28 febbraio 2010

Xynthia si abbatte sulla Polverni

La Polverini, Berlusconi e il Pdl esclusi dalle Regionali del Lazio?
di Roberto Maurizio

Il sabato e la domenica sono i giorni i cui l'Italia perde il 12% del suo Pil. Dormire è un po' morire. Così il nostro paese perde competitività e voglia di emergere. Può succedere qualsiasi cosa, come il terremoto in Cile, 8.8 della scala, settantasette per settantasette volte più grande di quello dell'Aquila (basta con questa Aquila con la l davanti) e nessuno ne parla perché il Cile è molto lontano e perché è domenica. Mentre con le loro carriole, 6.000 abitanti di un disastrato borgo mediovale, dove l'Università e gli ospedali sono eccellenti a fronte di una popolazione, in preda all'odio, che sta facendo una figura meschina: vogliono trasportare l'equivalente dei detriti lasciati da un asteroide in una zona poco conosciuta (io suggerirei Portocannone o Rotello, i due paesi meno conosciuti nell'Universo, ma i più apprezzati dagli alieni). Insomma, la Polverini di Storace, quella fascista, quasi pura, non si presenterà alle elezioni. La Polverini resterà fuori dalle votazioni del 28 e 29 marzo. Non ci rimane che la Bonino e il popolo "viola", quello che vuole sparare a Berlusconi (la madonnina non è stata sufficiente). Dio ci scampi e liberi da un'Italia tutta "viola", tutta "rossa" e tutta "radicale". Roma, finalmente, dopo essersi liberato dell'ex Padrone di Cacà, dopo aver fatto abbeverare i cavalli a Piazza San Pietro da Travaglio, Santoro e Beppe Grillo, diventerà, di diritto, la sede ufficiale del Giudizio Universale. Non è che gli altri, quelli di destra, di Fini, siamo migliori.



Xynthia in Francia (50 morti)

Perlomeno, non posseggono squadre, né Tv, né un lavoro. Hanno solo una pensione d'oro. Passata la buriana delle Regionali, l'Italia tornerà a sonnecchiare. Ma se questa buriana si trasformasse in Xynthia? Se gli elicotteri dovessero veramente sorvolare il Quirinale? Troppi arresti in così poco tempo. Troppo le connessioni di responsabilità di una classe politica corrotta individualmente. Ma sono gli individui che fanno i partiti. Xynthia non riuscirà ad eliminare la candidata già vincente prima delle elezioni, la Polverini, ma poserà un po' di vento freddo sul collo dei partiti che credono di fare il bello e il brutto tempo. Questa prerogativa ce l'ha solo Xynthia.

Sergio Cicala. Scade domani l'ultimatum

Sergio Cicala e Philomene Pwelgna Kabouré
di Roberto Maurizio

Sergio Cicala

Appello a Berlusconi



Domani, 1° marzo 2010, scade l’ultimatum lanciato, il 6 febbraio scorso, da “Al-Qaeda nel Maghreb Islamico” (Aqmi) nei confronti dei tre prigionieri rapiti dal braccio armato maghrebino il 18 dicembre 2009 nel deserto della Mauritania, ai confini del Mali, tra cui, Sergio Cicala, nato a Carini (Palermo), l’8 dicembre 1944, la moglie dell’italiano, Philomene Pwelgna Kaboré, 39 anni, originaria del Burkina Faso, e l’autista della Costa d’Avorio, di cui non ne parla nessuno. Sergio Cicala ha rivolto un appello al Governo italiano, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, chiedendo aiuto per il proprio rilascio e per quello della moglie. Il messaggio, intitolato «Appello dell’ostaggio italiano al governo di Berlusconi», è stato diffuso da un sito islamico che l’ha messo in rete il 24 febbraio scorso ma se n’è avuta notizia solo oggi, 28 febbraio, grazie al centro americano SITE che si occupa di sorvegliare internet, un giorno prima dell’ultimatum dei ribelli fondamentalisti. Il messaggio audio attribuito a Cicala è stato ripreso e diffuso in Italia da Rai News 24 e dal sito Kataweb.

Un rapimento “politico”




"La libertà mia e di mia moglie dipende dalle concessioni che il Governo è pronto a fare - dice il messaggio audio, con un’immagine fissa che mostra un uomo inginocchiato, presentato come l'ostaggio e guardato a vista da sei uomini armati incappucciati - Spero che il prima possibile il governo si interessi alla nostra situazione e, di conseguenza alle nostre vite". "Il premier Berlusconi è noto per la sua generosità - aggiunge - Spero possa aiutare me e mia moglie". Alfredo Mantica, sottosegretario agli esteri, ha assicurato che l’esecutivo è “impegnato al massimo”, sottolineando che il rapimento ha assunto un valore “politico”. In ogni caso, per domani, i rapitori chiedono che vengano accettate le loro condizioni, altrimenti gli ostaggi saranno uccisi. Nel messaggio la voce di Cicala non tradisce nessuna emozione e sembra che l’ostaggio legga un testo preparato in precedenza. Il gruppo Al Qaeda nel Maghreb Islamico ai primi di febbraio durante un incontro con emissari del Governo italiano aveva posto le sue condizioni per il rilascio degli ostaggi: la liberazione di quattro islamisti detenuti in Mali – che per altro sono stati rilasciati tra le proteste del Governo algerino che ne rivendicava l’estradizione – ma anche la liberazione di alcuni loro compagni ospiti delle galere della Mauritania. Questa seconda condizione – essenziale per il rilascio di Cicala e della moglie - è la più difficile da realizzare. Il Governo Mauritano è assai rigido su questo e teme che la mano morbida chiesta dal governo italiano possa tradursi in un rafforzamento dell’opposizione islamica e della guerriglia che opera nel Nord Est del paese.

Situazione seria o carnascialesca?



Nella querelle sono intervenute anche le autorità di Algeri (molti dei combattenti e dei leader di Aquim vengono dall’Algeria) che chiedono il pugno duro: «Con i terroristi non si tratta». Per altro il 23 febbraio (subito dopo la liberazione dei quattro detenuti in Mali) è stato rilasciato l’ostaggio francese Pierre Camatte, per tre mesi prigioniero di Al Qaeda nel Maghreb, assieme ai due italiani e a quattro spagnoli. Quando il giorno successivo ha incontrato a Bamako, capitale del Mali il presidente francese Nicolas Sarkozy, Camatte ha raccontato di essere stato prigioniero di «pazzi fanatici pericolosi». «Sono convinti di essere in possesso della verità che è la verità suprema. Leggono tutto il tempo il Corano, sostengono che i musulmani in Francia non sono dei veri e buoni musulmani e che il loro obbiettivo è di islamizzare il mondo intero. Reclutano i combattenti soprattutto tra i giovani. I miei carcerieri – ha aggiunto – avevano quasi tutti meno di 20 anni». «La condizione più difficile è stata la solitudine. La mia prigione non aveva sbarre. Solo un tetto, ero isolato, con il caldo terribile del Sahara, con condizioni igieniche inimmaginabili, cibo e acqua disgustosi. Mi hanno picchiato quando tentavo di resistere». “Stampa, Scuola e Vita” ha già pubblicato, il 7 febbraio scorso, un articolo intitolato “Il 1° marzo 2010 finisce il carnevale” con la relativa foto di questi fanatici con Sergio e Philomene, proprio durante il periodo carnascialesco. Domani, sapremo se questa situazione drammatica per Sergio, Philomene e l’autista ivoriano era solo una pagliacciata o si concluderà tragicamente.


25 febbraio 2010

Morgan, i veleni del Mediterraneo e lo Slow Food

La bellezza del Mediterraneo contro i disfattisti
di Roberto Maurizio


Non si riesce a capire se stai vedendo l'incazzato napoletano Santoro o la tetta della Setta. Certo, i radicali liberi fanno grossi danni. Hanno tolto a Santoro la capacità di portare i voti con le orecchie a Berlusconi. Ma chi se lo guarda più con un Morgan drogato che l'unica cosa che sa fare nella sua vita non è quella di cantare o essere nemmeno a cinque centimetri dalla musica. Questi esseri allucinati non vedono altro di fronte ai loro occhi: droga e soldi. Ancora più schifosa è Repubblica Tv che intitola il suo argomento del giorno "i veleni del Mediterraneo". A pochi mesi dalle ferie estive, quando potremmo recuperare flotte di americni, tedeschi, scandinavi, i "partigiani" dell'Italia negletta lanciano un messaggio contro il turismo in Italia, proprio quando la Grecia è in grosse difficoltà, come la Spagna e il Portogllo, nostri rivali e temibili aversari . Se queste menti eccelse di Repubblica avessero sparato a zero sull'Italia per portare i turisti in Grecia, in Spagna e in Portogallo, prendendo una tangente consistente, non ci sarebbero stati problemi. La questione è che sparano a zero sull'Italia e sul Mediterraneo per colpire Berlusconi, un leader che non mette piede in Parlamento da svariati e svariati giorni. Il problema è che non se ne accorgono nemmeno di fare un torto all'Italia, al nostro Mediterraneo. Pur di fare torto a Berlusconi mandano in rovina l'Italia. Il nostro Mediterraneo, quello italiano, non è avvelenato da nessuno se non dai bastardi che non vogliono fare incrementare le risorse del turismo nostrano. Il nostro Mediterraneo ha milioni di anni sulla sua groppa. Solo la sinistra la ingroppa! Ma come si fa a lanciare un messaggio così forte contro il Mediterraneo che da lavoro a tanti operai, contadini, cittadini e giovani. Perché sparare a zero contro il Mediterraneo per fermare il turismo? O peggio, fare ancora abbassare i prezzi delle vacanze nel nostro splendido Mediterraneo, delle coste della Calabria in primo luogo, di quelle siciliane, di quelle del Molise, della fantastica Romagna. Addirittura, questi sinistorzi si sono accaparrati anche lo Slow Food. Perché? Chi è contro il nemico delle multinazionali, come la Coca Cola, McDonald's, Marlboro, Fiat, è a fianco degli oprressi. Che schifo, credevo che Slow Food fosse un sistema per riconoscere le bellezze del nostro Mediterraneo, amate lentamente, mangiate con il gusto di assaporare i sapori di una terra che ha ospitato i tuoi antenati e che vuole ancora essere al tuo fianco. No! Slow Food, insieme al Wwf, al Partito comunista combattente per la liberazione totale della Foca monaca, al partito di Fini contro la 'Ngrangheta e contro i voti presi al di fuori del Mediterraneo, al partito naziolfascista che salva i gatti e ammazza i tonni rossi (questione di razza, i tonni piacciono solo ai giapponesi di colore diverso dal bianco). Ma come si può fare politica anche con la tavola imbandita. Per lo Slow Food la tavola e sola composta di banditi, guarda caso quei porci di destra che mangiano i gatti, che rubano miliardi di euro ai danni delle popolazioni inermi, a quei porci che aumenteranno sempre di più quando si troverà una tinozza grigio scura per mangiare piano un piatto prelibato, quello della vendetta che farà definitivamente fuori il Mediterraneo. Ma si sbagliano. Il Mediterraneo reagirà con tutte le sue forze contro questi imbecilli che vogliono un mondo che non esiste, disegnato solo secondo la droga che prende Morgan e che vorrebbe far prendere ai nostri figli e ai nostri studenti. E' vero il rischio è alto. Occorerebbe una forza multipolare per poter misurare le distanze che ci dividono da un mondo migliore. Il metro è composto di bontà e di amore, termini sconosciuti dalla politica, termini che fanno a cazzotti con la politica, termini che terminano alla Stazione Termini.

