30 novembre 2009

Aids una pandemia ancora da debellare

Primo dicembre: la Giornata mondiale contro l’Aids
di Roberto Maurizio

Una Giornata dopo un'altra




Non sono passate ancora le polemiche sulla “Giornata contro la violenza sulle donne” che si "festeggia" un altro grave problema, quello dell’Aids, una terribile malattia, una pandemia non ancora domata. Ancora un’altra “Giornata” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, una dietro l'altra. Domani, primo dicembre, quindi, si “celebra” la “Giornata mondiale contro l’Aids”, dedicata ad accrescere la coscienza dell’epidemia mondiale di Aids dovuta alla diffusione del virus Hiv. La ricorrenza è stata scelta in quanto il primo caso di Aids è stato diagnosticato il 1º dicembre 1981. Da allora l'Aids ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. Per quanto in tempi recenti l'accesso alle terapie e ai farmaci antiretrovirali sia migliorato in molte regioni del mondo, l'epidemia di Aids ha mietuto circa 3,1 milioni di vittime nel corso del 2005 (le stime si situano tra 2,9 e 3,3 milioni), oltre la metà delle quali (570.000) erano bambini. L'idea di una Giornata mondiale contro l'Aids ha avuto origine al Summit mondiale dei ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell'Aids del 1988 ed è stata in seguito adottata da governi, organizzazioni internazionali ed associazioni di tutto il mondo.


Impegno quotidiano contro una terribile malattia




Dal 1987 al 2004 la "Giornata mondiale contro l'Aids" è stata organizzata dall'Unaids, ovvero dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della lotta all'Aids, la quale, in collaborazione con altre organizzazioni coinvolte, ha scelto di volta in volta un “tema” per la Giornata. Dal 2005 l'Unaid ha demandato la responsabilità dell'organizzazione e gestione della Giornata mondiale alla Wac (The World AIDS Campaign), un’organizzazione indipendente, che ha scelto come tema per l'anno - e fino al 2010 - Stop Aids: Keep the Promise (ovvero "Fermare l'Aids: manteniamo la promessa") tema che non è strettamente legato alla Giornata mondiale, ma che rispecchia l'impegno quotidiano della Wac.

Intanto… la Rai…


Monica Sette, la "fata del giorno"?

Il servizio pubblico, con tanto di canone scippato alle vecchiette del Sud, invece di dare una mano all’Onu, si occupa del “Fatto del giorno”, quello di Monica Sette con i suoi 2 o 3 milioni di telespettatori che sono costretti a vederlo, solo perché non hanno un’alternativa: un orrido Tg regionale, Uomini e donne, 8 minuti e mezzo di Scienza di Leonardo.


Alessandra Mussolini. Una ragazza seria...



“Il Fatto” non è colui che si fa di cocaina o di “K morte”, termine utilizzato da questa trasmissione radical chic, tra i quali emergono uno Sgarbi enciclopedico e una Alessandra Mussolini che fa le prediche sull’altare dell’integrità della famiglia e sul sito della purificazione e della serietà del matrimonio (Roberto Fiore sa perfettamente che Alessandra è una ragazza seria: non ride mai quando recita i versi del Decamerone); “Il Fatto” si autodefinisce “programma televisivo”. La cosa più bella di oggi su“Il Fatto del giorno” è stata la faccia di Fox, non quella della volpe né dei rotoloni di carta igienica, ma quella dell’astrologo. Paolo Fox è stato categorico parlando dell’Oro scopo, o “Ora scopo” di Berlusconi e di Bersani, tutti e due della “Bilancia”. Il secondo dovrà penare molto nel 2010, mentre il primo, dopo aver visitato tutti i dittatori “energetici” del mondo, avrà gatte da pelare: gli sono rimasti solo il comunista Fidel Castro e il poco petrol e tanto comunista Chavez.

29 novembre 2009

Violenza sulle donne. Solo l'unione fa la forza

Violenza sulle donne. Mea culpa?
di Roberto Maurizio

Roma, Manifestazione del 28 novembre 2009 contro la violenza sulle donne
(foto di Roberto Maurizio)

I tromboni, gli schiamazzi, le trans e le occupazioni




La “Terza manifestazione contro la violenza sulle donne” del 28 novembre 2009, a Roma, nonostante la scarsa partecipazione (10.000 manifestanti), ha avuto una certa eco mediatica, ma sempre troppo poco rispetto al grave problema sollevato. L’imponente schieramento delle Forze dell’ordine, forse 500 tra poliziotti, di tutto punto armati, e vigili urbani con le divise fosforescenti, come i segnali stradali, principali nemici dei fotografi, è sembrato un po’ esagerato rispetto all’esiguità delle “forze rosee” in campo. In effetti, c’era anche una “banda”, non quella “larga” che nessuno in Italia riesce a “domare”. Forse, per questo motivo il Prefetto aveva ordinato l’afflusso di una massiccia dose di manganelli in piazza. Gli “strumenti” della “banda” non sono stati sequestrati, anche se ne sentiva il bisogno: il trombone andava molto spesso fuori dalle righe. Professoresse, studentesse, pensionate, bambine, ballerine, qualche trans, tante lesbiche e una sola senatrice, Paola Anna Concia.

