16 giugno 2008

L'Isola che non c'è

Islanda. L’isola che non c’è
di Roberto Maurizio
Lo schiaffo di Dublino
Lo schiaffo di Dublino all’Europa non può distruggere l’idea di un’Europa unita. Un’isola cattolica che entra in contrasto con il Vaticano non si era mai vista prima. Un’isola cattolica che crede di essere stata tradita da un’Europa che ha rinunciato a difendere i valori cristiani contro l’Islam, è come se fosse un’isola che non c’è. Perché Dublino ha tradito l’Europa? Che cosa sia successo realmente, si leggerà sui libri di storia. Si sa solo che la meravigliosa Isola verde, se continua a persistere nella sua ottusità, è destinata a scomparire dalle carte europee. Venerdì prossimo, 20 giugno, si alzeranno gli aerei dei Presidenti dei parlamenti europei (di Camera e Senato) chiamati a predisporre soluzioni che impediscano il naufragio del Trattato Europeo di Lisbona. L'incontro è stato programmato, da tempo, su iniziativa del Ministro degli Esteri portoghese José Matos da Gama e all'ordine del giorno c'é proprio il Trattato di Lisbona. E' quindi inevitabile che l'accento cada sul fallimento del referendum irlandese. Renato Schifani e Gianfranco Fini hanno già indicato che il 14 giugno 2008, in perfetta coerenza con le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la via maestra per uscire dall'impasse sarà quella di far proseguire l'approvazione del Trattato anche negli altri paesi (finora ci sono 18 sì su 27 componenti) per dimostrare che c'é una schiacciante maggioranza a favore dell'Unione. E' evidente tuttavia che a Lisbona i Presidenti dei Parlamenti Europei potranno dare solo un contributo per rammendare lo strappo di Dublino verso una Ue politicamente più coesa. Nello stesso giorno si riunirà, infatti, a Bruxelles il Consiglio Europeo al quale competerà la decisione di non interrompere il percorso di approvazione del Trattato.

Fuori i mercanti dal tempio


Mentre le personalità politiche dell’Europa dei 27 stanno cercando una soluzione, l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, afferma che "il Trattato è morto”. Cossiga sogna un'Europa dei popoli e, come Gesù Cristo, vuole scacciare dal Tempio i mercanti. In questo modo, la “Sardegna” dichiara guerra contro i burocrati. Dopo il trauma irlandese, la politica e la diplomazia si sono già messe al lavoro per trovare una soluzione condivisa per trovare risposte positive ad interrogativi finora sopiti sul distacco tra Ue e popoli d'Europa. Chi non ha dubbi di sorta sono proprio i leghisti che a Milano hanno organizzato un brindisi di benvenuto al referendum irlandese dinanzi alla sede della Commissione Europea.

Il gioco delle tre carte


I grandi “sapienti” hanno nelle loro tasche la soluzione: per creare l’Europa unita occorre eliminare la burocrazia. Questo è un “chiodo fisso” di Luigi De Marchi (ex Presidente dell’Agsi). Fondamentalmente, De Marchi, con le sue pubblicazioni sembra aver trovata la soluzione. De Marchi ha ragione. Ma, forse, non si è domandato e risposto adeguatamente sul ruolo della burocrazia. Con burocrazia si intende l'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità. Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il "potere degli uffici" (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutte e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione. L'etimologia ibrida del termine, dal francese bureau (ufficio) connesso al greco krátos (potere) ne rivela l'origine tarda e la derivazione di chiara matrice francofona. Molti sono convinti che in Italia, dal 1945 al 1989 (caduta del muro di Berlino), dal 1990 al 1994 (eliminazione dei partiti “tradizionali” italiani, Dc e Psi, con Mani Pulite), dal 1995 al 2008 (era della possibilità di fare entrare l’Italia nella cerchia delle democrazie occidentali con il bipolarismo), a comandare c’erano i democristiani, i socialisti, i liberali, i repubblicani. Invece a comandare c’era e c’è la burocrazia. In un ministero non ha mai comandato in Italia un ministro, ma un Direttore generale, una segretaria di professione, un usciere. Era come il gioco delle tre carte: adesso comanda la Dc, poi il Psi, poi il centro sinistra, poi l’Ulivo, poi l’alberello, poi Forza Italia, poi Forza Lazio, poi il Centro sinistra, con la sinistra estrema, il Partito della Rifondazione comunista, i Verdi, poi i gialli, adesso i verdi che non sono Verdi, ma sono Verdi, anche se non sono mai stati a Busseto. Chi chiedesse l’eliminazione della burocrazia è come se chiedesse l’eliminazione degli operai e degli imprenditori. Un’azienda, per sua natura, fino a prova contraria, è composta dalla classe dirigente (gli imprenditori), dai burocratici (che svolgono la funzione dell’organizzazione vitale per un’azienda, quella che viene definita gestione analitica, di risultato, di reporting, di analisi dei risultati), dagli impiegati (sempre inseriti nella burocrazia) e degli operai (quelli che poi pagano di più, con la vita e con stipendi da fame). Nell’ottica del bipartitismo, se cambi il Ministro e non cambi la struttura del ministero non hai cambiato nulla. Nella cultura anglosassone, infatti, c’è lo Spoils System.

Spoils System


In politica l'espressione inglese spoil system (letteralmente: sistema delle spoglie) descrive una pratica per cui le forze politiche al governo distribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l'organizzazione politica. Sebbene le linee generali di questa pratica si possano ricondurre alla nozione di clientelismo, l'espressione spoils system non implica, originariamente, una connotazione negativa o l'idea che tale distribuzione di cariche sia necessariamente un abuso (in altre parole, si tratta di un'espressione moralmente neutra che descrive una prassi formalmente riconosciuta, e apertamente applicata, in determinati periodi storici negli Stati Uniti come in altri paesi). L'origine dell'espressione è il motto statunitense to the victor go the spoils ("ai vincitori va il bottino"). Allo Spoils System si contrappone il Merit System (letteralmente: sistema del merito) in base al quale la titolarità degli uffici pubblici viene assegnata a seguito di una valutazione oggettiva della capacità di svolgere le relative funzioni, senza tenere conto dell'affiliazione politica dei candidati. Il metodo tipico attraverso il quale si realizza il Merit System è il pubblico concorso. In Italia, sicuramente, non è stata mai applicata nessuna delle due soluzioni. In Europa, in pratica, uno stivale più grande, è successa la stessa cosa.

Conclusioni


1. L’Irlanda, se vuole, può rimanere fuori dall’Europa;
2. La burocrazia è l’anima dell’Europa;
3. Senza burocrazia non esiste uno Stato o una pluralità di Stati;
4. La burocrazia deve essere “addomesticata”, resa meno prepotente è più produttiva, dallo Spoils System e dal Merit System;
5. Un’Europa senza burocrati è come una macchina senza benzina.
6. Si può eliminare la burocrazia subito dopo aver scoperto un propellente nuovo capace di far camminare le automobili, i camion e gli aerei.

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