30 marzo 2009

Il nucleare sporco di Rai3

Il nucleare sporco di Milena Gabanella
di Roberto Maurizio

Rai3, un mondo al tramonto e i leghisti laziali


Il 21 febbraio 2009, al Palacavicchi fu chiamato ad intervenire il Tg3 Lazio per documentare una storia di amore e di amicizia di circa 200 tra professori, alunni, non docenti. Il Tg3 rifiutò l’invito. Perché? Perché non fa audience l’amore, la fratellanza e Fb. Meglio l’arroganza dei programmi che prendono in prestito le statistiche semi ufficiali e si accorgono che il Nucleare fa paura. Allora, noi che paghiamo il canone, ci vediamo sommersi da trasmissioni che partono dagli ascolti, sbagliati, perché i capi hanno il capo rivolto ancora verso Est. Una Rai pubblica vera, come la Bbc ce la possiamo scordare. Questi galoppini senza dignità rovinano la libertà degli italiani e si attaccano alle trasmissioni “leghiste laziali” , basate sul peperoncino e sul vino raccontato da un cittadino della Costa d’Avorio che dovrebbe essere musulmano. O Tempora o Mores!

Ci pensa Aldo

Aldo Grasso su “Il Corriere della Sera” di oggi, 30 marzo 2009, fa una bella analisi sulla differenza tra i Talkshow “impegnati” del tipo Santoro e dintorni e le inchieste, come Report, il settimanale condotto dalla “coraggiosa” Milena Gabanella. Secondo Grasso, giustamente, mentre il Talkshow è una vetrina dove si scivola da un tema ad un altro senza soluzione di continuità e serve solo per far pavoneggiare questo o quel politico di turno, l’inchiesta è su un solo argomento sviscerato, studiato, approfondito con risposte aperte alla fine. Le belle inchieste, come quelle di TV7 negli anni ’70 nel nostro paese, furono a volte dirompenti. Oltre a Report, in realtà, esistono altre trasmissioni televisive, ma durano poco: 4/5 minuti. Ad esempio, quelle di “Striscia la Notizia” e quelle delle “Iene”. Però ci sono anche inchieste delle televisioni locali ben fatte, ma restano solo “denunce al vento”. Le inchieste della giornalista Gabanella di Rai3, una delle poche donne che si meritano l’appellativo di giornalista professionista, anche se è una freelance, a volte sono pericolose. Sarebbe meglio non farle. Invece, imperterrita, la Milena continua diritta verso la sua meta. Tutto bene? No.

La scoperta dell’acqua calda

Qual è la critica che avanziamo alla Gabanella? La sua trasmissione si può riassumere come segue:
“Alla fine si tratta – affermano i soloni - solo di riscaldare acqua per far girare delle turbine che devono produrre elettricità”. Ma non è che è esagerato mettere in moto una reazione nucleare per fare l’acqua calda? E’ pericoloso? Conviene realmente? Si può fare diversamente? La Storia comincia nel 1953 e le intenzioni erano ottime: atomi per la pace – diceva Eisenhower – sottrarre l’atomo al controllo militare e usarlo per fare l’elettricità. Andò tutto bene per molti anni, poi successe quello che non doveva succedere: gli incidenti. Sellafield, Three Miles Islands, Chernobyl. E fu così che cominciò un lento declino del sistema. Nel 2002 l’ultima punta massima di produzione elettronucleare. Nel mondo i reattori sono 436: 8 in meno rispetto al 2002. Stanno invecchiando e nessuno si affretta a rimpiazzarli. Dal 1979 negli Usa non sono state più costruite centrali nucleari. Bush aveva promesso un rilancio dell’elettronucleare ma non se ne fece niente: l’investimento troppo rischioso per le banche e i soldi pubblici in giro ce ne sono pochi per via della crisi. Barac Obama taglia gli incentivi all’atomo e punta su rinnovabili e efficienza energetica. Stessa cosa fa la Germania dove una legge del 2002 stabilisce che non si costruiscono più centrali e i reattori esistenti man mano che giungono a fine vita si spengono. Intanto però si devono ancora fare i conti con le scorie. Di quanto costi poi il nucleare in termini di salute delle persone sembra meglio non parlarne. L’azione dell’Oms è blindata da un accordo del 1959 con L’Aiea (Organizzazione internazionale per l’energia atomica) che a sua volta dipende dal Consiglio di sicurezza dell’ Onu: in poche parole quello che sappiamo degli effetti del nucleare sulla nostra salute dipende dagli interessi dell’industria atomica. E la Francia con 58 reattori? Non è per niente indipendente per quanto riguarda l’energia e i problemi sul territorio sono tanti. Ma l’industria nucleare – francese, americana – è sempre in piedi e preme da tutte le parti per costruire. In Italia si sta parlando di rinascimento nucleare, ci siamo affidati ai francesi perche ci hanno detto che le loro centrali sono le più sicure, è vero? E poi quando saranno terminate la nostra bolletta elettrica sarà veramente più bassa?

Irradiare la paura


L’inchiesta di Gabanella parte da un postulato e finisce senza contraddittorio. Le inchieste di Rai3 devono, per contratto, dimostrare la tesi di partenza. Prendiamo l’ultima trasmissione, quella sul nucleare di ieri sera, domenica 29 marzo. La tesi da dimostrare è la seguente: 1. Il nucleare è pericoloso; 2. Il nucleare fa male; 3. Il nucleare non serve; 4. Il nucleare è stato scelto da Berlusconi, quindi va combattuto per partito preso. La giornalista fa vedere le facce atterrite degli abitanti che si trovano a due passi da una centrale nucleare in Francia. Pillole, in caso di pericolo; via di fuga, in caso di esplosione. Quello che la giornalista irradia è la paura. Chi non potrebbe mai averla in quelle condizioni. Ma quello che la giornalista non dice e che le paure dei nostri fratelli francesi servono per scaldare il culo degli ecologisti italiani. E’ semplice dire: non vogliamo le centrali nucleari. Più serio sarebbe, allora non prendiamo l’energia nucleare prodotta dai nostri fratelli in pericolo. Ma vi rendete conto che se salta una centrale nucleare a 349,17 chilometri dai nostri confini sarebbe la fine anche degli italiani? La morte nucleare non ha passaporto! E’ troppo facile dire non voglio queste infamità nel mio giardino e permettere che queste “vergogne” vengano permesse sulla pelle degli altri, dei nostri fratelli e cugini francesi. Vergogna! Evviva l’Europa unita, dove c’è gente che prende le pillole contro l’inquinamento atomico nucleare per permettere ai romani di fare le “notti bianche”, o di spegnere il Colosseo, mentre prendono l’ascensore di casa che viene mosso, secondo loro, dallo Spirito Santo. Lo Spirito è il nucleare e il Santo sono quei coglioni dei fratelli europei che muoiono per non farci fare nemmeno un piano a piedi!

