31 agosto 2009

Telerotello

Telerotello
di Roberto Maurizio


La vendola





Nell’ambito della colta e giusta iniziativa di Bossi e della Nega Nord, che mettono al centro dell’interesse degli studenti la lingua padana per insegnanti e presidi, nasce una nuova “emittente” (come quella del famoso ventilatore del gradevole deputato pugliese Rino Formica che inserisce merda davanti al propagatore di “vendola” per “emetterla” a più non posso in faccia al nemico), sponsorizzata da “Stampa, Scuola e Vita”: “Telerotello”, una “trasmissione” che ingloberà circa 250.000 utenti provenienti da Termoli, San Martino in Pensilis, Larino e Montorio. Questi “privilegiati” avranno modo di seguire in diretta i programmi di “Telerotello” in quanto “indigeni”. Gli abitanti di Ururi, Portocannone e Campomarino, extracomunitari, riceveranno le notizie sottotitolate dal “rotelliano molisano italiano” all’albanese dalle 3 alle 5 della mattina. Per i cambuajani doc è previsto un’edizione speciale: “quando i montanari la smetteranno di sentirsi superiori solo per l’altezza sul livello del mare”. “Telerotello” si occuperà anche di Isernia e Venafro, che fanno a gara per chi è meno ospitale. La spunta Venafro, ancora con le mosche nel caffè, molto più vicino alla Campania.


La nebbia del Liscione




“Telerotello” si occuperà del perché il Molise è povero e la Lombardia è ricca. La risposta sarà, anche se la Diga del Liscione c’ha portato la nebbia, non c’ha portato i soldi.


Esteri
Commento ai principali eventi della politica estera italiana. “Nu surdat de Cambubaje è muert in Afcanistann, nu ciuvene in meno che leva o pane aj’altri”. “Nu Ciappone ha vinciute il Pd cu gl’ocche a mandorle. Quand’è che a Persane e Frangeschin ce spundan le ale agl’ocche”?



Interni
“A Mondenero de Pisaccie quist’anno l’uoie de Di Pietre è state muzzecate da mosca. E pe quest che Andonio è accussì ‘ncazzate”!



Gossip
“U sceriff c’ha fa cu Nnoemme e a moje s’è ‘ncazzat. U sceriff teneve u Messagere. Ma un Tiembe nunn’ha rette”. Bott’au marit e bott’a Nnoemme”.



Cultura
“A frabica da Fiatta, comme na vote, chiudde i battente pa a raccolt dell’uoie. U sindaca pubblic nu libre ncomp’a a Agnelli, non a i caprette, pruprie in’coppa agl’agnelli. I turcinelli so mejo in Svizzera n’do so rimaste pochi cristiani”.

29 agosto 2009

Termoli, Campomarino, San Martino. Un'estate fa in Molise

Termoli, Campomarino, San Martino. Un'estate fa, in Molise
di Roberto Maurizio

Termoli vista dalla "Vela" di Campomarino, 6,3 chilometri di distanza, Nikon D80, obiettivo 135 - 500 (foto di Roberto Maurizio)



Google o non Google, questo è il problema





Non riesco ad inserire le foto su "Stampa, Scuola e Vita". Per vederle occorre andare sul sito http://www.discovermolise.com/ e cercare foto di Roberto Maurizio. Non sono un gran che. Ma esse si vogliono "allinerare" alla "filosofia" di Gina Lollobrigida e a quella di Oliviero Toscani. Il problema è che non riesco ad inserirle. Le foto sono state scattate con amore, durante questa estate che non ha voglia di andarsene. Anzi, dato che questo programma che uso è ancora sottosviluppato, vi invito a vedere le mie foto su Discovery Molise, che è meglio. Una vacanza nel Basso Molise, che è più a Nord dell'Alto Molise, è un'esperienza da ripetere, anche perché sono 60 anni che la ripercorro. Purtroppo, esistono i cliché dettati dai giornali venduti a destra e a sinistra. Quindi, prima del Molise, le Maldive, poi il Kenya, poi l'Egitto, poi lo Yucatan (che attualmente con la febbre suina ha ridotto le iscrizioni). Un viaggio da mettere in valigia è New York, con l'elicottero. Scartati Afghanistan e Iraq, impervi sono il Brasile, l'Argentina, l'Australia, il Canada, la Svezia, la Norvegia con Babbo Natale. Nessuno pensa, anche per rilanciare la nostra economia, le regioni più vicini agli agglomerati di milioni di persone unite solo dall'ultimo respiro di un'aria calda che il nostro Padre Sole ci vuole mandare per farci vedere di chi è l'autorità competente. Gli uomini e le donne, di qualsiasi colore, deciso dal Sole e dalla Terra, credono si essere diversi. Diverso è solo il loro modo di pensare. Chi comanda è il Sole e la Luna.


