30 giugno 2008

Zingari e Zanzare

Leggi speciali contro Zingari e Zanzare
di Roberto Maurizio


foto di Roberto Maurizio

Il gaggio
Quando nasce un italiano, per il suo riconoscimento, occorrono due testimoni, la presenza del padre e pagare la marca da bollo. L’italiano comincia a pagare le tasse dalla culla fino alla tomba. Il 55% degli introiti degli italiani, dalla culla alla tomba, va allo Stato. Che ti ha dato lo Stato in contropartita? Un ospedale pieno di formiche alla tua nascita, una scuola materna con 32 insegnanti e bidelli, una scuola elementare con 55 maestre e segreterie, una media “inferiore”, nel nome e nei fatti, con 88 professori, bidelli e segreterie, una superiore con 134 professori, collaborati scolastici cococo e coccodè. L’università, poi, si scatena: milioni di euro per un apprendimento minimo. Poi la ricerca del lavoro. Le tasse, le imposte. Finalmente, la famiglia. Altre migliaia di euro. Poi il pensionamento. L’arretramento nella piramide sociale, per diventare poi vecchio, cioè inutile, cioè uno che prega di passare “a miglior vita”. Una vita d’inferno, dalla nascita alla morte, e lo Stato pretende. Lo zingaro è diverso: beato lui. Fa il comodo suo: nasce e nessuno lo sa, cresce e nessuno lo sa, muore e nessuno lo sa. Sono veramente liberi. Ti viene subito in mente di catalogare queste diverse etnie: la prima (quella dei gaggi, cioè noi, non uomini) e quella dei rom, zingari (liberi). Chi è il più stronzo? La risposta è troppo facile. Ma, se qualcuno che ha ancora la capacità di pensare si chiede perché mai i secondi sono liberi e i primi sono gaggi e non si ribellano? Che cosa è stato chiesto ai Rom? Quanti figli hai, dove vivi, come lavori (tutto quello che viene chiesto ai gaggi). Fin qui, tutto bene, credo. Chiedere, però, la schedatura dei bambini con le impronte digitali, mi sembra eccessivo. In questo modo si verrebbe a sapere come i genitori si siano altamente disinteressati dei figli, e se hanno un’eredità passa all’ultimo figlio avuto con l’ultima donna.

La zanzara
E’ vergognoso il ricorso alle impronte digitali per i soli zingari. Dovrebbero essere fatte anche alle coppie dei gaggi (non uomini) che con i loro divorzi abbandonano i figli e gli regalano solo un soldo, cioè, quanto vale un Gaggio divorziato (cioè, niente). Dovrebbe, poi, essere esteso alle famiglie ricche e povere che non si curano dei figli. Prendiamo le impronte digitali dei figli dei Rom e nello stesso tempo prendiamo le impronte ai figli dei Gaggi divorziati e degli altri che abbandonano i figli a se stessi. La legge Maroni, credo, che voglia proteggere i piccoli Zingari che sono uguali ai figli dei Gaggi divorziati e a quelli che non posseggono nessuna protezione. L’Ue ha affermato che esiste discriminazione quando una legge di riferisce ad un’etnia specifica. Ed è giusto. Prendiamo le impronte digitali di tutti, a partire dai figli dei Gaggi separati che vivono una vita che messa a confronto con quella dei bambini zingari è di vera e propria crudeltà. Occorre trovare il colpevole di chi ha voluto ridurre l’Italia in un paese perdente: la demagogia (ancor'oggi imperante), e una zanzara pronta a pungere le ferite degli Zingari e dei Gaggi, senza nessuna distinzione.

27 giugno 2008

Ingrid Betancourt. Premio Nobel alla Memoria

INGRID BETANCOURT. PREMIO NOBEL ALLA MEMORIA
di Roberto Maurizio



2317 giorni di prigionia
Sono trascorsi troppi secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni, da quando Ingrid è stata rapita dalla sinistra attualmente più "rivoluzionaria" esistente al mondo: le Farc. Oggi, la sinistra italiana, leggermente meno "rivoluzionaria", ha trovato la soluzione per far liberare Betancourt. Fino ad ora, come intermediario, cioè quello che condivideva le idee delle Farc, si era proposto il sinistro Presidente del Venezuela, Chavez, che ha mozzato la testa di Cristoforo Colombo. Adesso, assistiamo al “Coupe de Theatre” di Maurizio Chierici che, su l’Unità (con la L minuscola) chiede di assegnare, per referendum, alla povera Ingrid, il Premio Nobel. Il Premio Nobel per che cosa? La pace? La pace di chi? Di Ingrid, che con questa iniziativa potrebbe vedere vicina la sua fne. Perché mai, Maurizio Chierici, durante il sequestro Moro non ha proposto il Premio Nobel al grande Statista pugliese, che se lo meritava e se lo merita ancora oggi (alla memoria)? Perché non si è inventato, allora, questo "escamotage"? Le Br gli avrebbero dato ascolto? Gli uomini delle Farc, secondo Chierici, sono veramente così coglioni per cadere in questa trappola pensata a tavolino, nei salotti beni? Anzi. Il Nobel a Igrid, sarà una manna per la rivoluzione colombiana delle Farc. Un ostaggio Premio Nobel renderà le Farc sempre più forti e invulnerabili. Un Premio Nobel nelle mani dei rivoluzionari colombiani spronerà i capi dele Farc a continuare la loro azione eversiva. Sarà la ciliegina sulla torta. Se dopo sei anni di prigionia, la "Democrazia occidentale dei salotti bene" non ha saputo "inventare" niente di meglio che un Premio Nobel, allora abbiamo vinto noi, potrebbero dire le Farc. "Noi rivoluzionari del Fronte combattiamo le ingiustizie e le iniquità del capitalismo". Venire a patti con noi per lo scambio di una donna “qualsiasi” è semplice, anche se il Governo colombiano non ha mai accettato il dialogo con le Farc (e non si capisce perché). Ma, per le Farc, avere un Premio Nobel fra le mani, fa aumentare le loro richieste di autentici rivoluzionari che combattono contro le ingiustizie dei paesi ricchi che riducono i paesi poveri del mondo in condizioni disumane, dove continuano a morire milioni di bambini per fame e malattie. Maurizio Chierici ha convinto tutti con la sua teoria: se Aung San Suu Kyi ha visto salva la vita dopo essere stata insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1991, perché non ripercorrere la stessa strada con Ingrid. Chierici non ha tenuto in considerazione che il Myanmar è uno Stato membro dell'Onu fin dal 19 aprile 1948, molto prima dell'Italia, entrata come membro effettivo solo il 14 dicembre 1955. Nonostante tutto il male che si può dire sull'ex Birmania, è pur sempre uno Stato che "rispetta" il diritto internazionale. Myanmar, Iran e Corea del Nord sono degli Stati "costretti" a rispettare le regole internazionali. Brigate Rosse, Mafia, Camorra e Farc non hanno mai sottoscritto un contratto, inteso come negozio giuridico con valenza erga omnes. I contratti di queste "associazioni" li siglano non con ma contro ed hanno valenza, se pur farneticante, su tutti gli aderenti.
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Il Premio Nobel a Gabicce Mare
Dunque, a ridosso dell'estate, l'escamotage di Chierici sembra, più che altro, un argomento da trattare sotto gli ombrelloni della Costa adriatica. La noia si fa sentire. Quindi un argomento "elettrizzante" come il Premio Nobel a Ingrid potrebbe coinvolgere addirittura tutto il sindacato dei bagnini di Gabicce mare.


La Pulzella di Bogotà

L' “iniziativa” di Chierici, sponsorizzata da l'Unità, con la L minuscola (ma perché l minuscola?, come il manifesto, tutto minuscolo, e come il presidente giorgio napolitano tutto minuscolo) è un invito indiretto alle Farc di entrare nella storia dell’umanità come assassini di un Premio Nobel, alla memoria, e possibilmente anche di una Santa in Paradiso (è già pronto il nome Santa Ingrid Bentancourt. la Pulzella di Bogotà) per la cattolicissima (si fa per dire) Francia, incapace di agire come si deve con la forza necessaria per salvare una sua concittadina. Povera Ingrid! Resisti. “Stampa, Scuola e Vita” è con te.

26 giugno 2008

Quattro lampi in padella

Quattro lampi in padella
di Roberto Maurizio

Il Bel Danubio Blu

Ici e Canone Rai: i più odiati dagli italiani
Il Canone Rai è odiato da tutti gli italiani esattamente come l'Ici, che è stata, però, abolita. Aboliamo il canone Rai che costringerà gli spendaccioni ad essere più prefessionali e a battere la concorrenza. Però, ieri, il buco prodotto nell'incontro Germania-Turchia degli Europei (riportato su questo blog), non va attribuito solo alla Rai, che avrebbe dovuto prevedere eventuali inconvenienti (il regime di monopolio deve essere in grado di dare soddisfazione ai clienti anche in situazioni difficili). La colpa del black out è stata attribuita ai quattro fulmini caduti sugli Europei.

Il black out
Un temporale su Vienna, la causa del black out. Allora, se il canone è come l'Ici e se su Vienna, un temporale mette in tilt le trasmissioni televisive, allora, tutti quanti insieme possiamo cantare invece del Danubio blu, l'Inno dei padellari (nessun riferimento esplicito al giornale del Pd, impegnato a segnalare premi Nobel per salvare vite umane, come quella di Ingrid Betancourt): quattro salti in padella!

25 giugno 2008

Mamma li Turchi!

Aboliamo il canone Rai
di Roberto Maurizio

La partita Germania-Turchia è finita 3 a 2. Credo. La Rai, che si è aggiudicato l'esclusiva della diretta, non ha saputo nemmeno trasmettere in diretta le fasi essenziali della partita. Il risultato finale è stato comunicato tramite cellulare. E nessuno si incazza! Basta con i soliti ignoti e raccomandati! Con i volti di sempre. La Rai è da riformare, se non da eliminare, come è da eliminare il canone che dà milioni di euro a persone incapaci. Basta con Cerquetti, comunista della prima ora passato oggi a miglior vita (economicamente parlando), come la stessa compagna, che è finita, addirittura, a commentare la Formula Uno (economicamente parlando + 1)! Non esiste altro dio al di fuori di me: il canone Rai!

24 giugno 2008

Non è una poesia

Il bagagliaio
di Roberto Maurizio

Alle 23 e 23, tre ragazzi si siedono sui tre scalini
del sagrato della chiesa con l’albero maestro mozzato, con
una stiva grande per ospitare non più di 200 anime,
con la prua rivolta ad est e con la poppa verso
il calar del Sole.
Subito dopo, si sente il vociare di
fanciulle, tatuate e afflitte,
i cui stridii vengono soppressi
dal rumore dei calci maschi che impietosamente
si abbattono su un pallone, sgonfio, il cui
rimbombo penetra e massacra
le tende, i gerani, e le orecchie di chi
ha poco da attendere.
Alle 9 e 19, sul sagrato della chiesa,
con l’albero maestro mozzato, con
una stiva grande per ospitare non più di 200 anime,
con la prua rivolta ad est e con la poppa verso
il calare del sole,
dal bagagliaio
di una Mercedes Benz nera
sollevano il legno
nel quale riposa
il ricordo di
un pallone, sgonfio.

