29 settembre 2009

Viale Antonio Ciamarra, la misura dell'inconsistenza

Tramonto a Roma: viale Antonio Ciamarra, morte annunciata
di Roberto Maurizio


Passa domani



Come è noto, il Pd sta facendo le elezioni farse tra tre candidati, di cui uno già azzoppato e l’altro senza un’ala. Il Pdl si sta arrovigliando tra una velina, un’escort e quattro guitti. Ma da chi siamo governati e da chi ci facciamo fare l’opposizione? Un’Italia allo sbando. Senza scomodare i Sacri Palazzi della Politica romana, Camera e Senato, dove tutti percorrono un unico scopo, occupare la poltrona sperando di riprendersela alle prossime elezioni, basta guardare in basso, nei Comuni, nelle Circoscrizioni, che adesso più elegantemente si chiamano Municipi (una volta al mio paese, affermare di lavorare al municipio era dispregiativo, significava essere un addetto alla spazzatura o un "ha detto" di essere stanco oggi, "passa domani"; adesso, invece, dire “faccio l’Assessore al Municipio” riempie di gioia e di soldi). Non si sa di chi è la colpa o il merito delle “belle infrastrutture” che ci fanno, come il “Corridoio della mobilità”, a Roma, Cinecittà Est, viale Antonio Ciamarra.




Il corpo della Montagna





Nessuno sa perché si è perso, completamente, il senso di essere "italiani". Perché si continua a sputare in faccia a questa Italia, alla sua gente che continua a risparmiare, a lavorare, a portare avanti i figli fino a 30 e più anni, che agisce per l'interesse collettivo? Dov'è il senso civico che ci fu trasmesso dal "Testamento del Capitano", il bellissimo canto degli alpini? "O con le scarpe o senza scarpe, diceva il Capitano, gli alpini li voglio qua". E i valori, dove sono i valori? Il Siòr Capitano dettò il suo testamento (che di biologico non aveva niente): Io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglia'. Il primo pezzo va al Re d'Italia (adesso cosa incopatibile), il secondo pezzo al Battaglion (forse questo sì), il terzo pezzo alla mia mamma (questo diventa un po' più problematico, perché se la madre è divorziata, separata, ed ha annullato il contratto forse avendo tradito il negozio giuridico, non credo che il figlio immolatosi alla patria possa facilmente essere riconosciuto dalla madre che ha avuto sette mariti e sette figli fuori dal negozio), il quarto alla mia bella, (che nel frattempo ha avuto cinque separazioni consensuali), il quinto alle montagne che lo fioriscano di rose e fior (questo è l'unico punto del testamento che possiamo accettare, costa poco e fa bene agli ecologisti). Testamenti come questo del Capitano degli Alpini, non li avremo mai più. Gli Alpini sono diventati come i Panda e le loro idee sono sepolte nell'immneso baratro dell'inciviltà. Inciviltà che produce mostri che vengono chiamate poi "opere d'ingegno", come i “Corridoi” o come la "Salerno – Reggia Calabria". Chi ha inventato l’autostrada più brutta del mondo? Chi l’ha imboscata, chi l’ha distrutta, chi fa patire le pene d’inferno ai camionisti, ai turisti e ai cittadini siculi-calabresi? Non è dato saperlo.


Una rotonda per Fred





E non si deve sapere. Chi ha avuto il merito di eliminare i semafori in Italia e di mettere ad ogni 50 metri, l’una dall’altra, le rotonde? Fred Bongusto e i Girotondini si litigano per la primogenitura. Le rotonde, in realtà, hanno avuto il merito di far diminuire gli incidenti anche mortali. Quindi, talvolta, qualcosa di buono i nostri amministratori, copiando da quello che di buono ci arriva dall'estero, lo sanno fare, ma sono pigri se non sono sollecitati abbastanza.

Il Terzo Stato, quello che non è mai stato peggio di così


Ma al peggio non c’è mai un limite. Si parte dall’assunto anticostituzionale che il pubblico sovrasti il privato. Dove è scritto? Nella Costituzione, mi sembra che non ci sia traccia: pubblico e privato sullo stesso piano. Invece, la vetero sinistra-veltroniana-rutelliana, avallata dalla nuova destra del sindaco scalatore, Alemanno, hanno sempre appoggiato mia "moglie" (si fa per dire), che paga le tasse, e “il pubblico” che prende i “mezzi pubblici” messi a disposizione dalle “autorità pubbliche” per favorire quei voti “pubblici” per poter ancor far mangiare i “pubblici ufficiali” che si sentono al di sopra del “privato” coatto e maleducato. Insomma, il “servizio pubblico” per fare andare a lavoro mia "moglie", che paga le tasse, con l’autobus pubblico, la considera come una “Cortigiana”, mentre io, che pago lo stesso le tasse, devo essere umiliato e debbo fare la fila con la mia macchina privata (che mi hanno fatto cambiare per ben sei volte l’automobile, Euro Zero, Euro Uno, Euro Due, Euro Tre, Euro Quattro, Euro Cinque), e attendere che passi il corteo di Re e Regine su sporadici autobus, quasi sempre vuoti? L’ideologia psichedelica di una marxismo confuso e aberrante mette in prima fila l’Onnipotenza del Pubblico.



Canta che “telepass”




Quattro strisce di circa 3 o 4 metri di larghezza totale, un autista attento, ecco l'imbarbarimento


Le autostrade sono molto più democratiche di questi vetero socialisti-catto-comunisti. Con il Telepass, anche il più antipatico dei camionisti è messo sullo stesso livello di una macchina blu ministeriale, anche se il primo paga e la seconda ruba. Sempre con quest’ottica social-marxista-catto-comunista-leghista-pdiellista i nostri “amministratori” decidono di fare le “corsie preferenziali”, oggi le chiamano “corridoi della mobilità”, ovviamente per loro, del Primo e del Secondo Stato.

La ghigliottina, arma obsoleta

Al Primo Stato appartiene il “popolo eletto” (una "moglie", gli studenti, i lavoratori, gli immigrati, i pensionati, i turisti fai da te, etc.), al Secondo i tassisti, le auto blu e quelle dei Cardinali. Il Terzo Stato è quello dei miserabili che hanno avuto anche l’arroganza di comprarsi una macchina Euro 0, 1, 2, 3, 4 e 5. Il 14 luglio 2010 sarà doveroso per questo Terzo Stato assaltare la “pastiglia”. Tutti coloro che si sentono sottomessi a questo regime autoreferenziale e antidemocratico sono invitati a prendersi una “pastiglia” il prossimo 14 luglio, perché fino a quando esisterà questa classe dirigente non potrà mai verificarsi nulla di nuovo e creativo.