Obama e l'acqua d'Orvieto


Noi siamo nullità, anche se Obama decide di farsi mettere nella stanza ovale della Casa Bianca un ventilatore ad acqua di Orvieto, un rigeneratore a vento preso dal Gran Sasso durante le scosse sismiche. Miseri uomini di fronte a dio. Certo, lo sfruttamento del petrolio e del gas non è la soluzione ottimale per i nostri figli. Certo, le bombe che buttiamo nell'occhio della terra, per guerre cretine e senza senso, non sono la panacea dei nostri problemi. Certo, il rispetto della natura è prioritario. Come prioritario sarebbe trattare i porci che ci stanno venendo addosso senza soluzione di continuità.


La "moria delle vacche"


Queste mie parole navigano su Intenet, dove i virus vengono afferrati e sconfitti. Queste mie parole navigano sui terminali del Governo italiano che ancora dorme. Speriamo che non ci sia una "moria di vacche".


Tigri, leoni e serpenti


Il caldo, che riscalda i cuori delle tigri, dei leoni, dei serpenti, dei coccodrilli, delle anime più sensibili di questa amata Terra, non ti permette di "connetterti al tuo cervello". Non per niente, lo sviluppo capitalistico si è realizzato nel Nord del nosto pianeta. Il caldo è quella temperatura che sviluppa l'amore, la solidarietà degli altri e che ci regala i condizionatori. Il caldo è una cosa insopportabile, ma ci difende dai dentisti e dalle tasse. Meglio il caldo che un lettino del dentista in ferie, sul quale ti sdrai e sul quale ricevi miliardi di bolidi come una galassia a pochi miliardi di anni di luce dalla Terra.


Le tasse, Ofiuco e Orione


Le tasse e le multe fanno a gara con il dentista. Sembra Andromeda che si difende da Ofiuco e da Orione. Ormai siamo alla fine di questa spendida estate che come le altre passerà e lascerà un flebile ricordo di un amore improvviso, quello più bello, irripetibile, quello dello scontro, non fra due Galassie, ma fra due povere stelline doppie avvolte nelle nebulose più lontane della nostra Via Lattea.


Senza luce, senza Via Lattea


Ma chi la vede più, la via Lattea? Ci hanno tolto anche la "soddisfazione" di rifarci con una striscia luminosa che spacca in due il Cielo e rende agevole la percezione di che cosa sta a destra e cosa sta a sinistra. Ormai, alla sinistra della Via Lattea non esiste intelligenza. Ormai, si naviga nel buio. Dobbiamo aspettarci un Deus ex Machina che ci indicherà cosa seguire: la Stella Cometa, la prima falce di Luna Crescente che scandisce il Ramadan, la Stella di David degli Ebrei?


Castore e Pulluce


Ognuno cercherà in sé stesso l'Universo che gli appartiene. Ognuno saprà dove orientarsi. La nostra visione non si sposta al di là di Venere, delle Pleiadi, del Toro, dei Gemelli, di Castore e Polluce, della Cintura di Orione. E l'unico Sole dopo il nostro Leone è Sirio. Chi riesce a vedere durante le notti stellate di autunno, l'innalzamento del Cane Maggiore (cioè Sirio) verso il punto centrale dell'eclittica, avrà raggiunto il massimo soddisfacimento dei sensi.

