29 giugno 2009

E la gallina tornata sulla via ripete il suo verso

Odo gli augelli far festa
di Roberto Maurizio
George Clouney, il Gallo
Spiegare un articolo scritto sul blog, ex abrupto, (Confederations Cup. Trombette, Burka, Infibulazione Trick e Track) è come spiegare la barzelletta del barbiere che ha perso il treno per un pelo. L'infibulazione è una pratica orrenda che va repressa e sconfitta. Il burka, meno "invasivo" della chiusura della vulva o del taglio del clitoride, lede comunque la dignità delle donne. Ben lontana da questi riti è la fotografia del corpo di una donna o di un uomo. Senza il loro volere non sarebbe solo volgarità, ma anche disprezzo della privacy e si incorerebbe, giustamente, nelle maglie ferree della legge.

Mourinho, un altro gallo


La dignità delle donne, dunque, non è offesa se sono loro stesse, fidanzate o mogli di calciatori, che vogliono essere fotografate nude. La differenza tra il burka e la ragazza nuda o quasi è che la seconda è cosciente di quello che fa essendo poi pagata profumatamente. Tra un nudo di donna che lo fa per denari e una copertura totale di una donna che lo fa per spirtito religioso, sarebbe meglio senz'altro la seconda. Sono tutte e due, comunque, fatti contro la dignità della donna. Se io utilizzo il "nudo" maschile e femminile nel mio blog, come faceva Totò nei sui film, è per sconfiggere una mentalità medievale. Il Burka e le Donne con le mutande lunghe per "prendere il bagno" (Totò, lo Sceicco Napoletano) appartengono al Medio Evo. Non c'è più bella cosa al mondo che vedere "come mammate t'ha fatto". Sempre se ne vale la pena! Questo vale per gli uomini e per le donne che, sornioni e guattone, guardano esterrefatte George Clouny o quel interista (che non è un'offesa, fino a prova contraria) di José Mourinho. Basta con l'ipocrisia.


Finalmente un gallo vero (foto di Roberto Maurizio)



Questo blog non è un fumetto. Non si guardano solo le immagini. Si dovrebbe leggere il contenuto che è molto semplice. La vita è bella per chi riesce a dare un significato alla sua esistenza. La vita è bella per chi la ama, è brutta per chi la odia. La vita è bella per chi ama il bello. E il bello può essere dentro o fuori te. La vita è bella quando guardi un bambino con un handicap, un cane con la zampa rotta, un cimitero dove riposano in pace i "giusti". Giusto è un concetto allargato, dopo il '68. Anche i più infami (aggettivo qualificativo romanesco che designa senza ombra di dubbio la capacità di volere a tutti i costi fare del male) avranno diritto ad avere una loro dignità nei ricordi. Le trombette in Sud Africa hanno suonato a vuoto. Non erano le trombe del Paradiso, erano solo una rottura di coglioni che non può essere accettata da un mondo "civilizzato" (dove l'arroganza di chi comanda è uguale a quella di chi si oppone). Le trombette, intese come uno stillicidio continuo sui diritti dei cittadini, vanno respinte, come vanno respinte ogni forma di intolleranza e di mistificazione: di integralismo, di fanatismo (da fanum, tempio) , di fondamentalismo, di proselitismo, di darwinismo, di modernismo, di dogmatismo, di relativismo, di comunismo, di fascismo. I prossimi anni di questo "martoriato" 2000, dovrebbere allinearsi ad alcuni principi che ormai si ritengono obsoleti: giustizia, pace, democrazia, libertà, fraternità, solidarietà, religiosità. Essendo passata la tempesta del secolo breve e dell'11 settembre, si "odono gli augelli far festa", e speriamo che la "gallina", tornata sulla via, ripeta il suo verso.

28 giugno 2009

Confederations Cup. Trombette, Burka, Infibulazione e Trik e Trak

Confederations Cup. Trombette, Burka, Infibulazione e Trick e Track
di Roberto Maurizio

Mia sorella fa Trombetta


Chi non si ricorda del famoso “sketch” del “Wagon Lit” di Totò, nei panni di Antonio Scannagatti e Mario Castellani, il “celeberrimo” On. Cosima Trombetta? Le gags sono rimaste nella storia del cinema italiano. Frasi come “Ma mi faccia il piacere”, “Io sono uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo”, “Ti mando in galera”.