Ci scapperà ancora un morto?

Ma chissene frega se c'è la fontana e il conforto! Ci saranno li ben presto vittime e il primo morto. Le macchine sfrecciano da 0 a 90 all'ora, in 50 metri. Fatevi scudo e fatevi un mantello! Continuata a votare Falce e Martello, senza saper distinguere cos'è il brutto e il bello, senza sapere che senza Alemanno saremo più belli e felici tutto l'anno. Inoltre, viale Ciamrra viene attraversata dagli studenti dell'Italo Calvino. 13 anni, nella vita, si hanno una sola volta


Però, se da questa scellerata politica ci scapperà ancora un altro morto, allora il Terzo Stato automobilistico e dei pedoni dovrebbe veramente scendere in piazza e alzare le forche dei rivoluzionari francesi contro i monarchi e il clero (categoria che non ha nulla a che fare con la Chiesa cattolica, ma sono i lecchini dei monarchi, cioè quelli che li votano con le bende agli occhi).
Previsioni: "sepolte e sotterrate"
Ma qual è il problema? “Stampa, scuola e vita” aveva annunciato con anticipo la possibile morte di un pedone su Via Palmiro Togliatti, il 15 dicembre 2007 (Il nodo gordiano sul Rubicone). Purtroppo, il fattaccio si è realizzato ed è stato subito "sepolto e sotterrato", è stato messo il silenziatore, quello che uccide la democrazia. Il 30 aprile 2009, alle ore 18.30, una ragazza di 13 anni, Angelica, è stata barbaramente uccisa da un jumbobus e dall’imbecillità dei nostri politici. Non contenti di questa morte, riportata dal nostro blog per filo e per segno, oggi, i nostri amministratori hanno inaugurato un altro “mostro” di circa un chilometro, a Roma, in viale Antonio Ciamarra, che ha le stesse caratteristiche di viale Palmiro Togliatti.
Il Corridoio della "mortalità"
E’ stato, infatti, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il 17 settembre 2009 ad inaugurare il “corridoio di mobilità” su viale Antonio Ciamarra, lo stesso che “si era stracciato le vesti” meno di cinque mesi fa, quando “pianse lacrime di coccodrillo” sulla Togliatti, angolo via dei Sesami, come se volesse cancellare la macchia di sangue ancora fresca lasciata sull’asfalto da Angelica, la splendida ragazzina di Gioiosa Marea, “Perla del Mediterraneo”.


Alemanno, guarda in alto

“Ora la seconda università è collegata meglio con il resto della città”, ha esclamato il Sindaco tagliando il nastro e salendo a bordo del jumbobus che ha effettuato la corsa inaugurale. Alemanno, da buon scalatore, guarda sempre in alto e non si degna di abbassare gli occhi per terra. Per questo, su viale Ciamarra, non si è accorto che stava inaugurando, insieme all’Assessore capitolino alla Mobilità, Sergio Marchi e ai responsabili di “Roma Metropolitane” Gianni Ascarelli e Federico Bortoli, alla presenza dei Presidenti dei Municipi VIII e X, il Rettore del Policlinico di Tor Vergata e i vertici di Atac, lo stesso “corridoio della morte” simile a quello della Togliatti. In realtà, il collegamento tra il terminal Anagnina, dove si attestano la linea A della metropolitana e i bus extraurbani del Cotral, ed il Policlinico e il Campus dell'Università di Tor Vergata sarà sicuramente più veloce, comodo e puntuale, grazie al carattere integrato e sistemico di questo intervento che migliora l'arredo urbano e la viabilità. Ma la sicurezza stradale?

Solo 21 mesi

E’ altrettanto vero che i tempi di consegna sono stati rispettati e il disagio per i cittadini della zona sono stati fortemente penalizzanti “soltanto” per 21 mesi (i lavori erano stati iniziati, sotto l’altra Giunta il 28 gennaio 2008). Ma la sicurezza stradale?

La “flotta” ormeggiata al largo

Inoltre, anche che “la flotta di mezzi pubblici” che percorrerà il nuovo corridoio sarà composta da moderni bus ecologici e con aria condizionata. Sarà, ma quando? Un punto questo sul quale bisognerà ancora attendere, visto che i mezzi in servizio sono i jumbobus da 18 metri, che seppur revisionati, sono in servizio già da oltre 10 anni. Qui, la sicurezza stradale con questi jumbo assassini proprio non esiste.


Tra un tasselo e l’altro, senza sicurezza stradale

“Quello tra Anagnina e Tor Vergata è l'ultimo tassello di un sistema di corridoi di trasporto pubblico realizzati o pianificati a Roma nel corso della passata legislatura e che rappresentano una delle nuove componenti del sistema di mobilità indicate dal Piano regolatore generale di Roma”. "Sono corsie riservate per migliorare la puntualità, la velocità, la frequenza e il comfort di viaggio del trasporto pubblico lungo le più importanti direttrici di traffico non servite dalle linee su ferro" hanno spiegato i responsabili di “Roma Metropolitane”. Ma la sicurezza stradale?

Un cordolo tira l’altro e tutt’e due fanno un morto al giorno

Anche i motociclisti sono entusiasti del “Parco lineare” di viale Ciamarra, sul quale possono scorrazzare le biciclette senza regole, che sbucano senza farsi sentire da tutte la parti. I centauri ringraziano sentitamente gli amministratori, soprattutto durante le giornate di pioggia, per i cordoli gialli che sono una vera “manna” per le due ruote. Hanno soprattutto apprezzato il bel giallo canarino scelto dalle autorità competenti.


Quasi 11 milioni di euro

I lavori hanno richiesto lo stanziamento da parte del Comune di 10 milioni e 800mila euro e, come ha voluto precisare Bortoli, “i tempi e i costi previsti sono stati rispettati, smentendo così il luogo comune negativo sulle opere pubbliche in Italia. Il Campidoglio, malgrado le difficoltà ben note, ha sempre versato i fondi con puntualità”.


Mai più code. E chi ci crede?

Prima della realizzazione del corridoio i bus in servizio tra il nodo di scambio di Anagnina è l’Università e del Policlinico di Tor Vergata hanno sofferto a lungo la presenza di alcuni punti critici lungo il percorso che limitavano la velocità e la puntualità. Gli aspetti maggiormente critici erano rappresentati dalle difficoltà di manovra nel Terminale di Anagnina e dalle lunghe code che si producevano, specie nelle ore di punta, a via Moneta, viale Ciamarra e via del Fosso di Santa Maura (in direzione viale Ciamarra), oltre che dalla pericolosità di alcuni tratti stradali e dalla presenza di barriere architettoniche.


