31 maggio 2008

Draghi. Una ripresa duratura

Draghi: “Per una ripresa duratura”
di Roberto Maurizio
L'Assemblea della Banca d'Italia (foto Ansa)
Un testo come test per gli studenti
Il Governatore della Banca d’Italia, ha presentato oggi, presso la Sala Gialla della sede del principale Istituto bancario italiano, in via Nazionale, 91 di Roma, la sua terza “Considerazione finale”. Allo spessore di tale relazione dovrebbe seguire una sua grande diffusione nel paese. Invece, come al solito, tutti i temi trattati dal Governatore resteranno nel regno di pochi esperti e nei meandri dei soliti interessati: i politici, gli imprenditori, i sindacati e i giornalisti economici. Per veder crescere la democrazia, occorrerebbe che questi temi divenissero di dominio pubblico. Se ne dovrebbe parlare nei bar, sugli autobus, per strada. Fintanto che i cittadini continueranno ad occuparsi esclusivamente di calcio mercato, continueranno a ricevere calci. “Stampa, Scuola e Vita”, pur sapendo della paura del primo impatto che possono rappresentare 6.919 parole, prova a fare il suo mestiere: divulgare le notizie che dovrebbero interessare i cittadini, come lavoratori, come risparmiatori, come elettori. Pubblichiamo il testo integrale di Draghi sulle “News di Stampa, Scuola e Vita” e invitiamo alla lettura tutti i cittadini, soprattutto gli studenti. La lettura delle “Considerazioni finali” potrebbe essere un buon test d’esame per gli alunni che si accingono a sostenere i prossimi Esami di Stato. Sarebbe bello vedere i risultati nella comprensione del testo da parte dei nostri studenti e dei loro insegnanti.

Arricchire il vocabolario
Fin dall’inizio delle “Considerazioni finali”, si trovano queste parole: Target 2, Sepa. Poi, si raccolgono altri fiori dall’antologia della Banca d’Italia: Tesoreria, controllo del rischio, portafoglio azionario, diritti partecipativi, benchmark, riduzione della volatilità, cartolarizzazione, società di rating, subprime, saving and loan banks, Financial Stability Forum, Gruppo dei Sette, efficienza economica, federalismo fiscale, Centrale dei Rischi, Cicr, risparmio gestito.

Alcuni dei passi più significativi
Presentiamo, qui di seguito, solo alcuni passi significativi della “Relazione del Governatore”, rimandando gli interessati a collegarsi su http://www.robertomaurizionews.blogspot.com/.

Una ripresa duratura
Il Paese ha desiderio, ambizione, risorse per tornare a crescere; sa che lo sviluppo è, nel tempo, condizione essenziale della stabilità finanziaria. Ha una storia a testimoniare che non c’è niente di ineluttabile nella crisi di crescita che da anni lo paralizza. I protagonisti della ripresa devono essere coloro che hanno in mano il futuro: i giovani, oggi mortificati da un’istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un’organizzazione produttiva che troppo spesso non premia il merito, non valorizza le capacità. Il consenso sulle cose da fare è vasto, ma si infrange nell’urto con gli interessi costituiti che negli ultimi anni hanno scritto il nostro impoverimento. La stabilità della politica, la forza delle istituzioni sono le fondamenta su cui costruire l’intervento risanatore. La sua attuazione richiederà l’impegno di tutte le forze di cui dispone il Paese. Il premio è la ripresa duratura della crescita.

Il maglio del fisco
L’ampia dimensione delle attività irregolari rende l’onere sui contribuenti ligi al dovere fiscale più pesante che nel resto d’Europa. Per ogni 100 euro di costo del lavoro per l’impresa, il prelievo fiscale e contributivo per un lavoratore-tipo senza carichi familiari è pari in Italia a 46 euro. Negli altri paesi dell’area dell’euro il prelievo è in media pari al 43 per cento del costo del lavoro; nel Regno Unito al 34; negli Stati Uniti al 30. L’IRAP accresce ulteriormente il divario tra il nostro paese e gli altri. Nonostante la riduzione apportata nel 2008, l’aliquota complessiva di prelievo sui profitti d’impresa resta superiore di 8 punti rispetto alla media degli altri paesi dell’Unione
europea.

Aumenta il divario tra pensioni e stipendi
Il 30 per cento della spesa per pensioni di vecchiaia e anzianità è oggi corrisposto a cittadini con meno di 65 anni. Nel medio-lungo termine, un incremento dell’età media di pensionamento, accompagnata da un convinto sviluppo della previdenza complementare, può dare un fondamentale contributo alla riduzione della spesa pubblica; può consentire di contenere il divario che si sta aprendo fra il potere d’acquisto dei pensionati anziani e quello dei lavoratori in attività.

Incentivi per chi vuole continuare a lavorare
Alcune caratteristiche del sistema pensionistico italiano tengono lontana dal lavoro una quota troppo ampia della popolazione. Solo il 19 per cento degli italiani tra i 60 e i 64 anni svolge un’attività lavorativa, contro il 33 per cento degli spagnoli e dei tedeschi, il 45 dei britannici, il 60 degli svedesi. È ora di rimuovere i vincoli e i disincentivi al proseguimento dell’attività lavorativa per coloro che sono nel regime retributivo; ampliare i margini di scelta dell’età di pensionamento per coloro che sono nel regime contributivo; cancellare gli ultimi impedimenti al cumulo tra lavoro e pensione; incoraggiare forme flessibili di impiego, con orari adattabili alle esigenze individuali; permettere così a chi ha accumulato esperienza e conoscenze di continuare, se vuole, a metterle a frutto per se stesso, la propria famiglia, la società.

Il Rapporto annuale della Banca d'Italia

Relazione annuale della Banca d’Italia
di Roberto Maurizio


Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, foto Ansa


Alle 11.31 del 31 maggio 2008, il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha terminato la lettura delle sue “Considerazioni finali”. Il Governatore ha messo in evidenza come il potere d’acquisto delle famiglie italiane stia soffrendo. Non ci sono rimedi facili e a pronto effetto, ha affermato Mario Draghi: solo la crescita dell’efficienza delle imprese e della produttività del lavoro potranno aiutarci. Gli sgravi fiscali vanno bene se compensati da tagli alle spese pubbliche correnti. Ma certo, nelle sue terze «Considerazioni finali», dopo quelle del 2006 e del 2007, il Governatore della Banca d’Italia evita di dare voti a governi e politiche, perché ritiene che non sia questo il suo compito. Sul fronte della finanza pubblica non vi sono pericoli immediati. Con sforzo di neutralità tecnica ha parlato molto, davanti agli invitati nella «Sala Gialla» di via Nazionale 91, di crisi finanziaria internazionale, di assetto delle banche, delle condizioni dell’economia italiana. Quanto all’inflazione, il governatore non ha dato la colpa ai salari, anche perché non è vero, ma ha ribadito che aumentarli, di fronte a rincari di petrolio e alimentari, sarebbe una soluzione sbagliata.

L'Assemblea annuale della Banca d'Italia, 31 maggio 2008, foto Ansa

Nell’analisi della Banca d’Italia esistono responsabilità delle nostre imprese, lente ad usare le nuove tecnologie, restie ad aprirsi ai capitali di terzi; ma Draghi non è stato tenero nemmeno verso i sindacati quando si dimostrano riluttanti a un migliore sistema di incentivi alla produttività. Per far ripartire la crescita occorrerà agire su tutti i fattori; e anche dare attenzione al Mezzogiorno. La parola «declino» in Banca d’Italia non entra; certo esistono fenomeni di arretramento, ma è anche in corso nelle imprese una ristrutturazione produttiva per reagire alle sfide del mercato. Gli ultimi dati, dirà Draghi, mostrano che la ristrutturazione procede. Sulla crisi, Draghi in qualità di Presidente del Financial Stability Forum riferirà ai ministri finanziari del G-8 il 13 e il 14 giugno a Osaka in Giappone. Oggi ha confermato che le banche dell’area euro, e le italiane in particolare, sono state meno colpite di quelle americane, inglesi e svizzere.

