chiesa cattolica in Cina”. E ancora: “Il Vaticano odia il socialismo”, ma per esso, aprire le porte della Cina “è fra le missioni più importanti nella ‘strategia del nuovo millennio’ per la Chiesa cattolica”, un modo per acquisire potere politico e ritornare ad essere “Centro del mondo”. Ormai “Cuba è amministrata da loro [dal Vaticano]. Il Vietnam è amministrato da loro. Tra i Paesi socialisti, è rimasta solo la Cina a non considerarli”. Sono alcune delle pesanti affermazioni di Ye Xiaowen, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, un ministro del governo cinese. Esse fanno parte di una lunga intervista concessa da Ye al settimanale Nan Fang il 13 marzo scorso, riportate da Asianews.
Corona di spine - Caravaggio
Antologia della Via Crucis di Zen
Il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun
La versione integrale della “Via Crucis 2008”, scritta dal Cardinal Joseph Zen Ze-kiun, Vescovo di Hong Kong, letta Venerdì Santo, 21 marzo 2008, è pubblicata da questo sito su “Articoli di Stampa, Scuola e Vita”
Presentiamo, qui di seguito, i passi essenziali.
PRESENTAZIONE
… Il Papa ha voluto che io portassi al Colosseo la voce di quelle sorelle e di quei fratelli lontani.
Certamente il protagonista di questa Via dolorosa è Nostro Signore Gesù Cristo, come ci viene presentato dai Vangeli e dalla tradizione della Chiesa. Ma dietro di Lui c’è tanta gente del passato e del presente, ci siamo noi. Lasciamo che stasera tanti nostri fratelli lontani anche nel tempo siano presenti spiritualmente in mezzo a noi. Essi probabilmente più di noi oggi hanno vissuto nel loro corpo la Passione di Gesù . Nella loro carne Gesù è stato nuovamente arrestato, calunniato, torturato, deriso, trascinato, schiacciato sotto il peso della croce ed inchiodato su quel legno come un criminale.
Ovviamente questa sera al Colosseo non ci siamo solo noi. Sono presenti al cuore del Santo Padre e al nostro cuore tutti i « martiri viventi » del ventunesimo secolo. « Te martyrum candidatus laudat exercitus ».
Pensando alla persecuzione, pensiamo anche ai persecutori. Nello stendere il testo di queste meditazioni, con grande mio spavento mi sono accorto di essere poco cristiano.
(Ecco come deve essere un vero cristiano, poco cristiano e molto Allam Magdi, Cristiano che deve ancora crescere…)
Mettiamoci, dunque, a meditare, a cantare e a pregare Gesù e con Gesù per quelli che soffrono a causa del Suo nome, per quelli che fanno soffrire Lui e i Suoi fratelli e per noi stessi peccatori e qualche volta anche Suoi persecutori.
PREGHIERA INIZIALE
Gesù Salvatore,
ci troviamo riuniti in questo giorno, in quest’ora e in questo luogo, che ci ricorda i tanti Tuoi servi e serve, che, secoli orsono, tra i ruggiti dei leoni affamati e le grida della folla divertita, si sono lasciati sbranare e colpire a morte per la fedeltà al Tuo nome. Noi oggi veniamo qui ad esprimere a Te la gratitudine della Tua Chiesa per il dono della salvezza, operata mediante la Tua Passione.
I Colossei si sono moltiplicati attraverso i secoli, là dove i nostri fratelli, in varie parti del mondo, in continuazione della Tua Passione, vengono ancora oggi duramente perseguitati. Insieme con Te e con i nostri fratelli perseguitati di tutto il mondo, iniziamo pieni di commozione questo cammino sulla Via dolorosa, da Te un giorno percorsa con tanto amore.
PRIMA STAZIONE
Gesù in agonia nell’Orto degli ulivi
Giunsero ad un podere chiamato Getsèmani, e Gesù disse ai suoi discepoli: « Sedetevi qui, mentre io prego ». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura ed angoscia. Disse loro: « La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate ». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. E diceva: « Abbà, Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».
MEDITAZIONE
Gesù sentiva paura, angoscia e tristezza fino a morire. Si scelse tre compagni, che però presto caddero addormentati, e cominciò a pregare, solo: « Passi da me quest’ora, allontana da me questo calice... Però, Padre, sia fatta la tua volontà ». Era venuto nel mondo per fare la volontà del Padre,
ma mai come in quel momento gustò la profondità dell’amarezza del peccato e si sentı` smarrito.