23 giugno 2008

Il Bignami della popolazione

Popolazione, come si distrugge la scienza
di Roberto Maurizio


Dopo la sconfitta dell'Italia all'Euro 2008, RaiUno confeziona un'altra dolorosa e più pungente disfatta: quella della "scienza". Piero Angela, con il suo SuperQuark di questa sera, dedicato al delicatissimo problema della crescita della popolazione nel mondo, ha fatto impacchettare a Mamma Rai un altro primato negativo: quella della banalità. Proprio quando la Scienza è in ferie, un "piccolo" programma (SuperQuarkkino) affronta un "grande" problema (la popolazione). Un vero e proprio Bignami, per rendere ancora più incomprensibili grandi questioni che non possono essere lasciate al monopolio di chi detiene da parecchi lustri un settore vitale dell'informazione, la scienza.

22 giugno 2008

Europei di calcio 2008. Il segno della croce

LA CROCE E LA MECCA
di Roberto Maurizio


Il segno della Croce


Questa sera, la nazionale italiana di calcio affronterà la Spagna. Due paesi cattolici. Tutti, o quasi tutti, i giocatori delle due squadre, appena entrati in campo, si faranno il segno della croce. Speriamo in una vittoria italiana, il Vaticano confina con l'Italia.


L'Impero Ottomano

La squadra della Turchia


La vincitrice fra Italia e Spagna si scontrerà con la Russia (ortodossa). La Turchia, fuori dall'Unione Europea, dovrà vedersela con la Germania (cattoprotestante). Ma se la Turchia vince la Germania e, successivamente, prevarrà su uno dei due paesi cattolici, quanti italiani ammetterebbero le preghiere in diretta dei turchi rivolti verso La Mecca?


La preghiera
La preghiera è di non vedere più sugli schermi giocatori valutati milioni di euro farsi il segno della croce solo per aumentare il loro caché, gli operai, per raggiungere un giorno di "paga" di Gattuso, dovrebbero recitare il rosario, un'ora sì e un'ora no! La preghiera è un fatto intimo che viene rivolto al Dio che si crede, in solitudine, in pace, in armonia con se stessi e al di fuori del dio denaro.

21 giugno 2008

La pillola del giorno dopo

La pillola del giorno dopo

di Roberto Maurizio


Le labbra della passione
Ai nostri giovani, invece di consigliare la pillola del giorno dopo, perché non gli diamo la possibilità di costruirsi una famiglia? Non fa ridere! In effetti, è poco intelligente. Era meglio, forse: ai giovani, invece della pillola del giorno dopo, perché non gli diamo la fica del giorno prima! Ma era troppo volgare. Insomma, l'Italia sprofonda e scompare senza figli. Se la Fiat non vende e non produce auto, muore. Se l'Italia non produce figli scomparirà. Invece di preoccuparsi del problema di qualche migliaia di ragazze e di qualche milione di donne (vedere le corna delle lumache del Solstizio d'Estate), che sono contro la vita, perché non si fa una campagna in favore delle nascite di italiani (compresi i Sardi e i Molisani), di gente che suona il mandolino, canta e fa all'amore?

Italiani!
Italiani! Come avrebbe detto Lui (Totò), invece di avere in casa milioni di bestie, alle quali il veterinaio somministra la pillola del giorno dopo, con l'ovulazione interrotta e distrutta per meno galli e più galline, alle quali va tutto il rispetto di Madre Natura, perché non diamo la possibilità a questo essere, uomo, donna, gay, frocio, lesbica, che ha perso le maiuscole (non esiste Dio, non esiste Umanità, non esiste Patria, non esiste Famiglia, non esiste Italia, non esiste Mamma, non esiste Papà, non esiste Stato, non esiste Gioia, non esiste Onestà, non esiste Amore, non esiste Ideale, non esiste Solidarietà, non esiste Compassione, non esiste Semplicità, non esiste Terzo mondo, non esiste Rifugiato, non esiste Povertà, non esiste Giustizia) di fargli ritrovare la strada perduta?

La pillola del giorno prima: la Giustizia Divina
La pillola del giorno dopo non basta. Serve anche la pillola del giorno prima, cioè, la capacità di riprodursi nel bene scartando il male. La capacità di avere al proprio fianco la Giustizia Divina (possibilmente, quella di Totò, ma anche le altre vanno bene), l'unica che può distinguere il bene dal male.

Solstizio. E il Sole si ferma

Solstizio. E il Sole si ferma
di Roberto Maurizio

Dall’alba al tramonto
Oggi, 21 giugno 2008, il Sole si ferma. Dall’alba al tramonto impiega molto più tempo, che sottrae alla notte. La stella madre degli esseri umani, per sei mesi, non ha fatto altro che arrampicarsi sul cielo. Finalmente, oggi, tocca la vetta più alta e inizia la discesa. Da oggi, camminerà, entrando nella costellazione del Cancro, come un gambero, all’indietro, verso il basso. Ma dov’è il basso e dove l’alto? Milioni di anni sono stati necessari per costruire l’attuale Dna dell’umanità. Milioni di anni hanno tracciato l’acido desossiribonucleico sulla pelle della gente. Chi ha influito su questo acido nucleico se non il sorgere e il tramonto del Sole? Se non la nascita e la morte? Oggi, 21 giugno 2008, è il primo giorno d’estate. Solstizio, etimologicamente, deriva dal latino Solistitium, composto di Sol, Sole e Stitio (= Statio), fermata, e da sistere – perf. Stiti – fermarsi – che è il raddoppiamento della radice Stare – Star fermo. Quindi, solstizio significa "il Sole si ferma", perché la sua elevazione zenitale non sembra cambiare da un giorno all'altro. Il solstizio d'estate è la data del giorno più lungo dell'anno, e di conseguenza della notte più corta. Al momento del solstizio, il Sole raggiunge la sua massima declinazione nel suo movimento apparente rispetto al piano dell'eclittica, ed è allo zenit al tropico del Cancro.

Il Sole nel Cancro


Tutte le leggende su questo periodo particolare dell'anno si basano su un evento che accade nel cielo il 24 giugno: il Sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, cioè a tornare indietro e cammina come un cancro, un granchio, sia pure impercettibilmente, sull'orizzonte : insomma, comincia l'estate, ma in realtà, da quel momento in poi, il sole comincia a calare, per dissolversi, al fine della sua corsa verso il basso, nelle brume invernali. Sarà all'altro solstizio, quello invernale, che in realtà l'inverno, raggiunta la più lunga delle sue notti, comincerà a decrescere, per lasciar posto all'estate. E' così che avviene, da millenni, la corsa delle stagioni.

Il Cancer
Il Sole, dunque, è entrato nella costellazione del Cancro. Il Cancro (in latino Cancer, "granchio") è una delle dodici costellazioni dello zodiaco. Il Cancro è piccolo e poco luminoso. Si trova tra i Gemelli ad ovest ed il Leone ad est. A nord si trova la Lance, a sud il Cane Minore e l'Idra. La stella più luminosa è β Cancri, chiamata Al Tarf ("la fine" della zampa del granchio), distante circa 200 anni luce. Altre stelle sono Acubens (α) di magnitudine 4,3, e le Asellis (gli asini), Asellus Borelis (γ) con mag. 4,7 e Asellus Australis (δ) con mag. 3,9. Queste ultime due rappresentano i due asini che Dioniso e Sileno cavalcarono in battaglia. Zeta Cancri è una stella tripla: è formata da una stella di magnitudine 5,1, da una di magnitudine 6 e da una di magnitudine 6,1. La stella 55 Cancri ha il sistema planetario più grande conosciuto finora: possiede infatti cinque pianeti confermati, quattro dei quali con una massa simile a quella di Giove e uno grande come Nettuno. Il Cancro è anche noto tra gli appassionati perché ospita il Presepe (M44), un ammasso aperto di forma caratteristica, che contiene anche la stella η Cancri. Dista circa 520 anni luce ed è di sesta magnitudine. Un altro ammasso aperto, M67 (vicino ad Acubens, α Cnc), è uno dei più vecchi ammassi conosciuti, con oltre 10 miliardi di anni. È un ammasso esteso e debole, con circa 100 stelle. Dista circa 2700 anni luce ed è di settima magnitudine. Sono presenti nel Cancro anche diverse galassie, alcune delle quali di un certo interesse, come NGC 2775, una galassia spirale gigante individuabile verso in confine con il Leone e l'Idra.

Il giorno più lungo



Chi non ricorda il famoso film “Il giorno più lungo”? Il 6 giugno 1944, sbarco degli Alleati in Normandia durante la seconda guerra mondiale. Il famoso D-Day. Il film venne tratto dal libro di Cornelius Ryan pubblicato per la prima volta nel 1959, che racconta la storia del primo giorno dello sbarco in Francia. Il titolo del film venne mutuato da una frase del feldmascerallo Rommel, la volpe del deserto. “Mi creda, disse il 22 aprile 1944 Rommel a Lang, le prime ventiquattro ore dell'invasione saranno decisive… per gli Alleati, e per la Germania, sarà il giorno più lungo”. Negli anni ’60, subito dopo l’uscita del film, in Italia, il 6 giugno venivano confuso con il 21 giugno, giorno del solstizio. In realtà, prima della riforma del calendario Gregoriano, era il 13 giugno il giorno più lungo, come era il giorno più corto il 13 dicembre, Santa Lucia. I giorni immediatamente successivi al solstizio, secondo la chiesa cristiana, prendevano il nome di “Celebrazioni solstiziali” e si estendevano dal 21 giugno fino al 24 giugno, la notte di San Giovanni Battista, e dal 21 dicembre fino al 27 dicembre, notte di San Giovanni Evangelista.

Celebrazioni solstiziali
Nel corso del tempo, si è assistito a un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e ritualità cristiana, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiù nelle aree rurali. Il Sole, in questo periodo, abbiamo detto, sembra fermarsi, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto fino al 24 giugno (per quello invernale il 25 dicembre) quando ricomincia a muoversi sorgendo gradualmente sempre più a sud sull'orizzonte (a nord per quello invernale). La notte di S. Giovanni, il 24 giugno appunto, rientra nelle celebrazioni solstiziali. Il nome associatogli deriva dalla religione Cristiana, perché secondo il suo calendario liturgico vi si celebra San Giovanni Battista (come il 27 dicembre S. Giovanni Evangelista). In questa festa, secondo un'antica credenza il Sole (fuoco) si sposa con la Luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava... una comoda associazione, da parte del cristianesimo, per sovrapporsi alle antiche celebrazioni...

Miscuglio di tradizioni antiche, pagane e ritualità
La notte di San Giovanni, il 24 giugno appunto, secondo un'antica credenza il Sole (fuoco) si sposa con la Luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava. La religione Cristiana, conscia della portata di questi festeggiamenti, si preoccupò fin dai suoi inizi di acquisire le date dei festeggiamenti, sovrapponendoli con solenni celebrazioni. Per dare un'idea dell'importanza di queste feste basta considerare che il solstizio invernale è stato sostituito dal Natale! E che, secondo la tradizione sapienziale, Giovanni sarebbe nato il 24 giugno, esattamente sei mesi prima di Cristo.

San Giovanni Battista
Durante il solstizio d'estate, dunque, quando il Sole cioè raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, comincia l'estate. Questo giorno era considerato sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista. E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. Tali riti antichi permangono, differenziandosi in varie forme, nell'arco di duemila anni, benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicarli, o perlomeno di renderli meno incompatibili con la solennità e si esauriscono soltanto con la sistematica repressione dei governanti laici dell'Italia unita: nelle zone rurali si mantengono tuttavia i riti più semplici e naturali, propri della società contadina e pastorale.

I falò sulle colline
Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell'anno, in tutte le campagne del Nord Europa l'attesa del sorgere del sole era propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti. Con il fuoco, si mettevano in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l'alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa. La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l'austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia. Anche in Valsesia si ritrova l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori.

