30 marzo 2010

Il "Veggente". Tutta colpa dei Radicali

Il "Veggente": Tutta colpa di Pannella
di Roberto Maurizio

Prevedere il futuro è un'arte molto raffinata. Il "Veggente" è chi riesce a pre "vedere" tutto, prima degli altri. Troppo facile, invece, è stata la mia previsione effettuata il 16 marzo scorso in un Post intitolato "Primavera, tra Marrazzo, Santoro e le Regionali". Nel Post sostenni quanto segue:
Oggi, 29 marzo 2010 (ponendomi nel futuro).
Ecco i risultati delle elezioni regionali. Tracollo del Pd in Lombardia, nel Lazio e in Campania e arretramento in altre regioni. La colpa verrà gettata tutta addosso ai Radicali, a Pannella e a Emma Bonino, che non sapranno mai più riprendersi da questa "batosta". I radicali erano al 2% e restano al 2%. Ma tutto il tracollo della sinistra, verrà addossato ai Radicali di Pannella e della Bonino. Scommettiamo?
Pubblicato da roberto maurizio a 00.24 del 16 marzo 2010

28 marzo 2010

Ho fatto un sogno: l'Italia ama il prossimo suo come se stessa

I've got a dream that one day...
di Roberto Maurizio





Ho fatto un sogno. Un bel sogno. I've got a dream, that one day. Ho sognato un'Italia libera dai conservatori, dagli usupratori, dai capitalisti, squallidi uomini del dopo Congresso di Vienna, dai comunisti della Terza Internazionale socialista del dopo 1848. L'Italia con Di Pietro, con i comunisti, con i radicali, con gli atei, con le coppie scoppiate, con i gay finalmente riconosciuti come l'arma potente della televisione e del mondo giornalistico, quelli che non lavorano ma pensano, come gli intellettuali, quelli che non hanno mai lavorato e che non ci pensano minimamente di affrontarlo. La coppia gay che si sposa e prende i sussidi dallo Stato, mentre Filumena Marturano (un po' partenopea un po' africana) continua a fare i figli e a indirizzarli verso la Camorra, lo spaccio della droga che arricchisce solo i camorristi e gli 'ndranghetisti. Questo bel mondo è sponsorizzato da Murdock e da Umberto Eco su Sky. I've got a dream, to remember, cantava Otis Redding. Ma Otis non era un pupazzo in mano ai miliardi di Murdock. L'attacco concentrico contro la Chiesa Santa e Apostolica Romana è stato lanciato dalla sinistra anticlericale di tutto il mondo. E' come se avessero scoperto solo oggi l'orrenda pratica della pedolifilia e dell'omosessualità utilizzata da centinaia di migliaia di anni dalle "chiese" cattolica, luterana, anglicana, russa, iberica, slovena, marocchina, algerina, siriana, palestinese, israeliana, indiana, cinese, buddista, talebana, afghana, americana, venezuelana, molisana. La sinistra, con Marrazzo e i trans, scoperti e sbattuti in prima pagina, con morte, droga e sperpero di denaro pubblico, rispondono con Mudock, oggi, durante il silenzio elettorale, con un attacco profondo alle nuove strutture che, nel bene o nel male, questa misera Italia intende darsi. Cadono dalle nuvole i novelli Soloni, quelli che sanno tutto, quelli che sanno dov'è nascosta la "pietra filosofale", capace di risanare la corruzione.





Il miliardario Murdock, vergognosamente schierato con la sinistra milionaria e visionaria, anche se prende il "canone" da Sky da tante persone di destra e di centro, solo per raccogliere un centinia di voti in più per il Pd, lancia oggi, 28 marzo 2010, una campagna forsennata con Umberto e Eco e una giornalista, visibilmente comunista. I've got a dream: alzare gli occhi al cielo e sapere di trovare per terra onestà e bellezza interiore di tutta la razza umana. Un sogno irrealizzabile, minato dall'odio, dal potere senza controlli. L'unico potere pulito che può contrastrare quello sporco dilagante è solo uno: ama il prossimo tuo come te stesso!

Eolico e Burqa

Pale eoliche e Burqa
di Roberto Maurizio

Buttare il cervello oltre la siepe



Coprire il volto di una donna con il Burqa è come cancellare la bellezza dell’universo dalla faccia delle Terra. Ricoprire le nostre colline, le nostre montagne, il nostro mare di disgustose macchine eoliche che violentano il paesaggio, quello che Giacomo Leopardi non vedeva oltre la siepe, è una volgarità assoluta che appartiene solo al residuo melmoso di una visione astratta guidata solo dall’ideologia vecchia e presuntuosa. Nascondersi il volto con Burqa o sporcarsi la faccia, come Pierrot, con le pale eoliche è la stessa cosa. Solo che il vento è neutrale, fintanto che non decida di colpire con cicloni o uragani. Un bel colpo di vento dovrebbe lavare la faccia delle donne incappucciate e bucare quei mefitici, fetidi e perniciosi pali alti più di otto piani, con le braccia di satana rivolte verso la cattura di un bene appartenente all’umanità che ci viene poi rivenduto a costi inaccessibili.



Preservativi al vento



Mostri bianchi simili a preservativi bucati. Miliardi per fare il preservativo, solo pochi centesimi per fare il buco. E noi paghiamo, paghiamo gli ingegneri, la mafia, gli usurai. E poi lo Stretto sul Ponte non si può fare a causa della presenza della mafia. Ci stanno inondando di queste pale eoliche che su Palazzo Chigi e sul Vaticano non passano. Ma com’è? Mettiamo le pale eoliche sul Quirinale e sul Parlamento è lì che il vento del trasformismo tira ogni giorno, da 149 anni. Invece no. Mettiamo le pale eoliche dove la gente è più ignorante, cioè nel Sud. Facciamo i pannelli solari a Foggia, con i soldi delle ditte del Veneto. Riempiamo di preservativi l’Italia meridionale, quella che una volta si chiamava Bassa Italia. Allontaniamo il pericolo delle centrali nucleari dalla Bassa Italia, dal Basso Molise, dal Basso che pi Basso non si può. Costruiamo le centrali nucleari che Vendola non vuole a 50 chilometri da casa sua. Costruiamole in Albania a 250 chilometri dalla casa di Vendola.


Internazionalizzazione dell’imbecillità



L’unica speranza nel caso di scoppio della centrale nucleare è che prima moriranno gli albanesi e poi, dopo 5 minuti, i pugliesi. Però, Vendola ha fatto guadagnare 5 minuti di vita in più ai suoi elettori e, contemporaneamente, ci siamo anche liberati di quegli stronzi albanesi che costruiranno l’energia per noi. Questa è solidarietà, questa è l’internazionalizzazione dell’imbecillità. Le centrali nucleari hanno una potenzialità di 10.000.000 di volte superiore a questi schifosi brandelli di rami secchi elevati al cielo per oscurare il passato, le pale eoliche. Questi pseudo impianti energetici sono dei mostri che nessuno vorrebbe avere nel suo giardino. Molte cose non si vogliono avere nel proprio giardino, come il nucleare. Mentre questi mostri ecologici delle pale eoliche volute dalle Società Multinazionali forse facenti capi agli Stati Uniti, quelli dei Mc Donald, quelli dei Bush l’irascibile, quelli più belli, bianco neri, come la Juventus, di Obama. Allora scegliamo l’alternativa, scegliamo il benessere di poche milioni di uomini. Lasciamo morire i sottosviluppati senza dargli l’Ogm. Non accettiamo l’uranio, l’energia nucleare, tra l’altro inventata da Fermi, un italiano costretto a fuggire per l’imbecillità dei governanti dell’epoca, il fascismo di cui Fini è il prodotto secondario scadente e scaduto.

Not in my back yeard





No al nucleare nel mio giardino, nel mio cortile. Facciamolo fare a quei coglioni francesi, sloveni, croati, albanesi. Diciamo no all’Iran perché potrebbe produrre la bomba atomica. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Russia, la Cina, il Pakistan, Israele e la Francia hanno la bomba atomica, mentre Iran e Corea del Nord potrebbero essere in grado di costruirla nel breve termine. Arsenali nucleari per distruggere il mondo sono pronti ad essere utilizzati. Mentre, l’impiego dell’energia atomica pulita non ha nulla a che vedere con le proposte di distruzione del pianeta. Le scorie, la pericolosità di questo know how che ha un riscontro italiano e ebraico (Enrico Fermi), viene scacciato e temuto dalla gente che continua a votare come se fossimo ancora in piena Guerra Fredda o in piena Guerra Civile. E’ troppo facile prendere l’ascensore, avere l’acqua calda, prendere la metropolitana, possedere 3 telefonini, usare due macchine a famiglia, ricevere la posta, le ingiunzioni di pagamento di multe di bollette, fare la festa di compleanno della figlia in discoteca, andare nelle chiese illuminate durante la Settimana Santa, andare a sciare con lo skilift, soggiornare a Capri e sulla Costa Amalfitana con milioni e milioni di watt, fare una manifestazione con i pullman con milioni di consumo di gasolio, riscaldarsi il culo d’inverno e utilizzare i condizionatori a tutta callara d’estate e poi invocare la difesa del pianeta dal Co2.


Arroganza ed egoismo



Mentre il Burqa difende un’identità culturale e religiosa anche se sbagliata, le pale eoliche difendono solo l’arroganza delle multinazionali che hanno comprato le organizzazioni non governative, quelle più a basso prezzo, Fai, Wwf, picconati dalla televisione con alle Falde del Kilimangiaro, per imporre ad un mondo sottosviluppato della Bassa Italia l’idea che il nuovo, quello prodotto all’interno del Core Business delle multinazionali pezzenti, è quella vincente. Lo sviluppo sostenibile è quello che pone al centro dell’azione di ogni scelta di politica economica mondiale l’uomo, la donna, i bambini. Non si sostiene lo sviluppo sostenibile con l’arroganza dell’egoismo. Le pale eoliche, arroganti e egoiste, quelle avversate da Don Chisciotte, fanno solo il male all’ambiente circostante. Le pale eoliche sono sponsorizzate da quelli che una volta parlavano del maltempo nei bacini circostanti. Un’espressione senza senso, che però veniva accettata. Ormai, qualsiasi cazzata che viene lanciata dai media, senza un riscontro scientifico, passa come la verità circostante. Rappresentano, soprattutto, un danno irreversibile nei confronti dell’intelligenza umana.