Stati aderenti all'Onu

Il Sistema delle Nazioni Unite
di Roberto Maurizio


Questo è il primo articolo sul "Sistema delle Nazioni Unite". Una realtà che non è conosciuta dalla stragrande maggioranza della popolazione. L'Onu rappresenta il punto fondamentale della pace e dello sviluppo economico e sociale del mondo. In Italia, a parte qualche lodevole sforzo compiuto da alcuni organismi e organi di stampa, sono poche le informazioni che si ricevono di questa Organizzazione internazionale che domina, nel bene e nel male, sulla testa di tutti. La conoscenza è l'unica arma contro l'integralismo e le bugie. Meno cose si conoscono, molto più arrogante è il potere. Nel suo "piccolo", "Stampa, Scuola e Vita" vuole contribuire a far conoscere la realtà che quando viene offuscata e travisata porta all'inciviltà e all'arroganza del potere, da qualsiasi parte si collochi, governo, opposizione e falsi intellettuali. Presentiamo, per ora, la lista dei paesi aderenti alle Nazioni Unite. Molti paesi membri dell’Onu hanno cambiato nome. L’Italia è entrata a far parte dell’Organizzazione il 14 dicembre 1955 a causa dell’opposizione dell’Urss che faceva pressioni per far entrare alcuni suoi paesi “satelliti”. Ma allora, come sono andate veramente le cose? L’Italia nella Prima Guerra mondiale aveva vinto ed aveva ricevuto una “vittoria mutilata”, nella Seconda aveva perso nonostante l’appoggio decisivo della Resistenza alla “vittoria martoriata”? Perché, nonostante l'appoggio dato agli Alleati dalla Resistenza che aveva l'Appoggio anche dell'Urss, perché i sovietici non ci volevano come membri effettivi, mentre a Roma esisteva già la Fao, Agenzia specializzata delle Nazioni Unite? La risposta sarà il tema del prossimo articolo.

1945 51 paesi membri
Argentina, Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa [+], Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Cecoslovacchia [+], Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador , Egitto [+], El Salvador, Etiopia, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Arabia Saudita, Siria [+], Turchia, Repubblica socialista sovietica ucraina, Unione del Sud Africa, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche [+], Regno Unito, Regno Gli Stati, Uruguay, Venezuela, Yugoslavia [+]

1946 55 iscritti
Afghanistan, Islanda, Siam (oggi Thailandia), Svezia

1947 57 membri
Pakistan, Yemen [+]

1948 58 Membri
Birmania [+]

1949 59 iscritti
Israele

1950 60 Membri
Indonesia [+]

1955 76 Membri
Albania, Austria, Bulgaria, Cambogia, Ceylon [+], (oggi Sri Lanka), Finlandia, Ungheria, Irlanda, Italia, Giordania, Laos, Libia [+], Nepal, Portogallo, Romania, Spagna

1956 80 Membri
Giappone, Marocco, Sudan, Tunisia

1957 82 iscritti
Ghana, Federazione di Malaya [+]

1958 82 iscritti
Guinea

1960 99 deputati
Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Congo (Brazzaville), Congo (Leopoldville) [+], di Cipro, dal Dahomey [+], (Benin) Gabon, Costa d'Avorio [+], malgasce Repubblica (Madagascar), Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Togo, Alto Volta [+]

1961 104 deputati
Mauritania, Mongolia, Sierra Leone, Tanganica [+]

1962 110 deputati
Algeria, Burundi, Giamaica, Ruanda, Trinidad e Tobago, Uganda

1963 113 deputati
Kenya, Kuwait, Zanzibar [+] (Tanzania)

1964 115 Membri
Malawi, Malta, Zambia

1965 117 deputati
Gambia, Isole Maldive, Singapore [+]

1966 122 deputati
Barbados, Botswana, Guyana, Lesotho

1967 123 deputati
Yemen [+]

1968 126 deputati
Guinea Equatoriale, Mauritius, Swaziland

1970 127 deputati
Fiji

1971 132 deputati
Bahrein, Bhutan, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti

1973 135 Membri
Bahamas, Repubblica federale di Germania [+], Repubblica democratica tedesca [+]

1974 138 deputati
Bangladesh, Grenada, Guinea-Bissau

1975 144 deputati
Capo Verde, Isole Comore, Mozambico, Papua Nuova Guinea, Sao Tome e Principe, Suriname

1976 147 deputati
Angola, Samoa, Seychelles

1977 149 deputati
Gibuti, Viet Nam

1978 151 deputati
Dominica, Isole Salomone

1979 152 deputati
Saint Lucia

1980 154 deputati
Saint Vincent e Grenadine, Zimbabwe

1981 157 deputati
Antigua e Barbuda, Belize, Vanuatu

1983 158 deputati
Saint Christopher e Nevis

1984 159 deputati
Brunei Darussalam

1990 159 deputati
Liechtenstein, Namibia

1991 166 deputati
Democratica People's Republic of Korea, Estonia, Repubblica Democratica Lettonia, Lituania, Isole Marshall, Stati Federati di Micronesia, la Repubblica di Corea

1992 179 deputati
Armenia, Azerbaigian, Bosnia-Erzegovina [+], Croazia [+], Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, San Marino, Slovenia [+], Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan

1993 184 deputati
Andorra, Repubblica Ceca [+], Eritrea, Monaco, Slovacchia [+], ex Repubblica iugoslava di Macedonia [+]

1994 185 deputati
Palau

1999 188 deputati
Kiribati, Nauru, Tonga

2000 189 deputati
Repubblica federale di Iugoslavia [+], Tuvalu

2002 191 deputati
Svizzera, Timor-Leste

2006 192 paesi Membri
Montenegro [+]


A
• Afghanistan - 10 novembre 1946
• Albania - 14 dicembre 1955
• Algeria - 8 ottobre 1962
• Andorra - 28 luglio 1993
• Angola - 1º dicembre 1976
• Antigua e Barbuda - 11 novembre 1981
• Arabia Saudita - 24 ottobre 1945
• Argentina - 24 ottobre 1945
• Armenia - 2 marzo 1992
• Australia - 1º novembre 1945
• Austria - 14 dicembre 1955
• Azerbaigian - 2 marzo 1992
B
• Bahamas - 18 settembre 1973
• Bahrain - 21 settembre 1971
• Bangladesh - 17 settembre 1974
• Barbados - 9 dicembre 1966
• Belgio - 27 dicembre 1945
• Belize - 25 settembre 1981
• Benin - 20 settembre 1960
• Bhutan - 21 settembre 1971
• Bielorussia - 24 ottobre 1945 (RSS Bielorussa)
• Bolivia - 14 novembre 1945
• Bosnia-Erzegovina - 22 maggio 1992
• Botswana - 17 ottobre 1966
• Brasile - 24 ottobre 1945
• {{BandieraBjhg ghvhjhc jhf jhyt dicembre]] 1955
• Burkina Faso - 20 settembre 1960
• Burundi - 18 settembre 1962
C
• Cambogia - 14 dicembre 1955
• Camerun - 20 settembre 1960
• Canada - 9 novembre 1945
• Capo Verde - 16 settembre 1975
• Ciad - 20 settembre 1960
• Cile - 24 ottobre 1945
• Cina - 24 ottobre 1945
• Cipro - 20 settembre 1960
• Colombia - 5 novembre 1945
• Comore - 12 novembre 1975
• Corea del Nord - 17 settembre 1991
• Corea del Sud - 17 settembre 1991
• Costa Rica - 2 novembre 1945
• Costa d'Avorio - 20 settembre 1960
• Croazia - 22 maggio 1992
• Cuba - 24 ottobre 1945
D
• Danimarca - 24 ottobre 1945
• Dominica - 18 dicembre 1978
E
• Ecuador - 21 dicembre 1945
• Egitto - 24 ottobre 1945
• El Salvador - 24 ottobre 1945
• Emirati Arabi Uniti - 9 dicembre 1971
• Eritrea - 28 maggio 1993
• Estonia - 17 settembre 1991
• Etiopia - 13 novembre 1945
F
• Figi - 13 ottobre 1970
• Filippine - 24 ottobre 1945
• Finlandia - 14 dicembre 1955
• Francia - 24 ottobre 1945
G
• Gabon - 20 settembre 1960
• Gambia - 21 settembre 1965
• Georgia - 31 luglio 1992
• Germania - 18 settembre 1973
• Ghana - 8 marzo 1957
• Giamaica - 18 settembre 1962
• Giappone - 18 dicembre 1956
• Gibuti - 20 settembre 1977
• Giordania - 14 dicembre 1955
• Grecia - 25 ottobre 1945
• Grenada - 17 settembre 1974
• Guatemala - 21 novembre 1945
• Guinea - 12 dicembre 1958
• Guinea-Bissau - 17 settembre 1974
• Guinea Equatoriale - 12 novembre 1968
• Guyana - 20 settembre 1966
H
• Haiti - 24 ottobre 1945
• Honduras - 17 dicembre 1945
I
• India - 30 ottobre 1945
• Indonesia - 28 settembre
• Iran - 24 ottobre 1945
• Iraq - 21 dicembre 1945
• Islanda - 19 novembre 1946
• Isole Marshall - 17 settembre 1991
• Isole Salomone - 19 settembre 1978
• Israele - 11 maggio 1949
• Italia - 14 dicembre 1955
K
• Kazakistan - 2 marzo 1992
• Kenya - 16 dicembre 1963
• Kirghizistan - 2 marzo 1992
• Kiribati - 14 settembre 1999
• Kuwait - 14 maggio 1963
L
• Laos - 14 dicembre 1955
• Lesotho - 17 ottobre 1966
• Lettonia - 17 settembre 1991
• Libano - 24 ottobre 1945
• Liberia - 2 novembre 1945
• Libia - 14 dicembre 1955
• Liechtenstein - 18 settembre 1990
• Lituania - 17 settembre 1991
• Lussemburgo - 24 ottobre 1945
M
• Madagascar - 20 settembre 1960
• Malawi - 1º dicembre 1964
• Malesia - 17 settembre 1957
• Maldive - 21 settembre 1965
• Mali - 28 settembre 1960
• Malta - 1º dicembre 1964
• Marocco - 12 novembre 1956
• Mauritania - 27 ottobre 1961
• Mauritius - 24 aprile 1968
• Messico - 7 novembre 1945
• Moldavia - 2 marzo 1992
• Monaco - 28 maggio 1993
• Mongolia - 27 ottobre 1961
• Montenegro - 28 giugno 2006
• Mozambico - 16 settembre 1975
• Myanmar (Birmania) - 19 aprile 1948
N
• Namibia - 23 aprile 1990
• Nauru - 14 settembre 1999
• Nepal - 14 dicembre 1955
• Nicaragua - 24 ottobre 1945
• Niger - 20 settembre 1960
• Nigeria - 7 ottobre 1960
• Norvegia - 27 novembre 1945
• Nuova Zelanda - 24 ottobre 1945
O
• Oman - 7 ottobre 1971
P
• Paesi Bassi - 10 dicembre 1945
• Pakistan - 30 settembre 1947
• Palau - 15 dicembre 1994
• Panamá - 13 novembre 1945
• Papua Nuova Guinea - 10 ottobre 1975
• Paraguay - 24 ottobre 1945
• Perù - 31 ottobre 1945
• Polonia - 24 ottobre 1945
• Portogallo - 14 dicembre 1955
Q
• Qatar - 21 settembre 1971
R
• Regno Unito - 24 ottobre 1945
• Repubblica Ceca - 19 gennaio 1993
• Repubblica Centrafricana - 20 settembre 1960
• Repubblica del Congo - 20 settembre 1960
• RD del Congo - 20 settembre 1960
• Repubblica di Macedonia - 8 aprile 1993
• Repubblica d'Irlanda - 14 dicembre 1955
• Repubblica Dominicana - 24 ottobre 1945
• Romania - 14 dicembre 1955
• Ruanda - 18 settembre 1962
• Russia - 24 ottobre 1945
S
• Saint Kitts e Nevis - 23 settembre 1983
• Santa Lucia - 18 settembre 1979
• Saint Vincent e Grenadine - 16 settembre 1980
• Samoa - 15 dicembre 1976
• San Marino - 2 marzo 1992
• São Tomé e Príncipe - 16 settembre 1975
• Senegal - 28 settembre 1960
• Serbia - 1º novembre 2000
• Seychelles - 21 settembre 1976
• Sierra Leone - 27 settembre 1961
• Singapore - 21 settembre 1965
• Siria - 24 ottobre 1945
• Slovacchia - 19 gennaio 1993
• Slovenia - 22 maggio 1992
• Somalia - 20 settembre 1960
• Spagna - 14 dicembre 1955
• Sri Lanka - 14 dicembre 1955
• Stati Federati di Micronesia - 17 settembre 1991
• Stati Uniti d'America - 24 ottobre 1945
• Sudafrica - 7 novembre 1945
• Sudan - 12 novembre 1956
• Suriname - 4 dicembre 1975
• Svezia - 19 novembre 1946
• Svizzera - 10 settembre 2002 [1]
• Swaziland - 24 settembre 1968
T
• Tagikistan - 2 marzo 1992
• Tanzania - 14 dicembre 16 dicembre 1963)
• Thailandia - 16 dicembre 1946
• Timor Est - 27 settembre 2002
• Togo - 20 settembre 1960
• Tonga - 14 settembre 1999
• Trinidad e Tobago - 18 settembre 1962
• Tunisia - 12 novembre 1956
• Turchia - 24 ottobre 1945
• Turkmenistan - 2 marzo 1992
• Tuvalu - 5 settembre 2000
U
• Ucraina - 24 ottobre 1945
• Uganda - 25 ottobre 1962
• Ungheria - 14 dicembre 1955
• Uruguay - 18 dicembre 1945
• Uzbekistan - 2 marzo 1992
V
• Vanuatu - 15 settembre 1981
• Venezuela - 15 novembre 1945
• Vietnam - 20 settembre 1977
Y
• Yemen - 30 settembre 1947
Z
• Zambia - 1º dicembre 1964
• Zimbabwe - 25 agosto 1980

