di Roberto Maurizio
Roma, Manifestazione del 28 novembre 2009 contro la violenza sulle donne
(foto di Roberto Maurizio)
La “Terza manifestazione contro la violenza sulle donne” del 28 novembre 2009, a Roma, nonostante la scarsa partecipazione (10.000 manifestanti), ha avuto una certa eco mediatica, ma sempre troppo poco rispetto al grave problema sollevato. L’imponente schieramento delle Forze dell’ordine, forse 500 tra poliziotti, di tutto punto armati, e vigili urbani con le divise fosforescenti, come i segnali stradali, principali nemici dei fotografi, è sembrato un po’ esagerato rispetto all’esiguità delle “forze rosee” in campo. In effetti, c’era anche una “banda”, non quella “larga” che nessuno in Italia riesce a “domare”. Forse, per questo motivo il Prefetto aveva ordinato l’afflusso di una massiccia dose di manganelli in piazza. Gli “strumenti” della “banda” non sono stati sequestrati, anche se ne sentiva il bisogno: il trombone andava molto spesso fuori dalle righe. Professoresse, studentesse, pensionate, bambine, ballerine, qualche trans, tante lesbiche e una sola senatrice, Paola Anna Concia.
Una festa mesta
Durante il corteo, tra gli schiamazzi degli slogan contro il governo di destra fascista, si sentivano le insegnanti e le studentesse parlare delle occupazioni delle scuole, che, come un orologio svizzero, sono scattate a novembre e termineranno prima delle vacanze natalizie. Una festa mesta. Nulla a che fare con quelle del Gay Pride, allegre, gioiose, piene di colori. Nonostante l’accoglienza del Sole al tramonto di Roma, la “Terza manifestazione” non ha “bucato lo schermo”. Perché?
Divide et imperat. Il tergicristallo rotto e tollerato
La violenza dell’uomo sull’uomo si chiama “guerra” tra Stati, nazioni, etnie, mafie e comorre; la violenza sulla donna è, invece, solo come un “tergicristallo rotto”. Mentre la guerra viene ritenuta, da alcuni, “giusta e santa”, uccidere, stuprare, violentare, colpire con calci e pugni una donna, mentre cammina per una strada buia o nel pieno del caldo tepore della casa, è solo un incidente di percorso. La guerra, come recita l’articolo 11 della nostra Costituzione, va ripudiata e rappresenta una distorsione perversa dell’umanità. La violenza sulla donna, come quella sui bambini e le persone diversamente abili, invece, è una vera e propria vergogna, che però viene “tollerata”. Molto spesso, sono proprie le donne che subiscono la violenza a tollerarla e a non denunciare l’efferato reato. L’energumeno che fa valere la sua più consistente massa corporea rispetto alla vittima è un essere indecente, anzi non è nemmeno un “essere umano”. Le donne non sanno far valere i loro diritti perché sono sole di fronte al “mostro”. La paura le rende schiave, soprattutto fra le mura domestiche. Rivolgersi alla polizia è un passo che fanno in poche, quelle più coraggiose e quelle più esasperate che non hanno altre soluzioni.
Cultura, scuola e civiltà
Lo Stato può fare poco. Non può mettere la scorta a 6 milioni di donne. Allora che cosa si può fare? Creare una rete di solidarietà fra le stesse donne, senza colore politico. Le botte e gli stupri hanno solo un colore: quello del sangue. Forse la tecnologia potrebbe dare una mano alle donne vittime dei malfattori. Internet, Facebook, video con il telefonino possono essere armi contro i violentatori abituali. Ma quelli occasionali rimarrebbero fuori. La soluzione l’ha proposta il Capo dello Stato: cultura, scuola, civiltà. Ma quanti anni occorrono? E nel frattempo?
La pandemia della violenza sulle donne
Ecco l’importanza delle manifestazioni e delle giornate contro la violenza. Ma se i media se ne fregano e le stesse donne si dividono, allora è la fine. La pandemia della violenza sulle donne non ha antidoti e vaccini.
Il fascista maschio picchia quanto un comunista macho
La colpa delle donne è quella di divedersi fra gruppi politici astratti: il fascista maschio picchia quanto il comunista macho; un nero maschio rompe le ossa ad una nera femmina come un bianco maschio con gli occhi celesti fa neri gli occhi verdi di una donna bianca. Che c’entra il colore della pelle o il presunto orientamento politico? Per non parlare del problema ancora più grave tra un padre musulmano integralista e una figlia “italianizzata”. Le donne, fin a quando non si coalizzeranno, saranno costrette in tutte le latitudini della Terra a subire violenza. Senza scomodare grandi filosofici politici: “donne di tutto il mondo unitevi”. La soluzione del vostro problema è nelle vostre mani.
Purtroppo
Viviamo in un momento storico molto difficile, crisi economica, governo in bilico, trans e video porno anche per la Mussolini. Annunci di tempeste prossime venture sono in arrivo. Il tema della violenza sulle donne è oltremodo difficile e passerà di nuovo in secondo piano, dopo la manifestazione. La soluzione non potrà mai essere data da una parte “avversa”, anche se ha madre, moglie e figlia, cioè da un maschio. Tutto ciò che è stato sostenuto in questo tentativo goffo di analisi è solo per sollevare il problema. Internet, i blogs e i siti sono luoghi in cui far circolare le idee. Sarebbe bello discutere con le dirette interessate. “Stampa, Scuola e Vita” è aperta ai vostri contributi, sapendo anche che tale obiettivo non sarà mai raggiunto fintanto che esisterà la reticenza e la paura. Quello che preoccupa di più è l’indifferenza. Sono sicuro che questo sentimento non alberga nel cuore delle donne. Ma i tempi non sono ancora maturi per avere una donna veramente libera. Purtroppo.
NB. Le foto sulla Manifestazione del 28 novembre 2009 contro la violenza sulle donne si trovano sul sito www.maurizioroberto.com e sul Facebook. Le foto sono di Roberto Maurizio, citare la fonte svp.
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