Miserabili Iene

La scelta nucleare è stata abbandonata dal nostro paese a seguito dell’incidente di Chernobyl nel 1986. Mentre sulle foglie di lattuga e di cicoria dei prati e delle vigne italiane si posavano i veleni della centrale nucleare obsoleta impazzita di un’Unione Sovietica in disfacimento, gli italiani erano stati a chiamare a scegliere sul nucleare. Il risultato era scontato. E’ come se fosse indetto un referendum sulla pena di morte per un pedofilo che violenta 100 bambini e ne uccide 50. Subito dopo, minimo il 51% degli italiani voterebbero per la pena di morte. Nei paesi civili, forse, si seguono altri criteri. Qual è la situazione attuale sulla scelta del nucleare in Italia? Non si capisce niente. In base agli appoggi politici (P) e “culturali” (C) i risultati sono i seguenti: (P) 53% favorevoli al nucleare (Panorama); (P) 68% per SkyNews, ribaltato con “Not in my back yard” (giardino) con il 62%; (P) 54%, Ekma contro il nucleare, ( C ) 73% Il Corriere contro. Non abbiamo il responso del giornale l’Unità (PC) presumibilmente al 99% contro il nucleare; del Giornale (P), 99% a favore. Abbiamo, invece una nostra modesta riflessione. L’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), come l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sono Agenzie specializzate dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. La “conduttrice” che viene condotta dalle sue ideologie spiega invece come è difficile eliminare le scorie nucleari e non dice nulla su come siamo stati anche noi del primo piano dell’ascensore ad aver permesso questo scempio. La “conduttrice” osanna l’Oms e spara a zero sull’Aiea (mentre un rappresentante dell’Oms giustifica le scelte dell’Aiea e nessun funzionario di quest’ultima Agenzia dell’Onu, cioè la nostra, quella che noi paghiamo, non risponde, anche perché sa che il programma è stato costruito per annullare gli sforzi che questa che forse è la più grande opera delle Nazioni Unite, ma la conduttrice non se ne resa conto, quella che ci ha fatto vivere in pace per 60 anni, ed è quella che viene attaccata per quattro centrali nucleari, mentre ci ha dato la vita e la felicità, quella che ci difende, e difende anche le miserabili Iene che si avventano su un’organizzazione internazionale che dovrebbe avere il rispetto, perlomeno di quelli che ormai faticosamente si dicono di sinistra senza nessuno stimolo per l’avvenire, tanto è grande il solco che separa questa realtà retrograda da un vero cambiamento della civiltà che potrà avvenire con persone che credono soprattutto nella vittoria dell’interesse di tutti i cittadini del mondo, di un mondo che può essere ancora vincente. Vincerà la giustizia, la libertà, l’onestà, non legata agli uomini che passano, ma un’entità più alta: la vita eterna. Eternamente vivrà chi sarà giusto, libero, onesto, rispettoso degli esseri viventi, su questa Terra e nell’Universo intero.

Gli appuntamenti di aprile 2009

Gli appuntamenti di Aprile di “Stampa, Scuola e Vita”
di Roberto Maurizio Bue, il protagonista (foto di Roberto Maurizio)

Giovedì 2 aprile 2009 ore 18.00

Giovanni Paolo II, il Papa che ha cambiato il mondo


Nella Basilica di San Pietro in Vaticano, il Coro della Diocesi di Roma, diretto da Mons. Marco Frisina, animerà la Santa Messa nell'anniversario della morte del Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI con la partecipazione di tutti i giovani di Roma. All’incontro parteciperanno gli iscritti al Gruppo Facebook “Giovanni Paolo II, il Papa che ha cambiato il mondo”, gruppo presieduto e ideato da Daniele Verzella. Per iscriversi, basta l’adesione al gruppo aperto su Facebook.

Venerdì, 10 aprile 2009, ore 21.00


Montefiascone, la Processione del Venerdì Santo

Rievocazione della Passione di Cristo, Montefiascone (Vt), come da tradizione si svolge per questo evento la Processione del Venerdì Santo. Più di cento personaggi che indossano costumi dell'epoca sfilano per le vie del paese rievocando la passione di Cristo. Il percorso si snoda così: partenza dalla chiesa di S. Bartolomeo, via Trento, piazza S. Margherita, Via S. Lucia Filippini, Piazza Vittorio Emanuele (giudizio di Pilato), via Bixio, Via Verentana, Corso Cavour (le tre cadute e la Veronica), arrivati al piazzale antistante la Cattedrale di S. Margherita si svolgerà la suggestiva rappresentazione della crocifissione di Cristo.

Mercoledì e Giovedì (29 e 30 aprile 2009)



Il Carro dei Giovanotti

La corsa dei carri che si svolge ormai da otto secoli a San Martino in Pensilis (Cb). La Carrese: una festa patronale storica con valori cristiani che affonda le sue radici nella cultura popolare di un’intera comunità molisana sparsa nel mondo. A contentersi il "palio", sono: i "Giovanotti", i "Giovani" e i "Giovanissimi".

26 marzo 2009

Da Piazza Diana a Viale Nuvoletta

Caserta, Piazza Giuseppe Diana incrocio Viale Salvatore Nuvoletta
di Roberto Maurizio

E’ difficile parlare, in Italia e altrove, di Mafia, di Camorra, di Sacra Corona Unita, di N’Drangheta. Ci sono tre modi per affrontare l’argomento. Il primo è mettersi contro, con relativa missiva di risposta dall’alto “hai finito di vivere”; il secondo è seguire l’andazzo ed essere “a la page”, e non richiede molti sforzi, se non abolire l’intelligenza, se ce l’hai; il terzo, quello più seguito dagli italiani, dagli Italiebani e dagli Italioti, è quello delle tre “scimmiette”, non sento, non vedo, non parlo.

Le scimmiette


Non vedo, non sento, non parlo (la quarta è fuori programma)

E’ proprio l’ultima chance delle scimmiette, non parlo, che contraddistingue gli uomini e donne di “onore” italiani. Non parlo, non dico quello che penso perché sono gli altri a farmi pensare e “riflettere”. Riflettere dove, come, quando e perché? Nel vuoto totale delle ideologie comuniste e fasciste dell’altro secolo? Questi personaggi sono simili, ma molto più pericolosi, degli scugnizzi che in qualche modo sono coinvolti loro malgrado. Questi personaggi ideologizzati, sono più pericolosi di Al Qaeda, in quanto i secondi, in qualche modo possono cambiare opinioni. I Tosco-Umbro-Emiliano-Marchigiani non cambiano idea. Dove, come, quando e perché cambiare se non conviene? La stasi è l'anticamera della morte. Lo status quo porta benefici solo a chi non vuole i cambiamenti. Cambiare nel segno della pace e dello sviluppo economico e sociale di Bassolino, Vendola e compagni di partito? Dove, come, quando e perché cambiare? Nel segno della croce, quella che ti verrà fatta recapitare portata a spalla durante il Venerdì Santo da uno scugnizzo che crede di imbracciare un mitra che lo rende immortale e con il quale sarà seppellito in eterno? Le mafie di tutti i paesi del mondo prosperano là dove c'è divisione politica. Fintanto che in Italia non ci sarà una democrazia compiuta con una maggioranza che governa e un'opposizione che fa il suo mestiere, la mafia continuerà a vivere e prosperare e far tacere i cittadini.

Io parlo


Io parlo”, invece. Questa è la prima persona singolare del verbo scelto da Roberto Saviano che fino a quando sarà protetto da noi, cioè dalla gente comune non subirà nessuna violenza. Non sappiamo ancora se Roberto Saviano sia un eroe o solo uno “strumento diabolico mediatico” del XXI secolo. Quello che sappiamo, indiscutibilmente, è che un prete, Don Giuseppe Diana, e un carabiniere, Salvatore Nuvoletta, dell’altro secolo (il XX) meriterebbero, come i Padri della Patria del XIX, Cavour, Vittorio Emanuele I, Garibaldi, Mazzini, l’intitolazione di una piazza, di una strada, di una scuola o di un’università. La camorra a Caserta e altrove sarà definitivamente debellata solo quando tutta la popolazione sarà convinta di intitolare a questi martiri della criminalità organizzata una via, un punto della città, un simbolo che caccerà per sempre i nemici della legalità.


Il Risorgimento sannita




Sarà come un nuovo “Risorgimento”, dove il 25 maggio i nemici invasori da cacciare non saranno gli austroungarici, ma gli affiliati a tutte le organizzazioni mafiose del Sud. Questo è un po’ la reazione immediata che ha colpito, presumibilmente, la maggior parte degli ascoltatori del “monologo” tenuto il 25 marzo da Roberto Saviano nel corso della trasmissione televisiva “Che tempo fa?” vista e apprezzata da 4 milioni 561 mila telespettatori, con uno share più alto tra i programmi di prima serata, pari al 19,00%.



Che tempo farebbe senza Fazio?





La trasmissione, come sanno gli affecionados di questo blog, non gode la nostra ammirazione, anzi! “Che tempo fa?” è un programma televisivo “ambiguo” che carpisce la buona fede di chi si “accosta” e crede di trovare le previsioni del tempo, che in effetti ci sono, ma solo all’inizio. E’ una trasmissione “esca”, dove il presentatore, Fazio non parente del Governatore, invece di “pescare i pesci grandi” accalappia gli “uomini piccoli, piccoli”, quelli che si divertono con la Littizzetto e le sue volgarità. L’anchorman Fazio non parente del Governatore, con un reddito da operaio comunista di 2 milioni di euro l’anno (secondo Chiambretti), è un accalappiatore di audience e trita nel suo trita uomini di quattro soldi tutti i personaggi destinati agli incenitori, distruggendo le loro anime e le loro coscienze mescolandole al fango e all’immondizia del Bel Paese.