27 marzo 2010

Contro i mulini a vento

Contro i Mulini a Vento, non ballo il tango col caschè
di Roberto Maurizio





Cervantes, un mito in una Spagna che non c’è più





Pietro Laureano


La figura epica cavalleresca di Don Chisciotte della Mancia riesce a veicolare ancora adesso una grande quantità di proseliti del magnifico e “ingegnoso hidalgo”, hijo de Algo, figlio di qualcuno. Il Grande Matto spagnolo Don Chisciotte è nato dalla mente di Miguel de Cervantes Saavedra, padre della lingua spagnola e morto lo stesso giorno di Shakespeare, il 23 aprile 1616. Cervantes per lo spagnolo è come Dante per l’italiano, due padri di due lingue neolatine. Quanti sono ancora i Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento? La lista sarebbe troppo lunga. Fermiamoci solo agli ambientalisti, quelli che costruiscono i “moderni mulini a vento”, proprio quelli contro cui combatteva Cervantes. Mostri terribili per produrre energia elettrica a basso costo con la violenza contro l’ambiente. Questi “terribili mostri” bianchi deturpano le nostre colline, i nostri monti, i nostri mari. Questi mostri, che agitano minacciose le loro lunghissime e lusinghissime braccia, sono il frutto di tanti anni che sono serviti a creare un nuovo mondo basato sulle menzogne. Lo sviluppo sostenibile, l’equo sistema, l’anti Ogm, la no Tav, no al Ponte, e, last but not least, l’Ora della Terra (Heart Hour), promossa dal Wwf a livello mondiale. Oggi dalle ore 20.30 alle 21.30, in Italia si spegneranno le luci di centinaia di migliaia di monumenti (meno male che nella Capitale sarà spenta solo Fontana di Trevi e che nello Stadio Olimpico di Roma sarà già finita la partita Roma-Inter, li vorrei vedere questi dell’Ora della Terra in Curva Sud mentre spengono le luci quando la Roma è in vantaggio per 2 a 1). In questo mondo di lacrime, ben altri sono i problemi da affrontare, concreti e contingenti. Invece no. Diffondiamo sulle nostre colline, sui monti e vicino al mare, quei mostri che non hanno nulla a che fare con la natura, con la cultura, con il paesaggio. Il Gargano è stato violentato da queste pale eoliche visibili da 10 chilometri, che deturpano l’ambiente, che nascondono perfino le Isole Tremiti.



La Fai o ci sei?





L’Italia fa la “gradassa”, fa la presuntuosa che crede di possedere il 30% dei beni culturali del mondo. Dice bene Pietro Laureano, architetto e urbanista, consulente dell’Unesco per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo: la bella Italia è tanto bella come sono belle tutti gli altri siti del mondo dove l’uomo si è saputo coniugare con la natura. Non sono queste le parole pronunciate da Laureano, ma forse è questo il senso: smettiamola di crederci i primi della classe e credere di volare in alto per raggiungere il Sole come Icaro e di vomitarci addosso. L’Italia è un paese come gli altri, con i suoi meriti e sui difetti. Mettiamo, dunque, i piedi per terra. L’Italia è un bello stivale acciaccato dall’incuria e dall’irresponsabilità di chi l’ha governato per 149 anni. L’Unesco, l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite alle dirette dipendenze dell’Ecosoc (Consiglio economico e sociale) ha riempito di siti soggetti al patrimonio dell’umanità quasi tutta l’Italia. L’Agenzia Onu è stata critica negli anni passati, durante la “Guerra fredda” di essere manovrata dal comunismo sovietico e da quello proveniente dai Paesi in via di sviluppo. E’ un carrozzone burocratico che mangia soldi a elevato tasso di soddisfazione personale. L’Unesco è quell’istituzione Onu che tollera lo scempio in Italia dei tralicci schifosamente bianchi, i mulino a vento, che stanno distruggendo la cultura del nostro paese senza un perché e se la prende con i centri commerciali, quelli che portano acqua, pane, carne, pesce, e quant’altro ai cittadini in modo un po’ più sensato ed equilibrato rispetto alle fiere di paese di un tempo. Questi orribili mostri ecologici sono prodotti dalla stessa mente degli ecologisti.



Dulcinea del Toboso, la donna che tutti i pazzi vorrebbero avere





Ecco cosa scrive Liberato Russo su http://www.terza-pagina.myblog.it/.
Tanti, tantissimi "Don Chisciotte", si sono agitati in questo tempo in "Terra di Molise", pronti a 'sfoderare' la spada per difendersi dai nuovi "mostri dalle lunghe braccia" che pare abbiano deciso di cambiare direzione, allontanandosi dal mare e preferendo le quiete colline bassomolisane tra dolci vigne ed uliveti... Noi, novelli "Don Chisciotte", non siamo solo uomini d'istituzione, di cultura, figure emblematiche, ma soprattutto semplici cittadini, quelli affezionati alla propria terra, ai frutti del proprio lavoro, al proprio mare, ad un passato che altri, ahimè, per interesse o per singolare egoismo, stanno irrimediabilmente cancellando! Siamo novelli "Don Chisciotte" pronti ad un altro singolar duello non tanto contro l'energia eolica, quanto contro tutto ciò che si oppone alla "democrazia partecipata"! Perciò, mai come in questo caso, la sfida di "Don Chisciotte" è il desiderio di giustizia che attraversa il mondo, che si oppone ai suoi ostacoli e alle sue brutture! Un desiderio che si rafforza ad ogni negazione, che si conferma in ogni amara delusione! Dunque, un "curioso esercito di mostri", da affrontare con "cavalleresco ardore" ed "indomito coraggio", non per gloria personale o per amore della bella "Dulcinea del Toboso", ma per non togliere alle nostre coste molisane e all'incontaminata campagna la bellezza e la naturalezza che hanno sempre avuto!


Il Governo di un’isola favolosa: Palazzo Chigi




Il risparmio energetico, lo smaltimento corretto dei rifiuti, la protezione dell’ambiente, della biodiversità, della cultura per la sopravvivenza del nostro pianeta sono cose essenziali. L’obiettivo di difendere il territorio e l’umanità dal degrado di tutti gli abusi ambientali è più che sacrosanto. Ma, quando si passa da un eccesso all’altro, le cose non camminano sulle proprie gambe, né su quelle dell’asino del fido scudiero di Don Chisciotte della Mancia, lo scudiero Sancho Panza, a cui era stato promesso da “El ingegnoso hidalgo” il governo di un’isola favolosa. Il Fai (Fondo ambiente italiano) che ha, tra l’altro, rubato la sigla ad un altro Fondo della Direzione per la cooperazione allo sviluppo degli anni ’80, gestito da Francesco Forte, oggi apre tutte le belle strutture italiane al pubblico, compresa la favolosa stanza dei bottoni di Palazzo Chigi. Ma secondo voi, quelli di Tor Bella Monaca di Roma, con tutti i problemi che hanno, gli operai licenziati che salgono sui tetti, i commercialisti che stanno redigendo i bilanci delle aziende a loro affidate, le casalinghe che preparano il pranzo ai figli bamboccioni, quelli che non riescono a raggiungere la terza settima (mentre io non riesco neanche a stare a galla la prima), domani andranno a vedere la stanza dei bottoni di Palazzo Chigi? Ma che Italia è questa?


L’imperatore Sancho Panza



Il sogno di tutti gli uomini depressi è quello di governare un’isola incantata, come Sancho Panza. Il sogno delle grandi potenze è stato quello di sottomettere gli altri stati con il colonialismo, di bombardare i nemici, il sogno dei governanti è quello di rendere schiavi i loro governati per essere di nuovo eletti, il sogno dei più grandi fantastici sognatori ecologisti è quello di trasformare gente “normale” in automi guidati dal “minculpop” capace di discernere il bene dal male. Il male assoluto, almeno per oggi, 27 marzo 2010, è quello dell’uso sconsiderato della corrente elettrica, della luce artificiale. Oggi, si spengono le luci, tacciono le voci e nel buio si sente sussurar: prego, vuol ballar con me? Grazie preferisco di no, non ballo il tango col caschè. Grazie, prego, scusi, tornerò. Grande Celentano!