Palazzo Koch, Roma, via Nazionale, 91 (foto Ansa)

Alle banche italiane, ha detto che devono farsi più concorrenza tra loro, anche rispetto al nuovo accordo sui mutui; e che devono comportarsi meglio verso i clienti, perché se sono così poco popolari tra la gente qualche ragione ci sarà. Per evitare conflitti di interessi occorre la separazione tra banche e fondi di gestione; al governo, Draghi ha suggerito di eliminare lo svantaggio fiscale di cui i fondi comuni italiani soffrono rispetto agli stranieri. Di nuovo le banche con organi di governance duali sono esortate a tenerne ben distinte le funzioni.

A due passi da Sosa e Susa

Il respiro di Sosa e Susa
di Roberto Maurizio

Sosa si allontana dal nido costruito sul "Pino del respiro"

A due passi dalla felicità

E' difficile capire gli uomini, i politici, i giovani, gli aventiniani, i suppostiani, i meritocratistici e minusvalenzisti. E' molto più complicato collegarsi sulla sintonia delle trasmissioni cerebrali delle donne, che trasmettono in alta frequenza captabile da Saturno in su. Una volta, bastava arrivare a Venere. E' altrettanto inutile pianificare un discorso con gli animali. Da tempo, da quando notai il tasferimento del nido di Sosa e Susa dal "Pino del Catasto", dimora coatta resasi necessaria dopo lo "sfratto esecutivo" dal "vecchio Platino" ormai giunto ad un passo dalla morte, non facevo altro che suggerire alla coppia di cornacchie e ai loro due eredi (Susino e Susina) di cambiare la dimora estremamente pericolosa da loro scelta in un "sito umano": il "Pino dell'Asilo Nido". Mentalmente, gli trasmettevo questa mia brutta sensazione. Il "Nido degli umani", l'Asilo, è peggio di quello delle aquile o dei serpenti. I genitori umani sono feroci più delle tigri e degli squali. Il "Pino dell'Asilo Nido", in realtà, per Sosa e famiglia, era comodo. Abbastanza nascosto, elevato quanto basta, vicino al supermercato delle "gattare". Ma Sosa e Susa non avevano fatto i conti con un animale feroce: le mamme degli alunni e delle alunne. "Abbiamo visto un grosso uccello sul pino! La vita dei nostri piccoli è a un passo dalla morte". Disturbuta e scacciata dall'Asilo, senza la possibilità di rivolgersi all'Ombudsman delle cornacchie, la coppia, una settimana fa, finalmente mi ha dato ragione e si è trasferita su altro Pino, recentemente tosato a dovere, alto al di sopra della norma, non molto tranquillo, ma tant'è: il "Pino del respiro". Neanche a farla a posta, questo pino si trova a due passi della mia camera da letto. Sosa e Susa respirano lo stesso profumo del Pino che entra nella mia stanza. Chi potrebbe chiedere di più dalla vita ormai a due passi dalla felicità?

Un'immagine crepuscolare di Sosa che sta per planare sul "Pino del respiro"

30 maggio 2008

Alfonso Cano. Nuovo capo delle Farc

Alfonso Cano. Nuovo capo delle Farc
di Roberto Maurizio
Alfonso Cano

Morto un capo se ne fa un altro
Tirofijo

Dopo la morte di del capo storico delle Farc (Forze amate rivoluzionarie della Colombia), Pedro Antonio Marin, meglio noto come Manuel Marulanda Velez, soprannominato “Tirofijo”, il gruppo rivoluzionario “marxista-leninista” e “bolivariano” proveniente dal Partito comunista colombiano e da Audefensas Campesinas, fondato il 27 maggio 1964, ha cambiato pelle, non più quella proletaria e militarista ma intellettuale e universitaria. L’antropologo Alfonso Cano, il cui vero nome è Guillermo Saenz, ha 59 anni, proviene dal Partito Comunista clandestino colombiano ed è considerato un “intellettuale”: ha studiato durante l’esperienza del maggio sessantottino parigino. Proveniente da una famiglia piccolo borghese, la madre era insegnante e il padre ingegnere agronomo, il nuovo capo delle Farc frequentò l’università nel 1968 e militava nei ranghi della Gioventù comunista colombiana come dirigente su scala nazionale. Secondo alcuni commentatori politici citati da El Pais, la nuova guida porterà nelle Farc una predominanza dell'azione politica rispetto a quella militare, al contrario di quanto fatto finora da 'Tirofijo'. Alfonso Cano, che ha sostituito al vertice delle Farc il defunto Marulanda Velez, ha ricevuto 2 condanne a 40 anni di carcere. Lo riferisce oggi la stampa colombiana. Le sentenze sono state emesse dai tribunali di Villavicencio (Meta) e Medellin (Antioquia).Una condanna riguarda l'uccisione di un gruppo di guerriglieri che avevano disubbidito agli ordini impartiti. La seconda riguarda il sequestro e uccisione nel 2003 di un ex governatore, un ex ministro ed otto militari. Tra i nuovi capi delle Farc, figurano due medici, Timoleon Jimenez e Mauricio Jaramillo, e un ingegnere agricolo Joaquin Gomez, ex insegnante universitario in Unione Sovietica. E’ una generazione, quella dei capi dell Farc, nata intorno al 1950, entrata all’università negli anni ’60, che capeggiava la rivolta dei giovani studenti sessantottini a Bogotà. Il governo colombiano degli anni ’60 e ’70 trattò con durezza il movimento giovanile studentesco, con arresti e persecuzioni. In questo modo, favorì la nascita della lotta armata.

Intanto per Ingrig


Per Ingrid Betancourt, questo cambiamento potrebbe significare qualcosa di positivo. Intanto con oggi inizia per lei il 2289 giorno di prigionia.

Chianelli: il Custer del Pigneto

Chianelli: il Custer del Pigneto
di Roberto Maurizio

Dario Chianelli, il Custer del Pigneto (foto Ansa)


Nessun raid razzista organizzato, nessuna motivazione politica ma solo una questione personale, anzi affettiva, per vendicare un'amica vittima del furto di un portafoglio. E' stata questa la motivazione che ha spinto Dario Chianelli, di 48 anni, a compiere il 24 maggio scorso l'irruzione contro tre negozi di asiatici nel quartiere Pigneto a Roma, uno dei quali di un immigrato indiano. Alto, capelli bianchi, corporatura robusta, Chianelli, il nostro Custer, si e' presento in Questura alle 11.50 del 29 maggio accompagnato dal suo avvocato: indossava una tuta da ginnastica bianca con uno stemma nazionale dell'Italia. L'uomo, che ha negato di essere razzista mostrando il suo grande tatuaggio sul braccio destro con ''Che Guevara'' ha detto: ''L'ho fatto per lo schifo che c'e' al Pigneto. Basta andare al commissariato di Porta Maggiore e vedere le denunce fatte dai cittadini". La reazione, ha proseguito, e' nata dal fatto che ''a una donna a cui voglio bene come me stesso'' avevano rubato il portafogli.

Tanti auguri a me

61

di Roberto Maurizio

Oggi, 30 maggio 2008, in molti, ovviamente, festeggiano un anniversario. Anche per il sottoscritto, questa data è importante. 61 anni dal 30 maggio 1947. Buon compleanno, allora! E' il minimo che "ti possa fare" a me. Gli psichiatri con questi mie aguri, riscontrerebbero l'esistenza di una schizofrenia diffusa, palese e aggressiva. Ma non è così, spero. 61 anni sono tanti, ma anche pochi. Le cifre non contano, come quelle rese note dall'Istat. Una famiglia con circa 4 milioni di lire viene considerata povera. 1900 euro nette a famiglia, per il 50% degli italiani! GE nli altri navigano su cifre astronomiche, 2500, 5000, 7000, 15000, 50000, e non possono raggiungere la quarta settimana. Ma come è possibile? Mio padre (maestro elementare) negli anni cinquanta, sessanta e settanta con appena 1.200.000 di lire, era proprietario di casa, aveva 3 figli a carico più la moglie. Non gli mancava niente. Un milione e duecento lire corrisponde a circa 700/1100 euro al mese nette per una famiglia di cinque persone. Che cosa è successo? L'euro? Sì. Ma veramente in questo clima di globalizzazione siamo costretti a rimanere all'interno dell'area euro che ci ha fatto diventare poveri, tutto di un colpo? Cosa ci porta di positivo? La recessione senza inflazione. Ma è veramente paurosa l'inflazione che aiuta i debitori e i più poveri? Credevo si essere ricco (di spirito) e tale sono rimasto. 1500 euro al mese dopo 38 anni di lavoro. Vengo a scoprire che i miserabili con 1900 euro al mese non riescono a raggiungere la quarta settimana. Io non riesco a raggiungere nemmeno la prima. Appena preso lo stipendio, infatti, risalgo a quota meno 4.000 euro, e questo avviene da circa 20 anni. Quindi l'euro non centra. Che cos'è che non funziona allora? Io. Ma ho appena 61 anni, posso ancora cambiare. Buon compleanno e buona prima settimana!