Una festa mesta


Durante il corteo, tra gli schiamazzi degli slogan contro il governo di destra fascista, si sentivano le insegnanti e le studentesse parlare delle occupazioni delle scuole, che, come un orologio svizzero, sono scattate a novembre e termineranno prima delle vacanze natalizie. Una festa mesta. Nulla a che fare con quelle del Gay Pride, allegre, gioiose, piene di colori. Nonostante l’accoglienza del Sole al tramonto di Roma, la “Terza manifestazione” non ha “bucato lo schermo”. Perché?



Divide et imperat. Il tergicristallo rotto e tollerato





La violenza dell’uomo sull’uomo si chiama “guerra” tra Stati, nazioni, etnie, mafie e comorre; la violenza sulla donna è, invece, solo come un “tergicristallo rotto”. Mentre la guerra viene ritenuta, da alcuni, “giusta e santa”, uccidere, stuprare, violentare, colpire con calci e pugni una donna, mentre cammina per una strada buia o nel pieno del caldo tepore della casa, è solo un incidente di percorso. La guerra, come recita l’articolo 11 della nostra Costituzione, va ripudiata e rappresenta una distorsione perversa dell’umanità. La violenza sulla donna, come quella sui bambini e le persone diversamente abili, invece, è una vera e propria vergogna, che però viene “tollerata”. Molto spesso, sono proprie le donne che subiscono la violenza a tollerarla e a non denunciare l’efferato reato. L’energumeno che fa valere la sua più consistente massa corporea rispetto alla vittima è un essere indecente, anzi non è nemmeno un “essere umano”. Le donne non sanno far valere i loro diritti perché sono sole di fronte al “mostro”. La paura le rende schiave, soprattutto fra le mura domestiche. Rivolgersi alla polizia è un passo che fanno in poche, quelle più coraggiose e quelle più esasperate che non hanno altre soluzioni.

Cultura, scuola e civiltà



Bambine al corteo: il passeggino fa l'"impennata"



Lo Stato può fare poco. Non può mettere la scorta a 6 milioni di donne. Allora che cosa si può fare? Creare una rete di solidarietà fra le stesse donne, senza colore politico. Le botte e gli stupri hanno solo un colore: quello del sangue. Forse la tecnologia potrebbe dare una mano alle donne vittime dei malfattori. Internet, Facebook, video con il telefonino possono essere armi contro i violentatori abituali. Ma quelli occasionali rimarrebbero fuori. La soluzione l’ha proposta il Capo dello Stato: cultura, scuola, civiltà. Ma quanti anni occorrono? E nel frattempo?


La pandemia della violenza sulle donne





Ecco l’importanza delle manifestazioni e delle giornate contro la violenza. Ma se i media se ne fregano e le stesse donne si dividono, allora è la fine. La pandemia della violenza sulle donne non ha antidoti e vaccini.


Il fascista maschio picchia quanto un comunista macho


Danielle Lloyd, ex Miss Gran Bretagna, massacrata di botte dal suo "ex"

La colpa delle donne è quella di divedersi fra gruppi politici astratti: il fascista maschio picchia quanto il comunista macho; un nero maschio rompe le ossa ad una nera femmina come un bianco maschio con gli occhi celesti fa neri gli occhi verdi di una donna bianca. Che c’entra il colore della pelle o il presunto orientamento politico? Per non parlare del problema ancora più grave tra un padre musulmano integralista e una figlia “italianizzata”. Le donne, fin a quando non si coalizzeranno, saranno costrette in tutte le latitudini della Terra a subire violenza. Senza scomodare grandi filosofici politici: “donne di tutto il mondo unitevi”. La soluzione del vostro problema è nelle vostre mani.



Purtroppo



Viviamo in un momento storico molto difficile, crisi economica, governo in bilico, trans e video porno anche per la Mussolini. Annunci di tempeste prossime venture sono in arrivo. Il tema della violenza sulle donne è oltremodo difficile e passerà di nuovo in secondo piano, dopo la manifestazione. La soluzione non potrà mai essere data da una parte “avversa”, anche se ha madre, moglie e figlia, cioè da un maschio. Tutto ciò che è stato sostenuto in questo tentativo goffo di analisi è solo per sollevare il problema. Internet, i blogs e i siti sono luoghi in cui far circolare le idee. Sarebbe bello discutere con le dirette interessate. “Stampa, Scuola e Vita” è aperta ai vostri contributi, sapendo anche che tale obiettivo non sarà mai raggiunto fintanto che esisterà la reticenza e la paura. Quello che preoccupa di più è l’indifferenza. Sono sicuro che questo sentimento non alberga nel cuore delle donne. Ma i tempi non sono ancora maturi per avere una donna veramente libera. Purtroppo.

NB. Le foto sulla Manifestazione del 28 novembre 2009 contro la violenza sulle donne si trovano sul sito www.maurizioroberto.com e sul Facebook. Le foto sono di Roberto Maurizio, citare la fonte svp.

28 novembre 2009

Basta con la violenza sulle donne

Basta con la violenza sulle donne
di Roberto Maurizio

Foto di Roberto Maurizio

Diecimila, la voce di 6 milioni di donne vittime della violenza maschile in Italia




Sembravano essere ancora immerse in piena ottobrata romana, le donne partite in corteo alle 14.00 di oggi, 28 novembre 2009, da piazza della Repubblica per raggiungere, poche ore dopo, il luogo più “sacro” delle manifestazioni politiche italiane: piazza San Giovanni in Laterano. Più di 20 gradi la temperatura esterna, e quasi 30 sotto le suole delle scarpe che devono percorre in circa tre ore, poco più di 2 chilometri, con circa 10 “Pit Stop” imposti dalle forze dell’ordine. Più di 10.000 le partecipanti, provenienti da tutte le parti d’Italia. “Basta con i soprusi”, “E' femminicidio”.