Google e i Down

Google e i Down
di Roberto Maurizio

Ai confini della realtà

.


E’ facile prendersela con la pistola e non con il grilletto. Ad armare l’arma è sempre una mente malata. Una mente prodotta da una società incivile, nella quale chi spara sa che deve uccidere. Il filmato pubblicato su Google sul ragazzo Down (con la D maiuscola, perché i down con la d minuscola sono solo quei coglioni che si divertono e non pensano minimamente che il loro cervello è ancora più down di qualsiasi bestia mai esistita nell’Universo) rappresenta la bassezza nella quale è scivolata quest’Italia che viene elogiata a San Remo, da Pupo. Un’Italia, senza un minimo di dignità, è un’Italia senza valori. E i partiti, tutti, non hanno nulla da raccontare, perché sono senza valori, a cominciare da quello che si fregia con il nome “dei Valori”.

Più spari, più parli, più rubi, più diventerai un politico italiano





Ma di che “Valori” stiamo parlando, quando quattro ragazzotti, ignoranti, coglioni, scellerati e imbecilli offendono la dignità di un ragazzo “diverso”. Diverso è il modo di trattare le persone colpevoli di questo reato e prendersela con Google. Quanti ragazzi, studenti, coglioni e stronzi hanno ripreso l’insegnate di geografia e sputtanata su Internet? Questi imbecilli dovrebbero essere individuati e messi alla gogna, cacciati dalla società, ma saranno sicuramente quelli che guideranno questo povero paese malato e imbrigliato tra fango, ingiustizie, multe e oscenità. Ma tanto è un gioco! Negli anni ’70 si faceva il gioco della Rivoluzione, delle Br, dei Neri di Acca Larenzia.


La gogna della vergogna



Oggi, quei giovani, guidano il paese. Verrà il tempo che anche per questi imbecilli di oggi sarà il momento di guidare questo paese senza capo né coda, e non subiranno nemmeno la gogna della vergogna. Sparare sulla Croce Rossa, riprendere un’insegnante di geografia dietro una cartina, farsi quattro risate quando la “vita” (quel processo che va dalla nascita alla morte) ti vedrà spiaccicato sul lato destro del fiume Congo, dove soltanto la pietas degli animali avranno cura di una povera carcassa sgangherata dagli artigli e dai denti famelici della crudeltà della cattiveria innata in certe pattumiere che contengono solo fango e sporcizia. E’ inutile che Google sia crocefisso. Ci penseranno per te i coccodrilli.


I giudici? I coccodrilli
...


Diamo, dunque, in pasto questi scellerati studenti di merda ai coccodrilli (alla legge). Forse, non piangeranno nemmeno dopo aver assaporato una carne schifosa che potrebbe essere digerita soltanto dagli alieni, quelli che frantumano le ossa degli umani con la varechina, con il Ddt, con un solo sorriso, quello di avere di fronte gli esseri più abietti dell’Umanità. Per conquistare questo posto d’onore non bisogna per forza ammazzare milioni di persone. Basta non rispettare il “diverso”, come la Professoressa (down) di Geografia dietro la lavagna con la schiena nuda e con le calze a rete. Discorsi, inutili, come altrettanto inutile è far capire agli autori di queste orrende storie di stragi contro i ragazzi “down”, chiamiamoli handicappati, che la loro infamità non ha confini con la realtà. Solo i coccodrilli, con tutto il rispetto di questi animali nobili che non usano le stesse strategie di queste iene (anch’esse, da rispettare), di questi barbari disumani che hanno solo come ultimo fine il niente, la violenza per la violenza fine a se stessa!

23 febbraio 2010

Voci dal Congo. Hic sunt leones

Voci dal Congo. Hic sunt leones
di Roberto Maurizio
Il grido senza voce di questo bambino congolese armato fino al denti, mentre dietro di lui, imperterrito, scorre lento il Grande Padre Congo, la Grande Madre Zaire, la Superba Puttana di una terra africana abbandonata dalla storia e dalla pietas. Africa, spezza le tue catene, solleva la tua fronte, il buio finirà, percuoti i tuoi tamburi, il vento della gloria s'alzerà


Un seul homme peut declencher une guerre mais il faut être deux pour faire la paix (meglio se in tre, ndr)
(proverbio del Cameroun)


La “Prima” guerra mondiale africana



Nella Repubblica Democratica del Congo si sta consumando una delle più gravi crisi umanitarie al mondo: dal 1998 al 2010, in 12 anni, la “guerra civile” che ha coinvolto paesi limitrofi e grandi potenze, come gli Stati Uniti e la Cina, ha provocato circa 5 milioni di morti, il bilancio più sanguinoso dalla Seconda guerra mondiale. Per questo e non per altro, la trucida lotta intestina all’interno dell’Africa nera è stata ribattezzata come la “Prima guerra mondiale africana”. La quasi totalità delle vittime sono civili, la metà delle quali bambini, che costituiscono oltre il 50% della popolazione congolese: se negli anni molti sono morti a causa dei combattimenti, un numero certamente maggiore è deceduto per fame, malattie, mancanza d'acqua potabile e d'ogni tipo d'assistenza medica e sociale. La storia di questo paese, grande come un quarto dell'Europa, è segnata da numerosi conflitti finalizzati spesso al controllo delle immense risorse naturali di cui dispone: oro, diamanti, uranio, cobalto, rame e coltan (columbite-tantalite, metallo utilizzato nella telefonia cellulare e per le componenti informatiche), legno pregiato e gomma arabica. Sfruttato prima dalla colonizzazione belga, poi dalla trentennale dittatura di Sese Seko Mobutu (1965-1997) quindi, a partire dagli anni '90, invaso dagli eserciti dei paesi vicini e da bande mercenarie che hanno sostenuto e alimentato la guerra civile e gli scontri tra le componenti etniche delle province frontaliere.

Stragi nel Nord Kivu


Nonostante le regioni centrali e occidentali abbiano raggiunto una certa stabilità dopo le elezioni del 2006, il susseguirsi di conflitti localizzati e a intensità variabile - come quello gravissimo ora in atto nel Nord Kivu, nell'Est del paese - insieme allo scoppio ricorrente di epidemie gravissime, alla malnutrizione infantile e ad una generale situazione di povertà ed insicurezza continuano a porre quotidianamente a rischio la vita di centinaia di migliaia di bambini. Negli ultimi 4 mesi del 2009, oltre 252.000 persone sono rimaste sfollate - più di 1,3 milioni dall'inizio della crisi, nel novembre/dicembre 2006, tra le province di Nord Kivu, Sud Kivu e Orientale - a causa del conflitto nell'Est del Congo, che si caratterizza sempre di più come una guerra contro i civili. Decine di migliaia di persone sono state costrette alla fuga in Uganda e Sud Sudan; l'esercito regolare che dovrebbe difenderle si abbandona spesso a razzie e violenze; in tutta la regione nordorientale del Congo migliaia di civili restano intrappolati negli scontri tra ribelli, eserciti e milizie locali. L'arresto in Ruanda dell'ex generale ribelle Laurent Nkunda, lo scorso 22 gennaio, e l'offensiva congiunta lanciata il 20 gennaio da esercito congolese e ruandese contro FDLR e milizie Interhamwe - i ribelli hutu ruandesi entrati in Congo dopo il genocidio del '94 in Ruanda, tra i principali fattori d'instabilità nell'est del Congo - creano nuovi scenari per la crisi umanitaria nel Nord Kivu: se l'arresto di Nkunda potrebbe condurre, nel prossimo futuro, ad una stabilizzazione della regione, nell'immediato l'improvviso dispiegamento di truppe ruandesi presso Goma e nel territorio di Rutshuru, senza coordinamento alcuno con i caschi blu della MONUC, pone nuovi e gravi rischi per la popolazione civile e fa temere nel breve e medio periodo lo sfollamento di oltre 650.000 persone. Parallelamente, la situazione umanitaria si presenta in drammatico deterioramento nella provincia dell'Orientale, nel Nordest del paese, dove i continui attacchi dei ribelli ugandesi dell'LRA hanno fatto nelle ultime settimane più morti che non 6 mesi di guerra nel Nord Kivu: dall'inizio degli attacchi indiscriminati contro villaggi congolesi, a metà settembre, l'LRA ha provocato la morte di oltre 900 persone, 700 delle quali uccise dalla fine di dicembre, spesso in modo brutale. Il 26 gennaio 2009 si aperto alla Corte penale internazionale il primo processo della storia in cui il capo d'accusa è l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni, intentato contro Thomas Lubanga, ex capo dei ribelli del FPLC, attivi nei primi anni del 2000 in Ituri, provincia dell'Orientale, nell'Est del Congo. Lubanga è accusato di crimini di guerra per aver arruolato e utilizzato bambini in combattimento tra il 2002 e il 2003.