27 maggio 2008

Gli Indiani del Pigneto

Gli Indiani del Pigneto
di Roberto Maurizio

Toro seduto (Setting Bull, 1878)


In un primo momento, me la sono presa, come al solito, con i giornalisti, mei colleghi, solo perché pago la quota di iscrizione all’Ordine e al Sindacato. I loro titoli, come “Raid contro gli indiani al Pigneto”, mi sembravano fuori luogo. Mancava solo il sottotitolo e l’occhiello: “Gli indiani di Cavallo Pazzo sono stati sconfitti dal Settimo Cavalleggeri del Generale George Amstrog Custer, sulle alture del Little Big Pigneto, grazie al trombettiere italiano Giovanni (John) Martini, a Curley, il Crow, la guida degli scout indiani, e all’abnegazione del maggiore Reno e del capitano Benteen”. Pensai, allora, ai famosi corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico.


Il Generale Custer

“Vuoi vedere, pensavo fra me e me, che gli indiani sconfitti a Little Big Horn, nel 1876, sono stati vendicati dopo 132 anni al Pigneto”? Di indiano, però, al Pigneto, nella periferia di Roma, ce n’era solo uno: Paul Sat, il proprietario di un negozio di genere alimentari in via Macerata. Accanto a lui, secondo la Repubblica, Mustafà, c'era un maghrebino (che significa?).
Questo intervento di “Un pizzico di sale”, che condanna sicuramente la violenza del raid contro gli immigrati, vuole però mettere in risalto solo alcune considerazioni:
1. Basta con la notizia accompagnata dall’identità razziale della vittima o del carnefice.
2. Per i giornalisti e per gli aguzzini, gli indiani si identificano con i singalesi (dello Sri Lanka), questi con i pakistani, questi con i bengalesi, maghrebini con gli egiziani, questi con i siriani.
3. L’omologazione della sinistra buonista e del perdonismo cattolico ad ogni costo, è la negazione delle diversità esistenti tra le varie culture che stiano accogliendo in Italia.
4. Un singalese, dello Sri Lanka, di Ceylon, è diverso da un Indiano; un bengalese del Bangladesh e diverso da un Filippino che a sua volta non ha niente a che fare con i cinesi, per non parlare delle differenze interne. Un bengalese dell’Est è diverso da un bengale dell’Ovest, un indiano del Sud diverso da quello del Nord, e così via,

Conoscere le differenze per conoscere l’umanità

I danni ad un negozio del Pigneto


Non è un problema di razzismo. Quando i meridionali, nel dopo guerra, furono costretti ad emigrare con la loro famosa valigia di cartone al Nord, non erano tutti uguali. Uguali erano la loro povertà, la loro fame, il loro male odore, la loro ignoranza. Però un calabrese era diverso, come lo è attualmente, da un pugliese, un napoletano da un abruzzese, un molisano da un basilisco. Chi ha avuto la fortuna o la sventura di fare il militare conosce la differenza tra un napoletano, un romano, un milanese e un siciliano. In comune, avevano solo la religione. Oggi, si vuole a tutti i costi integrare i musulmani con i buddisti, questi con i confuciani, questi con gli ortodossi, questi con i cattolici. E’ un’impresa disperata, ma non impossibile, che ha bisogno di tempo.


Apu Nahasapeemapetilon


Apu, 28 anni, è il gestore indiano del Jet Market di Springfield, nel cartone animato “La famiglia Simpson”. Subisce spesso furti da parte dei bulli e criminali locali (ad esempio Patata o Serpente). Dopo essersi laureato in India si reca in America con un visto per studenti per conseguire il dottorato in Scienze informatiche; tuttavia, dopo aver concluso gli studi, terminati con una tesi (il primo programma al mondo per computer per il Gioco dell’Oca), resta a Springfield come semi-clandestino e rischierà l'espulsione. Anche grazie all'aiuto dei Simpson, otterrà la cittadinanza. Nonostante Apu sia molto devoto alla sua religione (ha costruito un piccolo tempio nel suo negozio) spesso non la rispetta completamente, e se trova sugli scaffali del suo negozio qualche prodotto già scaduto, non si fa problemi ad "aggiornare" la data di scadenza. Il cartone animato della Fox non rappresenta la verità sociale degli Usa, ma non se ne allontana molto. Facciamo come la Famiglia Simpson: difendiamo tutti gli Apu che sono in Italia, con i loro difetti e con i loro pregi.

26 maggio 2008

Ombudsman, verso la civiltà

Ombudsman. Il difensore civico
di Roberto Maurizio

Definizione
L’Ombudsman è il difensore del consumatore. Il consumatore è colui che spende e risparmia ciò che ha guadagnato. I lavoratori, dipendenti o indipendenti, gli imprenditori, pubblici o privati, e percettori di rendita, quelli che investono i loro risparmi in azioni e obbligazioni private o in titoli di Stato, sia sul proprio territorio che su quello di un paese straniero o nei paradisi fiscali (cioè entità geografiche nelle quale non viene esercitato nessun controllo fiscale). Il difensore civico è, quindi, una figura di garanzia a tutela del consumatore. Il suo compito è di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio.

Etilomogia: l’uomo che funge da tramite
Il termine deriva da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia nel 1809. Letteralmente esso significa "uomo che funge da tramite". In Italia è utilizzato, in particolare, in ambito bancario. Pur essendo previsto nella pubblica amministrazione dalle leggi 59 e 127 del 1997 (le cosiddette leggi Bassanini) esse non hanno avuto ancora una realizzazione compiuta per quanto riguarda il difensore civico. All’interno della dottrina giuridica l’istituto dell’Ombudsman e la sua evoluzione sono ancora fonte di discussione. Se parte di essa ritiene che si possa parlare di Difensore Civico in senso proprio soltanto a partire dal XIX secolo, prendendo quindi come riferimento il primo Ombudsman, quello nato in Svezia, esiste un’altra parte della dottrina che invece fa risalire questa particolare istituzione a tempi remoti.

L’Ombudsman nella storia
La ricerca storica sull’esistenza di figure istituzionalmente preposte, nel passato, a vigilare sul buon andamento dell’attività amministrativa e a tutelare le persone dagli abusi commessi dai funzionari pubblici, aiuta a comprendere meglio e ad inquadrare correttamente la figura del Difensore Civico. Lo studio della progressiva evoluzione storica dell’istituto evidenzia indubitabilmente che molte prerogative, riconosciute oggi all'Ombudsman, sono sorprendentemente affini e talvolta identiche a quelle di figure istituite presso molte città dell’Impero Romano sin dai primi secoli dell’era cristiana. Secondo alcuni, infatti, le prime figure pubbliche analoghe debbono essere riconosciute già nel III secolo d.C., con particolare riferimento sia agli έκδικτοι (ecdici) che ai σύνδικοι (syndici), funzionari collocati in uno spazio intermedio tra comunità locale e strutture periferiche dello Stato romano che esercitavano funzioni peculiari in gran parte molto simili a quelle attribuite attualmente all'Ombudsman. Questa istituzione romana era nota comunemente con il nome di Defensor Civitatis ed essa continuò ad essere presente nella cultura del tempo sino allo scomparire di entrambi gli imperi d’occidente ed oriente (in alcuni casi la figura del Defensor Civitatis rimase ancora all’interno dell’amministrazione, si pensi agli ostrogoti, ma successivamente andò oscurandosi).



