22 settembre 2009

Stefano Bonanni. Un "calcio" alla vita

Stefano Bonanni. Un “calcio” alla vita
di Roberto Maurizio

Un nuovo “Trovatore”


“L’amore è la chiave della vita” è la seconda opera di un “astro nascente” nel campo della saggistica e della “letteratura di un dolce stile nuovo, libero e gentile”: Stefano Bonanni. Le parole non sono come i dadi di Albert Einstein. “Libere e gentili” non sono solo le qualità dell’opera dell’autore, ma le strade, la toponomastica di un quartiere di Roma, Cinecittà Est, all’interno del quale Stefano rappresenta un’icona: via Libero Leonardi e via Francesco Gentile. Ma, quello che contraddistingue il neo “astro nascente” è il suo “Dolce Stil Novo Ciamariano”, attraverso il quale racconta, con semplicità, sobrietà, sincerità, momenti difficili della vita quotidiana di amici o personali legati solamente da un collante, da una serratura che può essere aperta solo con la chiave dell’amore. Il “libriccino”, 55 pagine, si legge in meno di un’ora. Si potrebbe portare con sé addirittura durante le file alle casse della Gs o della Farmacia di Viale Ciamarra! Ovviamente, sto scherzando: la gentilezza e la rapidità dei due "servizi commerciali e umani" è riconosciuta da tutti gli abitanti del quartiere. “Il Dolce Stil Novo” di Stefano non ha nulla a che fare con il Sommo Dante o con il Guinizzelli (Al cor gentil rempaira sempre amore), magari. Però, in nuce, contiene elementi di straordinaria introspezione che, alcune volte, raggiungono le corde della vera poesia. Ad esempio, a pagina 14 de "L'amore è la chiave della vita", si legge: “L’amore ha molte sfaccettature ed è imprevedibile. A momenti sembra che stia per cadere, invece resta saldo; come quando incombe la tempesta, improvvisamente, il cielo si illumina e il mare in burrasca travolge tutto davante a sé. Gli scogli, però, passata l’ondata, resistono al loro posto, proprio così come è grande l’amore di una madre. A volte, la mamma ha paura di dimostrare il suo amore e lo sostituisce con il silenzio. Le parole, che non dice, lasciano il posto alle carezze”. In definitiva, il nuovo piccolo capolavoro di Stefano Bonanni, il cui titolo può essere letto anche specularmente, come faceva il Grande Leonardo Da Vinci, “La vita chiave dell’amore”, si avvicina molto di più al Trobar leu (cantare in maniera lieve) di Dante e Guicciardini che al Trobar clus (poesia aspra, dura, oscura sommersa da allegorie) della scuola guittoniana. Stefano, come neo Tovatore, amante del calcio, considera la vita come un “pallone”, che per muoversi e animarsi ha bisogno di “calci”, cioè di stimoli, di risposte concrete alle difficoltà. Qual è la semplice ricetta che Stefano propone nei suoi libri e nelle sue poesie per “dare un calcio alla vita”? L'amore, l'amore e ancora amore.


Who’s Who


Stefano Bonanni è nato a Roma nel 1972, ha condotto fino a pochi anni fa una vita fatta di sogni e calcio fino a quando un infortunio grave, seguito da cure inappropriate, gli ha spento in un solo attimo ogni sogno. Da allora la sua vita ha preso una strada diversa: una via di normalità e quotidianità; dal bar agli amici, passando per la straordinarietà dell’amore per sua famiglia e poi per tutti gli altri. Ogni sua parola non ci racconta una storia, neppure la sua; in verità le sue righe raccontano, in un semplicità lessicale tale da entrare in modo diretto nel cuore di chi legge, la storia di tutti: una storia fatta di aspettative, scelte, gioie e dolori. Passano come un uragano gentile i suoi libri: così seppur non distruggendo alcunché, resta il segno di un percorso, il suo, che alla fine è quello di tutti. Stefano Bonanni ha un sito su Internet: http://www.stefanobonanni.it/ . Lo spazio nella rete è tutto dedicato alla sua vita, ai suoi libri. Stefano, come Dolce Trovatore del Trobar leu, nasce per la voglia di dire al mondo un semplice e lapalissiano invito: facciamo in modo di essere tutti fratelli e sorelle.

