28 giugno 2009

Confederations Cup. Trombette, Burka, Infibulazione e Trik e Trak

Confederations Cup. Trombette, Burka, Infibulazione e Trick e Track
di Roberto Maurizio

Mia sorella fa Trombetta


Chi non si ricorda del famoso “sketch” del “Wagon Lit” di Totò, nei panni di Antonio Scannagatti e Mario Castellani, il “celeberrimo” On. Cosima Trombetta? Le gags sono rimaste nella storia del cinema italiano. Frasi come “Ma mi faccia il piacere”, “Io sono uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo”, “Ti mando in galera”.

Ma la frase più esilarante in assoluto è stata quella pronunciata dalla “spalla” di Totò, un attore considerato dai critici di sinistra, cioè quelli più acculturati, di serie B, Mario Castellani: “Mia sorella fa Trombetta. Per meglio dire, mia sorella faceva Trombetta, ma adesso che ha sposato un Bocca, fa Trombetta in Bocca”.



Le trombe di Eustacchio

I due grandi comici, anzi uno e mezzo, come direbbero a sinistra, non potevano sapere che la sorella dell’On. Cosimo sarebbe diventata la protagonista in assoluto durante lo svolgimeto della Confederations Cup in Sud Africa. Ormai, tutti sanno che la “coppa” è andata a finire nelle mani, anzi nei piedi, delle squadre “blasonate”, Brasile e Spagna, che hanno sconfitte quelle “emergenti”, Stati Uniti e Sud Africa. Sarebbe stato un campionato “fuori dal normale”, con la vittoria degli Usa e il terzo posto del Sud Africa. Così non è stato. Continueremo ad annoiarci senza più emozioni nei prossimi anni e, soprattutto, durante il Mondiale 2010, sempre in Sud Africa, dove le protagoniste degli incontri di calcio rimarrano le trombette che ci squarceranno le trombe di Eustacchio e il resto.
Datemi un martello

L’odioso rumore delle trombette, simile a quello di 100.000 zanzare, si è alzato, per giorni e giorni, dagli stadi del Sud Africa, infilandosi in tutte le case del mondo dotate di un televisore e sintonizzate sulla Confederations Cup 2009. Il Sudafrica ha fatto del tutto per rendere la competizione una delle più brutte della storia del calcio, alimentando le trombette, vere e proprie tortura per i giocatori e i telespettatori. Il malessere che procurava questo stillicidio continuo di trombette, induceva ad una reazione forsennata: “datemi un martello!”. Per la pacifica e soave Fifa, paese che vai, usanze che trovi. Quindi, lascia il martello e infilati i turaccioli nelle orecchie. Questa si chiama “diplomazia”. Ma, a livello internazionale, è giusto ancora tollerare alcune “usanze” ancestrali? Possono queste sovrastare il “buon senso” e rispetto del “gusto” accettato da tutti i popoli appartenenti alla “comunità internazionale”? Certo, rispetto alle guerre, agli omicidi e all’odio, meglio le “trombette” della Fifa Confederations Cup.


Il gigante bianco e buono


Meglio Matthew Booth, il gigante “bianco buono”, una specie di ossimoro per gli anti occidentali antimperialisti, 32 anni, nato a Fish Hoek vicino a Cape Town, altezza 1,98 centimetri, peso 94 chili, misura del piede 49! Ogni volta che il calciatore sudafricano bianco prende la palla, lo stadio “nero” gli tributa un “booooh” di ammirazione. Bellissimo, non razzistico, come quello diretto verso Balotelli dai tifosi della Juve e da quelli della civilissima Svezia. Con queste trombette, non è possibile che il Sud Africa possa ospitare i Mondiali di calcio 2010. La soluzione software ci sarebbe, ma i “giornalisti”, sempre pronti a raccontare la realtà solo a metà, attraverso la loro telecronaca dimezzata con lazzi e risate incontebili, non saranno contenti. A loro gli mancherebbe il suono di sottofondo che serve per addormentare o torturare il pubblico.


Tra trick e track
I Mondiali di calcio 2010 avranno un’audience di miliardi di persone contro le 100.000 trombette sudafricane. Basterebbe un semplice click per eliminare “lo stadio”. Comunque, sono migliori le trombette che i telecronisti, che si divertono contando i soldi che guadagnano con una trasferta miliardaria. Accettare le trombette, secondo alcuni, è come accogliere il Burka e l’Infibulazione come pratiche quotidiane “normali”. Allora, la mia proposta è di fare il Mondiale di calcio a Napoli nel 2014, con tanti di Trick e Track buttati tra le gambe dei giocatori avversari. L’Italia, anche senza Marodona, a Napoli, vincerebbe!

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