9 marzo 2010

Miriam Makeba e le donne africane

Roma e le donne africane
di Roberto Maurizio


Una settimana “nera”

Dall’8 al 13 marzo, Roma sarà la principale “capitale nera” del mondo. Una settimana intera dedicata alle donne africane, con un susseguirsi di iniziative, senza soluzione di continuità, che rendono omaggio a queste protagoniste della vita quotidiana e della vita sociale di un Continente ancora immerso nei meandri della povertà e della disperazione. L’8 marzo si sfila in piazza, il 9 si avanza la petizione dell’assegnazione del Premio Nobel 2011, il 10, l’11, il 12 e il 13 si stende un tappeto rosso sull’indimenticabile artista nera, Miriam Makeba, Mama Afrika, che ha posto la sua voce e il suo talento al servizio della pace, della conciliazione e della lotta delle donne africane contro la discriminazione razziale.

Il “giallo” inconfondibile delle mimose


L’8 marzo, le donne africane hanno sfilato insieme a quelle italiane nelle piazze di tutte le città della nostra penisola, il colore della pelle diverso, il colore della mimosa uguale. Quel giallo inconfondibile della mimosa, in una giornata radiosa illuminata da uno splendido Sole, ha unito, a Roma, le donne di due continenti, unite da un unico “grido soffocato senza voce” che non è riuscito a farsi sentire così limpido e brillante, perché ancora troppo intrappolato dai preconcetti e dai pregiudizi.

Con i piedi delle donne






Il 9 marzo, appena un giorno dopo, sotto un cielo completamente diverso, piovigginoso e plumbeo, alle ore 11.15, presso la Sala del Mappamondo della Camera dei deputati, via della Missione, 4, le donne africane hanno lanciato, nell’ambito della “Campagna Noppaw”, voluta da Solidarietà e Cooperazione - Cispi (un Coordinamento di 45 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale) e da ChiAma l’Africa, l’Appello per assegnare, collettivamente, alle donne africane un Premio Nobel 2010 per la Pace. L’Appello, che riportiamo integralmente, in quanto contiene elementi di fatto inconfutabili e, seppur nella sua stesura con qualche elemento di forte impatto emotivo, non fa altro che raccontare la verità. “Stampa, Scuola e Vita” invita tutti i suoi lettori a sottoscrivere l’Appello. Per dare la propria adesione, basta collegarsi con www.noppaw.org .