900 all’ora





Il nuovo corridoio, lungo 9,5 chilometri, parte dal Terminale di Anagnina e arriva presso il nuovo terminale bus di fronte al Policlinico universitario di Tor Vergata. Lungo il percorso i bus effettueranno dieci fermate con una frequenza di servizio di dieci minuti, un tempo di percorrenza medio di 24 minuti e una capacità massima di 900 passeggeri all'ora.


Tutti videosorvegliati



Questi comunque in sintesi, gli elementi principali dell’intervento realizzato da Roma Metropolitane, realizzazione di un nuovo capolinea presso il Policlinico, ristrutturazione e ampliamento del Terminale di Anagnina, istituzione di corsie preferenziali complanari ed indipendenti dal traffico privato nei tratti critici, riorganizzazione della viabilità e nuove semaforizzazioni, installazione di nuove pensiline lungo tutto il corridoio, riordino della sosta e incremento dei posti auto, in particolare su viale Ciamarra e strade limitrofe per un totale di circa 700 posti, realizzazione di un nuovo parco lineare nello spartitraffico centrale di viale Ciamarra, impianto di videosorveglianza e soccorso con colonnine SOS nel Terminale Anagnina e a viale Ciamarra, rifacimento delle pavimentazioni stradali e pedonali su ampi tratti del corridoio ed eliminazione delle barriere architettoniche sia alle fermate che lungo le strade interessate dagli interventi.

Un Dvd in regalo

Le ripresa in diretta delle telecamere fisse permetterà di riprendere, in ogni istante, quello che avviene lungo tutto viale Ciamarra. Sarebbe allora gentile, da parte dei responsabili, di inviare un Dvd omaggio ai parenti delle vittime, anche se non in tempo reale.


20 Express







Dal giorno successivo, venerdì 18 settembre, il corridoio è regolarmente operativo con l'attivazione dei nuovi terminali per la linea 20 Express e l'apertura al transito della corsia riservata lungo via Antonio Ciamarra, via Andrea Moneta e via del Fosso di Santa Maura che consente di velocizzare le linee 20 Express, 511, 558, 559 e n 27.


Un “grido senza voce”




Angelica, nei nostri cuori, morta per niente. La tomba di Angelica, su viale Palmiro Togliatti, angolo via Dei Sesami


“Stampa, scuola e vita” alza al vento il suo “grido di dolore senza voce” affinché anche il minimo bisbiglio possa librarsi in alto, dove Alemanno di solito rivolge il suo sguardo, sperando, poi che qualche orecchio meno sordo di qualche amministratore, possa prendere drastici provvedimenti di sicurezza, senza i quali i “responsabili” diventeranno ancora una volta complici di un possibile altro delitto, questa volta, però, volontario. Il bel “Parco lineare”, senza sicurezza, probabile testimone di un altro omicidio è stato realizzato su viale Antonio Ciamarra, un molisano, medaglia d’oro della Prima Guerra Mondiale. Perché tanta “sicurezza” da parte nostra per il probabile prossimo sangue sulla strada? Basta guardare le foto di viale . Per attraversare viale Ciamarra da destra a sinistra, o viceversa, ti viene addosso un “oceano” di autovetture, camion e pullman. Occorrerà, allora, guardare prima a destra, poi a sinistra, poi a destra e poi ancora a destra. Pazzesco! Sono riusciti, questi “amministratori”, a fare un bel “Parco lineare” per spedire all’altro mondo, linearmente, qualche prossimo imbecille che li avrà anche votati.




Le foto sono di Roberto Maurizio (citare la fonte, "si il vous plait")

"Stampa, scuola e vita" festeggia i primi tre anni di vita

TRE ANNI DI "STAMPA, SCUOLA E VITA"
di Roberto Maurizio

Auguri, sinceri (se non ce lo diciamo noi!)


Oggi, 29 settembre, seduto in quel caffè.... Così iniziava "Stampa, Scuola e Vita" il 29 settembre 2007. Forse oggi nel 2009 saremo "oscurati", leggermente, da qualche altro anniversario importante, ad esempio quelli di Tintoretto, Enrico Fermi, Michelangelo Antonioni, Jerry Lee Lewis, Felice Gismondi, Lech Walesa, Loretta Goggi, Pier Luigi Bersani, insieme a quello di Nicola Di Bari (che non è parente della Patrizia di Bari) e a quello di un abitante di Arcore. La Redazione di "Stampa, Scuola e Vita" accetta tutti gli auguri, compresi quelli del Ministro Brunetta.

28 settembre 2009

Suozzo, Stinchelli e la Barcaccia

La Barcaccia. Bentornati Suozzo e Stinchelli
di Roberto Maurizio


Dopo mesi di “ferie forzate”, tornano su Rai3, con la “Barcaccia”, dalle 13.00 alle 13.45, dal lunedì al venerdì, Michele Suozzo e Enrico Stinchelli. Bentornati! Il Bel Canto italiano vi ringrazia.

La Barcaccia a Piazza di Spagna, Roma

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Rai e dintorni, aumentano i "de cessi"
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Non è vero che tutta l’Italia televisiva e radiofonica sia da buttare al mare, che tutta la Rai sia da chiudere, che tutta Mediaset sia una pattumiera, ad iniziare da “Uomini e donne”, dove non si capisce chi è il primo e chi la seconda, che Sky di Rupert Murdok sia una rete dei soliti raccomandati di merda, che la Sette sia stata comprata da ricchi sfondati come Lerner, che con il digitale terrestre si offendano i sudditi cittadini italiani che pagano il canone e poi sono oscurati da questi oscurantisti che credono di fare i soldi con i telespettatori coglioni italiani. Non è vero.