Silenzio assoluto in Italia: mai oltre Castel Gandolfo




Mentre Di Pietro e la Magistratura cercano di fare arrestare il Bokassa italiano, Silvio Berlusconi, colluso con la Mafia e anche un po’ cannibale, mentre Bersani, con l’appoggio de La Repubblica, di Santoro, di Floris, di Totti e consorte con le Iene, della Litizzetto con Fazio e l’Annunziata, chiedono gli arresti domiciliari di tutti i farabutti del Pdl, compresa la Polverini, in Africa, a meno di 8 ore di volo, si sta producendo un massacro che non sfiora nemmeno il Papa. Il motto di questi italioti è: mai oltre Castel Gandolfo. Se si esclude un’interrogazione parlamentare dell’On. Leoluca Orlando e qualche Organizzazione non governativa umanitaria, e tante parrocchie dove il senso della cristianità e ancora vivo e presente, in Italia, come al solito, si abbatte il silenzio sul dramma che si sta verificando nel Congo, nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare nella regione del Kivu. "Siamo in presenza di un intreccio drammatico tra una gravissima emergenza umanitaria, in un paese ricchissimo di beni naturali, e livelli di corruzione riconosciuto da triste primato mondiale" ha dichiarato il 16 febbraio scorso Leoluca Orlando, portavoce nazionale di Italia dei Valori e primo firmatario della mozione Idv alla quale si sono unite le mozioni di tutti gli altri gruppi parlamentari. "Il nostro Paese – ha aggiunto - deve assumere un ruolo forte in sede europea e Onu, con maggiore incisività e senza tentennamenti, al fine di garantire più efficacemente la sicurezza della popolazione congolese e favorire ogni sforzo diplomatico indispensabile per far cessare le inaccettabili violazioni dei diritti umani in quell'area". Subito dopo, tra la schifezza di San Remo e gli scandali della Protezione Civile, di Kivu nemmeno l’ombra. Un’Italia provinciale, un’Italia al confine della realtà e fuori dalla globalizzazione e dentro la sua spazzatura interna.

Un paese “abbracciato” dal “Grande Fiume”



Situata nel cuore dell’Africa Centrale, la Repubblica Democratica del Congo confina a Nord con Camerun e Sudan, a Sud con Angola e Zambia, a Est con Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania e a Ovest ancora con l’Angola e con il Congo-Brazzaville, Repubblica Popolare del Congo. Inoltre una breve striscia di terra che parte dalla capitale Kinshasa verso ovest arriva fino all’Oceano Atlantico, dividendo l’Angola dalla regione della Cabinda. Il paese è dominato dal bacino del fiume Congo, che ospita la seconda foresta pluviale più grande del mondo dopo quella amazzonica e copre quasi la metà del territorio congolese. La Repubblica Democratica del Congo, che occupa la maggior parte del bacino del fiume Congo, è attraversato dall’equatore e ha caratteristiche geografiche molto differenti: montagne e foreste nel Nord e verso Ovest, vulcani e laghi nella regione di Kivu, vaste foreste pluviali sul confine occidentale con il Congo. Un’alta pianura si estende nella parte orientale, intorno ai laghi Tanganica, Kivu, Edward, Albert e Bukavu. Nel Sud-Est si eleva un altopiano che a Shaba raggiunge i 1.000 metri di altitudine. Nel Sud, coperto da savane, vive la maggior parte della popolazione. La foresta pluviale ricopre gran parte del bassopiano della Repubblica Democratica del Congo e contiene una grande varietà di specie alcune della quali rare ed endemiche, fra queste lo scimpanzé, il bonobo, il gorilla di montagna, l'okapi e il rinoceronte bianco. Cinque dei parchi nazionali del paese sono compresi nel patrimonio dell'umanità dell'Unesco: Garamba National Park, Kahuzi-Biega National Park, Salonga National Park, Virunga National Park, Okapi Wildlife Reserve. Il clima è, ovviamente, diversificato, vista l’estensione del paese: si va dal clima equatoriale, molto umido e piovoso, presso il bacino del fiume al clima tropicale nella savana, gradualmente mitigato dall’altitudine nei pressi dei rilievi orientali.

Una Babele nera



Ordinamento politico è quello di una Repubblica presieduta dal 26 gennaio 2001 da Joseph Kabila in seguito all’assassinio del padre Laurent Kabila. Primo ministro e Adolphe Muzito. Su una superficie totale di 2.344.860 chilometri quadrati vivono 52.800.000 abitanti, con una densità di 21,8 abitanti per Kmq; la capitale è Kinshasa (fino al 1966 Léopoldville o Leopoldstad) che è anche la maggiore città (7.500.000 abitanti, stime 2005) del paese. È la terza grande area metropolitana dell'Africa dopo Il Cairo e Lagos. Nell'ordinamento amministrativo del paese, Kinshasa è sia una città che una provincia (in modo analogo a Parigi nell'ordinamento francese, che è sia una città che un dipartimento). Da sempre, la lingua ufficiale dell’ex Congo Belga è il Francese. Essa è usata come lingua etnicamente neutrale e come lingua franca di comunicazione tra i differenti gruppi etnici del paese. Sono state stimate 242 lingue parlate nel paese dove coesistono altrettanti gruppi etnici africani, in maggioranza bantù, quattro tribù principali (Mongo, Luba, Kongo e Mangbetu-Azande) costituiscono il 45% della popolazione. Di queste lingue, soltanto quattro hanno lo status di idiomi nazionali sin dai tempi dello Stato Libero: Kikongo, Lingala, Tshiluba e Swahili. Il Lingala, é stata fatta lingua ufficiale dell'esercito sotto Mobutu, ma dalle ribellioni dell'esercito nell'Ovest si usa anche lo Swahili.
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Tra i dieci paesi più arretrati del mondo




La religione è prevalentemente cattolica, con presenza di protestanti (insieme circa il 70%, animisti (20%) e musulmani (10%). La crescita demografica annua si attesta sul 3%, la popolazione urbana ammonta al 31,2% del totale. Il tasso di alfabetizzazione si ferma al 62,7% (74,2% maschi, 51,8% femmine); la mortalità infantile arriva quasi al 13%, mentre l’aspettativa di vita alla nascita è di appena 45 anni. Il tasso Hiv/Aids è del 4,2%. L’indice di sviluppo umano calcolato, secondo i calcoli del 2008 dell’Undp (United Nations Development Programme) raggiunge appena 0,365 punti e colloca il paese al 168° posto si 177 Stati. Il Pil, sempre nel 2008, toccava i 5.600 milioni di dollari Usa, la sua ripartizione privilegiava l’agricoltura (58,7%), seguita dal terziario (28,8%) e dall’industria (12,5%). la moneta usata è il Franco congolese. La crescita economica viaggiava intorno al 6,3% annuo nel 2004 e 2005; il reddito nazionale lordo per abitante, sempre nello stesso periodo in considerazione era di 110 dollari Usa per abitante, l’inflazione toccava il 14%. Le esportazioni congolesi di 1.242 milioni di dollari Usa erano inferiori alle importazioni del paese che, sempre nel 2004-2005 erano di 1,379 milioni di Usd. Il Congo è uno dei paesi più ricchi di risorse naturali di tutto il continente africano: oltre che su un enorme bacino idrico e su terreni fertili, il paese può contare sui numerosi giacimenti di diamanti, oro, coltan, rame e altri minerali preziosi, che potrebbero garantire senza problemi lo sviluppo del paese. Sfortunatamente però finora le ricchezze congolesi hanno solo attirato gli appetiti di dittatori corrotti e di paesi stranieri, rivelandosi essere la causa di tutte le recenti disgrazie del paese. Lo sfruttamento dei giacimenti diamantiferi è cresciuto del 37% l’anno scorso, mentre l’estrazione di rame e coltan ha subito una battuta d’arresto anche a causa dei debiti in cui naviga la compagnia mineraria statale Gécamines. L’economia del paese è comunque in costante crescita da 3 anni, e nel 2004 ha fatto registrare un più che confortante progresso del 6,3%. Sarà importante rimettere in sesto le infrastrutture e in maniera particolare le reti di trasporto. I fondi necessari dovrebbero essere garantiti nei primi anni dai paesi donatori. Sarà importante anche riavviare lo sviluppo agricolo, dal quale dipende ancora buona parte della forza-lavoro. Per il resto, le note più positive arrivano dall’industria di lavorazione del legname e dalle compagnie di telecomunicazione, mentre il settore tessile è in crisi a causa della concorrenza dei capi di vestiario cinesi a basso costo. Il settore bancario è da ricostruire completamente. Le principali risorse economiche della Rdc sono, quindi, il rame, i diamanti e l’oro. L’economia di basa sull’agricoltura, caffè e zucchero, sulle foreste, legname pregiato, risorse minerarie (diamante, zinco e rame), sui prodotti tessili, alimentari e sulla pesca. Le spese militari pari a 93,5 milioni di Usd rappresentano l’1,66% del Pil. I parner principali sono: Belgio, Stati Uniti, Finlandia, Sudafrica, Germania, Kenya, Nigeria e Francia.