Il XX Secolo
Nel corso del XX Secolo, la figura dell’Ombudsman ebbe un notevole successo e si diffuse nel mondo all’interno dei diversi ordinamenti statali, pur prendendo nomi differenti ed avendo qualche caratteristica funzionale differente. Si può dire che quello svedese sia stato il modello base su cui poi altri Stati hanno configurato quelle che l'Onu definisce Istituzioni di tutela dei diritti umani. Per quanto concerne il contesto europeo anche il Consiglio d’Europa in questi anni si è espresso più volte sull’opportunità di istituire un Ombudsman nazionale per gli Stati Europei (vedere l’Ombudsman europeo, in questo articolo). Inizialmente non vi fu accordo unanime su quale dovesse essere lo spettro d’azione del Difensore civico, anche perché vi erano diversi modi di rapportarsi alla stessa parola Ombudsman, la quale nel frattempo si era diffusa anche nel settore delle aziende private.



Oggi: un ponte tra cittadino e Amministrazione
L’istituto Ombudsaman è risultato avere caratteristiche abbastanza variabili nei diversi Stati. Anche per questo ha assunto diverse denominazioni nei vari paesi europei, basti pensare al francese “Mediateur” o allo spagnolo “Defensor de Pueblo”. Ciò è spiegabile osservando che le diversità culturali e sociali all’interno dei diversi Stati influenzano direttamente l'ordinamento giuridico e le sue modifiche. Detto questo è comunque utile sottolineare come l’Ombudsman sia diffuso (circa novanta Paesi) e, pur presentando caratteristiche marginalmente differenti, si configuri sostanzialmente sempre con le medesime finalità di garanzia e si prefigga sempre il compito di creare “il ponte” tra cittadino ed Amministrazione. Siamo chiaramente di fronte alla tipica impostazione democratico-costituzionale, dove si cercano sempre sistemi di pesi e contrappesi al fine di assicurare una tutela adeguata. Nel caso specifico poi, l’Amministrazione per lungo periodo è stata considerata come portatrice dell’interesse generale e per questo dotata di un potere e di un’autorità forte e difficilmente contestabile da parte del singolo. Semplificando, è molto più difficile per un individuo contestare un ente che rappresenta il bene comune senza cadere in una posizione, seppur assurda, di egoismo inaccettabile ed anzi censurabile. Di qui l’esigenza di modificare radicalmente il rapporto tra P.A. e cittadino, ponendo l’accento sul dialogo e l’interrelazione piuttosto che sul rapporto d’autorità.Ciò sia per evitare che i Pubblici Uffici abusino del potere loro conferito, sia per evitare un distacco sempre più accentuato tra cittadino ed istituzioni mancando uno dei principi fondamentali dello Stato di Diritto, ossia il senso civico diffuso nel rispetto delle regole e della convivenza pacifica. Il fine è quello di riattivare i meccanismi di partecipazione attiva, sia sociale che politica, al fine di contribuire alla diffusione del diritto nella sua forma educativa, capace tra l’altro di fornire le basi per l’integrazione culturale in un mondo multietnico e globalizzato.



Aspettando, in Italia, il vero mediatore difensore
Oggi, in Italia, esistono due tipi di Mediatori, di Ombudsman funzionanti: quello europeo e quello bancario (e poi la gente se la prende con le banche)! In ordine, presentiamo il Mediatore europeo e poi quello bancario.


Il Mediatore europeo

Il Mediatore europeo conduce indagini su casi di cattiva amministrazione nell’azione delle istituzioni ed organi comunitari. Il Mediatore è completamente indipendente ed imparziale. Dal 1° aprile del 2003, il Mediatore europeo è il professor P. Nikiforos Diamandouros, già difensore civico nazionale della Grecia. Il Mediatore europeo conduce indagini su casi di cattiva amministrazione nell’azione delle istituzioni ed organi dell’Unione Europea (Ue). Esempi di tali istituzioni sono la Commissione europea, il Consiglio dell’Unione europea e il Parlamento europeo. Esempi di organi che possono essere oggetto di indagine da parte del Mediatore europeo sono la Fondazione europea per la formazione professionale e l’Agenzia europea dell’ambiente. Solo la Corte di giustizia ed il Tribunale di primo grado, nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, non rientrano nella giurisdizione del Mediatore. Il Mediatore normalmente conduce le sue indagini sulla base di denunce, ma ha anche la possibilità di aprire indagini di propria iniziativa. Il Mediatore non può aprire indagini nei confronti di: autorità nazionali, regionali o locali degli Stati membri, anche nel caso in cui le denunce siano relative a materie comunitarie. Esempi di queste autorità sono ministeri, agenzie statali o regionali e consigli locali; autorità giudiziarie e difensori civici. Il Mediatore europeo non é uno strumento di appello contro le decisioni di tali autorità nazionali; imprese e privati cittadini. Allora che tipo di denunce può trattare? Il Mediatore indaga su casi di cattiva o carente amministrazione. Tali casi si verificano quando un’istituzione comunitaria non agisce nel rispetto della legge, non rispetta i principi della buona amministrazione oppure viola i diritti umani. Alcuni esempi sono: irregolarità amministrative; ingiustizia; discriminazione; abuso di potere; mancanza di risposta; rifiuto di accesso all’informazione; ritardo ingiustificato. Che risultati ci si può spettare? Il Mediatore può semplicemente informare l’istituzione denunciata lasciando ad essa la risoluzione del problema. Se il problema non è risolto in maniera soddisfacente nel corso delle indagini, il Mediatore cercherà di trovare una soluzione amichevole che elimini la cattiva amministrazione e soddisfi il denunciante. Se il tentativo di conciliazione fallisce, il Mediatore può formulare delle raccomandazioni all’istituzione al fine di risolvere il problema. Se l’istituzione non accetta la raccomandazione, il Mediatore può presentare una relazione speciale al Parlamento europeo. Chi può presentare una denuncia e come? I cittadini dell’Unione o residenti in uno Stato membro, nonché associazioni ed altri organismi con sede ufficiale nell’Unione possono presentare una denuncia al Mediatore europeo. Le denunce possono essere inviate per posta, fax o e-mail. Una guida per le denunce ed il relativo modulo sono disponibili sul sito web del Mediatore europeo. E se il Mediatore non può trattare la denuncia? Se il Mediatore non può trattare la denuncia – ad esempio perché riguarda istituzioni nazionali, regionali o locali degli Stati membri – farà comunque il possibile per risolvere il problema. Molto spesso ciò comporta il trasferimento del caso ad un membro del network europeo dei difensori civici oppure il consiglio di rivolgersi ad un tale membro. Fondato nel 1996, il network comprende tutti i difensori civici nazionali e regionali degli Stati membri dell’Ue, dei paesi candidati all’adesione all’UE, di Norvegia e Islanda nonché le commissioni per le petizioni nell’Ue. Esempi di casi in cui il Mediatore europeo ha aiutato il denunciante: Un cittadino ha presentato denuncia contro l’istituzione francese che gestisce i sussidi di disoccupazione. Con il consenso del denunciante, il Mediatore europeo ha trasferito il caso al Difensore civico francese, che ha trovato una soluzione al problema. Un cittadino polacco, disabile a seguito di un incidente stradale, ha denunciato che l’ente pensionistico nazionale aveva ingiustamente sospeso il pagamento della sua pensione. Con il consenso del denunciante, il caso è stato trasferito al Difensore civico polacco. Cittadini spagnoli hanno chiesto all’Unione europea e alle autorità nazionali di occuparsi del problema dell’immigrazione illegale proveniente dal Nord Africa. Considerato che la questione non rientrava nel suo mandato, il Mediatore ha consigliato ai denuncianti di rivolgersi al Difensore civico spagnolo, per quanto riguarda la richiesta alle autorità nazionali, e di presentare una petizione al Parlamento europeo, che ha poteri legislativi ed investigativi utili ai fini della risoluzione della questione a livello europeo.