Basta!

Hanno gridato per tutto il percorso della “Terza manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne”, per far sentire la loro voce, organizzata, grazie a un tam tam via Internet, sul sito http://www.torniamoinpiazza.it/. È stata di nuovo una ribellione, ma anche una richiesta di aiuto contro la violenza maschile di cui sono vittime nel corso della loro vita oltre 6 milioni di figlie, madri, sorelle in Italia. In testa al corteo lo striscione viola con scritto «Basta»!

I promotori


Tra i promotori della manifestazione, a parte Donna Tv che ha realizzato ottimi video proiettati sullo schermo “gigante” di Piazza San Giovanni, occorre menzionare le adesioni di numerose associazioni femministe, tra cui Affi e Udi, le donne del partito dei Carc e il Forum delle donne del Prc. In piazza anche lo striscione di Amnesty International e quello delle donne della Cgil Roma e Lazio. Arrivato a piazza San Giovanni, sullo schermo sono stati proiettati video contro la violenza sulle donne, lesbiche e trans in un cortometraggio sulla mutilazione genitale.

Scendere in piazza


Roma, nella sua grande bontà e magnanimità, ha accolto il dramma che veniva rappresentato sotto i vestiti rosa di danzatrici frenetiche al ritmo dei tamburi. Pullman di donne da Bologna, Perugia, dalla Lombardia soprattutto, anche da Montalto di Castro dove domani i collettivi femministi sosterranno la manifestazione di solidarietà alla 15enne vittima di uno stupro di minorenni l'anno scorso. Piazza San Giovanni è stata “sommersa” di cartelloni rosa e bianchi sui quali era scritta la rabbia delle donne, “Unite per la libertà contro la violenza, razzismo e omofobia”. E rosa è stato il colore che tante donne giovani e anziane, hanno scelto per scendere in strada: collant, gonne, maglioni e perfino make-up. «Sono 40 anni che scendo in piazza - ha detto Edda Billi della Casa internazionale delle donne - e i problemi sono sempre gli stessi, la violenza sulle donne è vecchia come il mondo. Per questo oggi diciamo basta».

Arancemeccaniche e Marrazzo



Il corteo - autorganizzato - arriva per il terzo anno consecutivo in occasione della giornata mondiale dedicata allo stesso tema. In piazza anche le lavoratrici e i lavoratori di Eutelia, in lotta per la difesa del posto di lavoro, e i banchetti delle «AranceMetalmeccaniche» del Prc il cui ricavato andrà ai lavoratori senza stipendio da luglio. Altre parole d’ordine: rifiuto di ogni forma di discriminazione e razzismo, necessità di una scuola che educhi alla convivenza tra i sessi e le culture diverse. Insieme alla «verità per Brenda», la trans uccisa in un episodio oscuro legato al “caso Marrazzo”.



NB. Questa la cronaca, più o meno fedele della Manifestazione contro la violenza sulle donne. Seguirà il commento e altre foto sulla manifestazione. Tutte le fote sono di Roberto Maurizio (per favore, citare la fonte).

26 novembre 2009

Contro la violenza maschile sulle donne

25 novembre 2009, contro la violenza sulle donne: una Giornata da dimenticare!
di Roberto Maurizio




Basta con le “giornate” imposte dall’Onu


Trecentosessantacinque giorni non bastano a celebrare le migliaia di violazioni dei diritti umani, dei diritti civili, dei diritti e dei doveri di ogni essere umano. Di per sé, le iniziative dell’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno un loro preciso significato. Servono per stimolare l’interesse delle persone su argomenti poco trattati dalla stampa o per nulla conosciuti dalla popolazione mondiale. Però, se queste “occasioni” restano attaccate ad un solo giorno dell’anno potrebbero non solo non avere alcun senso, ma procurare un “sentimento di rigetto”. Così, forse, è accaduto, ieri, 25 novembre 2009, quando i giornali della carta stampata hanno quasi del tutto ignorato la “giornata contro la violenza sulle donne”. Il Corriere della Sera, riporta il bell’intervento del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano contro la violenza sulle donne dopo la diatriba “Pro Tre o Pro Bru” (Tradotto: ha ragione Tremonti oppure Brunetta?), e la “La fiction comunista” (una specie di polpettone fatto da chi forse non ha nemmeno la terza elementare), comunque, prima di Brenda; La Repubblica fa precipitare la notizia più in basso, dopo il “divieto del burqa”; l’Unità tratta l’argomento come dodicesima notizia, molto dopo della nuova gaffe internazionale di Berlusconi: “ti dò Bondi in cambio della bella ministra turkmena, collega dell’ex comunista”; il “Giornale” addirittura relega la notizia di Napoletano in favore delle donne in un riquadro dopo quello dedicato “alle sfilate sexy in Cina”; “Libero-News”, invece, non ne tiene minimante conto (a meno di qualche mia svista); su “Le Figaro”, “Le Monde” ed “El Pays” nemmeno un’ombra di donne picchiate, violentate, stuprate ammazzate! Questa la carta stampata. E la Tv? Boh! Tutta impegnata sulle Trans.