Stanley e Leopoldo: una storia di guerra e di sangue


Nel XV secolo i primi esploratori che arrivano sulla costa entrano in contatto con il vasto impero del Kongo, che al massimo splendore si estenderà dalle coste dell’attuale Angola fino a quelle del Gabon. L’impero sfrutta soprattutto il commercio di avorio, prodotti di rame e schiavi che arrivano nel bacino del fiume da tutta l’Africa centrale, e che permetteranno la sopravvivenza della formazione politica fino all’800. Nell’Est del paese invece il commercio degli schiavi viene organizzato dai mercanti arabi di Zanzibar. La difficoltà di penetrare nella fitta foresta pluviale fa sì che solo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si esplori l’interno del paese. L’esploratore britannico Henry Morton Stanley risale così lungo il corso del fiume Congo verso il 1870, per conto del re del Belgio Leopoldo II che vede premiati i suoi sforzi al Congresso di Berlino del 1878. Il Congo infatti viene affidato al sovrano come possedimento personale, nonostante venga proclamato stato libero. Il dominio belga si rivela essere uno dei peggiori regimi colonialisti, tanto che all’inizio del secolo successivo saranno già 10 milioni i Congolesi morti a causa della feroce repressione delle forze di sicurezza, impegnate a organizzare al meglio la produzione della gomma. Le vibrate proteste internazionali costringono il Belgio a annettere il Congo come colonia nel 1908, ma senza che le condizioni della popolazione migliorino. Il paese si ritroverà a essere suo malgrado protagonista anche durante la seconda guerra mondiale, visto che l’uranio impiegato per la fabbricazione delle atomiche americane verrà proprio dai giacimenti congolesi.
Kasavubu, Lumumba, Tshombe (Ciombè). I Tutsi gli Hutu (come Soru) e i Watussi
Dopo 10 anni di mobilitazione, finalmente il paese riesce a proclamarsi indipendente nel giugno 1960. Immediatamente scoppia una rivolta in seno alle Forze Armate, dove sono impiegati elementi belgi soprattutto tra gli ufficiali. La gravità della situazione spinge i due leader congolesi, il presidente Joseph Kasavubu e il premier Patrice Lumumba, a rivolgersi all’Onu e a “epurare” l’esercito dagli elementi europei. Migliaia di bianchi abbandonano il paese e soprattutto l’amministrazione, lasciando il Congo nel caos. Giunge intanto un contingente Onu, che si trova subito a dover affrontare la delicata questione della secessione del Katanga, regione ricca di minerali preziosi spinta a intraprendere la lotta armata da alcune compagnie minerarie europee che non vogliono perdere i privilegi acquisiti nella zona. A capo della rivolta si trova Moise Tshombe. Lumumba chiede inizialmente aiuto ai caschi blu per riportare l’ordine nel paese, ma l’Onu si rifiuta di intervenire nella guerra contro i secessionisti in quanto forza neutra. Per tutta risposta il premier decide di affidarsi all’aiuto dell’Urss, scatenando così la rappresaglia di Belgio e Usa: dopo un fallito attentato ai suoi danni, Lumumba viene destituito da Kasavubu e, a fine anno, posto agli arresti domiciliari dal Capo di Stato Maggiore Joseph Mobutu. Un tentativo di fuga di Lumumba, che avrebbe dovuto raggiungere i suoi fedelissimi a Stanleyville (ora Kisangani) fallisce, e l’ex-premier nuovamente catturato viene consegnato ai ribelli di Tshombe, che nel gennaio del 1961 lo uccidono. La notizia viene diffusa solamente il mese successivo, provocando manifestazioni e scontri in tutto il paese. La situazione militare migliora solamente nel 1963, quando grazie all’aiuto dell’Onu l’esercito riesce a avere ragione dei secessionisti katanghesi. Tshombe fugge all’estero, ma viene richiamato da Kasavubu e messo a capo del governo per sancire la riconciliazione nazionale.


Africanizzazione



La difficile situazione economica e l’instabilità interna però spingono gli alleati occidentali a appoggiare un uomo forte, che governi con pugno di ferro il paese. La scelta cade su Mobutu, che nel 1965 rovescia con un colpo di stato Kasavubu e si autoproclama presidente, sciogliendo i partiti e il Parlamento. Comincia così il regno del dittatore, che regnerà sul paese fino al 1997. Il dominio di Mobutu si caratterizza subito come estremamente duro, con una sistematica violazione dei diritti umani (specie nei confronti degli oppositori politici) e una corruzione dilagante, tanto che nel 1984 i fondi esteri intestati al presidente ammonteranno a 4 miliardi di dollari. Mobutu si impegna dalla metà degli anni ’60 in una politica di africanizzazione, che porta a cambiare il nome di numerose città: la capitale Leopoldville diventa Kinshasa, lo stesso presidente cambia nome in Mobutu Sese Seko e il paese nel 1971 viene rinominato Zaire. Il dominio del signore e padrone del Congo comincia a vacillare solo all’inizio degli anni ’90, quando il crollo dell’Urss fa perdere a Mobutu molta importanza. Da allora in poi si moltiplicheranno le richieste per una liberalizzazione della vita politica.

Corruzione dilagante: l’Africa senza Bertolaso e senza Veltroni



Nel 1994 l’Est del paese viene investito dall’ondata di profughi provenienti dai vicini Ruanda e Burundi, che complicano il quadro politico. Nel 1996 proprio la persecuzione dei profughi Tutsi orchestrata dal governo di Mobutu fornirà il pretesto ai ribelli capeggiati da Laurent Kabila, e armati da Uganda e Ruanda, per cominciare la lotta armata contro il dittatore. Lo sfacelo delle Forze Armate congolesi è evidente, tanto che l’esercito si sfalda non opponendo alcuna resistenza al manipolo di ribelli, che anzi durante la loro avanzata accrescono i propri effettivi arruolando i tanti oppositori del regime. Nel 1997 Mobutu fugge, lasciando il paese nel caos e in mano a Kabila. Il nuovo governo congolese non si differenzia molto dal primo: corruzione dilagante e nessuna attenzione verso le condizioni della popolazione. Ben presto i paesi vicini, delusi dall’uomo che avevano contribuito a portare al potere, decidono di rovesciarlo finanziando una serie di gruppi ribelli che operano sempre nell’Est del paese.

I portoghesi sempre senza biglietti





Comincia la guerra civile, che vede impegnate anche le truppe di Ruanda, Burundi e Uganda a sostegno dei ribelli, e quelle di Zimbabwe, Namibia e Angola a fianco del presidente. Una vera e propria guerra mondiale africana, come la definirà Madeleine Allbright, che si rivelerà essere il conflitto più sanguinoso dalla seconda guerra mondiale: ben 3.500.000 morti, la maggior parte dei quali civili. Una guerra che non si conclude neanche con l’assassinio di Kabila, avvenuto per mano di una sua guardia del corpo nel gennaio 2001. Al potere sale il figlio Joseph Kabila, che intavola subito trattative per arrivare alla firma degli accordi di pace. Il nuovo governo di transizione che segna però la fine delle ostilità viene inaugurato solo nell’estate del 2003. La guerra nell’Est del paese non si è ancora conclusa: numerosi gruppi armati non hanno aderito al programma di disarmo e continuano a lanciare saltuariamente attacchi contro l’esercito, i civili o la Monuc, la missione Onu nel paese.

Le parti in conflitto e le armi


1997-2002: guerriglieri Tutsi del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rcd), appoggiati dal Ruanda, e del Movimento di Liberazione del Congo (Mlc), sostenuto dall'Uganda, contro il governo di Laurent Kabila (dal 2001 di suo figlio Joseph), appoggiato dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe, nonché da varie milizie filo-governative (Mayi-Mayi e Hutu Interahamwe). 1999-2003: scontri tra le fazioni rivali in cui si è diviso nel 1999 l'RCD, ovvero l'RCD-Goma (sostenuto dal Ruanda) e l'RCD-Kisangani ("ammutinati" sostenuti dall'Uganda). 1999-2005: milizie degli Hema dell’Unione dei Patrioti Congolesi (Upc) contro milizie Lendu del Fronte Nazionalista Integrazionista (Fni) nella regione nord-orientale dell'Ituri. Il governo ha ricevuto armi da Stati Uniti, Francia, Cina, Corea del Nord, Georgia, Polonia, altri Paesi dell'Europa dell'ex blocco sovietico (oltre che il diretto sostegno militare di Angola, Namibia e Zimbabwe); i guerriglieri dell'Rcd dal Ruanda, quelli dell'Mlc dall'Uganda.

Un pezzo di Italia nel Congo



L’Italia ricorda ancora i suoi tredici aviatori massacrati dalla furia omicida dei congolesi. L'eccidio di Kindu (o massacro di Kindu) avvenne tra l’11 e il 12 novembre 1961 a Kindu. I nostri soldati facevano parte del contingente dell'Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l'ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile. I tredici militari italiani formavano gli equipaggi di due C-119, bimotori da trasporto conosciuti come i vagoni volanti, della 46° Aerobrigata di stanza a Pisa. I due equipaggi italiani operavano da un anno e mezzo nel Congo ed il 23 novembre del 1961 dovranno rientrare in Italia. La mattina di sabato 11 novembre 1961 i due aerei decollano dalla capitale Leopoldville per portare rifornimento alla piccola guarnigione malese dell'Onu che controlla l'aeroporto poco lontano da Kindu, ai margini della foresta equatoriale. Era una regione dove i bianchi non stavano volentieri e che da mesi era sconvolta dal passaggio delle truppe di Gizenga provenienti da Stanleyville e diretti nel Katanga. Nessuno era in grado di controllare questi soldati: si ubriacavano; erano ossessionati dal terrore dei parà di Ciombè; privi di disciplina, compivano misfatti, ruberie, soprusi; terrorizzavano non solo gli europei di Kindu, ma la stessa popolazione indigena. Gli aerei italiani però non si dovevano fermare, dovevano subito rientrare alla base nella stessa giornata, solo il tempo di scaricare e, per gli equipaggi, di mangiare qualcosa. “I due C-119 compaiono nel cielo di Kindu poco dopo le 2 del pomeriggio, fanno alcuni giri sopra l'abitato, poi atterrano”. Così si legge nei libri di storia. “Da vari giorni in città c'è un'agitazione maggiore del solito. Fra i duemila soldati congolesi di Kindu si è sparsa la voce che è imminente un lancio di paracadutisti mercenari di Ciombe; da tempo le truppe di Gizenga che operano nel nord del Katanga, 500 chilometri più a sud, sono bombardati dagli aerei katanghesi. Quando, il sabato, vedono volteggiare in cielo i due aerei, la paura dei congolesi aumenta; il sospetto diventa certezza: sono i parà. Il terrore e il furore s'impossessano dei soldati, che saltono sui camion e vanno all'aeroporto e poi alla mensa dell'ONU, una villetta distante un chilometro, dove il maggiore Parmeggiani e gli altri italiani si sono recati in compagnia del maggiore Maud, comandante del presidio malese. All'arrivo dei congolesi, sempre più numerosi e minacciosi, gli italiani che sono disarmati, cercano di barricarsi all'interno dell'edificio ma vengono catturati. I pochi malesi di guardia vengono disarmati e malmenati. Il primo a morire è il tenente medico Remotti che tenta di fuggire. I dodici italiani superstiti vengono assaliti; poi pesti e sanguinanti, con il cadavere di Remotti, vengono caricati su due camion, portati in città, e scaricati dove termina la via principale, L'Avenue Lumumba Liberateur, davanti alla prigione, una costruzione bassa di mattoni rossi circondata da una muraglia”. “Alle prime luci della sera i militari italiani vengono finiti con due raffiche di mitra. Poi una folla inferocita si scaglia sui corpi martoriati e ne fa scempio a colpi di machete. Nel 1994 è stata riconosciuta alla loro memoria la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ecco i nomi: Onorio De Luca, pilota, 25 anni; Filippo Di Giovanni, motorista, 42 anni; Armando Fabi, elettromeccanico di bordo, 30 anni; Giulio Garbati, pilota, 22 anni; Giorgio Gonelli, pilota, 31 anni, vicecomandante; Antonio Mamone, marconista, 28 anni; Martano Marcacci, elettromeccanico di bordo, 27 anni; Nazzareno Quadrumani, motorista (nato a Montefalco-Perugia), 42 anni; Francesco Paga, marconista, 31 anni; Amedeo Parmeggiani, pilota, 43 anni, comandante dei due equipaggi; Silvestro Possenti, montatore, 40 anni; Francesco Paolo Remotti, medico, 29 anni; Nicola Stigliani, montatore, 30 anni. Solo nel 2007, i parenti delle vittime hanno ottenuto una legge sul risarcimento. Un monumento ai caduti di Kindu si trova all'ingresso dell'aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci, a Fiumicno; un altro è stato eretto a Pisa. Un altro italiano venne ucciso alcuni giorni prima, sempre in Congo, durante un'imboscata da parte di alcune truppe rivoluzionare. Si trattava del volontario Raffaele Soru, anch'egli decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