Ma la frase più esilarante in assoluto è stata quella pronunciata dalla “spalla” di Totò, un attore considerato dai critici di sinistra, cioè quelli più acculturati, di serie B, Mario Castellani: “Mia sorella fa Trombetta. Per meglio dire, mia sorella faceva Trombetta, ma adesso che ha sposato un Bocca, fa Trombetta in Bocca”.



Le trombe di Eustacchio

I due grandi comici, anzi uno e mezzo, come direbbero a sinistra, non potevano sapere che la sorella dell’On. Cosimo sarebbe diventata la protagonista in assoluto durante lo svolgimeto della Confederations Cup in Sud Africa. Ormai, tutti sanno che la “coppa” è andata a finire nelle mani, anzi nei piedi, delle squadre “blasonate”, Brasile e Spagna, che hanno sconfitte quelle “emergenti”, Stati Uniti e Sud Africa. Sarebbe stato un campionato “fuori dal normale”, con la vittoria degli Usa e il terzo posto del Sud Africa. Così non è stato. Continueremo ad annoiarci senza più emozioni nei prossimi anni e, soprattutto, durante il Mondiale 2010, sempre in Sud Africa, dove le protagoniste degli incontri di calcio rimarrano le trombette che ci squarceranno le trombe di Eustacchio e il resto.
Datemi un martello

L’odioso rumore delle trombette, simile a quello di 100.000 zanzare, si è alzato, per giorni e giorni, dagli stadi del Sud Africa, infilandosi in tutte le case del mondo dotate di un televisore e sintonizzate sulla Confederations Cup 2009. Il Sudafrica ha fatto del tutto per rendere la competizione una delle più brutte della storia del calcio, alimentando le trombette, vere e proprie tortura per i giocatori e i telespettatori. Il malessere che procurava questo stillicidio continuo di trombette, induceva ad una reazione forsennata: “datemi un martello!”. Per la pacifica e soave Fifa, paese che vai, usanze che trovi. Quindi, lascia il martello e infilati i turaccioli nelle orecchie. Questa si chiama “diplomazia”. Ma, a livello internazionale, è giusto ancora tollerare alcune “usanze” ancestrali? Possono queste sovrastare il “buon senso” e rispetto del “gusto” accettato da tutti i popoli appartenenti alla “comunità internazionale”? Certo, rispetto alle guerre, agli omicidi e all’odio, meglio le “trombette” della Fifa Confederations Cup.


Il gigante bianco e buono


Meglio Matthew Booth, il gigante “bianco buono”, una specie di ossimoro per gli anti occidentali antimperialisti, 32 anni, nato a Fish Hoek vicino a Cape Town, altezza 1,98 centimetri, peso 94 chili, misura del piede 49! Ogni volta che il calciatore sudafricano bianco prende la palla, lo stadio “nero” gli tributa un “booooh” di ammirazione. Bellissimo, non razzistico, come quello diretto verso Balotelli dai tifosi della Juve e da quelli della civilissima Svezia. Con queste trombette, non è possibile che il Sud Africa possa ospitare i Mondiali di calcio 2010. La soluzione software ci sarebbe, ma i “giornalisti”, sempre pronti a raccontare la realtà solo a metà, attraverso la loro telecronaca dimezzata con lazzi e risate incontebili, non saranno contenti. A loro gli mancherebbe il suono di sottofondo che serve per addormentare o torturare il pubblico.


Tra trick e track
I Mondiali di calcio 2010 avranno un’audience di miliardi di persone contro le 100.000 trombette sudafricane. Basterebbe un semplice click per eliminare “lo stadio”. Comunque, sono migliori le trombette che i telecronisti, che si divertono contando i soldi che guadagnano con una trasferta miliardaria. Accettare le trombette, secondo alcuni, è come accogliere il Burka e l’Infibulazione come pratiche quotidiane “normali”. Allora, la mia proposta è di fare il Mondiale di calcio a Napoli nel 2014, con tanti di Trick e Track buttati tra le gambe dei giocatori avversari. L’Italia, anche senza Marodona, a Napoli, vincerebbe!