La vera arma, il telcomando
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Siamo in un regime di libertà vigilata dalla sinistra e dalla destra, siamo quelli che abbiamo, però, il telecomando tra le mani e ogni giorno di più facciamo ingrassare le vacche grasse che offendono la nostra reputazione di un popolo che basa la sua storia sull’Impero Romano, su un Medio Evo eccezionale, su un Rinascimento unico al mondo, sulla Scoperta degli altri continenti (a cominciare dall’America), sull’illuminismo di Cesare Beccaria, sul romanticismo di Alessandro Manzoni, su un Secolo breve che, più nel male che nel bene, ha inventato il “fascismo”, esportato “malauguratamente” in tutto il mondo, su una lotta partigiana le cui piaghe restano ancora aperte e sulle quali non si vedono ancora spiragli di riconciliazione, sui padri costituenti che dettero impulso alle norme che favorirono il progresso civile ed economico italiano negli anni ’50 e ’60, ormai decrepite, desuete, obsolete e superate dalla globalizzazione, su un ’68 che non è servito a nulla se non a fare arricchire i gatti e le volpi, su un decennio (i famigerati anni ’70) di morte e di desolazione in cui la rivoluzione delle Brigate Rosse voleva portare indietro la nostra “civiltà” a livello di quella di Pol Pot dei Kmer Rossi e nel quale vennero votate dalla maggioranza degli italiani due leggi che si inserirono nel filone di sangue brigatista, l’aborto e il divorzio, che hanno creato i presupposti di una rovinosa discesa della nostra “civiltà”, su un decennio di desolazione e riflusso (gli inconsistenti e addormentati anni ’80) che fece prosperare uomini senza scrupoli e portò al più basso livello cvile e morale la nostra “civilta”, su un rigurgito di giustizialismo accompagnato dal continuo tintinnio di manette degli anni ’90, che provocò la scomparsa della Prima repubblica, generando un’altra ancora da definire trascorsi ormai quasi vent’anni.

Viva VERDI
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Che cosa ci resta tra le mani, allora, oltre al telecomando e al voto? La consolazione di poter sentire un programma che ha avuto una menzione speciale al “Prix Italia”, “La Barcaccia”, diretta e ideata da Enrico Stinchelli e da Michele Suozzo. Bentornati a questi due “irripetibili ragazzi” che da oggi, 28 settembre 2009, riprendono una trasmissione sulla musica operistica. Nonostante le sparate del Ministro Brunetta, che prima di parlare si dovrebbe informare, la musica operistica, cioè, a tutto tondo, la musica tout cour, è una passione che è insita nell’animo degli italiani e nessun governo di destra o di sinistra ci può togliere. Viva VERDI.


Portare la musica operistica nelle scuole, ecco come si salva l'Italia
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Il programma operistico radiofonico quotidiano, la "Barcaccia", condotto due autori -conduttori "cult" Enrico Stinchelli e Michele Suozzo, la buona fatina - curatrice Patrizia Todaro il bravo giovane regista Attilio Fortunato, merita un elogio e va diffuso tra i giovani. La scuola italiana, tra i tanti altri limiti, ha quello di no coltivare la cultura musicale e operistica che hanno fatto grande il nostro paese, checché ne dica Brunetta. Il programma, nato nel 1988 con il progetto di divulgare a più ampio raggio l'opera lirica, ha fornito infatti in questi anni un intrattenimento satirico e scanzonato diretto a tutti gli ascoltatori digiuni di melodramma, ma in grado di soddisfare anche il difficile pubblico dei melomani. Enrico e Michele, mantenendo il tono tra il serio e il faceto, conducono il "divertissement" lirico tra mille elementi spettacolari: ospiti in studio, tra i più ragguardevoli personaggi del mondo operistico ( hi dimentica le "ospitate" di Luciano Pavarotti, Jose` Carreras, Placido Domingo, Andrea Bocelli? ); giochi a tema lirico e d'attualità con il pubblico in diretta, sfruttando la follia e l'estroversione naturale di personaggi attinti dal mondo reale degli ascoltatori; interpretazioni liriche a confronto. Analisi e critiche, anche spietate, delle prestazioni delle "ugole d'oro"; recensioni e servizi di spettacoli nei principali teatri italiani e esteri, con interviste ai protagonisti e registrazioni musicali dal vivo. Ampio spazio hanno le rubriche da quelle ormai storiche come Le Perle Nere o Radio Trash ad altre novità che gli autori ci propongono di seguire. Viva VERDI, viva Suozzo e Stinchelli!
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Nelle foto, l'indementicale e immortale Maria Callas, il Cigno del Mediterraneo

27 settembre 2009

Federico Caffè, Premio Nobel

Federico Caffè, Premio Nobel
di Roberto Maurizio

Il Prof. Federico Caffè durante una lezione in aula presso la Facoltà di Economia e Commercio della Sapienza di Roma. Si vedono chiaramente le sue dita arrotolare con cura un pezzo di carta, un elastico, un oggetto al quale lui riservava la massima attenzione.



L'olezzo del potere

Federico Caffè annodava e scioglieva in continuazione, con ossessione, un elastico, un pezzo di carta, un oggetto qualsiasi, che passava con cura dal pollice destro a quello sinistro, dagli indici, ai medi. Non raggiungeva mai l’anulare e il mignolo. Non si era mai sposato ed era basso. Ma aveva un profumo così buono e allettante, che avrebbe messo a terra anche le più esigenti “escort” che andavano da lui per una carriera fulgida e altisonante. Federico sapeva quello che voleva, ma era ossessionato dal “potere” che gli imponeva di assumere un “prestigio” che lui rifiutava, non per “il prestigio”, ma per lo scambio a cui era sottoposto: la sua onestà contro quattro soldi in più. Federico, fino a quando aveva insegnato, aveva avuto migliaia di studenti, ma nel momento della sua scomparsa vennero chiamati dalla polizia solo quelli che gli avevano sempre offerto “il prestigio”.

I soliti ignoti


I soliti ignoti, i soliti che prima utilizzano l’asino per far carriera e poi l’abbandonano a bastonate. Sono riusciti a fargli appiccicare addoso anche un film, una fiction! Sono riusciti a fargli intestare una scuola, tra l’altro media, e una “mezza Facoltà”, non della “Sapienza”, ma dalla “Terza Università” che si confonde con quella della “Terza età”. Federico non si rivolta nella tomba, perché non è morto. Ma non avrebbe mai accettato, se ci fosse stato un “testamento biologico culturale”, l’assegnazione di nessun premio di nessun riconoscimento offertogli dalla società contro la quale lui giustamente combatteva. Perché, allora, non assegnarli, come si merita, un Premio Nobel? Ma i “lecchini”, che hanno fatto carriera sulle misere spalle spigolose e curve del Professore di Politica Economica, non c’hanno mai pensato!

All'Abruzzo i soldi del Nobel


I soldi del Premio Nobel postumo a Federico Caffè potevano essere devoluti ai terremotati del suo tanto amato Abruzzo. Sono sicuro che Caffè sia ancora vivo, sia iscritto a Facebook, abbia un suo sito Web e che stia seguendo il blog “Stampa, scuola e vita” del suo diletto e affezionato alunno (16 punti alla laurea, non son pochi!).