L’Appello per il Premio Nobel per la Pace 2010 alle donne africane






«L’Africa cammina con i piedi delle donne. Abituate da sempre a fare i conti con la quotidianità della vita e con la sfida della sopravvivenza, ogni giorno centinaia di migliaia di donne africane percorrono le strade del continente alla ricerca di una pace durevole e di una vita dignitosa. Gran parte di loro fanno fino a 10-20 chilometri per portare l’acqua alla famiglia. Poi vanno, sempre a piedi, al mercato, dove, per tutta la giornata vendono quel po’ che hanno, per portare la sera a casa il necessario per nutrire i propri figli. Riproducendo così ogni giorno il miracolo della sopravvivenza. Pullulano di donne i mercati delle città africane. In un arcobaleno di colori, dove insieme con i beni di scambio, si incontra la gioia di vivere e il calore della convivialità. Spesso sulle loro spalle i figli che ancora non camminano. Oppure attorno ad esse la corsa e il rumore dei bambini, la cui cura è completamente affidata a loro. A volte, anche se non sono loro figli. Perché nell’Africa delle guerre e delle malattie, le donne sanno accogliere, nella propria famiglia, i piccoli rimasti orfani. Sono in maggioranza le donne a lavorare i campi in una terra che quasi mai appartiene a loro, solo perché donne. Ad esse che controllano il 70% della produzione agricola, che producono l”80% dei beni di consumo e assicurano il 90% della loro commercializzazione, è quasi sempre impedito di possedere un pezzo di terra. Sono decine di migliaia le piccole imprese che le donne africane hanno organizzato attraverso il microcredito, in tutti i settori dell’economia: dall’agricoltura, al commercio, alla piccola industria. Sono migliaia, forse decine di migliaia, le organizzazioni di donne impegnate nella politica, nelle problematiche sociali, nella salute, nella costruzione della pace. E sono le donne quelle che con più coerenza, assicurano, nell’Africa troppo spesso segnata dal malgoverno e dalla corruzione, la speranza del cambiamento e della democrazia. Sono le donne africane che, in condizioni quasi impossibili a causa del maschilismo, della poligamia, del disinteresse o dell’assenza degli uomini, continuano a difendere e a nutrire la vita dei loro figli; a lottare contro le mutilazioni genitali, a curare i più deboli e indifesi.
Sono le donne africane che, di fronte alle prevaricazioni del potere, sanno alzarsi in piedi per difendere i diritti calpestati. Dentro al dramma della guerra soffrono le pene dei padri, dei fratelli, dei mariti e dei figli votati al massacro. Si strappare bambine e bambini costretti a fare i soldati e ad ammazzare. Per loro poi, per i loro corpi e le loro persone, se vengono risparmiate dalla morte, spesso è pronta la peggiore delle violenze, che salva forse la vita, ma colpisce per sempre l’anima. Le donne sono la spina dorsale che sorregge l’Africa. In tutti i settori della vita: dalla cura della casa e dell’infanzia, all’economia, alla politica, all’arte, alla cultura, all’impegno ambientale. Per questo, in Africa, non è pensabile alcun futuro umano, senza la loro partecipazione attiva e responsabile. Senza l’oggi delle donne non ci sarebbe nessun domani per l’Africa. Certo è indiscutibile il progresso che le donne africane hanno compiuto nella vita politica, economica e culturale a tutti i livelli. Ma ciò non rappresenta che una goccia nell’oceano nella valorizzazione delle loro capacità e del loro impegno. Per questo vogliamo lanciare una campagna internazionale. Perché sia formalmente e ufficialmente riconosciuto questo loro ruolo, troppo spesso dimenticato. In questo nostro mondo, segnato da una crisi che non è solo economica, ma anche umana, le donne africane, con il loro umile protagonismo, possono indicare un percorso nuovo per ricostruire su basi più giuste e più umane la convivenza. Possono divenire un investimento per il presente e il futuro non solo dell’Africa, ma del mondo intero. Sia la comunità internazionale a trovare le giuste forme, anche attraverso l’attribuzione alla Donna Africana del Premio Nobel per la pace nell’anno 2011, per far conoscere, valorizzare e proporre come esempio il suo impegno tanto importante per la crescita umana dell’Africa e del mondo».

Roma, ai piedi di Maria
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Miriam è anche il nome di Maria Vergine. La Madonna, Maria, Miriam potrebbero coniugarsi semplicemente con Makeba. Non è blasfemia e non è solo il tentativo di accaparrare l’audience musulmano, laico, comunista, alle “doti” che uniscono due grandi donne della storia dell’umanità: la Vergine Maria e l’Immacolata Miriam.


Tra le grandi braccia della Vergine Maria, una normalissima donna speciale della Palestina, sono confluiti milioni e milioni di fedeli; tra le grandi braccia di Mama AfriKa, dell’Immacolata Miriam, una normalissima donna speciale del Sud Africa, si sono ancorati i sentimenti di solidarietà e di pace che uniscono oggi l’Africa e l’Italia. Miriam, l’Immacolata nella sua rettitudine, nell’espressione della sua voce, sempre calda e suadente, sempre pronta a combattere per i più umili, per i più depressi ed offesi.
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La “Capinera”



