25 marzo 2010

2015. Tutti i goals contro la fame

Un pallone e otto goals
di Roberto Maurizio

Tutti i popoli del Pianeta Terra



«Noi, capi di Stato e di Governo, ci siamo riuniti presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York dal 6 all’8 Settembre 2000, all’alba di un nuovo millennio, per riaffermare la nostra fede nell’Organizzazione e nel suo Statuto quali indispensabili fondamenta di un mondo più pacifico, prospero e giusto». Così inizia il primo articolo contenuto nei “Valori e Principi” della Risoluzione A/55/2, approvata dagli allora 189 Stati aderenti all’Onu l’8 settembre 2000, chiamata “Millennium Develpment Goals” (Mdg), “Gli obiettivi del Millennio”.




Obiettivo sviluppo. 2015, addio alla fame nel mondo?




Oggi la “Dichiarazione del Millennio”, chiamata così per semplicità, è stata sottoscritta da tutti i 192 paesi aderenti all’Onu. Nell’art. 2, gli Stati membri dell’Onu «riconosciamo che, oltre alle nostre personali responsabilità verso le rispettive società di appartenenza, condividiamo una responsabilità collettiva nell’affermare i principi della dignità umana, dell’uguaglianza e dell’equità a livello globale. In qualità di leaders, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro.

Le Twin Towers



L’art. 4 afferma che gli Stati membri dell’Onu sono «determinati a costruire una pace giusta e duratura in tutto il mondo, in conformità con gli scopi e i principi dello Statuto. Per questo ci impegniamo solennemente a sostenere tutti gli sforzi tesi perché siano affermate la sovrana uguaglianza di tutti gli Stati, il rispetto della loro integrità territoriale e indipendenza politica, la soluzione delle controversie con mezzi pacifici e in conformità con i principi della giustizia e del diritto internazionale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli che rimangono sotto il dominio coloniale e l’occupazione straniera, la non interferenza negli affari interni degli altri Stati, il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, il rispetto per l’uguaglianza dei diritti di tutti senza distinzioni di razza, sesso, lingua o religione e per la cooperazione internazionale nel risolvere i problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale o umanitario. Esattamente a distanza di un anno e tre giorni dopo, i buoni propositi dell’Onu vanno in frantumi. L’attacco alle Twin Towers, l’11 settembre 2001. Quindi, mentre l’Organizzazione delle Nazioni Unite lanciava gli obiettivi del nuovo Millennio basati sulla pace e sulla cooperazione internazionale, un forsennato attacco alla sede centrale del capitalismo mondiale lambiva addirittura il Palazzo di Vetro. Parole rimaste, dunque, solo sulla carta, quelle del quarto articolo del Mdg.

Siamo tutti americani?




L’attacco alle Torri Gemelle aveva scatenato una reazione dell’Occidente unanime in difesa degli Stati Uniti, di Manhattan, del World Trade Center, con qualche variazione d approccio. Il Regno Unito si schierò e restò fedele fino alla fine agli Usa. La Germania e la Francia avanzarono qualche perplessità. L’Italia appoggiò Bush. Inizia un braccio di ferro tra Onu, Nato, Paesi della coalizione e Stati Uniti. La complessità diplomatica di queste diatribe portarono solo ad un indebolimento dell’Onu, dal quale non si è ancora ripreso, e del passaggio in secondo piano degli “Obiettivi del Millennium”. Chiaramente, di fronte a questo marasma, seguito, da tanti altri focolai aperti in diverse aeree del mondo (Somalia, Congo, Rwanda, Tibet, Venezuela e Darfur), rallentò la marcia verso la realizzazione degli Obiettivi del Millennium.


Lo spirito del Millennium




Secondo me, seguendo i principali testi approvati dalle Nazioni Unite negli ultimi 38 anni, la sfida che oggi abbiamo di fronte sia quella di garantire che la globalizzazione diventi una forza positiva per tutti i popoli del mondo intero. Ma la globalizzazione non rappresenta la panacea di tutti i mali, se i suoi benefici non possono essere ripartiti in maniera uguale. I paesi in via di sviluppo (Pvs) e le nazioni con economie in transizione (Bric e Nic’s) debbano affrontare difficoltà aggiuntive per rispondere a questa sfida fondamentale. Sono necessari, dunque, grandi sforzi tesi a creare un nuovo futuro comune, fondato sulla comune appartenenza ad un unico spirito umano. Pertanto, solo la consapevolezza di appartenere all’umanità, in tutta la sua diversità, e la realizzazione di minimi presupposti di base, come quello del riconoscimento della tutela e della salvaguardia di tutti gli esseri umani, uomini, donne, vecchi e bambini, di tutti gli animali, di tutta la vegetazione, di tutti gli ambienti esistenti sul pianeta nella loro biodiversità, di tutte le difese contro le aggressioni perpetuate nei confronti dell’habitat naturale, potranno far sì che la globalizzazione possa portare alla realizzazione di un mondo più giusto e più equo. Gli eccessi violenti degli apparenti non violenti difensori ad oltranza dell’ambiente non faranno altro che rallentare i tempi e procurare danni ancora più gravi. La tutela della vita, del genere umano, delle piante, dell’ecosistema, possono essere tutelati solo da una “condivisione” sull’adozione di un’agenda mondiale accettata anche dai paesi in via di sviluppo e dalle economie in transizione che siano formulate e realizzate con la loro effettiva partecipazione. Purtroppo l’egoismo, il neorazzismo, il provincialismo, il federalismo esagerato, l’arroganza fondamentalista, che servono solo per dividere il mondo e per soddisfare gli interessi di alcuni specifici ambienti ristretti condizioneranno il percorso che tutto il genere umano vorrebbe percorrere velocemente, entro il 2015.