In Tracia "sotto mentite spoglie"



Dalla sua lontana Tracia, dove vive “sotto mentite spoglie” come Ulisse, Caffè, con la sua grande testa, grandissima, che veniva presa in giro proprio dai suoi prediletti, a tal punto che continuano ancora, questi imbecilli, a dire che il Maestro non era un uomo, ma una testa, alludendo al cranio spropositato (testa di rape sono loro: Federico, addirittura si vedeva bello e affascinante), ha ancora voglia di vivere, e sarebbe pronto ad andare a ritirare il Premio Nobel ad Oslo e a far fuori tutti i Proci di Itaca e dintorni.

26 settembre 2009

Sordi e Mutu

Sordi e Mutu
di Roberto Maurizio

Andrea Della Valle non è più Presidente della Fiorentina (meno male, per la Fiorentina). Speriamo che in Italia si faccia sempre più avanti il sostegno economico e finanziario dei tifosi, così molti presidenti, tra cui l'Innominato e la Sensi, possano andarsi a fare benedire. Sembra che il nuovo presidente in pectore dei Viola voglia prendere come sponsor, al posto della Toyota, la Coca Cola. Subito le reazioni di Adrian Mutu. A me basta la Cola. Per i Viola, cmq, è meglio una bisteccona fiorentina che un gol di Pulzetti.

Rettifica in diretta: la Fiorentina batte il Livorno (1 a zero) e Pulzetti non segna. Sarà per un'altra volta, ci poteva stare!

Franceschini e la Padania

Franceschini. Perché non ti fai i cazzi tuoi!
di Roberto Maurizio

Dario Franceschini alla conquista della Padania che non c'è

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Corsi e ricorsi della Storia! Giambattista Vico. 65 anni fa l’Italia, dopo la Liberazione, era come l’Afghanistan e l’Iraq di oggi. Anche noi avevamo i nostri Mullah Omar. Gli americani ci avevano liberato dalla dittatura, ci indicavano la via della democrazia e partivano dalle condizioni di fatto preesistenti il 1943. Mutatis mutandis, i nostri “governi” erano come quelli di Hamid Karzai e di Jalal Talabani e di Nuri al-Maliki. La lotta “intestina” in Italia, come in Iraq e in Afghanistan, con tanto sangue versato da tutte le parti, ha lasciato intatte e indelebili le ferite ancora aperte che saranno perpetrate fin a quando non ci sarà una vera e propria “pacificazione” e “conciliazione delle parti avverse”. Il mondo intero aspetta con impazienza il libro che sarà partorito da una mente eccelsa, avulsa e limpida, come quella di Gianfranco Fini. Forse Funari avrebbe scritto di più e di meglio. Ma, aspettiamo. Intanto, il Segretario, molto pro tempore del Pd, “Diario” Franceschini, annuncia che la “Padania non esiste”! E se la prende con l’ampolla di Bossi. Passata Noemi, ora tocca alla Padania. Peccato che la Grande Padania, la grande regione italiana in cui si lavora e si produce, non sia un’escort o una mignotta da quattro soldi (con tutto il rispetto di queste lavoratrici oneste e piene di buon senso, ma non di quelle che ingrassano il loro portafoglio senza onestà)! “Diario”, invece di pensare ai cazzi degli altri, perché non proponi a tutti gli italiani un programma di sviluppo economico, civile, culturale, armonioso, che tenga in primo luogo gli interesse di tutti i cittadini di tutte le regioni italiane? “Diario”, che cosa proponete concretamente contro la pandemia che sta per invadere l’Italia? “Diario”, esiste un vaccino che possa estirpare la pandemia delle ideologie e che possa rendere immuni gli italiani da una lotta quotidiana tra il bene (il Pd) e il male (il Pdl)? Quali sono le vostre medicine per sconfiggere definitivamente il “cancro” Berlusconi? Con l’acqua santa, i miracoli e le contro ampolle non si costruisce un paese: lo si leva completamente dalla faccia della Terra, senza aspettare il 21 dicembre 2012.

Tarak Ben Ammar, l'apoteosi del Mediterraneo

Tarak Ben Ammar, l’apoteosi del Mediterraneo
di Roberto Maurizio


Un nuovo Odisseo
Ospite il 25 settembre 2009 di una trasmissione televisiva italiana, Tarak Ben Ammar (in arabo: طارق بن عمار nato a Tunisi il 12 giugno 1949, gemelli), un produttore cinematografico tunisino naturalizzato francese che conosce perfettamente non meno di sei lingue, è proprietario della compagnia di produzione e distribuzione francese “Quinta Communications”. Ben Ammar ha finanziato film artistici legati alla cultura del Mediterraneo, fra i quali quello di Franco Zeffirelli per adattamento de “La Traviata” nel Nord Africa. Nel 2004, decise di distribuire il film di Mel Gibson “La passione di Cristo”. I suoi interessi si spingono oltre il mondo del cinema, è infatti il consulente del principe saudita Al-Walid bin Talal, e dell'imprenditore francese Vincent Bolloré. In ambito musicale è stato amico ed ex manager del Re del Pop Michael Jackson. Tarak Ben Ammar è l’esempio vivente di come dovrebbero essere tutti gli uomini e le donne del Mediterraneo. Non sono i soldi che fanno di Tarak un “uomo diverso”, ma sono la sua anima, la sua indole e il suo sfrenato amore per il mare più “dolce” del mondo: il Mediterraneo. Dalle Tremiti al Ibiza, da Cipro a Malta, da Taormina ad Algeri, da Corfù alla Maddalena, da Palermo ad Alessandria d’Egitto, da Leptis Magna a Itaca, da Capri a Istabul, da Tel Aviv a Beirut, e l’elenco potrebbe continuare all’infinito, Palermo, Cagliari, Bari, Marsiglia, il Montenegro, l’Albania fino ad arrivare nel Mar Nero, la Georgia, la Bulgaria, la Romania. Chi ama il mare sa navigare e ama la vita.