Contro la camorra




Ieri sera, 25 marzo, invece, nel corso di una puntata particolare, ha finalmente ospitato un “vero uomo”: Roberto Saviano, nato a Napoli nel 1979, laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Napoli "Federico II". In Italia, Saviano, collabora con “L’espresso” e “la Repubblica”, negli Stati Uniti con il “Washington Post” e il “Time”, in Spagna con “El pais”, in Germania con “Die Zeit” e “Der Spiegel”. Il suo primo libro Gomorra (Mondadori) è un bestseller che ha venduto 1.700.000 copie ed è stato tradotto in 50 paesi. È presente nelle classifiche di best seller in Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Svezia, Finlandia. La letteratura e il reportage sono gli strumenti che Roberto Saviano usa per raccontare la realtà. Dal 13 ottobre 2006, in seguito al successo del romanzo Gomorra, fortemente accusatorio nei con fronti delle attività camorristiche, ha ricevuto numerose minacce da parte della camorra e vive sotto scorta. Attualmente, per motivi di sicurezza, è costretto a cambiare continuamente dimora. Da Gomorra sono stati tratti uno spettacolo teatrale, che è valso a Saviano gli Olimpici del Teatro 2008 come miglior autore di novità italiana, e l’omonimo film candidato al premio Oscar come miglior film straniero e premiato a Cannes nel 2008 con il Gran Prix du Jury.



Il Corriere di Caserta




All’inizio del suo monologo durante la trasmissione “Che tempo fa?” durato circa 40 minuti, Saviano ha criticato i titoli che venivano scelti dal “Corriere di Caserta” per commentare i fatti di cronaca locale durante omicidi e arresti negli anni ’80 e ‘90, ma non si capiva tanto l’accanimento dello scrittore di Napoli contro il direttore e i redattori di un piccolo quotidiano di provincia. Si sa, infatti, che in Italia il 98% dei titoli dei giornali, ancora oggi, non corrisponde mai al contenuto dell’articolo. Nelle redazioni esiste un “titolista”, il più grande dei quali, come è noto, è quello de “il manifesto”, basti ricordare solamente “Il Pastore Tedesco”. Più Saviano approfondiva i fatti e più si capiva che non si trattava della fantasia “titolistica” di un redattore, ma di una vera e propria “volontà politica e camorristica”. L’apice, lo scrittore napoletano, l’ha raggiunto con il commento ad una foto che ritraeva insieme il parroco Don Giuseppe Diana, Don Peppino, e del carabiniere Salvatore Nuvoletta, trucidati disarmati dalla camorra. Qui, Saviano, si è superato ed ha dato il meglio di sé.


Vivere con la scorta



Per Saviano, il silenzio e la diffamazione sono armi terribili in mano alla camorra e l'ordigno adatto per combatterli è quello della parola. Lui stesso si è definito una «operazione mediatica», nata e portata avanti perché si conoscano gli orrori della camorra e si capisca che riguardano tutti. Il suo «sogno» è che la lotta alla criminalità organizzata diventi una vera e propria moda. È quello che «i grandi editori, le televisioni, trovassero un punto comune, anche conveniente. Perché non creare una moda?». È una provocazione, quella dell'autore di Gomorra (che dal 13 ottobre 2006 vive sotto scorta), ma non più di tanto. In un'intervista al Tempo, Carmine Schiavone ha profetizzato che la camorra tenterà di far fuori Saviano quando cadrà nel dimenticatoio.


Colpevoli silenzi



«La cosa più grave che può fare la politica - ha detto lo scrittore - è il silenzio. La cosa più grave che possono fare gli elettori è scegliere il silenzio». Questo «colpevole silenzio» riguarda però anche i giornali. Queste storie di omicidi giornalieri non arrivano quasi mai sulle pagine dei giornali nazionali. Ogni tanto la notizia arriva, quando si sparge molto sangue e ci sono grandi tragedie. Ci sono due o tre persone uccise al giorno e la cronaca nazionale le ignora. Allora, l'invito è a non smettere di parlare, come lui stesso non smette di fare nella sua vita non più privata ma «blindata». Più del racconto di questi ultimi tre anni con i Carabinieri, che definisce come una nuova famiglia, ha detto tanto l'immagine dei militari che lo hanno scortato fuori dallo studio televisivo. “Io - ha detto - esisto ora, poi vado in una stanza e non ho più vita fino al prossimo appuntamento”.

25 marzo 2009

Algeria. Bouteflika in Pole Position

Elezioni presidenziali in Algeria. Candidato di pietra, l’astensionismo
di Roberto Maurizio
Abdelaziz Bouteflika


I primi giorni di aprile saranno momenti decisivi per l’Algeria. Il paese maghrebino è chiamato in una tornata elettorale che culminerà con l’elezione, il 9 aprile, del Presidente della Repubblica. Da mesi il paese si sta preparando a questo importante passo democratico. La campagna elettorale dei sei principali candidati della competizione presidenziale è ufficialmente iniziata il 18 marzo. L’Algeria è una realtà mediterranea in continua evoluzione democratica, sociale ed economica. L’Italia guarda con interesse ed apprensione agli sviluppi di un paese che può essere determinante per il benessere di un’area dentro la quale si immerge il nostro “stivale”. Più ampia sarà la partecipazione dell’Algeria nella crescita economica e sociale del Mediterraneo, più facile potrebbe diventare il superamento della crisi economica globale che sta attanagliando anche il nostro paese. I legami storici, culturali, economici e commerciali italo-algerini sono basati sulla quantità e sulla qualità di un rapporto privilegiato che lega i due paesi ormai da più di un decennio in modo sempre più stretto e collaborativo. E’ per questo, che la stampa italiana dovrebbe dare massimo risalto alla competizione in atto nel paese di Sant’Agostino. Finora, questo interesse non si è notato ancora.


Un percorso virtuoso



Come è noto, l’Algeria, dopo la conquista dell’indipendenza negli anni ‘60 e la crisi politica e militare dei primi anni ’90, dove la follia aveva mietuto centinaia di migliaia di vittime innocenti, da dieci anni a questa parte ha saputo tracciare un percorso virtuoso che l’ha portata fino al raggiungimento di un apprezzabile sviluppo socio-economico, di una pacificazione interna e di una prospettiva di riforme radicali della società civile.


Osservatori internazionali durante le elezioni


Le elezioni presidenziali, dunque, si svolgeranno il 9 aprile e parteciperanno sei candidati. La campagna elettorale iniziata il 18 marzo terminerà il 7 aprile. Un decreto presidenziale ha stabilito la presenza di una Commissione politica di sorveglianza incaricata del controllo del processo elettorale, guidata da Mohamed Teguia e composto dai rappresentanti dei partiti politici e dei candidati. Per garantire la trasparenza, il decreto ha previsto la partecipazione di osservatoti internazionali e regionali, dell’Onu, della Lega Araba, dell’Organizzazione della Conferenza Islamica e dell’Unione africana.


Sei candidati in competizione


Erano 11, le candidature depositate il 23 febbraio scorso al vaglio del Consiglio Costituzionale, organo preposto alle leggi elettorali, ne sono state ammesse cinque, oltre, ovviamente, quella dell’attuale Presidente, in carica da dieci anni, Abdelaziz Bouteflika del Fln (Fronte di liberazione nazionale), alla sua terza partecipazione alla competizione, anche grazie alla riforma dell’art. 74 della Costituzione approvata su suo suggerimento il 3 novembre 2008 che ha eliminato la restrizione dei due mandati consecutivi. Gli altri cinque candidati sono: Louisa Hanoune, segretario del Partito dei lavoratori (Pt), Ali Fawzi Rebaine, del Partito nazionalista Ahd 54, l’islamico moderato Belaid Mohand Oussaid, leader del Partito della libertà e della giustizia (Plj), Mohamed Djahid Younsi, segretario del movimento El-Islah, ed Moussa Touati, presidente del Fronte nazionale algerino (Fna). Sono stati esclusi, sembra perché non avessero raggiunto le 75.000 firme richieste dalla legge elettorale, Loth Bonatero, docente ricercatore, conosciuto come l'enfant de la Casbah, Mohamed Hadef, politologo libertario, presidente del Mouvement national d'espérance (Men), Rachid Bouaziz, Preside di scuola media, anch'egli indipendente, Rachid Bouaziz, presidente di Rassemblement Algerien l'ex Rai (Rassemblement arabo islamique), Omar Bouacha, presidente del Mouvement El Infitah. Una dozzina di candidati minori hanno già annunciato la loro partecipazione, mentre i partiti d'opposizione, tra cui l'Rcd (Raggruppamento per la cultura e la democrazia) e i movimenti islamici più radicali si preparano al boicottaggio o invitano gli elettori ad astenersi dal voto in segno di protesta, come viene richiesto da partiti storici come il Ffs (il Front de Forces Socialistes).