27 giugno 2009

Omaggio a Michael Jackson e a Neda

Michael Jackson e Neda
di Roberto Maurizio

A metà del suo cammino
Questo sito, “Stampa, Scuola e Vita”, non poteva rimanere impassibile di fronte alla morte di un grande artista come Michael Jackson. Le lacrime non bastano a piangere un nero che voleva cambiare il colore della sua pelle solo per dire che tutti gli uomini e le donne sono uguali di fronte ai colori, dinanzi alla luce del Sole. Non esistono distinzione di razza e di colore. Michael, aveva un nome troppo importante per i cristiani, l’Arcangelo Michele, e il cognome Jackson, figlio di Jack, che dava un senso all'America libera e multietnica. Michael, invece, era figlio dell’eternità e dell’Universo. Per Michael, senza retorica, la Terra e il Sole avevano individuato un buco nero, dove poter orientare le loro orbite. Il “buco nero” è la trasposizione delle note che Michael ha creato nella sua musica. Su ogni accordo, Michael ha creato la sua icona a immagine e somiglianza di dio. E’ difficile fare capire come ogni nota per Michael era la vita, e come ogni nota rappresentasse per lui il suo passato, il nostro presente e il futuro delle generazioni che verranno e non ricorderanno assolutamente nulla del grande Michael Jackson, morto a metà del suo cammino.

Senza lacrime sul viso


E’ difficile affermare come mai nessuno prima di lui avesse preso sul serio il cambiamento, come trasformazione, come incontro fra le genti. Nessuno, prima di lui, si era permesso di rendere ogni accordo simile al più profondo senso della vita. Michael voleva solo una cosa: vivere in pace con se stesso, con le sue contraddizioni, con i suoi incubi. Per Michael, vivere era una cosa effimera. Sopravvivere era ancora peggio. Lui era felice solo con se stesso. Ciò che gli rendeva difficile la vita, erano i giudici togati, i censori e certi valori che nella vita di un’artista non esistono. Michael, in definitiva, è come Neda, la ragazza iraniana uccisa “sul palco” di Internet con gli occhi aperti, come Michael. Michael, con gli occhi aperti, non è riuscito a morire di fronte ai suoi fans, con una ruga in più e con una lacrima in più, senza sale.

26 giugno 2009

Soprani, una scarpa che lascia il segno

Soprani, una scarpa che ti lascia il segno
di Roberto Maurizio


Il Vietnam, dopo il mitra "partigiano" di Gianni Morandi, produce scarpe per gli italiani, fatte da ditte italiane con il salario vietnamita. Ecco il risultato: vedere foto. Chi difende i consumatori in Italia? Nessuno. Chi elegge i rappresentanti dei consumatori in Italia? Il Sindacato. Chi è il sindacato? Chi fa produrre le "ciavatte" Soprani in Vietnam che lasciano il segno.

Giornalismo e media partecipativi

Il "giornalafio", le trombe e i tromboni
di Roberto Maurizio

La Brunettopoli


Non ho partecipato al “grande evento”, “Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti e prospettive”, promosso dalla Fnsi (Federazione della Stampa Italiana), in Corso Vittorio Emanuele II, 349, Sala Walter Tobagi, secondo piano, interno 5, con l’ascensore vecchio stile, quasi rotto, il 23 giugno 2009, dalle ore 9.30 alle 17.00 ed oltre. Un incontro, le cui tematiche sono state addirittura prese come argomento dell’Esame di Stato 2009 dalla Gelmini, o meglio da quelli che da 60 anni ci rompono le palle con i temi di italiano, latino, greco, matematica, economia aziendale. In Italia, se non l’avete capito, non comanda Berlusconi o Veltroni, la Gelmini o Berlinguer. Comandano i burocrati che uccideranno anche Brunetta. Manca poco.