L’Immacolata Makeba si è immolata, cadendo come una “Capinera in preghiera”, il 9 novembre 2008 a Castel Volturno, dopo aver cantato in un concerto organizzato a sostegno di Roberto Saviano e contro la Camorra. Una “Capinera” che ha sempre pregato e lottato con le sue magnifiche note per la libertà e l’eguaglianza. Miriam è molto simile a Maria, la protagonista di “Storia di una capinera” di Giuseppe Verga (1869). « Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifuggiava in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. Eppure i suoi custodi, le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava rassegnarsi, la meschinella; non era cattiva; non voleva rimproverarli neanche col suo dolore, poiché tentava di beccare tristamente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu trovata stecchita nella sua prigione. Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpicino c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete. Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un'infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i giorni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera che guardava il cielo attraverso le gretole della sua prigione, che non cantava, che beccava tristamente il suo miglio, che aveva piegato la testolina sotto l'ala ed era morta».
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La scimitarra della ragione
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Miriam, come la capinera, voleva solo mettere in evidenza la realtà. In lei non c’era nulla di “polical correct”. Raccontava, con le sue canzoni, solo la segregazione, la prigionia, l’amarezza di questi bambini “imperialisti” viziati che non si accorgono neanche per sogno che prima di ogni cosa viene la libertà. Miriam ha donato la sua vita alla lotta contro la Camorra. Ma, povera “meschinella”, ha dovuto piegare la testolina sotto l’ala. Come è stata sconfitta l’hapartheid in Sud Africa, grazie anche a Miriam, facciamo che la Camorra e tutte le Mafie possano cadere sotto la scimitarra della ragione.

Gli incontri di Roma per Mama Afrika



Dal 10 al 13 marzo prossimi, quindi, si terranno a Roma una serie di eventi dedicati alla memoria di Miriam Makeba, donna e artista di fama internazionale, nata a Johannesburg il 4 marzo 1932, dieci anni prima di Lucio Dalla che ha vissuto nel Sudafrica dell'Apartheid. Miriam ha dedicato la sua vita alla lotta per l'affermazione dei diritti umani e civili nel mondo. L'iniziativa culminerà in un grande concerto che vedrà fra i suoi interpreti cantanti africani quali Ray Lema e l'Afro Star Band, e cantanti italiani come Rossana Casale, Raiz, Niccolò Fabi. Il primo appuntamento è per il 10 marzo alle ore 11.30, presso l'Auditorium dell'Unicef di Via Palestro a Roma, per la conferenza stampa di presentazione dell'evento, che sarà aperta dalla versione integrale del video messaggio dello scrittore Roberto Saviano dedicato alla Madrina d'Africa. Nella stessa sede, alle 14.30 si apriranno i lavori del Convegno dedicato alla figura di Miriam Makeba e al tema dell'emancipazione della donna in Africa e nel mondo. Il Concerto, che si svolgerà il 13 marzo alle ore 21.00 nell'elegante cornice dell'Auditorium di Via della Conciliazione, vedrà fra i suoi interpreti cantanti africani di spicco tra i quali Ray Lema e l'Afro Star Band, il gruppo guineano che ha accompagnato la Makeba per molti anni, e cantanti italiani di spessore come Rossana Casale, Niccolò Fabi, Raiz (Almamegretta) e Fausto Mesolella e i Mediterranea. I biglietti si possono acquistare su www.greenticket.it, presso le rivendite autorizzate e presso la biglietteria dell'Auditorium della Conciliazione. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà destinato al finanziamento di un progetto di lotta alla desertificazione per il rimboschimento del Burkina Faso e per sostenere le iniziative del Movimento degli Africani, volte all'integrazione degli immigrati africani in Italia. A quattro anni dalla sua nascita, il Movimento rappresenta immigrati da più di 20 paesi del continente. Tra le sue iniziative più recenti, un'azione di protesta pacifica con lo sciopero della fame per difendere il diritto al rinnovo dei permessi di soggiorno nei tempi previsti dalla legge. Il sito che si occupa dell’organizzazione del Miriam Makeba Tribute è: makebatribute.wordpress.com. Ecco le informazioni. Mercoledì 10 marzo 2010, ore 11.30 – Conferenza stampa – Auditorium dell’Unicef, Via Palestro 68 Roma. Presentazione dell’iniziativa – Apertura con una intervista video-registrata allo scrittore Roberto Saviano dedicata all’evento. In conclusione…. cucina e sapori d’Africa per tutti gli ospiti. Partecipano: Rossana Casale (madrina dell’evento), Tasha Rodrigues, Niccolò Fabi, Raiz (Almamegretta), Roberto Meglioli (manager di Miriam Makeba), Tonio Dell’Olio (Libera International), Ouattara Gaoussou (presidente Movimento africani in Italia). Mercoledì 10 marzo 2010, ore 14.30 – Convegno – Auditorium dell’Unicef, Via Palestro 68 Roma. La figura di Miriam Makeba e il tema dell’emancipazione della donna in Africa e nel mondo. Partecipano: World Spirit Choir, Dott. Mianzoukouta Albert e Dott. Cisse Seydou Movimento Africani in Italia, Roberto Meglioli, On. Luisa Morgantini già vice-presidente Parlamento Europeo, Amb. Sophie Sow Ambasciatrice Burkina Faso in Italia, Tonio Dell’Olio Libera, prof. Alberto Buttaglieri SOS Razzismo, Comune e Provincia di Roma. Sabato 13 marzo 2010, ore 21 – GRAN CONCERTO – Auditorium di Via della Conciliazione Roma. Ray Lema, Afro Star Band (con la Makeba per molti anni), Rossana Casale, Niccolò Fabi, Tasha Rodrigues, Raiz (Almamegretta), Awa Ly, Fausto Mesolella (Avion Travel) e i Mediterranea, Gabin Daibrè, Esha Tizafy. I biglietti si possono acquistare su www.greenticket.it, presso le rivendite autorizzate o presso la biglietteria dell’Auditorium della Conciliazione. Apertura ingressi ore 19.30. Richiesta accrediti stampa: ufficio.stampa@sulleali.it. Il Miriam Makeba Tribute è organizzato da SuLLeali – Comunicazione Responsabile e da Xister Cultural Com, per il Movimento degli Africani, e ha ricevuto il patrocinio del Comune e la Provincia di Roma, della Croce Rossa Italiana, dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dip. Pari Opportunità. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà destinato al finanziamento di un progetto di lotta alla desertificazione per il rimboschimento del Burkina Faso e per sostenere le iniziative del Movimento degli Africani, volte all’integrazione degli immigrati africani in Italia. Nato nel 2006, il Movimento rappresenta immigrati provenienti da più di 20 paesi africani. Tutte le Informazioni su: http://makebatribute.wordpress.com/stampa/. Contatti e informazioni: Michele Prosperi 3481580378 – Vincenzo Nardese 348158033 ufficio.stampa@sulleali.it . I fan del Miriam Makeba Tribute sono anche su: http://www.facebook/.