Louisa Hannouna


Louisa Hannouna, unica donna nella competizione, è nata il 7 aprile 1954 a Chekfa, nella wilaya di Jijel. Di famiglia contadina, povera, dopo l'indipendenza va a vivere con i genitori ad Annaba. Riesce ad andare a scuola, ottiene il baccalaureato, e si iscrive alla facoltà di diritto all'università cittadina. Militante socialista, femminista, attiva nei gruppi che manifestano contro il Codice della famiglia ispirato alla sharia che l'Assemblée Populaire Nationale approva nel 1984, quando nel 1990 l'Algeria adotta il sistema politico pluralista entra nel gruppo fondatore del Parti des Travailleurs, di cui è oggi segretaria generale. Nel 1997 viene eletta deputata, e riconfermata alle legislative del 2007. Nel 2004, è stata la prima donna algerina candidata all'elezione per la presidenza della Repubblica, ed ha ottenuto l'1 per cento delle preferenze (101.630 voti).

Moussa Touati


Moussa Touati è nato nel 1953 a Beni Slimane nella regione di Médéa. Dal 1969 al 1972, ha frequentato le scuole secondarie a Benghazi in Libia, poi a Damasco. Arruolato per cinque anni nell'esercito nazionale popolare, funzionario di polizia dal 1980, nel 1988 ha creato l'Onec (Organisation nationale des enfants de chouhada), e nel 1992 è diventato presidente del CNEC (Coordination nationale des enfants de chouhada). Entra in politica nel 1999, con un suo partito, il FNA, Front National Algérien, a vocazione popolare. Dopo un periodo di sperimentazione, nel 2004 presenta la sua candidatura alle presidenziali, ma viene scartato dal Consiglio Costituzionale perché il suo dossier non è ritenuto conforme. Non si da per vinto, riparte, ed alle elezioni del 2007 il suo partito elegge 14 deputati, e mobilita un milione di elettori. Per la campagna elettorale di oggi il suo slogan è "Giustizia e Uguaglianza", ed il suo programma presidenziale fa appello ai diritti dei cittadini, casa, istruzione, lavoro, sanità, libertà di espressione.

Ali Fewzi Rebaïne


Candidato a sorpresa a queste presidenziali, il presidente del partito nazionalista AHD 54 ha dalla sua la storia della repubblica. Figlio di chahid, fedele ai principi che animarono gli uomini della tempra del padre, negli anni di piombo è stato anche in prigione. Finita quella stagione, dopo un ingresso abbastanza timido in politica, sostenuto da militanti che si dichiarano " politici non professionisti" (perché non cercano profitti, ma vi rimettono in proprio), nel 2004 è riuscito a sorprendere tutti entrando nella rosa dei candidati alle presidenziali. Da quel momento Fewzi Rebaïne, presentissimo sulla scena della lotta politica, si è fatto più discreto nei media. La campagna di raccolta firme si è svolta nel più completo silenzio. Sapendo che il partito vive una minicrisi perché non tutti i quadri sono d'accordo con la sua candidatura alla presidenza,molti hanno pensato che questa discrezione fosse dovuta all'incapacità di raccogliere le famose 75.000 firme necessarie. Niente di più falso, il figlio di Fettouma Ouzegane (la madre, militante storica della lotta per l'indipendenza, ndt), si è presentato puntuale all'appuntamento con il Consiglio Costituzionale. Battendo il tasto del ritorno ai valori più puri che animarono i combattenti della liberazione nazionale, Ali Fewzi Rebaine promette adesso una campagna elettorale "piccante".

Moahmed Saïd


Politologo e uomo di grande cultura, Mohamed Saïd, vero nome Mohand Oussaid Belaid, è nato nel 1947 in Kabilia. Laureato in diritto, l'anziano braccio destro di Ahmed Taleb Ibrahimi, segretario generale del movimento Wafa, che il governo aveva rifiutato di riconoscere, è stato giornalista televisivo prima di essere nominato redattore capo del quotidiano d'informazione nazionale El-Chaâb, tra il 1968 e il 1974, e successivamente direttore. Ha occupato posti importanti anche a livello governativo, tra l'altro è stato portavoce del ministero egli Affari esteri nel 1982, ambasciatore in Bahreïn tra il 1986 e il 1989. Fondatore del Plj (Parti des libertés et de la justice), partito islamista moderato, creato ufficialmente il 10 gennaio 2009, era già stato candidato alle elezioni del 2004 grazie a 119.000 firme raccolte nelle 48 wilayas del Paese. Il Plj che ha per slogan elettorale «cambiamento oggi e non domani», aspira secondo il suo fondatore a " ridare speranza ai giovani, coinvolgendoli direttamente nella costruzione della nazione".

Djahid Younsi


Formazione scientifica, militante storico del movimento Nahda, di cui è stato deputato, Djahid Younsi ha fatto parte, in compagnia di Mohamed Boulahia, dei principali animatori del "mouvement de redressement » che riuscì a scalzare Djaballah dal suo secondo partito, il movimento Islah, islamista. Ormai vuoto di sostanza, dopo essere riuscito a diventare la prima forza di opposizione nel Paese, questo partito ha ottenuto risultati mediocri alle ultime elezioni legislative e locali.A convincere Djahid Younsi a presentare la sua candidatura alle presidenziali del prossimo 9 aprile, sembra siano stati pressioni seguite al rifiuto di Djaballah di prendervi parte. La raccolta delle firme, iniziata solo dieci giorni prima della scadenza, ha beneficiato dell'apporto di militanti del MSP, di indipendenti, e di sostenitori del Nahda. Considerato come una sorta di "candidato alibi", destinato soprattutto ad intercettare il voto islamista, Younsi sa di non poter giocare un ruolo di primo piano nello scrutinio elettorale, ma promette una campagna a colpi di "rivelazioni".

Abdelaziz Bouteflika

Bouteflika (nato il 2 marzo 1937 a Oujda, Marocco) entra nella politica algerina dopo l'indipendenza del paese dalla Francia nel 1962: diventa deputato nell'Assemblea Costituente e ministro per la Gioventù e lo Sport nel governo presieduto da Ahmed Ben Bella. L'anno successivo viene nominato ministro degli Esteri, ruolo che mantiene fino alla morte del presidente Houari Boumédiènne, nel 1979, del quale era considerato il braccio destro. Il cambio al vertice non gli è favorevole: il nuovo Presidente è un alto ufficiale dell’esercito, Chadli Bendjedid, che cerca di estrometterlo dalla vita politica. Viene montato uno scandalo finanziario sulla gestione dei fondi del Ministero degli Esteri durante il suo incarico, e nel 1981 Bouteflika decide di abbandonare il paese. Dopo sei anni all'estero, tra Parigi, Ginevra e paesi del Golfo arabo, torna in patria ed entra nel Fronte di liberazione nazionale (Fln); nel 1999 si candida alle elezioni presidenziali come indipendente. Sostenuto dai militari, vince con il 74% dei suffragi.
Concordia, riconciliazione e l’ombra di Al Quaeda
Quello ereditato da Bouteflika nel 1999 è un paese allo stremo: oltre 150mila i morti per la guerra civile (1992- 1998); alle tensioni sociali si somma la pesante crisi economica. Al nuovo presidente va quindi il merito di aver rimesso l’Algeria in carreggiata, grazie alla sua “politica della riconciliazione” (la concordia civile nel 1999 e la Riconciliazione nazionale nel 2005). Un successo che gli ha permesso di vincere con facilità anche il secondo mandato nel 2004. Desta ancora preoccupazione, però, la situazione in Cabilia, dove, seppur sporadici, continuano gli attentati, nonostante i tentativi di repressione della ribellione con la forza, e dove, dal 2001, i movimenti politici locali boicottano le elezioni. Gli attentati kamikaze che hanno colpito il paese negli ultimi due anni (nell’aprile 2007 e nell’agosto 2008) sono anche da imputare all’influenza di Al Qaeda per il Maghreb, tanto che nel timore di un rafforzamento delle forze islamiste, il governo ha varato da un lato un piano di repressione militare del terrorismo, e dall’altro dei percorsi di educazione e formazione nelle carceri, dove è stata accertata una forte attività di reclutamento delle cellule terroristiche. Nonostante il sostegno della Russia, grande partner commerciale di Algeri, la crisi economica internazionale si avverte pesantemente anche in Algeria, ancora troppo dipendente dal petrolio e da un’industria debole. Una situazione che grava sulla popolazione, provata dall’alto tasso di disoccupazione, e sulla società civile, che nonostante il dinamismo degli anni ’90 deve fare i conti con una certa limitazione della libertà d’espressione.