I grandi “testati”
Non ho partecipato all’incontro, perché l’ho saputo all’ultimo momento da Radio Radicale, l’unica radio veramente libera in Italia, forse, nell’etere intasato di “arsenio e vecchi merletti”. Non ho partecipato all’incontro della Fnsi, anche perché avevo la mia “arma” in convalescenza: la mia inseparabile Nikon D80, non in condizioni ideali per poter svolgere il suo incommensurabile lavoro. Volevo dare un mio contributo per sottolineare l’importanza della libertà di stampa attraverso Internet. Non ci sono riuscito, mentre rimane intatto il potere della stampa scritta e televisiva che fa il bello e il cattivo tempo, quella che ti illude e non ti fa fare un passo avanti se non sei un “affiliato”, un “giornalafio”. Come esistono le mafie in Italia, esistono i “giornalafi”, i giornalisti delle mafie. Chi sono questi “giornalafi”? I giornalisti che appollaiati sui tetti di Trastevere, pagati dai migliori offerenti, aspettano che il cadavere prima o poi passi in una delle lingue dell’Isola Tiberina. Questo giornalismo strabico esistente in Italia, soprattutto a Roma, si coniuga perfettamente con quello della “Stampa estera”, meno venduti, ma molto più piaciuti. Vuoi mettere il New York Times, il Financial Times, Le Monde e El Pays? La “gente”, soprattutto i politici, confondono le testate con i “testati”. I “testati” sono delle persone normali che, come un ingegnere dovrebbero collaudare un ponte o una casa, come un commercialista che dovrebbe valutare il bilancio di una società. Solo perché scrivono, per grazia ricevuta, per El Pays, diventano dei “mostri sacri”. Sono “testati”: o fai quello che ti dico o non lavori. Purtroppo questa frase non viene neanche pronunciata. All’editore basta che fai quello che vuoi purché sia quello che vuole lui, e i “giornalafi” sono peggiori degli editori, perché credono profondamente nelle stronzate che scrivono.

Youtube, il burka e il “burkino”
La “professione” di giornalista viene oggi messa in discussione da Internet. Il caso dell’Iran farà storia. Cacciati i giornalisti “rompipalle”, come le nostre inviate che ad ogni piè sospinto, attaccavano a testa bassa il “regime”, schierandosi a favore dei “riformisti”, la gente iraniana, senza nulla pretendere, facendo risparmiare milioni ai contribuenti occidentali con le loro televisioni pubbliche pagate a suon di miliardi, ha prodotto servizi insuperabili dal punta di vista della cronaca. La morte della ragazza iraniana, Neda, è stata ripresa da un telefonino (300 euro) e inviato su Youtube, gratis, ed ha fatto il giro del mondo. Ecco il costo della cronaca, ecco come possiamo fare a meno delle tante facce della Rai con il “burkino” a 100.000 euro al giorno!

Chi sbaglia paga!



Se un giornalista viene inviato in una località "difficile", non può andare con le idee preconfezionate. Un giornalista non deve parteggiare, per forza, per una delle parti in causa, a meno che non sia stato inviato da un giornale di partito apertamente schieratosi per il vincente o per il perdente (di solito i giornalisti italiani, per vocazione, si schierano per la parte sbagliata). Se un giornalista della Rai, pagato dagli italiani, fa il tifo apertamente per l’opposizione o per il Governo negli Usa, in Costa D’Avorio, in Iran, sbaglia e dovrebbe pagare. Un giornalista professionista dovrebbe raccontare quello che vede per far capire agli altri, che sono lontani che l'hanno pagato per ricevere un "servizio". Il "servizio" il giornalista professionista te lo fa immediatamente. Se ne frega di te e della realtà, racconta quello che vede nel suo cervello ancorato ad un preciso momento storico. Non sa che la Storia, con la S maiuscola, è qualcosa di diverso: è più asettica e più vicino alla vera realtà.

Gli Usa e l'Africa "primi" nella Confederations Cup

I giornalisti Rai delle partite di calcio internazionale non si pongono il problema che nel loro commento vengano evidenziati favoreggiamenti per uno o per l’altro paese, che a sua volta è composto da cittadini che possono sentire i suoi commenti "squilibrati”, in tutti i sensi. Se stiamo assistendo ad una partita di calcio, il "telecronista" dovrebbe commentare quello che avviene durante l'incontro. Invece no. Siccome il giornalista è quello che sa di tutto e di più, ti spiega perché Kakà abbia tre fidanzate, di cui una vedova il cui marito è cognato di Figo che nel frattempo è passato da Deportivo al Non Sportivo, dal Portocannone al Cerignola. Tutto ciò per nascondere la "nullità" dei "telecronisti" che molto spesso non riescono nemmeno a distinguere il giocatore che tira il rigore. Nulla di più banale commentare una partita di calcio. Nulla di più banale assistere alle votazioni in Iran. Invece, questi “energumeni” riescono a prendere parte di una squadra invece dell’altra. Ad ognuno il suo mestiere, come diceva Montesquieu.