26 marzo 2010

Cerutti Krško. Un marziano alle elezioni regionali

Un marziano alle elezioni regionali
di Roberto Maurizio

Il suo nome era Cerutti Krško
Oggi, 26 marzo 2010, a due giorni dalle elezioni regionali in Italia, un marziano, di nome Cerutti Krško Psimsidcpci (Puttaniere, schifoso, ignobile, misogeno, sessuofobo, irascibile, demente, coglione, puzzone, cazzaro, imbecille) è stato catapultato dalla sua navetta spaziale sulla Croazia, a due passi dalla centrale nucleare. Si è alzato e, a fatica, ha alzato gli occhi al cielo in direzione di Sirio, il Cane Maggiore. Sirio, anche se sfumava all’orizzonte tra colori marziani, verde (quello dei verdi del Sole che ride e di Bossi), il rosso (quello del Pci, dei Pdisti, della Croce Rossa, di Rutelli intriso di nostalgiche pugnalate alle spalle del padre putativo, dei Vendolisti, quelli che mettono nel ventilatore l’arroganza e il saper parlare con un cervello di computer di vecchia generazione, cioè quelli che ripetono a pappagallo e non capiscono nemmeno una parola di quelle che escono da una testa venduta all’ideologia, quella che vende il sangue dei lavoratori per quattro voti e che hanno creduto che i partiti rossi potessero sostituire i loro globouli bianchi con i globuli senza croce con tanta falce e tanti martelli), l'azzurro del despota Duce (quello che tiene sotto i suoi talloni tutte le televisioni, un azzurro senza futuro rubato dal novello Icaro, il Principe di Anzio, Tremiti e Gibuti per le immersioni e le sue riapparizioni, Finissimamente globalizzato verso il futuro e contro il passato), Sirio, dicevo, si allontanava sempre di più dalla comprensione delle cose concrete. Krško, il marziano, vede la Tv italiana dalle 20 e 30 alle 21 e 30, l’ora più idonea a catturare i voti delle regionali. Crede di poter assistere alla “mangiata” totale del Duce, il deus ex machina, l’anti Taormina, Berlusconi. Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Rai 24, Rai ragazzi, Rai gulp, Rai sulp, Rai storia, Rete 4 del Fedelissimo Fede, Canale cinque, infestata da una emerita cazzata fatta di vermi e di stronzi, Italia 1 con un cretino che crede di essere un giornalista. Su Tg3, intanto, mi manda Marrazzo, viene scoppiato un petardo, con un attacco, sotto elezioni regionali, al Papa Benedetto XVI e a tutti i cattolici, pedofili, senza nessuna reazione da parte di quelli che “nel culo ti entra e nel cervello no”. Ma dove cazzo sta questo cazzo di dittatore che calca la scena pubblica l’ultimo giorno prima del silenzio delle elezioni? Dove è quel despota che il marziano ha visto su "Anno zero", su "Ballarò"? Dov'è quell'imbecille che ha confuso il Cane Maggiore con il Cane Minore? Dove sono i Cani Maggiori e i Cani minori che si avventono su un Italia perdente sotto i colpi indelebile della giustizia giusta? Dove è il Cane Minore che ringhia, abbaia, sputa e non scondinzola mai, se non quando gli dai una bella fetta di potere? Dov’è questo farabutto dell’uso mediatico della Tv che fa passare le sue tesi fasciste, scavalcando a destra Fini e ponendosi alla destra di dio padre onnipotente Bossi? L’arma utilizzata dal Capo di Governo, quello del G8 dell’Aquila, è il Principe Emanuele Filiberto su Rai 1. L’energumeno che si avvicina sempre di più a Hitler, togliendo l’informazione ai giornalisti, pagati come dei piccoli Budda non sapendo che sono, invece, solo figli di Buddana che ingannano il popolo sorridente e incazzato sui tetti della disoccupazione. Esistono solo tre interpretazioni: 1. Berlusconi è un coglione (in senso traslato), perché non ha saputo approfittare di questa situazione vincente di oggi per poter catturare i voti degli indecisi; 2. Berlusconi non riesce a comprendere la sua posizione (in senso traslato) vincente e vuole fare la vittima per perdere qualche regione di cui non ne ha bisogno; 3. Berlusconi è un grande figlio di mignotta (in senso traslato) per fare bella figura nei confronti del marziano Krško. Forse la terza soluzione è la più convincente. Il Grande Dittatore, il Fuhrer, il Duce, fa trasmettere nelle sue televisioni spettacoli imbecilli che rendono la mente degli elettori sempre più retrograda con programmi come quelli in cui il più grande massacratore della decenza, il Principe Emanuele Filiberto, accompagnato da un grandissimo basso toscano che non potrebbe essere paragonato nemmeno all’unghia dell’ultimo dito del piede sinistro di Dante. Ma, non si ferma lì. Rai 1, Rai 2 e, soprattutto, Rai 3, non vengono utilizzate per la sua campagna vincente. Quel mostro del Dittatore di Arcore fa trasmettere su Canale 5 la trasmissione più imbecille al mondo: “Ciao Darwin” che contrappone i belli del Fitness e le brutture di Lockness. La libertà di stampa è in pericolo. Oggi, venerdì 26 marzo 2010, a due giorni dalle elezioni, Berlusconi ha occupato le sue televisioni ed ha trasmesso il massimo della sua potenza contro la libertà di stampa. A “Seven Show” ha utilizzato la mazza e le palle per entrare in buca.

25 marzo 2010

Giustizia ingiusta. La paura fa 90

La paura fa 90
di Roberto Maurizio
Tra malattie, ospedali, ladri, disoccupazione, terremoti, lupi, buio, isole dei famosi, elezioni regionali taroccate, giornalisti venduti, professori carogne, pedofili incalliti, terroristi estremi, terroni, Co2, Ogm, leghisti, sudisti, sudati, nordisti, nordati, merdati, lo spettro che avanza nella mente vacillante degli italiani è una magistratura, con la m minuscola, quella della giustizia Ingiusta. Entrare tra i denti accuminati della diabolica magistratura italiana è l'ultima coltellata alle spalle che si possa augurare al peggiore nemico. Giustizia Ingiusta, magistratura arretrata, democrazia mancata. Senza giustizia giusta non c'è libertà, sviluppo e civiltà. Una società civile si raggiunge quando sei in grado di essere perlomeno felice due ore al giorno. Invece, aluni magistrati, pochi in verità, godono tutta la vita sui loro scranni e poi si spostano nei partiti politici di loro competenza, con il loro stesso cervello e gli stessi obiettivi da raggiungere: fregare la gente onesta. Speriamo che mi sbagli e che non sia così.

2015. Tutti i goals contro la fame

Un pallone e otto goals
di Roberto Maurizio

Tutti i popoli del Pianeta Terra



«Noi, capi di Stato e di Governo, ci siamo riuniti presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York dal 6 all’8 Settembre 2000, all’alba di un nuovo millennio, per riaffermare la nostra fede nell’Organizzazione e nel suo Statuto quali indispensabili fondamenta di un mondo più pacifico, prospero e giusto». Così inizia il primo articolo contenuto nei “Valori e Principi” della Risoluzione A/55/2, approvata dagli allora 189 Stati aderenti all’Onu l’8 settembre 2000, chiamata “Millennium Develpment Goals” (Mdg), “Gli obiettivi del Millennio”.




Obiettivo sviluppo. 2015, addio alla fame nel mondo?




Oggi la “Dichiarazione del Millennio”, chiamata così per semplicità, è stata sottoscritta da tutti i 192 paesi aderenti all’Onu. Nell’art. 2, gli Stati membri dell’Onu «riconosciamo che, oltre alle nostre personali responsabilità verso le rispettive società di appartenenza, condividiamo una responsabilità collettiva nell’affermare i principi della dignità umana, dell’uguaglianza e dell’equità a livello globale. In qualità di leaders, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro.

Le Twin Towers



L’art. 4 afferma che gli Stati membri dell’Onu sono «determinati a costruire una pace giusta e duratura in tutto il mondo, in conformità con gli scopi e i principi dello Statuto. Per questo ci impegniamo solennemente a sostenere tutti gli sforzi tesi perché siano affermate la sovrana uguaglianza di tutti gli Stati, il rispetto della loro integrità territoriale e indipendenza politica, la soluzione delle controversie con mezzi pacifici e in conformità con i principi della giustizia e del diritto internazionale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli che rimangono sotto il dominio coloniale e l’occupazione straniera, la non interferenza negli affari interni degli altri Stati, il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, il rispetto per l’uguaglianza dei diritti di tutti senza distinzioni di razza, sesso, lingua o religione e per la cooperazione internazionale nel risolvere i problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale o umanitario. Esattamente a distanza di un anno e tre giorni dopo, i buoni propositi dell’Onu vanno in frantumi. L’attacco alle Twin Towers, l’11 settembre 2001. Quindi, mentre l’Organizzazione delle Nazioni Unite lanciava gli obiettivi del nuovo Millennio basati sulla pace e sulla cooperazione internazionale, un forsennato attacco alla sede centrale del capitalismo mondiale lambiva addirittura il Palazzo di Vetro. Parole rimaste, dunque, solo sulla carta, quelle del quarto articolo del Mdg.

Siamo tutti americani?




L’attacco alle Torri Gemelle aveva scatenato una reazione dell’Occidente unanime in difesa degli Stati Uniti, di Manhattan, del World Trade Center, con qualche variazione d approccio. Il Regno Unito si schierò e restò fedele fino alla fine agli Usa. La Germania e la Francia avanzarono qualche perplessità. L’Italia appoggiò Bush. Inizia un braccio di ferro tra Onu, Nato, Paesi della coalizione e Stati Uniti. La complessità diplomatica di queste diatribe portarono solo ad un indebolimento dell’Onu, dal quale non si è ancora ripreso, e del passaggio in secondo piano degli “Obiettivi del Millennium”. Chiaramente, di fronte a questo marasma, seguito, da tanti altri focolai aperti in diverse aeree del mondo (Somalia, Congo, Rwanda, Tibet, Venezuela e Darfur), rallentò la marcia verso la realizzazione degli Obiettivi del Millennium.


Lo spirito del Millennium




Secondo me, seguendo i principali testi approvati dalle Nazioni Unite negli ultimi 38 anni, la sfida che oggi abbiamo di fronte sia quella di garantire che la globalizzazione diventi una forza positiva per tutti i popoli del mondo intero. Ma la globalizzazione non rappresenta la panacea di tutti i mali, se i suoi benefici non possono essere ripartiti in maniera uguale. I paesi in via di sviluppo (Pvs) e le nazioni con economie in transizione (Bric e Nic’s) debbano affrontare difficoltà aggiuntive per rispondere a questa sfida fondamentale. Sono necessari, dunque, grandi sforzi tesi a creare un nuovo futuro comune, fondato sulla comune appartenenza ad un unico spirito umano. Pertanto, solo la consapevolezza di appartenere all’umanità, in tutta la sua diversità, e la realizzazione di minimi presupposti di base, come quello del riconoscimento della tutela e della salvaguardia di tutti gli esseri umani, uomini, donne, vecchi e bambini, di tutti gli animali, di tutta la vegetazione, di tutti gli ambienti esistenti sul pianeta nella loro biodiversità, di tutte le difese contro le aggressioni perpetuate nei confronti dell’habitat naturale, potranno far sì che la globalizzazione possa portare alla realizzazione di un mondo più giusto e più equo. Gli eccessi violenti degli apparenti non violenti difensori ad oltranza dell’ambiente non faranno altro che rallentare i tempi e procurare danni ancora più gravi. La tutela della vita, del genere umano, delle piante, dell’ecosistema, possono essere tutelati solo da una “condivisione” sull’adozione di un’agenda mondiale accettata anche dai paesi in via di sviluppo e dalle economie in transizione che siano formulate e realizzate con la loro effettiva partecipazione. Purtroppo l’egoismo, il neorazzismo, il provincialismo, il federalismo esagerato, l’arroganza fondamentalista, che servono solo per dividere il mondo e per soddisfare gli interessi di alcuni specifici ambienti ristretti condizioneranno il percorso che tutto il genere umano vorrebbe percorrere velocemente, entro il 2015.


Le principali tappe degli Obiettivi del Millennium



La corsa verso la solidarietà, la pace, lo sviluppo e la creazione di un nuovo Ordine economico e sociale sostenibile mondiale, partì da Stoccolma, nel 1972, con la Conferenza “Sull’ambiente umano”. Allora vennero individuati alcuni principi fondamentali: 1. la libertà, l’uguaglianza e il diritto al servizio di adeguate condizioni di vita; 2. le risorse naturali devono essere protette, preservate, opportunamente razionalizzate per il beneficio delle generazioni future; 3. la conservazione della natura deve avere un ruolo importante all’interno dei processi legislativi ed economici degli Stati.

