31 dicembre 2007

...e sette

Il Santo Patrono e lo Sciatore

Gli operai di Torino, entrati nel cuore di tutto il popolo italiano

Avevamo chiuso il “pezzo” sugli operai morti nel tragico rogo di Torino del 6 dicembre alla ThyssenKrupp con l’auspicio che la lista non si allungasse (www.robertomaurizio1947.blogspot.com/2007/12/ingrid-betancourt-e-gli-operai-di.html). Erano 6 i morti, fino ad allora. Chiedevamo solo che l’elenco non si allungasse. Speranza vana. Ieri, 30 dicembre, alle ore 13.40, anche il settimo operaio non ce l'ha fatta. Giuseppe Demasi, 26 anni, è morto per arresto cardiocircolatorio nel reparto grandi ustionati del Cto di Torino. Le sue condizioni, gravissime fin dai primi momenti dopo l'incendio, si erano ulteriormente aggravate negli ultimi giorni. Il suo nome si aggiunge alla lunga lista delle vittime dell'acciaieria di corso Regina Margherita: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò. Demasi era stato sottoposto a tre interventi chirurgici, ma nei giorni scorsi le sue condizioni si erano aggravate. Proprio venerdì gli operai dell'acciaieria avevano organizzato una fiaccolata di solidarietà per il loro compagno che stava ancora lottando fra la vita e la morte.

Corollario
Il 7 dicembre, Sant’Ambrogio, Milano ha festeggiato, come se nulla fosse accaduto, il Santo Patrono. Oggi, 31 dicembre, l’ultimo giorno di un anno terribile per le morti bianche, il saluto alla settima vittima innocente da parte di uno sciatore disperso nelle nebbie delle valli innevate. In segno di lutto, lo sciatore si è tolto il casco! Gli operai, commossi, ringraziano.

Antonio
Roberto
Angelo
Bruno
Rocco
Rosario
Giuseppe

San’Antonio (Patrono di Padova) dialoga con i pesci, e i pesci sono muti!

2008. Anno del Topo

L’accidia nell’anno del Topo


Lo zoodiaco cinese


Il 2008, ormai alle porte, è l’anno del Topo. Dal 7 febbraio 2008 al 25 gennaio 2009, secondo il calendario astrologico cinese, il Topo sarà il segno zodiacale di riferimento. Grazie alla presenza di questo “dolce” animale, il 2008 sarà un anno dinamico, stimolante, vivace e felice, favorevole ai nuovi incontri e, in generale, ai rapporti sociali, con contrasti difficili e molto drammatici. Il Topo ci porterà, secondo gli astrologi cinesi, un buon anno, pieno di opportunità e prospettive di ampliare i nostri interessi, allo scopo di fronteggiare le difficoltà degli anni futuri, mettendo in atto progetti a lunga scadenza oppure investendo con attenzione il denaro che si riuscirà a risparmiare. E’ considerato un anno di abbondanza e di pienezza, di ricchezza e di espansione, favorevole al commercio, alle transazioni, ai buoni affari o alle iniziative economiche che sono incoraggiate e, qualora provengano da una meditata preparazione sono destinate ad avere un buon successo. Oltre al 2008, gli anni del Topo sono stati il 1936, 1948, 1960, 1972, 1984 e il 1996. Il 2009 sarà l’anno del Bufalo, mentre il 2010, sarà quello della Tigre. I 12 segni zodiacali sono i seguenti:
Cane (狗 Gou) - I nati in questo segno sono fedeli e leali, talvolta anche egoisti ed eccentrici
Maiale (豬 Zhu) - I nati sotto questo segno sono coraggiosi e cavallereschi, non arretrano mai.
Topo (鼠 Shu) - I nati sotto questo segno sono dotati di fascino ed hanno notevole capacità di attrarre il sesso opposto; son anche grandi lavoratori.
Toro o Bue o Bufalo (牛 Niu) - I nati sotto questo segno sono pazienti e poco loquaci, ma ispirano grande fiducia.
Tigre (虎 Hu) - I nati sotto questo segno sono sensibili ed hanno una notevole profondità di pensiero, ma sono anche indecisi.
Coniglio (兔 Tu) - I nati sotto questo segno hanno molto talento e sono ambiziosi; dimostrano notevole capacità negli affari.
Drago (龍 Long) - I nati sotto questo segno godono di buona salute e dispongono di grandi energie, ma sono alquanto testardi.
Serpente (蛇 She) - I nati sotto questo segno parlano poco, sono molto saggi e generosi.
Cavallo (馬 Ma) - I nati sotto questo segno sono simpatici e molto gioiosi, ma rischiano di parlare un po' troppo.
Capra o Pecora (羊 Yang) - I nati sotto questo segno sono eleganti ed hanno notevoli capacità artistiche.
Scimmia (猴 Hou) I nati sotto questo segno imprevedibili: inventivi, abili, e flessibili.
Gallo (雞 Ji) - I nati sotto questo segno sono sempre affaccendati e ritengono di avere sempre ragione, anche se qualche volta sbagliano.

Accidia o acedia




Il nuovo anno sarà caratterizzato anche dalla presenza dell’accidia o l’acedia. «Dove voglio essere quest’anno? Dove mi colloco, dove cerco di vivere, quale luogo può aiutarmi a ritrovare senso e voglia di vivere?». E l’ansia o la svogliatezza con cui abbozziamo una risposta a questi interrogativi ci riconducono a un antico vizio, che i greci chiamavano akedía (lett.: «assenza di cura») e che la tradizione occidentale ha accostato alla tristezza: un malessere che non mette alla prova solo coloro che vivono in solitudine, perché riguarda in profondità ogni persona; anzi, sono in molti oggi (Z. Baumann, U. Galimberti...) a chiedersi se l’acedia non sia il male del nostro tempo nella nostra società occidentale, quello che tocca più da vicino l’uomo contemporaneo. Se consideriamo alcuni sinonimi dell’acedia, li troveremo più familiari ai nostri orecchi: sconforto, svogliatezza, pigrizia, scoraggiamento, tedio, noia, disgusto, male di vivere, torpore, superficialità, mancanza di resistenza, di profondità, di perseveranza in un luogo e in un lavoro; l’acedia è la nausea di cui parlava Jean-Paul Sartre, è il non-senso che ci assale, è ciò che si avvicina pericolosamente alla stato di depressione. In questo senso la nostra società è malata di acedia: in essa primeggia, emerge, domina la figura del «fannullone».
Dante, che nel Convivio sembra considerarla un "vizio per difetto dell'ira", nel VII canto della Commedia pone gli accidiosi nella palude Stigia, insieme con gli iracondi, mentre nel Purgatorio li colloca nel IV girone (Canto XVII), a correre frettolosamente per la cornice, gridando esempi di sollecitudine e di accidia punita. Nel lessico contemporaneo il lemma accidia / accidioso: è usato come sinonimo di noia e vita depressa; indica lo scoraggiamento, l'abbattimento e la stanchezza. Banalizzato, accidioso indica anche semplicemente una personalità particolarmente incline all'ozio e costantemente alla ricerca di “ponti”, di long weekend e di ferie pagate. Insomma: l’accidia sembra essere di casa nella cosiddetta burocrazia fannullona (circa 2 milioni di persone) e forse, anche in alcune case di software che, a causa delle numerose festività da celebrare, incrementano l’accidia del 100% l’anno, favorendo lo sviluppo del prodotto interno lordo verso il basso.

La Befana


Si racconta, che negli anni in cui venne abolita come festività la Befana, in questa software house aumentarono i tentativi di suicidi.

30 dicembre 2007

MMD anni di storia. Una missiva per Chavez

Eccellenza, Signor Presidente Chavez


"Stampa, Scuola e Vita" intende dedicare al "Libertador" Simon Bolivar molte pagine del suo spazio multimediale. Il "giuramento al Monte Sacro" del Liberatore dei popoli dell'America latina è stato un momento cruciale della storia contemporanea. Bolivar, a Roma, con lo sguardo rivolto al glorioso passato, aveva giurato di portare la democrazia, la libertà e il progresso nelle sue terre. El Libertador aveva concepito interiormente lo spirito del diritto romano e intendeva trasferirlo nella sua amata America latina. Aveva acquisito la via maestra per la democrazia e la libertà. Ma oggi, che fine ha fatto la storia? Che fine ha fatto Crsitoforo Colombo? La sua statua, due anni fa, è stata "decapitata" e maltrattata a Caracas da una folla inferocita, piena di odio e di rancore contro gli italiani. Quali sono stati i mali che gli italiani hanno arrecato all'America latina? Prima di tutto, quello di aver lavorato sodo, dalla mattina alla sera, su una terra che hanno reso "ricca" di intelligenza, di cultura, di legami, di amore e di fratellanza. Poi, hanno riversato sulle amate zolle latinoamericane, che appartengono a chi li coltiva e non alla storia astratta coloniale o precolobiana (speriamo che non venga "decapitato" anche questo aggettivo), tutto il loro affetto e l'enorme passione per quello che doveva essere un luogo sicuro e felice per i propri figli e i propri nipoti. Non si vogliono negare le radici ancenstrali. Ma è come se io, molisano, frentano, sannita rivendicassi la vittoria sui romani (Forche Caudine) e decidessi di occupare il Campidoglio e "decapitassi" la statua di Giulio Cesare.

Signor Chavez, Roma ha dedicato al grande condottiero venezuelano, Bolivar, una statua situata a Villa Borghese. Cosa direbbe, Eccellenza, se subisse la stessa sorte della statua di Colombo?


E poi, prendersela con le immagini, con le icone, non pensa che sia molto vicino a quello che hanno fatto i talebani con le statue di Buddha?

29 dicembre 2007

Su Internet non cala mai il Sole

Viva Blogger , Abbasso l'Accidia

Su Internet non tramonta mai il Sole.

Su Register.it, invece, regnano le tenebre e la vacanza ad oltranza.

W Blogspot, sempre a te vicino, amichevole professionale e … Gratis!

W Blogger! Sempre più avanti con professionalità e passione!

Collegatevi a http://www.robertomaurizionews.blogspot.com/ . Ora e siempre, W Blogger!

28 dicembre 2007

Ahmadinejad e Maradona. L'idolo di un idolo

Diego, Hugo, Mahmoud e Fidel




Una notizia dall’Argentina. Diego Armando Maradona, l'ex calciatore argentino ha incontrato, il 24 dicembre, a Buenos Aires, Mohsen Baharvand, l’incaricato d'affari dell'Ambasciata iraniana in Argentina. Il “Pibe de Oro” ha consegnato al diplomatico una maglia con una dedica per il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e gli ha confidato di volersi recare nelle prossime settimane a Teheran. “Con tutto l'amore per gli iraniani”, è la dedica firmata da Maradona, il quale ha anche spiegato che i suoi idoli sono Fidel Castro, Hugo Chavez e Mahmoud Ahmadinejad.







«Ho conosciuto Hugo Chavez e Fidel Castro, ora voglio conoscere Ahmanidejad».




