Oggi, 18 dicembre 2007, alle ore 11.45, ora di New York, sui tabelloni gemelli (un’espressione usata dall’Ansa, evocatrice di sventura che poteva essere benissimo evitata perché non cambiava il senso della notizia) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è apparso il responso: 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. La moratoria sulla pena di morte finalmente è stata approvata. Nessun applauso. Meno male. La risoluzione, che stabilisce "una moratoria sulle esecuzioni con uno sguardo all'abolizione della pena di morte" (brutto italiano, mutuato dall’inglese) ha avuto più sostenitori di quando è stata approvata dalla Commissione per i diritti umani dell'Onu il mese scorso con 99 sì, 52 contrari e 33 astenuti. La portavoce di Ban Ki-moon, Michele Montas, ha detto che il segretario generale dell'Onu ha accolto con favore il voto. "Il voto di oggi rappresenta un passo coraggioso della comunità internazionale", ha detto Ban secondo quanto riferito da Montas. "Questa è un'altra prova della tendenza che va verso l'abolizione della pena di morte". Per padre Lombardi, portavoce di Papa Benedetto XVI, il voto di oggi "manifesta che nonostante il perdurare di tanta violenza nel mondo, nella famiglia umana cresce la coscienza del valore della vita, della dignità di ogni persona, della concezione non vendicativa della pena".
E’ veramente un giorno storico. Trionfa il buonsenso e la dignità umana.
Fiumi di parole saranno sciorinati per descrivere questo giusto provvedimento nel quale il governo italiano è stato in prima linea solo negli ultimi mesi, attaccandosi al carro radicale che da 14 anni e più, tra digiuni e fatti reali e concreti, si è battuto per questa battaglia che adesso dimezza con quelli che ora si definiscono vincitori.
… e Abele? Caino, giustamente, non può subire la stessa sorte del fratello. Non può essere lo Stato a condannare a morte, come non può essere nessun’altro ad arrogarsi il dovere della vendetta (faida). Un solo principio l’Onu dovrebbe affermare: non uccidere. In questo modo verrebbero eliminate anche le guerre (Caino) e salvati tanti Abele. Non uccidere deve essere il comandamento (precetto, norma, prescrizione) che, senza un’autorità superiore, qualsiasi essere umano dovrebbe sentire. Sentire è un verbo che entra nel profondo dell’essere umano: significa, in questo contesto, provare, patire, nutrire, rendersi conto, avere coscienza, avvertire. Il suo contrario è: ignorare. Come si fa, allora, ad ignorare che anche in un piccolo "germoglio" umano c’è la vita? Chi spezza un bocciolo "umano" è consapevole che sta utilizzando la pena di morte?
18 dicembre 2007
... e Abele?
Pena di morte. Moratoria sulle esecuzioni
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