Nella Lettera ai Cattolici in Cina, Benedetto XVI ricorda la visione nell’Apocalisse di San Giovanni che piange davanti al libro sigillato della storia umana, del « mysterium iniquitatis ». Solo l’Agnello immolato è capace di togliere quel sigillo. In tante parti del mondo la Sposa di Cristo sta attraversando l’ora tenebrosa della persecuzione, come un tempo Ester, minacciata da Aman, come la « Donna » dell’Apocalisse minacciata dal drago. Vegliamo e accompagniamo la Sposa di Cristo nella preghiera.
PREGHIERA
Gesù , Dio onnipotente, che Ti sei fatto debolezza a causa dei nostri peccati, Ti sono familiari le grida dei perseguitati, che sono l’eco della tua agonia. Essi chiedono: Perché questa oppressione? Perché questa umiliazione? Perché questa prolungata schiavitù? Tornano alla mente le parole del Salmo: « Svégliati, perché dormi Signore? Déstati! Non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto! » (Sal 43, 24-26).
No, Signore! Tu non hai usato questo Salmo nel Getsèmani, ma hai detto: « Sia fatta la tua volontà! ». Avresti potuto mobilitare dodici legioni di angeli, ma non l’hai fatto.
Signore, la sofferenza ci fa paura. Torna in noi la tentazione di aggrapparci ai mezzi facili di successo. Fa’ che non abbiamo paura della paura, ma confidiamo in Te.
SECONDA STAZIONE
Gesù tradito da Giuda
e abbandonato dai suoi
E subito, mentre ancora Gesù parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici. Appena giunto, Giuda gli si avvicinò e disse: « Rabbı` » e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggı` via nudo.
MEDITAZIONE
Tradimento e abbandono da parte di coloro che Egli aveva scelto come apostoli, ai quali aveva confidato i segreti del Regno, nei quali aveva riposto piena fiducia! Dunque, fallimento completo. Quale dolore e quale umiliazione! Ma tutto ciò avvenne come adempimento di quello che
avevano detto i profeti. Altrimenti come si sarebbe potuto conoscere la bruttezza del peccato, che è appunto tradimento dell’amore? Il tradimento sorprende, soprattutto se riguarda anche i
pastori del gregge. Come hanno potuto fare questo a Lui? Lo spirito è forte, ma la carne è debole. Tentazioni, minacce e ricatti piegano le volontà. Ma quanto scandalo! Quanto dolore al cuore del Signore! Non scandalizziamoci! Le defezioni non sono mai mancate nelle persecuzioni. E dopo ci sono stati spesso i ritorni. In quel giovane, che buttò via il lenzuolo e fuggì nudo (cfr Mc 14, 51-52), autorevoli interpreti hanno visto il futuro evangelista Marco.
PREGHIERA
Signore, chi fugge dalla Tua Passione rimane senza dignità. Abbi pietà di noi. Noi ci denudiamo dinanzi alla Tua maestà. Mostriamo a Te le nostre piaghe, le più vergognose. Gesù , abbandonare Te è abbandonare il sole. Volendoci sbarazzare del sole, cadiamo nel buio e nel freddo. Padre, ci siamo allontanati dalla Tua casa. Non siamo degni di essere ricevuti di nuovo da Te. Ma Tu dai
ordini perché siamo lavati, vestiti, calzati e ci sia messo l’anello al dito.
TERZA STAZIONE
Gesù è condannato dal Sinedrio
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: « Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? ». Gesù rispose: « Io lo sono! ». Tutti sentenziarono che era reo di morte.
MEDITAZIONE
Il Sinedrio era la corte di giustizia del popolo di Dio. Ora questa corte condanna il Cristo, il Figlio di Dio benedetto, e lo giudica reo di morte. L’Innocente viene condannato « perché ha bestemmiato
», dichiarano i giudici e si stracciano le vesti. Ma noi dall’Evangelista sappiamo che lo hanno fatto per invidia e odio. San Giovanni dice che, in fondo, il sommo sacerdote aveva parlato a nome di Dio: solo lasciando condannare l’innocente Suo Figlio, Dio Padre poté salvare i colpevoli fratelli di Lui. Attraverso i secoli, schiere di innocenti sono state condannate a sofferenze atroci. Qualcuno grida all’ingiustizia, ma sono essi, gli innocenti, che espiano in comunione con Cristo, l’Innocente, i peccati del mondo.