Diego Armando Maradona, da tempo si schiera contro i nemici giurati degli Stati Uniti. Questa volta però, oltre agli Usa, ha fatto infuriare anche gli ebrei argentini. Ahmadinejad, infatti, è noto per aver negato l'Olocausto ed auspicato la distruzione dello Stato d'Israele. Le parole dell’ex campione del Napoli hanno provocato la sdegnata reazione della comunità ebraica argentina. L'Agenzia giudaica nazionale argentina ha fatto sapere di ritenere Maradona «il re di tutto ciò che c'è di più esecrabile», e ha affermato che ora chiederà provvedimenti a carico dell'ex calciatore. Un attentato dinamitardo nel 1994 contro la sede di Buenos Aires dell'Associazione israelo-argentina (Amia), provocò la morte di 85 persone. Dalle indagini di tale attentato, qualche settimana fa l'Interpol ha confermato i mandati di arresto internazionali emessi dall'Argentina nei confronti di cinque cittadini iraniani e di un libanese. Secondo la comunità ebraica argentina, Maradona è anche «il servo sciocco di Chavez e una persona con un'attitudine scandalosa».

Benazir Bhutto

Uccisa Benazir Bhutto

Prima donna leader di un paese musulmano

L'ex premier del Pakistan vittima di un attentato

La leader dell'opposizione pakistana ed ex premier Benazir Bhutto è stata uccisa in un attentato a Rawalpindi, a sud di Islamabad, dove stava tenendo un comizio elettorale. La Bhutto è stata subito ricoverata in gravi condizioni in ospedale dopo che un'esplosione aveva causato la morte di almeno venti persone. Secondo la polizia, un attentatore ha sparato contro l'ex premier e poi si è fatto saltare in aria. "Prima l'uomo ha sparato contro il veicolo della Bhutto. Lei si è chinata e lui si è fatto esplodere", ha detto l'ufficiale di polizia Mohammad Shahid.

Giovedì 27 dicembre 2007, ore?

I giornali di tutti il mondo, quasi in contemporanea, hanno dato la notizia dell’efferato ed annunciato delitto. Nella fretta, nessun giornale ha riportato i particolari essenziali della notizia. A che ora, la leader aveva iniziato il comizio, a che ora, è salita in macchina, a che ora, è stata crivellata di colpi, a che ora, è stata portata in ospedale, a che ora, è deceduta. I giornali italiani saranno fieri di essere in compagnia di altri approssimativi colleghi di oltreoceano,di oltrealpi e di oltremanica: nessuno ha dato le indicazioni sulla scansione temporale dell'attentato mortale. Tutto nasce dall’inizio. Se la prima notizia giornalistica del fatto non viene corredata opportunamente (giorno, ora, minuti; feriti, morti; etc). la rincorsa dei giornali contro i concorrenti diventa spasmodica, angosciante fino all’inverosimile, per cui nessuno mette un punto di riferimento preciso, perché sarebbe impossibile citare la fonte e confermare la notizia.

Una donna eroica

La leader del Partito popolare pachistano aveva 54 anni. I suoi sostenitori, radunatisi intorno all'ospedale di Rawalpindi, hanno iniziato a intonare slogan contro il presidente Pervez Musharraf. "Cane, Musharraf cane", hanno urlato in preda alla rabbia. I più esagitati hanno sfondato la porta in vetro all'ingresso principale del reparto di terapia intensiva, altri sono scoppiati in lacrime. Intanto dilagano le proteste in tutto il Paese: la folla ha aperto il fuoco su diversi poliziotti e una ventina di case sono state date alle fiamme in diverse città pakistane.

Un paese nel caos

Solo a Karachi, nel Pakistan meridionale, sarebbero 10 i morti negli scontri seguiti alla notizia dell'assassinio di Benazir Bhutto; incidenti e scontri con la polizia si registrano anche a Lahore, dove colpi d'arma da fuoco sono stati sparati contro le abitazioni di sostenitori del presidente Pervez Musharraf. Le forze di sicurezza sono state poste in stato di massima allerta in tutto il Paese. Dopo l'attentato l'ex primo ministro Nawaz Sharif ha promesso ai pachistani "di guidare la loro guerra". Sharif si è recato a vegliare il corpo della Bhutto presso l'Ospedale generale di Rawalpindi dove la donna era stata operata.L'ombra di Al Qaeda
Sarebbe stato il numero due di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri a ordinare l'uccisione di Benazir Bhutto. E' quanto ha dichiarato il principale portavoce dell'organizzazione terroristica Sheikh Saeed. "Abbiamo eliminato il più importante asset nelle mani degli americani", ha detto lo sceicco. Secondo Sheikh Saeed, l'assassinio è stato realizzato da un militante della cellula terroristica Lashkar-i-Jhangvi del Punjab. Tre giorni di lutto nazionale L'assassinio della ex premier "è un lavoro di gruppi terroristi". Così ha cominciato il suo messaggio alla nazione il presidente Pervez Musharraf che ha anche dichiarato tre giorni di lutto nazionale.

Vertice d'emergenza dell'Onu

Per fare il punto sulla situazione nel Paese, il Consiglio di sicurezza dell'Onu, che ha duramente condannato l'attentato, si è riunito in una seduta di emergenza. L'ambasciatore degli Stati Uniti all'Onu Zalmay Khalilzad ha osservato che la riunione è importante "non solo per il futuro di quel Paese, ma per il futuro del mondo intero". Sharif: "Elezioni prive di significato"
"Oramai le elezioni non hanno nessun significato". Lo ha detto alla televisione indiana NDTV l'ex primo ministro pachistano Nawaz Sharif che ha annunciato il boicottaggio del suo partito alle elezioni parlamentari dell'8 gennaio. Sharif, rovesciato proprio da Musharraf nel 1999 con un golpe, ha chiesto le dimissioni del Presidente pachistano.

La Banca mondiale piange la Bhutto

Oltre al rappresentante della politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, al Presidente George W. Bush e a tutti i politici italiani, anche il Presidente della Banca mondiale Robert B. Zoellick, ha espresso il suo cordoglio e la sua disapprovazione per l’uccisione della Bhutto:
"I am shocked and saddened by the death of former Prime Minister Benazir Bhutto. This tragedy will only hinder Pakistan's critical agenda of meeting the urgent needs of its many citizens. On behalf of the World Bank Group, I would like to extend my sympathies and deepest condolences to Ms. Bhutto's family and to the families of the other victims of this tragic event".

Scheda paese
Pakistan

Capo di Stato: Pervez Musharraf
Primo ministro : Shaukat Aziz
Capitale : Islamabad
Superficie : 797 000 km2
Popolazione (ab.) : 159,2 millioni
Densità : 200 ab./km2
Moneta : rupia pakistana (0,01262 €)

24 dicembre 2007

Erasmus, Perugia e la marcia per la pace

ERASMUS, PERUGIA E LA MARCIA PER LA PACE


Perché Meredith?

“Stampa, Scuola e Vita”, non foss’altro per il nome che porta, dovrebbe essere il luogo deputato a seguire gli avvenimenti drammatici di Perugia. Erasmus e l’Università statale del capoluogo umbro, a due passi da Assisi, fanno parte della “Scuola”; i giornali e i media in generale che hanno commentato fanno capo alla “Stampa”, e “Vita” è qualcosa che manca alla povera Meredith Kircher. In un primo intervento su questo blog, ho cercato di attrarre l’attenzione di Andreotti. Il Presidente, elogiando giustamente il Progetto Erasmus in una sua intervista pubblicata su questo blog, aveva legato a doppio filo il futuro di Erasmus all’avvenire di tutti i giovani italiani ed europei. Chiedevo, quindi, al Senatore di “vigilare” sulla vicenda proprio per il buon nome del Progetto europeo e per il futuro dei giovani. Nello stesso “articolo”, inoltre, facevo intravvedere una certa “responsabilità morale” di Erasmus che, a sua volta, avrebbe dovuto “vigilare” sugli studenti che, alla fine dei conti, sono vincitori di una borsa di studio il cui costo ricade sull’intera comunità, cioè su tutti i contribuenti.

Culpa in vigilando


Poniamo che lo stesso evento tragico, quello della studentessa inglese che voleva imparare l'italiano, si fosse verificato in un istituto superiore statale o privato italiano. I genitori della ragazza non avrebbero chiesto perlomeno informazioni al Preside? E’ vero che negli istituti superiori gli alunni sono minorenni e quindi esiste la “culpa in vigilando” che si trasferisce sulla scuola. Ma molti alunni dell’ultimo anno, in Italia, sono maggiorenni, per cui qualche genitore, se fosse accaduta la stessa “disgrazia”, avrebbe potuto chiedere “ma tu, scuola, non hai fatto niente”? “non sapevi nulla di quanto stava succedendo”? Per quel che ho potuto raccogliere su Internet, ho trovato solo la seguente presa di posizione da parte dell’Università Statale di Perugia .

L’Università Statale: massimo sostegno agli studenti


“L’intero Corpo Accademico dell’Università degli Studi di Perugia e il Personale tutto esprimono il più profondo cordoglio per la tragica scomparsa di Meredith Kercher, la studentessa inglese giunta presso l’Ateneo di Perugia nell’ambito del programma di mobilità Erasmus. L’efferata violenza di cui la giovane è stata vittima colpisce nel profondo la Comunità Universitaria perugina, che segue con la massima attenzione lo sviluppo delle indagini dell’Autorità giudiziaria, volte ad assicurare alla giustizia i colpevoli di tale, feroce delitto.Per affrontare le conseguenze emotive di questo evento, lo Studium desidera offrire il proprio sostegno a tutti gli studenti Erasmus che dovessero sentirsi nel disagio in questo momento di difficile contingenza: massimo sarà il sostegno, per quanto possibile, al fine di agevolare ai giovani ospiti il prosieguo dell’esperienza di studio a Perugia, affinché l’onda della paura – inevitabile in simili episodi – non giunga ad impedire loro il compimento di questa rilevante esperienza formativa, anche alla luce dei solidi rapporti di collaborazione dell’Ateneo con le Università inglesi”.


Non docenti, una “classe” dimenticata


Da sottolineare un passaggio: … e il Personale tutto. Una bellissima espressione nella quale si sente il coinvolgimento convinto, non solo formale, dei bidelli (che non si chiamano più così) e della segreteria didattica e di quella amministrativa, di cui nessuno parla, ma su cui si poggia l’intera Università e tutta la scuola italiana.


Da Perugia a Liegi



Sofia Fanfani


Dopo la tragica scomparsa di Meredith, Erasmus è stato colpito da un altro lutto: a Liegi, il 6 dicembre 2007 è morta Sofia Fanfani, 20 anni, di San Casciano in Val di Pesa (Firenze), che aveva ottenuto una borsa di studio all’università per stranieri di Siena, e il suo compagno, Aldo Pullara, musicista di Agrigento, 22 anni. La causa dei decessi: esalazione di monossido di carbonio emesso da una stufa difettosa. Uno più uno non fa sempre due. Prima Meredith poi Sofia, per la proprietà transitiva, non significa che Erasmus sia in qualche modo responsabile. Sarebbe falso e bugiardo affermare questo. Però, il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Massimo Vedovelli, immediatamente dopo la notizia della scomparsa della giovane studentessa toscana, ha stilato un comunicato nel quale si legge: “Tutto quello che facciamo per loro, per garantire che il più bel periodo della loro vita si svolga nelle migliori condizioni possibili, viene vanificato da vicende drammatiche e che ci lasciano impotenti e atterriti”. In un’intervista rilasciata, successivamente, ad un’emittente televisiva, il Rettore ha lanciato un appello a tutti gli studenti Erasmus: “Quando vi trovate in difficoltà, non esitate a chiederci aiuto: siamo noi comunque il vostro punto di riferimento. Evidentemente i due ragazzi morti non vivevano in un appartamento totalmente sicuro”.