Saltare la cavallina

I giornalisti non devono fare i politici. Devono fare il loro mestiere. Se poi, come i magistrati vogliono "saltare la cavallina", sono fatti loro. A De Magistris e a Santoro piace "saltare la cavallina". "Che la saltino", direbbe Fantozzi, basta che dopo non si ergano a tutori della "morale cattovaloristacomunistaqualunquistafemministaantitrombistanoemistaveronistanticubista". Questi “personaggi” che vengono pagati a “suon con milioni” devono essere allontanati dalla scena pubblica. Non devono lavorare più. E’ di moda l’intransigenza contro gli alunni che non meritano e vengono bocciati. Bene. Che sia così. Ma devono essere bocciati anche gli insegnanti e i giornalisti che non riescono a fare il proprio lavoro, come i politici. Se un partito prende una batosta elettorale, il “capo” deve dimettersi. Veltroni, un signore, l’ha fatto. Franceschini resta a galla solo perché chi ha vinto non ha stravinto e chi ha perso non ha straperso. Il Franco tedeschino ha anche il coraggio di presentarsi come prossimo leader del Pd.

Come si scrive yaucgt, yoght, iot, yaght, d'alema


Sotto l'ombrellone, quest'estate, non ci sarà tempo di annoiarsi. Pochi anni fa, all'apparire di una "grande barca" (si fa per dire) al largo di Procida o nel porto di Bari o sulle belle terre del Salento, una volta sotto l'ala protettiva della grande civiltà Turca, oggi imbarbarita dagli "scazzi e i controscazzi", lacerata da una criminalità che sarebbe stata annientata dal Turcomanno, si gridava da spiaggia a spiaggia è Massimo con il suo yacht (scommetto un milione di euri che nessun comunista vecchio tipo sa come si scrive l'imbarcazione del suo leader, probabilemente a corto di cartucce per le giovincelle). Oggi, tempo permettendo, sotto l'ombrellone si parla di Noemi e di Veronica. Di una giovane e di una vecchia. Ovviamente le vecchie sono molte più delle giovani, a tutt'altro giustamente affaccendate. Ma queste vecchiette da quattro soldi, afflitte dalla dentiera, che non sono nemmeno andate a votare al Referendum, si permettono di sputare e di dare la loro "opinione" confermata dalla "Sacra Famiglia", pardon, "Famiglia cristiana".

Un ordine sotto naftalina

Mentre arranca la dinamica della dialettica tra un sedia a sdraio e una sedia a rotelle, l'Italia cresce nella sua ignoranza. Per tre mesi, come da calandario, tutti i problemi reali sono annullati. Gli ospedali, la scuola, la sicurezza, gli extracomunitari, sono messi sotto naftalina. Resta sempre latente il rischio di un colpo di Stato, o un colpo alle autovetture Escort. Un déja vu, che fa il solletico ai primari del San Camillo. Ecco, allora che arriva l'Ordine dei giornalisti. Un Ordine fortemente in crisi da 30 anni, un Ordine che non ordina non comanda non decide non fa un accidenti di nulla. L'Ordine, così com'è, serve solo a mantenere un struttura burocratica che crede di comandare come il due di coppe quando regna bastoni. Chi comanda in Italia è la “casta” più forte e impenetrabile esistente.

Pastore tedesco sì, giornalista no

Se vuoi diventare Papa, lo puoi fare. Se vuoi diventare Presidente degli Stati Uniti, lo puoi fare. Se vuoi diventare giornalista devi venderti l’anima al diavolo. Ma chi è questo diavolo? Il Giornale, La Repubblica, Il Manifesto, L’Unità (la decina e le centinaia!), La Rai (già tutta lottizzata da più di mezzo secolo)? E’ la fortuna, un 23, avere un culo già preparato per ogni evenienza. Che schifo di Italia basata sui centimetri di culo che hai da mettere a disposizione per raggiungere gli obiettivi di merda. Esistono siti contro la violenza alle donne, esistono siti contro la pedofilia, esistono siti contro l'uccisione delle balene, contro l'estinzione della foca monaca. A quando i siti per la sopravvivenza della dignità umana? Fino a quando dovremo sopportare di essere calpestati e di non essere considerati uomini? La morte di Michael Jackson ci riempe di dolore. Fintanto che la cosiddetta civiltà, esaltata dalla Sette, da Rai 3, dagli intellettuali di sinistra, non farà un passo avanti verso la conoscenza reale di questo mondo così complesso, non ci resteranno altro che Viva Marx, Lenin e Mao Tze Tung, Viva Che Guevara, Viva Chavez, Viva Calderoli, Viva Pannella, Viva Fini, Viva Ahmadinejad, Viva la libertà!

