Elezioni presidenziali in Algeria. Candidato di pietra, l’astensionismo
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
Abdelaziz Bouteflika
I primi giorni di aprile saranno momenti decisivi per l’Algeria. Il paese maghrebino è chiamato in una tornata elettorale che culminerà con l’elezione, il 9 aprile, del Presidente della Repubblica. Da mesi il paese si sta preparando a questo importante passo democratico. La campagna elettorale dei sei principali candidati della competizione presidenziale è ufficialmente iniziata il 18 marzo. L’Algeria è una realtà mediterranea in continua evoluzione democratica, sociale ed economica. L’Italia guarda con interesse ed apprensione agli sviluppi di un paese che può essere determinante per il benessere di un’area dentro la quale si immerge il nostro “stivale”. Più ampia sarà la partecipazione dell’Algeria nella crescita economica e sociale del Mediterraneo, più facile potrebbe diventare il superamento della crisi economica globale che sta attanagliando anche il nostro paese. I legami storici, culturali, economici e commerciali italo-algerini sono basati sulla quantità e sulla qualità di un rapporto privilegiato che lega i due paesi ormai da più di un decennio in modo sempre più stretto e collaborativo. E’ per questo, che la stampa italiana dovrebbe dare massimo risalto alla competizione in atto nel paese di Sant’Agostino. Finora, questo interesse non si è notato ancora.
Un percorso virtuoso
Come è noto, l’Algeria, dopo la conquista dell’indipendenza negli anni ‘60 e la crisi politica e militare dei primi anni ’90, dove la follia aveva mietuto centinaia di migliaia di vittime innocenti, da dieci anni a questa parte ha saputo tracciare un percorso virtuoso che l’ha portata fino al raggiungimento di un apprezzabile sviluppo socio-economico, di una pacificazione interna e di una prospettiva di riforme radicali della società civile.
Osservatori internazionali durante le elezioni
Le elezioni presidenziali, dunque, si svolgeranno il 9 aprile e parteciperanno sei candidati. La campagna elettorale iniziata il 18 marzo terminerà il 7 aprile. Un decreto presidenziale ha stabilito la presenza di una Commissione politica di sorveglianza incaricata del controllo del processo elettorale, guidata da Mohamed Teguia e composto dai rappresentanti dei partiti politici e dei candidati. Per garantire la trasparenza, il decreto ha previsto la partecipazione di osservatoti internazionali e regionali, dell’Onu, della Lega Araba, dell’Organizzazione della Conferenza Islamica e dell’Unione africana.
Sei candidati in competizione
Erano 11, le candidature depositate il 23 febbraio scorso al vaglio del Consiglio Costituzionale, organo preposto alle leggi elettorali, ne sono state ammesse cinque, oltre, ovviamente, quella dell’attuale Presidente, in carica da dieci anni, Abdelaziz Bouteflika del Fln (Fronte di liberazione nazionale), alla sua terza partecipazione alla competizione, anche grazie alla riforma dell’art. 74 della Costituzione approvata su suo suggerimento il 3 novembre 2008 che ha eliminato la restrizione dei due mandati consecutivi. Gli altri cinque candidati sono: Louisa Hanoune, segretario del Partito dei lavoratori (Pt), Ali Fawzi Rebaine, del Partito nazionalista Ahd 54, l’islamico moderato Belaid Mohand Oussaid, leader del Partito della libertà e della giustizia (Plj), Mohamed Djahid Younsi, segretario del movimento El-Islah, ed Moussa Touati, presidente del Fronte nazionale algerino (Fna). Sono stati esclusi, sembra perché non avessero raggiunto le 75.000 firme richieste dalla legge elettorale, Loth Bonatero, docente ricercatore, conosciuto come l'enfant de la Casbah, Mohamed Hadef, politologo libertario, presidente del Mouvement national d'espérance (Men), Rachid Bouaziz, Preside di scuola media, anch'egli indipendente, Rachid Bouaziz, presidente di Rassemblement Algerien l'ex Rai (Rassemblement arabo islamique), Omar Bouacha, presidente del Mouvement El Infitah. Una dozzina di candidati minori hanno già annunciato la loro partecipazione, mentre i partiti d'opposizione, tra cui l'Rcd (Raggruppamento per la cultura e la democrazia) e i movimenti islamici più radicali si preparano al boicottaggio o invitano gli elettori ad astenersi dal voto in segno di protesta, come viene richiesto da partiti storici come il Ffs (il Front de Forces Socialistes).