Chi semina vento raccoglie tempesta?


Se Erasmus è da salvare, tornando a Perugia, il comportamento dei giovani studenti (18-30 anni) in generale è del tutto limpido e cristallino? In che misura rientra come giustificazione “apparente” nell’uccisione di Meredith? La loro condotta, come è stata raccontata da alcuni giornali, è da condannare? Il modo di agire dei giovani rispecchia la società? Forse non è vero il proverbio “chi semina vento raccoglie tempesta”? Sono domande così ovvie che sfiorano la banalità e il “trito e ritrito”. Nessuno può capire a fondo i giovani. I primi che non capiscono se stessi sono proprio loro. Anche chi vive in contatto con i giovani non li capisce. I genitori non capiscono i figli, gli insegnanti non capiscono gli studenti, gli esperti sociologi non hanno mai saputo dare una risposta chiara sul comportamento dei giovani, se non quelle di mediocrità insulsa. Prendiamo, come esempio, i capelloni. Erano giovani che scandalizzavano la società con la “zazzera”, con i capelli alla “Beattles”. Tutti drogati, sesso e rock and roll. Invece, so per certo, che la stragrande maggioranza, anche dei cosiddetti sessantottini, non ho mai fumato uno spinello, che non abbia mai partecipato ad un’orgia. Erano qualcosa che disturbava la “tranquillità” della vita monotona e ripetitiva degli anni ’60. Nessun cinquantenne (con qualche eccezione) avrebbe mai portato i capelli lunghi, come adesso non si farebbero un tatuaggio. Cosa volevano i giovani del ’68 (ovviamente, non quelli politicizzati che poi finirono, qualche volta, nel terrorismo violento), divertirsi, come quelli degli anni ’30, ’40, e ’50. Come quelli degli anni ’10, sia di questo che del passato secolo. Divertirsi, essere contro, fare esperienze.

Pro e contro Erasmus: i sostenitori

Qué viva Erasmus

I fatti di cronaca di Perugia con la studentessa inglese uccisa durante il suo Erasmus hanno seminato paura. Gaia Paradiso, piacentina, dalla Spagna difende un progetto che fa parlare europeo agli studenti italiani
[Pubblicato: 08/11/2007]

di Gaia Paradiso

Apprendo dai quotidiani internazionali che una giovane studentessa inglese, Meredith Kerchert, 22 anni, da agosto a Perugia grazie al progetto di studio Erasmus, è stata trovata in casa priva di vita nel primo pomeriggio di venerdì scorso. La dinamica di questo omicidio mi ha impressionato. La barbarie del gesto, l'atrocità della morte e il dolore dei familiari e degli amici della giovane, mi inducono ad alcune riflessioni che vorrei sottoporvi. Anch'io sono studentessa Erasmus. Vivo a Madrid, riesco quindi ad immaginare e penso di capire cosa voglia dire essere lontani dal proprio Paese, confrontarsi quotidianamente con persone che non comprendono la tua lingua, cercare di integrarsi in un mondo che non ti appartiene, che non ti aspetta, dove tutto è già costruito e tu sei "il nuovo", quello che non c'entra niente. Ma nonostante tutto io difendo Erasmus. Credo fermamente in questo progetto, l'unica opportunità per noi Italiani di studio universitario in un ambito europeo. Penso che tutti i ragazzi dovrebbero "imbarcarsi" in questa esperienza, che, per quanto comporti alcuni sacrifici iniziali e spirito di adattamento, risulta a mio avviso una grande presa di coscienza delle proprie capacità, un'assunzione di responsabilità e compiti ben definiti, un'apertura mentale senza precedenti. Lo scambio interculturale è vastissimo, ci si trova con in mano una serie di idee, opinioni e punti di vista completamente differenti, ma che aiutano ciascuno a rivedere e modificare i propri preconcetti e le proprie, apparentemente immutabili e rigide, prese di posizione. La parola chiave è cambiamento. Ci si impara a conoscere, si impara a relazionarsi con altre culture, con persone che la pensano diversamente da te e credono in cose diverse da quelle in cui credi tu, e si instaura una solidarietà reciproca che non si pensa di possedere. Aiuto e rispetto, responsabilità, studio e divertimento. Con queste parole, che porto in giro per l'Europa a nome della mia città, vorrei che tutti gli studenti universitari prendessero in considerazione e riflettessero sull'opportunità di vivere Erasmus. Non si facciano intimorire dalle tragedie che imperversano in questo mondo, ma abbiano invece voglia di seguire un percorso alternativo, di "buttarsi a giocare" perché quello che si avrà alla fine sarà tutto un arricchimento, senza nessuna perdita.
In particolar modo, l'8 novembre sono stata impegnata a presentare la mia Università, la Cattolica di Piacenza, in un contesto internazionale, durante la "Feria Internacional" dell'Università Pontificia de las Comillas, l'ateneo che frequento qui a Madrid. La Comillas è l'università spagnola che accoglie il maggior numero di studenti Erasmus ed è la più prestigiosa. Piacenza ci sarà. La Cattolica sarà con tutte le maggiori Università europee e con tutti gli "Erasmus students". Qui siamo tutti affiatati e pienamente coscienti di poter dare, con il nostro impegno e lavoro, un contributo alla propria città e al proprio Paese.
«Para volar hay que emperar corriendo riesgos, si no quieres resignarte y seguir caminando para siempre»: per volare devi iniziare a correre rischi, se non vuoi continuare per sempre a camminare. Qué viva Erasmus.

Pro o contro Erasmus: gli avversari


Ecco alcuni esempi di blogghisti schierati contro Erasmus.

Sesso, droga, musica satanica, interi pomeriggi passati fumando hashish (d’altra parte, la radice della parola hashish è la stessa di assassino) e saltando da un letto all’altro per rapporti occasionali: ecco la Perugia degli Erasmus, questi ventenni europei che non comunicano più se non nel chiuso delle loro camerette coi loro blog. Ed è proprio internet, la rete, questo mondo spaventoso dove tutto è possibile e non c’è più morale, a rivelare le vite sregolate dei protagonisti di una storia truce come l’efferato omicidio della giovane inglese.
Dai blog dei protagonisti, pieni di tutto e di più, vengono fuori aspetti estremi: “ero alla ricerca di emozioni forti”, scrive Raffaele Sollecito, il giovane pugliese figlio di un noto professionista. E Amanda Knox, la ventenne americana dal viso d’angelo, descrive stupri e narra storie ad alta carica erotica. Questa voglia di rompere la noia adesso si trasforma in un elemento di accusa. Non bastavano più gli incontri sessuali occasionali, gli spinelli, le ubriacature, le serate trascorse tra una discoteca e un pub fino all’alba in una città devastata dalle continue connessioni internet e da eroina e cocaina vendute persino nella piazza centrale, come fossero sigarette. No, i giovani blogger, annoiati, sono andati alla ricerca del sangue.
Il capoluogo umbro è ormai la capitale dello sballo, pieno di giovani straniere che, seppur per poche ore, accettano la compagnia dei ragazzi incontrati occasionalmente durante il loro peregrinare notturno.
Ci si incontra, si balla, soprattutto ci si sballa, si torna a casa con chi capita. E ci si va anche a letto. Ma Meredith no, Meredith, unica a non avere un blog, era diversa e forse per questo ha firmato la sua condanna a morte. Le amiche dicono che Meredith non faceva entrare nessuno in camera, tranne il suo fidanzato Giacomo, detto il tenero Giacomo, che aveva baciato per la prima volta tre settimane dopo averlo conosciuto. Andava anche in chiesa, la povera ragazza inglese trucidata perché si è rifiutata di assecondare la voglia di trasgressione dei compagni di casa.
E proprio ieri gli inquirenti, scavando nella rete, si sono imbattuti in un video che un ventenne romeno ha messo su YouTube. Un video inquietante in cui il giovane fa delle smorfie e proclama il suo odio per gli inglesi. Un segnale chiaro per il pm, che ha messo la polizia sulle sue tracce. D’altra parte le statistiche parlano chiaro: sono soprattutto i romeni a delinquere, in Italia.
Dimmi che feste fai e ti dirò chi sei. Lo stile dei party studenteschi riflette la personalità di chi li anima, il loro background sociale e diffondono nuove usanze.
Una chitarra e un botellón
In tedesco e austriaco si dice “vorgluehen”, che significa sostanzialmente ubriacarsi nei party organizzati all’interno dei residence studenteschi, prima di uscire. I ragazzi latini iniziano con un botellón, una tradizione molto diffusa secondo cui si beve a casa di qualcuno o all’aria aperta, per la strada o nel parco. Formula: mangi, giochi a carte, suoni qualche accordo di chitarra e fumi migliaia di sigarette o tabacco. Metodo: lentamente e fino a tardi, e «rigorosamente con calma», come dice Giulia dall’Italia. È normale andare in discoteca a mezzanotte (il record assoluto è degli spagnoli che ci vanno alle tre del mattino!). Al Nord, invece, i giovani iniziano prima, mangiando intorno alle nove di sera. «Frequentiamo ristoranti italiani, cinesi e paninoteche», racconta Pascoline dal Belgio «anche se tutto dipende da dove andrai dopo».
Quei figli di papà
Una ragazza munita di tacchi a spillo e minigonna fa fuori una birra dopo l’altra. «È inglese», mi informa uno studente mentre appoggia il suo boccale di birra vuoto (ovviamente vuoto). Le ragazze del Belgio indossano gonne e top decorati, o jeans e t-shirt. Quelle greche e francesi hanno uno stile più elegante come le italiane, che insieme alle inglesi preferiscono indossare vestiti adatti al tema della serata. Slovene, ungheresi, polacche o lituane seguono altre mode. C’è una distinta differenza in come i ragazzi si vestono per le feste in Europa. Nel Regno Unito una tassativa combinazione di calzoni e maglietta. «Gli studenti di economia e medicina si vestono in modo più formale», dice Florian dall’Austria. «Mi sono stufata di quei figli di papà che ho incontrato in Francia o a Bruxelles, vestiti eleganti con la Lacoste, golf di Tommy e una polo», commenta una ragazza polacca che li definisce «come una casta».
Vodka, vino e kalimotxo
I giovani (specialmente le ragazze) d’Oltremanica si difendono bene in quanto a bere. Non da meno neppure le loro controparti tedesche, austriache, belghe, polacche e russe. Nessuna sorpresa considerando che le migliori birre e vodka (Żubrówka o Wyborowa in Polonia, o Sibirskaya ‘Syberian’, Maskovskaya direttamente da Mosca e la vodka russa Zyr), vengono da lì. Quelli del Sud preferiscono il vino, liscio o corretto. I drink popolari includono la sangrìa (un punch di frutta e cinnamon, zucchero, cognac e gin), tinto de verano (vino rosso con sprite e soda) o Kalimotxo (vino rosso e coca cola). Nel Nord Europa si beve Bierauch (beerbelly), mentre la Germania ha una sua cultura di cocktail. Nell’Europa Centrale o dell’Est bevono un po’ di tutto e non hanno preferenze. Jak się bawić, to się bawić…drzwi wywalić potem wstawić (se devi fare un party fallo seriamente…sfonda la porta poi riparala), dice Michal “il Santo” dalla Polonia. I baristi di Bruxelles sono sempre impegnati a versare birra (een pintje! in fiammingo) per i ragazzi birra con succhi di frutta, vino rosso e Martini per le ragazze. «Gli stranieri bevono meno che i ragazzi del posto», si lamenta Alain del Le Cirio, un pub molto frequentato del centro. Boogie stanotte
Francesi, inglesi e svedesi hanno i piedi per terra. Ma raramente vedrai polacchi e spagnoli non saltare in pista (anche se alcuni dicono che i polacchi quando ballano sembrano tenere il muro per non farlo cadere). Regole: danzare in cerchio con gli amici, in coppia per mantenere le distanze, con una speciale nota per in belgi che si incollano per ballare RnB. Gli amanti della birra non perdono mai di vista il loro bicchiere. I ragazzi “latini” sentono molto meglio la musica. Portoghesi, greci o turchi si sciolgono con la samba o la salsa, «che le ragazze adorano», dice Pascoline.
L’ora di chiusura
C’è una cosa che gli studenti hanno in comune quando vanno alle feste. La tristezza post-sballo. Alcuni sono più fortunati, come in Belgio e Germania, dove non ci sono orari definiti. Gli inglesi sono soliti finire i party alle 11:00 o all’1:00, mentre gli italiani protestano cantando la tradizionale canzone Bella Ciao. Ai polacchi piace girare in party diversi, cosi’ come agli altri europei: il klubing (clubbing) fenomeno. I prodi spagnoli sono conosciuti perché vanno solo se gli altri vanno. Ma nessuno rinuncia all’ l’inglese,tedesca,belga cultura post-party del Kebab.