PREGHIERA
Gesù , Tu non Ti preoccupi di far valere la Tua innocenza, intento come sei solo a ridonare all’uomo la giustizia che ha perduto a causa del peccato. Eravamo Tuoi nemici, non c’era modo di poter cambiare la nostra condizione. Tu Ti sei fatto condannare per darci il perdono. Salvatore, fa’ che non ci facciamo condannare nell’ultimo giorno. «Iudex ergo cum sedebit, quicquid latet apparebit; nil inultum remanebit. Iuste iudex ultionis, donum fac remissionis ante diem rationis».
QUARTA STAZIONE
Gesù è rinnegato da Pietro
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: « Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù ». Ma egli negò dicendo: « Non so e non capisco che cosa dici ». E subito, per la seconda volta un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: « Prima che due volte il gallo
canti, tre volte mi rinnegherai ». E scoppiò in pianto.
MEDITAZIONE
« Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò » (Marco 14, 31). Pietro era sincero quando diceva questo, ma non conosceva se stesso, non conosceva la propria debolezza. Era generoso, ma aveva dimenticato di avere bisogno della generosità del Maestro. Pretendeva di morire per Gesù , mentre era Gesù che doveva morire per lui, per salvarlo. Facendo di Simone la « pietra » su cui fondare la Chiesa, Cristo coinvolse l’apostolo nella sua iniziativa di salvezza. Pietro credette ingenuamente di poter dare qualcosa al Maestro, mentre tutto gli veniva dato gratuitamente
da Lui, anche il perdono dopo il rinnegamento. Gesù non ritirò la sua scelta di Pietro come fondamento della sua Chiesa. Dopo il pentimento, Pietro fu reso capace di confermare i suoi fratelli.
PREGHIERA
Signore, quando Pietro parla, illuminato dalla rivelazione del Padre, Ti riconosce Cristo, Figlio del Dio vivente. Quando invece si fida della sua ragione e della sua buona volontà, diventa ostacolo alla Tua missione. La presunzione gli fa rinnegare Te, suo Maestro, mentre l’umile pentimento lo riconfermerà roccia su cui Tu edifichi la Tua Chiesa. La Tua scelta di affidare la continuazione dell’opera di salvezza a uomini deboli e vulnerabili manifesta la Tua saggezza e potenza.
Proteggi gli uomini che Tu hai prescelto, Signore, perché le porte degli inferi mai prevalgano contro i Tuoi servi. Rivolgi a noi tutti il Tuo sguardo come quella notte a Pietro, dopo il canto del gallo.
QUINTA STAZIONE
Gesù è giudicato da Pilato
Pilato disse loro di nuovo: « Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei? ». Ed essi di nuovo gridarono: « Crocifiggilo! ». Pilato diceva loro: « Che male ha fatto? ». Ma essi gridarono più forte: « Crocifiggilo! ». Pilato, volendo dar soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
MEDITAZIONE
Pilato sembrava potente, aveva diritto di vita e di morte su Gesù . Prendeva gusto ad ironizzare sul «Re dei Giudei », ma in realtà egli era debole, vile e servile. Temeva l’imperatore Tiberio, temeva il popolo, temeva quei sacerdoti, che pur disprezzava nel cuore. Consegnò alla crocifissione Gesù , che egli sapeva essere innocente. Nel velleitario tentativo di salvare Gesù , diede pure
libertà ad un pericoloso omicida. Inutilmente cercava di lavarsi quelle mani grondanti di sangue innocente. Pilato è immagine di tutti coloro che detengono l’autorità come strumento di potere e non si curano della giustizia.
PREGHIERA
Gesù , con il Tuo coraggio di dichiararti re hai cercato di risvegliare Pilato alla voce della sua coscienza. Illumina la coscienza di tante persone costituite in autorità, perché riconoscano l’innocenza dei tuoi seguaci. Da’ loro il coraggio di rispettare la libertà religiosa. E ` molto diffusa la tentazione di adulare il potente e di opprimere il debole. E i potenti sono coloro che sono costituiti in autorità, quelli che controllano il commercio e i mass media; ma c’è anche la gente che si lascia facilmente manipolare dai potenti per opprimere i deboli. Come poteva gridare « Crocifiggilo! » quella gente che pur Ti aveva conosciuto come amico compassionevole, che aveva fatto solo del bene a tutti?
SESTA STAZIONE
Gesù è flagellato e coronato di spine
Pilato dopo aver fatto flagellare Gesù lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: « Salve, re dei Giudei! ». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui.