25 settembre 2009

Elena di Troia e i caporali

Elena di Troia e i caporali
di Roberto Maurizio

Il Tar di Lecce ha dichiarato la Giunta di centro sinistra di Taranto illegittima perché composta da soli maschi. Molto contente le donne della Giunta della Regione Puglia di Vendola che si aggrappano all’art. 117 della Costituzione italiana: piena parità di accesso degli uomini e delle donne nella vita politica. Se la Costituzione non è acqua, perché mai i “padri costituenti”non hanno parlato di gay o di lesbiche? Dunque: come fa Vendola a comandare una regione levantina senza il mandato costituzionale? Vendola vorrebbe essere come Cesare e per certi “versi” lo è. Ma Cesare distrusse il Senatus Populusque Romanus (Spqr: Sono porci questi romani, oppure Sono Porci questi Ricchioni). Mentre i cittadini vengono “vessati” tutti i giorni da problemi seri, la disoccupazione giovanile, la droga che sta affossando la nostra gioventù, le multe e le tasse che ti mangiano il già esiguo stipendio, un traffico caotico che ti costringe a passare ore e ore della tua vita senza capire perché, sindaci che invece di lavorare fanno le manifestazioni, sporcizia in tutta la città ed anche nei piccoli paesi, e poi le giunte vengono affossate per la mancanza di donne nel palinsesto? Ma che importanza ha il sesso nelle delibere comunali, provinciale e regionali. I veri problemi vengono annacquati dalle escort, dalle veline, dalle troie. Un mondo miserabile questo, dove vengono ridotti a “gioventù del fascio” o a improvvidi ragazzi de “l’Opera Nazionale Balilla” costretti a ripulire con il Wwf il mondo, dopo che i genitori hanno pagato una bolletta stratosferica per l’immondizia. Una vera e propria immondizia utilizzare i bambini nella politica, come ha fatto ieri Santoro che ha presentato i figli degli ingegneri disoccupati in primo piano. Una vera e propria “monnezza” quella che ricopre quasi tutta l’Italia meridionale, da Firenze in giù. Ma il vero dramma italiano è la presunzione che i problemi si possano risolvere immettendo più donne in Parlamento. Sarebbe auspicabile se si rispettassero le percentuali: 20% maschi; 20% donne; 60% gay. Avere la maggioranza degli italiani Gay (gioiosi che mangiano la pizza e gli spaghetti, che suonano il mandolino, che vanno a ballare tutte le sere) sarebbe veramente bello. Quello che manca all’Italia è la capacità di non saper dove mettere i piedi per terra e di non volersi liberare, in primo luogo, delle Elene di Troia, le escort, le mogli, le amanti, le minorenni, le maggiorate e le minorate. Non è un problema di sesso, è un problema di mancanza di lungimiranza. Vi siete mai chiesti come vengono fatte le liste dei partiti? A parte lo sconcio, del Pdl, che però tutti conoscono, ma il Pd, come fa le liste? 50% donne, 45% gay, 5% caporali. Siamo uomini o caporali?

24 settembre 2009

Santoro e i bambini

Santoro: escort, puttane e bambini
di Roberto Maurizio





Ma possibile che nessuno si incazzi? L'Italia è nelle mani delle mignotte, della droga, della mafia. Corrado, che non ha nulla a che fare con il grande CORRADO, ci sbatte in faccia i bambini su "Anno zero". Problemi di salute, prima del lavoro, stanno assalendo gli italiani. Bravo Michele, tu sai che cos'è un wisky. Sbattere i bambini in prima pagina è vergognoso. Non avviene in nessuna parte del mondo civile.


Gli indiani fumano un calumet sulla Luna

Ghiaccio sulla Luna
di Roberto Maurizio


La notizia è clamorosa: ghiaccio sulla Luna. Ma la vera notizia, ancor più clamorosa per l'astronomia mondiale, è che la scoperta è stata fatta dalla sonda indiana Chandrayaan. Se i talebani e gli americani, invece di fare la guerra si mettessero ad inseguire le stelle, non sarebbe meglio per tutti.

23 settembre 2009

sosaneicielidiroma

Sosa e Susa al tramonto nel cielo della Città Eterna

Internetcrazia, la fine dei politici e dei politicanti

Note a Margine...
di Roberto Maurizio

Internetcrazia
Il Cardinal Ersinio Tonini, durante la trasmissione di Chiambretti, l'ha detto a chiare lettere: il giornalismo di Internet spazzerà i politicanti. Basta con l'arroganza dei simboli e delle ideologie. Basta con la presunzione che i più forti resteranno tali per sempre. E' finita l'era dell'arroganza, del massimalismo, dell'integralismo, del fanatismo. Gli unici che hanno diritto ad avere uno spazio sull'etere sono quelli che hanno come unico riferimento l'uomo e la donna, l'umanità. Tutto il resto è zavorra è sarà scaricata ben presto dalla storia nella cloaca massima. Attento Pd, l'integralismo e il fanatismo ha prodotto nel secolo scorso morti e sepolture. Attento Pd, non ci potrebbe essere nemmeno il tempo delle sepolture. L'Internetcrazia non è in vendita e sarà la soluzione ai tanti problemi che affliggono questo mondo imbarbarito dall'arroganza del potere. L'Internetcrazia è un mattone sul quale sarà edificato un Nuovo Mondo. Questo blog, libero da ogni sudditanza, può essere ricevuto in quasi tutte le lingue del mondo. Cliccate su "traduci questa pagina" e troverete la traduzione di quello che sto scrivendo in inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese, ebraico, portoghese, russo, greco, tedesco, giapponese, olandese, polacco, coreano. L'incomprensione della lingua era l'arma più utilizzata dai potenti per "divide et impera". Oggi, cade questo diaframma. "Stampa, scuola e vita" può essere letta in tutte le parti del mondo e viceversa.

Note a margine...

Note a margine…
di Roberto Maurizio


E’ l’ennesimo tentativo di lanciare una nuova rubrica su “Stampa, scuola e vita”: Note a margine… che inizia e non si sa se continua. Cmq, avendo il Cdr stabilita la sinteticità e l’essenzialità, forse sarà sui vostri “piatti preferiti” ogni giorno.
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Questa è Tv seria
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Letterman e Obama
22 settembre 2009, San Maurizio. In Italia, Sky trasmette “Late Show with David Letterman” con il Presidente Obama, un successo. Perché l’America è l’America e l’Italia è di sinistra?


Chiambretti e Tonini
22 settembre 2009, San Maurizio. Un Chiambretti Night, prima puntata su 100, superlativo con la Marcuzzi, Signorini e il Cardinal Tonini. 1.000 Santori, 800 Ballarì, 500 Partaaportì, un miliardo di ottoemezzi. Chiudete la Tv della prima e seconda serata, accendete il cervello a mezzanotte con Chiambretti. Il giorno dopo, chi lavora?