Il Corrierone contro Erasmus

Ecco alcuni esempi di come la stampa ha seguito il caso Meredith. Da “Il Corriere della Sera” del 10 novembre 2007, Beppe Severgnini: Ma Perugia non è l’inferno. La “cognizione” del luogo della tragedia. E anche Erasmus assume tinte fosche.

Perugia, improvvisamente, appare una città perduta. Una delle "P cities" di cui andiamo fieri nel mondo - le altre sono Padova, Pavia, Parma, Piacenza, Pisa, Pistoia (Mi inserisco: ma non esistono anche nel bistrattato meridione città che iniziano con la P e che sono altrettanto, se non di più, brave? Palermo, fino a prova contraria è una città italiana). - diventa, di colpo, infernale. Sette secoli di università (1308) dimenticati di colpo: demoni travestiti da studenti si aggirano tra i saliscendi del centro, in cerca di trasgressioni e vittime. E' la "cognizzazione" di Perugia: un luogo fisico, a causa di una tragedia, diventa la gabbia dei nostri incubi. Il capoluogo umbro come Cogne, Novi Ligure, Erba, Garlasco. Meccanismo comprensibile, ma irrazionale: l'episodio, statisticamente irrilevante, diventa un simbolo potente. Non accade solo a Perugia. Anche Oxford, anni fa, quand'è morta una studentessa per droga, ha smesso d'essere una delle migliori università del mondo, ed è diventata una palestra di viziosi. Una Sodoma accademica, l'incubo del secolo per la settimana in corso: poi è passata. Un delitto feroce funziona come un riflettore puntato negli occhi: la luce è molta, ma si vede poco cosa accade intorno. E intorno, in una città come Perugia, accadono cose normali. I ragazzi, italiani e stranieri, si ritrovano vicino alla Fontana Maggiore, e si cercano al cellulare. La trasgressione più comune è finire a letto con una compagna di corso: cosa che avviene da qualche secolo, quando le orbite dei ventenni s'incrociano. Questa non è una difesa d'ufficio di Perugia, anche se potrebbe averne bisogno. E' un tentativo di ragionare sulla rappresentazione del mondo, in questi tempi di ansie disinformate, colorate dalla televisione, amplificate dai blog. Lo studente medio nella città universitaria media non è un pervertito. Corre meno rischi, rispetto a una grande città come Milano o Roma: se non altro, dovunque vada, può tornare a casa a piedi la sera. Ma cosa può pensare una famiglia la cui figlia diciottenne è partita per studiare a Perugia (Padova, Pavia, Parma, Piacenza, Pisa)? Penserà che la espone a rischi immensi, e probabilmente sarà tentata di tenerla vicina, rimandando il distacco, indispensabile rito di passaggio. E' vero: s'è alzata, anche in Italia, la soglia del divertimento. La sbornia rovinosa, che abbiamo sempre considerata stupida, sta diventando normale. Il sesso, per alcuni, non è più un'esplorazione emozionata, ma un eccesso da raccontare (a voce, col telefono, su internet). Le notti in bianco, fino a qualche anno un'eccezione magica, sono diventata un'abitudine sfiancante, da riempire come càpita. Tutto vero, purtroppo. Ma trent'anni fa la vita universitaria era più pericolosa: l'arroganza incosciente, spesso sfociata nel terrorismo, era endemica (lo so, c'ero). Gli assassini di Meredith sono poveri disgraziati convinti - per via chimica o isterica - d'essere superuomini. Rappresentano - sono convinto, dopo tanti viaggi, molti incontri e un po' d'insegnamento - una minoranza disastrosa. Non la norma. Ma la "cognizzazione" di Perugia spinge in direzione opposta. Le notizie s'infilano dentro una prisma che le deforma. "Raffaele Sollecito ha fatto l'Erasmus in Germania...": e anche l'Erasmus - il più saggio investimento europeo degli ultimi vent'anni, i soldi spesi meglio nella storia della UE - assume una tinta fosca. Quando la giovane Chiara - milanese o napoletana, triestina o genovese - dirà allo zio "...vado in Erasmus" , lui la guarderà ansioso. Dovrebbe invece darle un premio, qualche soldo e una pacca sulle spalle. Qualcosa del genere sta accadendo anche a Firenze, dove vivono, studiano e si divertono cinquemila studenti americani. Molti bevono troppo e male, è vero. Ma invece di sfruttare la ricchezza rappresentata da questi ragazzi - iscritti alle migliore università, si porteranno negli USA memorie e legami italiani - la loro presenza viene ignorata, nel resto d'Italia. Fino allo stupro, alla violenza, alla pessima notizia. Allora, di colpo, vediamo, sappiamo, giudichiamo tutto. Torno a Perugia mercoledì: un vecchio invito dell'Università per Stranieri, che intendo onorare. Cercherò di ricordare una frase di Henry James, che qualcuno ha saggiamente incollato su Wikipedia: " Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno". Osservare, prima di giudicare. Un delitto è un episodio orrendo e sbagliato: non la prova di un destino cambiato.

Sempre dal Corriere della Sera, 7 novembre 2007

Sono 30 mila, anche dell'Erasmus.

Invadono ogni notte il centro Perugia, l'Ibiza degli studenti stranieri


Dall'integrazione tra palestinesi e israeliani degli anni 70 alle notti di trasgressioni

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA — «Tanto stasera andiamo tutti da Susan. Tutti chi? Boh. Tutti. A che ora? Boh. A fare che? Boh. Che poi, ecco, magari questo ti può interessare... perché ci scriverai un articolo, no? Beh, Susan abita vicino alla casa dove hanno ammazzato quella... com'è che si chiamava?». Cinici, distanti, senza cuore. E adesso non fate quelli che vogliono sapere il nome e il cognome degli intervistati. Questi pretendono di restare anonimi. I genitori, sparsi in mezzo pianeta, si immaginano i propri pargoli con le occhiaie profonde per le notti perse sui libri e invece qui abbiamo faccine tenere, lisce, pulite, perché le vacanze sono vacanze, e la regola è che bisogna dormire a lungo. Infatti hai solo un paio d'ore, diciamo dalle quattro alle sei del pomeriggio, per provare a imbastire un ragionamento. Come a Ibiza. Perché Perugia sembra Ibiza. Però con un tasso di trasgressione molto più cupo, buio, violento. Hai due ore, per capire chi sono e cosa pensano, questi studenti.


HASCHISH E VODKA - Poi, a centinaia, dopo essersi destati dallo stordimento della notte precedente, iniziano a rifarsi di hashish e di altri miscugli micidiali. Soprattutto, si fanno di vodka. Adorano la vodka. Ci mettono a mollo il cervello. Eppure questa era un città magnifica, per chi volesse studiare. Agli inizi degli anni Settanta, si scriveva: è la città dell'integrazione studentesca, con l'Università statale e quella per gli stranieri, con i palestinesi che si laureavano in Giurisprudenza insieme agli israeliani, e poi con i ragazzi che fuggivano dal regine di Khomeini, e con i francesi e gli spagnoli, i tedeschi e gli inglesi: ora le ragazze inglesi come Meredith le uccidono e però non ci sono, a quanto sembra, altre ragioni che quelle sordide e ormai piuttosto note: alcol, sesso, tu con me e poi con lui, e poi con tutti e due. Aspettiamo l'alba. Come ti chiami? A vent'anni. «In fondo — riflette Andrea Capaccioni, storico funzionario dell'Università per stranieri, la stessa frequentata da Meredith e da due dei suoi presunti assassini, la coinquilina Amanda Knox e Diya Lumumba, detto Patrick, ai tempi in cui l'ateneo era attraversato da ben altre atmosfere — qui a Perugia accade ciò che accade in buona parte del pianeta cosiddetto civile: i giovani sballano con droghe di vario tipo, abusano con l'alcol e sguazzano nella melma dei valori. Perché mai questa piccola città di provincia dovrebbe fare eccezione? ». È un interrogativo da andare a girare in questura. Ma trovi funzionari che ti guardano, e ti dicono: «Qui, in un centro storico medievale di modeste proporzioni, vivono, bivaccano e si divertono, sia pure a modo loro, non meno di trentamila studenti, tra italiani e stranieri. Come si fa a imporre la legge? Lei provi a farsi un giretto, al tramonto...».