Zinedine Zidane e Rolando, insieme verso il 2015


Seguì poi a Stoccolma, nel 1980 “La strategia mondiale per la conservazione” (obiettivi: mantenimento dei sistemi vitali e dei processi ecologici essenziali; conservazione della diversità genetica; utilizzo “sostenibile” delle specie e degli ecosistemi; nel 1987, il Rapporto della Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (WCED): “Il nostro futuro comune” è noto come rapporto Brundtland e definisce per la prima volta lo sviluppo sostenibile come: “lo sviluppo che deve rispondere alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”; nel 1992 il “Summit della Terra” (Unced) a Rio de Janeiro. L’Ubced, meglio nota come “Vertice della terra” si è svolta a Rio de Janeiro (Brasile), richiamando il 20° anniversario della Prima Conferenza Internazionale “Sull’ambiente umano” di Stoccolma (1972). La Conferenza di Rio ha permesso alla Comunità internazionale di concordare strategie ambiziose, per raccogliere le sfide ambientali attraverso una cooperazione mondiale volta alla sostenibilità. Cinque le Convenzioni Globali definite e prive di obblighi giuridici: Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo definisce in 27 punti diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile; Agenda 21, di applicazione della Dichiarazione di Rio, pone lo sviluppo sostenibile come una prospettiva da perseguire per tutti i popoli del mondo; Dichiarazione dei principi sulle foreste sancisce il diritto degli Stati a utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e di sviluppo delle stesse; Convenzione quadro sui cambiamenti climatici - cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione - pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra; Convenzione sulla diversità biologica con l’obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via di estinzione; 1994 Carta di Aalborg: "Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile" che elabora il concetto di sostenibilità, individua le responsabilità ambientali delle città e le impegna a sviluppare politiche ed azioni positive per andare verso città sostenibili; 1996 Conferenza di Lisbona “Dalla Carta all’Azione”. Le città si impegnano ad attuare l’Agenda 21 a livello locale, riconoscendo le proprie responsabilità nella regolamentazione della vita sociale; 1997, Rio+5: a cinque anni dopo Rio de Janeiro, nella 19a sessione speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tenutasi a New York, i governi hanno esaminato i progressi effettuati nell’attuazione degli impegni definiti al Vertice di Rio.

Da Amsterdam a Kyoto



Nonostante i progressi compiuti, la verifica è stata contraddistinta da una generale insoddisfazione per il grado di attuazione e la consapevolezza che molti sono i passi ancora da compiere per l’ambiente; 1997, Trattato di Amsterdam: Art. 2 “La Comunità Europea promuoverà …uno sviluppo sostenibile, armonioso ed equilibrato delle attività economiche, un alto livello di occupazione e della sicurezza sociale, l’eguaglianza tra donne e uomini, una crescita economica sostenibile e non inflattiva…un alto grado di protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente, la crescita degli standard e della qualità della vita, la solidarietà e la coesione sociale ed economica tra gli Stati membri”; 1997, Protocollo di Kyoto che impegna i paesi industrializzati e i paesi con economia in transizione a ridurre entro il 2010 le emissioni di gas in grado di alimentare l’effetto serra del pianeta. Tre gli strumenti di attuazione: attuazione congiunta degli obblighi; commercio dei diritti di emissione; sviluppo pulito attraverso scambio di tecnologie e sistemi di gestione ambientale; 2000, Csd 10, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, nella 55a sessione, una risoluzione su Rio+10 in cui si prevede la preparazione del Vertice di Johannesburg nel corso della decima sessione della Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. La Csd è una Commissione del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) dell’Onu, istituita nel 1992 con il compito di controllare l’attuazione dell’Agenda 21; 2000 Vertice dell’Aja che conferma la necessità di controllare le emissioni di gas serra per l’intero globo e di implementare le relazioni internazionali per rendere operativo il Protocollo di Kyoto; 2000, G8 di Trieste. Tre gli argomenti di discussione dei Ministri dell’Ambiente degli otto maggiori Paesi industrializzati: il cambiamento climatico, in cui nel Rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) 2001 viene attribuito alle attività umane il riscaldamento del pianeta; lo sviluppo sostenibile nella prospettiva del Vertice di Johannesburg del 2002 (Wssd); l’ambiente e la salute, come obiettivo fondamentale della politica ambientale.

Gli otto “Goals” del Millennio





La Dichiarazione del Millennio, approvata l’8 settembre del 2000 da 186 Capi di Stato e di Governo nel corso della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, stabilisce l’obiettivo centrale del dimezzamento della povertà assoluta entro il 2015. Tale obiettivo si articola in otto finalità (Millennium Goals), alle quali deve essere improntata l’azione di cooperazione a livello internazionale. L'enunciazione in otto punti dei Millennium Development Goals rappresenta il punto di sintesi di numerosi incontri e confronti planetari, promossi dalle Nazioni Unite, che si sono tenuti a partire dal 1972. Inizialmente mirati all'analisi della "sostenibilità" si sono poi intrecciati con i dati, imprescindibili, relativi alla povertà e allo sviluppo di tutti i paesi del mondo e dunque anche a quelli del commercio mondiale. Ne sono usciti numerosi documenti utili alla comprensione di un percorso che si è posto, come obiettivo, una data, il 2015, per dare un equilibrio sostenibile alla libertà, all'economia, allo sviluppo di ciascun paese del mondo. 1972 Dichiarazione di Stoccolma sull'ambiente umano Approvata il 16 giugno dai capi delle 110 delegazioni presenti e articolata in 26 principi, è la prima presa d'atto che "si devono condurre le proprie azioni in tutto il mondo con più prudente attenzione per le loro conseguenze sull'ambiente" poiché la sua difesa e il suo miglioramento sono diventati " uno scopo imperativo per tutta l'umanità" insieme alla pace e allo sviluppo sociale ed economico.
Gli otto Obiettivi del Millennio sono:
1. Sradicare la povertà estrema e la fame
• 1.A) Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà estrema (con meno di un dollaro al giorno).
• 1.B) Garantire una piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti, compresi donne e giovani.
• 1.C) Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che soffre la fame
2. Garantire l'educazione primaria universale
• 2.A) Assicurare che, entro il 2015, tutti i ragazzi, sia maschi che femmine, possano terminare un ciclo completo di scuola primaria
3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne
• 3.A) Eliminare la disparità dei sessi nell'insegnamento primario e secondario preferibilmente per il 2005, e per tutti i livelli di insegnamento entro il 2015
4. Ridurre la mortalità infantile
• 4.A) Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni
5. Migliorare la salute materna
• 5.A) Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna
• 5.B) Rendere possibile, entro il 2015, l'accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva
6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie
• 6.A) Bloccare la propagazione dell'HIV/AIDS entro il 2015 e cominciare a invertirne la tendenza attuale
• 6.B) Garantire entro il 2010 l'accesso universale alle cure contro l'HIV/AIDS a tutti coloro che ne abbiano bisogno
• 6.C) Bloccare entro il 2015 l'incidenza della malaria e di altre malattie importanti e cominciare a invertirne la tendenza attuale
7. Garantire la sostenibilità ambientale
• 7.A) Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi; invertire la tendenza attuale nella perdita di risorse ambientali
• 7.B) Ridurre il processo di annullamento della biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del fenomeno
• 7.C) Ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazione senza un accesso sostenibile all'acqua potabile e agli impianti igienici di base.
• 7.D) Ottenere un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli entro l'anno 2020
8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo
• 8.A) Sviluppare al massimo un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole, prevedibile e non discriminatorio. Esso deve includere l'impegno in favore di una buona gestione, dello sviluppo e della riduzione della povertà sia a livello nazionale che internazionale
• 8.B) Tenere conto dei bisogni speciali dei paesi meno sviluppati. Questo include l'ammissione senza dazi e vincoli di quantità per le esportazioni di questi paesi, potenziamento dei programmi di alleggerimento dei debiti per i paesi poveri fortemente indebitati, cancellazione del debito bilaterale ufficiale, e una più generosa assistenza ufficiale allo sviluppo per quei paesi impegnati nella riduzione della povertà
• 8.C) Rivolgersi ai bisogni speciali degli Stati senza accesso al mare e dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (tramite il Programma di Azione per lo Sviluppo Sostenibile dei Piccoli Paesi Insulari in Via di Sviluppo e le conclusioni della ventiduesima sessione speciale dell'Assemblea Generale)
• 8.D) Occuparsi in maniera globale del problema del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso misure nazionali ed internazionali tali da rendere il debito stesso sostenibile nel lungo termine
• 8.E) In cooperazione con le aziende farmaceutiche, rendere le medicine essenziali disponibili ed economicamente accessibili nei paesi in via di sviluppo
• 8.F) In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente quelle inerenti l'informazione e la comunicazione

24 marzo 2010

Regionali soporifere

Tribune politiche soporifere
di Roberto Maurizio




Laura Cesaretti



L’unica persona nota dei giornalisti presenti alla Tribuna Politica di Rai 2 di ieri, 23 marzo 2010, quella che ha sostituito Ballarò, Ballaremo, Ballarete sui carboni ardenti, è stata Laura Cesaretti. Un’ex radicale del “Giornale”. Una transeunda, tanti come sono quelli che tentano di sopravvivere da questo regime che non fa emergere nulla di nuovo.

Una noia infitita

Una Tribuna politica, come una noia infinita. La Rai ha perso milioni di ascoltatori, gli sponsors richiederanno un rimborso alla Rai. Ma TeleKabul è come l’acqua, è di tutti, cioè dei Pullmanizzati. Così se ti dà programmi di merda, come l’Isola dei famosi, devi pagare il canone lo stesso. La Tribuna politica dovrebbe essere un luogo sacro dove i partiti, senza rompicoglioni, fanno conoscere i loro programmi per le prossime Regionali. La Tribuna Politica Rai dovrebbe essere il luogo deputato per far conoscere i programmi dei partiti e non di far apparire, aquile rampanti, come Vespa, Santoro, Littizzetto, Fazio (che sotto il messale nasconde l’ascia insanguinata), “Parla con me” (che chiede la morte del capitalismo), che invita tutti a distruggere la globalizzazione e tutta l’Italia solo con l’empatia, la falce e il martello, in altre parole, se mi stai sul cazzo non governi.

Tempi bui, il Medioevo era Luce Divina

Ballarò è una trasmissione fatta a immagine e somiglianza di “Anno zero”. Quell’ignorante di Santoro non sa che siamo nel 21° secolo, anno Uno. Retrivo e impacciato può solo mettere le spadaccine a posto delle Escort e delle Veline. Fa applaudire ad ogni pie’ sospinto. Inquadrature in primo piano di belle (si fa per dire) ragazze raccattate nella periferia suburbana di una metropoli accattona.