22 febbraio 2010

Pezzopane, due parole son troppe una è poca

Pezzopane, Abruzzo ingrato
di Roberto Maurizio


Lo schifo che viene fuori dall'Abruzzo è quello che tutti potevano prevedere in anticipo. Miliardi di euro sono stati convogliati nella ricostruzione di questa regione dove la provincia alza la voce solo prima delle elezioni. Nessun abruzzese, ad eccezione di Vespa, si è alzato le maniche per lavorare per la ricostruzione. Hanno atteso la manna dal cielo. Quella che hanno sempre ricevuto negli ultimi sessantanni a questa parte. L'unica cosa che gli abruzzesi, con la Pezzopane in primis e con il sindaco dell'Aquila, con accanto le foto di Borsellino e Falcone (che non hanno nulla a che fare con il granitico Abruzzo che non ha nel suo Dna la Mafia e quindi i difensori dello Stato contro la Mafia, ma non si sa mai, il sindaco sbatte dietro la sua lussuosa poltrona di servitore dello Stato le foto di chi è stato ammazzato per difendere lo Stato) sanno fare è chiudere il televoto e chiedere ancora più soldi. Dopo aver incassato miliardi gli abruzzesi vogliono ancora di più. La Pezzopane, che parla molto di più della sua altezza che è uguale a quella di Berlusconi e di Brunetta, sempre presi in giro, cerca voti per mangiare ancora di più alle spalle degli abitanti di questa bellissima regione resa invedibile da questi quattro cialtroni di politici. Quello che resterà impresso nella mente degli italiani è la vergogna di un Abruzzo che, con le chiavi in mano e con miliardi di detriti da spostare, non ha offerto nulla ad Haiti, che non fa nulla per il Darfur, che se ne frega della Somalia, che non conosce nemmeno l'esistenza del Congo, dove la guerra civile ha prodotto più di 3 milioni di morti. Certo, il riscontro non si fa sui numeri di morti. Ma ad Haiti ci sono stati quasi 300 mila morti. Ma se ai nababbi abruzzesi sono arrivati miliardi di aiuti sui quali continuano a sputarci sopra, in percentuale, quanto bisognerebbe versare per i bambini morti nel terromoto di Haiti. Quanti bambini di Haiti avranno la fortuna di arrivare ai 20 anni? Quanti bambini del Congo avranno la sventura di essere ancora una volta calpestati e violentati dalla furia umana prodotta da una guerra alla quale nessun abruzzese lancia un minimo segno. Fateci vedere cosa sapete fare abruzzesi, non solo quelli violentati da terremoto, ma anche altri sparsi nel mondo, nei confronti dei bambini che soffrono e che muoiono. Invece di mettere in testa prima di tutto il Partito, mettetevi in testo l'umanità. Se amate sarete amati. Ma, con la Pezzopane o Stregapede di passi avanti l'Abruzzo ne farà pochi. La Pezzopane parla benissimo, è come Ventola. Pannella parla male e non s capisce quello che dice. Quale la differenza: Pannella fa seguire ad ogni sua parola un'azione. Vendola, Stregapede o Pezzopane, parlano bene e razzolano male. L'Italia ha bisogno di persone che fanno (ogni riferimento a Berlusconi e a Bertolaso è fuori luogo, perché fra poco tutti e due saranno spazzati via dalla magistratura, anche per colpe commesse).

I sette virus dell'herpes

Tabacci tua e i sette virus dell'herpes
di Roberto Maurizio
Un paese alla deriva con un Festival di San Remo allo sbando. 12, 15 20 milioni di coglioni che guardano un programma senza senso. Un programma che annichilisce. Un programma che rende sempre più vivo e vegeto Tabacci. Tabacci tua, dove la burocrazia fa il bello e il cattivo tempo in questo paese di San Remo. Un Festival che ha sempre costituito una barriera corallina verso la democrazia. Un paese senza più speranze. Un paese colpito alle spalle da squallidi assassini provenienti dalla Spagna di Zapatero, la prima dei Pigs, dei porci europei, sottosviluppati che spacciano droga per sentirsi al passo con i tempi (Barcellona, una bomba ecologica che spacca la vita dei nostri figli, senza protezioni, peggio di Amsterdam, dove perlomeno c'è una protezione). Più sottosviluppato sei, meno protezioni hai. Per non parlare della squallida Albione, quell'Inghilterra che crede di fare il culo del mondo sempre, che insieme a Gad Lerner e agli ebrei, vuole farci la predica. Un paese alla deriva, dove gli abruzzesi con mille chiavi vogliono sbarazzarsi sotto elezioni la merda di macerie che li ha risparmiati. Ricostruite lì le vostre case. Non sarà oggi, non sarà domani, L'Aquila sarà di nuovo distrutta da questi barberi che hanno fregato i soldi degli italiani e ora vogliono dare i voti alla Pezzopane. Povera Maiella! Povera Gran Sasso! Non meritate di abitare la prima faglia tettonica sulla quale volete ricostruire case che saranno inesorabilmente distrutte dalla vostra malvagità. Solo le persone squallide avranno il diritto di esistere perlomeno sette settimane. Il massimo, per i malvagi!

Carta igienica

I Governatori e la carta igienica
di Roberto Maurizio



La mancanza della carta igienica nelle scuole italiane è simile alla mancanza del diritto e della giustizia in Italia. Sono elementi che non hanno mai fatto parte della cultura italiana, sono utilizzati da tutti i partiti senza ottenere nessuna soluzione. Tutti i partiti e i Governatori delle Regioni combattano a gran voce la mancanza della carta igienica nelle scuole italiane e poi non muovono un dito per poter dare ai nostri figli il supporto di un elementare diritto di pulizia. Purtroppo, di pulizia in Italia ce n'è poca. Esiste solo l'arroganza dell'ignoranza. La "povera" Gelmini, in attesa di un lieto evento, viene crocifissa perché nelle scuole italiane, per colpa del Governo, manca la carta igienica. Questa benedetta carta igienica nelle scuole italiane non è mai esistita. Anni '60, esistevano solo bagni allegati dall'ardore, dagli ormoni e dagli odori degli studenti e delle studentesse. I bidelli, ancor oggi, si lamentano dell'ignoranza degli alunni nei bagni e riprendono a gran voce i professori che lasciano sporco il bagno che loro (i bidelli) per contratto, dovrebbero pulire. Solo i professori senza prostata possono ancora calcare i sacri suoli della grande scuola italiana, dove i bidelli non puliscono e prendono fior fior di quattrini (proprio fior fiori no, ma quattrini sì). Anni '70, i bagni servivano per altre problematiche contro le quali nessuno ha mai messo un argine, e la carta igienica non solo mancava ma quella esistente veniva "fumata". Anni '80, con il "riflusso", con la capacità di essere partecipi in prima persona come perdente, di carta igienica nemmeno l'ombra. Finalmente, gli anni '90, Mani Pulite (e carta igienica ancora scarsa), e gli studenti italiani continuavano ad avere il lato B sporco. Il giustizialismo si abbatte correttamente sui ladri italiani, mentre i nostri studenti continuavano a non avere la carta igienica. Le famiglie, negli anni '80 e '90, come prima, dovevano portare da casa le carta igienica pe i loro bambini in una scuola dove sapevi chi portavi e non sapevi chi riportavi. Senza carta igienica, senza un ausilio, la scuola italiana è sempre stata una cloaca guidata da un ministero che si disinteressava della carta igienica. Pensava alla cultura, alla professionalità, al merito, al'eccellenza. L'eccellenza di questo Ministero sempre democristiano da sempre, con una parentesi "comunista" peggio di quella democristiana che ha fatto pagare le assenze per malattia anche per un giorno, è sempre stata quella della mancanza di carta igienica. Signori, Bonino, Polverini, Bresso, Vendola, voi siete fortunati, perché nelle Regioni di carta igienica esiste in abbondanza e quella della scuola viene gestita dalla Provincia. Un organismo, questo della Provincia a doppio velo, con rotoloni regina con non finiscono mai, dieci piani di morbidezza, uno schifo assoluto, non controllato da nessuno. Prima di votare questi pseudo rapprentanti del popolo alla Regione, come Governatori, pensateci bene. Ma come fa un Governatore a far pagare la carta igienica ai genitori degli studenti costretti in aule buie, senza nessun raggio di Sole, senza nemmeno una minima parte dei dei dieci piani dei rotoli di carta igienica. Vergogna. Si potrebbe anche sopportare un ladro che per raggiungere i suoi miserevoli interessi ruba per il partito o per se stesso perlomeno per comprarsi una villa, una Ferrari, quattro escort, cinque mignotte, sei gay, sette trans, otto fichi per la moglie famelica, quattro "machi latinoamericani e sette neri scuri come la pece". Ma come si fa a sopportare un preside o un direttore didattico che anche senza rubare lascia gli alunni senza carta igienica? Sono peggiori, questi presidi e direttori dei ladri, perché i primi, perlomeno, pensano a loro stessi e ottengono una ricompensa. Il direttore e il preside che lascia senza carta igienica i propri alunni è un verme. Senza carta igienica avrai sicuramente la pece, ma non otterrai la pace eterna. La carta igienica è la cartina di tornasole per i nuovi Governatori. Ma loro, i Governatori, che si riempiono la solo la bocca e le tasche con questo appellattivo, pensano ai grandi problemi italiani: l'aborto, come dare sollievo ad un moribondo strappandogli la spina (soprattutto se ha un po' di soldi e se viene curato da una bandante rumena con tre figli da sistemare), come ridicolizzare la religione cattolica che con Porta Pia ha portato via il suo Regno ma non i suoi averi, come dare i soldi alle famiglie con un debito alle stelle, sia delle famiglie che dello Stato, come negare le centrali nucleari che portano voti e portano miseria, come non far costruire il ponte sullo stretto perché voluto dalla Mafia e dal suo diretto interessato, mentre in altri paesi sono stati costruiti tranquillamente i ponti più lunghi del mondo, come il Giappone e la California, estremamente tellurici. La carta igienica è la cartina di tornasole per tutte quelle persone che credono ancora di avere a che fare con politici seri. Subito dopo le elezioni Regionali, che vinca la sinistra, la destra, il centro, i siculi, gli ostrogoti, la carta igienica nelle scuole di tutto il "Regno" mancherà. Perché? Semplice. La carta igienica non ha un ritorno, non interessa nessuno. A chi può interessare il diritto dei cittadini italiani? A nessuno. La carta igienica è la sola carta che potrebbe cancellare la merda di questi quattro spocchiosi che ancora una volta si presentano promettendo di fare avere la carta igienica nella III A della scuola elementare Bambini del Mondo di Cinecittà Est di Roma. Con la carta igienica questi pseudo politici potrebbero pulirsi la faccia.