LA MAPPA DELLE STRADE A RISCHIO - Vicoli, piazzette, scalinate. Lasciamo stare i profilattici usati, e le bottiglie di birra, e l'odore forte di urina. Ciò che maggiormente colpisce è il muoversi agile degli spacciatori. Di portone in portone, e poi dentro gli androni, e infine dietro alle macchine. L'altra cosa che colpisce è il passo — svelto, nervoso, preoccupato — dei perugini. Tutti conoscono il pericolo delle aggressioni. La mappa delle strade a rischio è nota: «Via della Viola, via Imbriani, parcheggi Pellini, e poi le scale mobili, via Garibaldi, i parcheggi Europa, Tre Archi, Porta Pesa...». I perugini affrettano il passo, ma se gli chiedi com'è la situazione dell'ordine in città, abbassano la testa, la scuotono, allargano le braccia, sospirano. Molto diplomatici. La ragione potete immaginarla: l'enorme folla di studenti che vive a Perugia rappresenta, per migliaia di famiglie, un autentico affare. Quelli che affittano appartamenti, camere, sottoscala. Quelli che gestiscono bar, tavole calde, pub. «Guardi che voi giornalisti, con questo genere di ragionamenti, fornite un pessimo servizio all'informazione democratica». Andrea Cernicchi, 35 anni, Partito democratico, è l'assessore comunale alle Politiche e culture giovanili. «L'omicidio accaduto in via Sant'Antonio sarebbe potuto accadere in qualsiasi altra città del mondo. Ma, siccome è accaduto qui, state trasformando Perugia in una dependance dell'inferno... Eppure questa è una città dove ci sono circoli letterari, rassegne culturali e dove...». Dove Assuntina Marresi giunse, da matricola, 25 anni fa, e dove è rimasta, «stregata dalla bellezza». Ora, all'Università statale, è docente di Chimica Fisica. «E posso testimoniare di aver assistito a un cambiamento profondo. La perversione, tra gli studenti, ha preso il posto della goliardia, l'abuso quello della rettitudine». Viene il buio e arriva la notizia che sul sagrato del Duomo, in cima a corso Vannucci, continuano a portare dei lumini. Sarebbe una bella immagine con cui chiudere una corrispondenza. Ma nei vicoli altri studenti già barcollano gonfi di alcol. Ti guardano e ti abbracciano e puzzano che fanno pena.

Alcune risposte al Corriere della Sera

Il titolo di questo post è il copia-incolla di un pezzo apparso stamattina sul Corriere della Sera, (s)fortunatamente non riportato online (il pezzo è ora visibile a questo indirizzo), uno di quei pezzi di “inchiesta” di cui i giornali sono pieni dopo l’omicidio di Meredith Kercher. Nel pezzo, firmato da tale Fabrizio Roncone, si definiscono gli studenti come “Cinici, distanti, senza cuore”, per poi passare alla descrizione di una tipica nottata da studente universitario di Perugia, qualcosa del tipo: “Dopo essersi destati dallo stordimento della notte precedente, iniziano a rifarsi di hashish e di altri miscugli micidiali. Soprattutto, si fanno di vodka. Ci mettono a mollo il cervello”, per poi continuare con vicoli zozzi e pericolosi (questo sì, eh) e concludere: “Viene il buio e arriva la notizia che sul sagrato del Duomo, in cima a corso Vannucci (veramente si chiama Piazza IV Novembre, e non 9, come scritto nel pezzo della Sarzanini, qui lo screenshot, per cui la procura di Perugia ha pure aperto un’inchiesta, tié!), continuano a portare lumini. Sarebbe una bella immagine con cui chiudere una corrispondenza. Ma nei vicoli altri studenti già barcollano piedi di alcol. Ti guardano e ti abbracciano e puzzano che fanno pena”. Non so voi, ma la sottoscritta (la cui massima trasgressione a Perugia - assieme a quella di tanti altri studenti - è stata una bottiglia di birra sulle scale del Duomo accompagnata da una Philip Morris) pensa che sia il cervello di Roncone quello che è stato a mollo nella vodka, non quello degli studenti…caro il mio “giornalista”, se hai incontrato mille studenti ubriachi e strafatti non significa che siamo (siano) tutti così! (E per fortuna che non è andato al parcheggio Pellini, altrimenti avrebbe incontrato il marocchino che spaccia e chissà cosa avrebbe scritto…)

Aldilà che si dovrebbe scrivere hashish, e non “HASCHISH”, e la piazza principale di Perugia si chiama Piazza IV novembre e non “piazza 9 novembre” (così era indicata nell’articolo di Sarzanini per cui già abbiamo di fronte che tipo di giornalai (e non giornalisti, è voluto l’errore) abbiamo di fronte.
Inoltre vorrei sottolineare come può permettersi il sig. Roncone a denigrare un’intera città e un’intera cittadinanza scrivendo ciò che ha scritto nell’articolo citato, si definiscono i giovani perugini e gli studenti come “Cinici, distanti, senza cuore”, per poi descrivere le serate nel centro cittadino così: “Dopo essersi destati dallo stordimento della notte precedente, (parla di momenti lucidi solo dalle 16 alle 18, evidentemente è solo lui che fa qualcosa nella vita) iniziano a rifarsi di hashish e di altri miscugli micidiali. Soprattutto, si fanno di vodka. Adorano la vodka. Ci mettono a mollo il cervello”. Ci ritroviamo davanti a una scena veramente paradossale. Perugia è diventata peggio del bronx, tra ubriaconi e delinquenti nei vicoli malfamati nel giro di 4 giorni. Tanto è vero che sbaglio dicendo che sino a venerdì i giornali a livello nazionale nemmeno si curavano di ciò che c’era o non c’era in città? Perugia era un città tranquilla dove non succede nulla di rilevante. In 4 giorni eccoci qua, con giornalisti che parlano di una città di medie dimensioni come fosse il peggior vicolo del Bronx newyorkese, la frase di Cernicchi nell’articolo fa proprio al caso: «L’omicidio accaduto in via Sant’Antonio sarebbe potuto accadere in qualsiasi altra città del mondo. Ma, siccome è accaduto qui, state trasformando Perugia in una dependance dell’inferno…»
Ora che la delinquenza rispetto agli anni 70-80 sia aumentata non lo metto in dubbio, ma c’e’ ora anche se in quantità maggiore, come d’altro canto c’è sempre stata. Dire che Perugia negli anni 70 era il paradiso di integrazione tra israeliani e palestinesi che si lauravano insieme, metà di studi di americani, tedeschi, inglesi e quant’altri, che aveva due tra le più prestigiose Università d’Italia (la Statale e la Stranieri) ora è diventata un posto in cui «le ragazze inglesi come Meredith le uccidono» dà gia un idea di che articolo e soprattutto di che autore mi ritrovo a criticare. Come no, ora le inglesi le sgozziamo per hobby, qua a Perugia… E oggi è aumentato il consumo di droga. E di alcol. Infatti gli anni ‘70 sono passati alla storia perchè i giovani non si drogavano, non bevevano e non trasgredivano. Erano proprio gli anni dei giovani con la testa a posto, e non dei giovani figli dei fiori, quella è stata solo un’illusione malata di alcuni, non certo di Roncone, che sa la verità.
E’ fantastico pensare che questi due signori, Fabrizio Roncone e Fiorenza Sarzanini, siano due giornalisti della più importante testata giornalistica italiana (il Corriere della Sera, lo ripeto) però mi pongo la domanda: ma questi vivono fuori dal mondo o cercano un posto da redattori in “Lucignolo”? Scoprono ora che gli studenti “in trasferta” si divertono bevendo e fumando sino a tarda notte? E non si tratta un problema di Perugia, la musica in altre città universitarie non cambia. E se Perugia è il Bronx città come Roma, Milano, Napoli… dove in alcuni quartieri gia alle 21 di sera la gente non se la sente di uscire dal portone del proprio condominio, come le chiamate? Parliamo di vodka, ma da quest’articolo possiamo dedurre che evidentemente l’unico ad aver “affogato il cervello nella vodka” è il sig. Roncone.
Che questi “giornalai” pensino prima di tutto a fare bene il loro lavoro (imparare a scrivere bene sarebbe gia un gran passo) e siano d’aiuto e non d’intralcio a chi deve assicurare alla giustizia il responsabile dell’omicidio, colui che ha avuto il sangue freddo di uccidere una ragazza di soli 22 anni, cosa che mi fa rabbrividire, pensando che Meredith era mia coetanea. Che questi signori siano autori un’informazione costruttiva e che dia informazioni utili alla ricostruzione della vicenda , non artefici un’informazione atta solo a denigrare e vilipendiare una città intera.

PreSentimento 56. Erasmus e l’insostenibile piacere del rischio

Data del presentimento: 14 novembre 2007

La vicenda di Perugia e le conseguenti riflessioni sulla nuova generazione Erasmus è diventata come purtroppo spesso avviene in Italia e nel suo sistema mediatico profondamente malato, una occasione per banalizzare e criminalizzare l’esperienza di milioni di giovani studenti che per fortuna sono coinvolti in Europa in una delle poche esperienze davvero formative pensate dalle istituzioni universitarie per questa generazione.L’eccezione deviante non può cioè diventare la regola nella lettura della realtà giovanile, puntando il dito solo su questi eventi di cronaca nera. Chiarito questo aspetto, è importante soffermarsi sull’attrattività esercitata sul mondo giovanile dal rischio e dalla sfida personale al destino o ai propri limiti. Ricadono in questa categoria i giochi d’azzardo, ma anche alcuni sport estremi e molti comportamenti vicini al mondo della notte: dall’uso e abuso di sostanze stupefacenti fino alla pratiche erotiche più estreme e devianti. L’esperienza della sfida, del rischio, del superamento di ogni limite, sottende questi piaceri che vengono desiderati da molti ragazzi nella fase di passaggio al mondo adulto. Fino a quando non verrà compresa la felicità violenta che questi comportamenti rendono possibile, non si riuscirà a fronteggiare in modo efficace i problemi che da essi insorgono. Il modello di Las Vegas costituisce la possibile risposta americana al problema, costruendo una città della “perdizione” in cui questi comportamenti vengono accettati e incoraggiati, trasformandosi in un parco a tema per la felicità trasgressiva, mentre il distretto del piacere tra Rimini e Cattolica ha costituito per anni la risposta italiana (sicuramente più sana) che propone l’idea della “vacanza gaudente” o del “weekend trasgressivo”. Sarà necessario comprendere che il rischio e la trasgressione costituiscono spesso per queste generazioni – lontane dalla politica e da altri progetti di vita - “il sale” della vita: il presentimento è però che nei prossimi 10 anni non si riusciranno a fare molti passi avanti in questa direzione: si continuerà purtroppo ad andare a caccia del mostro.




Conclusioni


Se Erasmus va completamente scagionato per mancanze di prove e perché, effettivamente, non esiste nessun legame tra causa ed effetto giuridicamente rilevante, moralmente resta una sua “complicità” per non aver dato rilevanza ad alcuni sintomi di insofferenza tra i suoi giovani iscritti. E’ auspicabile, pertanto, un maggiore controllo da parte della prestigiosa Istituzione che rappresenta l’intera Europa comunitaria.
I giornali sono responsabili di superficialità, in quanto gli “inviati” sono stati scelti in base alla “allocazione delle risorse” e in base alla “specializzazione”. Un giornalista della cronaca nera del posto non può dare giudizi sulla moralità di un’intera città.
Il clamore della notizia dell’omicidio, che ha assunto toni elevati all’estero, per ovvie ragioni (Stati Uniti e Gran Bretagna, coinvolti in prima linea), in Italia è stato omologato ai tanti altri fatti di cronaca giudiziaria, mentre, in effetti, Perugia ha una sua peculiarità che è stata mistificata e resa completamente oscura dal caotico susseguirsi degli eventi.
Chi ha subito, da questa vicenda perugina, una vera e propria umiliazione dell’immagine, è quel povero San Francesco che non aveva mai pensato di marciare da Assisi a Perugia con una bandiera fra le mani scandendo slogan contro l’America. La pace non è una merce che si acquista sul bancone della verdura fresca. Le marce di San Francesco avevano ben altro valore. San Francesco in Terra Santa, tra i musulmani, San Francesco a Roma, dal Papa, chiedeva il risveglio della fede e la vittoria della ragione sulla follia.