La piattaforma operativa
Nel corso dell'incontro "Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive’’ presso la Fnsi, Sala Tobagi, il Presidente della Fnsi, Roberto Natale ha lanciato l’ipotesi di una piattaforma operativa tesa a incrementare visibilità, partecipazione e qualità dei citizen media nel nostro paese. Prevedere la possibilità di sostegni e finanziamenti pubblici, nel quadro di una riforma radicale della Legge sull’editoria, anche per le esperienze più innovative di giornalismo partecipativo. Roberto Natale non ha escluso che questa ipotesi possa essere proposta dalla Fnsi in occasione degli Stati generali dell’editoria, che il Governo aveva tempo fa annunciato di voler convocare, sulla scia di quanto avvenuto in Francia. Nel corso del dibattito, interamente registrato da Radio Radicale, oltre ai problemi e alle prospettive dei vari siti protagonisti dell’ incontro, si è cominciato a discutere anche della possibilità di avviare un percorso che permetta di mettere idee ed energie in comune per una sorta di piattaforma operativa condivisa tesa a incrementare visibilità, partecipazione, qualità dei media partecipativi anche in Italia. Un’ ampia sintesi della discussione è stata pubblicata da FaiNotizia, una delle esperienze al centro dell’ incontro, mentre su coveritlive.com è possibile ricostruire l’andamento dei lavori con le sintesi di tutti gli interventi.

Giornalismo partecipativo
L’incontro, che ha visto la partecipazione molto attiva di Beranrdo Parella e del Lsdi, è stato molto interessante e stimolante. Sono stati messi in luce esperimenti di giornalismo partecipativo molto affascinanti e ancora poco noti. L'intervento iniziale di Andrea Vianello ha dato il là, spiegando come per i media tradizionali, e in particolare per trasmissioni come “Mi manda Rai 3”, le informazioni fornite dai blog sono spesso utilissime per cercare conferme, trovare testimonianze, possibili ospiti in studio addirittura.

La chiesa di Chiesa
A mettere un po' di pepe al dibattito ci ha pensato Giulietto Chiesa, che ha promosso la sua iniziativa di "Tv dal basso" (anche se a volte sembra che questi progetti chiamino "dal basso" soltanto chi propone idee ideologicamente affini al loro pensiero, nota del cronista di Radio Radicale). Chiesa voleva che dall'incontro uscisse fuori una "linea" che con il suo intervento voleva influenzare. Ma al di là della mentalità sovietica, sempre secondo il cronista di Radio Radicale, la sua provocazione era assolutamente centrata e riassumibile con una frase suggestiva: "se non affrontiamo la questione della politica dell'informazione che vogliamo, rischiamo di essere individualmente liberi e collettivamente sconfitti". Giulietto ha ricordato la ricerca recente del Censis, da cui risulta che soltanto il 2% di elettori ha usato i siti dei partiti, blog e forum (cioè i canali di informazione non tradizionali) per informarsi sulla campagna elettorale. “Crediamo di essere all'avanguardia della comunicazione, ha ammonito Chiesa, mentre invece siamo la retroguardia di un panorama informativo che sempre più è di tipo visivo, in cui lo schermo diventa pervasivo, si sposta nei taschini della giacca in comodi iphone, relegando la comunicazione scritta a un prodotto residuale”.

La Tv ecclesiale
“Da radicale, ha commentato il giornalista della testata di Pannella, appartengo a un partito che si batte da decenni per cambiare il sistema dell'informazione di massa, senza accettare di essere rinchiuso nel ghetto della cosiddetta controinformazione o dei trafiletti”. “L'impostazione tutta politica di Chiesa, ha continuato il giornalista di Radio Radicale, non può che toccare delle corde simili”. “Certo non credo che una tv gestita da Chiesa sia la soluzione, ma il problema politico resta: su un bacino di circa 3.000 utenti quotidiani del suo sito, Chiesa ha raccolto 5.000 disponibilità a finanziare con 100 euro il progetto della tv alternativa - su web, satellite e digitale terreste - Pandora).