Dati agghiaccianti


In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, nella sua vita è stata vittima della violenza di un uomo. Secondo i dati dell'Istat, sono 6 milioni 743 mila le donne che hanno subito nel corso della propria vita violenza fisica e sessuale. Tre milioni di donne hanno subito aggressioni durante una relazione o dopo averla troncata, quasi mezzo milione nei 12 mesi precedenti all'intervista. Ai danni di mogli e fidanzate i reati gravi: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali è il partner il 70% delle volte e in questo caso lo stupro è reiterato. Il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni, e più della metà di loro (il 53%) non lo ha mai confidato a nessuno. Gli autori sono degli sconosciuti una volta su quattro, nello stesso numero di casi sono parenti (soprattutto zii e padri) e conoscenti.

Appena 10 anni, già con le rughe


La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita con la risoluzione 54/134 dell’Onu nel 1999, invita governi, organizzazioni governative e non governative, media e società civile a sensibilizzare sulla violenza di genere le società. E’ stato scelto il 25 novembre poiché è la data in cui vennero uccise le tre sorelle Mirabal, assassinate nel 1960 nella Repubblica Dominicana per il loro impegno politico contro l’allora dittatore Trujillo.Tale data è diventata così il simbolo dell’atto d’accusa della società civile nei confronti del fenomeno, purtroppo ancora in crescita, della violenza sulle donne. Iniziative in tutto il mondo celebreranno la Giornata internazionale perché ovunque sono milioni le vittime di aggressioni e soprusi. Ma, in questi dieci anni che cosa ha prodotto una così straordinaria iniziativa? Non sarebbe il caso di intraprendere qualcosa di più incisivo, in quanto la violenza sulle donne è veramente un problema reale?
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Tremate, “le streghe sono tornate”

Ieri, dunque è stato decisamente un flop mediatico. Però, le donne italiane non desistono. Si stanno “battendo” per avere ancora di più “meno voce in capitolo”. Invece di seguire i consigli dell’Onu, cioè quello del coinvolgimento univoco di uomini, donne e diversamente sessuale, contro l’omofobia e il sessismo, la “buttano in caciara”. Tutto fa brodo per attaccare il Governo di destra. Se già le donne sono l’altra metà dell’Italia, se si dividono ulteriormente, diventeranno un quarto del paese. Che peso reale possono avere? Ma si sono chieste quale risultato concreto ha dato alla nostra società la battaglia femminista degli anni ’70 completamente nelle mani di una parte politica? Tremate, Tremate che le streghe son tornate, Fuman marija ed erbe prelibate, Se vuoi volare lasciati andare, Tu vieni qua il viaggio (Anno zero, ndr) può iniziare! Capeggiate dai partiti e dalle organizzazioni di sinistra, queste donne scenderanno in piazza, con la “Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne” fissata per sabato 28 novembre a Roma, contro il “femminicidio” e “anche per denunciare in che misura la deriva autoritaria delle nostre istituzioni abbia come bersaglio principale le donne e i loro bisogni di libertà e rappresentazione”. Questo si legge in un documento programmatico dei promotori della manifestazione, tra i quali, Compagne di Torino, Federazione donne evangeliche in Italia, Mondo senza guerra e senza violenza, Gruppo donne presidio no Dal Molin, Dinistra e libertà, Donne Fiom, Cgil Emilia e Romagna. Il documento afferma che: “A partire dal luogo privilegiato della violenza: la famiglia patriarcale, dove si consuma la percentuale più alta delle violenze sulle donne, e poi nei luoghi di lavoro, dove precarietà, bassi salari, mobbing, licenziamenti, sono il frutto perverso dei provvedimenti governativi per “risanare” l’economia in crisi, smantellando lo stato sociale (asili,scuole, consultori, sanità pubblica …) e cercando di fare arretrare le donne verso l’antico ruolo tradizionale di mogli e madri, inabilitate a esprimere la propria soggettività e la radicalità delle proprie differenze, costringendole di fatto a rinunciare ad un’indipendenza economica che è il primo strumento per uscire dalla violenza”. “La scelta di una manifestazione nazionale – che sarà affiancata da molteplici iniziative locali – vuole rompere il silenzio colpevole di chi arretra davanti ad un protagonismo femminile, che pone al centro della propria pratica il riconoscimento dell’individuale specificità che ognuna mette a disposizione delle altre, nell’esaltazione delle differenze che si ricompongono nel pari diritto/dovere al confronto e all’accoglienza – e questo vale per tutte le articolazioni di genere, che reclamano il rispetto delle personali scelte affettive e dell’identità sessuale di ognuna/o”. “Un tema tanto più importante in questo periodo in cui la violenza omofoba e l’attenzione malevola alle transessuali – protagoniste dell’ultimo gossip politico – richiede la condivisione concreta di chi ha a cuore le sorti della nostra Repubblica e del pensiero genuinamente democratico, a vantaggio di una convivenza che sa distinguere gli opportunismi e le pavidità, cosa di cui i movimenti delle donne si fanno da sempre carico”. “Lo slogan dell’anno scorso – termina così il documento delle donne libere italiane - Indecorose e libere, sarà affiancato quest’anno da Tutte diverse, tutte uguali, e entrambi valgono per tutti coloro – maschi e femmine – vorranno riconoscersi in questa pro- vocazione alla libertà”.