Persone squallide e retrive

Dopo questa lunga introduzione, mentre i condizionatori a Roma si spengono, quando si ha voglia di essere qualcosa di diverso e di più penetrante all'interno di un mondo che è nostro e che ci sfugge, del quale però noi ci vogliamo disfare delle parti più squallide e retrive, allora penso alle fotografie.

Ecco le foto di un'estate incantata

Le foto sono su http://www.discovermolise.com/

28 agosto 2009

Ciovani, ciovanissimi, ciovanotti

I ciovani, i ciovanissimi, i ciovanotti
di Roberto Maurizio

Una “mise” verde nera

La Lega Nord, giustamente, vuole presidi e insegnanti della Padania, con accento e dialetto locale. Il bergamasco è la lingua, dopo l’ostrogoto, meno comprensibile al mondo. Ma, l’Atalanta e la Banca di Bergamo sono, da sempre, nel mio cuore e nel mio portafoglio. Solo per la preferenza per il verde nero, scelto dalla mia adorata Mariaisa, agli inizi degi anni ’60, per la sua “mise” del 30 aprile, festa di San Leo, quando corrono i carri e quando corrono le fantasie, divenni sostenitore del Venezia, e lo sono tutt’ora, ma non so nemmeno dove “milita” la mia squadra del cuore, tanto che è scesa in basso. Noi meridionali tifiamo per la Juve, per l’Inter, per il Milan. Loro, i settentrionali, non sanno nemmeno che esiste il Bari o il Catanzaro.
La dizione

Sempre più difficile diventa l’arte della dizione. I nostri politici non sanno nemmeno che esiste. Tanto che Bossi ci chiede di esprimerci in Padano puro. Andrebbe pure bene. Ma, l’Italia non è ancora Federale, come gli Stati Uniti, o Confederale. Ci vorrebbero i sottotitoli. Dalla Puglia alla Valle d’Aosta 8.000 traduttori, dalla Sicilia alla Lombardia, 2.000 (al resto ci pensa la Mafia con i pizzini). Resta il Lazio, la Campania, la Calabria, la Liguria, etc. Non ci sono problemi. Traduzioni immediate come Sky.

La posta in palio

Quello che resta incomprensibile è come si fa a commentare una gara secolare, come quella della “carrese”, chiamata così e abbellita da qualche imbecille tosco-molisano di San Martino in Pensilis. La corsa dei carri vede schierati tre “fazioni”, tre “partiti”: i Giovani, i Giovanotti e i Giovanissimi. La posta in palio è alta, ma la dizione lascia a desiderare. I Giovani diventano i Ciovani (dal sammarinese, i djciuvane), i Giovanotti i Ciovanotte (djciovanuotte) e i Giovanissimi ciovanissime (djuvanissime). Ecco che allora, durante la corsa dei carri del 30 aprile, lo speaker ufficiale annuncia; hanno vindo i ciovanotti (djciovanotti), secondi i ciovani (djciuvani), mentre se so perze pa’ porticona i giovanissime (djovanissime).

Madonna e gli zingari

Meno male che c’è Madonna
di Roberto Maurizio



Diritti uguali per tutti
La notizia ha fatto il giro del mondo. Non la solita scomunica contro la signora Louise Veronica Ciccone (in arte Madonna), ritenuta blasfema da Lech Walesa in Polonia, ma la cagnara sollevata dai romeni di “razza pura” contro i rom, contrariati da una frase della cantante in difesa della cultura, della musica e del popolo degli zingari: “non crediamo nella discriminazione, noi crediamo nella libertà e nei diritti uguali per tutti”. La perfomance della “Regina del Pop” si è svolta nella capitale romena, a Bucarest il 26 agosto, nell’ambito della sua tourné “Sticky and Sweet tour 2009”.