Il fiori di San Giovanni
Artemisia, arnica, bacche, ribes, verbana e tanti altri ancora. Questi sono i fiori di San Giovanni che possedevano proprietà “divine”: ad esempio, la verbena, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituiva un'infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come "erba della croce", perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male ed anche come "erba della doppia vista" perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste. La storia relativa ai fiori magici è interessante, ed è frutto di credenze molto diffuse. In Boemia, ad esempio, si crede che il fiore della felce risplenda come l'oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni: chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d'oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra. In Russia, i contadini raccontano che chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Pare che questo fiore fiorisca improvvisamente, talvolta, a mezzanotte precisa della magica notte del solstizio d'estate. Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni, non diversamente che dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra : i contadini del Tirolo credono che alla vigilia di San Giovanni si possano veder brillare come fiamme i tesori nascosti e che il seme della felce raccolto in questa mistica notte possa portare alla superficie l'oro celato nelle viscere della terra. Nel cantone svizzero di Friburgo, il popolo usava un tempo vegliare vicino ad una felce la notte di San Giovanni, nella speranza di guadagnare il tesoro che qualche volta il diavolo in persona portava loro. Un altro fiore, questo facilmente rintracciabile e che appare d'oro anche ad occhio nudo, è legato nella memoria popolare al solstizio d'estate. La densità della sua fioritura è tale da risaltare sulle grandi distese, come una gran macchia di colore giallo oro misto a rame; i fiori, infatti, così numerosi e brillanti, durano poco, un giorno soltanto, e subito appassiscono e assumono un colore rosso ruggine. Si tratta dell'iperico, un fiore dei campi che è detto erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio, all'artemisia, alla ruta. Il suo stretto legame con il Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore "sangue di San Giovanni". E' davvero difficile risalire alla motivazione di questo accostamento - perché il Battista e non un altro martire ? - se non forse il fatto che l'iperico è un fiore che si accontenta di poco, per sopravvivere, e vive anche nei climi desertici, come fece un tempo Giovanni il Battista. Nelle leggende si parla anche di un 'erba piccolissima e sconosciuta, detta Erba dello Smarrimento. Si dice che essa venisse seminata dalle Fate e dai Folletti nei luoghi da loro frequentati e, calpestata, avrebbe allontanato dalla retta via il malcapitato. A questa leggenda si intreccia quella, di origine tedesca ma alquanto diffusa nel biellese, che, se taluno passa vicino alla magica fioritura della felce, nella notte di San Giovanni, senza raccogliere il seme che la pianta lascia cadere, sarà condannato a smarrirsi per via, anche se percorre strade a lui note.

Erba lucente
Altrettanto conosciuta era l'Erba Lucente, che consentiva, se portata sul corpo, di vedere la verità delle cose senza mascheramenti o inganni. Poiché quest'erba era invisibile agli uomini, ma non ai bovini domestici, la si poteva raccogliere solo seguendo un vitello al suo primo pascolo, oppure le mandrie, nella notte di San Giovanni. Si raccontava, infatti, che in quelle occasioni i bovini mangiassero solo quell'erba, dando così la possibilità a chi proprio lo desiderava di individuarla. Le vecchie storie non tramandano cosa accadesse agli incauti che ci riuscivano, cui da allora, conoscendo ogni verità, era negata la possibilità dell'illusione. Anche in Valsesia, ritroviamo l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Conservate gelosamente in casa, portate all'alpeggio in estate - verso il quale da molti paesi si partiva la stesso giorno del 24 di giugno - le erbe benedette riconsacravano la baita di montagna lasciata l'anno prima mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame con la sacralità della festa e del rito d'inizio d'estate. Al ritorno dall'alpe, quelle stesse erbe essiccate, unite ad un ramo di olivo e ad uno di ginepro, venivano bruciate nella stalla a protezione degli animali. Non a caso, dunque, il precursore di Cristo, rappresentato con l'Agnello mistico e vestito da eremita, pastore del deserto, fu assunto dai pastori come patrono privilegiato fino dai primi secoli cristiani.

Le lumache di San Giovanni
A Roma, ormai si è spento l’entusiasmo per la festa delle lumache di San Giovanni a Roma. Sono pochi i partecipanti, ma molti i turisti, che partecipano a questa grande festa dove le lumache sono al centro dell’attenzione e del palato degli avventori. Una volta, esisteva molta fede e devozione. Le lumache, con le lore corna proteggevano i “degustatori” dal malocchio e dalla corna. Ai romani, prima dell’ingestione, veniva chiesto da quale delle due disgrazie volevano essere salvati da San Giovanni. Sia dagli exit pol, che dai risultati definitivi, non si sa perché vinceva sempre il primo partito. Il secondo raggiungeva a mala pena i risultati dell’Udc.

Stonehenge



Il 21 giugno 2008, Stonehenge, il grandioso monumento preistorico in Inghilterra, il sito dei druidi, come da tradizione consolidata, ha celebrato il giorno più lungo dell'anno. Suoni di corni hanno festeggiato la nascita del Sole del solstizio d'estate quando in Italia erano le 5.58. Peccato che le nuvole, nel cielo inglese, impedissero la visuale. Secondo la polizia circa 28.000 persone hanno compiuto il viaggio fino a Stonehenge; ci sono stati alcuni arresti per furti e ubriachezza molesta. Molte migliaia in più hanno seguito l'evento sul sito web di Stonehenge. Stonehenge (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che deriva da hang, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. C'è dibattito circa l'età della costruzione, ma la maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 a.C. e il 2000 a.C. L'edificazione del terrapieno circolare e del fossato sono state datate al 3100 a.C..

19 giugno 2008

Gelmini promossa in Economia aziendale

Grazie, Mariastella
di Roberto Maurizio


Buona la seconda!
La seconda prova degli esami di Stato 2007-2008, come la prima è andata bene. Dopo anni di ottusità ministeriale, la cui filosofia si basava su “ti faccio fuori se non sai”, si è passati a quella più “federalista”, “fammi sapere cosa conosci”. La seconda prova negli istituti tecnici commerciali, sempre snobbati dai media e dai politici la cui provenienza è legata ai licei, è stata “abbordabile”: il Fair Value, l’analisi per indici, il rendiconto finanziario, il budget, il bilancio delle banche. Si è dato, perciò, la possibilità agli alunni di dimostrare quello che sapevano, quello che avevano “appreso” e non quello che non sapevano, quello che resterà per sempre un buco nero nella loro storia di questa vita terrena. L’economia aziendale, nata in Italia (Fra’ Paciolo) e sviluppatasi con il contributo di autori italiani, riconosciuti a livello internazionale, da Zappa a Besta, da Amaduzzi a Onida, è sempre stata la “bestia nera” che non faceva dormire gli alunni “la notte prima degli esami”. Una delle tante soluzioni del tema di Economia aziendale è pubblicata sul sito www.istitutoleopardi.blogspot.com . Per la la connessione alla soluzione, cliccare su questo indirizzo: soluzioneprofmaurizio.


La Ministra. La “vicina” degli studenti
I ringraziamenti di tanti alunni e alunne vanno a Mariastella Gelmini, la ministra dell’Istruzione, la Ministra “vicina” agli interessi e ai problemi dei giovani. La seconda prova degli istituti tecnici commerciali, è stata “piacevole”, grazie anche all’interessamento di Mariastella..


Avanti così!
Finalmente, sembra che qualcosa si stia movendo nella scuola italiana. La prima e la seconda prova degli esami di Stato rappresentano solo la punta di un iceberg. Un buon’inizio. Occorre, adesso, rimediare agli errori della “gestione” fallimentare di Fioroni: le commissioni con i membri esterni (soldi buttati), il recupero dei debiti durante l’estate che saranno pagati dalle famiglie (intese come contribuenti), dalle imprese turistiche e dagli insegnanti allo sbando, senza tutela sindacale.



La quarta I
Le famose tre I (inglese, informatica, investimenti) stavano per essere messe in soffitta da Fioroni. Nonostante l’attaccamento viscerale alla nostra lingua, l’italiano purtroppo è una lingua parlata dall’ 1,3 % della popolazione mondiale. L’inglese, invece, è una “lingua veicolare”, come una volta era il greco o il latino. Senza informatica oggi non si può vivere, com’ è noto. Infine, la scuola, è un investimento produttivo del paese. Secondo l‘articolo 1, comma 1, dello “Statuto degli Studenti e delle Studentesse della Repubblica italiana”, la scuola è “il luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica”. La scuola, come istituzione che persegue finalità educative attraverso un programma di studi o di attività metodicamente ordinate, è sicuramente un’azienda, come la famiglia, il comune, la regione e lo Stato; un’azienda di erogazione che si differenzia dall’impresa perché non mira al profitto. Il profitto è l’utile di esercizio derivante dalla differenza tra i costi e i ricavi realizzati in un anno, ma è anche l’incremento del patrimonio lordo delle imprese di produzione. Per le aziende di erogazione, quindi anche la scuola, il patrimonio lordo è l’incremento di cultura e conoscenze della collettività. La scuola, dunque, è un luogo dove si produce cultura, saperi, intelligenza, innovazioni e know how, dunque la scuola è “superiore” ad un’impresa commerciale. Oltre a queste tre I, esiste, però, una quarta, quella degli imbecilli, che vorrebbero ricacciare l’istituzione scolastica in una nicchia riservata ad un’élite che serve a riprodurre cloni di politici e di potenti italiani, quelli che vogliono i "membri esterni" per far valere la "bontà dell'arroganza dell'io ti boccio".

La scuola come riposo
Potrà apparire incredibile, ma la parola scuola, che per la massima parte dei giovani suona come lavoro, sudore e pena, in origine significava esattamente il contrario: riposo, ozio, tempo beato lontano da ogni fatica e preoccupazione. Scuola deriva infatti dal greco scholé, che significa "riposo", perché, una volta, i soli che si dedicassero agli studi, essendone le donne escluse, erano gli uomini che erano dediti alle "cure delle armi o dei campi". Perciò, quei pochi momenti liberi che potevano dedicarsi all'esercizio della mente erano considerati un riposo piacevole, uno svago ristoratore. Questo tipo di scuola non piace affatto ai "terroristi" della quarta I.

18 giugno 2008

Gelmini promossa in Italiano

Finalmente una prova decente di Italiano
di Roberto Maurizio



Al di là dell’errore su Montale, i versi del grande poeta erano rivolti ad un uomo e non a una donna, quest’anno il Ministero ha superato sé stesso. Per la prima volta, i temi proposti erano “affrontabili” e anche interessanti. La Ministra Mariastella Gelmini, che in occasione della prima prova scritta, si è recata in un Liceo scientifico della “periferia” romana, per augurare agli alunni un sereno esame, senza traumi e senza paure, ha scelto bene. Quasi tutti gli argomenti proposti erano veramente interessanti. Il ruolo della donna dopo nel XX secolo, i rifugiati e, soprattutto, la tutela del lavoro, le morti bianche. Sembra che la responsabile del Dicastero dell’Istruzione abbia letto questo blog. Ecco cosa era, tra l’altro, scritto sul post del 12 giugno 2008 di “Stampa, Scuola e Vita”: Titolo “Spoon River” alla catanese. Un epitaffio da Mineo”. Domani la seconda prova. Speriamo che sia “abordabile” come la prima.