Benedetto XVI e la riforma dell'Onu

Benedetto XVI: “assicurare il pane quotidiano a tutte le persone”
di Beniamino Maurizio

Pubblichiamo volentieri il seguente contributo sulla visita del Papa, Benedetto XVI, al Vertice mondiale promosso dalla Fao sulla sicurezza alimentare. In che cosa si distingue Benedetto XVI dai suoi predecessori? La cooperazione allo sviluppo è sempre vista come un momento necessario della manifestazione della solidarietà cristiana. Crescita economica e stabilità politica, da soli, non bastano per sradicare miseria, fame e sottosviluppo. Egoismo, speculazione, profitto, opulenza, spreco, modelli di sviluppo, diritti fondamentali, acqua e ambiente, più o meno, erano già presenti nella “filosofia politica” del Vaticano. Benedetto XVI ha parlato di “nuovi parametri” non solo etici, ma anche giuridici ed economici, e di “debolezza” dei meccanismi di cooperazione internazionale, funzionali soltanto a gruppi economici e politici elitari. Questa è la “novità” di Benedetto XV che invita la comunità internazionale a fornirsi di strumenti più appropriati per sconfiggere la fame. Quindi, una necessaria e non più procrastinabile Riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dei suoi Organismi e delle sue Agenzie, compresa la Fao. (RM).

Nuovi parametri

Per sconfiggere la fame del mondo è necessario ridisegnare gli assetti delle relazioni internazionali, stabilendo «un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo». Lo ha chiesto il Papa all'assemblea generale della Fao riunita a Roma per il Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. Intervenendo ai lavori il 16 novembre, Benedetto XVI ha ricordato che non bastano crescita economica e stabilità politica per sradicare il dramma della miseria che genera fame e sottosviluppo. C'è bisogno di «nuovi parametri» — anzitutto etici ma anche giuridici ed economici — in grado di ridefinire i rapporti tra le nazioni sulla base della loro «fondamentale eguaglianza». La denuncia del Papa è stata netta e circostanziata: oggi il numero di coloro che soffrono per la fame continua a registrare una «drammatica crescita», nonostante la produzione alimentare sia «sufficiente per soddisfare sia la domanda attuale, sia quella prevedibile per il futuro».


I gruppi economici e politici elitari

Colpa di «egoismo» e «speculazioni», ma anche della «debolezza» degli attuali meccanismi di cooperazione internazionale, spesso funzionali soltanto a gruppi economici e politici elitari. Senza il necessario riferimento al principio di sussidiarietà — avverte il Pontefice — la cooperazione non può essere «strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo». Ogni Paese invece — raccomanda — deve poter scegliere liberamente il proprio modello economico, anche grazie a nuove regole che sottraggano il commercio internazionale alla «logica del profitto fine a se stesso».


Pane, acqua e ambiente

Il Papa invoca l'effettiva garanzia dei diritti fondamentali all'alimentazione e all'acqua, mentre domanda un'attenzione particolare alla tutela dell'ambiente, spingendosi a chiedere un effettivo «cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni». Ogni forma di «opulenza e spreco» — ricorda — è inaccettabile di fronte al problema della fame nel mondo. Nessuno spazio perciò a «ritardi e compromessi» nello sforzo comune di «assicurare il pane quotidiano a ogni persona».

"Stampa, Scuola e Vita". 100.000 visite

"Stampa, Scuola e Vita" raggiunge le 100.000 visite
di Roberto Maurizio



Un altro traguardo "storico" raggiunto da "Stampa, Scuola e Vita": 100.000 visite dal 3 dicembre 2007. Il contatore visite di webstat, erroneamente, parte dal 15 settembre 2009. Dopo aver toccato recentemente le 100.000 pagine "sfogliate", oggi il blog ha realizzato l'ascolto di 100.000 lettori. Grazie a tutti.

24 novembre 2009

Daniele Santoianni di San Martino in Pensilis al GF10

Daniele Santoianni di San Martino in Pensilis al GF10
di Roberto Maurizio


Daniele e Roberta


Proprio durante la diatriba che si è accesa fra il sottoscritto e il “covo di vipere” accidiose che scrivono sul blog ufficiale di “Uomini e donne” della Di Filippo, che mi rimproverano di essere un vecchio ringalluzzito, “spasimante ossessionato” di Roberta Pontesilli, “cade giusto a cecio”, l’ingresso di un mio “compaesano” al Grande Fratello 10: Daniele Santoianni. Figlio di un mio amico d’infanzia, Leo, proprietario dell’omonimo “Hotel Santoianni” di San Martino in Pensilis, Daniele è nato il 21 giugno 1981 a Termoli, la gradevole cittadina balneare, marittima e industriale fornita di un ospedale. Dunque, Daniele è sammartinese dalla testa ai piedi. Adesso, io che non seguo, per definizione, programmi come il GF o U&D, sono “costretto” a vederli e a fare “un tifo da stadio” per Roberta e per Daniele, la mia ex studentessa e il mio fraterno compaesano. Daniele è di una simpatia immediata, con una prontezza di spirito spontanea e scattante.

Daniele, sempre con la battuta pronta
Quest’estate, ho conosciuto Daniele mentre stava telefonando dalla Reception dell’Hotel ad un suo amico di Milano. Non volendo ho sentito la conversazione. “Sai, adesso abitiamo qui, e quando torno tardi, mio padre mi dice: questa casa non è un albergo”. Ovviamente, scherzava. Ma io non potei fare a meno di ridere.