Louisa Hannouna
Louisa Hannouna, unica donna nella competizione, è nata il 7 aprile 1954 a Chekfa, nella wilaya di Jijel. Di famiglia contadina, povera, dopo l'indipendenza va a vivere con i genitori ad Annaba. Riesce ad andare a scuola, ottiene il baccalaureato, e si iscrive alla facoltà di diritto all'università cittadina. Militante socialista, femminista, attiva nei gruppi che manifestano contro il Codice della famiglia ispirato alla sharia che l'Assemblée Populaire Nationale approva nel 1984, quando nel 1990 l'Algeria adotta il sistema politico pluralista entra nel gruppo fondatore del Parti des Travailleurs, di cui è oggi segretaria generale. Nel 1997 viene eletta deputata, e riconfermata alle legislative del 2007. Nel 2004, è stata la prima donna algerina candidata all'elezione per la presidenza della Repubblica, ed ha ottenuto l'1 per cento delle preferenze (101.630 voti).
Moussa Touati
Moussa Touati è nato nel 1953 a Beni Slimane nella regione di Médéa. Dal 1969 al 1972, ha frequentato le scuole secondarie a Benghazi in Libia, poi a Damasco. Arruolato per cinque anni nell'esercito nazionale popolare, funzionario di polizia dal 1980, nel 1988 ha creato l'Onec (Organisation nationale des enfants de chouhada), e nel 1992 è diventato presidente del CNEC (Coordination nationale des enfants de chouhada). Entra in politica nel 1999, con un suo partito, il FNA, Front National Algérien, a vocazione popolare. Dopo un periodo di sperimentazione, nel 2004 presenta la sua candidatura alle presidenziali, ma viene scartato dal Consiglio Costituzionale perché il suo dossier non è ritenuto conforme. Non si da per vinto, riparte, ed alle elezioni del 2007 il suo partito elegge 14 deputati, e mobilita un milione di elettori. Per la campagna elettorale di oggi il suo slogan è "Giustizia e Uguaglianza", ed il suo programma presidenziale fa appello ai diritti dei cittadini, casa, istruzione, lavoro, sanità, libertà di espressione.
Ali Fewzi Rebaïne
Candidato a sorpresa a queste presidenziali, il presidente del partito nazionalista AHD 54 ha dalla sua la storia della repubblica. Figlio di chahid, fedele ai principi che animarono gli uomini della tempra del padre, negli anni di piombo è stato anche in prigione. Finita quella stagione, dopo un ingresso abbastanza timido in politica, sostenuto da militanti che si dichiarano " politici non professionisti" (perché non cercano profitti, ma vi rimettono in proprio), nel 2004 è riuscito a sorprendere tutti entrando nella rosa dei candidati alle presidenziali. Da quel momento Fewzi Rebaïne, presentissimo sulla scena della lotta politica, si è fatto più discreto nei media. La campagna di raccolta firme si è svolta nel più completo silenzio. Sapendo che il partito vive una minicrisi perché non tutti i quadri sono d'accordo con la sua candidatura alla presidenza,molti hanno pensato che questa discrezione fosse dovuta all'incapacità di raccogliere le famose 75.000 firme necessarie. Niente di più falso, il figlio di Fettouma Ouzegane (la madre, militante storica della lotta per l'indipendenza, ndt), si è presentato puntuale all'appuntamento con il Consiglio Costituzionale. Battendo il tasto del ritorno ai valori più puri che animarono i combattenti della liberazione nazionale, Ali Fewzi Rebaine promette adesso una campagna elettorale "piccante".