Nei giovani governano le idee
Per sconfiggere l’olocausto delle morti bianche…
La mia proposta è la seguente: iniziamo con la scuola, innestando la Cultura della Sicurezza. L'innesto è un fenomeno naturale. Si innesta un fiore, una pianta, un albero. La nostra vita è stata "innestata" sulle religioni, sulle scoperte, sulla scienza, sui lumi. Concetti che vengono trasmessi attraverso la famiglia, la scuola, la società. La scuola, il primo grande gradino dopo la famiglia, può essere il volano di nuove idee. Il prossimo 18 giugno, circa 500.000 studenti affronteranno l’Esame di Stato 2007-2008 per conseguire un diploma di Secondo grado. Il Ministero della Pubblica (Pubblica di nuovo cassata) Istruzione prepara in segreto (quanto segreto non si sa) le tracce per il tema della Prima Prova: Italiano. Perché mai, il Ministero (che non è un Mistero) non pubblica le tematiche che gli alunni dovrebbero affrontare? La Ministra Gelmini, in altre parole, dovrebbe dire: “ragazzi e ragazze preparatevi sulle tematiche relative alle morti bianche” . Quale potrebbe essere il risultato? Invece di continuare a parlare di Cavour (con tutto il rispetto), di Mazzini e di Garibaldi (non ne parliamo) o di Giolitti, Mussolini (il più gettonato) e della crisi del ’29, quando il petrolio costava 3 centesimi di dollaro al barile, contro i circa 200 0 250 dollari attuali, perché non vi preparate per bene sulla protezione della vita in ambiente lavorativo, dandoci anche dei consigli (nei giovani governano le idee).


Il governo della "mano invisibile"


Il verbo governare, transitivo, della prima coniugazione, che significa, tra le altre cose, condurre tra gli scogli e le secche, tra le tempeste e i venti contrari, metaforicamente, reggere il timone dello Stato, temperare, regolare, custodire, provvedere ai bisogni, fornire del necessario, operare, fare, in questo contesto è stato utilizzato per affermare la presenza di una specie di “invisible hand” che guida i giovani nell’attraversamento di scogli e di secche verso una spiaggia piena di sogni che si tramutano, con il tempo, la volontà e la perseveranza, in realtà.
Ieri, 17 giugno 2008, non ho fatto in tempo a pubblicare questo articolo, già pronto. La nazionale italiana e la sua bella vittoria sulla Francia mi hanno impedito, come nel caso dell’accreditamento alla Fao, l’invio. Esperti informatici possono constatarlo facilmente. Ad ogni buon conto, ecco l’articolo.

ESAMI DI STATO 2007-2008: la morte sul lavoro (17 giugno 2008)
Il tema di italiano e la seconda prova negli istituti tecnici commerciali, quest’anno, dovrebbero essere dedicati ai problemi inerenti la sicurezza sul lavoro. Questa non è una “soffiata”, ma una proposta concreta avanzata da “Stampa, Scuola e Vita” alla Ministra dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. 500.000 studenti, anche se per poche ore, dovessero riflettere su un argomento sul quale non si può più fare a meno di prendere decisioni concrete, come giustamente continua a sottolineare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, due giorni sì e uno no, in occasione di disastri ormai annunciati e sicuri sul posto di lavoro.


Banalità disarmante
La banalità è l’arma spuntata in tasca agli studenti mediocri che affrontano problemi profondi con superficialità disarmante.


Esempio di svolgimento “banale” (Saggio breve)
Ormai, oggi, in Italia, le morti sul lavoro sono una penosa realtà che riempie i giornali e le televisioni degli italiani quotidianamente. L’assuefazione all’accettazione dello stillicidio di notizie sulla morte è, purtroppo, una constatazione evidente. Le prese di posizione da parte dei politici, dei policy makers e delle lobbies (imprenditori, sindacati, chiesa, etc.), sono tanto effimere quanto inefficaci. Basta con le morti degli operai nelle fabbriche, sui ponteggi, sul posto di lavoro! Occorrono leggi speciali per arrestare il fenomeno che getta lutto su migliaia di famiglie nella nostra penisola.




Karl Popper
"Un fatto smentisce cento teorie, 100 teorie non smentiscono un fatto”. Karl Popper.


Esempio di svolgimento “intelligente” (Articolo di giornale)
ROMA - «Quando si verificano assurde e atroci tragedie sul lavoro in angosciosa sequenza in cui perdono la vita dei lavoratori, si leva ancor più fortemente il grido "basta!". Non può continuare così non ci si può rassegnare come una inevitabile fatalità dobbiamo tutti rimboccarci le maniche», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando presso la sede dell'Inail la Festa del Lavoro nella ricorrenza del Primo Maggio.
INCIDENTI SUL LAVORO - Il Presidente della Repubblica ha ricordato che «gli incidenti non discriminano, essi colpiscono ugualmente lavoratori nazionali e immigrati. Anzi, dal momento che i lavoratori immigrati sono più spesso assunti nell’economia sommersa sono anche più a rischio. Chi lavora in nero, infatti - ha concluso Napolitano - manca di formazione e spesso degli strumenti necessari a proteggersi contro gli incidenti. E oggi tra le categorie a rischio troviamo in modo particolare i precari, anch’essi poveri di formazione, e gli anziani, sui quali pesano maggiormente condizioni di stress».
LA MANIFESTAZIONE DI RAVENNA - Il sindacato è pronto a riformare il contratto di lavoro. Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato oggi, in occasione della Festa dei lavoratori al comizio organizzato a Ravenna, l’avvio della discussione con il coinvolgimento di tutti gli organismi sindacali e dei militanti per la riforma del contratto di lavoro. La svolta era stata anticipata dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, poco prima di partecipare al corteo partito da piazza Baracca, corteo che ha poi raggiunto i giardini pubblici di Ravenna dove si è svolto il comizio finale dei tre segretari confederali.
RIFORMA - A chi gli chiedeva se si è arrivati ad un accordo sul tema dei contratti del lavoro, Bonanni ha risposto: «Sì. Questa mattina comunichiamo che siamo d’accordo tutti e tre ad avviare una discussione con il coinvolgimento degli organismi sindacali, quadri e militanti perché si apra una stagione nuova». Questo, secondo il segretario della Cisl, «aiuterà il Paese a crescere a condizione che anche altri facciano la stessa cosa, le imprese, le autorità, le Istituzioni e le forze politiche. Ognuno - insiste Bonanni - si dia una regola, ognuno capisca che l’elemento essenziale per la comunità Italia è la collaborazione, la tolleranza e la disponibilità dell’uno verso l’altro».
POSSIBILE COLLABORAZIONE CON IL NUOVO GOVERNO - «Se il nuovo governo avrà intenzione, così come l'ha il sindacato, di confrontarsi ognuno con le proprie responsabilità e cioè, il sindacato rappresentando i lavoratori e il governo rappresentando tutta la comunità, a quel punto la collaborazione ci potrà essere. Noi dobbiamo sperare che questo avvenga», ha detto ancora Bonanni. Apertura anche da parte del leader della Cgil Guglielmo Epifani: «Naturalmente non andiamo in discesa: dopo di che i governi vanno sempre rispettati e giudicati per le cose che fanno», ha detto ricordando che ci sono tanti problemi da risolvere, dalla sicurezza alla precarietà, dai rinnovi dei contratti alla riduzione fiscale per lavoratori e pensionati: «Da questo partiremo e valuteremo». Mano tesa anche da parte del segretario della Uil, Luigi Angeletti, convinto che «il rapporto con il governo non sarà più difficile». Certo, ha aggiunto il segretario della Uil, «dipenderà da quanto saprà dare risposte positive per gli impegni che ha assunto. Se farà delle cose positive per il Paese il dialogo sarà semplice».
EPIFANI: «SARA' INTESA DI ALTO PROFILO» - Quella dei sindacati sulla riforma contrattuale «sarà un'intesa di alto profilo» ha poi spiegato Epifani che ha chiarito i termini dell'accordo di massima raggiunto dai tre leader di Cgil,Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale. «Abbiamo in corso una discussione e a giorni prenderemo una decisione: siamo in condizione, da qui a qualche giorno, di presentare un'intesa di altro profilo», ha detto Epifani ricordando che tra i punti qualificanti della proposta ci sarà il tema della rappresentatività del sindacato «un bagno di democrazia che vale per ciascuno di noi».
EPIFANI: CONFINDUSTRIA ESPELLA AZIENDE IRREGOLARI - Così come Confindustria in Sicilia ha deciso di espellere tutte le imprese che pagano il pizzo, da Confindustria nazionale deve arrivare un segnale altrettanto chiaro nei confronti di chi non rispetta le regole sulla sicurezza nei posti di lavoro. Lo ha chiesto successivamente dal palco sempre Guglielmo Epifani. «Come sindacati - dice Epifani - abbiamo salutato favorevolmente come gesto non solo simbolico quello di Confindustria Sicilia» che ha deciso di espellere le imprese che pagano il pizzo. «Confindustria - ha continuato poi il segretario - può fare lo stesso per le imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza. Oppure la sicurezza vale meno del pizzo?».
LE MANIFESTAZIONI NELLE ALTRE CITTA' - Altre manifestazioni, oltre a quella nazionale di Ravenna, si sono svolte anche nelle principali città italiane. In particolare a Milano si è svolto il tradizionale corteo. In testa al corteo - che ha poi raggiunto Piazza Duomo, dove hanno preso la parola i segretari generali milanesi di Cgil, Cisl e Uil - i gonfaloni della città di Milano e di altri comuni limitrofi alla metropoli.
(Fonte: Il Corriere della Sera, 2 maggio 2008)