Accattoni



Roma Accattona, come quella descritta da Pier Paolo Pasolini. Il grande regista cinematografico e il grande autore del ‘900, oggi, si vergognerebbe di appartenere a questa società, quando l’opposizione utilizza “mezzucci” come Rai 3, Rai 2, Radio 2, Radio 3 (ci rimane solo Rai 1 con il Dott. Forbice, che combatte contro i morti in Cecenia che fa lotte di primo piano che non sono di gradimento della sinistra illuminata dalla luce di poter gestire miliardi di euro, che schifo, invece si occuparsi degli ammalati, degli oppressi delle persone che chiedono aiuto e lo ricevono solo dal Dott. Forbice). Accattona questa Roma basata solo sull’arroganza e sulle luci che ogni notte si accendono per quei quattro coglioni di sinistra e di destra, italiani e stranieri, giornalisti Rai e giornalisti della Stampa estera, che vedono nel buio le loro ambizioni.

Il leader Massimo

Siamo comandati, da sempre, da qualche istituzione. Oggi, sono i partiti con i loro leader massimi. Il primo leader massimo messo alla berlina da quelli di “Striscia la Notizia”, è Berlusconi. Seguono le Iene che lo sbranano insieme alla magistratura e all’opposizione. Una televisione Berlusconiana deviata, con la moglie di Totti che prende per il culo Berlusconi, sapendo che il suo milionario caché e la sua assunzione è stata prevista proprio per sputtanare il Leader Massimo per poter dire che lui è democratico. Questo modo di fare ha stufato la gente che si rivolge sempre di più verso il Leader Padano. La Lega, nel Nord, non interviene in queste schermaglie del cavolo e avrà un grande successo alle prossime Regionali. Per non parlare dell’Isola dei Famosi della Rai, cioè con i soldi miei, pazzesco, che in diretta mette i granchi vivi e li fa bruciare solo per far mangiare questi cazzi di miliardari che la Rai paga a suon di milioni di euro. E la Biodiversità? Brutti farabutti! Una Rai allo sbando che non riesce nemmeno a gestite i candidati alle Regionali.

Vecchia Tribuna Politica

Una Tribuna politica condotta da una ultra sessantenne, con tutto il rispetto, che fa cambiare canale! Molte responsabilità ce l’hanno avuto anche i Radicali. A loro si deve questo turno elettorale diverso. Diverso nella presentazione delle liste. Diverso nella Par Condicio. Ma di Radicali nemmeno l’ombra. Se vali il 2% degli italiani, perché ti arroghi il diritto di essere la maggioranza? Certo se propongo di non pagare le tasse avrò il 100%. Se, dopo Chernobil, faccio un referendum contro il nucleare, avrò, come è stato, la magioranza assoluta. Se dopo un uccisione di un bambino si chiede la pena di morte, gli italiani voteranno al 98%. Se negli anni ’70 chiedi il divorzio, certo avrai ascolto anche dai cattolici, i primi implicati nelle separazione che giacevano in Vaticano da anni. Se chiedi di non uccidere più i bambini con le mammane, con il forcipe, tutti sono d’accordo. Ma quando si chiede di rispettare la vita, anche quella dei granchi che questi stronzi della Rai hanno ammazzato in diretta sull’Isola dei famosi, allora la gente risponderà no. E’ come se volessi uccidere in cane in diretta su una padella. Il rispetto della vita prescinde dalla religione. La vita deve essere rispettata fino in fondo. Non ammazzare non è solo un comandamento, ma è un nuovo modo di fare globalizzazione. La globalizzazione ridarà al mondo un mondo perduto, dove il rispetto della vita era al centro della sua umanità. Questa società è totalmente astratta. Questa società è quella prevista dagli anarchici. L’anarchia, intesa come il predominio dell’uomo sulle regole fondate sull’amore e sull’uguaglianza, sul rispetto della natura, intesa come predominio dell’amore degli esseri viventi, anche delle farfalle, è un bene prezioso come l’acqua. Ma, mentre l’acqua può essere venduta, come quella frizzante in bottiglia, gli esseri viventi non avranno mai prezzo.

Il fiore all’occhiello

Le Tribune Politiche che potevano essere il fiore all’occhiello di questa democrazia sono state massacrate. Durante le trasmissioni di queste becere, soporifere, mal concepite e mal condotte Tribune Politiche, non esiste nemmeno un’interruzione pubblicitaria, durante la quale l’ascoltatore può andare al bagno o a fare una telefonata,

Spegnere l’audience

Non c’è stato nessuno che si incazza e profferisce bestemmie, come quelle che in campo della Seria A e seguenti, adesso di danno la squalifica. La Rai, con la complicità dei partiti, che è la stessa cosa, ha spezzato le ali alla comunicazione diretta dei partiti. Una giornalista “vecchia” che ha rallentato i ritmi ha limitato la visione di tanti italiani che non vogliono vedere Santoro o Vespa, quando devono votare i candidati. Invece, è stato fatto il massimo per spegnere l’audience. Gli unici che si sono salvati da questa lurida trasmissione che doveva informare i cittadini, sono stati Pannella che ha usato il suo charme e un rappresentante giovane di 28 anni di Bebbe Grillo.

Primum vivere, deinde philosophari

Alle prossime elezioni regionali, votate esclusivamente i giovani, di qualsiasi parte politica. Votate per chi ha un obiettivo: vivere e “deinde” filosofare. Pdl e Pd, tutti gli altri partiti sono noia, hanno buttato dentro le liste persone che sono state anche Pullmanizzati. Votate chi riesce a farvi avere un po’ più di umanità. Non è vero che solo il Pdl è composto da mafiosi e imbecilli. Non è vero che il Pd è composto da pugliesi in carcere. Non è vero che essere solo se stessi è come essere abbandonati dagli altri. L’Italia è un grande paese, rappresentato male dai partiti che mangiano e continueranno a mangiare fino a che non ci sarà una rivoluzione che vedrà le pecore e le mucche produrre il latte e il formaggio, l’asino e l’elefante produrre una società più pulita e meno infangata dagli orsi e dalle giraffe.

22 marzo 2010

Pullmanizzàto. Neologismo

Pullmanizzàto, neologismo: quel coglione che prende il Pullman per andare ad una manifestazione oceanica
di Roberto Maurizio
Migliaia di Pullman trasportano i "manifestanti". I Pullmanizzàti rappresentano il "nocciolo duro" della democrazia. Tradotti come bestie, izzano i loro vessilli e dopo 24 ore tornano a casa. Ma non ci sarebbe un altro modo per manifestare, ad esempio votando contro! (Foto di Roberto Maurizio)

La voce del verbo pullmanizzare deriva un po’ dall’inglese Pullman (con due elle) e un po’ dal greco antico “izzare”, saper rendersi ridicolo “izzando” una bandiera in mano per lodare il sindacalista di turno o il politico che arriva con l’elicottero. E’ un verbo intransitivo, perché non viene percetito nella sua essenza dal Pullmanizzàto, per cui l’indicativo presente è: io mi pullmanizzo, tu ti pullmanizzi, egli si pullmanizza, nosotros ce pullmanizziamo, vosostros ve pullmanizzate, gli stronzi se pullmanizzano. Il passato remoto è: io mi pullminizzai, tu ti pullminizzasti, egli si pullminizzò, nosostros ce pullminizzammo, vosostros ve pullminizzaste, gli stronzi presero il treno per la Marcia su Roma. Il passato prossimo è: io mi sono pullmanizzato, tu ti sei pullmanizzato, egli si è pullmanizzato, nosostros ce semo pullmmanizzati, vosostros ve sete pullmanizzati, gli stronzi hanno partecipato ai raduni della Cgil. La partecipazione in prima persona oggi, di per se, è ridicola. Con la tecnologia del Terzo Millennio è quasi impossibile pensare che esistano i “sostenitori” delle carriole, dei gesti esasperati. Una democrazia si basa sui voti, sempre se i voti siano liberamente espressi. Fare il Picknick è salutare. Ogni tanto bisogna farlo per rompere la monotonia di una città o di un paese che non riesce a offrirti niente. Allora, che fare? Ad esempio fare quello che attualmente hanno messo sul web gli oppositori di Chavez. Sul web la democrazia viaggia più liberamente e velocemente. Però, vuoi mettere un bel viaggio partendo da Bellinzona per arrivare all’Anagnina? Un popolo di pullmanizzati dimenticati da tutti sono quelli che prendono il pullman dall’Anagnina e sbarcano a Mosca, a Belgrado, a Bucarest, a Budapest. Vuoi mettere? 24 ore di autostrada! 20 di sosta obbligata. Questi sono i Pulmannizati che hanno in mente una sola cosa: la bellezza insostituibile della propria casa.

Su www.maurizioroberto.com, tutte le foto dei manifestanti, l'ansia dell'attesa e l'attesa di fare i bisogni....

21 marzo 2010

Il Popolo dei Pullmanizzati

Il Popolo dei Pullmanizzati
di Roberto Maurizio

Foto di Roberto Maurizio

Senza olio di ricino


Foto di Roberto Maurizio


C’è una strana gente che “circola” in Italia. Quella del Popolo dei Pullman, i Pullmanizzati, quelli che, a bacchetta, vengono costretti a salire sui pullman per partecipare alle “manifestazioni di massa” imposte dai partiti politici, soprattutto quelli di sinistra. La Cgil riesce ad imbarcare sui pullman dai 700 agli 800 mila iscritti e pensionati; il Pd dai 200 mila a un milione, soprattutto con Cofferati; il Pdl si accontenta di 500 mila. Il Popolo del Pullmanizzati è una bestia che ha uguali solo a quello che partecipavano alle adunate fasciste di Piazza Venezia. Però, mentre i primi, se non aderivano, prendevano l’olio di ricino, i secondi ci vanno spontaneamente! Ma che cosa induce questi Pullmanizzati ad assistere una manifestazione di massa? Il pullmanizzato si alza alle tre della notte, si reca nell’area assegnatagli dal capopullman, dà le sue generalità ed inizia a telefonare con il suo cellulare, fin dal mattino. Alla fine del viaggio politico partecipativo, il costo complessivo delle telefonate ammonteranno a circa 70 euro. Il conducente del pullman è la figura più bella di questa traumatica vicenda. Ieri, era stato chiamato per un raduno di massa cattocomunista con il numero 5.345, oggi è quello che porta il popolo della libertà, n° 7.876. Il conducente del pullman è l’ago della bilancia: sa dove deve andare, a che ora deve arrivare, dove fermarsi, a che ora ripartire, l’itinerario da fare. Lui non partecipa ai bagordi di “Bella Ciao” o “Meno male che c’è Silvio”. E’ uno che ha famiglia, e non si capisce perché la Bonino non chieda le quote rosa dell’autista del pullman, perlomeno nella Regione Lazio. Sono tutti maschi gli autisti, tutti che hanno un solo pensiero: mantenere il posto di lavoro per potere “sfamare” la famiglia fino alla quarta settimana. Questi conducenti di pullman di queste manifestazioni “oceaniche”, come i camionisti privati, sono le persone che fanno viaggiare le idee degli altri, mentre la loro unica idea è come sbarcare il lunario.