Esempi di casi che il Mediatore europeo ha risolto.
Dopo l’intervento del Mediatore, la Commissione europea ha provveduto finalmente a retribuire un giornalista scientifico tedesco, spiegando le ragioni del ritardo e pagando gli interessi di mora. La Commissione ha dichiarato inoltre di aver preso provvedimenti per accelerare i pagamenti. Il denunciante ha successivamente confermato di essere stato pagato entro 30 giorni per i servizi resi in adempimento del suo contratto. L’Ufficio Europeo per la Selezione del Personale (EPSO) ha accettato di chiarire le informazioni fornite ai candidati nei concorsi concernenti i test di preselezione e di ammissibilità. Ciò è risultato a seguito della richiesta di un cittadino ungherese che aveva preso parte ad un concorso per assistenti traduttori. Il Mediatore europeo ha ritenuto che fornire ulteriori chiarificazioni avrebbe aiutato ad evitare malintesi ed a migliorare il rapporto con i candidati. Il Mediatore ha criticato il Consiglio per non aver trattato adeguatamente una richiesta di accesso pubblico ai documenti. Ciò è risultato a seguito di un’inchiesta che ha rivelato, contrariamente a quanto inizialmente asserito dal Consiglio, che altri documenti rilevanti esistevano e potevano essere consultati. A seguito dell’intervento del Mediatore, al denunciante è stato garantito l’accesso ai documenti aggiuntivi.


Come si può contattare il Mediatore europeo?
Mediatore europeo1 Avenue du Président Robert Schuman CS 30403FR - 67001 Strasbourg Cedex Tel. +33 (0)3 88 17 23 13 Fax +33 (0)3 88 17 90 62.

Ulteriori e più dettagliate informazioni sul lavoro del Mediatore europeo sono disponibili sul sito web: http://www.ombudsman.europa.eu/
Dove rivolgersi in alternativa?
Se ha un problema con l’amministrazione nazionale, regionale o locale, lei potrebbe contattare i relativi difensori civici. I loro indirizzi sono disponibili sul sito web del Mediatore europeo oppure potranno essere richiesti per telefono all’ufficio del Mediatore europeo. Per questioni relative all’Unione europea, può inoltre telefonare ad EUROPE DIRECT, il cui numero gratuito è:Tel. 00 800 6 7 8 9 10 11 oppure accedere al sito web: http://europa.eu/

L'Ombudsman bancario
Il ruolo L'Ombudsman bancario è nato nel 1993 attraverso una circolare dell'ABI, seguita a un accordo tra le banche. Al contrario di quanto potrebbe suggerire il nome, non è una persona fisica ma un organismo collegiale composto da un Presidente (nominato dal Governatore della Banca d’Italia) e da quattro componenti (nominati secondo precisi criteri di rappresentanza dal presidente dell’ABI.Il Presidente dura in carica cinque anni con mandato rinnovabile una sola volta, mentre quello degli altri membri del collegio dura tre anni e è rinnovabile una sola volta.Al collegio è possibile rivolgersi quando si ritiene che il servizio ricevuto dalla propria banca non sia stato adeguato e, allo stesso modo, si ritiene che anche l’ufficio reclami preposto dalla stessa banca non sia stato in grado di fornire opportune risposte alle tue rimostranze. La procedura per i ricorsiOccorre inviare all’ombudsman una raccomandata con ricevuta di ritorno, specificando il contenuto della controversia e allegando la necessaria documentazione. La procedura è del tutto gratuita, salvo le spese di corrispondenza.
Ecco l’indirizzo: Ombudsman - Giurì bancariovia IV Novembre 114, 00186 Roma.
Possono essere sottoposte all’attenzione dell'Ombudsman soltanto controversie:che non siano state già portate all’esame dell’Autorità giudiziaria, di un collegio arbitrale o di un organismo conciliativo;che riguardino questioni quantificabili in un valore non superiore a 50.000 euro; il cui contenuto sia già stato sottoposto all’esame dell’Ufficio Reclami della banca o dell’intermediario ma senza risposta, o con risposta in tutto o in parte sfavorevole;per le quali si è proposto reclamo all'ufficio competente ma, anche se il ricorso è stato accolto, non c'è stata attuazione nei termini indicati;che non risalgano a periodi precedenti a un anno. Nel caso il cittadino si rivolga in prima istanza all’ombudsman bancario, senza aver proposto reclamo alla banca o all’intermediario, sarà lo stesso ombudsman a far trasmettere a questi ultimi i il ricorso. In tal modo si sanerà l’irregolarità procedurale e la pratica potrà riprendere il suo normale corso.La decisioneL’Ombudsman decide entro 90 giorni dalla data di ricezione della richiesta di intervento. La decisione deve essere motivata e comunicata mediante lettera raccomandata alle parti, che sono tenute ad adempiere nei termini indicati.Qualora venga a conoscenza che la banca o l’intermediario non si sono conformati alla decisione resa, l’ombudsman assegna un termine per provvedere, decorso il quale l’inadempienza viene resa nota a mezzo stampa, a spese della banca o dell’intermediario inadempiente.

25 maggio 2008

Un Ombudsman contro l'arroganza dei forti

Ombudsman contro l'arroganza dei forti
di Roberto Maurizio

Il Ministro Renato Brunetta è stato chiaro. Scovare i fannulloni. A Napoli sta per tornare la normalità, la spazzatura verrà rimossa e sistemata nelle discariche. Ma, in Italia, esistono molte altre discariche e spazzatura che inquinano il paese: Vodafone, Fastweb, Register.it, solo per citarne alcune. Una volta c'era la Telecom. La sua inefficienza l'ha travolta e ridotta ai minimi termini, nonostante ancora godi del monopolio delle infrastrutture. Gli scalcinati concorrenti della Telecom, invece di dare i servizi necessari agli utenti, fanno a gara per arrivare al primo posto dell'arroganza.
Ombudsman

Il nuovo Governo, forse, realizzerà alcuni punti essenziali del suo programma. Ma, fintanto che non verrà posto mano al rispetto dei consumatori, l'Italia resterà sempre al primo posto della classifica mondiale dei paesi più arroganti dove comandono gli avvoltoi. L'on. Di Pietro, invece di pensare a "distruggere" Berlusconi, uno su 60 milioni, perché non pensa come difendere gli altri 59.999.999 italiani in balia delle ingiustizie quotidiane? Esempio: subisco un torto da uno delle aziende citate in precedenza, Vodafone. Io non so con chi parlare. Rivolgersi al sito o premere il tasto uno per avere le informazioni sulla ricarica telefonica, il tasto due per sapere quando la signora Totti va in vacanza, il tasto tre per parlare con l'al di là.


Il Ministro Renato Brunetta

E' ora di finirla. E gli strumenti e gli uomini necessari per realizzare una rivoluzione copernicana in Italia ci sono. Le assicurazioni, le banche che fino a ieri facevano il bello e il cattivo tempo, oggi, forse, stanno migliorando. Quando, Cavaliere, farà vedere i sorci verdi a Fastweb, Register.it, American Express, Findomestic, Mastercard, Agos, Gs, Vodafone, Telecom: i principali responsabile della bassa crescita dello sviluppo tecnologico in Italia. Si stava meglio quando si stava peggio: povera Telecom, è diventata la più seria!


Statua di Menenio Agrippa

La richiesta è: come fa un consumatore ad esternare le proprie insoddisfazioni? Sulla carta esiste l'Ombudsman e nel settore bancario funziona. Quando questo "difensore civico" potrà essere veramente al servizio dei cittadini? Quando questo progetto, una vera e propria conquista civile, verrà realizzato a pieno, propongo una grande festa: a Monte Sacro, dove nel 494 a.C., Sicinio capeggiò la rivota dei plebei e Menenio Agrippa, con il suo "Apologo", pose le basi per il rispetto dei diritti dei cittadini.