Bello come un dio greco


Daniele, come ha scritto oggi su “Prima Pagina Molise”, la favolosa giornalista che ogni giornale vorrebbe avere, Caterina Sottile, «è bellissimo, elegante, è stato subito accolto con simpatia dai compagni della 'casa' più famosa della televisione, reality cult di Mediaset… Dany sa fare molte cose ma, soprattutto, ha i modi gentili che disarmano e una naturale eleganza con cui riesce a rendersi gradevole a chiunque. Ovviamente, inutile dirlo perché basta guardarlo, è bello come un dio greco: profilo perfetto, altissimo, un vago accento francese, regalo di mamma Annamaria, bella proprio come lui». «La famiglia Santoianni non ha certo problemi con la bellezza, continua Caterina Sottile, Katia (come nonna Caterina, lady d'acciaio), sorella minore di Daniele, è una modella ed è stata tra le finaliste di una delle ultime edizioni di Miss Italia». «Con lei ha in comune le fossette irresistibili e un legame fortissimo: complici, amici, si aiutano a vicenda e si vogliono un gran bene».

Sandaniele


Insomma, secondo Caterina Sottile, «nella casa del Gf entra un “si può”? E tutti capiscono che è arrivato un vero principe». «Chi conosce Daniele da vicino, sostiene Caterina, sa che non è solo 'bei modi e charme che non perdona'. Beato lui, ne ha di fascino, ma è anche un ragazzo profondamente sano e davvero simpatico. Educato, pieno di attenzioni per chiunque, sembra non accorgersi neppure di essere decisamente al di sopra della media. Gli amici, quando è a San Martino, sono quelli di sempre, e li coinvolge in tutto ciò che fa. La 'news' del suo arrivo al GF è stata tenuta segreta (si fa per dire) con la complicità vera degli amici per la pelle pronti a condividere ogni avventura». Daniele, non ancora per il momento sandaniele, secondo la giornalista di “Prima Pagina Molise” è «sicuramente glamour, che arrivi in mercedes coupè o in cinquecento bianco confetto, l'effetto è lo stesso. Lui sorride, si sottrae ai complimenti, inevitabili, e non dimentica mai di fare un cenno di saluto. Non è poco. Pensa in 'milanese': non si ferma alle difficoltà e non si arrende; di sammartinese però ha la cura per i rapporti personali e per gli affetti veri».

La "scheda segnaletica" di Daniele


Daniele, segno zodiacale gemelli, è alto un metro e 85, pesa 75 chilogrammi, ha gli occhi verdi e i capelli castani. Vive a Milano, è celibe e si laureato in economia aziendale a 24 anni ed ha conseguito un master in ‘new business economy’ a Miami (Usa). Conosce molto bene l’inglese molto buono e il francese, la madre ha vissuto per anni in Francia. E’ un ex broker finanziario, ora lavora come consulente esterno per diverse società e cura le pubbliche relazioni di una discoteca milanese. Adora “andare in bicicletta”, fare jogging e andare in palestra. Molto socievole, un po’ lunatico e fin troppo schietto, Daniele è stata una delle vittime della crisi economica: ex broker per una società fallita, è stato costretto a mettersi in cerca di lavoro. “Pensavo che il mio fosse un futuro da manager, invece mi sono ritrovato a spedire, senza fortuna, migliaia di curricula in giro”. Daniele, però, non si è perso d’animo, fa il consulente per alcune società e cura le pubbliche relazioni per una discoteca milanese. Bello e tenebroso, Daniele è un vero ‘sciupafemmine’: ama le donne ma, almeno in questo momento, non pensa minimamente ad un relazione stabile: “per ora sto benissimo da solo”. Ha avuto solo una storia d’amore importante, durata quattro anni e finita perché “lei si era trasferita a Roma”. La sua donna ideale deve avere soprattutto una caratteristica: “ deve essere carismatica”. Con i genitori ha un ottimo rapporto e adora sua sorella Katia, che definisce la persona più importante della sua vita. Non teme la convivenza nella Casa a patto che non incontri persone “invadenti, superbe e maleducate“. Il suo sogno è realizzarsi professionalmente. Perché partecipa a GF? “Perché è l’opportunità giusta capitata nel momento giusto”! Secondo alcuni il ragazzo ha quel fascino di bello e dannato che ricorda un po’ Riccardo Scamarcio. Le ragazze della casa, infatti, hanno fatto già diversi apprezzamenti. Qualche anno fa ha partecipato a il “Più bello d’talia” aggiudicandosi il titolo di Modello più bello d’Italia. Si definisce una persona discreta e odia la gente invadente, cosa questa che si è notata non appena è entrato, Massimo e George hanno subito ammirato la sua educazione nel chiedere il permesso per entrare nelle stanze. Insomma è piaciuto da subito non ci rimane che conoscerlo meglio nei prossimi giorni.

Serra, Di Pietro e Brenda

Achille Serra e Antonio Di Pietro sparano a zero su Berlusconi e salvano gli assassini di Brenda
di Roberto Maurizio



Se Brenda era sempre ubriaca e come dice il sen. Pd, Serra, il grande poliziotto armato, "girava sola contro la malavita seria" (parole di Achille Serra, dunque esiste anche la malavita non seria), com'è che muore proprio nel momento in cui si stava per arrivare ad una conclusione?