Moahmed Saïd
Politologo e uomo di grande cultura, Mohamed Saïd, vero nome Mohand Oussaid Belaid, è nato nel 1947 in Kabilia. Laureato in diritto, l'anziano braccio destro di Ahmed Taleb Ibrahimi, segretario generale del movimento Wafa, che il governo aveva rifiutato di riconoscere, è stato giornalista televisivo prima di essere nominato redattore capo del quotidiano d'informazione nazionale El-Chaâb, tra il 1968 e il 1974, e successivamente direttore. Ha occupato posti importanti anche a livello governativo, tra l'altro è stato portavoce del ministero egli Affari esteri nel 1982, ambasciatore in Bahreïn tra il 1986 e il 1989. Fondatore del Plj (Parti des libertés et de la justice), partito islamista moderato, creato ufficialmente il 10 gennaio 2009, era già stato candidato alle elezioni del 2004 grazie a 119.000 firme raccolte nelle 48 wilayas del Paese. Il Plj che ha per slogan elettorale «cambiamento oggi e non domani», aspira secondo il suo fondatore a " ridare speranza ai giovani, coinvolgendoli direttamente nella costruzione della nazione".
Djahid Younsi
Formazione scientifica, militante storico del movimento Nahda, di cui è stato deputato, Djahid Younsi ha fatto parte, in compagnia di Mohamed Boulahia, dei principali animatori del "mouvement de redressement » che riuscì a scalzare Djaballah dal suo secondo partito, il movimento Islah, islamista. Ormai vuoto di sostanza, dopo essere riuscito a diventare la prima forza di opposizione nel Paese, questo partito ha ottenuto risultati mediocri alle ultime elezioni legislative e locali.A convincere Djahid Younsi a presentare la sua candidatura alle presidenziali del prossimo 9 aprile, sembra siano stati pressioni seguite al rifiuto di Djaballah di prendervi parte. La raccolta delle firme, iniziata solo dieci giorni prima della scadenza, ha beneficiato dell'apporto di militanti del MSP, di indipendenti, e di sostenitori del Nahda. Considerato come una sorta di "candidato alibi", destinato soprattutto ad intercettare il voto islamista, Younsi sa di non poter giocare un ruolo di primo piano nello scrutinio elettorale, ma promette una campagna a colpi di "rivelazioni".
Abdelaziz Bouteflika
Bouteflika (nato il 2 marzo 1937 a Oujda, Marocco) entra nella politica algerina dopo l'indipendenza del paese dalla Francia nel 1962: diventa deputato nell'Assemblea Costituente e ministro per la Gioventù e lo Sport nel governo presieduto da Ahmed Ben Bella. L'anno successivo viene nominato ministro degli Esteri, ruolo che mantiene fino alla morte del presidente Houari Boumédiènne, nel 1979, del quale era considerato il braccio destro. Il cambio al vertice non gli è favorevole: il nuovo Presidente è un alto ufficiale dell’esercito, Chadli Bendjedid, che cerca di estrometterlo dalla vita politica. Viene montato uno scandalo finanziario sulla gestione dei fondi del Ministero degli Esteri durante il suo incarico, e nel 1981 Bouteflika decide di abbandonare il paese. Dopo sei anni all'estero, tra Parigi, Ginevra e paesi del Golfo arabo, torna in patria ed entra nel Fronte di liberazione nazionale (Fln); nel 1999 si candida alle elezioni presidenziali come indipendente. Sostenuto dai militari, vince con il 74% dei suffragi.
Concordia, riconciliazione e l’ombra di Al Quaeda
Quello ereditato da Bouteflika nel 1999 è un paese allo stremo: oltre 150mila i morti per la guerra civile (1992- 1998); alle tensioni sociali si somma la pesante crisi economica. Al nuovo presidente va quindi il merito di aver rimesso l’Algeria in carreggiata, grazie alla sua “politica della riconciliazione” (la concordia civile nel 1999 e la Riconciliazione nazionale nel 2005). Un successo che gli ha permesso di vincere con facilità anche il secondo mandato nel 2004. Desta ancora preoccupazione, però, la situazione in Cabilia, dove, seppur sporadici, continuano gli attentati, nonostante i tentativi di repressione della ribellione con la forza, e dove, dal 2001, i movimenti politici locali boicottano le elezioni. Gli attentati kamikaze che hanno colpito il paese negli ultimi due anni (nell’aprile 2007 e nell’agosto 2008) sono anche da imputare all’influenza di Al Qaeda per il Maghreb, tanto che nel timore di un rafforzamento delle forze islamiste, il governo ha varato da un lato un piano di repressione militare del terrorismo, e dall’altro dei percorsi di educazione e formazione nelle carceri, dove è stata accertata una forte attività di reclutamento delle cellule terroristiche. Nonostante il sostegno della Russia, grande partner commerciale di Algeri, la crisi economica internazionale si avverte pesantemente anche in Algeria, ancora troppo dipendente dal petrolio e da un’industria debole. Una situazione che grava sulla popolazione, provata dall’alto tasso di disoccupazione, e sulla società civile, che nonostante il dinamismo degli anni ’90 deve fare i conti con una certa limitazione della libertà d’espressione.