24 maggio 2008

Per chi suona la campana?

Malthus: per chi suona la campana?
di Roberto Maurizio
La campana di Agnone, Molise

Un pizzico di sale


Le campane cristiane suonano a morte quando scompare una vita dalla faccia della Terra, ma le stesse campane restano mute quando nasce una nuova vita. Facciamo suonare le campane a festa quando il nostro pianeta accoglie un altro ospite?





Un mondo pieno come un uovo
All’inizio del 1900, la popolazione mondiale si attestava intorno a un miliardo di persone. Oggi, abbiamo abbondantemente superato i 6,5 miliardi di persone. I demografi, grazie ai dati che ricavano con i tassi, sono riusciti a delineare principalmente tre scenari futuri, basati sul tasso di fecondità, legato strettamente con la crescita economica dei paesi del Terzo mondo o in via di sviluppo. Primo scenario: 2160, tasso di fecondità totale 2,5 figli per donna, popolazione 23 miliardi d'abitanti. Secondo scenario: 2160, tasso di fecondità totale 2 figli per donna, popolazione 12 miliardi di unità. Terzo scenario: 2085, tasso di fecondità inferiore a 2 figli per donna, 10 miliardi il numero di abitanti. Altre teorie affermano che a causa dell'attuale declino della produzione dei combustibili fossili dai quali si ricavano enormi quantità di concimi chimici che fanno andare avanti la produzione agricola (vera responsabile della crescita demografica mondiale) ci sarà un picco demografico della popolazione mondiale (intorno al 2012 con circa 7 miliardi di abitanti), per poi scendere verso il livello numerico della fine del XIX secolo a circa 1.5 miliardi di abitanti, intorno al 2100. Fra meno di 100 anni, dunque, la specie umana potrebbe essere ricondotta a livelli simili a quelli dei primi del ‘900. Giocare con i dati del futuro è sempre un azzardo.
Rebus sic stantibus
Se il demografo si limita a fare le moltiplicazioni e le divisioni, il futuro dell’umanità sarà sempre più incerto. Se oggi la popolazione mondiale ammonta a 6,5 miliardi di individui, se le donne, queste creature che creano, partorissero 4 figli a testa (come se lo facessero da sole, senza il contributo di un partner) gli esseri umani, senza contare i morti, raggiungerebbero i 26 miliardi di individui. Al problema demografico andrebbe dato molto risalto. Ma i media italiani di interessano di altre cose. Gli italiani, nell’ipotesi di riduzione della popolazione mondiale a 1,5 miliardi di persone nel 2100, sarebbe una razza estinta, come la tigre della Tasmania. E’ troppo facile fare allarmismi soprattutto quando l’obiettivo è di poter avere finanziamenti dall’Ue o dall’Onu. Che fine hanno fatto le previsione del Club di Roma? Il recente terremoto della Cina, con più di 80.000 morti, il ciclone nella Birmania con più di 120.000 morti, dovrebbero dar riflettere gli uomini e le donne del pianeta sulla fragilità dell’umanità nei confronti della Terra, il nostro vero grande amico, ma anche il nostro più grande avversario. E allora, invece di parlare di ideologie del passato che hanno dato una mano alla malvagità della Terra nei confronti dell’umanità che ha ammazzato, nel Secolo Breve 200.000 milioni di simili, forse pari al 10, 20% della popolazione allora esistente. Un tasso così alto di morti non è riuscito a raggiungerlo la peste, i vulcani, i terremoti, le alluvioni messi iniseme. Allora, perché non riunire le forze degli scienziati, senza pregiudizi, senza idee religiose nel cassetto, senza Marx, Mao e Che Guevara, senza Hitler, Mussolini e Pinochet, per eliminare definitivamente la ferocia dell’essere umano contro se stesso e lottare insieme contro un Pianeta che ci ama, ma che non gli consente alternative al suo progetto disegnato milioni di anni fa. La Terra deve fare il suo corso. Noi dobbiamo prevedere soluzioni alternative, che non si basano sulle effimere ricette degli ecologisti che ti fanno stare a piedi una volta a settimana. L’alternativa è…
(continua)

Ernest Hemingway, autore di "Per chi suona la campana"


10, 100, 1000, un miliardo di bocche da sfamare
Un pizzico di sale cerca di rendere buona la minestra da ingerire e cerca di rendere digeribile alcuni argomenti ancora irrisolti. In questo momento storico, poche cose sono state risolte, come la capacità di costruire la bomba atomica, come quella di colpire gli Stati canaglia, come quella di introdurre i membri esterni all’esame di Stato, come quello di dare a Santoro ciò che è di Santoro. Ma la “monnezza” resta sempre lì, la lotta al cancro resta sempre lì, la lotta alle malattie genetiche segna il passo e viene strumentalizzata, l’aborto colpisce centinaia di milioni di bambini. Perché? Adesso come adesso, noi non siamo in grado di sapere chi ha ragione e chi ha torto. Forse la morte di bambine, strumenti riproduttivi senza controllo, potrebbe essere giusta. Ammazziamole prima che fanno nascere altre 10 bambine che a loro volta faranno nascere altre 100 bocche da sfamare. Non si sa. Per questo iniziamo l’analisi su uno dei punti cardini dei promotori della limitazione delle nascite: Malthus.

Thomas Robert Malthus


Thomas Robert Malthus (Roocherry, 14 febbraio 1766 – Bath, 23 dicembre 1834) è stato un economista e demografo inglese. Malthus nacque in una famiglia benestante. Suo padre Daniel era un amico personale del filosofo David Hume e aveva contatti con Jean-Jacques Rousseau. Il giovane Malthus fu educato a casa fino alla sua ammissione al Jesus College (Cambridge) nel 1784. Lì studiò molte materie e vinse premi in declamazione inglese, latino e greco. La sua materia preferita era però la matematica. Si laureò nel 1791 e nel 1797, fu ordinato pastore anglicano. Malthus si sposò nel 1804 ed ebbe dalla moglie 3 figli. Fu seppellito nella abbazia di Bath in Inghilterra. Nel 1798 pubblicò "An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society" (Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società), in cui sostenne che l'incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili con conseguente penuria di generi di sussistenza per giungere all'arresto dello sviluppo economico, poiché la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescono invece in progressione aritmetica (teoria questa che sarà poi ripresa da altri economisti per teorizzare l’esaurimento del carbone prima, e del petrolio dopo). Le sue osservazioni partono dallo studio delle colonie inglesi della Nuova Inghilterra, dove la disponibilità "illimitata" di nuova terra fertile ha permesso uno sviluppo "naturale" della popolazione con una progressione quadratica, mentre dove ciò non è possibile, si verificano periodiche carestie con conseguenti epidemie. Per Malthus c'è, naturale, questa forma di controllo successivo. Da rigido pastore protestante ipotizza anche un "controllo preventivo" da parte dell'uomo, ma basata solo sulla "castità". La teoria demografica di Malthus ispirò la corrente del malthusianesimo che sostiene il ricorso al controllo delle nascite per impedire l'impoverimento dell'umanità. Malthus pubblicò inoltre Investigazione delle cause del presente alto prezzo delle derrate (1800) e Saggio sulla rendita (1815), in cui formulò la teoria della rendita differenzile. Questa teoria demografica naturalmente è andata incontro a varie critiche, esemplificate da Ralph Waldo Emerson, quando disse: "Malthus, affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, dimenticò che la mente umana era anch’essa un fattore nell'economia politica, e che i crescenti bisogni della società, sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione." Malthus introduce il concetto di salario di sussistenza, cioè il livello medio del salario necessario per soddisfare le esigenze ritenute fondamentali. Secondo Malthus, fino al salario di sussistenza non ci si sposa, né si fanno figli. Se esiste un sussidio, come quello derivante dalle “Poor Laws”, aumenta il reddito disponibile delle famiglie, oltre un livello di mera sussistenza. Di conseguenza i poveri tenderanno a procreare, facendo sì che aumenti la forza lavoro e quindi l’offerta di lavoro, portando quindi a una ulteriore diminuzione dei salari. Al contrario, quando il livello di vita scenderà sotto lo standard di vita ritenuto accettabile, i poveri smetteranno di fare figli e il salario tenderà a salire da solo. Questa teoria della sostanziale stabilità dei salari è accettata dai classici, che attribuiscono ciò a meccanismi di mercato. Lo stesso David Ricardo si rifà a tale teoria secondo cui i salari sono sostanzialmente stabili ad un livello storicamente dato, così come lo standard di vita medio. L'influenza della teoria di Malthus sulla popolazione fu molto alta, influenzò economisti come John Maynaard Keynes o David Ricardo. L'idea di Malthus della “Lotta per la sopravvivenza” dell'uomo ebbe una influenza decisiva sia su Charles Darwin che su Alfred Russel Wallace per la formulazione dello loro teoria evoluzionista. Un altro esempio famoso è stato il libro del 1972 Rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma, ideato da Aurelio Peccei (nella foto).