Come si racconta l’autore



Sono nato a Roma il 26 maggio del 1972, vivo a Cinecittà e lavoro nel bar di famiglia. Come tutti ho una mia vita e cerco di viverla più gioiosamente possibile. Sono padre di una bambina splendida di nome Valeria di un anno e mezzo e sono innamorato della madre: Eleonora. Il mio sogno di vita è, ed è sempre stato, quello di donare amore e emozioni al prossimo e, attraverso il mio amore per il calcio, riesco in questo intento. Ogni mia partita lascia emozioni positive, il mio rammarico è quello di non poterlo fare a grandi livelli con il coinvolgimento di più persone. Nelle ultime occasioni esattamente il 17 aprile 2008 in finale ad un torneo di calciotto ho inventato il gol del tre a zero facendo un pallonetto al difensore di sinistro e tirando al volo di destro dal vertice dell’area sinistra. A settembre ho terminato un torneo di calcetto ottenendo il secondo posto con la squadra, vincendo la scarpetta… non d’oro ma splendida lo stesso: per essere stato nominato miglior giocatore. Il 18 ottobre 2008 ho partecipato ad una partita di calcetto in ricordo di un amico scomparso 12 anni fa, durante tutta la partita lo speaker ha coinvolto il pubblico facendo emergere la mia simpatia e scioltezza nel giocare e nell’emozionare gli occhi dei presenti con pallonetti, rovesciate e colpi di tacco. Questo è il mio sogno: donare il mio tempo per divertirmi e divertire, perché attraverso “qualche sorriso in più” si vive meglio e si apprezza il dono splendido che è la vita. Per l’appunto il libro “Per qualche … sorriso in più” nasce da un sentimento profondoche è la perdita di un sogno (fare il calciatore), l’abbandono dell’infanzia, la scoperta e il piacere della vita di tutti i giorni. Nel giocare a calcio ho sempre messo in primo piano la correttezza, la lealtà e l’altruismo ma non tutto è andato per il verso giusto e allora ho deciso di spargere il mio pensiero e la mia esperienza, attraverso la dolcezza ho cercato di far capire che i sogni sono una cosa meravigliosa anche se non si realizzano. Il talento era presente, i sacrifici non sono mai mancati (rarissime uscite il giorno precedente la partita) e l’impegno mi avevano portato a farmi strada fino al campionato nazionale dilettante. I complimenti, gli articoli sui giornali, i goal e i voti in pagella alimentavano il sogno: il professionismo era dietro l’angolo. Poi, un giorno, un brutto infortunio al ginocchio destro mi ha portato ad un infinito giro di visite, operazioni a getto continuo, diagnosi discutibili e chirurghi distratti: un piccolo caso di malasanità applicata allo sport.Nonostante tutto, dopo la ripresa, sono andato avanti ma il destino aiutato da una legge calcistica ed un successivo nuovo problema al ginocchio mi ha portato a prendere la decisione più tragica: smettere. Certo: ci sarebbe da strapparsi i capelli! Purtroppo mi sono caduti anche quelli per via dell’alopecia! Fine del sogno: dolore e disperazione in aumento… ma fortunatamente una mia reazione. Al posto del mondo dorato correndo dietro ad un pallone, ho costruito la mia vita con i sacrifici dietro la cassa del bar. L’amore per il calcio è rimasto: così oltre alle partite di beneficenza e ai tornei amatoriali ho iniziato da tre anni la strada di allenatore di bambini dai 6 ai 10 anni.Il libro “Per qualche sorriso in più” l’ho distribuito a circa 5000 persone e consegnato personalmente a molte persone dello spettacolo. Volete sapere dove e con chi ho ricevuto più gratitudine? Dalle persone che lo hanno preso nel mio bar e sono circa 2500, persone che mi hanno espresso sinceramente dolci parole e ringraziamenti per il beneficio che hanno ottenuto leggendo i miei pensieri. Il resto, 2500 persone, lo hanno ottenuto in allegato ad una rivista quindi non hanno avuto possibilità di un contatto diretto con me. In merito al secondo libro “L’amore è la chiave della vita”, di cui ho distribuito circa 500 copie, faccio emergere che attraverso l’amore per il prossimo si possono superare molte difficoltà. Essere gentili con il mondo è facile: per tutti.