Per un’Algeria forte e sana
Lo slogan scelto da Abdelaziz Bouteflika per la sua campagna elettorale, “Per un’Algeria forte e serena”, ha consentito al Presidente uscente di rivolgersi direttamente a tutti i cittadini algerini ed è servito per coagulare l’Alleanza presidenziale, composta dall’Unione nazionale democratica, dal Fronte di liberazione nazionale e dal Movimento per la società della pace. Bouteflika ha l’appoggio di una moltitudine di organizzazioni vicine al governo (Figli dei Martiri della guerra di Indipendenza, etc.) e il sostegno dell’Unione generale dei lavoratori algerini (Ugta), la principale organizzazione sindacale del paese e del Forum dei capi di impresa, un’influente associazione patronale. I dirigenti dell’opposizione parlano di “lotta impari” contro Bouteflika “in cui l’unica incognita è costituita dai livelli di astensione”. Dal 4 al 9 aprile, potranno votare anche 776.000 algerini residenti in Francia.
Quello ereditato da Bouteflika nel 1999 è un paese allo stremo: oltre 150mila i morti per la guerra civile (1992- 1998); alle tensioni sociali si somma la pesante crisi economica. Al nuovo presidente va quindi il merito di aver rimesso l’Algeria in carreggiata, grazie alla sua “politica della riconciliazione” (la concordia civile nel 1999 e la Riconciliazione nazionale nel 2005). Un successo che gli ha permesso di vincere con facilità anche il secondo mandato nel 2004. Desta ancora preoccupazione, però, la situazione in Cabilia, dove, seppur sporadici, continuano gli attentati, nonostante i tentativi di repressione della ribellione con la forza, e dove, dal 2001, i movimenti politici locali boicottano le elezioni. Gli attentati kamikaze che hanno colpito il paese negli ultimi due anni (nell’aprile 2007 e nell’agosto 2008) sono anche da imputare all’influenza di Al Qaeda per il Maghreb, tanto che nel timore di un rafforzamento delle forze islamiste, il governo ha varato da un lato un piano di repressione militare del terrorismo, e dall’altro dei percorsi di educazione e formazione nelle carceri, dove è stata accertata una forte attività di reclutamento delle cellule terroristiche. Nonostante il sostegno della Russia, grande partner commerciale di Algeri, la crisi economica internazionale si avverte pesantemente anche in Algeria, ancora troppo dipendente dal petrolio e da un’industria debole. Una situazione che grava sulla popolazione, provata dall’alto tasso di disoccupazione, e sulla società civile, che nonostante il dinamismo degli anni ’90 deve fare i conti con una certa limitazione della libertà d’espressione.
Per un’Algeria forte e sana
Lo slogan scelto da Abdelaziz Bouteflika per la sua campagna elettorale, “Per un’Algeria forte e serena”, ha consentito al Presidente uscente di rivolgersi direttamente a tutti i cittadini algerini ed è servito per coagulare l’Alleanza presidenziale, composta dall’Unione nazionale democratica, dal Fronte di liberazione nazionale e dal Movimento per la società della pace. Bouteflika ha l’appoggio di una moltitudine di organizzazioni vicine al governo (Figli dei Martiri della guerra di Indipendenza, etc.) e il sostegno dell’Unione generale dei lavoratori algerini (Ugta), la principale organizzazione sindacale del paese e del Forum dei capi di impresa, un’influente associazione patronale. I dirigenti dell’opposizione parlano di “lotta impari” contro Bouteflika “in cui l’unica incognita è costituita dai livelli di astensione”. Dal 4 al 9 aprile, potranno votare anche 776.000 algerini residenti in Francia.
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