Paraponziponzipo'

Alemanno e i Watussi?
di Roberto Maurizio


Paraponziponzipo’

Gay impiccati in Iran


A Roma, a maggio, le feste parrocchiali fanno rimpiangere i famosi goccioloni che inondano la capitale e i “bacini circostanti”. Oggi, 23 maggio 2008, a Cinecittà Est, la perturbazione, che ha flagellato la nostra regione ed ha ridato acqua necessaria all’agricoltura e alle piante, ha pensato di darsi una tregua. Hanno subito approfittato, gli amplificatori che hanno tuonato a tutto volume e squarciato i timpani di persone inermi, che prima o poi abbandoneranno questa terra di conquista dei “Paraponzisti” che fanno il bello e il cattivo tempo. I “Paraponzisti” sono quelle “persone” che vanno pazzi, senza rendersi conto, del “latinoamericano”, della “salsa”, del “merenghe” e ubbidiscono alle istruzioni provenienti da un imbecille che dice loro come muoversi. Sono delle marionette legate ad un filo che non hanno un’anima, ma che invadono lo spazio della chiesa che dovrebbe essere giustamente riservato alla preghiera e all’adorazione di Dio. Chi ha il potere di “legare” gli uomini e le donne alla fede non usa certamente questi mezzucci musicali obsoleti e irritanti, come le canzoni dei favolosi anni sessanti. Nonostante la sconfitta elettorale subita, i “Paraponzisti” continuano come se nulla fosse successo. “Paraponzista”: se vuoi divertirti, fallo! Ci sono tante discoteche e tanti punti di ritrovo dove, però, devi pagare. "Paraponzista" non profanare il terreno sul quale commina la fede, cioè il tempio dove deve essere venerato il Signore dell'Universo. La parrocchia, luogo di aggregazione, non deve diventare luogo della perdizione: "Siamo i Watussi", "Nel continento nero". “Paraponzista”, se vuoi fare satira in televisione, falla, ma con i tuoi soldi, non con quelli degli italiani che pagano il canone. L’estrema sinistra, quella seria, si fa le feste con autofinanziamenti. Il Centro Sinistra Ultra Riformista e Cattolico deve capire che la gente è stufa di essere utilizzata solo per "raccattare" qualche voto. I Santi sono qualcosa di diverso dalla Festa dell’Unità. I “Paraponzisti” sperano che con l’appoggio della Chiesa e della Parrocchia riescano ad intercettare e "accattonare", come non faceva l'accattone di Pasolini, i voti. Con Berlusconi IV, probabilmente, l’accattonaggio sarà proibito, come avviene in un qualsiasi paese civile, e tu, “Paraponzista”, devi optare: o cambiare musica o continuare a “paraponziponzippare”.

Il Diluvio Universale Prossimo Venturo

Michelangelo: Il Diluvio Universale

Mentre ad Ovest di Roma, si intravede Arturo, la stella segnalata dall’Orsa maggiore, ad Est Capella fa le sue prime apparizioni per annunciare l’arrivo delle Pleiadi, la Parrocchia di Cinecittà Est spara a tutto volume i “Watussi” e si intrecciano confusamente le ombre di esseri inermi che, credendo di ballare, cioè di essere vivi, ricevono solo istruzioni senza senso per confermare la loro inutilità al di fuori della cabina elettorale.


Ecco i Watussi



Il genocidio di Watussi, una eloquente immagine
I “Watussiani” sono convinti che il loro insulto canto liberatorio, attaccato alla Sfinge di un Celentano ribollito o un giurassico Battista accompagnato da Vecchioni e Baglioni, possa essere riprodotto nel Dna della inconsapevole prole che, non avendo nient'altro a cui riferirsi (ad esempio Mozart, Verdi, Puccini, Rossini), continua a navigare in un mare senza pesci. L'orrore del rumore assordante e stridente di queste pseudo canzoni, sparato a cento watt contro i timpani degli incoscienti astanti e degli innocenti recepienti delle abitazioni viciniori, immette nell’aria la maledizione delle note scomposte e dissacranti di autori lontani anni luce dalla globalizzazione che, malgrado la loro diabolica tenacia di sopraffare l'equilibrio sonoro prodotto da fringuelli e usignoli, non riusciranno mai a coprire il rumore proveniente ininterrottamente dal Raccordo Anulare. Dolce e straziente sinfonia sembra essere, al cospetto del rumore che proviene dalla Parrcchia, il soave tintinnare degli pneumatici dei camion che, con le loro mercanzie, arrecano utilità e benessere al nostro bistrattato Paese. Mentre sul Raccordo Anulare, i camion giustappongono le note delle crome e delle biscrome, che colorano il lento ma costante sviluppo della nostra economia, e, quindi, creano una sinfonia, un quartetto d’archi, con la viola e il violino, i "Paraponzisti", nelle feste parrocchiali, invece, producono solo fastidio, Allora, Signor Sindaco Alemanno, perché gli zingari che non rispettano le leggi o gli extracomunitari che violano il diritto devono abbandonare Roma, mentre le Sacrestie possono fare quello che vogliono? I “Paraponzisti” hanno perso e, quindi, dovrebbero trovare altri strumenti per convincere la gente a votare per loro. Cercassero meglio. Per esempio, come risolvere i tanti problemi che assillano quelli che non raggiungono la Terza settima. Intanto, Signor Sindaco, Lei potrebbe proibire l’immissione di fumo di sagra paesana (senza pagare Iva, Irap e Ires), vietare in modo assoluto di trasmettere “Siamo i Watussi” senza pagare la Siae dalle Parrocchie? Signor Sindaco, è in grado Lei di cambiare veramente Roma? Iniziamo ad eliminare queste "performance" che rappresentano il passato, che hanno prodotto solo degrado. Basta con il degrado, da qualsiasi parte venga prodotto. Provi ad immaginare, Signor Sindaco, se la festa parrocchiale fosse stata tenuta dai Rom, se avessero inondato l’aria con il profumo delle loro pietanze, se avessero immesso negli amplificatori migliaia e migliaia di watt del vellutato suono di un violino tzigano. Sarebbe stata la stessa cosa? Pensi, Signor Sindaco, se gli zingari avessero trasmesso a tutto volume la canzone dei Gay, “YMCA”, come fanno tutte le parrocchie, compresa quella di Cinecittà Est (meno male che non si è sentita ancora Ef.Ai.Gi.Ei. dei Gem Boy: FIGA). Allora, Signor Sindaco, ci sarebbero state o no denunce, ronde contro gli zingari gay, magari contro qualcuno con qualche parente ebreo che, se fosse stato leggermente abbronzato, sarebbe stato complessivamente zingaro, gay, ebreo, negro e forse un po' napoletano. Cambiamo Roma, signor Sindaco. Cambiamola veramente, altrimenti ci troveremo di fronte a un Prossimo Venturo Diluvio Universale.
Cos'è la vita senza speranze?