La «231» vigila ma apre ai modelli aziendali


di Marco Bellinazzo


In caso di gravi infortuni sul lavoro, le imprese dovranno fare i conti anche con le sanzioni dettate dal decreto legislativo 231 del 2001. A meno che non abbiano adottato "idonei" modelli organizzativi.Il testo unico sulla sicurezza del lavoro – approvato giovedì dal Consiglio dei ministri – completa, infatti, l'introduzione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche alle violazioni delle norme antinfortunistiche da cui derivino la morte o lesioni gravi. In queste circostanze per le aziende potrebbero esserci pesanti conseguenze: da multe che possono arrivare a 1,5 milioni di euro a sanzioni interdittive come il divieto di contrattare con la Pa e l'esclusione da agevolazioni e finanziamenti pubblici.I modelli organizzativi Per la prima volta dall'introduzione della responsabilità amministrativa, però, nelle ipotesi di violazione di norme antinfortunistiche sarà "garantita" alle imprese una via d'uscita. Mentre infatti, di solito, spetta al giudice valutare l'efficacia dei modelli organizzativi scelti dall'impresa per decretarne l'esonero dalle sanzioni, nel caso della sicurezza, la forza "esimente" dei modelli è sancita direttamente dalla legge. In altre parole, se le imprese adotteranno le misure "standard" indicate nello schema di decreto, atteso ora al vaglio del Parlamento per i pareri, avranno la certezza di sfuggire agli effetti della «231». Non a caso, l'articolo 30 del testo di attuazione della legge delega 123 dell'agosto 2007 disciplina dettagliatamente i contenuti dei modelli di gestione, che dovranno assicurare un sistema aziendale per l'adempimento di tutti gli obblighi relativi, tra l'altro: al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a impianti, agenti chimici, fisici e biologici; alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione conseguenti; alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso, gestione degli appalti, consultazioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; alle attività di sorveglianza sanitaria; all'informazione e formazione dei lavoratori.Il modello organizzativo, inoltre, dovrà prevedere un sistema di controllo sull'attuazione delle prescrizioni antinfortunistiche. Peraltro, le imprese fino a 50 lavoratori potranno ottenere finanziamenti per l'adozione dei modelli. In questa prima fase poi sarà sufficiente optare per modelli di organizzazione conformi alle Linee guida Uni-Inail del 28 settembre 2001 o al British Standard OHSAS 18001:2007.Le sanzioni In realtà, è possibile far valere già dall'agosto 2007 la responsabilità delle imprese, inserita tra le norme immediatamente operative della legge 123/07 (articolo 9). Lo schema di decreto legislativo varato da Palazzo Chigi, oltre a certificare l'esimente dei modelli, ha provveduto tuttavia a rimodulare l'impianto delle sanzioni per graduarle alla gravità degli incidenti.La sanzione pecuniaria più incisiva – pari a 1.000 quote, corrispondenti a una somma che può variare da 250mila a 1,5 milioni di euro – e quelle interdittive da tre mesi a un anno, troveranno applicazione solo per i casi più gravi, come l'omicidio colposo, commesso con la violazione degli obblighi non delegabili del datore (valutazione e documentazione dei rischi aziendali) nei settori produttivi più esposti. Nei casi di omicidio colposo derivante dal mancato rispetto degli altri obblighi posti a carico del datore di lavoro e dei dirigenti troverà spazio una sanzione pecuniaria variabile tra 250 e 500 quote (più le sanzioni interdittive da tre mesi a un anno). Mentre in caso di incidenti che provochino lesioni gravi o gravissime scatterà una sanzione pecuniaria in misura non superiore a 250 quote e sanzioni interdittive sotto i sei mesi.Effetti da «231» Omicidio colposo/1 Se il dipendente muore sul lavoro perché il datore ha violato gli obblighi non delegabili ai dirigenti (come la valutazione e la documentazione dei rischi aziendali), l'impresa può essere colpita con una sanzione pecuniaria in misura pari a mille quote (da 250mila a 1,5 milioni di euro). Inoltre troveranno applicazione sanzioni interdittive (da tre mesi a un anno) tra cui la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti e contributi o il divieto di contrattare con la PaOmicidio colposo/2 In caso di omicidio colposo causato dalla violazione degli altri obblighi posti a carico di datore e dirigenti si applicherà una sanzione pecuniaria compresa tra 250 e 500 quote. Inoltre troveranno applicazione sanzioni interdittive da tre mesi a 1 annoLesioni gravi o gravissime Per le lesioni personali gravi o gravissime, commesse violando le norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro, si applica una sanzione pecuniaria fino a 250 quote e sanzioni interdittive per una durata non superiore a sei mesi
8 marzo 2008

17 giugno 2008

La camisa negra

La camisa negra
Un pizzico di sale di Roberto Maurizio

Juanes, il tormentone del 2005

La fine degli studenti
Si è svolto oggi, 17 giugno 2008, su tutto il territorio nazionale la prova scritta prevista, quest’anno per la prima volta, a conclusione del primo ciclo d’istruzione che riguarderà l’italiano e la matematica. È quanto stabilito nella circolare n. 32 del 14 marzo 2008 sugli scrutini e gli esami per l’anno scolastico 2007/2008 (da oggi disponibile sul sito del Ministero, http://www.pubblica.istruzione.it/) e nella direttiva n. 16 del 25 gennaio 2008. Fare per forza indossare all'Italia l'uniforme, la camicia nera, il fazzoletto rosso, l'uguaglianza a tutti i costi, è invercocondo. In un'epoca di globalizzazione selvaggia, non tener conto delle differenze ancora esistenti tra le diverse regioni italiane e, a loro interno, tra un'area e un'altra, non sembra essere coerente con le scelte degli italiani che vogliono la "devolution", il "federalismo", il riconoscimento delle realtà locali per creare una nazione unita, un'Europa unita, un pianeta unito nella diversità.



Le cifre non hanno colore
A Rovigo, questa è la settimana degli esami, per gli alunni di terza media (circa 2.000) e gli studenti (1.875) che vanno a chiudere con la "maturità" il ciclo di studi secondario. Le stesse cifre di Rovigo, spalmate su tutt'Italia, confermano che gli studenti italiani stanno scomparendo dalle scuole superiori. Se gli alunni delle Terze medie, che affrontano l'esame UNICO (Uniforme, Nazionale, Italiano, Cognitivo, Organolettico) sono 600.000 mentre quelli che fanno gli Esami di Stato sono 500.000, tenendo conto dell'abbandono scolastico, dell'orientamento verso impieghi produttivi per i nostri studenti, del tasso di bocciatura sempre più duro e più penalizzante per alunni e insegnanti (finalmente, queste estate i professori saranno chiamati a colmare i debiti prodotti da loro stessi, dalle famiglie e dallo Stato con la complicità degli alunni, sempre con lo stesso stipendio da fame!), fra cinque anni gli studenti delle superiori saranno 330.000 e gli universitari iscritti 33.000. Il colore delle cifre possono cambiare solo se il ministero dell'Istruzione saprà ridare vitalità ad una scuola caduta al punto più basso della sua esistenza, senza idee, senza ideali, senza soldi. Il colore delle cifre potranno cambiare solo con l'aiuto di qualche milioni di immigrati in più, scuri di pelle e con la camisa negra.

16 giugno 2008

L'Isola che non c'è

Islanda. L’isola che non c’è
di Roberto Maurizio
Lo schiaffo di Dublino
Lo schiaffo di Dublino all’Europa non può distruggere l’idea di un’Europa unita. Un’isola cattolica che entra in contrasto con il Vaticano non si era mai vista prima. Un’isola cattolica che crede di essere stata tradita da un’Europa che ha rinunciato a difendere i valori cristiani contro l’Islam, è come se fosse un’isola che non c’è. Perché Dublino ha tradito l’Europa? Che cosa sia successo realmente, si leggerà sui libri di storia. Si sa solo che la meravigliosa Isola verde, se continua a persistere nella sua ottusità, è destinata a scomparire dalle carte europee. Venerdì prossimo, 20 giugno, si alzeranno gli aerei dei Presidenti dei parlamenti europei (di Camera e Senato) chiamati a predisporre soluzioni che impediscano il naufragio del Trattato Europeo di Lisbona. L'incontro è stato programmato, da tempo, su iniziativa del Ministro degli Esteri portoghese José Matos da Gama e all'ordine del giorno c'é proprio il Trattato di Lisbona. E' quindi inevitabile che l'accento cada sul fallimento del referendum irlandese. Renato Schifani e Gianfranco Fini hanno già indicato che il 14 giugno 2008, in perfetta coerenza con le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la via maestra per uscire dall'impasse sarà quella di far proseguire l'approvazione del Trattato anche negli altri paesi (finora ci sono 18 sì su 27 componenti) per dimostrare che c'é una schiacciante maggioranza a favore dell'Unione. E' evidente tuttavia che a Lisbona i Presidenti dei Parlamenti Europei potranno dare solo un contributo per rammendare lo strappo di Dublino verso una Ue politicamente più coesa. Nello stesso giorno si riunirà, infatti, a Bruxelles il Consiglio Europeo al quale competerà la decisione di non interrompere il percorso di approvazione del Trattato.

Fuori i mercanti dal tempio


Mentre le personalità politiche dell’Europa dei 27 stanno cercando una soluzione, l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, afferma che "il Trattato è morto”. Cossiga sogna un'Europa dei popoli e, come Gesù Cristo, vuole scacciare dal Tempio i mercanti. In questo modo, la “Sardegna” dichiara guerra contro i burocrati. Dopo il trauma irlandese, la politica e la diplomazia si sono già messe al lavoro per trovare una soluzione condivisa per trovare risposte positive ad interrogativi finora sopiti sul distacco tra Ue e popoli d'Europa. Chi non ha dubbi di sorta sono proprio i leghisti che a Milano hanno organizzato un brindisi di benvenuto al referendum irlandese dinanzi alla sede della Commissione Europea.

Il gioco delle tre carte


I grandi “sapienti” hanno nelle loro tasche la soluzione: per creare l’Europa unita occorre eliminare la burocrazia. Questo è un “chiodo fisso” di Luigi De Marchi (ex Presidente dell’Agsi). Fondamentalmente, De Marchi, con le sue pubblicazioni sembra aver trovata la soluzione. De Marchi ha ragione. Ma, forse, non si è domandato e risposto adeguatamente sul ruolo della burocrazia. Con burocrazia si intende l'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità. Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il "potere degli uffici" (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutte e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione. L'etimologia ibrida del termine, dal francese bureau (ufficio) connesso al greco krátos (potere) ne rivela l'origine tarda e la derivazione di chiara matrice francofona. Molti sono convinti che in Italia, dal 1945 al 1989 (caduta del muro di Berlino), dal 1990 al 1994 (eliminazione dei partiti “tradizionali” italiani, Dc e Psi, con Mani Pulite), dal 1995 al 2008 (era della possibilità di fare entrare l’Italia nella cerchia delle democrazie occidentali con il bipolarismo), a comandare c’erano i democristiani, i socialisti, i liberali, i repubblicani. Invece a comandare c’era e c’è la burocrazia. In un ministero non ha mai comandato in Italia un ministro, ma un Direttore generale, una segretaria di professione, un usciere. Era come il gioco delle tre carte: adesso comanda la Dc, poi il Psi, poi il centro sinistra, poi l’Ulivo, poi l’alberello, poi Forza Italia, poi Forza Lazio, poi il Centro sinistra, con la sinistra estrema, il Partito della Rifondazione comunista, i Verdi, poi i gialli, adesso i verdi che non sono Verdi, ma sono Verdi, anche se non sono mai stati a Busseto. Chi chiedesse l’eliminazione della burocrazia è come se chiedesse l’eliminazione degli operai e degli imprenditori. Un’azienda, per sua natura, fino a prova contraria, è composta dalla classe dirigente (gli imprenditori), dai burocratici (che svolgono la funzione dell’organizzazione vitale per un’azienda, quella che viene definita gestione analitica, di risultato, di reporting, di analisi dei risultati), dagli impiegati (sempre inseriti nella burocrazia) e degli operai (quelli che poi pagano di più, con la vita e con stipendi da fame). Nell’ottica del bipartitismo, se cambi il Ministro e non cambi la struttura del ministero non hai cambiato nulla. Nella cultura anglosassone, infatti, c’è lo Spoils System.

Spoils System


In politica l'espressione inglese spoil system (letteralmente: sistema delle spoglie) descrive una pratica per cui le forze politiche al governo distribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l'organizzazione politica. Sebbene le linee generali di questa pratica si possano ricondurre alla nozione di clientelismo, l'espressione spoils system non implica, originariamente, una connotazione negativa o l'idea che tale distribuzione di cariche sia necessariamente un abuso (in altre parole, si tratta di un'espressione moralmente neutra che descrive una prassi formalmente riconosciuta, e apertamente applicata, in determinati periodi storici negli Stati Uniti come in altri paesi). L'origine dell'espressione è il motto statunitense to the victor go the spoils ("ai vincitori va il bottino"). Allo Spoils System si contrappone il Merit System (letteralmente: sistema del merito) in base al quale la titolarità degli uffici pubblici viene assegnata a seguito di una valutazione oggettiva della capacità di svolgere le relative funzioni, senza tenere conto dell'affiliazione politica dei candidati. Il metodo tipico attraverso il quale si realizza il Merit System è il pubblico concorso. In Italia, sicuramente, non è stata mai applicata nessuna delle due soluzioni. In Europa, in pratica, uno stivale più grande, è successa la stessa cosa.