Solo il visibile è credibile
Certo i media tradizionali non sono più credibili, è stato ribadito nel corso del dibattito in Sala Tobagi della Fnsi. Solo "chi è visibile è credibile", soprattutto in Italia.


Slashdot
Francesco Piccinini ha presentato Agoravox, la versione italiana del giornale partecipativo francese, caratterizzato da un sistema di moderazione dei contributi inviati dagli utenti effettuato dagli utenti stessi (modello slashdot si chiamava una volta). Dare voce a chi è abbandonato dall'informazione ufficiale, questo già è un obiettivo che giustifica un'operazione come AgoraVox, e risponde in parte a chi sosteneva che senza visibilità tutto questo parlare di informazione partecipativa serve a poco.


Non poteva mancare il Master
Gennaro Carotenuto ha presentato il Master di secondo livello in giornalismo partecipativo con 17 studenti di Macerata, riservato solo a chi ha una laurea del vecchio ordinamento, o ha già conseguito una prima laurea specialistica del nuovo. Carotenuto, oltre ad essere un blogger è anche professore, e sta per pubblicare un suo libro sull’argomento.


YouReporter
Interessantissima è stata la presentazione di YouReporter, un sito di video e di immagini generati dagli utenti per documentare fatti “notiziabili”, impossibili da ritrarre per i media tradizionale, che non potranno mai avere la presenza capillare e la reattività di centinaia di utenti connessi in rete. Servizi ripresi spesso dai telegiornali, con unico requisito la “citazione della fonte”, che ha portato il sito, che è gestito da sole due persone, a una crescita esponenziale, crescita anche di consumo di banda e risorse hardware, cosa che ha comportato investimenti non da poco per una realtà autogestita (un problema che ricorre per quasi tutti i progetti presentati). YouReporter è forse l'unico progetto presentato il cui obiettivo è quello di fornire contenuti generati dagli utenti ai media tradizionali. Un obiettivo ambizioso, che in pochi riescono a soddisfare, e su cui stanno avendo i primi risultati.


Il territorio
Gli altri progetti presentati alla Fnsi hanno riguardato i siti di giornalismo partecipativo legati al territorio. "Il legame con il territorio ha un impatto sociale molto forte", ha sostenuto Alessio Neri di LiberaReggio. Gli interventi dei responsabili di siti “territoriali” sono stati i più vivaci dell’intero incontro di Sala Tobagi, quelli che sono più a contatto con la realtà sociale.


Me lo macchi?
A gettare un ponte fuori dal virtuale è stato l’intervento di Caffè News Magazine, che si ispira al periodico illuminista di Pietro Verri "Il Caffè". Nato come evoluzione di un blog personale, la sua missione è "Rotolando verso Sud". I suoi lettori e principali collaboratori sono meridionali emigrati al Nord Italia o addirittura all'estero, che trovano nella versione digitale del caffè letterario uno strumento di informazione sui fatti locali solitamente trascurati dai media. E sono gli stessi media tradizionali ad usarlo, tanto che Paolo Esposito ha raccontato di essere stato contattato dal Tg3, Annozero (per scovare dove sono i depositi di rifiuti tossici nel casertano), la trasmissione Exit di La7 (per trovare contatti nella zona di Volturno), e addirittura citati dal New York Times.


Uno spazio di rispetto
Poi è stata la volta di Crossing Tv, un progetto davvero molto interessante, curato nei minimi dettagli nella presentazione e nell'immagine, non per privilegiare le apparenze, ma per permettere ai ragazzi, molti dei quali stranieri, di rivendicare un loro spazio di rispetto. Giovani immigrati che avevano cambiato il loro nome assumendone uno italiano, sono tornati ad usare la loro identità come orgoglio, perché, come ha raccontato la film maker Silvia Storelli, a capo del progetto, ora sono diventati quelli “fighi” che fanno la tv su Internet. Non hanno sede, pochi fondi di bandi pubblici, ma la professionalità di Silvia, l'entusiasmo dei ragazzi che ha raccolto in questo vera e propria scuola di produzione audiovisiva, e l'aver individuato, per caso, anche il "target giusto". I giovani immigrati, una fascia che, ha scoperto Silvia, è molto appetibile per le società di comunicazione. Tanto che un progetto nato con finalità sociali sembra poter beneficiare dell'interesse commerciale di agenzie che studiano questa particolare fascia di età della popolazione immigrata.