22 settembre 2009

Stefano Bonanni. Un "calcio" alla vita

Stefano Bonanni. Un “calcio” alla vita
di Roberto Maurizio

Un nuovo “Trovatore”


“L’amore è la chiave della vita” è la seconda opera di un “astro nascente” nel campo della saggistica e della “letteratura di un dolce stile nuovo, libero e gentile”: Stefano Bonanni. Le parole non sono come i dadi di Albert Einstein. “Libere e gentili” non sono solo le qualità dell’opera dell’autore, ma le strade, la toponomastica di un quartiere di Roma, Cinecittà Est, all’interno del quale Stefano rappresenta un’icona: via Libero Leonardi e via Francesco Gentile. Ma, quello che contraddistingue il neo “astro nascente” è il suo “Dolce Stil Novo Ciamariano”, attraverso il quale racconta, con semplicità, sobrietà, sincerità, momenti difficili della vita quotidiana di amici o personali legati solamente da un collante, da una serratura che può essere aperta solo con la chiave dell’amore. Il “libriccino”, 55 pagine, si legge in meno di un’ora. Si potrebbe portare con sé addirittura durante le file alle casse della Gs o della Farmacia di Viale Ciamarra! Ovviamente, sto scherzando: la gentilezza e la rapidità dei due "servizi commerciali e umani" è riconosciuta da tutti gli abitanti del quartiere. “Il Dolce Stil Novo” di Stefano non ha nulla a che fare con il Sommo Dante o con il Guinizzelli (Al cor gentil rempaira sempre amore), magari. Però, in nuce, contiene elementi di straordinaria introspezione che, alcune volte, raggiungono le corde della vera poesia. Ad esempio, a pagina 14 de "L'amore è la chiave della vita", si legge: “L’amore ha molte sfaccettature ed è imprevedibile. A momenti sembra che stia per cadere, invece resta saldo; come quando incombe la tempesta, improvvisamente, il cielo si illumina e il mare in burrasca travolge tutto davante a sé. Gli scogli, però, passata l’ondata, resistono al loro posto, proprio così come è grande l’amore di una madre. A volte, la mamma ha paura di dimostrare il suo amore e lo sostituisce con il silenzio. Le parole, che non dice, lasciano il posto alle carezze”. In definitiva, il nuovo piccolo capolavoro di Stefano Bonanni, il cui titolo può essere letto anche specularmente, come faceva il Grande Leonardo Da Vinci, “La vita chiave dell’amore”, si avvicina molto di più al Trobar leu (cantare in maniera lieve) di Dante e Guicciardini che al Trobar clus (poesia aspra, dura, oscura sommersa da allegorie) della scuola guittoniana. Stefano, come neo Tovatore, amante del calcio, considera la vita come un “pallone”, che per muoversi e animarsi ha bisogno di “calci”, cioè di stimoli, di risposte concrete alle difficoltà. Qual è la semplice ricetta che Stefano propone nei suoi libri e nelle sue poesie per “dare un calcio alla vita”? L'amore, l'amore e ancora amore.


Who’s Who


Stefano Bonanni è nato a Roma nel 1972, ha condotto fino a pochi anni fa una vita fatta di sogni e calcio fino a quando un infortunio grave, seguito da cure inappropriate, gli ha spento in un solo attimo ogni sogno. Da allora la sua vita ha preso una strada diversa: una via di normalità e quotidianità; dal bar agli amici, passando per la straordinarietà dell’amore per sua famiglia e poi per tutti gli altri. Ogni sua parola non ci racconta una storia, neppure la sua; in verità le sue righe raccontano, in un semplicità lessicale tale da entrare in modo diretto nel cuore di chi legge, la storia di tutti: una storia fatta di aspettative, scelte, gioie e dolori. Passano come un uragano gentile i suoi libri: così seppur non distruggendo alcunché, resta il segno di un percorso, il suo, che alla fine è quello di tutti. Stefano Bonanni ha un sito su Internet: http://www.stefanobonanni.it/ . Lo spazio nella rete è tutto dedicato alla sua vita, ai suoi libri. Stefano, come Dolce Trovatore del Trobar leu, nasce per la voglia di dire al mondo un semplice e lapalissiano invito: facciamo in modo di essere tutti fratelli e sorelle.

Come si racconta l’autore



Sono nato a Roma il 26 maggio del 1972, vivo a Cinecittà e lavoro nel bar di famiglia. Come tutti ho una mia vita e cerco di viverla più gioiosamente possibile. Sono padre di una bambina splendida di nome Valeria di un anno e mezzo e sono innamorato della madre: Eleonora. Il mio sogno di vita è, ed è sempre stato, quello di donare amore e emozioni al prossimo e, attraverso il mio amore per il calcio, riesco in questo intento. Ogni mia partita lascia emozioni positive, il mio rammarico è quello di non poterlo fare a grandi livelli con il coinvolgimento di più persone. Nelle ultime occasioni esattamente il 17 aprile 2008 in finale ad un torneo di calciotto ho inventato il gol del tre a zero facendo un pallonetto al difensore di sinistro e tirando al volo di destro dal vertice dell’area sinistra. A settembre ho terminato un torneo di calcetto ottenendo il secondo posto con la squadra, vincendo la scarpetta… non d’oro ma splendida lo stesso: per essere stato nominato miglior giocatore. Il 18 ottobre 2008 ho partecipato ad una partita di calcetto in ricordo di un amico scomparso 12 anni fa, durante tutta la partita lo speaker ha coinvolto il pubblico facendo emergere la mia simpatia e scioltezza nel giocare e nell’emozionare gli occhi dei presenti con pallonetti, rovesciate e colpi di tacco. Questo è il mio sogno: donare il mio tempo per divertirmi e divertire, perché attraverso “qualche sorriso in più” si vive meglio e si apprezza il dono splendido che è la vita. Per l’appunto il libro “Per qualche … sorriso in più” nasce da un sentimento profondoche è la perdita di un sogno (fare il calciatore), l’abbandono dell’infanzia, la scoperta e il piacere della vita di tutti i giorni. Nel giocare a calcio ho sempre messo in primo piano la correttezza, la lealtà e l’altruismo ma non tutto è andato per il verso giusto e allora ho deciso di spargere il mio pensiero e la mia esperienza, attraverso la dolcezza ho cercato di far capire che i sogni sono una cosa meravigliosa anche se non si realizzano. Il talento era presente, i sacrifici non sono mai mancati (rarissime uscite il giorno precedente la partita) e l’impegno mi avevano portato a farmi strada fino al campionato nazionale dilettante. I complimenti, gli articoli sui giornali, i goal e i voti in pagella alimentavano il sogno: il professionismo era dietro l’angolo. Poi, un giorno, un brutto infortunio al ginocchio destro mi ha portato ad un infinito giro di visite, operazioni a getto continuo, diagnosi discutibili e chirurghi distratti: un piccolo caso di malasanità applicata allo sport.Nonostante tutto, dopo la ripresa, sono andato avanti ma il destino aiutato da una legge calcistica ed un successivo nuovo problema al ginocchio mi ha portato a prendere la decisione più tragica: smettere. Certo: ci sarebbe da strapparsi i capelli! Purtroppo mi sono caduti anche quelli per via dell’alopecia! Fine del sogno: dolore e disperazione in aumento… ma fortunatamente una mia reazione. Al posto del mondo dorato correndo dietro ad un pallone, ho costruito la mia vita con i sacrifici dietro la cassa del bar. L’amore per il calcio è rimasto: così oltre alle partite di beneficenza e ai tornei amatoriali ho iniziato da tre anni la strada di allenatore di bambini dai 6 ai 10 anni.Il libro “Per qualche sorriso in più” l’ho distribuito a circa 5000 persone e consegnato personalmente a molte persone dello spettacolo. Volete sapere dove e con chi ho ricevuto più gratitudine? Dalle persone che lo hanno preso nel mio bar e sono circa 2500, persone che mi hanno espresso sinceramente dolci parole e ringraziamenti per il beneficio che hanno ottenuto leggendo i miei pensieri. Il resto, 2500 persone, lo hanno ottenuto in allegato ad una rivista quindi non hanno avuto possibilità di un contatto diretto con me. In merito al secondo libro “L’amore è la chiave della vita”, di cui ho distribuito circa 500 copie, faccio emergere che attraverso l’amore per il prossimo si possono superare molte difficoltà. Essere gentili con il mondo è facile: per tutti.