Per un’Algeria forte e sana
Lo slogan scelto da Abdelaziz Bouteflika per la sua campagna elettorale, “Per un’Algeria forte e serena”, ha consentito al Presidente uscente di rivolgersi direttamente a tutti i cittadini algerini ed è servito per coagulare l’Alleanza presidenziale, composta dall’Unione nazionale democratica, dal Fronte di liberazione nazionale e dal Movimento per la società della pace. Bouteflika ha l’appoggio di una moltitudine di organizzazioni vicine al governo (Figli dei Martiri della guerra di Indipendenza, etc.) e il sostegno dell’Unione generale dei lavoratori algerini (Ugta), la principale organizzazione sindacale del paese e del Forum dei capi di impresa, un’influente associazione patronale. I dirigenti dell’opposizione parlano di “lotta impari” contro Bouteflika “in cui l’unica incognita è costituita dai livelli di astensione”. Dal 4 al 9 aprile, potranno votare anche 776.000 algerini residenti in Francia.

Pena di morte. I dati 2008 di Amnesty International

Pena di morte: più vicini all’abolizione
di Roberto Maurizio

Meno lavoro per i boia
Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International, ha reso noto ieri, 24 marzo 2009, i dati della “Relazione sullo stato della pena nel mondo 2008”. “C'é sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso”, così ha commentato Irene Khan la nuova edizione dello studio di Amnesty: una relazione con luci ed ombre. “La buona notizia – ha affermato la Khan - è che la maggior parte dei Paesi al mondo si sta avvicinando all’abolizione della pena capitale (solo 25 dei 59 Paesi che la mantengono hanno eseguito condanne nel 2008), quella cattiva è che centinaia di persone continuano a essere condannate e giustiziate”: la Cina conquista il primato di “Paese boia”, avendo da sola messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso. Nemmeno l’Europa risulta “zona libera”, visto che la Bielorussia ricorre ancora, seppur in grande segretezza, alla pena capitale. Dopo l’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di due risoluzioni (2007 e 2008) per una moratoria della pena capitale - fortemente volute e promosse dalla diplomazia italiana – “il mondo si è ancora più avvicinato al traguardo dell’abolizione”.

Condanne e segreti



Ma i numeri non possono certo essere definiti incoraggianti: tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state giustiziate almeno 2.390 persone in 25 paesi e sono state emesse circa 8.864 condanne alla pena capitale in 52 paesi. Il maggior numero di esecuzioni nel 2008 è stato riscontrato in Asia, dove undici paesi continuano a ricorrere alla pena capitale: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Solo in Cina hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1.718 su 2.390, dati che potrebbero essere ancora più elevati perché le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di Stato.

Impiccagioni e lapidazioni
Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica.

Il Texas e Sain Christopher e Nevis
Nel continente americano solo gli Stati Uniti d’America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine l’anno scorso, la maggior parte delle quali in Texas. L’unico altro stato delle Americhe in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell’area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.

Bielorussia, pecora nera europea
Quanto alla “pecora nera europea”, la Bielorussia, l’anno passato ha eseguito quattro esecuzioni. Le condanne, spiega Amnesty, vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell’esecuzione né sul luogo di sepoltura. In occasione della pubblicazione del rapporto, l’organizzazione per i diritti umani lancia, a questo proposito, lo studio ’Ending executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus’ e un’azione online per fermare le esecuzioni nell’ex Repubblica sovietica.

Punizione crudele, inumana e degradante



Nell’Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state portate a termine solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362. In quest’area, oltretutto, c’è stato un passo indietro con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. Le risoluzioni Onu, insomma, sono stati strumenti importanti per incoraggiare gli Stati che mantengono la pena capitale a rivederne l’uso e ad abolirla. Ma per il momento non sufficienti. “La pena di morte è la punizione estrema: è crudele, inumana e degradante - ha commentato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International - Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni”.

La moratoria
Il 18 dicembre 2008, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 63/168 (2008) “Moratoria sull'uso della pena di morte”. La risoluzione 63/168 si basa sulla risoluzione del 2007 che esprime preoccupazione sull'applicazione della pena di morte e richiama gli Stati che ancora la mantengono a - inter alia - rispettare le salvaguardie internazionali che tutelano i diritti dei condannati a morte, ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte possa essere imposta e stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell'abolizione della pena capitale. La risoluzione del 2008 chiede al Segretario generale di fornire un rapporto sui progressi compiuti nell'implementazione delle risoluzioni 62/149 e 63/168 da sottoporre alla 65esima Assemblea generale del 2010 e agli Stati membri di fornire al Segretario generale le informazioni necessarie. L'adozione di una seconda risoluzione sulla moratoria, da parte di un organismo composto da tutti gli Stati membri, è una riaffermazione potente e opportuna degli impegni assunti dalle Nazioni Unite a lavorare verso l'abolizione della pena di morte. La risoluzione del 2008, cosponsorizzata da 89 stati, ha ottenuto 108 voti a favore, 46 contrari e 34 astensioni. Il risultato rappresenta un miglioramento significativo rispetto al voto espresso nel 2007. È altrettanto importante sottolineare che otto membri della Lega degli Stati arabi si sono astenuti.


Algeria contro la pena di morte
L'Algeria ha cosponsorizzato la risoluzione che ha ottenuto voto favorevole anche dalla Somalia. Tutti gli emendamenti proposti allo scopo di indebolire la risoluzione sono stati battuti. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite discuterà una nuova risoluzione nell'ottobre del 2010, dopo aver esaminato il rapporto del Segretario generale. Le due risoluzioni rappresentano strumenti importanti che possono essere usati per incoraggiare gli Stati che mantengono la pena capitale a rivederne l'uso e ad abolirla per tutti i reati. In occasione dello svolgimento del dibattito sulla pena di morte presso la Terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2007, Amnesty International organizzò una tavola rotonda alla presenza di giudici e pubblici ministeri provenienti dal Giappone, dalla Giordania e dagli Usa. I partecipanti spiegarono ai delegati delle Nazioni Unite i motivi per cui i sistemi giuridici, anche quelli più sofisticati, falliscono nel prevenire errori irreversibili nei casi di pena di morte e le ragioni per le quali si oppongono ad essa.

L’Africa nera

Nel novembre 2008 la Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha adottato una risoluzione che richiama gli Stati parte della Carta africana dei diritti umani e dei popoli ad osservare una moratoria in vista dell'abolizione della pena di morte. La risoluzione esprime preoccupazione rispetto al fallimento da parte di alcuni Stati africani nell'applicare quanto previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite e dalla stessa risoluzione della Commissione africana. La risoluzione, inoltre, esprime preoccupazione sull'uso della pena di morte quando non siano rispettati il diritto a ricevere un processo equo e altri diritti umani. Con la sua adozione, la Commissione africana si è allineata al trend globale che va verso l'abolizione della pena di morte. Rappresentanti della società civile araba, la Lega degli Stati arabi, l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali non governative (inclusa Amnesty International) si sono incontrate a maggio 2008, in Egitto, per discutere l'implementazione della risoluzione 62/149 del 2007.