Le principali tappe degli Obiettivi del Millennium



La corsa verso la solidarietà, la pace, lo sviluppo e la creazione di un nuovo Ordine economico e sociale sostenibile mondiale, partì da Stoccolma, nel 1972, con la Conferenza “Sull’ambiente umano”. Allora vennero individuati alcuni principi fondamentali: 1. la libertà, l’uguaglianza e il diritto al servizio di adeguate condizioni di vita; 2. le risorse naturali devono essere protette, preservate, opportunamente razionalizzate per il beneficio delle generazioni future; 3. la conservazione della natura deve avere un ruolo importante all’interno dei processi legislativi ed economici degli Stati.

Zinedine Zidane e Rolando, insieme verso il 2015


Seguì poi a Stoccolma, nel 1980 “La strategia mondiale per la conservazione” (obiettivi: mantenimento dei sistemi vitali e dei processi ecologici essenziali; conservazione della diversità genetica; utilizzo “sostenibile” delle specie e degli ecosistemi; nel 1987, il Rapporto della Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (WCED): “Il nostro futuro comune” è noto come rapporto Brundtland e definisce per la prima volta lo sviluppo sostenibile come: “lo sviluppo che deve rispondere alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”; nel 1992 il “Summit della Terra” (Unced) a Rio de Janeiro. L’Ubced, meglio nota come “Vertice della terra” si è svolta a Rio de Janeiro (Brasile), richiamando il 20° anniversario della Prima Conferenza Internazionale “Sull’ambiente umano” di Stoccolma (1972). La Conferenza di Rio ha permesso alla Comunità internazionale di concordare strategie ambiziose, per raccogliere le sfide ambientali attraverso una cooperazione mondiale volta alla sostenibilità. Cinque le Convenzioni Globali definite e prive di obblighi giuridici: Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo definisce in 27 punti diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile; Agenda 21, di applicazione della Dichiarazione di Rio, pone lo sviluppo sostenibile come una prospettiva da perseguire per tutti i popoli del mondo; Dichiarazione dei principi sulle foreste sancisce il diritto degli Stati a utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e di sviluppo delle stesse; Convenzione quadro sui cambiamenti climatici - cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione - pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra; Convenzione sulla diversità biologica con l’obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via di estinzione; 1994 Carta di Aalborg: "Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile" che elabora il concetto di sostenibilità, individua le responsabilità ambientali delle città e le impegna a sviluppare politiche ed azioni positive per andare verso città sostenibili; 1996 Conferenza di Lisbona “Dalla Carta all’Azione”. Le città si impegnano ad attuare l’Agenda 21 a livello locale, riconoscendo le proprie responsabilità nella regolamentazione della vita sociale; 1997, Rio+5: a cinque anni dopo Rio de Janeiro, nella 19a sessione speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tenutasi a New York, i governi hanno esaminato i progressi effettuati nell’attuazione degli impegni definiti al Vertice di Rio.

Da Amsterdam a Kyoto



Nonostante i progressi compiuti, la verifica è stata contraddistinta da una generale insoddisfazione per il grado di attuazione e la consapevolezza che molti sono i passi ancora da compiere per l’ambiente; 1997, Trattato di Amsterdam: Art. 2 “La Comunità Europea promuoverà …uno sviluppo sostenibile, armonioso ed equilibrato delle attività economiche, un alto livello di occupazione e della sicurezza sociale, l’eguaglianza tra donne e uomini, una crescita economica sostenibile e non inflattiva…un alto grado di protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente, la crescita degli standard e della qualità della vita, la solidarietà e la coesione sociale ed economica tra gli Stati membri”; 1997, Protocollo di Kyoto che impegna i paesi industrializzati e i paesi con economia in transizione a ridurre entro il 2010 le emissioni di gas in grado di alimentare l’effetto serra del pianeta. Tre gli strumenti di attuazione: attuazione congiunta degli obblighi; commercio dei diritti di emissione; sviluppo pulito attraverso scambio di tecnologie e sistemi di gestione ambientale; 2000, Csd 10, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, nella 55a sessione, una risoluzione su Rio+10 in cui si prevede la preparazione del Vertice di Johannesburg nel corso della decima sessione della Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. La Csd è una Commissione del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) dell’Onu, istituita nel 1992 con il compito di controllare l’attuazione dell’Agenda 21; 2000 Vertice dell’Aja che conferma la necessità di controllare le emissioni di gas serra per l’intero globo e di implementare le relazioni internazionali per rendere operativo il Protocollo di Kyoto; 2000, G8 di Trieste. Tre gli argomenti di discussione dei Ministri dell’Ambiente degli otto maggiori Paesi industrializzati: il cambiamento climatico, in cui nel Rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) 2001 viene attribuito alle attività umane il riscaldamento del pianeta; lo sviluppo sostenibile nella prospettiva del Vertice di Johannesburg del 2002 (Wssd); l’ambiente e la salute, come obiettivo fondamentale della politica ambientale.