Madonna figlia di Madonna


La cantautrice, attrice, scrittrice, regista, produttrice discografica e cinematografica statunitense, nata il 16 agosto 1958 a Bay City nel Michigan, terza di sei fratelli, figlia Silvio Ciccone la cui famiglia proveniva da Pacentro (Aq) e di Madonna Louise Fortin, canadese, che morì a causa di un tumore al seno a soli trent'anni, l’ha saputo cantare ai “razzisti” che si mascherano dietro una nazionalità, dietro un partito.



Lingue biforcute


E’ facile dirsi rumeni ed essere contro i rom, è facile dirsi di sinistra del Pd e avercela con gli zingari. Quando gli zingari sbagliano vanno condannati. Quando i siciliani sbagliano vanno condannati. Ma non vanno condannati in toto gli zingari e i siciliani che diventano tutti mafiosi. Non vanno ributtati al mare gli eritrei, i somali, i nostri fratelli. Andrebbe data a loro una priorità seguendo le vie “ufficiali”. Guai a chi, come l’Onu dell’Unhcr e i cattocomunisti, propone un’entrata di massa di immigrati senza condizioni. Guai, a chi come l’Unhcr, chiude la bocca alla stampa. Viva Madonna che, come gli indiani, “non ha la lingua biforcuta”.



Un’estate senza valori, senza Madonna


Viva Madonna che si è schierata a favore dei Rom. La grande contante, come me, ha messo in risalto il fascino della musica gitana. E’ un grande amore che richiama le origini mediterranee di Madonna. Attraverso la musica si può riscoprire la cultura, non quella fondata sui miliardi di case discografiche (Celentano, Ramazzotti, Mina – ormai venduta a più non posso), ma quella seria. Certo tra Verdi, Mozart, Wagner, Beethoven e i “Gogol Bordello” gitani ci passa un abisso. L’amore per la musica sovrasta di gran lunga gli interessi beceri e meschini dei razzisti e dei qualunquisti. Dunque, in sintesi, viva la cultura Rom, viva gli zingari che rispettano le leggi. Viva Madonna che ha saputo dare un senso a questa estate senza valori.

26 agosto 2009

La capanna dello Zio Angelino O'Bamino

Zio Angelino O'Bamino
di Roberto Maurizio
Il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano



E poi dicono che il Pdl è razzista ed è contro i neri! Ecco l'immagine abbronzata dello Zio Angelino "O'Bamino" Alfano, Ministro della Giustizia. Più giusto e abbronzato di così!