22 dicembre 2007

Simón Bolìvar

Simón Bolìvar. El Libertador

di Roberto Maurizio


A Caracas, l’episodio del Monte Sacro del 1805 è conosciuto

unanimemente come “El juramento” e a tutti gli alunni venezuelani

viene chiesto di imparare a memoria la frase che pronunciò il Libertador.


Correva l’anno 494 a.C.: i plebei in rivolta

Correva l’anno 494 a. C.. I plebei in rivolta si erano rifugiati su un monte fuori dalla cinta muraria, a metà strada fra l’Urbe e il borghetto di Ficulea, lungo il percorso della via Nomentana, che conduceva a Nomentum. Su questo monte, a cui in seguito sarà attribuito la qualifica di Sacro, la plebe romana, capeggiata da Caio Sicinio Belluto, si ribellò a causa dell’acuirsi del conflitto che la opponeva al ceto dominante dei patrizi in ogni campo della convivenza civile (vedere voce sul blog), compresa l’intollerabile usura (foeneratores, usurai).

Sicinio e la secessione

Sicinio, «il più strenuo avversario dell’aristocrazia… di infima nascita, educato poveramente» così lo descrive Dionigi di Alicarnasso (VII, 33), fu il capo della secessione (ribellione). Le fonti antiche presentano un uomo che emergeva dalla massa; egli affrontò con forza i patrizi: «Con quale animo, patrizi, ora richiamate indietro coloro che avete condotto fuori dalla patria e trasformato da liberi in schiavi?» (Dionigi, VI.45). In questa situazione di stallo, senza apparenti vie d'uscita, emerse la figura di Menenio Agrippa, un uomo di origine plebee che era arrivato alcuni anni prima alla carica di console (oppure, qualcuno pensa, un personaggio di fantasia partorito dallo storico Tito Livio).


Menenio Agrippa, il mediatore

Menenio Agrippa con un discorso molto intenso e pieno di buon senso convinse i senatori ad affidargli l'incarico di trattare con i ribelli al fine di trovare un accordo che permettesse di ritrovare l'unita del popolo quirito contro i nuovi nemici. Nel suo discorso, oltre a perorare le ragioni del compromesso, Menenio, riconosceva la validità delle rivendicazioni della plebe e della loro scarsa fiducia nei confronti dei patrizi.Arrivato al campo dei ribelli, alla testa della delegazione incaricata di portare avanti le trattativa, Menenio Agrippa cercò subito di convincere i secessionisti della concretezza del suo tentativo, invitandoli a formalizzare le loro richieste e garantendo che le stesse sarebbero state accettate dal Senato.I secessionisti rimasero colpiti dalle affermazioni perentorie di questo nuovo mediatore, ma la diffidenza accumulata in tanti anni di promesse e vessazioni continuava a prevalere. Nessuno diceva niente e qualcuno della delegazione cominciava a temere il peggio.

L’apologo

Fu proprio in quel frangente che Menenio Agrippa dimostrò tutta la sua arguzia, raccontando una storia (simile a quelle di Fedro). Disse cosi: "Una volta le braccia, le gambe, la bocca e i denti decisero di non lavorare più per lo stomaco, che si nutriva e restava in ozio. Smisero di lavorare; così lo stomaco restò vuoto. Dopo alcuni giorni, le gambe e le braccia si accorsero che non potevano più muoversi, tanto erano diventate fiacche. Allora compresero che anche lo stomaco lavorava ed era proprio lui a dar loro forza e vita, restituendo, in forma di sangue, quel cibo che essi gli avevano con fatica procurato''. Dunque, le varie parti del corpo umano avevano deciso di ribellarsi allo stomaco perché non trovavano giusto che lui sfruttasse tutto il loro lavoro e che per tutto il giorno non facesse altro che aspettare il cibo che loro procuravano. E così si organizzarono e decisero di non mangiare più: con questo gesto volevano costringere lo stomaco a lavorare per procurarsi il cibo. Ma, dopo alcuni giorni, il corpo, rimasto senza cibo, cominciò a indebolirsi e quando fu sul punto di morire, tutte le membra si resero conto che anche lo stomaco svolgeva una funzione vitale. Questa parodia voleva metteva in evidenza come nello Stato, alla stessa tregua del corpo umano, ognuno svolge una funzione importante e vitale e questo vale anche per i patrizi. La secessione o ribellione di una parte dello Stato rischiava di portare alla morte dello Stato e quindi anche delle sue componenti sociali. Questa parodia convinse i ribelli ad accettare il compromesso che gli veniva offerto dal Senato Romano e insieme a Menenio Agrippa formalizzarono le loro richieste.Correva l’anno 494: una data leggendaria
Correva l’anno 494 a.c., un anno che entrò di diritto nella storia leggendaria di questa città attraverso una riforma che condizionò fortemente lo sviluppo degli avvenimenti di lì in avanti. Un anno che giustamente il popolo romano considerò sacro, come sacra era considerata la vita dei tribuni della plebe. E anche quella anonima collina al di là dell'Aniene, diventò il Monte Sacro, un nome che verrà rimandato ai posteri, fino ai nostri giorni, dove uno dei più importanti e popolosi quartieri di Roma continua a portare il nome di quel colle sul quale si era sviluppato.Su quel monte venne costruito un importante tempio dedicato a Giove, che diventò oggetto di culto per tutti i plebei. I primi tribuni della plebe furono Caio Licinio e Lucio Albinio che, in questo modo, entrarono a far parte della storia di Roma.

L’altura solenne del Monte Sacro

Sembra quasi impossibile che un gruppo sociale “in sedizione” abbia prodotto “di getto” una tale costruzione religiosa, politica, giuridica; al contempo così innovativa, complessa e poderosa: una magistratura contro-magistratura (dotata di un potere contro-potere) la quale diviene il perno di una costruzione unica nella storia, la respublica del popolo romano. La respublica è caratterizzata dal potere ‘laico’ e ‘sovrano’ del popolo, cioè degli universi cives, il quale entra in relazione di comando-obbedienza con sé medesimo (populus in sua potestate) attraverso il potere di governo dei magistrati patrizi, i quali – a loro volta – traducono (con un margine necessario di discrezionalità) gli iussa generalia “di tutto il popolo a tutto il popolo” (Rousseau) in comandi specifici rivolti ai singoli. Questa relazione vitale, centrale, biunivoca tra popolo dei cittadini e magistrati patrizi, nella quale ciascun cittadino deve sapere e potere – a tempo debito – comandare e obbedire, si avvale di un meccanismo di cui sono parte i sacerdotes publici; ma essa è soprattutto garantita dal tribunato della plebe. La sacrosancta potestas dei tribuni plebis è garante della libertà dei singoli cives dinnanzi al potere di governo dei magistrati patrizi e, al contempo e indissolubilmente, è garante della obbedienza dei magistrati patrizi alla volontà del popolo (leges publicae).

Correva l’anno 493 a.C.: il giuramento della plebe

Correva l’anno 493 a.C. e la plebe romana rientra a Roma, convinta da Menenio Agrippa della necessità della collaborazione tra i diversi ceti sociali, ma soltanto dopo avere creato una magistratura nuova, un “magistrato plebeo”, dotato di una protezione nuova (la sacratio capitis di chiunque lo offenda) e di un potere altrettanto nuovo: per la sua configurazione generale (la potestas sacrosancta), per il suo fondamento (il iusiurandum collettivo plebeo, integrato – quindi – con un foedus patrizio-plebeo), per il suo contenuto (lo ius intercessionis contro le magistrature patrizie / di governo e lo ius agendi cum plebe). Dal “giuramento plebeo” nasce il tribunato della plebe, vennero istituiti i tribuni della plebe, il cui scopo era quello di proteggere i plebei dagli abusi del potere. I tribuni erano due e venivano eletti esclusivamente dalla plebe e restavano in carica un anno. La loro forza si basava su due principi essenziali: la loro inviolabilità e il popolo aveva il diritto di uccidere chiunque attentasse alla loro vita, e il diritto di veto che consentiva loro di invalidare qualsiasi provvedimento del Senato che andasse contro i diritti di quella parte maggioritaria di cui loro divenivano i legittimi rappresentanti. Le loro case dovevano restare aperte notte e giorno perché in ogni momento si potessero far valere i diritti violati di un plebeo.

Sicinio primo tribuno in Sacro monte

Sicinio fece parte del primo tribunato della plebe («primus tribunus plebis … in Sacro monte»: Livio 3.54.12) e fu rieletto due volte per il grande prestigio personale e non per meriti familiari. Il suo ruolo nella storia della repubblica romana è paragonabile a quello del primo console: ponendo argine alla prepotenza dei patrizi e degli usurai, il tribunato rese perfetta la costituzione repubblicana (secondo l’opinione che manifesteranno poi, tra gli altri, Cicerone, Machiavelli, Rousseau, Gracchus Babeuf). A ragione Simón Bolívar ricorderà Sicinio (v. infra, III, 3).

Correva l’anno 1805: il giuramento di Bolìvar

Correva l’anno 1805. Proprio per rendere omaggio al “giuramento della plebe”, Simòn Bolìvar si reca il 15 agosto 1805, a Monte Sacro, 202 anni or sono, insieme al suo amico e maestro Simón Rodriguez. El Libertador giurò, sul colle romano, di liberare l’America del Sud. “Per il Dio dei miei genitori, giuro per loro; giuro per il mio onore e giuro per la patria, che non darò pace al mio braccio, né riposo alla mia anima, finché non avrò spezzato le catene che ci opprimono!”. L’allora ventidueenne, quindi, giurò di liberare il suo paese dal dominio spagnolo, e maturò il progetto di una confederazione delle repubbliche liberate dell'America latina.

Un legame indissolubile: Sicinio e Simón

El Libertador scelse la piccola collina al di fuori delle Mura aureliane perché lì ebbe inizio la rivolta della plebe romana (agricoltori, artigiani, commercianti), oppressa dai tributi di guerra e dagli arruolamenti forzati, capeggiata da Sicinio.

Per maggiori informazioni, collegarsi a www.willydanilo.blogspot.com


(continua)

21 dicembre 2007

2007. L'anno delle aperture e delle speranze

NEVERMORE...

Fonte: Il Sole 24 ore. La foto è inserita nell'articolo di Piero Fornara

Un'immagine storica. Mai più confini. Mai più divisioni tra i popoli. Nevermore...