Gli otto “Goals” del Millennio





La Dichiarazione del Millennio, approvata l’8 settembre del 2000 da 186 Capi di Stato e di Governo nel corso della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, stabilisce l’obiettivo centrale del dimezzamento della povertà assoluta entro il 2015. Tale obiettivo si articola in otto finalità (Millennium Goals), alle quali deve essere improntata l’azione di cooperazione a livello internazionale. L'enunciazione in otto punti dei Millennium Development Goals rappresenta il punto di sintesi di numerosi incontri e confronti planetari, promossi dalle Nazioni Unite, che si sono tenuti a partire dal 1972. Inizialmente mirati all'analisi della "sostenibilità" si sono poi intrecciati con i dati, imprescindibili, relativi alla povertà e allo sviluppo di tutti i paesi del mondo e dunque anche a quelli del commercio mondiale. Ne sono usciti numerosi documenti utili alla comprensione di un percorso che si è posto, come obiettivo, una data, il 2015, per dare un equilibrio sostenibile alla libertà, all'economia, allo sviluppo di ciascun paese del mondo. 1972 Dichiarazione di Stoccolma sull'ambiente umano Approvata il 16 giugno dai capi delle 110 delegazioni presenti e articolata in 26 principi, è la prima presa d'atto che "si devono condurre le proprie azioni in tutto il mondo con più prudente attenzione per le loro conseguenze sull'ambiente" poiché la sua difesa e il suo miglioramento sono diventati " uno scopo imperativo per tutta l'umanità" insieme alla pace e allo sviluppo sociale ed economico.
Gli otto Obiettivi del Millennio sono:
1. Sradicare la povertà estrema e la fame
• 1.A) Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà estrema (con meno di un dollaro al giorno).
• 1.B) Garantire una piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti, compresi donne e giovani.
• 1.C) Ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che soffre la fame
2. Garantire l'educazione primaria universale
• 2.A) Assicurare che, entro il 2015, tutti i ragazzi, sia maschi che femmine, possano terminare un ciclo completo di scuola primaria
3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne
• 3.A) Eliminare la disparità dei sessi nell'insegnamento primario e secondario preferibilmente per il 2005, e per tutti i livelli di insegnamento entro il 2015
4. Ridurre la mortalità infantile
• 4.A) Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni
5. Migliorare la salute materna
• 5.A) Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna
• 5.B) Rendere possibile, entro il 2015, l'accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva
6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie
• 6.A) Bloccare la propagazione dell'HIV/AIDS entro il 2015 e cominciare a invertirne la tendenza attuale
• 6.B) Garantire entro il 2010 l'accesso universale alle cure contro l'HIV/AIDS a tutti coloro che ne abbiano bisogno
• 6.C) Bloccare entro il 2015 l'incidenza della malaria e di altre malattie importanti e cominciare a invertirne la tendenza attuale
7. Garantire la sostenibilità ambientale
• 7.A) Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi; invertire la tendenza attuale nella perdita di risorse ambientali
• 7.B) Ridurre il processo di annullamento della biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del fenomeno
• 7.C) Ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazione senza un accesso sostenibile all'acqua potabile e agli impianti igienici di base.
• 7.D) Ottenere un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli entro l'anno 2020
8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo
• 8.A) Sviluppare al massimo un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole, prevedibile e non discriminatorio. Esso deve includere l'impegno in favore di una buona gestione, dello sviluppo e della riduzione della povertà sia a livello nazionale che internazionale
• 8.B) Tenere conto dei bisogni speciali dei paesi meno sviluppati. Questo include l'ammissione senza dazi e vincoli di quantità per le esportazioni di questi paesi, potenziamento dei programmi di alleggerimento dei debiti per i paesi poveri fortemente indebitati, cancellazione del debito bilaterale ufficiale, e una più generosa assistenza ufficiale allo sviluppo per quei paesi impegnati nella riduzione della povertà
• 8.C) Rivolgersi ai bisogni speciali degli Stati senza accesso al mare e dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (tramite il Programma di Azione per lo Sviluppo Sostenibile dei Piccoli Paesi Insulari in Via di Sviluppo e le conclusioni della ventiduesima sessione speciale dell'Assemblea Generale)
• 8.D) Occuparsi in maniera globale del problema del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso misure nazionali ed internazionali tali da rendere il debito stesso sostenibile nel lungo termine
• 8.E) In cooperazione con le aziende farmaceutiche, rendere le medicine essenziali disponibili ed economicamente accessibili nei paesi in via di sviluppo
• 8.F) In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente quelle inerenti l'informazione e la comunicazione

Nessun commento:

Posta un commento