25 agosto 2009

Influenza A. Solo Noemi ci potrà salvare

Influenza A. Solo Noemi ci potrà salvare
di Roberto Maurizio

In questo torrido caldo, solo la pazienza riesce a sopravvivere. In questo torrido caldo, le notizie dei principali quotidiani italiani sono sempre le stesse e sempre più minacciose. Con questo caldo, si capisce perché in Africa c'è il sottosviluppo. Ma come si fa a lavorare? Non c'è la nebbia, non c'è una goccia di pioggia. C'è solo umidità e caldo da far impazzire il mondo. Con questo caldo, si riesce a capire anche la Spagnola del 1917 che adesso ci fa un baffo. L’influenza A, quella dei porci messicani che l’hanno fatta emergere, sarà la tomba di milioni di persone nel mondo. Ma sarà vero? Anche l’Oms ha paura e non è in grado di trasmettere alla popolazione mondiale una soluzione alternativa. L’Oms, invece di capire da dove arriva questa maledetta influenza, da mesi, lascia mano libera ai giornalisti che vendono il loro culo solo per i soldi e non ci danno spiegazioni. I giornalisti danno solo dati approssimati, senza valore: 90 mila decessi negli Usa immediatamente (Corriere della Sera). Ma se negli Usa ci saranno quasi 100.000 morti per questa influenza, in Italia quanti saranno? Mentre l’influenza fa paura, il Parlamento è chiuso, i nostri parlamentari eletti da imbecilli come me, sparlano del più e del meno in Valle d’Aosta, in Friuli, in Alto Adige. Vendono i loro libri, vendono la loro anima. Perché non parlano ad Ururi o a Portocannone? Basta con questi Festival dell’Unità che non hanno mai dato niente all’umanità. Basta con le Fiere di paese di alto borgo, con le barche e con i soldi nelle maniche. C’è ancora tempo? No. Invece i nostri parlamentari vanno alle feste dell’Unità, della Margherita, di Forza Italia Uno, di Dai Forza Italia di Piulo che te lo metto in …, di sempre ora e sempre, del Vaticano che è sempre presente, dell’ortolano, Andreotti al quale sarà attribuito anche questa catastrofe. L’ultima che gli mancava. Anche l’A1N1 sarà colpa di Andreotti. Quando vedremo i nostri parlamentari di destra e di sinistra occuparsi dei nostri problemi? Spero che l’influenza A sappia colpire là dove nessuno ha il coraggio di sparare un colpo. Se l’influenza A farà più di 2.000 vittime a settimana, speriamo che tra di loro ci siano quelli che prendono milioni di euro come nostri parlamentari e i nostri governanti. Il deus ex machina, il Presidente rosso nero, saprà dare una soluzione? Se il Leader sarà colpito dall’A1N1, tutta l'Italia sarà contaggiata. Solo chi sentirà il bel canto di Nausica e vedrà il candido sorriso di Noemi si salverà.

Vaticano Spam

Vaticano S.P.A.m.
di Roberto Maurizio

Foto di Roberto Maurizio

Uno spam nel buio


Ma siamo sicuri che il libro di Gianluigi Nuzzi, “Vaticano Spa” non sia solo uno spam? Nuzzi di Panorama, cioè di destra, attacca, senza prove, il Vaticano? Lo spam è l’invio di grandi quantità di messaggi indesiderati che sono confezionati solo al fine di annebbiare la vista al ricevitore che, forse per sbaglio, ma sempre per ideologia morta e sepolta, la prende come oro colato. Di spam è pieno questa torrida estate, né più né meno, quando negli anni ’60 la Mafia era padrona della Sicilia. Il caldo presente nelle pellicole di Pietro Germi, come “Sedotta e abbandonata” del 1964, con Stefania Sandrelli e Pietro Urzi, è quello di sempre. Cosa è cambiato? La voglia di apparire, la voglia di dare un colpo mortale ad un nemico che ti permette di emergere e fare i soldi, la voglia di non concorrere al superenalotto e vincere il premio di tanti migliaia di euro, che i pensionati di Barletta, di Campbasso, non hanno mai visto.

Fini, gatton gattoni
Lo spam è il messaggio ripetitivo che prima o poi fa breccia, come quella di Porta Pia, un attico a due passi dal Colle. Quello utilizzato da Di Pietro, da Marco Travaglio, dallo stesso ex sindaco di Roma, Trony che non ha paragoni, da D’Alema, il tacco è mio, e da tanti altri impavidi pdisti, pdnisti, pdestisti, senza programmi e argomentazioni. Gli altri, cioè quelli del Pdl, non sono da meno. Ciurlano nel manico, fanno soldi ad ovest e ad est, sparano sugli immigrati, usano il tritolo per sconfiggere un partito ormai morente e senza fiato, il Pd. Fini, che “gatton gattoni”, prima pro palestinese oggi in favore di Israele, prima con Mussolini oggi per Obama, prima con gli emarginati di Tor Bellamonica, oggi con i proprietari di yaucth di Saint Tropez, mira al proprio destino che si avvicina alla pensione.

L’Onda e l’A1N1. La stessa prospettiva: scuole chiuse

Gatton, gattoni, tutti i politici cercano di fare i soldi il più presto possibile. Hanno capito che oggi siamo di fronte ad un momento cruciale per l’umanità, forse. Nel mese di agosto si annunciavano scioperi, autunni caldi. Oggi, l’autunno che ci aspetta è quello dell’A1N1. Le occupazioni degli studenti, sempre previsti dalla sinistra oculata e acculturata, andavano dall’11 novembre al 15 gennaio. Blocco delle lezioni. Sarà, forse, lo stesso blocco procurato dall’influenza suina. Per la scuola superiore, la A1N1 non determinerà nulla rispetto ai precendenti 40 anni. Prima non si faceva niente, con la A1N1 non si farà nulla.