18 febbraio 2010

Cacao meravigliao

La gelatina e il "Cacao meravigliao"
di Roberto Maurizio


Bertonaso

Povero Bertolaso, Bertonaso, Bertofilava, Bertoladro, Bertofarabutto, Bertoravaglio. La cosa più impressionante raccontata in una schifosa, come al solito, arena di Anno Zero del 18 febbraio 2010, è stata l'impossibilità di uscire dalla casa in cui il Capo della Protezione civile italiana era rimasto rinchiuso dopo due o tre pompini fatti dalla ragazza del Cacao Meravigliao (67 anni anni come minimo, senza denti, senza nessuna avvenenza per un giovane rampante, come quello descritto da Anno Zero, quello che ha raso al suolo l'Aquila, quello che fa camminare le montagne in Sicilia). La colpa, sicuramente è di questo energumeno che non solo non riusciva a ritrovare la porta di uscita, nonostante i suoi perlomeno quattro carabinieri, quelli che intercettano, quelli che ti sbattano in prima pagina, fedeli per sempre nel colpire al cuore di nascosto chi lavora braccio a braccio con loro. Insomma, Bertolaso, altro che President. E' venuta fuori un triste figuro che non sa nemmeno proteggersi da solo. Sembrava, durante la trasmissione di Santori, un essere umano, inetto, che veste la tshirt solo per compiacere alla Croce rossa, a tutte quelle stronze organizzazioni non governative che si sono fatte prendere per il culo da un "mignottaro", uno che va con le zoccole. E' la giornalista progressista e femminista del Manifesto ad appiccicare la veste di luride meretrici, puttane e bocchinare con le quali vengono in contatto questi corrotti uomini di merda del Governo Berlusconi che agiscono come il Capo che omaggia le albanesi. Ma che avrebbe dovuto dire dell'Albania, Silvio Berlusconi? Un paese che è stato comunista, isolato dal mondo. Durante la guerra fredda era contro la Nato e contro il Comecon. Dal 1946 al 1990 fu uno stato nazional comunista stalinista e iolazionista. Un paese di atei comunisti, di bigotti con le antenne televisive, che vedevano la democrazia solo per televisione. Un paese con tassi di sviluppo inesistenti, disoccupazione al massimo, spaccio di droga e di violenza inaudita. Un paese senza infrastrutture, senza scuole, senza alcun progresso fin che non si è verificata l'apertura all'occidente. Un paese che con la battuta di Berlusconi sulla bellezza delle ragazze albanesi che corrisponde a verità, fino a prova contraria, si sentono offese per essere trattate come schiave, mercenarie del sesso. Ma che cazzo c'entra. Se non sei mignotta non ti vendi. Se sei una bella ragazza è un problema di Dna, e non è un vostro merito. Sono belli anche gli albanesi maschi, come lo sono i siciliani e i molisani. Qualcuno mi ha detto che la ragazze Catanesi sono le più belle d'Italia. Sono sette volte migliori delle slavate albanesi. Ma che c'entra questo con lo sfruttamento della prostituzione. La Par Conditio deve far rimanere Santoro, sono tutti voti alla destra. Così chiuderanno anche i giornali comunisti, come il manifesto, che non si chiede perché chiude, perché non vende. E' vecchio, stravecchio, ripropone sempre gli stessi temi, non fa un passa avanti, non indica soluzioni basate sulla cultura, sulla scienza, sulle relazioni umani che vanno al di là di quelle pagliacciate di Berlusconi. La gente è contenta di vedere gente contenta, Ma se la sinistra continua a riproporre sempre gli stessi schemi mesti e pietosi, ma chi la vota? Il Il manifesto era ed è collegato con Le Monde Diplomatique, sempre noioso e palloso. Per salvarsi il manifesto deve cercare di fare una scelta politica contro l'arroganza del potere, ma non riproponendoci l'Albania comunista, stalinista e isolazionista. Dovrebbe cambiare look. Non dovrebbe mandare una giornalista "brutta" da Santoro. Ma non ci sono belle ragazze di "sinistra" da mandare avanti. Se continuate ad essere sempre voi, con i vostri 40, 50, 60 e anche 70 e più che non permettere le new entry, come la Carfagna che è una bella fre..., ma dove credete di andare.

Superman




Bertolaso, per la sinistra è Super Man. Per la destra è Nembo Kid. Colto con il preservativo in bocca, il Capo della Protezione Civile è ormai un essere inutile. La castità per la sinistra becero e stalinista albanese è quella ti forma, quella che ti fa diventare padre di famiglia con tante corna in testa. Allora, perché non si apre un'inchiesta sulle corna dei politici? Prima di presentarsi alle elezioni, alle quali si presentano sempre le stesse persone scelte da persone schifose sia di destra che di sinistra, occorre fare i seguenti test: 1. capello, antidroga; 2. preservativo, antimignotte; 3. mignotte, senza preservativo; 4. corna con la moglie mignotta; 5. mini corna corna la moglie "miniotta"; 6. ienista, con i soldi di Berlusconi, ottimo e abbondante; 7. arrogante come nelle trasmissioni Tv di merda Littizzianamente parlando, ok, scendi sotto il sottosuolo del 16%.

Abruzzesi
Quelli che hanno fatto più schifo durante la trasmissione di Santoro sono stati gli abruzzesi. Non so si possono definire come un popolo con la sua dignità. Ad Haiti ci sono stati più di 200.000 morti contro i 300 abruzzesi. Per il popolo haitiano non mi risulta che gli abruzzesi abbiano fatto qualcosa di diverso rispetto agli altri "italiani". Quando in Abruzzo ci sono le doppie, triple e quadruple case che lo Stato dovrebbe ricostruire per i poveri pezzenti abruzzesi che vivono nel fango e nel gelo, come si fa a pretendere di ricostruire per questi quattro zoticoni, arroganti, quando la città de L'Aquila spicca in tutto il mondo per un'Università funzionante e per gli Ospedali più invidiati del mondo. Invece di mettere in evidenza l'eccellenza del loro territorio, questi quattro politicizzati abruzzesi cercano il pelo nell'uovo: "ridevo durante il terremoto per poter ricostruire arricchendomi ai danni di questi quattro "indiani con l'anello al naso". Ma voi abruzzesi siete veramente come gli indios annientati da una "civiltà superiore" solo perché hanno quattro fucili in più? Ridate la dignità al Gran Sasso e alla Maiella esponendovi in prima persona, non facendovi calpestare da questi saltimbanchi: politici e giornalisti.

16 febbraio 2010

Chi suona stona chi non suona critica

Bertolaso for President
di Roberto Maurizio



Riccardo Muti disse: "chi suona stona chi non suona critica". Così ha chiuso il suo intervento Guido Bertolaso, a Ballarò, un programma che sarà valutato dai posteri come il peggiore dopo la Littizzetto, la Totti, le Iene, rete IV, il grande fratello. Guido Bertolaso è più alto, molto più alto del Papa, ed e centosessantacinque volte più alto di questi quattro coglioni del Pd. Perché questi coglioni della Rai non fanno i calcoli con il tempo? Come li consideranno fra circa due anni. Una Rai schifosa venduta al potere oscuro di Satana, che è riuscito solo ad assoldare Fitto. Un Fitto allo sbando. Nemmeno un ragazzo delle scuole serali si sarebbe comportato come Fitto. Ma la Destra non ha niente di più da offrire? Niente. Se non Bertolaso e Di Pietro uniti contro la malvagità della sinistra. Una sinistra che sta assistendo ad uno squallido San Remo dove la droga viene diffusa liberamente. Pannella è contro la droga. Imbecilli. Vuole solo togliere l'assurdità delle morti con gli spacciatori legati alla Magia e alla 'Ndrangheta. E' difficile scrivere in questo blog che ti cancella se digiti due tasti. Uno squallido abbrivio di un tempo passato, come San Remo, una schifezza che non ha precedenti, anzi ha 60 anni di delinquenti che hanno fatto i soldi con le loro trasgressioni sessuali. Ed adesso un massagio di Bertolaso viene considerato come una provocazione e un allineamento alla moglie eriditiera di milioni di euro del leader. Milioni di persone malvagie sono state arroluate al Festival di San Remo. Corrotti, sessualmente venduti in tutti i sensi, ma hanno fatti i soldi e continuano a farli. Invece, chi è da condannare, seconda la sinistra che non sa divertirsi nemmeno con il carnevale di Viareggio: uno e solo uno, uno più Bertolaso. Speriamo che non vi cada una casa in testa!

Bertolaso, Di Pietro e Pannella. I nuovi leader italiani

Bertolaso e Di Pietro
di Roberto Maurizio




L'Italia dovrebbe essere governata da persone con grande carisma e con grande dignità individuale e sociale. Non ci resta per il momento, durante il Martedì grasso, di riferirci a Bertolaso e a Di Pietro. La direttrice dell'Unità accusa un padre corrotto perché aiuta i figli. Aiutare i figli è la cosa più bella del mondo. L'Unità prende i soldi degli italiani, non vende, non lo compra nessuno. La direttrice prende i soldi degli operai che pagano le tasse mentre lei va a vedere la neve nelle Maldive, mentre i figli degli operai hanno visto la neve a Roma pagando la tangente ai partiti di sinistra e di destra. L'unica soluzione in Italia è quella dettata da Pannella: due a tre per il Manchester, due a tre contro Bertolaso, due a tre contro Berlusconi, l'unico che ha il difetto di essere Berlusconi, cioè un allenatore di un'Italia senza soluzioni di continuità. Zanda, Pd, spazzaura a Napoli. Ecco la Protezione civile in Italia. Bertolaso è il più grande amministratore dell'emergenza nel momdo. La sinistra l'abbatterà. Ma sarà l'Italia ad essere abbattuta. Un'Italia senza senso, un'Italia corrotta dalla violenza delle ideologie.