Per qualche … sorriso in più
di Roberto Maurizio
Riproponiamo l’articolo che “Stampa, scuola e vita” aveva pubblicato su “Articoli di Stampa, scuola e vita” il 19 gennaio 2008 (http://willydanilo.blogspot.com/)

Il libro di Stefano Bonanni, "Per qualche ... sorriso in più", della "Aletti Editore", poco più di quaranta pagine, racconta la storia, i momenti tristi, le ansie, le delusioni, le gioie e i sentimenti più intimi, di un ragazzo di "periferia". La lettura della piccola e agile pubblicazione è semplice e, via via, sempre più accattivante. Stefano disegna un personaggio sopra le righe, approfondisce il suo ambiente, ama la vita e desidera che tutti facciano come il suo personaggio. La riscoperta della gestione del tempo è alla base della sua analisi. Bonanni, un giovane della periferia urbana di una Roma caotica e violenta sotto certi aspetti, cerca di lanciare se stesso nella competizione della vita con un impegno e un entusiasmo fuori dal comune. Una parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluta in beneficenza.


Il contesto storico ambientale
Stefano Bonanni, l’autore del libro di questa recensione, è un giovane, romano, affabile, educato e simpatico. E’ conosciuto da quasi tutto il quartiere a sud-est della Capitale e ad est di Cinecittà. Il quartiere, come sanno i lettori di questo blog, che per mancanza di fantasia da parte degli amministratori capitolini, è stato denominato Cinecittà Est. Sono circa 50 mila gli abitanti dell’agglomerato urbano, un dormitorio assonnato anche durante il giorno, che vede spuntare il Sole dai Castelli romani (Albano, Marino, Rocca di Papa, Frascati, Monte Porzio e Montecompatri) e non sa dove tramontano i suoi raggi, affogati in un oceano di edifici, eretti l’uno addosso all’altro, come tante sagome spettrali sormontate da una foresta di antenne televisive che sventrano il bel cielo azzurro, nonostante tutto, con colori sbiaditi lattescenti e ingialliti non dall’età ma dall’inutilità di un’esistenza effimera senza programmi e prospettive.


L'impulso vitale
Ma a Cinecittà Est, per fortuna, la specie umana non si è ancora estinta. E dai suoi terrazzi si vedono ancora campeggiare cupole, chiese, campanili, i Sette Colli, il Mediterraneo e gli Appennini. L’impulso “vitale” al quartiere giunge dai gangli essenziali del quartiere, dalla gente comune, da alcuni commercianti “illuminati”. La risposta all’oblio viene da un bar situato a cavallo della farmacia e di un super mercato. Da parecchi decenni, il bar di Stefano rappresenta un luogo di incontri repentini e fugaci, ma densi di umanità e di comunicativa, anche perché al di fuori di esso non esiste nient’altro se non la noia. All’interno del bar è cresciuto l’autore di questo splendido libro, che attrae l’attenzione subito, fin dal suo titolo: “Per qualche … sorriso in più”, che è più di uno slogan, di un messaggio luminoso, di un appunto incantevole, di un invito a prendere la vita così come viene. E’ un avviso preciso ad essere “gentili con il mondo”.


Le critiche
L’autore, data la sua “tenera” età letteraria, non si sofferma sui termini e sui significati intriseci di alcune parole o espressioni. Ad esempio, “gentile” significa pagano, non cristiano, politeista e idolatra. Ma sappiamo che intendeva un’altra cosa. “Gentile” come rispettoso delle idee altrui. Nella poesia “Fortuna” l’autore attacca i poveracci che cercano nel gioco del Lotto di raggiungere i loro sogni più nascosti e nello stesso tempo foraggiano lo Stato e le sue derivazioni.


Un capolavoro di entusiamo, l'apoteosi della dolcezza
Nonostante queste sbavature, il libro è veramente un capolavoro di impegno e di entusiasmo, è l’apoteosi della dolcezza, è l’arricchimento continuo che il lettore ottiene in ogni riga scritta con passione e impeto coinvolgente, perché spontaneo e lontano da ogni ipocrisia.E’ il libro nel quale viene concentrato tutto l’amore di Stefano che ha per la vita e per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli esseri umani.

Un po' di tempo per ritrovare se stessi e amare il prossimo
Molto spesso, purtroppo, certa gentaglia si approfitta delle disgrazie altrui, dell’handicap, della fame nel mondo, degli orfanelli. Stefano è un ragazzo serio. Affronta il tema dei diversamente abili, con senso veramente civico, con profondo amore e onestà. Lui parla del “dono magico” che tutti dovrebbero avere: dedicare un po’ di tempo agli altri, alle cose, alle piante, agli animali, alle persone, alla Terra, alla Luna, al Sole, all’Universo, per ritrovare se stessi .