La Dichiarazione di Alessandria
Al termine dell'incontro i presenti hanno emesso una dichiarazione congiunta “richiamando gli Stati arabi ad implementare la risoluzione 62/149 sull'applicazione di una moratoria sulla pena di morte” (Dichiarazione di Alessandria). La Dichiarazione richiama i governi arabi a intraprendere passi concreti per l'abolizione progressiva della pena di morte e a considerare l'emendamento dell'articolo sette della Carta araba sui diritti umani, per assicurare che la pena capitale non sia comminata a coloro che hanno meno di 18 anni all'epoca del reato.

47, morto che parla

I dati annuali di Amnesty International sulle condanne a morte e sulle esecuzioni sono valori minimi. Nel compilarli viene utilizzato il dato più alto ricavato dalle informazioni di cui Amnesty International è a conoscenza: se almeno 3 condanne a morte sono state eseguite, il dato indicato sarà 3; se vi sono state esecuzioni ma non esistono informazioni sul numero, allora il dato sarà semplicemente indicato con un “+”. Mentre il “+” dopo un numero indica che il dato è quello minimo registrato. Ad esempio “47+” indica almeno 47 esecuzioni nel corso dell’anno.

22 marzo 2009

Una cena coi fiocchi

Tutta colpa del punto vernale
di Roberto Maurizio


I calcoli di Sonia

La cena alunni insegnanti era stata preparata con cura. La scelta della data, in primo luogo: sabato 21 marzo, ingresso della primavera, a un mese di distanza dal 21 febbraio, Grande Raduno degli ex Verrazano al Palacavicchi. Anche il ristorante era all’altezza dell’evento: “La Locanda dei Girasoli” a Cecafumo, gestito da “disabili” molto abili nell’arte culinaria. I “ragazzi” e le “ragazze” della VC 1982-83 si sarebbero visti fin dal mattino per continuare, senza soluzione di continuità, fino a notte inoltrata del giorno dopo. Sulla carta, tutto sembrava perfetto. Cos’è mancato? Il tepore della Primavera. Un vento di tramontana ha “flagellato” Roma per tutta la giornata e la “nottata”. I calcoli di Sonia (l’organizzatrice che seppe a suo tempo prendere 10 in un compito in classe di Tecnica bancaria facendo quadrare tutti i conti) non avevano preso nella dovuta considerazione la precessione degli equinozi, cioè quel movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse. La precessione è anche responsabile del mutamento del giorno in cui cade l’equinozio di primavera, o punto vernale o punto gamma. La primavera nell’emisfero boreale, infatti, era entrata alle ore 12.47 del giorno prima, 20 marzo. Inoltre, sabato 21 marzo non si trova a un mese dal sabato 21 febbraio, per la famosa filastrocca “di ventotto ce n’è uno”.



9.395 giorni dopo



Insomma, la data sbagliata del “punto vernale”, perché i calcoli di Sonia si basavano più sul Calendario Maya che su quello Gregoriano, e la filastrocca stavano per rovinare la “Grande Festa Insegnanti e Alunni a.s. 1982-83, 9.395” (i giorni intercorsi dal 1° luglio 1983, inizio della Prima Prova degli Esami di Stato, al 21 marzo 2009). Invece, il “miracolo”. All’interno della “Locanda dei Girasoli” un calore insolito si alza tra gli odori dei fritti e il profumo dell’amicizia ritrovata.

L'appello

Alle ore 8.30 p.m. in punto, il Prof. Marco Venturini (Diritto e Scienza delle Finanze) inizia l’appello. Ad uno ad uno, si alzano i gli alunni rispondendo “presente”: Carta, Di Michele, Fiore, Fioretti, Frappi, Luca, Mauro, Messa, Mezzana, Pane, Restante, Romanella, Runza, Scipioni (assente giustificata), Stella, Taraschi, Tavoloni, Tinozzi, Tufariello. Dopo 26 anni, quasi un’intera classe si ritrova insieme agli insegnanti di un tempo, proprio “quelli delle materie professionali”!



La notte prima dell'esame e il Franchising



I brividi della “Notte prima degli esami” si sentono ancora sulla pelle degli alunni, ma anche su quella degli insegnanti: “è uscito il Franchising” e “che d’è”?. Negli anni ’80, al quinto anno dell’Istituto commerciale, c’erano due materie professionali in particolare, la Ragioneria (9 ore settimanali) e Tecnica Bancaria e commerciale (4 ore settimanali). In 13 ore settimanali occorreva studiare le banche, il commercio internazionale, i cambi, la borsa valori, il bilancio delle imprese industriali, il bilancio delle imprese pubbliche, il rendiconto finanziario, l’analisi di bilancio, i ratios, etc. Un’impresa quasi impossibile! Circa 2.000 pagine! Oggi, perlomeno, le due materie sono state fuse in una, Economia aziendale, con lo stesso numero di pagine di libro di testo e la stessa quantità degli argomenti da affrontare, ma con appena 9 ore settimanali: evviva il riformismo del Ministero della Pubblica Istruzione! E poi si chiedono come mai gli Istituti tecnici sono in estinzione. Insomma, il Franchising era un argomento, tra l’altro del quarto anno e non del quinto, poco noto anche in Italia. Erano i primi passi che questo tipo di contratto faceva nel nostro paese agli inizi degli anni ‘80, tant’è che tutta la materia giuridica ad esso inerente è stata perfezionata solo di recente con la legge 6 maggio del 2004.


Ma, ma, ma, Maurizio...

I ricordi si sovrappongono al volume della voce che sale di portata in portata. I ricordi ad alta voce. Non esistevano all’epoca i telefonini e gli insegnanti non potevano essere “immortalati” in posizioni “particolari”, però, lo spirito goliardico era fin troppo presente. Ad ogni professore e ogni professoressa venivano associate canzoni alle quali erano state preventivamente cambiate le parole. “Ma, ma, ma, Maurizio”… “E tu sei bello come mai… con la ragioneria sempre su…”. Le rimembranze lasciano il posto all’attualità “forse” più drammatica e “struggente”. Iniziano “i canti e i suoni” che, come è noto, in osteria e nelle locande, dopo un po’ di bicchieri diventano “schiamazzi e lazzi”. Il Prof. Maurizio, chitarra e canto, il Prof. Falanesca, fisarmonica, anni ’50 con tre tasti in meno, ma perfettamente funzionante, la fisarmonica! “La Società dei Magnaccioni” con l’immediata richiesta subito esaudita di “Portace un antro litro”, “Roma nun fa la stupida stasera”, tanghi, waltzer e mazurche.

My Way

Subito dopo, “My Way” in inglese e francese (Comme d’habitude) che non riescono a superare il muro del suono dei piatti, delle posate, delle chiacchiere e delle risate.

Yes, there were times,
I'm sure you knew
When I bit off more
than I could chew.
But through it all,
when there was doubt,
I ate it up and spit it out.
I faced it all and I stood tall;
and did it my way.

Mais comme d'habitude
Tu te deshabilleras
Tu te coucheras
On s'em brassera
On fera l'amour
On fera semblant
comme d'habitude.