Le orsoline e le pecorelle
Ma siete sicuri che la gente vi seguirà? Andreotti che dava i soldi alle Suore Orsoline è da fucilare? Andreotti che ordina l’uccisione di Pecorella è un avvenimento che come spam ha navigato fin dall’inizio. Un piccolo giornale senza senso poteva mettere in crisi Andreotti? Forse sì. Ma la giustizia dov’era? Il Pci dov’era? Perché il Pci ha fatto passare sotto silenzio Pecorella? Forse perché si aspettavano l’appoggio del senatore a vita al governo Prodi?

I bambini del 2050

Non vogliamo vivere di spam, ma di certezze. L’unica certezza oggi riscontrata sono i soldi che faranno “ingrassare” l’autore e gli editori, a cui va il merito di aver riproposto cose trite e ritrite. Marcinkus, Calvi, lo Ior, Papa Luciani, ucciso dalla Chiesa. Dateci una prova certa, altrimenti tacete. Se volete fare i soldi attingete a quelli dei Fas per il mezzogiorno: contro la Mafia e la Camorra si fanno i soldi. Perché non provate a fare un’inchiesta seria? Perché non ci date i dati? I bambini ci ascoltano. I bambini vi ascoltano. Date loro una minima certezza. Fate che questa realtà schifosa di spam possa tramutarsi in una lettura storica seria ed attendibile e possa essere letta con soddisfazione dai nostri bambini nel 2050.

24 agosto 2009

Madonna Grande

Nuova Cliternia. Il Santuario di "Madonna Grande"
di Roberto Maurizio

"Madonna Grande"

Shën Mërija Madhe
Più di 40 anni fa, il Santuario di “Madonna Grande” di Nuova Cliternia, in contrada Colloredo, era meta di pellegrinaggi provenienti da tutta l’Italia e dall’estero. Il Santuario dedicato alla “Beata Vergine Maria Assunta in Cielo” era una piccola cappella campestre a forma ottagonale che custodiva un quadro ritrovato per caso in una grotta. Il dipinto con la raffigurazione della “Madonna Grande” è ancora oggi oggetto di venerazione, ma sempre più circoscritta regionalmente. Il Santuario di “Madonna Grande” veniva menzionata già nel “secolo dei lumi” nelle “memorie del Monsignor Tria, vescovo della Diocesi di Larino dal 1724 al 1741 ed era venerata soprattutto dagli albanesi residenti da svariati secoli in Molise che l’hanno eretta a loro “patrona”: Shën Mërija Madhe.

Il Santuario ottagonale


La sacra immagine della Vergine dell’Assunta si trova nella parrocchia di Nuova Cliternia, guidata dal parroco Don Antonio Pietrantonio. Ancora oggi attira un gran numero di fedeli, ma mai come quelli del passato. Il pellegrinaggio, a piedi, verso il Saccione, località dove si trova il santuario, è una delle manifestazioni religiose la cui tradizione continua a resistere anche tra le nuove generazioni che, ogni anno, il 1, il 14 e il 15 agosto, si recano nel luogo del culto. Giunti al Santuario, che ha forma ottagonale, i devoti vi girano attorno tre volte, per confermare, simbolicamente, la fede nella Santissima Trinità.

La via di Padre Pio


Più di 40 anni fa, il 15 agosto, festa patronale della “Madre di Dio”, Nuova Cliternia accoglieva centinaia e centinaia di fedeli, tra i quali, molti camionisti e tanti seguaci di Padre Pio.