MEDITAZIONE
La flagellazione in uso allora era una punizione terrificante. L’orribile flagellum dei Romani strappava la carne a brandelli. E la corona di spine, oltre che causare acutissimo dolore, costituiva anche uno scherno alla regalità del divino Prigioniero, come pure gli sputi e gli schiaffi.
Torture tremende continuano a emergere dalla crudeltà del cuore umano – e quelle psichiche non sono meno tormentose di quelle fisiche – e sovente le vittime stesse diventano carnefici. Sono senza senso tante sofferenze?
PREGHIERA
No, Gesù , sei Tu che continui a raccogliere e a santificare tutte le sofferenze: quelle degli ammalati, di coloro che muoiono di stenti, di tutti i discriminati; ma le sofferenze che brillano tra tutte sono quelle per il Tuo nome. Per le sofferenze dei martiri, benedici la Tua Chiesa; che
il loro sangue diventi seme di nuovi cristiani. Crediamo fermamente che le loro sofferenze, anche se sul momento sembrano completa sconfitta, porteranno la vera vittoria alla tua Chiesa. Signore, da’ costanza ai nostri fratelli perseguitati!
SETTIMA STAZIONE
Gesù è caricato della Croce
Dopo essersi fatti beffe di Gesù, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
MEDITAZIONE
La croce, il grande simbolo del cristianesimo, da strumento di punizione ignominiosa è diventata vessillo glorioso di vittoria. Ci sono atei coraggiosi che sono pronti a sacrificarsi per la rivoluzione: sono disposti ad abbracciare la croce, ma senza Gesù . Tra i cristiani vi sono « atei » di fatto che
vogliono Gesù , ma senza la croce. Ora senza Gesù la croce è insopportabile e senza la croce non si può pretendere di essere con Gesù . Abbracciamo la croce e abbracciamo Gesù e con Gesù
abbracciamo tutti i nostri fratelli sofferenti e perseguitati!
PREGHIERA
O divino Redentore, con quale trasporto hai abbracciato la croce, che da lungo desideravi! Essa pesa sulle Tue spalle piagate, ma viene sostenuta da un cuore pieno di amore.
I grandi Santi hanno capito cosı` profondamente il valore salvifico della croce da esclamare: «O patire o morire! ». Concedi a noi di accogliere almeno il Tuo invito a portare la croce dietro di Te. Tu hai preparato una croce su misura per ciascuno di noi. Abbiamo davanti alla mente l’immagine di Papa Giovanni Paolo II, che sale la « Collina delle croci » in Lituania. Ognuna di quelle croci aveva una storia da raccontare, storia di dolore e di gioia, di umiliazione e di trionfo, di morte e di
risurrezione.
OTTAVA STAZIONE
Gesù è aiutato dal Cireneoa portare la Croce
Costrinsero a portare la croce di Gesù un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
MEDITAZIONE
Simone di Cirene veniva dalla campagna. Si imbatté nel corteo di morte e venne angariato a portare la croce insieme a Gesù . In un secondo tempo, egli ratificò questo servizio, si mostrò felice di essere stato di aiuto al povero Condannato e divenne uno dei discepoli nella Chiesa primitiva.
Certamente fu oggetto di ammirazione e quasi di invidia per la sorte speciale di aver sollevato Gesù nelle sue
sofferenze.
PREGHIERA
Caro Gesù , Tu probabilmente hai mostrato al Cireneo la Tua riconoscenza per il suo aiuto, mentre la croce in realtà era dovuta a lui e a ciascuno di noi. Cosı`, Gesù , sei riconoscente a noi ogni volta che aiutiamo i fratelli a portare la croce, mentre facciamo semplicemente il nostro dovere per espiare i nostri peccati. Sei Tu, Gesù , all’inizio di questo circolo di compassione.
Tu porti la nostra croce, cosı` che noi siamo resi capaci di aiutare Te nei Tuoi fratelli a portare la croce. Signore, come membra del Tuo Corpo, noi ci aiutiamo a vicenda a portare la croce e ammiriamo l’esercito immenso di cirenei che, pur non avendo ancora la fede, hanno generosamente alleviato le Tue sofferenze nei Tuoi fratelli.
Quando aiutiamo i fratelli della Chiesa perseguitata, facci ricordare che, in realtà, siamo noi a essere ancor più aiutati da loro.
NONA STAZIONE
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Seguiva Gesù una grande moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli ».