Per qualche … sorriso in più
di Roberto Maurizio
Riproponiamo l’articolo che “Stampa, scuola e vita” aveva pubblicato su “Articoli di Stampa, scuola e vita” il 19 gennaio 2008 (http://willydanilo.blogspot.com/)

Il libro di Stefano Bonanni, "Per qualche ... sorriso in più", della "Aletti Editore", poco più di quaranta pagine, racconta la storia, i momenti tristi, le ansie, le delusioni, le gioie e i sentimenti più intimi, di un ragazzo di "periferia". La lettura della piccola e agile pubblicazione è semplice e, via via, sempre più accattivante. Stefano disegna un personaggio sopra le righe, approfondisce il suo ambiente, ama la vita e desidera che tutti facciano come il suo personaggio. La riscoperta della gestione del tempo è alla base della sua analisi. Bonanni, un giovane della periferia urbana di una Roma caotica e violenta sotto certi aspetti, cerca di lanciare se stesso nella competizione della vita con un impegno e un entusiasmo fuori dal comune. Una parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluta in beneficenza.


Il contesto storico ambientale
Stefano Bonanni, l’autore del libro di questa recensione, è un giovane, romano, affabile, educato e simpatico. E’ conosciuto da quasi tutto il quartiere a sud-est della Capitale e ad est di Cinecittà. Il quartiere, come sanno i lettori di questo blog, che per mancanza di fantasia da parte degli amministratori capitolini, è stato denominato Cinecittà Est. Sono circa 50 mila gli abitanti dell’agglomerato urbano, un dormitorio assonnato anche durante il giorno, che vede spuntare il Sole dai Castelli romani (Albano, Marino, Rocca di Papa, Frascati, Monte Porzio e Montecompatri) e non sa dove tramontano i suoi raggi, affogati in un oceano di edifici, eretti l’uno addosso all’altro, come tante sagome spettrali sormontate da una foresta di antenne televisive che sventrano il bel cielo azzurro, nonostante tutto, con colori sbiaditi lattescenti e ingialliti non dall’età ma dall’inutilità di un’esistenza effimera senza programmi e prospettive.


L'impulso vitale
Ma a Cinecittà Est, per fortuna, la specie umana non si è ancora estinta. E dai suoi terrazzi si vedono ancora campeggiare cupole, chiese, campanili, i Sette Colli, il Mediterraneo e gli Appennini. L’impulso “vitale” al quartiere giunge dai gangli essenziali del quartiere, dalla gente comune, da alcuni commercianti “illuminati”. La risposta all’oblio viene da un bar situato a cavallo della farmacia e di un super mercato. Da parecchi decenni, il bar di Stefano rappresenta un luogo di incontri repentini e fugaci, ma densi di umanità e di comunicativa, anche perché al di fuori di esso non esiste nient’altro se non la noia. All’interno del bar è cresciuto l’autore di questo splendido libro, che attrae l’attenzione subito, fin dal suo titolo: “Per qualche … sorriso in più”, che è più di uno slogan, di un messaggio luminoso, di un appunto incantevole, di un invito a prendere la vita così come viene. E’ un avviso preciso ad essere “gentili con il mondo”.


Le critiche
L’autore, data la sua “tenera” età letteraria, non si sofferma sui termini e sui significati intriseci di alcune parole o espressioni. Ad esempio, “gentile” significa pagano, non cristiano, politeista e idolatra. Ma sappiamo che intendeva un’altra cosa. “Gentile” come rispettoso delle idee altrui. Nella poesia “Fortuna” l’autore attacca i poveracci che cercano nel gioco del Lotto di raggiungere i loro sogni più nascosti e nello stesso tempo foraggiano lo Stato e le sue derivazioni.


Un capolavoro di entusiamo, l'apoteosi della dolcezza
Nonostante queste sbavature, il libro è veramente un capolavoro di impegno e di entusiasmo, è l’apoteosi della dolcezza, è l’arricchimento continuo che il lettore ottiene in ogni riga scritta con passione e impeto coinvolgente, perché spontaneo e lontano da ogni ipocrisia.E’ il libro nel quale viene concentrato tutto l’amore di Stefano che ha per la vita e per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli esseri umani.

Un po' di tempo per ritrovare se stessi e amare il prossimo
Molto spesso, purtroppo, certa gentaglia si approfitta delle disgrazie altrui, dell’handicap, della fame nel mondo, degli orfanelli. Stefano è un ragazzo serio. Affronta il tema dei diversamente abili, con senso veramente civico, con profondo amore e onestà. Lui parla del “dono magico” che tutti dovrebbero avere: dedicare un po’ di tempo agli altri, alle cose, alle piante, agli animali, alle persone, alla Terra, alla Luna, al Sole, all’Universo, per ritrovare se stessi .

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