La SS16 Adriatica. la strada statale più lunga d'Italia, 1.021 chilometri

La cappella campestre era a pochi metri dalla SS16 “Adriatica”, la strada statale più lunga della rete italiana: 1.021 chilometri, da Padova a Otranto, che attraversa le principali città costiere dell’Adriatico, del Veneto, dell’Emilia e Romagna, delle Marche, dell’Abruzzo, del Molise e della Puglia e che era percorsa dai fedeli di Padre Pio che si recavano a San Giovanni Rotondo, che dista meno di 50 chilometri il linea d'aria e meno di 100, da Nuova Cliternia.

La via della crescita economica

Il vecchio serbatoio dell'Acquedotto Pugliese ormai abbandonato, sullo sfondo del Santuario


Più di 40 fa, le regioni adriatiche erano in fermento e la SS16 rappresentava l’arteria principale che univa il Nord sottosviluppato, il Veneto democristiano, con il Sud sottosviluppato, la Puglia democristiana. In mezzo, l’Emilia e Romagna comunista che, con Fellini, con la sua prospettiva ancora sovietica e con le leggi a suo favore per la gestione di un’enormità di fondi, era la regione che dava i segni più evidenti di una crescita economica alle porte. E poi le Marche, a cui la storia ha sempre dato il segno distintivo di “momento di passaggio”, più rosso che nero, con l’Abruzzo inerme e testardo che ascoltava in silenzio le voci del Gran Sasso e della Maiella. Il Molise, ormai ridotto all’osso per la diaspora dei suoi figli migliori, era solo velocemente “solleticato” dalla SS16 che si buttava tra le braccia del Gargano, del Tavoliere, delle terre di Federico II e dello splendido Salento.

Il Sacro cuore di Gesù



Più di 40 anni fa, Nuova Cliternia e la sua cappella campestre dedicata alla Madonna erano un momento obbligato, dove il fumo dei tanti camion e delle poche autovetture annerivano il quadro della “Madonna Grande”. Annerivano le poche, ma impegnative salite con un odore pestifero che veniva risucchiato dal mare nel quale giacevano in splendida solitudine le Isole di Tremiti. In fila, dietro ai camion, i pochi eletti molisani “sfoggiavano” le vespe, le lambrette, le seicento. Ad ogni curva in salita si sentivano i rintocchi delle marce inferiori innescate con rabbia, lo sforzo del motore che sbuffava e ansimava, le bestemmie dei camionisti che quando non avevano la Madonna sul parabrezza, esponevano incantati il cuore di Gesù Cristo. Dietro, affumicati, luridi, puzzolenti, gli utenti della SS16 guidati solo dalla voglia di arrivare per primi a toccare le acque calde e limpide di un mare delle cui radici sentivano gli odori.

2009, “Madonna Grande” fuori portata



Per ragiungere "Madonna Grande" non era necessario arrampicarsi per vie imperverse, che assomigliano molto al Purgatorio e, a volte, all'Inferno. "Madonna Grande" era sulla SS16. Solo chi la voleva vedere la vedeva. A San Giovanni Rotondo ci va solo chi ha già la fede. La fede era a portata di mano sulla SS16. Ma, a parte i camionisti e gli albanesi, nessuno la vedeva. Era una fede a portata di mano. Era una fede troppo semplice. Allora, a causa dell’accentuata urbanizzazione della costa adriatica e in seguito al boom dei mezzi automobilistici, la SS16 divenne una strada impraticabile, soprattutto nel periodo estivo. Risultò ben presto evidente che non era adatta come strada di scorrimento. Negli anni ’70, la vecchia statale più lunga d’Italia venne affiancata dalla A14 Bologna-Taranto. Inoltre, in prossimità dei maggiori centri abitati, il percorso originario venne sostituito da tratte in variante, a volte con caratteristiche di superstrada o tangenziale. Nel 1976, a seguito della grande variante litoranea Vasto-Termoli-Campomarino-San Severo, il tratto di ex SS16 Campomarino-San Severo venne riclassificato prima come SS61 ter e oggi declassata a SP161.