Viareggio. Il carnevale del Pd

Viareggio, un carnevale malinconico
di Roberto Maurizio Carnevale di Rio

C'è un momento per ridere e tanti per piangere

Negli anni '60 e successivi del trascorso Secolo Breve, Viareggio, con il suo carnevale, rappresentava una valvola di sfogo, un divertimento che si traduceva in speranza. Da piccolo, venivo colpito da quelle maschere di Viareggio che indicavano all'Italia una via di uscita, di nuovo una speranza. Oggi, con la triste collaborazione del canale più triste della Rai, quello di Ballarò, dopo che questi intelligenti "comunisti" hanno cassato, censurato Leonardo, quello pseudo programma che crede di fare scienza e vita in 7 minuti e mezza, per far andare in onda in diretta la più becera trasmissione mai vista in Tv. Il carnevale di Viareggio. Le morti si sprecano, i soldi da raccogliere per una causa giusta vengono confinati in questo momento di allegria che diventa un mortale, oscuro, nascosto sentimento di bombe che Dario Fo fa scoppiare tra le gambe dei bambini del Terzo mondo. Ma che cavola di comunicazione è questa? Avete 364 giorni per incentivare e ricordare la morte che incombe e la buttate anche in momento di gioia e di felicità? Domani, signori toscani di Viareggio sono le ceneri, oggi si doveva essere felici. Ma il Pd non sa che cos'è la felicità, non sa divertirsi, prende tutto come un momento di crisi, di afflizioni, di negazione dell'animo e dello spirito. In poche parole, chi non sa nemmeno divertirsi non è degno di governare. Divertirsi è un sentimento che la Costituzione italiana non mette in nessun articolo. Dopo la guerra, dopo le distruzioni, dopo le rappresaglie, dopo il conflitto tra italiani, non era possibile mettere un articolo nella Costituzione dove si fosse sancito il diritto dei bambini di essere felici, di ridere, di trovare un modo per riconoscersi in un mondo dove, invece dell'odio, delle morti, dell'esasperazione, del fondamentalismo viareggino corroso da eventi nefasti ricondotti durante la sfilata a Berlusconi che spara contro i bambini e la felicità. Berlusconi non rappresenta il giusto, l'onnipotenza. E' un personaggio al quale la storia saprà dare una sua giusta collocazione. Ma quando un personaggio diventa una maschera, quella Pirandelliana, potrebbe anche rappresentare uno, nessuno e centomila. Berlusconi è oggi la maschera di questo paese al quale partecipano anche i cittadini di Viareggio. Non c'è più il Carnevale di Viareggio di una volta, quando durante la guerra fredda la Toscana, l'Emilia e la Romagna si schieravano con l'Urss, con Baffone. Ma allora erano perlomeno simpatici e sapevano far ridere i bambini. Quando una società ha bambini depressi che non riescono a ridere, allora siamo di fronte ad una società finita, inesistente. Viareggio, non solo il carnevale, è nelle mani di persone che, come tanti pseudo comici toscani, i peggiori oggi esistenti su piazza, dalle cui lacrime e sangue spunta di tanto in tanto un battuta riuscita male. Viva il Brasile, il carnevale di Rio, viva l'America Latina cattolica, non quella di Chavez che poteva sfiare tranquillamente all'interno del carnevale del Pddi Viaregio, che riescono a coniugare la gioia di vivere con il piacere di esistere.

15 febbraio 2010

Viva Marco Beltrandi

Viva Marco Beltrandi
di Roberto Maurizio

Che tempo che fa? di merda

Non sarà oggi, non sarà domani, forse dopodomani, ma taglieremo la testa ai pescecani. Dovranno passare ancora molti anni, per capire l’arroganza della Rai, quel Pescecane che con la sigla del Tg1 annichilisce gli utenti, perdenti e paganti. Una Rai che ti iniettata il canone con il sangue infetto di Morgan. Povero Morgan che non c’entra niente, se non di aver perso il rispetto della sua persona, quindi un nulla prima e un niente adesso, rispetto alla gola profonda di Santoro, di Ballarò, Ballarai, Balleremo (un nome che non riesco nemmeno a memorizzare, tante sono le sue malefatte in nome di Guido Carli), della Annunziata Vergine Martire e Maria del Capitello Assunto in Cielo, di Vespa di cui nessuno nella storia ricorderà mai le sue posizioni da Camasutra assunte con il Colonnello vincente. Mettersi proni, sottomessi, è un vizio di questi pseudo giornalisti che vorrebbero essere difesi dall’opinione pubblica. Che tempo che fa, un tempo brutto e pieno di insidie. Un tempo in cui Marco Beltrandi non fa altro che rispettare la legge. La Par Condicio. Un tempo in cui Beltrandi non dice nient’altro di essere corretti, di seguire pedissequamente le disposizioni, il diritto. In questa Italia dove non c’è diritto.
Solo i Radicali
Solo i Radicali cercano di seguire le leggi. Ma, poi, si iniettano con il Pd. Ho sempre votato radicale dal 1968 in poi. Il mio voto, al Decimo Municipio, dopo aver votato per i radicali è andato a Tarzan, quello che sfratta i ricchi (quelli che per 20 anni hanno pagato il mutuo), quello che occupa le case dei ricchi con il benestare del Pd, quindi con la Bonino. La malvagità è una pianta che non si può estirpare. Si è malvagi fin da subito. Non è una responsabilità oggettiva. Il malvagio, cioè quello che non riesce a capire gli altri è un essere abominevole. Solo che è una razza in estinzione. Per questo, nel Lazio, vincerà la Polverini, non per i suoi meriti, nulli, ma per i demeriti di questi esseri abominevoli che vedono, come i tori, il rosso come luce divina davanti ai loro occhi. Sarà un giorno triste, quello della sconfitta, in cui tutto il fango verrà buttato sulle gonne della Bonino, donna integra e sapiente. Se il Pd avesse presentato Marazzo e i suoi trans, morti e vivi, il Pd avrebbe perso con disonore, al 10%. A chi offrire la sconfitta? 39 contro il 22%? Alla Bonino, perché la leader radicale è per l’aborto, per i preservativi, per la morte prima che muori, per l’eutanasia, per la droga libera, per la coca in tutte le case che ammazzano i genitori vecchi e rompipalle.
La croce rossa uncinata
La Bonino è caduta nella trappola. Perderà. Invece avrebbe vinto se si fosse allontanata dal partito più burocratico del mondo, il Pd. Se il Pdl non è un partito, se le nomine avvengono a quattrocchi, cioè quello che è più bandito degli altri nomina un altro che è meno bandito di quelli esclusi, anche il Pd nomina quelli che sono meno schifosi degli altri, quelli che hanno già governato, quindi sanno dove andare a prendere i soldi. Per non parlare degli altri pseudo partiti: la Croce rossa uncinata o quasi, quella di Casini, il partito di Di Pietro come agente della Cia (ma non ci sarebbero problemi, ha sconfitto la Prima Repubblica, e va bene, quattro coglioni che rubavano, ma non si è reso conto che andava contro “L’apparecchio americano butta la bomba e se ne va”, quello che ha raso al suolo Guglionesi e che sta per gettare morte e distruzione in Afghanistan).
I preservativi della Fnsi
E poi dicono, questi quattro coglioni (Santoro, Ballarò, Santagata Annunziata, Fazio Faziente, l’altra stronza che fa i reportage con tutti i soldi che le danno senza mai raggiungere nulla, se non i veleni che inserisce nell’opinione pubblica senza risconto, con il supporto e il preservativo della Fnsi, quella federazione che si schiera solo a favore di vincitori). Ma la vittoria è ancora lontana. Forse non avrebbe mai vinto Berlusconi contro Pannella, ma le persone, gli elettori, non ne possono più di questi quattro beceri giornalisti della Rai venduti per quattro miliardi di soldi e che valgono solo quattro soldi. Questi pseudo giornalisti “comunisti” (non è un’offesa, molti si sentono come dentro i loro yacht) fanno del tutto per far vincere Berlusconi con programmi guidati a bacchetta che gli italiani, che fessi non sono, continueranno a non vedere e a ignorare. Fintanto che ci sarete voi, Anno Zero, con Travaglio, più parlo più mi sbaglio, Ballarò, con Maurizio più scemo che supplizio, Che tempo che fa, con Littizzetto che più vomita più guadagna, Le Iene, con quegli imbecilli che fanno finta di colpire al cuore Berlusconi mentre prendono suon di milioni di euro, come la moglie di Totti che invece di fare la madre in famiglia si fa toccare dai farabotti senza meraviglia(i farabotti sono quei personaggi squallidi che si permettono di toccare una donna, lo facessero in Arabia Saudita, o in Calabria, o in Molise, lo fanno durante la trasmissione perché sono dei maiali che sono protetti da tanti soldi di Totti e da tante Tette).
L’acqua santa di Beltrandi
Chi potrebbe mettere un argine a questa deriva? L’acqua sacra di Beltrandi. Far rispettare le regole, non fatevi più sbattere le mani anche quando finite un rapporto sessuale ben riuscito, Annunziata, Santoro e Ballaremo. Fatevi sbattere, invece, le mani come a Piazza Venezia, dove metterete i vostri cannoni e la bomba atomica contro Israele. Questa è la vostra comunicazione. Berlusconi è un estremista da combattere. La vostra informazione: Berlusconi è un corrotto. Ma dov’è la vostra comunicazione e informazione? Cosa succede in Somalia, in Darfur, in Venezuela. La Rai è sempre stata refrattaria a questo approccio. Adesso, porci con le ali volete farci capire come fa Rai3, con 5 minuti di inchiesta quale è la situazione indiana. Siete delle persone inaffidabili. Comunicazione e informazione. Ma se non siete mai stati in grado, come Rai, di dare qualsiasi informazione. Esistono altri canali sulla televisione satellitare, quelli dell’Algeria, dello Yemen, del Caspio Net, della nuova Russia, della Polonia oscurata come siete oscuri e opachi voi, per non parlare di Internet. Ma chi vi vede? 5 milioni di ascolti su 62 milioni di italiani rappresentate la nullità. Siete il nulla. Con 12 milioni di italiani che guarderanno San Remo sarete sicuri di vincere. Non è così. Gli italiani si faranno guidare dalla mano invisibile, quella di Beltrandi, quella di Pannella, quella che combatte l’arroganza della Rai, di Pupo, questo piccolo energumeno che ci viene riproposto anche durante l’estate, l’unico che lavora in una zona paludosa di prezzolati Rai che prendono le ferie, come Leonardo, assurdo: la Scienza che va in ferie.

Basilischi e camorristi

Cosa fanno gli altri italiani quando voi trasmettete le vostre cazzate? Lavorano a 1.500 euro al mese alzandosi alle 5 della mattina e andando a dormire alle 10 della sera. Voi siete come un serpente che si morde la coda. Fate le vostre trasmissioni per i nullafacenti (politici, disoccupati, camorristi, mafiosi, carcerati, ndraghetisti, sacracoronusti, pugliesi, napoletani, basilischi, ect.) e andate in ferie d’estate lasciando da solo Pupo che adesso conduce San Remo. E’ facile essere basilischi e camorristi, ma prima o poi arriverà il redde rationem, sarete sbattuti fuori dal palinsesto Rai perché non avete più nulla da dire con i nostri soldi. Cercate di imitare le televisioni più vicine al popolo: Yemen Tv1.