Là c’è Marino
Altro sito molto legato al territorio, iperlocale si dice in gergo, Castelli News, sito che copre il territorio dei Castelli romani, tra le 1.000 e le 1.500 visite al giorno, un risultato non malvagio. Le fonti di informazione sono gli utenti e i comitati locali, in secondo luogo le pubbliche amministrazioni. Si sostengono venendo servizi di ufficio stampa, con l'esperienza accumulata gestendo il sito. Un segnale importante questo che proviene dal web locale, perché va a coprire territori, geografici e informativi, dove è assente l'informazione tradizionale. Il problema principale con cui si scontrano è la scarsa alfabetizzazione digitale.

L’università, le trombe e i tromboni
Infine, The Populi, sito molto ben fatto, nato da poco, animato da un gruppo di giovani universitari presenti in massa al dibattito. Finito il dibattito si è proseguito discutendo di possibili forme di collaborazione, un modo indiretto per affrontare la questione dell'impatto posta da Giulietto Chiesa. Una coda di discussione interessante, che spero possa avere un seguito che sicuramente ci sarà solo se saranno buttati fuori le trombe e i tromboni. Quelli che credono che con Internet si possa raggiungere il cielo, quelli che credono di risolvere tutti i problemi soltanto con il mouse. Dietro alla tecnologia deve esistere un’anima, la convinzione che la tutto deve essere in funzione dello sviluppo umano e del primato dell’uomo e della donna nell’universo.

24 giugno 2009

Taràttàttà

Taràttàttà
di Roberto Maurizio
L’erba e il mitra
Nei “favolosi anni ‘60”, l’Italia, negletta, arrancava tra la ripresa economica e la nostalgia del passato. Da una parte i “vecchi” divisi in due categorie distinte, i comunisti e i fascisti, i sanremisti e claudiovillisti, gli sfigati e gli arrivati, dall’altra i “giovani”, capelloni e fricchettoni, drogati e tutta casa e chiesa, studenti e operai, ma su tutti emergevano due grandi “figure”: Celentano e Gianni Morandi. Il primo, con l’erba, il secondo, con il mitra. Il falso ecologismo di Celentano ha fatto scomparire dall’Italia i Verdi. La mitraglia del Gianni, che una volta suonava la fisarmonica, la bella e favolosa “Soprani”, ci ha fatto importare “ciavatte” dal Vietnam di “Soprani Uomo”, 50 euro e passa la paura.



Il Maestro di Vigevano

Mentre, una volta, l’Italia era il primo paese al mondo nel settore della produzione artigianale e di prestigio di scarpe, ora è costretta a “reimportare” calzature prodotte in Asia. Lontani appaiono i tempi descritti dal film di Elio Petri nel 1963, “Il Maestro di Vigevano”, tratto dall’omonimo romanzo di Lucio Mastronardi. Vigevano era la “capitale della scarpa del mondo” ed assistette inerte al dramma dell’insegnante, insoddisfatto del suo lavoro principale, che aprì una piccola fabbrica di scarpe, per far fronte alle continue richieste di soldi da parte della moglie. Il Maestro, non essendo “tagliato” nell’arte del calzaturificio e del contrabbando, fu costretto a tornare sui banchi di scuola. Quell’Italia, oggi, non c’è più. Nulla da eccepire contro la globalizzazione, se i prodotti sono all’altezza del prezzo.


Ai posteri

Nulla da eccepire su Gianni Morandi e sulla guerra del Vietnam, dal quale, oggi, importiamo beni di “prima deambulazione”. Nulla da eccepire contro quella mitraglia che ha fatto guadagnare milioni di euro ai discografici italoamericani, credo, di Gianni e che hanno preso in giro un’intera generazione. Speriamo solo che le prossime non si facciano prendere per il culo dal TaràttàttàtaraTaràttàttàtara.