Conclusioni


1. L’Irlanda, se vuole, può rimanere fuori dall’Europa;
2. La burocrazia è l’anima dell’Europa;
3. Senza burocrazia non esiste uno Stato o una pluralità di Stati;
4. La burocrazia deve essere “addomesticata”, resa meno prepotente è più produttiva, dallo Spoils System e dal Merit System;
5. Un’Europa senza burocrati è come una macchina senza benzina.
6. Si può eliminare la burocrazia subito dopo aver scoperto un propellente nuovo capace di far camminare le automobili, i camion e gli aerei.

15 giugno 2008

Francia e Sardegna

La Sardegna? Una piccola Francia
di Roberto Maurizio




La Sardegna, da lontano, da molto lontano, assomiglia alla Francia. Guardando le immagini sopra riportate, si nota una certa somiglianza fra le due entità territoriali. Cosa distingue la seconda dalla prima? In Francia ci sono i francesi, in Sardegna i sardi.

Il Trattato di Lisbona

Lisboa Antigua
di Roberto Maurizio

Irlanda, un caso di coscienza
L’Europa è davanti all’incubo di una nuova crisi istituzionale, dopo che la maggioranza degli irlandesi (53,4%) ha bocciato, il 13 giugno 2008, con un referendum il Trattato Ue. L’Irlanda, prima ruba tutti i benefici provenienti dall’Europa, diventando una potenza economica, e poi vota contro! La Storia è la disciplina più bella tra tutte le altre, perché nel suo indice non mette mai la parola fine. Ci sono delle interruzioni, come la scomparsa dei dinosauri, la scomparsa dell’impero romano, la scomparsa dell’impero cinese, la scomparsa di Hitler, la scomparsa di Stalin, la scomparsa della tigre della Tasmania, la scomparsa della Juventus in serie B, ma la Storia non mette mai il punto finale, il punto definitivo. La tecnologia è sviluppata a tal punto che ogni cosa verrà letta fra 100 anni nelle sue giuste dimensioni. Fra cento anni si potrà leggere la verità. La verità è qualcosa di impalpabile oggi, come il borotalco, ma un domani sarà svelata e sarà in grado di rivelare, valutare opportunamente tutti i comportamenti degli uomini. Questo blog, anche se verrà cancellato da Google, resterà per sempre, perché la parola, il verbo, è stata lanciata nello spazio siderale (sidus = astri) e rimarrà intatta per l’eternità. Negli astri, gente intelligente, con tecnologia superiore alla nostra, saprà leggere, raccontare e valutare. Non si ha ancora la certezza delle menti extraterresti. Per ora esistono gli argonauti di Internet. Colgo l’occasione di salutare i miei amici internauti siriani, palestinesi, israeliani, cinesi e indiani. Un saluto anche ai latinoamericani che hanno accumulato 30 anni di ritardo, per rincorrere ideologie malsane basate sulla violenza. Presto anche per loro ci sarà la rivoluzione della pace che cancellerà dalle loro menti gli elementi infetti della loro inferiorità. Come avrete capito, sto scherzando, i marziani non esistono, come non esiste Chavez, Cuba, l’Iran e le Farc. La democrazia è qualcosa di difficile da raggiungere. E anche quando si raggiunge, manca sempre un metro alla fine. Il voto contrario dell’Irlanda a Lisbona è un pretesto per la stampa e per i politici di “sbattere il mostro in Prima Pagina”. Effettivamente, però, nessuno può negare che la scelta dell’Isola Verde non avrebbe mai fatto piacere a Vivien Hewitt.

Solo la bellezza di questa immagine dovrebbe garantire l'adesione al Trattato di Lisbona


Il singhiozzo di Prodi
“Sono molto addolorato per l'esito del referendum irlandese anche perché questo viene da un popolo che più di ogni altro ha goduto i vantaggi della sua appartenenza all'Unione Europea e ha avuto tassi di sviluppo elevatissimi e aiuti economici che non hanno confronto in situazioni analoghe", afferma Romano Prodi in una nota. "E' chiaro - aggiunge - che la volontà popolare va rispettata ma è altrettanto chiaro che l'Unione Europea deve andare avanti e che i popoli che decidono in modo autonomo e democratico di rifiutare i trattati sottoscritti dai loro governi ne traggono coerentemente le conseguenze. L'Europa - conclude Prodi - non può più procedere a singhiozzo bloccata dai veti di coloro che non si sentono più appartenenti a questa grande impresa".


Ai quattro cantoni, gioca chi vuole
Il «no» dell’Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona non può in alcun modo bloccare il processo delle ratifiche e il cammino dell’Ue. Lo dice senza mezzi termini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano commentando gli esiti del referendum irlandese. «Non si può ora neppure immaginare di ripartire da zero - osserva Napolitano -. Né si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell’1% della popolazione dell’Unione possa arrestare l’indispensabile, ed oramai non più procrastinabile, processo di riforma. L’iter delle ratifiche dovrà andare avanti fino a raggiungere in tempi brevi la soglia dei 4 quinti, perché il Consiglio europeo possa subito dopo, secondo l’articolo 48 del nuovo Trattato, prendere le sue decisioni». Napolitano ricorda quanto sia stato laborioso e faticoso il processo per arrivare al compromesso rappresentato dal Trattato di Lisbona dopo la bocciatura della Costituzione Ue da parte di Francia e Olanda. «Per ben sei anni - ricorda il Presidente -, i governi di tutti gli Stati attualmente membri dell’Unione si sono confrontati e hanno condotto negoziati su un nuovo Trattato: quello costituzionale, di cui non si completò il processo di ratifica, e poi quello di Lisbona. Entrambi i Trattati furono sottoscritti dai Capi di governo di tutti gli Stati membri». Il Trattato di Lisbona
Il 13 dicembre 2007 i leader dell’Unione europea hanno firmato il trattato di Lisbona, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.
Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il nuovo trattato doterà l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini.
1. Un’Europa più democratica e trasparente, che rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, offre ai cittadini maggiori possibilità di far sentire la loro voce e chiarisce la ripartizione delle competenze a livello europeo e nazionale.
· Un ruolo rafforzato per il Parlamento europeo: il Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, sarà dotato di nuovi importanti poteri per quanto riguarda la legislazione e il bilancio dell’UE e gli accordi internazionali. In particolare, l’estensione della procedura di codecisione garantirà al Parlamento europeo una posizione di parità rispetto al Consiglio, dove sono rappresentati gli Stati membri, per la maggior parte degli atti legislativi europei.
· Un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali: i parlamenti nazionali potranno essere maggiormente coinvolti nell’attività dell’UE, in particolare grazie ad un nuovo meccanismo per verificare che l’Unione intervenga solo quando l’azione a livello europeo risulti più efficace (principio di sussidiarietà). Questa maggiore partecipazione, insieme al potenziamento del ruolo del Parlamento europeo, accrescerà la legittimità ed il funzionamento democratico dell’Unione.
· Una voce più forte per i cittadini: grazie alla cosiddetta “iniziativa dei cittadini”, un gruppo di almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri potrà invitare la Commissione a presentare nuove proposte.
· Ripartizione delle competenze: la categorizzazione delle competenze consentirà di definire in modo più preciso i rapporti tra gli Stati membri e l’Unione europea.
· Recesso dall’Unione: per la prima volta, il trattato di Lisbona riconosce espressamente agli Stati membri la possibilità di recedere dall’Unione.
Un’Europa più efficiente, che semplifica i suoi metodi di lavoro e le norme di voto, si dota di istituzioni più moderne e adeguate ad un’Unione a 27 e dispone di una maggiore capacità di intervenire nei settori di massima priorità per l’Unione di oggi.
· Un processo decisionale efficace ed efficiente: il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio sarà esteso a nuovi ambiti politici per accelerare e rendere più efficiente il processo decisionale. A partire dal 2014, il calcolo della maggioranza qualificata si baserà sulla doppia maggioranza degli Stati membri e della popolazione, in modo da rappresentare la doppia legittimità dell’Unione. La doppia maggioranza è raggiunta quando una decisione è approvata da almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Unione.
· Un quadro istituzionale più stabile e più semplice: il trattato di Lisbona istituisce la figura del presidente del Consiglio europeo, eletto per un mandato di due anni e mezzo, introduce un legame diretto tra l’elezione del presidente della Commissione e l’esito delle elezioni europee, prevede nuove disposizioni per la futura composizione del Parlamento europeo e per una Commissione ridotta e stabilisce norme più chiare sulla cooperazione rafforzata e sulle disposizioni finanziarie.
· Migliorare la vita degli europei: il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica energetica, la salute pubblica, la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di interesse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione territoriale, la politica commerciale, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa.
Un’Europa di diritti e valori, di libertà, solidarietà e sicurezza, che promuove i valori dell’Unione, integra la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario europeo, prevede nuovi meccanismi di solidarietà e garantisce una migliore protezione dei cittadini europei.
· Valori democratici: il trattato di Lisbona precisa e rafforza i valori e gli obiettivi sui quali l'Unione si fonda. Questi valori devono servire da punto di riferimento per i cittadini europei e dimostrare quello che l’Europa può offrire ai suoi partner nel resto del mondo.
· I diritti dei cittadini e la Carta dei diritti fondamentali: il trattato di Lisbona mantiene i diritti esistenti e ne introduce di nuovi. In particolare, garantisce le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali rendendoli giuridicamente vincolanti. Il trattato contempla diritti civili, politici, economici e sociali.
· Libertà dei cittadini europei: il trattato di Lisbona mantiene e rafforza le quattro libertà fondamentali, nonché la libertà politica, economica e sociale dei cittadini europei.
· Solidarietà tra gli Stati membri: il trattato di Lisbona dispone che l'Unione e gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntamente in uno spirito di solidarietà se un paese dell’UE è oggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. Pone inoltre l’accento sulla solidarietà nel settore energetico.
· Maggiore sicurezza per tutti: la capacità di azione dell'Unione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sarà rafforzata, consentendo di rendere più incisiva la lotta alla criminalità e al terrorismo. Anche le nuove disposizioni in materia di protezione civile, aiuti umanitari e salute pubblica contribuiranno a potenziare la capacità dell'Unione di far fronte alle minacce per la sicurezza dei cittadini.
Un’Europa protagonista sulla scena internazionale, il cui ruolo sarà potenziato raggruppando gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda sia l’elaborazione che l’approvazione di nuove politiche. Il trattato di Lisbona permetterà all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con i partner a livello mondiale. Metterà la potenza economica, umanitaria, politica e diplomatica dell’Europa al servizio dei suoi interessi e valori in tutto il mondo, pur rispettando gli interessi particolari degli Stati membri in politica estera.
· La nuova figura di alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione, è destinata a conferire all'azione esterna dell'UE maggiore impatto, coerenza e visibilità.
· Un nuovo servizio europeo per l’azione esterna assisterà l’alto rappresentante nell’esercizio delle sue funzioni.
· La personalità giuridica unica conferita all’Unione ne rafforzerà il potere negoziale, potenzierà ulteriormente la sua azione in ambito internazionale e la renderà un partner più visibile per i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.
· La politica europea di sicurezza e di difesa, pur conservando dispositivi decisionali speciali, agevolerà la cooperazione rafforzata tra un numero ristretto di Stati membri.