Coccarde, bandiere e gagliardetti


Foto di Roberto Maurizio

Alle quattro della mattina arrivano i primi pullmanizzati. L’autista spalanca le porte del veicolo e delle due aperture che permettono di depositare valigie, borse, cartelli, bandiere, coccarde, gagliardetti e qualche salamino sotto vuoto. Alle cinque, partenza. Chi c’è, c’è. Durante il tragitto la banda dei manifestanti è ancora insonnolita e sogna. Sogna di essere intervistato da Rai1, Rai3, da Mediasett, da Sky. E l’autista, tra la nebbia e la pioggia porta avanti il suo “bagaglio umano”. Finalmente, dopo ore e ore, il Raccordo Anulare di Roma. Il pullmanizzato già vede il suo leader di destra o d sinistra o di centro, o di centro destra di sinistra o si sinistra centro di destra un po’ a sinistra, sul palco. Ma vuole un caffè. Fermata d’obbligo. Per la prima volta, ufficialmente, il pullmanizzato va in bagno e chiede la colazione. 4 euro, tutto compreso. Il raduno del pullman n° 2345 è all’Anagnina, vicino alla Metropolitana. Il pullmanizzato abbandona la sua secondaria casa e si incammina verso la Metro. Prima però prende le misure: pullman n° 2345 con il simbolo rosso subito dopo la prima rotonda in quasi piena campagna romana. Il capobastone del pullman dà a tutti il suo cellulare prima della grande marcia verso San Giovanni.

Militanza ad oltranza!

Foto di Roberto Maurizio

Alle ore 20 e 30, stremati da una marcia longa, i pullmanizzati , per il 50% si perdono. Chi c’è, c’è. Le chiamate con il cellulare si moltiplicano. La polizia e i carabinieri, sempre tesi a intercettare qualcuno, si perdono anche loro. L’autista è sempre lì, immobile, che legge un giornale, che vede la Tv, che vigila sul mastodontico mezzo di trasporto che dovrebbe costare, ad occhio e croce, circa 200.000 euro. L’autista del pullman non si chiede perché queste persone siano venute “in massa” a Roma. Cerchiamo di spiegarlo noi: 1. Per fare una gita; 2. Sono convinti della loro lotta dura e pura; 3. Non sapevano altro che cazzo fare.


Il fondamentalismo: o Roma o Orte!



Foto di Roberto Maurizio

Il pullmanizzato è una persona che appartiene alla Terza rivoluzione industriale, al mondo della globalizzazione, alla lotta dura contro le multinazionali, contro i magistrati. Il pullmanizzato è la persona più umana che esiste al mondo, ma è anche quella che non sa dove andare a pisciare durante le sue 24 ore date all’idea, agli ideali, alla fede, alla convinzione assoluta, al masochismo, al fondamentalismo. Nessuno si è mai chiesto dove andarono a far i loro bisogni quelli della marcia su Roma del 28 ottobre 1922. La prossima rivoluzione sarà quella che potrà essere realizzata direttamente dal computer e non andare a inquinare il Tevere!

20 marzo 2010

Italia "tariconata"

Taricone, sì "Badrone"
di Roberto Maurizio

Ormai è certo. L’Italia è come Taricone: il buttafuori del Grande Fratello. Questo energumeno è riuscito a piazzare la sua immagine, contemporaneamente, da Bonolis (Ciao Darwin, sulla Cinque) e da Barbareschi (sulla Sette). Taricone come Padre Pio, è dotato di ubiquità. Compare, contemporaneamente, su due trasmissioni televisive. L’obiettivo, è prendere in giro gli italiani. Con l’astinenza coatta decretata dai radicali che hanno chiuso Ballarò, Ballaremo, Ballarete, Balleranno, esce fuori, Taricone, che si muove come l’ltalia, uscita temporaneamente dai Pigs. Ma l’Italia resta una “porcellona” (una pig), se continua ancora ad accettare trasmissioni come quelle di Bonolis, platealmente registrate, con un nome, Darwin, di cui fa il verso, ma non riesce a capire l’inconsistenza del messaggio, e di Luca Barbareschi, un politico venduto ai media, rottamato dalla destra e acquistato da Murduck tramite Telecom o viceversa, a quattro lire (350.000 euro). Trasmissioni televisive che avrebbero un senso a ottobre, quando il Sole che bacia l’Italia si ritira. In Primavera, trasmissioni come quella di Bonolis e quella del “ballerino” Barbareschi, non hanno senso. Prima o poi, chiuderete. La gente è stufa di esser preso per il culo. Taricone è il personaggio che più rappresenta questo Italia negletta, senza volontà di affrontare la sfida globale. Essere più preparati di tutti. L’Italia “tariconata” è quella che conosce solo il giro del Do, che si accontenta di essere presa per il sedere dalla Rai, da Mediaset, dalla Sette e dai Sky. Taricone è un simbolo di questa Italia che, mentre gli altri paesi del mondo affrontano la Terza rivoluzione industriale, si gingilla ancora sul tintinnio di manette, sullo scontro tra governo e magistratura, sulle intercettazioni, sulle escort, sulla puttane a destra e a sinistra, sulle piazze di destra e di sinistra che non fanno altro che rompere le palle agli abitanti di Roma, abituata ad essere violentati, ad essere stretti per la gola. Roma e l’Italia, come Taricone, ormai non hanno un loro giro armonico, nemmeno quello del Do. Ormai tutti gli italiani, come gli schiavi che ha saputo edulcorare il grande Popolo americano, conoscono una sola nota: si: Sì, Badrone!

19 marzo 2010

San Giuseppe, una piccola grande festa

19 marzo. San Giuseppe: a ‘vétar e i maccarùn ca a mijica
di Roberto Maurizio

Oggi, si celebra in molti paesi del Sud Italia, la Bassa Italia, San Giuseppe. Il padre putativo di Gesù Cristo, lo sposo della Madonna. La festività è ancora molto sentita nei paesi, mentre, oggi, a Roma, è il giorno prima della Manifestazione a San Giovanni del Pdl, e cinque giorni da quella del Pd allargato. I sentimenti degli italiani vengono calpestati da questa politica irruenta che non si ferma neanche di fronte a momenti importanti della tradizione cristiana e cattolica italiana. L’imbarbarimento è arrivato in Italia dopo il Concilio Vaticano II, dopo il ’68, dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo Mani pulite. L’Italia ha perso la bussola, dopo aver perso la guerra. Non è colpa degli italiani, né tantomeno della Chiesa che ha rincorso per un periodo i falsi miti del consumismo e dell’associazionismo cattocomunista. L’unico leader che, in qualche modo, risveglia una certa coscienza italiana, è Berlusconi, che non ha avuto nessun rivale dal 1994 in poi. La Chiesa è rimasta al palo e non ha saputo dare un riscontro, la sinistra non ha nemmeno alzato la testa, la destra pensa a “fare il futuro” senza pensare al presente, il centro si barrica dietro una croce che San Francesco non avrebbe mai voluto legare a Libertas. La Croce è già di per se Libertà e non ha bisogno di farisei che urlano per la sua difesa: la Croce si sa difendere da sola. Allora, cosa ci rimane? A ‘vétar e i maccarun ca a mijica (l’altare e i maccheroni con la mollica del pane). Auguri a tutti i padri e a mio padre: Giuseppe.

18 marzo 2010

Organizzazione mondiale della sanità nel Terzo Millennio

Organizzazione mondiale della sanità nel Terzo millennio
di Roberto Maurizio



La sanità e i Goals


Il ruolo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel raggiungimento degli obiettivi del Terzo Millennio, non è solo una condizione necessaria e sufficiente, ma è oltremodo indispensabile. Gli “Otto punti” da realizzare entro il 2015 per la costruzione di un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti, vedono impegnati tutti gli organismi, le agenzie, i fondi dell’Onu. L’Oms è chiamata direttamente o indirettamente a contribuire a risolvere quasi tutti gli “Otto punti” della “Dichiarazione del Millennio” (Millennium Development Goals-Mdg), approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’8 settembre 2000, al Palazzo di vetro di New York, con la risoluzione con la Risoluzione A/55/2. L’Onu, infatti, pone al centro dei problemi mondiali, direttamente o indirettamente, gli aspetti sanitari, del benessere fisico, mentale e sociale. Il Primo punto della Dichiarazione del Millennio (Lotta alla povertà e alla fame), chiama l’Oms ad intervenire sull’alimentazione e sull’uso dell’acqua potabile. Il Secondo (Educazione di base universale) sarà un elemento in cui l’Oms interverrà per sostenere la lotta contro l’analfabetismo. Infatti, l’uso controllato e oculato di medicinale è strettamente collegato alla lettura delle spiegazioni presente in tutti i medicinali. L’eliminazione delle disparità tra i sessi, Terzo punto della Dichiarazione, è importante per controllare, abbattere ed annientare la mortalità infantile, che rappresenta anche il Quarto punto del Mdg. L’Ottavo punto vede l’Oms come interlocutore per il raggiungimento del partenariato globale per lo sviluppo. I punti sui quali l’Oms è chiamata in prima persona a rispondere di un eventuale fallimento della Dichiarazione del Millennio sono, oltre al Quarto, il Quinto (miglioramento della salute materna), il Sesto (lotta contro l’Aids e altre malattie infettive) e il Settimo (protezione dell’ambiente). Questi punti strategici i vitali del Mdg mettono a dura prova un organismo internazionale, spesso chiamato a risolvere problemi più contingenti e immediati, come, ad esempio le pandemie. L’Oms deve sostenere il suo massimo impegno per raggiungere il Quinto punto, riduzione di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna e raggiungere, entro il 2015, l’accesso universale di salute riproduttiva. L’Organizzazione mondiale della sanità deve esprimere al massimo le sue competenze, già espresse negli anni scorsi, per arrestare, entro il 2015 (Punto sesto), invertendo la tendenza, la diffusione dell’Hiv/Aids e raggiungere nella stessa data l’accesso universale alle cure contro questa terribile malattia che provoca ancora milioni di morti soprattutto in Africa Subsahariana. Sempre nel Sesto punto, l’Oms deve incidere sull’eradicazione della malaria e di altre malattie mortali nei paesi meno avanzati. Infine, per il Settimo punto, l’Oms è chiamato ad integrare i principi dello sviluppo sostenibile all’interno di politiche e dei programmi dei paese e invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali, facendo in modo di ridurre la perdita della biodiversità entro il 2010 (anno Onu della Biodiversità). Un ruolo importante deve svolgere l’Oms per far dimezzare, entro il 2015, la percentuale di persone che non ha accesso all’acqua potabile e agli impianti igienici di base, ed entro il 2020, raggiungere un significativo miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli.