23 novembre 2009

Brenda e il Vespasiano

Brenda e Gesù Cristo sono morti dal freddo e dal fumo
di Roberto Maurizio


Porta a Porta. Vicino a Prima Porta. No comment.

Roberta Pontesilli. Fiore di loto

Roberta Pontesilli, Signora del loto?
di Roberto Maurizio


Tra accidia e insonnia?




Alle due di notte, mentre scrivevo il “post” in mia difesa contro il “covo di vipere” che mi attaccavano sul blog di “Uomini e donne”, senza volerlo e senza saperlo, ho collegato il nome di Roberta Pontesilli al “fiore di loto”. Ho scritto, riscritto, cancellato, distrutto, poi di nuovo scritto, senza accorgermi della similitudine tra Roberta e il fiore di loto. Sul blog c’è scritto il momento in cui tu entri e non quando finisci, per cui sul “post” è indicata l’ora d’ingresso, cioè 23.09 del 22 novembre, mentre effettivamente ho terminato in piena notte, alle due del 23 novembre. Ecco che cosa può produrre, forse, l’accidia. Adesso, senza i fumi del sonno, mi sono accorto che la similitudine tra Roberta e il fiore di loto calzava a pennello.

Roby. E’ solo questione di “lobby”




E’ difficile spiegare adesso alle “amiche del covo” che il “vicepreside” intende solamente sostenere moralmente la sua ex alunna. Purtroppo è vero. Roberta Pontesilli va appoggiata perché è una brava ragazza, educata e laureata. A proposito: Roberta complimenti per il conseguimento di una laurea che sicuramente di darà modo di lavorare. La Tv è una strada lastricata da tante insidie.

Aton, il disco solare




Il fiore di loto è per gli orientali simbolo di bellezza, eloquenza, purezza e perfezione, simbolo del Sole del cielo della Terra, della creazione, del passato, del presente e del futuro; dunque rappresenta la vita stessa, regalare questo fiore significa dichiarare grande ammirazione. Addirittura, secondo l'antica cosmogonia egizia, dal bocciolo di un fiore di loto nacque Ra. Il dischiudersi del bocciolo illuminò di luce divina le acque limacciose del Nun (il Caos Informe) che si ritirarono mostrando la terra asciutta. Ra se ne compiacque e salì verso le stelle per diventarne la più luminosa ed illuminare la terra che aveva appena creato ... egli divenne Aton , il disco solare . Ora non vi era più solo Caos ed Oscurità, poiché Ra aveva portato Luce ed Ordine nel mondo.

Atto sacro



La pianta di loto era per gli antichi Egizi simbolo di speranza, salvezza e rinascita. L'offerta del fiore di loto era considerata un atto sacro, per cui essa compare spesso nell'arte. Il loto (seshen, in egizio) nasce nelle zone paludose dell'Egitto, soprattutto nelle aree di el-Faiyum e del Delta. La sua radice attecchisce nei fondi limosi del fiume e la pianta estende le proprie foglie sulla superficie, aprendole al mattino e chiudendole la sera. In Egitto esistevano essenzialmente due tipi di loto: il loto bianco (Nymphaea lotus), con foglie dal bordo dentato, boccioli arrotondati e petali estesi; e quello blu (Nymphaea coerulea), che presenta foglie dal bordo lineare, boccioli a punta e petali stretti e aguzzi. In epoca tarda comparve un terzo tipo, la Nymphaea nelumbo. Questa specie, descritta dallo storico Erodoto, è spesso rappresentata sui monumenti di stile ellenistico. Il loto blu fu l'emblema primitivo del dio Nefertem, "signore dei profumi", e simbolo di rinascita: i miti della creazione raccontano che il sole nascente sorse da un loto galleggiando sulle acque primordiali del Nun.

La culla del Sole




Nell'architettura fu utilizzato il capitello di ordine lotiforme, che imitava un fascio di boccioli di questa pianta. Il loto simboleggiò la pianta araldica dell'Alto Egitto. Il cosiddetto iris dell'Alto Egitto era in realtà la Nymphaea coerulea. Nell'arte viene rappresentato mezzo aperto, con i sepali esageratamente a corna e i petali chiusi. Questa qualità di loto simboleggiò la pianta araldica dell'Alto Egitto. Per gli antichi Egizi il loto simboleggiava la rinascita e la resurrezione. Per tale motivo, esso appare in molte scene di cerimonie. Nel gesto di aspirare il profumo del fiore di loto si mescolano il diletto e la magia della rinascita. Spesso nelle scene di dipinti e rilievi si pone il loto in mano a una donna e lo si offre poi sugli altari. Sulla tavola delle offerte vi sono tutti gli oggetti e gli alimenti indispensabili per l'aldilà, anche i fiori di loto. Nella teologia ermopolitana viene descritta la nascita del Sole a partire da otto divinità che fecondarono il fiore primordiale da cui esso doveva sorgere. Gli egizi credevano che il loto uscito dalle acque primordiali fosse la culla in cui il sole nasceva ogni mattina. A ispirare questo mito fu forse la caratteristica di questi fiori a crescere fuori dell'acqua, aprendo i petali al mattino e chiudendoli la sera. Il fiore fu consacrato al dio Nefertem, facendo parte del culto a Ra, che veniva chiamato "grande loto".