Il Trattatino

14 giugno 2008

La cronaca nera delle morti bianche

La cronaca nera delle morti bianche
di Roberto Maurizio



La morte non ha un colore
Ancora vittime sul lavoro, in Sicilia e in Lombardia. A due giorni dalla strage di Mineo, costata la vita a quattro impiegati e a due operai (questa divisione marxista mal si addice alla situazione attuale dove gli operai non esistono quasi più e gli impiegati sono trattati peggio degli operai) e per i quali sette persone, tra cui il sindaco del piccolo capoluogo etneo, risultano indagate per omicidio colposo. «Di fronte al ripetersi di tragedie sul lavoro come quella di Settimo Milanese, al di là delle parole si impongono fatti concreti» ha ammonito il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al prefetto di Milano. Il Capo dello Stato ha espresso cordoglio per i nuovi episodi di incidenti mortali sul lavoro.



Due morti arabi
Due morti bianche a Settimo Milanese e una vittima a Termini Imerese. Nel capoluogo (termine tecnico poco conoscito dai cittadini comuni: in genere una città o un paese sede di una divisione amministrativa) lombardo due operai (questa volta veri operai) sono morti nel crollo di un’impalcatura, mentre un terzo lavoratore è rimasto ferito in maniera gravissima. I deceduti sono due ragazzi di 27 e 28 anni, Hassan Mohammed e Salama Awad Omar, morti sul colpo; Hassan Khamis, 38 anni, cugino di Mohammed, sposato e padre di due figli, è ricoverato in gravi condizioni all'Humanitas di Rozzano. Tutti sono cittadini di nazionalità egiziana, irregolari in Italia, residenti a Milano nel quartiere Stadera. I ponteggi per la costruzione del complesso residenziale in una frazione di Settimo Milanese sono crollati durante la fase di smontaggio. Awat, cugino di una delle due vittime - il giovane Mohammed, di 27 anni - e del ferito, ha raccontato: «Lavoravano in nero, con chi non lo so. Erano i miei cugini: ora uno è morto e uno in ospedale». Il giovane egiziano ha poi aggiunto che i cugini erano stati assoldati in piazzale Lotto, a Milano, dove spesso i «caporali» offrono impieghi a manodopera di origine straniera. L’azienda appaltatrice dei lavori è la ditta Delta di Nerviano, ma a quanto sembra ad avere in subappalto la gestione dei ponteggi era l’azienda Ecoponteggi di Trezzano sull’Adda. Non solo: pare che vi fosse stato un ulteriore subappalto ad un'altra ditta di Milano.



A Termini Imerese
A Termini Imerese, nel Palermitano, un operaio di 44 anni è caduto da un'impalcatura morendo sul colpo. È accaduto intorno alle 9 del 13 giugno, sant’Antonio. L'uomo, originario di Trabia, è precipitato da un'altezza di circa tre metri. Lavorava alla centrale termoelettrica dell'Enel, ma per una ditta esterna, e stava eseguendo dei lavori di manutenzione ai supporti meccanici, insieme ad altri colleghi. Indagini sono in corso per accertare la responsabilità di terzi o se si è trattato di un malore accusato dall'operaio mentre eseguiva lavori di manutenzione. L'operaio morto, che ha battuto con violenza la testa, si chiamava Domenico Cagnina, dipendente della ditta Marine Srl di Messina che aveva in appalto dall'Enel alcuni lavori nella centrale di Termini Imerese. Sul posto nel momento dell'incidente, da quanto si apprende, c'era anche il figlio dell'operaio. A terra è stato trovato un casco, ma non è certo che lo indossasse al momento della caduta.





Crocifisso su un palo
Anche la Sardegna entra nella cronaca nera delle morti bianche. Secondo incidente mortale sul lavoro nelle ultime 48 ore in Sardegna. La vittima si chiama Fausto Serci, e aveva 55 anni. Mentre lavorava nel pomeriggio in un cantiere dello stadio comunale di Donori, piccolo centro a 25 chilometri da Cagliari, è stato violentemente colpito al torace da un palo della luce crollato per cause ancora da accertare. In un primo momento l'uomo si è rialzato e ha ripreso a lavorare. Ma dopo due ore si è sentito male. Gli operatori del 118 sono intervenuti immediatamente, ma l'operaio è morto all'ospedale Marino di Cagliari. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Dolianova. Mercoledì scorso era morto poco dopo il ricovero nell'ospedale di Nuoro Francesco Ziranu, un operaio di 46 anni, di Orani, caduta da un ponteggio nel centro del paese. L'uomo stava eseguendo dei lavori di manutenzione di un'abitazione privata, da solo, quando, per cause ancora da accertare, ha perso l'equilibrio ed è caduto, facendo un volo di alcuni metri.



Tra folgorazioni e impalcature
Incidente sul lavoro anche a Sestriere (Torino). Un uomo di 32 anni è rimasto folgorato e ha riportato gravi ustioni mentre stava lavorando alla manutenzione di una turbina. È successo all'interno della ditta Metanalpi. Sembra che l'operaio, residente a Fiorano Canavese, stesse lavorando con un trapano e con la punta abbia inavvertitamente toccato un fascio di cavi ad alta tensione. È stato trasportato al Cto di Torino, dove è ricoverato in prognosi riservata. Ha riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 45 del corpo, in particolare a volto e torace. Un operaio di 53 anni, Francesco Immariso, originario di Santo Stefano di Camastra (Messina) è ricoverato in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell'ospedale Cannizzaro di Catania. L'uomo è precipitato da un'impalcatura alta 4 metri mentre stava lavorando in un cantiere nella zona di viale Africa per il raddoppio della tratta ferroviaria.





La risposta del sindacato: per un pugno di dollari



Per protestare contro lo «stillicidio» delle morti bianche tutti i lavoratori metalmeccanici sciopereranno per un'ora, martedì prossimo: l'astensione, proclamata da Fim Fiom e Uilm, è stata indetta dalle ore 11 alle ore 12 (ultima ora per i turnisti) per protestare contro. Non abbiamo i dati definitivi delle morti bianche, degli omicidi sul lavoro, sugli incidenti quotidiani che non smetteranno mai di arrestarsi. Quello che balza subito all’occhio. è che un’ora di sciopero dei compagni della Fim, della Fiom e dell’Uilm equivale più o meno a un milionesimo di risarcimento morale e civile per i compagni lavoratori caduti sul lavoro per un pugno di dollari.

12 giugno 2008

Mineo, di strage in strage

"Spoon River" alla catanese. Un epitaffio da Mineo
di Roberto Maurizio

Una coincidenza astrale


Si chiama Glast (Gamma-Ray Large Area Space Telescope) e nasce da un contributo degli scienziati italiani. E’ un potente osservatorio astronomico della Nasa per lo studio dell’universo violento, lanciato da un vettore Delta da Cape Canaveral l’11 giugno 2008, alle ore 18.05 ora italiana. 11 giugno, come 11 settembre. Ma qui, Alkaida non c’entra. Forse, però, c’è una coincidenza astrale. Infatti, quasi nello stesso istante della messa in orbita di Glast, a 53 chilometri da Catania, a Mineo, sei persone vengono uccise da miasmi (voce dotta, miasma, che significa lordura, contaminazione, da miainein – lordare, di etimologia incerta, al plurale, miasmi, significa malsana esalazione di organismi in putrefazione o di acqua stagnante e impaludata che viziano l’aria, odore fetido o pestilenziale) e fango.


Dormono, dormono, dormono sulla collina
Come sulla Collina di Spoon River, vicino a Springfield, si stendono, ora, a Mineo, gli epitaffi di quattro dipendenti comunali e due operai di una ditta specializzata del settore. "Dove sono Giuseppe Zaccaria, 47 anni, Natale Sofia, 37, Giuseppe Palumbo, 57, Natale Giovanni Sofia, 37, Salvatore Tumino, 47, e Salvatore Smecca, 47? "Uno trapassò in una febbre, uno fu arso in miniera, uno fu ucciso in una rissa, uno morì in prigione, uno cadde da un ponte levatoio lavorando per i suoi cari, tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina". "The Hill": "One passed in a fewer, One was burned in a mine, One died in a jail, One fell from a bridge toiling for children and wife - All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill".

Universo violento

I versi di Edgar Lee Masters non sono "rassicuranti". Altrettanto poco "gioviali" si preannuncia la missione di Glast che sta cercando l'Universo violento. Ma Glast non si accorge che la vera violenza è a due passi da Catania. Sei morti. Sei famiglie distrutte. Ma, quello che più spaventa è la giovane età delle vittime di Mineo, commemorate, il giorno dopo da tanti vecchi politicanti che nello loro vita non hai corso il rischio di una “morte bianca”. Temperare una matita, coltivare i tulipani, non è la stessa cosa di stare in bilico a 100 metri di altezza, di stare vicino alla bocca della fornace di un'acciaiaria, di lavorare sull'autostrada con "pazzi al volante" con o senza alcool che sfrecciano a 180 chilometri all'ora per raggiungere una meta senza fine. E' la pazzia che guida la mente degli assassini. E' la pazzia senza senso, senza pregresso quella che più conta. E' la pazzia senza futuro. L'unico, finora, che ha saputo contrastare questo "pazzo, pazzo mondo" è stato il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, anche in questa tragica occasione, è stato all’altezza della sua carica. Purtroppo, la "televisione" trasmette immagini che restano indelebili nella mente dell'ignaro telespettatore: si vedono commemorazione di morti sul lavoro (sempre giovani) da parte di una grigia platea, questa veramente bianca nel colore dei capelli. E' facile piangere quando non si è coinvolti direttamente. E' facile fare discorsi altisonanti quando non si è in grado di capire il pericolo che corre un lavoratore, lontano anni luci dalla sedia ovale nella quale si attende fiduciosi il passaggio obbligato che altri sono costretti a percorre a 27/50 anni (gli anni più belli della vita).

La morte sul fondo di una cisterna

Li hanno “ripescati”, dopo molte ore sul fondo di una cisterna del depuratore di Mineo, nel Catanese. I feretri con i loro corpi hanno lasciato quello che un tempo era il loro posto di lavoro tra le urla di dolore e i pianti di amici e famigliari. L'ennesimo caso di morti bianche, una tragedia che ha gettato nello sconforto sei famiglie. I sei operai, sembra, che non indossassero alcuna protezione per naso, bocca e sistema respiratorio in genere. I soccorritori li hanno trovati riversi in una vasca di sedici metri per 5 metri di profondità, coperti dalla melma che affluisce dalle due vasche adiacenti. La griglia di protezione era stata asportata. Sarà in ogni caso l'autopsia a far luce sulle cause della morte. «Sono morti abbracciati uno con l'altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda» ha raccontato don Minè Valdini, parroco della chiesa di Sant'Agrippina, patrono di Mineo, che ha visto le sei vittime all'interno del depuratore dove è avvenuta la tragedia. «Sono morti - ha aggiunto il sacerdote, trattenendo a stento la commozione - con un gesto d'amore. Un atto di generosità che purtroppo non è servito a nulla».