Funzioni e obiettivi



L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms, o World Health Organization, WHO in inglese), agenzia specializzata dell'Onu per la salute che fa capo all’Ecosoc (Consiglio economico e sociale), è stata fondata il 7 aprile 1948, con sede a Ginevra. L’attuale Direttore generale è Margaret Chan Fung Fu-chun. L'obiettivo dell'Oms, così come precisato nella relativa costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. Al momento della sua fondazione, la costituzione dell'organizzazione fu ratificata da 26 Stati. L'Oms è governata attualmente da 193 Stati membri attraverso l'Assemblea mondiale della sanità (Wha), convocata annualmente in sessioni ordinarie nel mese di maggio. Questa è composta da rappresentanti degli Stati membri, scelti fra i rappresentanti dell'amministrazione sanitaria di ciascun paese (ministeri della sanità). Le principali funzioni dell'Assemblea consistono nell'approvazione del programma dell'organizzazione e del bilancio preventivo per il biennio successivo, e nelle decisioni riguardanti le principali questioni politiche. L’Oms è un soggetto di diritto internazionale vincolato, come tale, da tutti gli obblighi imposti nei suoi confronti da norme generali consuetudinarie, dal suo atto istitutivo o dagli accordi internazionali di cui è parte. La giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a carico degli stati, un “obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli obiettivi dell'Organizzazione espressi nella sua costituzione”.


Il caso Taiwan


Caso singolare la Repubblica di Cina (Taiwan) è uno dei membri fondatori dell'Oms, ma fu costretta ad andarsene dopo che, nel 1972, la Repubblica Popolare Cinese (Cina) è stata ammessa all’Onu e Taiwan l’ha lasciato. Dal 1997 Taiwan fa richiesta ogni anno per essere ammessa, ma gli è sempre negata perché Taiwan risulta rappresentata dalla Repubblica Popolare Cinese. Ma a causa dei rapporti fra i due territori, a dottori ed ospedali di Taiwan è negato l'accesso ad informazioni dell'Oms ed i giornalisti di questo paese non possono partecipare alle attività dell'Oms.


Uffici regionali dell'Oms




L'Oms suddivide il mondo in sei strutture organizzative regionali, ognuna facente capo ad un proprio Comitato Regionale. Le regioni sono:
• Europa (EURO), con sede a Copenhagen in Danimarca ed, oltre all'intero continente, comprende anche la Russia;
• Africa (AFRO), con sede a Brazzaville nella Repubblica del Congo;
• Mediterraneo orientale (EMRO), con sede al Cairo in Egitto;
• Sud-est asiatico (SEARO), con sede a Nuova Delhi in India;
• Americhe (AMRO), con sede a Washington, D.C. in USA;
• Pacifico occidentale (WPRO), con sede a Manila nelle Filippine.


Stati d'allerta Oms

Le fasi di allarme per i pericoli di panemia utilizzate dall'OMS sono le seguenti:
• Fase 1: nessuno dei virus che normalmente circola fra gli animali è causa di infezione per l'uomo;
• Fase 2: un virus che sta circolando fra animali domestici o selvatici ha infettato persone venute a stretto contatto con animali infetti;
• Fase 3: un virus animale ha infettato un gruppo di persone, ma la trasmissione fra uomo ed uomo è assente o fortemente limitata;
• Fase 4: per un virus è possibile la trasmissione umana;
• Fase 5: per un virus è possibile la trasmissione umana e sono presenti gruppi di persone infette in almeno due stati appartenenti alla stessa regione OMS;
• Fase 6: per un virus è possibile la trasmissione umana e sono presenti gruppi di persone infette in almeno due regioni, oltre alla condizione della fase 5 .

Parafrasando Gramsci

Parafrasando Gramsci
di Roberto Maurizio


Senza Bonino, Pannella e Beltrandi
Tetris è un programma della Sette che prima o poi, probabilmente, finirà nelle fauci di Murdock e di Sky, cioè quel miliardario che paga i contributi milionari alla D’Amico per un parto normale a suon di milioni di euro. Tetris, ieri sera, ha superato se stesso. E’ riuscito a far diventare simpatico finanche Travaglio (280 milioni di euro all’anno), ma di radicali, cioè quelli della Bonino, di Pannella e di Beltrandi non c’erano. Questi ultimi erano i meglio informati sia sulla Par condicio che sulla presentazione errata delle liste. Questi ultimi si sono mossi solo nel rispetto delle regole. Allora che fare? Meglio non invitarli, così si parlano addosso quattro o cinque mistificatori della verità, anche perché il conduttore non gli dà il tempo per spiegarsi. Gli italiano vogliono Tribuna politica, vogliono sentire tutte le campane prima di votare. Una regola così semplice non viene rispettata. Questa è informazione. Parafrasando Gramsci, la verità e la giustizia non hanno né capo né coda.

Quel simpatico di Travaglio
L’unica nota positiva è che quel simpatico di Travaglio si è schierato con Fini contro D’Alema. Ha rammentato la sua “matrice” di destra. Ha parlato dei suoi ricavi dai libri. Ha parlato dei suoi incassi di fronte agli operai sardi che hanno preso, giustamente, per il culo un programma televisivo di merda come “L’Isola dei famosi”. Milioni di euro sull’Isola dei famosi, milioni di euro sui programmi della Rai, sempre a piè di lista di quegli imbecilli che pagano le tasse e le imposte. Milioni di euro su Sky. Ma la D’Amico si è mai chiesto perché in Italia non si fanno più i figli? Se le donne italiane fossero pagate come lei, come la D’Amico di Sky e con i contributi assistenziali versati dalla Sette, avremmo una natalità intorno a dieci figli a famiglia. Brutti, sporchi e cattivi sono i personaggi che vorrebbero ridurre l’Italia in cenere. Gentaglia che non sa dove è Gibuti, dove è lo Zimbabwe e la Gelmini toglie la geografia dal piano di studio del Corso Igea (Indirizzo giuridico, economico ed aziendale).

I Bric
Invece di dare una spinta agli studi internazionali, all’approfondimento sulla globalizzazione, la Gelmini scegli il latino e il greco antico da studiare in Italia. Mentre negli altri paesi di nuova industrializzazione, Brasile, Russia, India e Cina (Bric), si spinge sull’ingegneria elettronica, sulla matematica applicata a soluzioni immediate per le imprese, all’arabo, al cinese, alle lingue come vettore immediato di possibilità di investimento, i nostri alunni continuano la cantilena di Catilina, di Tu Quoque Brutus, fili mi. L’economia politica, la geografia economica, il diritto, la matematica, le lingue e l’informatica dovrebbero essere i pilastri della scuola italiana. Invece, si da una coltellata alla geografia proprio alla vigilia dei 150 dell’Indipendenza italiana. Quali sono i nome della catena alpina? Dove si trova Canicattì? Quanti San Martino esistono in Italia? La conoscenza e il sapere sono elementi essenziali per una democrazia matura.

150 meno uno
A 150 anni dall’Indipendenza, meno uno, ci troviamo di fronte a un paese senza regole, sempre più costretto ad arretrare per il permanere delle vecchie, logore e insanguinate ideologie del ‘900. Una ferita inguaribile divide ancora l’Italia. La Guerra civile che continua. L’ignoranza dilaga, la Rai mette in onda programmi schierati condotti da ex deputati europei comunisti o da quelli laureatisi alla Luiss hanno il benestare del centro sinistra, cattocomunista. La Rai dà soltanto 10 minuti al giorno alla Scienza. Per non parlare della storia, sempre affibbiata ad uno di parte, scelto tra i vincitori delle guerre o da quelli comprati successivamente. Il confronto non esiste nemmeno in famiglia. L’ignoranza è una merce che serve a far votare per 60 anni sempre nella stessa direzione. Parafrasando Gramsci, l’Italia è una cloaca dove il potere fa ed ottiene i suoi bisogni. Allora, alle prossime elezioni regionali occorre che il popolo si svegli e partecipi al voto. L’auspicata astensione, come quella della Francia, non si verificherà in Italia. Sono migliaia e migliaia i candidati delle Regionali in tutta Italia che hanno migliaia e migliaia di parenti e conoscenti. Basta, però, con la politica familistica, della famiglia di cosa nostra!

Giovani, giovanotti e giovanissimi
Basta con gli stessi nomi presenti sulla scheda da oltre 40 anni. Votate e fate votare i giovani di destra, di sinistra, di centro, di qualsiasi inclinazione. Votate i candidati che hanno meno di 30 anni. Viva i giovani, i giovanotti e i giovanissimi. Non votate i vecchi che non hanno nulla da dire. Il voto ai giovani potrebbe essere la panacea dei nostri attuali mali. L’astensione farebbe prevalere solo gli arroganti e le persone squallide. Votare nelle prossime regionali è come sacrificare il proprio corpo in un’altra battaglia che vede una nuova Indipendenza italiana. Votate i giovani, sempre se questi merdosi di partiti li hanno messi come candidati, altrimenti votate infinito, ∞, il simbolo della gioventù che, se vissuta come si deve, non passa più.