«Abbattuto» il confine anche fra Germania e Polonia

(dall'articolo di Piero Fornara, il Sole 24 ore - 21/12/2007)

Nello «spazio Schengen» entrano i dieci Stati dell'Europa centro-orientale che hanno aderito nel 2004 alla Ue, meno Cipro. Raggiungono gli attuali Paesi Schengen che sono gli ex 15 dell'Unione, tranne Gran Bretagna e Irlanda, più Norvegia e Islanda. La Convenzione ha preso il nome del villaggio lussemburghese dove venne firmata da Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo nel 1985: l'Italia aderì nel novembre 1990, ratificando però il trattato nel 1993 e attivandolo in pratica alcuni anni più tardi. I Paesi che entrano ora sono i tre Baltici, la Polonia (storica la caduta del confine con la Germania che la invase nel settembre 1939), la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, Slovenia e Malta. Per l'abolizione delle frontiere anche negli aeroporti, oltre che alle frontiere terrestri e marittime, i nove neo-aderenti a Schengen dovranno però aspettare il 30 marzo 2008.

20 dicembre 2007

Il calendario 2008

STAMPA, SCUOLA E VITA

Augura a tutti i suoi numerosi lettori

Un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo

Il Calendario 2008 di "Scuola, Stampa e Vita" riporta i principali argomenti che sono stati affrontati in questi primi suoi tre mesi di vita. Ogni Mese è stato dedicato ad un "personaggio" del blog.
Gennaio, a Sosa e Susa, le cornacchie del quartiere
Febbraio, a Aung San Suu Kyi, per starle vicino anche nel prossimo anno
Marzo, a Holunder, il sambuco cocciuto
Aprile, al vigile "stoico", guardiano della protomoteca e "discendente" di Marco Aurelio
Maggio, alla Madonnina del Molise
Giugno, al pastore della Via Appia Antica
Luglio, agli imbrattatori
Agosto, a Simon Bovilar che il 15 di questo mese fece il giuramento a Monte Sacro
Settembre, al bel Mediterraneo
Ottobre, alle flebili luci delle Pleiadi, per non dimentire le persone e gli animali in diffoltà
Novembre, alla Betancourt, sperando che per lei il 2008 sia l'anno della libertà
Dicembre, al Dalai Lama, che ci introdurrà al Nono vertice dei Nobel e al 2009















19 dicembre 2007

Ingrid Betancourt e gli operai di Torino

Le regole della convivenza civile

Roma, 19 dicembre 2007

Due notizie, apparentemente lontane fra di loro, non sono mai state presenti sulle pagine di questo “giornale telematico”: l’orrenda morte dei 6 operai (oggi se ne aggiunto un altro) a Torino alla ThyssenKrupp e l’assurdo sequestro di Ingrid Betancourt Pulecio in Colombia. Che cosa lega questi due fatti così distanti geograficamente, culturalmente e politicamente? L’impotenza. E’ impotente qualsiasi autorità predisposta alla salvaguardia delle vite umane quando non esiste nessuna legge che tuteli il rispetto delle regole della convivenza civile. E’ impotente qualsiasi tentativo di cambiamento che voglia realizzarsi nel breve termine, prima che non siano state ristabilite le regole della convivenza civile.
Ma che cosa sono queste regole della convivenza civile? Far trionfare il giusto sull’iniquo? Far prevalere il principio sull’effetto? No. Si chiederebbe troppo. E’ solo il rispetto della normalità.
E’ normale che un operaio si rechi la mattina al lavoro e non sa se torna a casa la sera? E’ normale che dal 23 febbraio 2002 Ingrid Betancourt continui ad essere prigioniera di una banda di cosiddetti "guerriglieri"?

Ingrid Betancourt


Ingrid Betancourt Pulecio (Bogotá, 25 dicembre 1961), figlia di un ex ministro dell'educazione e di una ex senatrice, ha vissuto all'estero la maggior parte della propria vita, soprattutto in Francia, dove ha studiato presso l'Institut d'études politiques di Parigi. Militante nella difesa dei diritti umani, ha fondato il partito di centro-sinistra "Partido Verde Oxígeno". È stata rapita il 23 febbraio 2002 dalla guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC). Da allora di lei si è persa ogni traccia.
Il 17 maggio 2007 è stata resa nota la notizia, riportata da un poliziotto sfuggito alla prigionia, che la Betancourt sarebbe ancora viva. Il 30 novembre 2007 il Governo colombiano ha dichiarato che è stato trovato un video recente con la Betancourt ancora viva.

Antonio Schiavone, 36 anni

Roberto Scola, 23 anni
Angelo Laurino, 43 anni
Bruno Santino, 26 anni
Rocco Marzo, 54 anni
Rosario Rondinò, 26 anni

Speriamo che la lista si fermi qui

Giuseppe Demasi, continua ad essere in coma.

Simon Bolivar. Giuramento al Monte Sacro

MMD anniversario del giuramento della plebe al Monte Sacro

di Roberto Maurizio

Roma: Sala Giulio Cesare, Campidoglio

Cinque sono state le sessioni di studio del seminario “MMD anniversario del giuramento della plebe al Monte Sacro”, organizzato dall’Unità di ricerca “Giorgio La Pira” del CNR e dall’Istituto Nazionale di Studi Romani e patrocinato dal Consiglio Comunale di Roma:
- Secessione della plebe e sacrosanta potestà dei tribuni
- Il giuramento profetico di Bolìvar al Monte Sacro
- Dai tribuni della plebe ai difensori del popolo. Il potere negativo
- La plebe romana contro gli usurai
- I popoli contro l’usocrazia internazionale

Il seminario si è svolto a Roma dal 15 al 18 dicembre.
Alle ore 9.00 del 15 dicembre, presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani, in piazza Cavalieri di Malta, 2, è iniziato il lungo simposio che è proseguito dalle 11.00 alle 13.00 del 17, nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, e dalle 16.00 alle 19.30 dello stesso giorno, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio. Il seminario si è concluso il 18 dicembre nella Città Universitaria della Facoltà di Giurisprudenza, Sala delle Lauree.
Al seminario hanno preso parte numerosi storici e professori universitari degli atenei italiani, europei e dell’America Latina. Il patrocinio unanime del Consiglio Comunale di Roma è stato deliberato nella seduta del giorno 15 novembre 2007 con la seguente motivazione:“ La tradizione più che bi millenaria del Tribunato della Plebe è parte di una continuità tra Roma antica e la società contemporanea, lungo una linea ideale che collega il pensiero di Cicerone sulla repubblica all’azione di Cola di Rienzo e al progetto mazziniano di Costituente della Repubblica Romana del 1848. Fino alle contemporanee istituzioni del sindacato dei lavoratori e del ‘Defensor del Pueblo’ nelle costituzioni ispanoamericane”.
Sabato 15 dicembre, all’Aventino, il tema centrale dell’incontro è stato: “Secessione della plebe e sacrosanta potestà dei tribuni”. I saluti sono stati portati da Mario Mazza, Presidente dell'Istituto Nazionale di Studi Romani e dal Prof. Pierangelo Catalano, Responsabile dell'Unità di ricerca "Giorgio La Pira" del CNR. Il discorso introduttivo è stato curato da Andrea Di Porto, Direttore del Dipartimento dell’ "Identità culturale" del CNR, mentre l’introduzione al tema all’ordine dei lavori è stata effettuata da Giovanni Colonna dell’Università di Roma "La Sapienza": “Il luogo della prima secessione e del Giuramento della Plebe (494-493 a.C.)”. Le comunicazioni sono state effettuate da Gabriele Poma, Università di Bologna (Le secessioni della plebe- in particolare quella del 494-493 a.C.-) nella storiografia; Walter Eder, Università di Bochum “L'origine del Tribunato della plebe”; Francesco Sini, Università di Sassari, Natura "sacrosanta " della potestà tribunizia; Leandro Polverini, Università "Roma Tre", Alius et idem. “Il tribunato detta plebe nel corso della storia romana”; Attilio Mastrocinque, Università di Verona, "Ne quis ex plebe contra potentiorem auxilii egeret": una prospet­tiva "comparatistica" di Giulio Cesare (De bello Gallico, 6,77); Massimo Galtarossa, Università di Verona, L'idea del Tribunato nella storia della Repubblica di Venezia.

Il Presidente Mirro Coratti e il Prof. Pierangelo Catalano
Roma: Sala Protomoteca, Campidoglio

Il 17 dicembre, nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio, si è svolto l’incontro sul “Giuramento profetico di Bolivar al Monte Sacro”, introdotto da Mons. Gustavo Ocando Yamarte. Oltre al Prof. Pierangelo Catalano, Presidente della Società Boliveriana di Roma, hanno partecipato Carlos R. Constenla, Presidente dell'Instituto Latinoamericano del Ombudsman; Giulio Firpo, Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio"; Giovanni Lobrano, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Sassari; Aldo Loiodice, Università di Bari; Massimo Luciani, Università di Roma "La Sapienza"; Stelio Mangiameli, Università di Teramo, direttore della rivista "Teoria del Diritto dello Stato"; Massimo Panebianco, Università di Salemo; Eduardo Rozo Acuna, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Urbino; Marcial Rubio Correa, Prorettore della Pontificia Universidad Católica del Perù.
Il pomeriggio dello stesso giorno, presso la Sala Protomoteca del Campidoglio, il seminario ha affrontato il tema “Dai Tribuni della plebe ai difensori del popolo. Il potere negativo”. Il Presidente del Consiglio Comunale di Roma, Mirro Coratti, ha portato i saluti del Sindaco di Roma e quelli di tutto il Consiglio comunale. L’introduzione al tema è stata effettuata con una lunga e interessante relazione di Vittorio Bottoli, Difensore Civico della Regione Veneto, rappresentante della Conferenza Nazionale dei Difensori Civici delle Regioni e delle Province Autonome. Sono seguite le Relazioni di Massimo Luciani, Università di Roma "La Sapienza", Carlos Constenla, Presidente dell'Instituto Latinoamerica del Ombudsman. Le comunicazioni sono state curate da Renzo Lambertini, Università di Modena e Reggio Emilia, “Aspetti positivo e negativo della sacrosancta potestas dei Tribuni della plebe”, da Giovanni Lobrano, Università di Sassari, “I poteri dei Difensori del popolo secondo un 'interpretazione storico-giuridica”, da Andrea Buratti, Università di Roma "Tor Vergata", “Costituzione, resistenza, rivoluzione”, e da Antonio Cammelli e Elio Fameli, Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica del CNR, “Per un progetto operativo sul Difensore Civico”.

Roma, Sala Protomoteca, Campidoglio


Presso la Facoltà di Giurisprudenza, Sala delle Lauree, la mattina del 18 dicembre, il Sindaco e filosofo Massimo Cacciari ha introdotto il tema: “La plebe romana contro gli usurai”. Le Comunicazioni sono state prodotte da Chantal Gabrielli, Università di Firenze, “Debiti e secessione della plebe al Monte Sacro”, Sebastiano Tafaro, Università di Bari, “Usure e secessioni”; Riccardo Cardilli, Università di Roma "Tor Vergata", “Plebisciti e leggi antiusura”; Laura Solidoro, Università di Salerno, “Tassi usurari e giurisdizione”. E’ intervenuta Maria Grazia Vacchina, Segretaria nazionale dell'Associazione Italiana di Cultura Classica.
Il pomeriggio sempre del 18 dicembre è stato approfondito il seguente argomento: “I popoli contro l’usura internazionale”. I discorsi introduttivi sono stati svolti da Jean-Léonard Touadi, Assessore alle Politiche giovani­li, ai rapporti con le Università e alla sicurezza del Comune di Roma e da Sandro Schifami, Università di Roma "La Sapienza".