MEDITAZIONE
Le donne, le mamme attingono dall’amore una immensa capacità di sopportazione nella sofferenza. Soffrono a causa degli uomini, soffrono per i loro figli. Pensiamo alle mamme di tanti giovani perseguitati e imprigionati a causa di Cristo. Quante lunghe notti passate nella veglia e in lacrime da quelle mamme! Pensiamo alle mamme che, rischiando arresti e persecuzioni, hanno perseverato
a pregare in famiglia, coltivando nel cuore la speranza di tempi migliori.
PREGHIERA
Gesù , come Ti sei preoccupato, nonostante i tuoi patimenti, di rivolgere la Tua parola alle donne sulla Via della Croce, fa’ sentire anche oggi la Tua voce consolatrice e illuminante a tante donne sofferenti. Tu le esorti a non piangere su di Te, ma su se stesse e sui loro figli.
Piangendo su di Te, piangono sofferenze che portano la salvezza all’umanità e sono quindi causa di gioia. Ciò su cui devono piangere, invece, sono le sofferenze dovute ai peccati, che rendono esse e i loro figli e noi tutti come legni secchi meritevoli di essere gettati nel fuoco. Tu, Signore, hai mandato Tua Madre a ripeterci questo stesso messaggio a Lourdes e a Fatima: « Fate penitenza
e pregate per fermare l’ira di Dio ». Fa’ che noi finalmente accogliamo con cuore sincero l’accorato appello!
DECIMA STAZIONE
Gesù è crocifisso
Erano le nove del mattino quando crocifissero Gesù. Anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, fra loro, si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! ». Alle tre, Gesù gridò a gran voce: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ».
MEDITAZIONE
Gesù denudato, inchiodato, in preda a indicibili dolori, deriso dai suoi nemici, si sente perfino abbandonato dal Padre. E ` l’inferno meritato dai nostri peccati. Sulla croce Gesù è rimasto, non si è liberato. Si sono realizzate in Lui le profezie del Servo sofferente: « Non ha apparenza né bellezza ... non splendore ... Noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio ... Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprı` la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori » (Is 53, 2.4.6-7).
PREGHIERA
Gesù crocifisso, non tanto sul Tabor quanto sul Calvario, Tu ci hai rivelato il Tuo vero volto, il volto di un amore che si è spinto fino alla fine. C’è chi per riverenza vuole rappresentarTi coperto dal manto regale anche sulla croce. Ma noi non temiamo di esporTi cosı` come pendevi sul patibolo quel venerdı`, dall’ora sesta all’ora nona.
La visione di Te crocifisso ci sprona a vergognarci delle nostre infedeltà e ci riempie di gratitudine per la Tua infinita misericordia. O Signore, quanto Ti è costato l’averci amato!
Fidandoci della forza che viene dalla Tua Passione, promettiamo di mai più offenderTi. Desideriamo di avere un giorno l’onore di essere messi noi pure in croce come Pietro e Andrea. Ci incoraggia la serenità e la gioia che abbiamo avuto la grazia di contemplare sui volti dei Tuoi servi fedeli, i martiri del nostro secolo.
UNDICESIMA STAZIONE
Gesù promette il suo Regno al buon ladrone
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero Gesù e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Uno dei malfattori disse: « Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ». Gli rispose: « In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso ».
MEDITAZIONE
Era un malfattore. Rappresenta tutti i malfattori, cioè tutti noi. Ha avuto la fortuna di essere vicino a Gesù nella sofferenza, ma noi tutti abbiamo questa fortuna. Diciamo anche noi: « Signore, ricordati di noi, quando arriverai nel Tuo regno ». Avremo la stessa risposta. E quelli che non hanno la fortuna di essere vicini a Gesù? Gesù è vicino a loro, a tutti e a ciascuno.
« Gesù , ricordati di noi »: diciamoglielo per noi, per i nostri amici, per i nostri nemici, e per i persecutori dei nostri amici. La salvezza di tutti è la vera vittoria del Signore.
PREGHIERA
Gesù , ricordati di me quando, conscio delle mie infedeltà, sono tentato di disperazione.
Gesù , ricordati di me, quando, dopo sforzi ripetuti, mi trovo ancora in fondo alla valle.
Gesù , ricordati di me, quando tutti si sono stancati di me e nessuno più mi concede fiducia, e io mi ritrovo solo e abbandonato.