L’analisi di Gad Lerner




Gad Lerner ha ricordato nel suo blog che "quando gli operai muoiono in troppi alla volta come a Mineo, fulminati o asfissiati letteralmente nella melma, resi massa irriconoscibile dal colore del fango, allora l’Italia è costretta a ricordare”. “Si crepa di nuovo nelle stive, nelle autocisterne, nei depuratori, sulle impalcature, sulle linee di lavorazione a caldo, come un tempo si crepava nelle miniere. Subiamo il contrasto scandaloso fra la retorica di una sicurezza ideologica, con cui viene drogata la politica, e poi la sicurezza effettiva sacrificata magari con la scusa che la produttività si migliori facendo senza gli scafandri, gli estintori, i respiratori, i caschi. L’umiliazione del lavoro manuale, la retrocessione della vita operaia a destino sfortunato, spesso vengono giustificate in nome di una virtuosa concordia interclassista, perché il conflitto fra legittimi interessi altro non sarebbe che “invidia sociale”. Lerner si scaglia conto i “costi crescenti, e dice: "Metteteli a bilancio per tempo, invece di stanziare oltre dieci milioni di euro per l’indennizzo delle vittime della ThissenKrupp, oltretutto ponendo la condizione vessatoria che rinuncino a costituirsi parte civile nel processo”. “Il lutto, continua Lerner, degli operai siciliani, piemontesi, veneti, liguri, pugliesi – il susseguirsi delle stragi al ritmo insopportabile di dieci morti in un solo giorno- rivela il tragitto di un paese nel quale i lavoratori tornano a essere plebe”. “Il nostro rimpianto boom economico, al tempo della ricostruzione, secondo Lerner, semmai lui l'ha veramente vissuto (ndr), scaturì dal concorso fra talento imprenditoriale e ritrovata dignità del lavoro, dall’orgoglio di una comunità nazionale capace di valorizzare anche la fatica fisica che oggi invece viene rimossa, imposta per bisogno, sopportata come vessazione” (Qui non so se Lerner abbia ragione. I dati sui morti degli anni '50, '60 e '70 sul lavoro non sono ancora stati resi noti. So che proprio in quegli anni i nostri emigranti in Canada lavoravano a 150 metri di altezza a 23 - 30 gradi sotto zero, e se non morivano subito, poco ci mancava). “Quei lavoratori di Mineo, sottoliena Lerner, andati cinque metri sotto terra senza attrezzature e prevenzioni adeguate, rappresentano una quotidianità italiana vergognosa, l’abitudine dilagante al pressappochismo”.

I morti sul lavoro e il Presidente
Nel suo discorso in occasione della festa del Primo Maggio 2008, il Presidente Giorgio Napolitano, ha ricordato che ci sono in Italia questioni che «possono essere affrontate attraverso la condivisione e quindi la continuità delle necessarie linee di intervento, al di là delle pur fisiologiche contrapposizioni politiche e dell’alternarsi delle maggioranze e dei governi». Lavoratori che si feriscono, che rimangono invalidi, che perdono la vita rappresentano certamente un problema nazionale, che richiede una riflessione collettiva, uno sforzo congiunto dei partiti e delle parti sociali. Mi pare che l’intenzione sia stata da tutti più volte manifestata, passiamo concretamente ai fatti. Le riforme che riguardano la flessibilità del lavoro non dovrebbero trascurare la sicurezza per chi lavora e per chi interagisce con i lavoratori.

Esami di Stato 2007-2008: la cultura della sicurezza
Parole stanche e dolenti, come quelle del poeta americano Edgar Lee Masters (autore di Spoon River Anthology), pubblicate tra il 1914 1 il 1915 sul Mirror di St. Louis, riprese da Fabrizio D’Andrè, in collaborazione con Fernanda Pivano e Cesare Pavese. Masters si ispirò a personaggi veramente eistiti nei paesini di Lewinstown e Petersburg, vicino a Springfield nell’Illinois. La caratteristica saliente dei personaggi di Edgar Lee Masters è che i morti non hanno più niente da dire e da perdere, quindi, possono raccontare la loro vita in assoluta sincerità. Chi muore lavorando, forse, qualcosa in più potrebbe dirla: le stragi della ThyssenKrupp, di Porto Marghera, di Molfetta, di Mineo, dovrebbero segnare un confine al di là quale non si dovrebbe andare. Non è accettabile che l’Italia, uno dei paesi più ricchi e organizzati del pianeta, debba registrare quasi un milione di incidenti sul lavoro l’anno: 930.000 denunciati, senza contare i “nascosti”, un lavoratore ucciso ogni 7 ore, 45 miliardi di euro l’anno per una strage di innocenti che potrebbe essere evitata. Come? Attraverso la Cultura della Sicurezza.

Nei giovani governano le idee


La mia proposta è la seguente: iniziamo con la scuola, innestando la Cultura della Sicurezza. L'innesto è un fenomeno naturale. Si innesta un fiore, una pianta, un albero. La notra vita è stata "innestata" sulle religioni, sulle scoperte, sulla scienza, sui lumi. Concetti che vengono trasmessi attraverso la famiglia, la scuola, la società. La scuola, il primo grande gradino dopo la famiglia, può essere il volano di nuove idee. Il prossimo 18 giugno, circa 500.000 studenti affronteranno l’Esame di Stato 2007-2008 per conseguire un diploma di Secondo grado. Il Ministero della Pubblica (cassata) Istruzione prepara in segreto (quanto segreto non si sa) le tracce per il tema della Prima Prova: Italiano. Perché mai, il Ministero (che non è un Mistero) non pubblica le tematiche che gli alunni dovrebbero affrontare? La Ministra Gelmini, in altre parole, dovrebbe dire: “ragazzi e ragazze preparatevi sulle tematiche relative alle morti bianche” . Quale potrebbe essere il risultato? Invece di continuare a parlare di Cavour (con tutto il rispetto), di Mazzini e di Garibaldi (non ne parliamo) o di Giolitti, Mussolini (il più gettonato) e della crisi del ’29, quando il petrolio costava 3 centesimi di dollaro al barile, contro i circa 200 0 250 dollari attuali, perché non vi preparate per bene sulla protezione della vita in ambiente lavorativo, dandoci anche dei consigli (nei giovani governano le idee).

Gli alunni italiani come gli indiani canadesi?



L’Esame di Stato, come è concepito adesso, non è un momento finale di cinque anni di studi. E’ stato studiato per farlo diventare una trappola mortale per gli studenti. La volontà di uccidere la creatività è sintomatica negli astrusi e controversi temi che di anno in anno vengono proposti agli studenti trattati come merce da buttare al macero, senza raccolta differenziata. La volontà del Ministero è quella di uccidere squali e delfini, di estinguere un’intera identità culturale ed etnica. La cosiddetta “seconda prova” è un dramma, un’ecatombe che si abbatte su migliaia e migliaia di studenti con il solo scopo fanatico e truculento di smerdare la scuola italiana. Bisogna agire prima e non dopo. La tremenda e truculenta illusione dei debiti è mutuata direttamente dal nostro Ministro dell'Economia: tanti debiti, tanto onore! Anche nella “seconda prova”, perché non renderla pubblica preventivamente, perlomeno nelle sue parti essenziali? La scuola media superiore non inizia dal quinto anno, ma dal primo. E già dal primo anno gli alunni devono essere edotti e indirizzati adeguatamente affinché non si verifichi più la possibilità di fare arricchire quelli de “La notte prima degli esami”. Siamo un paese sviluppato. Buttate i carciofi oltre l’ostacolo. La globalizzazione non ci dà scampo e giustificazioni di sorta. Gli studenti italiani sono trattati come gli indiani del Canada.

Il vento cambia in Canada

Stasera, 12 giugno 2008, il Canada si fermerà. Maxi-schermi sono stati allestiti in molte città per seguire il discorso di riconciliazione del Primo Ministro. Il Parlamento fermerà tutti i lavori. C'è grossa attesa anche tra le associazioni dei nativi indiani, che oggi sono più di un milione. Alcuni di loro, soprattutto Inuit (quelli che un tempo venivano chiamati eschimesi, termine oggi considerato dispregiativo) e Metis (discendenti di famiglie indiane incrociate con europei), protesteranno perché i risarcimenti vengano allargati alle persone escluse perché le loro scuole non fanno parte della "lista nera". Thomas Loutit ha passato otto anni in quella scuola. Otto anni in cui è stato obbligato a cancellare la sua identità culturale e etnica. Otto anni in cui ha subito violenze sessuali. Michael Cachagee aveva 4 anni quando venne strappato alla sua famiglia e portato in una delle tante scuole religiose fondate e sovvenzionate dallo Stato canadese dal 1870 al 1970. Con una sola missione: "cristianizzare e civilizzare" gli indigeni. L'obiettivo, nelle parole di un alto funzionario degli Affari Indiani del 1920, era quello di "distruggere l'indiano finché è bambino". Questa sorte in cento anni ha travolto 150 mila piccoli appartenenti ai gruppi etnici aborigeni Inuit, First Nations e Metis. Frammenti di vite spezzate a cui oggi il governo del Canada, per bocca del Primo ministro Stephen Harper, ha chiesto ufficialmente scusa. Non solo. Per 90 mila di loro, tra cui figurano sopravvissuti e discendenti, riceveranno un risarcimento miliardario, di 2 miliardi di dollari. Una prima commissione governativa che ha coinvolto tutte le parti in causa, comprese le comunità e diversi rappresentanti religiosi, ha concluso nel 1996 che il programma ha danneggiato in maniera irreversibile generazioni di aborigeni e ha distrutto la loro cultura. Il primo risultato del gruppo di lavoro è stato quello di fare chiudere i battenti all'ultima di quelle 130 scuole. "Ne abbiamo voluto fare parte - dice un portavoce ecclesiastico - perché volevamo dire la nostra. Non tutti hanno partecipato a quegli abusi". A occuparsi del compenso sarà una commissione creata con parte dei 4,9 miliardi di dollari, cifra più alta della storia del Paese, raggiunta al termine di un accordo tra governo, confessioni religiose e rappresentanti indigeni, al termine di una class action promossa dai nativi. Riceveranno un risarcimento tutti gli studenti delle scuole incriminate, mentre un'ulteriore somma andrà alle vittime di abusi sessuali. A coordinare la commissione sarà Harry LaForme, primo e unico aborigeno a essere nominato giudice di Corte di Appello. La Forme viaggerà attraverso il Paese per ascoltare storie di studenti, insegnanti e testimoni e per educare i canadesi sul "lato oscuro della storia del Paese".

Una dolce, fragile e straziante conclusione, tra miasmi e De Andrè

Gli abitanti di Mineo, in altre occasioni

Il sipario, in Italia, dopo ogni scena, si chiude inesorabilmente. Il pregresso, solo ieri, diventa passato remoto. E il passato remoto, oggi, non esiste più. Dunque, occorre riunire le scene pregresse per trasformare le vecchie e ingiallite fotografie (le tante morti sul lavoro) in un film multicolore da mostrare ai giovani, sicuramente più interessati all'immediato, all'acid text. Rimontare le scene e fargli capire che un domani, che è ieri per lui, potrebbe essere quello di suo figlio. I giovani non comprendono il passato, hanno paura del presente, ma percepiscono il futuro. Per parlare con i giovani occorre cambiare linguaggio, compreso quello del sottoscritto che andrebbe rivisitato e opportunamente "sciacquato" nelle acque dell’Arno. Come fa un lettore a capire l’articolo sui tragici fatti di Meneo quando si ritrova sbattuto in faccia “la Collina di Spoon River”, di Edgar Lee Masters, De Andrè, Pivano, Pavese e i miasmi? Certo che gli italiani avranno sempre più a che fare nel futuro con i miasmi.

Declassare i morti

Parole come stanco, dolente, strage, ecatombe, cordoglio, rabbia, sdegno, basta, facciamo qualcosa, sono parole che non «passano» il velo dell’attenzione di un’opinione pubblica che sobbalza solo un istante, prima di declassare queste morti nella lista delle cose «inevitabili», da dimenticare presto, come Aung San Suu Kyi, Ingrid Betancourt, il ciclone Nargis, il Darfur, il fucile puntato contro i giornalisti, i bimbi affamati in Africa.

A Tarallucci e Vino
L’unica consolazione è che, adesso, arriverà una Commissione d’inchiesta parlamentare. Servirà? Sì, come le altre.