Sulla tomba della madre



“Scoprii di essere in esilio in occasione della morte di mia madre nell’agosto del 1960. Io avevo lasciato il Sudafrica nell’agosto del 1959… Ero andata in ambasciata con l’intenzione di partire per partecipare ai funerali… e fu lì che scoprii di non avere più un passaporto. Ci ho messo anni per tornare a casa e per poter finalmente andare sulla tomba di mia madre. Nel 1990, dopo il rilascio di Nelson Mandela, che ancora non era stato eletto presidente, riuscii a fare ritorno a casa. Il giorno del suo rilascio chiamai la moglie Winnie per dirle quanto fossi felice per la liberazione del marito e lei me lo passò al telefono… Lui mi disse “devi venire a casa” e io gli risposi che avrei tanto voluto, ma che non avevo più un passaporto sudafricano. Anzi, non avevo più un passaporto… Mandela mi chiese dove vivevo. Io, all’epoca, vivevo in Belgio, a Bruxelles. Lui mi disse di andare all’ambasciata sudafricana a Bruxelles e di dire che Mandela mi aveva ordinato di andare a casa.”
Miriam Makeba, da un’intervista di Luciano Minerva per RaiNews24 – Milano, giugno 2008

Invictus di Clint Eastwood




Mentre Invictus – il film di Clint Eastwood che racconta un passaggio cruciale della vita di Nelson Mandela, Presidente del Sud Africa – riempie le sale cinematografiche in tutto il mondo, mercoledì 10 e sabato 13 Marzo 2010 Mama AfriKa torna ancora una volta in Italia con la sua musica e la sua irresistibile energia attraverso il ricordo di alcune tra le principali voci a sostegno dell’emancipazione delle donne in Africa e nel mondo, e dei protagonisti della musica africana e italiana che hanno risposto all’invito del Movimento Africani in Italia. (www.movimentoafricani.org).



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