Divinità pacifiche




Il fiore di loto è uno dei simboli più frequenti nell'iconografia indù. Denota l'auto-creazione o l'auto-esistenza e nella cultura buddista, il principio femminile di ogni Buddha e Bodisattva. Rappresenta la terra e nel suo sviluppo indica l'aspetto evolutivo del mondo e degli esseri. E', inoltre, un veicolo (Vahana) di divinità pacifiche. Il poeta Rabindranath Tagore (1861-1941) scrisse "Il loto fiorisce in acque profonde: chi può coglierlo?" e certamente pensava al loto anche quando scrisse " Il fiore non valuta la sua bellezza: generosamente ha ricevuto e generosamente dona". A rappresentare ciò da cui nasce il tutto e da cui il tutto prende vita, nella simbologia etrusca vi è un fiore ad otto petali, comunemente associato al fiore di loto. Il loto, dunque, rappresenta l'auto-creazione, la nascita della terra dal caos e, nello stesso tempo, la luce e l'ordine, l'aspetto evolutivo del mondo e degli uomini.

Tra le acque torbide, petali profumati



Il Loto è una pianta acquatica perenne, originaria dei tropici asiatici, che appartiene al genere Nelumbo della famiglia delle ninfacee (Nymphaeaceae). Le sue radici rampicanti crescono nell’acqua torbida e da esse si formano foglie circolari, peltato-orbicolate, a forma di scudo e dallo stelo lungo, di circa 50 centimetri di diametro che si aprono sulla superficie dell’acqua. Le foglie, caratterizzate da eliotropismo e di ampie dimensioni, impediscono l’irraggiamento solare diretto superficiale dell’acqua, favorendo il contenimento dell’evaporazione e abbassando la temperatura all’interno dell’acqua, fenomeni utili alla fauna lacustre. Il loto, che in passato era classificato nella famiglia delle ninfee (Nenuphar), costituisce ora un genere a sé ed è classificato in due specie: il loto dell’Asia del Sud (Nelumbo nucifera) e il loto americano (Nelumbo lutea), a seconda della distribuzione geografica. Il loto sbocciava nelle paludi e negli stagni ancora prima della comparsa dell’uomo, ed è citato in testi antichi come l’Antico Testamento, Shi-Kin (Libro di Canti Cinesi) eKojiki (Antiche leggende del Giappone). Il nome giapponese hasu deriva dalla parolahachisu, che vuol dire "alveare", poiché il suo ricettacolo somiglia proprio a un alveare. Al mattino presto, a metà estate, grossi fiori rosa, rossi, bianchi o gialli, che emergono dall’acqua sulla sommità di spessi rizomi, si aprono all’improvviso. Il fiore, che ha più di 20 petali, ha un diametro da 10 a 26 centimetri ed emana un profumo fresco e di pulito.

Nel fango, un fiore immacolato e bellissimo



Il Loto ha per gli orientali un forte significato spirituale per via della sua particolarità di affondare le radici nel fango, di distendersi sulla superficie delle acque stagnanti uscendo da esse immacolato e bellissimo: per questo è il simbolo di chi, come il bodhisattva, vive nel mondo senza esserne contaminato. In India le donne vengono paragonate a un fiore di loto e sono chiamate Padmin, che vuol dire "Signora del Loto". In Vietnam e in Cina si usa un tè aromatizzato al loto. Nel 1951, uno dei tre semi di loto risalenti a 2000 anni fa, scoperti nella regione Kemigawa, nella Prefettura di Chiba (Giappone), fiorì e divenne noto come "il fiore più antico del mondo". Questa pianta di loto fu chiamata "Loto Ohga".

Un profumo dolce



Il valore simbolico del loto è legato, oltre che alla bellezza dei suoi fiori, anche al profumo dolce, leggermente medicinale, che questi diffondono. I composti aromatici responsabili del profumo sono contenuti nello stame, ma anche nei petali, in piccole quantità. I componenti aromatici più importanti sono Carioffillene, Pentadecan e 1.4-Metossibenzene che dona la al fiore di loto la caratteristica profumazione. L’ 1.4-Metossibenzene, contenuto anche nel lillà (Syringa vulgaris L.), giacinto (Hyacinthus orientalis), ciliegio (Prunus avium) Menta piperita (Mentha x piperita L.), si trova in piccole quantità anche nel loto asiatico. Un aspetto interessante è che le diverse specie di loto e i diversi gradi di ibridazione possono essere determinati misurando la percentuale di 1.4-Metossibenzene.

Purezza e perfezione



Presso gli Orientali il loto è espressione della perfezione e della purezza del Sole, del cielo, della creazione, del passato, del presente e del futuro, ovvero, in una parola sola della vita stessa e di tutte le virtù ad essa, direttamente o indirettamente, riferibili. Per questo è considerato un fiore sacro, il fiore degli Dei. I Buddisti indiani rappresentano il seggio di Budda come forma allargata del fiore di loto. Nella Grecia antica era il simbolo della bellezza e dell'eloquenza. In Italia cresce in zone temperate; a Mantova, sul lago Superiore, cresce grazie ad una giovane laureata in
Scienze Naturali, che, circa 60 anni fa, decise di piantarne lì alcuni esemplari.

Fiordiloto



A parte che certe signore avranno da ridere sul titolo di questo Post e lo cambieranno sicuramente con "Signora del Lotto", ma le sorprese non finiscono qui. Su Google si scopre che esiste anche un fumetto porno, chiamato “Fiordiloto”, ma è tutt’attaccato! Meno male!