Oro e Argiente





Dulcis in fundo, “Oro e Argiente”, una canzone dedicata a Emilia, intonata con un improbabile accento napoletano, finisce nella carta straccia i cui pezzi vengono però ricomposti dalla destinataria dei versi, i cui occhi brillano in un immenso e caldo sorriso, penetrano le profondità dell’oceano con una tenerezza estrema e risalgono verso la splendida luce della gioia di vivere. Tra l’ormai assopito frastuono allegro delle pietanze, si sente:
Surrient, Surrient, Surrient
Se so appicciate e stell
E l’ombra è lucent
Quist’aria accussì fina
Se fa trasparent
Te porta assai luntan
Te port into … o’ nient
Surrient, Surrient, Surrient,
E’ tramuntata a Luna
E i sciur so argiente
Po vico dint’o scur
Na voce se sent
Na voce ca suspir
E parla … co vient
A vita accumincia e fernesce
Na pena all’intrasatte t’accore e po’ pass
Ianca (bianca) come na vela
Chest’ombra cumpar
Ca ioca mmiezzo all’onne
E rire cu mare
L’ammore nun tene tramonto
È fuoco ca s’appiccia è luce a chist’uocchi
È forza dint’e vene
E o tiemp scumpare
Io vivo e so felice
E i sciuri so d’oro

20 marzo 2009

Le Iene e Marrazzo

Quando informazione fa rima con infezione
di Roberto Maurizio
Il Presidente della Regione Lazio, Pietro Marrazzo

Dare in mano ai programmi di satira unilaterale, bifolca, tendenziosa, anticristiana, antisemita, anticomunista, la diffusione di notizie spacciate per vere, significa aver raggiunto il punto più basso del giornalismo italiano, e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana se ne frega. Il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, è stato sbattuto come un mostro in prima pagina dalle Iene nella puntata della settimana scorsa. Nella trama ordita da dilettanti allo sbaraglio, come le Iene che continuano a fare illazioni su Ilary che usa il preservativo, siamo caduti anche noi. In realtà, noi avevamo confutato il fattaccio derubricandolo in seconda fascia delinquenziale rispetto allo scempio di una volta quando i biglietti dello Stadio venivano recapitati nelle ville dei politici. Lo schifo in assoluto è vedere ragazzi che fanno l'abbonamento per la loro squadra del cuore mentre un pugno di farabutti non solo non paga il biglietto, ma si ritrova a vedere la partita in posizioni ottimali, riveriti e osannati dal popolo bue (con tutto il rispetto dei buoi). Il Presidente Marrazzo, quello di Manda Rai 3, ha fornito tutte le prove della sua innocenza. La solita Italia: sei tu che devi dimostrare di non essere colpevole e non che ti vengano contestati reati certi e giusti. Noi chiediamo venia al Presidente della Regione Lazio e ci ripromettiamo di sbugiardare tutte quelle trasmissioni Italiebane che non vogliono progredire verso la libertà di stampa. Libertà di stampa non è quella di fare i porci comodi. Libertà di stampa è poter vedere nei giornali e nelle Tv il contesto nel quale Papa Benedetto XVI ha pronunciato le parole contro i preservativi. Le Iene, anche oggi hanno provato a destabilizzare la chiesa, ma sono cascati male. I religosi che sono accanto agli ammalati di Aids hanno affermato che il preservativo potrebbe essere un buon rimedio. Ma, il Pastore Tedesco, tanto detestato dagli anticlericalchic, aveva solo detto "andateci voi e usate i preservativi in quelle zone senza igiene, senza nessuna copertura sanitaria ndr". Iene, andateci voi in Africa e scopate con i preservativi, cercando prima di levarveli dalla testa!

Conclusioni
Sarebbe opportuno, adesso, che Marrazzo si faccia risarcire dalle Iene con qualche miliardo di euro da distribuire ai disocuppati di tutta la regione Lazio.

Intelligenza estetica

Intelligenza estetica
di Roberto Maurizio


Una razza in estinzione



Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico e Direttore scientifico del "Villa Borghese Institute" di Roma (foto di Roberto Maurizio)


A parte che gli uomini della vecchia e gloriosa generazione del ’68 e oltre non conoscono nemmeno l’esistenza della terza, quarta, quinta e sesta misura del seno, come, del resto non sanno (se non sono single) quale sia la misura della loro camicia o dei loro calzini che trovano tutte le mattine ben custoditi e curati nei loro cassetti, sembra proprio che per questi “energumeni” le donne si sottopongano a sofferenze e a interventi chirurgici per piacere sempre di più a questi "individui" diventati una categoria di animali in estinzione che non è nemmeno protetta dal Wwf. Questo esordio così “drammatico” solo per commentare la presentazione del libro di Pietro Lorenzetti, “Intelligenza estetica”, e per riaffermare l’incapacità di approccio dei “vecchi” su queste problematiche che più attanagliano le giovani generazioni: la necessità inevitabile della chirurgia estetica. Una volta si tagliavano i genitali ai montoni che diventavano dei “grossi castrati”, ai cavalli per farli diventare "castroni", ai galli per ottenere i "gustosi" capponi. Insomma, la “chirurgia” estetica, una volta, era applicata agli animali e serviva per “migliorare” la specie (pensate come erano contenti i “mutilati”). Oggi, i bisturi affilano le loro lame taglienti sugli “uomini castroni” stanchi di essere ronzini qualsiasi. Nessun giudizio di valore si vuole attribuire alle scelte individuali. Ormai tutto è permesso: cambiare partito, cambiare religione, cambiare sesso, cambiare preservativo, cambiare canale per vedere sempre le stesse cazzate, cambiare opinione nei confronti dell’Iran, cambiare la vita con la morte, ma non viceversa.



150 mila interventi di chirurgia plastica



Un momento della presentazione del libro (foto di Roberto Maurizio)



Meno traumatiche sono le tecniche della chirurgia plastica applicata alla volontà di voler apparire più presentabili rispetto a quello che ci propone lo specchio ogni mattina. La chirurgia plastica, se usata “cum grano salis”, può essere un sostegno prezioso per chi tiene alla cura della propria persona e cerca di mantenere un bello aspetto, soprattutto con l’avanzare dell’età. Sono circa 150.000 gli interventi di chirurgia plastica che si effettuano annualmente in Italia, che salgono a 250.000 casi se si considerano anche interventi di iniezioni di botulino e simili. Questi interventi sono richiesti da donne e da uomini, da giovani e da anziani, da ricchi e poveri. Ovviamente, la percentuale maggiore degli interventi è da attribuire alle donne, alle giovani e ai ricchi. Avvicinandosi un po’ più d’appresso al problema della chirurgia estetica, si scopre che le persone che ricorrono a questi trattamenti in effetti lo fanno solo per piacere a se stessi o per soddisfare le esigenze fotogeniche. Oggi, ormai, quasi tutti vanno in Tv (circa il 35% degli italiani almeno una volta nella loro vita compaiono nei programmi televisivi). Ovviamente, se fai il pubblico (la comparsa, come si diceva una volta a Cinecittà) non hai bisogno di denti smaglianti, bianchi che più bianchi non si può, né di una pelle morbida e liscia. Ma già se inizi un processo di promozione televisiva (ad esempio, generico, come può essere un concorrente) verrai subito scartato in base all’articolo della Costituzione mai scritto che afferma che i brutti, le persone con il tartaro, le donne troppo grasse e i vecchi sdentati e con le rughe non possono apparire in Tv, senza provocare un tracollo degli ascolto (come se gli utenti fossero tutti belli, incipriati e profumati). Poi c’è la terza categoria, quella dei “protagonisti”, quelli che vivono grazie all’immagine: gli attori, i cantanti, i presentatori, gli anchorman, le veline, etc. che sono “obbligati” a percorrere la strada dei bisturi. Tutte e tre le categorie, però, contribuiscono con percentuali diverse all’esplosione della “società dell’immagine”.

Omo come lava!


Il Prof. Pietro Lorenzetti (foto di Roberto Maurizio)



Questo tipo di società, in effetti, dal secondo dopo guerra in poi, ha contribuito a far emergere e affermare in Italia una società più “pulita” e più “civile”. Basti solo guardare le pubblicità sull’uso del sapone nella cura del corpo giornalmente o in cucina, quelle sui dentifrici, sulle creme per la pelle. E’ chiaro che una persona che deve curare i rapporti con il pubblico deve sempre essere pulito, rasato, ben curato e anche profumato. Ma da qui ad avere per forza la sesta misura di seno o le spalle larghe e tatuate ce ne passa!

La ragion pura kantiana




Una bella espressione della giornalista de "Il Corriere della Sera", Margherita De Bac, durante la presentazione del libro (foto di Roberto Maurizio)


L’estetica, come è noto, è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero del giudizio di gusto. Aesthetica deriva dal greco αἴσθησις che significa sensazione e dalla parola αἰσθάνομαι che significa percezione mediata dal senso. Originariamente, l'estetica non è una parte a sé stante della filosofia, ma semplicemente l'aspetto della conoscenza che riguarda l'uso dei sensi. Fu il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten a coniare il termine Estetica nel 1735, in seguito, la ripropose nel 1750 come titolo a un suo libro, appunto Aesthetica. Immanuel Kant utilizzò l’estetica trascendentale nella “Critica della ragion pura” come teoria della conoscenza basata sulle funzioni trascendentali. Riprende il termine estetica nella “Critica del giudizio” (Kritik der Urteilskraft) nel 1790, dove a proposito del "giudizio estetico" espone la sua teoria sul bello soggettivo e su quello naturale (oggettivo) che si esprime nel sentimento del sublime.