DODICESIMA STAZIONE
La madre e il discepolo accanto alla croce di Gesù
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: « Donna, ecco tuo figlio! ». Poi disse al discepolo: « Ecco tua madre! ». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
MEDITAZIONE
Gesù dimentica se stesso anche in quel momento supremo e pensa a Sua Madre, pensa a noi. Affida anzitutto Sua Madre al discepolo, come sembra suggerire San Giovanni, o piuttosto affida il discepolo alla Madre? Comunque, per il discepolo Maria sarà sempre la Madre che il Maestro morente gli ha affidato e per Maria il discepolo sarà sempre il figlio che il Figlio morente le
ha affidato e a cui sarà spiritualmente vicina soprattutto nell’ora della morte. A fianco poi dei martiri morenti, ci sarà sempre la Madre che sta in piedi, accanto alla loro croce, a sostenerli.
PREGHIERA
Gesù e Maria, avete condiviso fino in fondo anche la sofferenza: Tu, Gesù , sulla croce e tu, Madre, ai piedi di essa. La lancia ha squarciato il costato del Salvatore e la spada ha trafitto il cuore della Vergine Madre.
In realtà, siamo stati noi coi nostri peccati a causare tanto dolore. Accettate il pentimento di noi tutti, che per la nostra debolezza siamo sempre esposti al rischio di tradire, rinnegare e disertare.
Accettate l’omaggio di fedeltà di tutti quelli che hanno seguito l’esempio di San Giovanni, che restò coraggiosamente accanto alla croce.
Gesù e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.
TREDICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla Croce
Gesù, gridando a gran voce, disse: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ».
Detto questo, spirò.
MEDITAZIONE
Gesù muore veramente, perché è vero uomo. Consegna al Padre l’ultimo respiro. Oh, com’è prezioso il respiro! Il soffio di vita fu dato al primo uomo, è ridato a noi in modo nuovo dopo la risurrezione di Gesù , affinché siamo capaci di offrire ogni respiro al suo Datore. Quanta
paura abbiamo della morte e come siamo tenuti schiavi da questa paura! Il senso e il valore di una vita sono decisi dal come la si sa donare. Già per l’uomo senza fede non è ammissibile che s’aggrappi alla vita perdendone il senso. Per Gesù , poi, non c’è amore più grande di quello di dare la vita per l’amico. Chi è attaccato alla vita la perderà. Chi è pronto a sacrificarla la conserverà.
I martiri danno la più alta testimonianza del loro amore. Non si vergognano del loro Maestro davanti agli uomini. Il Maestro sarà orgoglioso di loro davanti a tutta l’umanità nell’ultimo giorno.
PREGHIERA
Gesù , Tu hai preso la vita umana proprio per poterla donare. Indossando la nostra carne di peccato, Tu, Re immortale, sei diventato mortale. Accettando la morte più tragica e oscura, frutto estremo del peccato, Tu hai posto l’atto supremo di completa fiducia nel Padre. « In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum ».
QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto dalla croce nel sepolcro
Giuseppe d’Arimatea, comprato un lenzuolo, depose il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
MEDITAZIONE
Gesù ha scelto non di scendere vivo dalla croce, ma di risorgere dal sepolcro. Vera morte, vero silenzio, la Parola di Vita tacerà per tre giorni. Immaginiamo lo smarrimento dei nostri progenitori
davanti al corpo esanime di Abele, la prima vittima della morte.
Pensiamo al dolore di Maria, che accoglie sul suo seno Gesù ridotto a un cumulo di piaghe, verme piuttosto che uomo, non più capace di ricambiare lo sguardo d’amore di Sua Madre. Ora ella deve consegnarlo alle gelide pietre del sepolcro, dopo averlo affrettatamente pulito e composto. Ora c’è solo da aspettare. Sembra interminabile l’attesa del terzo giorno.
PREGHIERA
Signore, i tre giorni ci sembrano tanto lunghi. I nostri fratelli forti si stancano, i fratelli deboli scivolano sempre più giù , mentre i prepotenti si ergono spavaldi. Da’ perseveranza ai forti, Signore, scuoti i deboli e converti tutti i cuori.
Abbiamo noi ragione ad avere fretta e pretendere di vedere subito la vittoria della Chiesa? Non è forse la nostra vittoria che siamo ansiosi di vedere? Signore, rendici perseveranti nello stare accanto alla Chiesa del silenzio e nell’accettare di scomparire e morire come il chicco di grano.
Facci sentire sempre la Tua parola, Signore: « Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo. Non manco mai all’appuntamento. Sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo ».
Signore, aumenta la nostra fede!