17 marzo 2010

Eros Ramazzotti

Eros Ramazzotti
di Roberto Maurizio
Una bellissima fotografia di Eros Romazzotti quando frequentava l'Istituto Tecnico Commerciale Statale "Giovanni Da Verrazano" di Roma. Portato letteralmente in trionfo dai sui compagni di scuola, davanti al prato adiacente l'Istituto. Un'immagine di una gioventù spensierata. Un rispetto reciproco. Eros è nel cuore di tutti i romani, Eros è nel cuore degli italiani, per la sua semplicità e la sua spontaneità, oltre che per la sua bravura. Eros, Roma ti aspetta ancora...
Nato ai bordi di periferia

Nato ai bordi di periferia
dove i tram non vanno avanti più

Non ho mai capito perché i ragazzi e le ragazze di Roma ce l’abbiano a morte con Eros Ramazzotti, figlio di un muratore e imbianchino, Rodolfo e di Raffaella. Eros Walter Luciano Ramazzotti visse i suoi primi 17 anni a Cinecittà, un quartiere di Roma dove la costruzione delle case hanno seguito la cementificazione arruffata degli anni del boom economico, anni ’60, seguendo, come per incanto il “tranvetto” che dalla Stazione Termini portava fino all’Istituto Luce, oggi sede del Decimo Municipio, e agli stabilimenti di Cinecittà.
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Bassa Italia


L’economia del “Quartierone” (allora 150.000 abitanti, oggi più di 280.000) era basata per il 30% sul “lavoro” offerto dall’Industria cinematografica (comparse, generici, imbianchini, parrucchieri, falegnami, trasportatori, sarte, maestranze di vario genere), per il 50% da piccoli e medi borghese, per lo più impiegati statali e ministeriali e per il rimanente da una massa di “sottoproletariato” urbano in continua crescita che veniva prevalentemente dal Sud Italia, chiamata eufemisticamente, dai romani di allora, “Bassa Italia”.

Sezione Q



Il caseggiato dove ha vissuto per anni Eros Ramazzotti era una specie di “centro di accoglienza”, dove convivevano, senza scontri plateali, “piccoli borghesi” con il “sottoproletariato”. Allora, come adesso, la zona nella quale si trovava il caseggiato di Eros era colpita da una piaga sociale quella dell’abbandono scolastico. Su 100 studenti iscritti in prima elementare solo 40 riescono ad arrivare al diploma e solo 10 a laurearsi. Proprio Eros non riuscì a diplomarsi presso l’Istituto Commerciale Statale “Giovanni Da Verrazano”. Abbandonò gli studi al Secondo anno di Ragioneria, “Sezione O”.

Rodolfo e Raffaella Ramazzotti


Personalmente, ho avuto modo di conoscere Eros in due contesti distinti: il primo come insegnante presso della “Sezione M ed N” dell’Istituto “Verrazano”, il secondo come iscritto presso la Sezione “Palmiro Togliatti” di via Giuseppe Chiovenda, la Sezione del Partito comunista italiano (Pci) più stalinista di Roma, dove erano “militanti” Rodolfo e Raffaella, i genitori del futuro famoso cantante.

Il giro del Do


A scuola, Eros si presentava, di tanto in tanto, con la sua sgangherata chitarra, mi sembro un’Eko di quattro soldi. Come musicista fallito ma fiero, ho subito snobbato Eros. Un giorno, al quinto piano dell’Istituto, dove c’erano le Sezioni M, N, O, P, Q, R ed S (praticamente le più “scalcinate”), venni fermato da Eros che mi fece ascoltare un “giro di Do” orrendo. Era un autodidatta senza nessuna base musicale. Non notai la sua voce. Decretai che effettivamente non aveva nulla da proporre, come musicista, l’alunno senza voglia di studiare. Fu un mio errore? Non lo so. Anch’io, alle prime armi con l’insegnamento non seppi cogliere il “carisma” del futuro cantante italiano conosciuto adesso in tutto il mondo.

U train pe’ risalì


So solo che, subito dopo aver abbandonato gli studi, soltanto un anno dopo, rividi l’alunno Ramazzotti mentre si accompagnava con altri tre “balordi” su via Statilio Ottato. Mi fermò e mi parlò del suo successo a Milano, in perfetto milanese. Caddi dalle nuvole. Uno che come me veniva dalla “Bassa Italia” ricordava perfettamente i compaesani immigrati a Milano che, dopo pochi mesi di permanenza nella Capitale Lombarda riscendevano al paesello, impomatati di tutto punto, con il vestito nuovo non stirato, con la valigia di cartone e con la cravatta fuori posto, strillavano la loro gioia di essere tornati dall’altro mondo ricco: “Mi, son tornato aqui e nun tiengh’ nu train’ pe’ risalì” (sono tornato qui e non trovo nemmeno un carretto trainato da cavalli per raggiungere il paese che dista 4 chilometri in salita dalla stazione ferroviaria), con un perfetto accento lombardo ma con ricordi atavaci indelebili. Invece, in Eros, come se fosse passato un colpo di spugna, il ragazzo del “sottoproletariato” di una delle più degradate borgate della periferia suburbana parlava esclusivamente il dialetto milanese.

Bandiera rossa


Il secondo contesto con il quale ho condiviso con Eros la “giovinezza” fu quello della militanza con il padre e la madre presso la “Sezione Palmiro Togliatti”, la più stalinista in Italia. In quegli anni, l’appartenenza ad un partito non si fermava solo nell’attribuire il voto di lista. La partecipazione popolare vedeva in prima persona i militanti offrire gratis il proprio lavoro nelle Feste dell’Unità (una manifestazione canora popolar qualunquista, con un ibrido irriverente della musica “moderna”: tra tanghi, valzer, Romagna mia, Bella Ciao, Bandiera rossa, si cercava un innesto con il moderno, da Claudio Villa, a Baglioni, da Celentano a qualche tentativo di musica inglese. Il popolo comunista non amava l’inglese, giustamente, perché non riusciva a capire le parole. Una canzone è formata da musica e parole. Molte volte una canzone è ricordata più per le parole che per la musica. Fatto sta, che in quei tempi bui, in cui il Pci stava quasi per arrivare al sorpasso, lo iato tra il progresso consumistico e l’appartenenza ad una classe vecchia militante si allargava sempre di più.
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L’Unità, il giornale degli operai



Con il padre e la madre di Eros, e talvolta anche con lui stesso, consegnavamo le copie dell’Unità, la domenica, in tutta la zona. La partecipazione militante era forte, ma la mia provenienza “borghese” non era ben vista dai proletari, puri e forti. Il migliore complimento che mi veniva attribuito era “social democratico”. La trasformazione dell’Urss era in atto, ma la Sezione Palmiro Togliatti non se ne accorgeva. Il padre di Eros, un “omone” con tanto cuore e tanto amore spontaneo, portava addosso un nome non proprio adatto alla militanza inoltrata del comunista puro: Rodolfo. Ricordo i suoi tentativi di difendermi dai più intransigenti della Sezione Palmiro Togliatti. Forse lo faceva per il figlio che voleva difendere. Ma lui, il figlio, questo non lo sa.
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Gianni Lenin Ravera



Eros, da Rodolfo passa a Lenin. Non so se ci sono attinenze tra il successo iniziale di Eros con la militanza politica. In ogni caso, fu proprio Gianni Ravera (Giandomenico Ravera, nato a Chiaravalle il 9 aprile 1920 e morto a Roma il 14 maggio 1986) iscritto all'anagrafe dal padre anarco comunista con il nome di Lenin (cambiato d'ufficio durante il fascismo), entrò all'Eiar come cantante nel 1942, dopo aver vinto il concorso per voci nuove con T'ho vista piangere. Di Gianni Lenin Ravera nessuno si ricorda. Solo una pagina su Wikipedia è scritta su questo “incauto” artista che lavorò con le orchestre dirette da Angelini, Barzizza, Trovajoli e Savina. Fu il “deus ex machina”. Partecipò a tre edizioni del Festival di Sanremo (nel 1954 con Gioia di vivere, nel 1955 con Un cuore e Non penserò che a te, e nel 1957 con Un certo sorriso e, insieme al Duo Fasano, Venezia mia) nonché alla prima di Canzonissima. Abbandonò l'attività di cantante nel ‘59, per intraprendere la carriera di impresario che lo portò a rivestire il ruolo di “Patron” del Festival di Sanremo: ne organizzò 17 edizioni (divenendo un vero punto di riferimento per tutta la musica leggera italiana, ma attirandosi anche critiche che, nel caso della polemica con Claudio Villa nel 1982, sfociarono nell'accusa di costituire “l'unica giuria” della competizione. Nel 1974 fonda Publispei. Curò anche varie altre gare canore, legate a doppio filo con la radio, dal Festival di Castrocaro al Disco per l’estate, concludendo la propria carriera come consulente della Rai, e collaborando a trasmissioni televisive come Fantastico e Serata d’onore.

Il mercimonio


Ma che c’entra Gianni Lenin Ravera con il successo di Eros Ramazzotti? Tutto e niente. Allora non esistevano le intercettazioni telefoniche, allora, come adesso, la pedofilia e l’uso del sesso facile e veloce era praticato e capito da tutta la popolazione, che rimaneva inerme. La stampa era venduta ai grandi partiti. Gli scandali a Cinecittà, a San Remo e a Rotello erano gli stessi. Sono che Rotello registrava uno scandolo ogni 234 anni, mentre per Cinecittà, Castrocaro, Disco per l’estate, e Fantastico erano fantasticamente all’ordine del giorno. Ma non se ne parlava. Taci, il nemico ti ascolta. E chi era il nemico? I 46 milioni di italiani che, più o meno, non si ribellavano per le sporcizie che adesso vengono messe in prima pagina.

Fare chiarezza


E’ giunto il momento di fare chiarezza. Eros è il cantante che noi tutti amiamo. Ma su di lui gravano le seguenti accuse: 1. Perché ha abbandonato Roma e rifiutato la sua immagine di adolescente senza mostrare mai un riconoscimento al suo Quartiere e alle “Istituzioni scolastiche”, come il l’Itcs “Giovanni Da Verrazano”, che gli ha dedicato un riconoscimento come “alunno ideale”? 2. Perché non partecipa alla lotta contro l’abbandono scolastico in Italia e a Cinecittà? 3. Perché non dice come e quando riuscì a trovare la strada del successo? 4. Perché non dà la possibilità ai suoi tanti fans di Roma e del Verrazano di poterlo di nuovo avere come testimonial di ragazzi e ragazzi che hanno tanto bisogno di difendersi dalla droga, un dramma ancora maggiore dall’abbandono scolastico, perché la via della droga ti porta direttamente alla morte.

Contro la droga, la violenza e i soprusi


So che non risponderai mai a questi miei quesiti. So che continuerai a fare della tua vita “merce di scambio”. Scambia la tua vita per un’iniziativa che rende più consapevoli i giovani del rischio che corrono con la droga. Scambia la tua vita nella lotta contro la violenza sessuale su tutti i sessi. Scambia la tua vita per un’ideale: Vivere senza droga, senza violenza sessuale; Vivere la bellezza della gioventù che passa, corre e, subito dopo, non c’è più.