L’estetica, Saffo, Sedna e l’intelligenza


Pietro Lorenzetti risponde alle domande della giornalista Margherita De Bac (foto di Roberto Maurizio)



L’estetica, intesa come bellezza ed armonia, secondo Piero Lorenzetti, chirurgo plastico e Direttore scientifico del “Villa Borghese Institute” di Roma, è la molla che deve guidare chiunque intervenga sulla trasformazione della natura. L’estetica, secondo Lorenzetti, potrebbe essere la “decima musa”, il decimo pianeta”, la “decima intelligenza”. Alle nove canoniche muse, Clio, la celebrità storica, Euterpe, la musica, Talia, commedia, Tersicore, danza, Erato, poesia lirica ed erotica, Polinnia, lirica, Urania, astronomia e matematica, Calliope, poesia epica, nel corso della storia si è cercato di aggiungere la “decima musa” che per i greci era Saffo, più recentemente è stata indicata come l’arte cinematografica, oppure la “persuasione”, cioè l’arte della pubblicità, e oggi si pensa all’informatica o alla chirurgia estetica e plastica. Cosi come ai nove pianeti del Sole (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone) se ne aggiunto un altro nel 2004, scoperto dall’astronomo, Michael Brown, del California Institute of Techonology, Sedna, rossiccio, coperto di ghiacci e rocce, oltre 10 miliardi di chilometri da noi, con un diametro di 1.800 chilometri, subito dopo Plutone, che ha un diametro di 2.300 chilometri, così anche alle “nove intelligenze” di Howard Gardner, famosissimo psicologo dell’età evolutiva e neuropsichiatra americano, occorre aggiungere una decima “capacità umana”: l’intelligenza estetica. Quindi, secondo Lorenzetti, le nove intelligenze di Gardner in realtà diventano dieci. 1. La linguistica, abilità di usare il linguaggio, descrivere, argomentare, usare metafore, scrivere di vari argomenti, saper convincere altri; nel campo lavorativo utilizzano questa abilità giornalisti, scrittori, avvocati, addetti alle vendite, insegnanti, counselor; 2. la logico – matematica, abilità di usare numeri, contare, applicare le abilità logico matematiche, risolvere problemi relativi (ragionieri, contabili, programmatori, scienziati, designer); 3. la spaziale, abilità di percepire e rappresentare lo spazio,organizzarlo nella sua dimensione, forma, colore in modo creativo, senso dell’orientamento (illustratori, grafici, stilisti, architetti, fotografi, piloti); 4. la musicale, abilità di comprendere e sviluppare tecniche musicali, di rispondere emotivamente alla musica, di usare la musica in vari progetti,creare con la musica (musicisti, compositori, musicoterapeuti, direttori d’orchestra); 5. la fisico – cinestetica, abilità di usare il corpo e attrezzi, di creare ed esprimersi attraverso il corpo (atleti, scultori, ballerini, coreografi, sportivi); 6. l’interpersonale o sociale, abilità di comprendere l’altro, che cosa “motiva” una persona, come cooperare con l’altro, l’uso dell’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro (assistenti sociali, psicologi, leader, politici, commercianti); 7. l’intrapersonale, un’abilità legata alla precedente ma che riguarda se stessi (essere capaci di costruire una mappa di sé,un modello e operare con esso nella interazione con l’ambiente), abilità di valutare i propri punti di forza e le debolezze, i talenti e usarli per stabilire degli obiettivi da raggiungere (manager, artisti, psicologi, leader religiosi, scrittori); 8. la naturalista, questa intelligenza comprende l’abilità di riconoscere e classificare animali, piante, amore per l’allevamento di animali o la coltivazione di piante (biologi, ecologisti, addetti alla conservazione dell’ambiente); 9. infine, l’esistenziale, la capacità di saper riflettere sulla nostra esistenza, i greci la chiamavano “eudaimonia”, l’incontro fra la propria vocazione ( daimon) e la vita che viviamo, attualmente non è direttamente spendibile sul mercato, ma il trend è appena iniziato e porterà a nuove figure professionali (business etico). Alla decima capacità, dunque, Lorenzetti dedica il suo libro: “L’intelligenza estetica”.

Cristina Del Basso vale 8,3 miliardi di dollari




Cristina Del Basso, la sesta del Grande Fratello 9


Il libro, poco più di 100 pagine, tascabile, è facile da consultare e piacevole da leggere. E' una raccolta di storie di pazienti che si sono rivolti al chirurgo estetico per migliorare il proprio aspetto. Pietro Lorenzetti racconta i motivi, le aspettative e le paure dei suoi pazienti. La presentazione dell’opera scritta dal chirurgo plastico è avvenuta il 18 marzo 2009, a Roma, presso “Villa Borghese Institute”. L’autore si è sottoposto alle domande della giornalista del Corriere della Sera, Margherita De Bac. Lorenzetti afferma, durante la presentazione che “tutte le storie partono da un'insoddisfazione di fondo dei protagonisti, che si confrontano con modelli spesso falsi e sperano nella chirurgi a estetica per tentare carriere lavorative o ricucire rapporti matrimoniali a rischio”. “La chirurgia estetica è un argomento molto attuale e infatti resiste, nonostante la crisi economica, continuando il suo trend in crescita”. “Un boom tra le giovanissime si è verificato negli ultimi tempi a causa dell’esposizione mediatica offerta dal Grande Fratello 9 che ha messo in vetrina una ragazza vistosamente formosa” (Cristina Del Basso che è passata, sembra, da una quarta a una sesta attraverso un intervento chirurgico plastico, ndr). “Un settore - continua Lorenzetti - che richiede interventi seri e rigorosi”. Infatti, secondo l’American Society of Plastic Surgey i dati del 2007 parlano di dodici milioni di interventi chirurgici per una spesa di 8,3 miliardi di dollari e 4,7 miliardi per ritocchi come tossina botulinica e filler.

Interventi seri e rigorosi



Un momento della presentazione del libro "Intelligenza estetica" (foto di Roberto Maurizio)



Una lettura dai molteplici risvolti che mostra la chirurgia estetica in maniera completa, come nessuno aveva fatto prima. “Un settore – commenta Lorenzetti – che richiede interventi seri e rigorosi. Le cure non devono essere considerati semplici abbellimenti. Il medico deve fare una diagnosi e vedere cosa c’è dietro alle richieste del paziente. C’è bisogno quindi di intelligenza estetica da parte del chirurgo ma anche da parte di chi si avvicina ai trattamenti. I brutti risultati che si vedono in giro si hanno a causa dei medici che non sanno consigliare l’intervento più adatto e se necessario rifiutarlo. Inoltre, alcuni messaggi che arrivano dai media andrebbero smontati”.



Villa Borghese Institute di Roma, Lorenzetti e De Bac (foto di Roberto Maurizio)


Malattie rare



Un portalampade del "Villa Borghese Institute" di Roma (foto di Roberto Maurizio)



Si è toccato, durante la presentazione, il tema del controllo sugli interventi che secondo il Lorenzetti andrebbe potenziato. “Andrebbe segnalato al ministero dal medico e dall’azienda che produce le protesi o i prodotti l’intervento in modo da poter monitorare i risultati, le problematiche, le reazioni e i disturbi”. Altro caso è quello dei filler considerati come presidi medici e non sottoposti a verifiche. Per orientarsi al meglio nelle proprie scelte va valutato innanzitutto il curriculum del medico e le garanzie date dalla struttura. Per quanto riguarda i filler è norma farsi rilasciare il foglio illustrativo della sostanza che è stata iniettata. Il medico da parte sua deve capire cosa muove il paziente all’intervento. Il libro è già disponibile in libreria e presso Villa Borghese. I proventi andranno devoluti in beneficenza ad un’associazione per la cura delle malattie rare.