Prof. Pierangelo Catalano

Le Comunicazioni sono state presentate da Grazio Francesco Piazza, Università del Sannio e Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, “La dottrina dei Pontefici Romani: imperialismo internazionale del denaro e strutture di peccato"; Giorgio Lunghini, Istituto Universitario di Studi Superiori, Pavia, “With usura contra natura: Pound economista moralista”; Enzo Rossi, Università di Roma "Tor Vergata", “L'integrazione finanziaria aiuta i Paesi più deboli”?; Paolo Ferro-Luzzi, Università di Roma “La Sapienza", “Il contratto equo”; Fausto Pocar, Presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia e già Presidente del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, “Debito e stato di necessità secondo il diritto internazionale”.
I lavori sono stati chiusi dall’intervento di Giovanni Conso, Presidente dell'Accademia dei Lincei e già Presidente della Conferenza delle Nazioni Unite sulla istituzione della Corte Penale Internazionale che ha presentato una proposta “In vista dell'Assemblea degli Stati Parte convocata nel 2009 per la prima revisione dello Statuto della Corte Penale Internazionale”.

Fine Prima parte: seguiranno altri articoli di approfondimento su questo seminario di studi.

18 dicembre 2007

... e Abele?

Pena di morte. Moratoria sulle esecuzioni

Oggi, 18 dicembre 2007, alle ore 11.45, ora di New York, sui tabelloni gemelli (un’espressione usata dall’Ansa, evocatrice di sventura che poteva essere benissimo evitata perché non cambiava il senso della notizia) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è apparso il responso: 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. La moratoria sulla pena di morte finalmente è stata approvata. Nessun applauso. Meno male. La risoluzione, che stabilisce "una moratoria sulle esecuzioni con uno sguardo all'abolizione della pena di morte" (brutto italiano, mutuato dall’inglese) ha avuto più sostenitori di quando è stata approvata dalla Commissione per i diritti umani dell'Onu il mese scorso con 99 sì, 52 contrari e 33 astenuti. La portavoce di Ban Ki-moon, Michele Montas, ha detto che il segretario generale dell'Onu ha accolto con favore il voto. "Il voto di oggi rappresenta un passo coraggioso della comunità internazionale", ha detto Ban secondo quanto riferito da Montas. "Questa è un'altra prova della tendenza che va verso l'abolizione della pena di morte". Per padre Lombardi, portavoce di Papa Benedetto XVI, il voto di oggi "manifesta che nonostante il perdurare di tanta violenza nel mondo, nella famiglia umana cresce la coscienza del valore della vita, della dignità di ogni persona, della concezione non vendicativa della pena".
E’ veramente un giorno storico. Trionfa il buonsenso e la dignità umana.
Fiumi di parole saranno sciorinati per descrivere questo giusto provvedimento nel quale il governo italiano è stato in prima linea solo negli ultimi mesi, attaccandosi al carro radicale che da 14 anni e più, tra digiuni e fatti reali e concreti, si è battuto per questa battaglia che adesso dimezza con quelli che ora si definiscono vincitori.
… e Abele? Caino, giustamente, non può subire la stessa sorte del fratello. Non può essere lo Stato a condannare a morte, come non può essere nessun’altro ad arrogarsi il dovere della vendetta (faida). Un solo principio l’Onu dovrebbe affermare: non uccidere. In questo modo verrebbero eliminate anche le guerre (Caino) e salvati tanti Abele. Non uccidere deve essere il comandamento (precetto, norma, prescrizione) che, senza un’autorità superiore, qualsiasi essere umano dovrebbe sentire. Sentire è un verbo che entra nel profondo dell’essere umano: significa, in questo contesto, provare, patire, nutrire, rendersi conto, avere coscienza, avvertire. Il suo contrario è: ignorare. Come si fa, allora, ad ignorare che anche in un piccolo "germoglio" umano c’è la vita? Chi spezza un bocciolo "umano" è consapevole che sta utilizzando la pena di morte?

VIII Summit dei Premi Nobel per la Pace

Muhammad Yunus
Prima puntata


Yunus durante l'incontro del 14 dicembre

Una semplice formula, per certi versi ingenua, ma intelligente: prestiamo i soldi a chi non ce l’ha. Una ricetta, se vogliamo, un po’ di parte, diamo i soldi alle donne. Questa, in estrema sintesi, l’invenzione del Premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunes, banchiere dei poveri, professore di economia. Una specie di uovo di Colombo, la scoperta dell’America. Ma funziona realmente? E, soprattutto, funzionerà ancora? E’ veramente originale? E’ capace di eliminare veramente la povertà? E’ la strada maestra per il riscatto dei paesi poveri?
Vediamo di strutturare il discorso seguendo questa scaletta:
1. Chi è il Premio Nobel per Pace 2006
2. Cosa ha inventato
3. Cosa c’era prima
4. Da chi è stato aiutato
5. Da chi è stato influenzato
6. Quali ideologie sono dietro all’invenzione
7. Quali i risultati raggiunti finora
8. Chi l’ha messa in pratica
9. Quale la percentuale sul finanziamento complessivo
10. I vantaggi e le critiche

Il banchiere dei poveri


“One day our grandchildren will go to museum to see what poverty was like”, “Un giorno i nostri nipoti andranno al museo per vedere che cosa fosse la povertà”. Questa la frase più famosa pronunciata dal Premio Nobel per la Pace 2006, Mohammad Yunes, nato nel 1940 a Chittagong (Bangladesh) dove consegue la laurea in Economia. Nel 1969, svolge il Dottorato di ricerca presso l'Università Vanderbilt di Nashville (Tennessee, U.S.A.). È, poi, professore di Economia presso la Middle Tennessee State University, U.S.A., fino al 1972, quindi direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong dal 1972 al 1989. Verso la metà del 1974 il Bangladesh fu colpito da una violenta inondazione, a cui seguì una grave carestia che causò la morte di centinaia di migliaia di persone. Il paese è periodicamente devastato da calamità naturali e presenta una povertà strutturale in cui il 40% della popolazione non arriva a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri. Fu in quest'occasione che Yunus si rese conto di quanto le teorie economiche che egli insegnava fossero lontane dalla realtà. Occorreva, allora, una medicina miracolosa: far crescere il reddito delle famiglie più povere anziché farle dipendere dalle elemosine, promuovendo la crescita delle attività economiche al livello più basso dell’economia. Decise, quindi, di uscire nelle strade per analizzare l’economia di un villaggio rurale nel suo svolgersi quotidiano. La conclusione che egli trasse dall'analisi fu la consapevolezza che la povertà non fosse dovuta all'ignoranza o alla pigrizia delle persone, bensì al carente sostegno da parte delle strutture finanziare del paese. Fu così che Yunus decise di mettere la scienza economica al servizio della lotta alla povertà, inventando la Banca Grameen (in bengalese, Grameen significa contadino). Il professore si era accorto che, come nelle economie occidentali, ciò che impedisce la crescita è la mancanza di credito alle attività economiche, e che sarebbero stati sufficienti dei piccolissimi prestiti per espandere questa economia di sussistenza e far crescere il reddito dei più poveri.

La Grameen Bank


La banca di Yunes, stravolge completamente l’idea di banca commerciale occidentale. Non è il cliente che si reca in banca, ma viceversa; non c’è bisogno di garanzie reali per ottenere un fido; non occorre firmare centinaia di moduli di carta per diventare titolare di una linea di credito; non si ricorre ai tribunali in caso di insolvenza, che è quasi del tutto inesistente.Così Yunus racconta la sua storia. Una volta chiesi ad un lustrascarpe quale fosse il suo incasso giornaliero. " Due dollari!". "E cosa te ne fai di questi due dollari?". "Uno me lo tengo io, e con l'altro pago l'affitto della cassetta con le spazzole". Può sembrare strano che un lustrascarpe debba rinunciare alla metà delle sue già modestissime entrate perché non può comprare uno strumento di lavoro del valore di soli 40 dollari. Ma se non dispone del piccolo capitale necessario, è costretto ad accettare qualsiasi condizione, e in pratica a lavorare quasi gratis. Inoltre, proprio il suo bassissimo reddito non gli consente alcun tipo di risparmio e quindi di migliorare la propria situazione. L'unica alternativa è rivolgersi al mercato nero del credito, cioè agli strozzini. Non a caso il prestito ad usura nei paesi del Terzo mondo è così diffuso. Ma affidarsi agli strozzini significa cadere dalla padella nella brace. Per debellare la povertà non servono quindi delle elemosine più o meno ricche ma, anche al livello più basso, è necessario promuovere la crescita dell'economia attraverso l'erogazione di piccoli prestiti. All’inizio della mia attività, ha detto Yunus, durante la sua Lectio presso la Città dell’Altra Economia il 14 dicembre 2007, avevo indirizzato i finanziamenti quasi esclusivamente agli uomini. Mi accorsi dopo che le donne erano più brave nella gestione del prestito. Decisi di concedere il 20% alle donne e il resto agli uomini. Oggi, la percentuale si è decisamente capovolta in favore delle donne con il 96% del totale. Una volta abolita la banca come ente burocratico (gli impiegati della banca girano per i villaggi e parlano con la gente per spiegare come funziona il microprestito, e più che funzionari di una banca sono piuttosto degli insegnanti, perché la loro attività principale è insegnare), per abbattere i costi e per andare incontro ad una clientela in maggioranza analfabeta, soppressa ogni documentazione cartacea. Il prestito viene concesso sulla fiducia e senza alcuna garanzia. Però tutti si devono adeguare alle sedici condizioni previste dalla banca.

The 16 decisions of Grameen Bank

1. We shall follow and advance the four principles of Grameen Bank --- Discipline, Unity, Courage and Hard work – in all walks of our lives.

2. Prosperity we shall bring to our families.
We shall not live in dilapidated houses. We shall repair our houses and work towards constructing new houses at the earliest.

3. We shall grow vegetables all the year round. We shall eat plenty of them and sell the surplus.
During the plantation seasons, we shall plant as many seedlings as possible.


4. We shall plan to keep our families small. We shall minimize our expenditures. We shall look after our health.


5. We shall educate our children and ensure that they can earn to pay for their education.


6. We shall always keep our children and the environment clean.


7. We shall build and use pit-latrines.


8. We shall drink water from tubewells. If it is not available, we shall boil water or use alum.


9. We shall not take any dowry at our sons' weddings, neither shall we give any dowry at our daughters wedding. We shall keep our centre free from the curse of dowry. We shall not practice child marriage.


10. We shall not inflict any injustice on anyone, neither shall we allow anyone to do so.


11. We shall collectively undertake bigger investments for higher incomes.


12. We shall always be ready to help each other. If anyone is in difficulty, we shall all help him or her. If we come to know of any breach of discipline in any centre, we shall all go there and help restore discipline.

13. We shall take part in all social activities collectively.