23 maggio 2008

La tigre di Viale Trastevere contro la mafia

Tg3 e mafia
di Roberto Maurizio


Un pizzico di sale

Ore 14.23 di oggi, 23 maggio 2008. Il Tg3 nazionale riporta la notizia della grande manifestazione di Palermo contro la mafia, in occasione della strage di Capaci del 23 maggio 1992. Stile Santoro, vengono intervistate le bambine i bambini, i passanti, mentre sono pressoché ignorati gli interventi istituzionali, come quelli del Presidente della Repubblica che, in più di un’occasione in questo blog è stato citato come un Grande Presidente, come Pertini, e della neo Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini. Passi l’omissione del Presidente della Repubblica, anche se molto grave (ma tanto Tg3 e il Colle sono legati a doppio filo, che prima o poi si spezzerà). L’assurdo dell’infausta notizia sull’anniversario della Strage di Capaci e che è stata volontariamente e dolosamente omessa la presenza della Ministra dell’Istruzione. Per combattere veramente la mafia occorre che ci sia la presenza di tutti i giovani italiani, non solo quelli siciliani. E chi meglio rappresentava la scuola italiana se non Mariastella Gelmini? La miopia è il più grave errore che può commettere l’informazione. Dare e produrre notizie significa dare e produrre democrazia. La speranza degli italiani è racchiusa nei giovani! La “Nave della Legalità” e “Basta Pizzo” sono due momenti essenziali per la legalità in Italia basati sulla presenza dei giovani. Accogliendo i giovani al porto di Palermo, il Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha sottolineato: "La mafia può e deve essere sconfitta grazie alla presenza di tanti giovani che danno significato a due eroi nazionali che non dimenticheremo mai, e di cui raccogliamo il testimone". Quindi, ha evidenziato la necessità di "ripristinare già dalle scuole primarie, in maniera forte, l'educazione civica. Ma non deve essere un momento di svago, bensì un momento in cui si riscopre l'appartenenza allo Stato e in cui ci si sente protagonisti. Anche così si può sconfiggere la mafia".

L'Istruzione sotto Berlusconi IV

Mariastella Gelmini. La tigre di Viale Trastevere
di Roberto Maurizio

Dal Mpi al Miur
Il sito del Ministero della Pubblica Istruzione (Mpi) è http://www.istruzione.it/ che, una volta cliccato diventa http://www.pubblica.istruzione.it/. Quando si va a leggere “In primo piano”, si apprende che la nuova Ministra della XVI legislatura, sotto Berlusconi IV, è Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). Al di là della lotta sul nome e sugli accorpamenti, senza o con l’Università, senza o con la Ricerca, senza o con l’aggettivo “pubblico”, occorre adesso vedere con i fatti ciò che riuscirà a realizzare l’on. Gelmini. Nata a Leno (Brescia), il 1° luglio 1973, la nuova Ministra è laureata in giurisprudenza, ed esercita la professione di Avvocato. Eletta nella circoscrizione IV (Lombardia2) nella Lista del Popolo della Libertà, il 22 aprile 2008. E’ Ministra dal 5 maggio 2008.


Breve curriculum-vitae
Entrata in Forza Italia sin dalla cosiddetta "discesa nel campo” " di Silvio Berlusconi, Mariastella Gelmini è stata presidente del club "azzurro" di Desenzano dal 1994. Nel 1998 è stata prima degli eletti alle amministrative ricoprendo, fino al 2002, la carica di presidente del consiglio del comune di Desenzano. Dal 2002 è stata assessore al territorio della provincia di Brescia dove ha realizzato il "Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale" e ha ottenuto il riconoscimento di nuovi parchi quali il «Parco della rocca e del sasso di Manerba» e l’ampliamento del «Parco delle colline di Brescia» e del «Parco del lago Moro». Dal 2004 è stata assessore all'agricoltura. Prima degli eletti alla Regione Lombardia nella circoscrizione di Brescia per Forza Italia, entra nel Consiglio Regionale della Lombardia nell'aprile del 2005. Il mese successivo, a seguito del successo elettorale, diventa coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia. Nel 2006 Mariastella Gelmini viene eletta alla Camera dei Deputati, dove è stata membro della giunta per le autorizzazioni a procedere, del comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e della II commissione giustizia. È l'autrice del progetto di legge "per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e nella pubblica amministrazione", presentato il il 5/2/08. Il 18/11/2008, in Piazza San Babila a Milano, è stata al fianco di Silvio Berlusconi durante il cosiddetto “Discorso del Predellino”, in cui è stata annunciata la nascita del Popolo della Libertà. Ha fatto parte del comitato costituente dove ha coordinato il gruppo di lavoro sullo statuto del nuovo movimento politico. Nel 2008 è stata riconfermata alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lombardia II per il Popolo della Libertà ed è diventata ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica, nel Governo Berlusconi IV.

Il merito e la meritocrazia
La Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, auspica maggiore meritocrazia all'interno della scuola che definisce "una vera e propria infrastruttura del sistema Paese". Così durante il convegno "Il fattore D. Perché il lavoro delle donne farà crescere l'Italia" organizzato dal Corriere delle Sera per discutere le tesi dell'omonimo libro di Maurizio Ferrera. Pur rispettando "l'operoso silenzio" che si è imposta sui temi dell'istruzione fino alla formazione delle commissioni parlamentari, il nuovo ministro ha detto che il proprio dicastero non si occuperà di "assistenza ai giovani". "Credo che la competitività del sistema Paese - ha detto la Ministra - passi da una centralità della scuola, dalla valorizzazione del ruolo degli insegnanti e anche da una maggiore attenzione nella scelta di facoltà e indirizzi di studio che tengano conto della domanda di lavoro, una maggiore attenzione al passaggio dal mondo della scuola a un inserimento adeguato nel mondo del lavoro". Gelmini ha ricordato il disegno di legge, da lei presentato nella precedente legislatura, "che punta all'inserimento del tema del merito nella scuola, nella pubblica amministrazione e anche nel mercato del lavoro. Mi piacerebbe proseguire su questa strada. Io mi occuperò di istruzione, ma mi piacerebbe che il governo, indipendentemente dal settore, si caratterizzasse per il compiere qualche passo in avanti nella direzione di una società delle opportunità, della meritocrazia e della responsabilità. Credo che ci sia la possibilità di incidere in questo senso, dopo un confronto adeguato con i protagonisti. Per quanto riguarda il mio ministero mi riferisco a insegnanti, studenti e famiglie. Sarà importante anche quanto faranno il ministro del Lavoro e della Funzione pubblica".

Il disegno di legge “Gelmini” sulla scuola
Il 5 febbraio 2008, la Gelmini ha presentato una proposta di legge che si pone come primo obiettivo "l’attuazione concreta nella societa` italiana del principio del merito". L'obiettivo per la Gelmini dovrebbe essere raggiunto attraverso questi salienti passaggi. Rafforzamento dei poteri organizzativi e disciplinari dei dirigenti scolastici e degli organismi di amministrazione che li adiuvano, con compiti di gestione amministrativa e di reclutamento del corpo docente. La promozione di una piena concorrenza tra le istituzioni scolastiche, mediante l’adozione di meccanismi di ripartizione delle risorse pubbliche in proporzione ai risultati formativi rilevati da un organismo terzo tenuto a pubblicare annualmente una classifica regionale delle istituzioni scolastiche fondata su parametri trasparenti e verificabili. Cancellazione del sistema dei debiti formativi e l’aumento della selettivita` dei meccanismi di avanzamento scolastico, anche attraverso la reintroduzione degli esami di riparazione. Valorizzazione del merito dei docenti, mediante: l’eliminazione di ogni automatismo nelle progressioni retributive e di carriera degli insegnanti; la progressiva liberalizzazione della professione, da attuare attraverso la chiamata nominativa da parte delle autonomie scolastiche su liste di idonei, con un periodo di prova di due anni scolastici propedeutico all’assunzione a tempo indeterminato, garantendo comunque la mobilità dei docenti; la possibilità, per le singole istituzioni scolastiche, senza oneri aggiuntivi a carico della Stato, di stipulare con i singoli docenti contratti integrativi di tipo privatistico.
La posta elettronica della Ministra alla Camera è gelmini.m@camera.it.

Le foto della Ministra sono dell'Ansa. La prima foto è presa dal sito del Miur.