La “scomparsa” del santuario e l’ipotesi del nucleare



La SP161, l'ex gloriosa SS16, percorsa da un trattore agricolo a due passi dal Santuario

Dunque, Nuova Cliternia e “Madonna Grande”, con la SP161 hanno perso completamente il ruolo che detenevano prima quando l’antica SS16 passava a pochi metri dal santuario. Infatti, dopo Vasto, la SS16 raggiungeva il Molise e attraversava Termoli, Campomarino, Nuova Cliternia per entrare in Puglia. Già prima della A-14, Nuova Cliternia venne fatta fuori con la tangenziale di Termoli, gestita dall’Anas, che ti consente di immetterti sulla SS87 che conduce al Nucleo industriale Valle del Biferno, che costeggia Campomarino Lido e prosegue in direzione di Foggia. Alla vecchia SS16 si è sostituita una SS16ter e dalla SP161 dove praticamente non ci passa nessuno o quasi. E’ stato un caso? Hanno voluto offuscare il Molise? Hanno inteso mettere fine alla fede di migliaia e migliaia di persone? Sono stati i democristiani? Sono stati i comunisti? E’ stato il Pd? E’ il Pdl? No, è solo frutto dell’ignoranza. Hanno calcolato i tempi di consegna su gomma che hanno fatto diminuire i costi per le imprese del Nord, hanno immesso nell’analisi del Roe e del Roi le spese del carburante e dell’assicurazione. Non hanno valutato l’impatto culturale e le radici storiche. Una visione miope che adesso si ritorce contro la Regione Molise costretta ad accettare un “puzzolente” zuccherificio, un’area industriale con imprese chimiche estremamente velenose e, infine, l’ipotesi di una centrale nucleare.

I pellegrini


Anche quest'anno, si è rinnovata la secolare tradizione che vuole il 15 agosto come la conclusione dei festeggiamenti in onore della “Madonna Grande”. Il 13 sono giunti al Santuario i pellegrini di Fresagrandinaria e Lentella, mentre il 14, dopo una notte in cammino, sono arrivati i devoti da Montecilfone e Campomarino. Anche dall’estero, una volta, era seguito l’evento. Un giornale canadese di qualche anno fa riportava che “A large group of pilgrims set off at dawn for this locally well-known shrine to the Virgin Mary, and, after crossing the River Trigno and passing the villages associated with the seasonal sheep migration route, arrive at Nuova Cliternia”.


Che brutta fine

Pino dei palazzi

Alle 6.30 del 15 agosto, al mattino, una Messa ha accolto i pellegrini che sostavano davanti al grande quadro della Vergine. La serata, invece, è stata allieta da un grandioso spettacolo. “The show must go on”: hanno aperto le perfomances “Il canta tutto in Tour” seguiti dall’esibizione del comico di Zelig Giancarlo Kalabrugovich, in arte “Pino dei palazzi”. Al termine, intorno alla Mezzanotte, i “famosi” fuochi pirotecnici.

Le foto del Santuario di Madonna Grande sono di Roberto Maurizio

Stampa, Scuola e Vita: 100.000 pagine

Stampa, Scuola e Vita ha raggiunto 100.000 pagine
di Roberto Maurizio



Certo non siamo Grillo o Di Pietro o altri sponsorizzati dalla politica o dalle grandi imprese. La nostra "impresa" è stata raggiunta con sacrificio e sudore: in meno di due anni (dal 3 dicembre 2007) abbiamo toccato le 100.000 pagine visualizzate da voi, ai quali va il nostro ringraziamento.

23 agosto 2009

L'Ue di Pulcinella

Superenalotto, Campionato a zeru tituli e Ferrari
di Roberto Maurizio

E' possibile che in Italia si debba parlare solo di Berlusconi, di Superanolotto, di Campionato di quell'imbecille di zeru tituli, della Ferrari, dei cannelloni all'amatriciana, degli immigrati allo spiedo, dei carcerati dei radicali, delle lingue dialettali della Lega, della Gelmini che, secondo la sédicente sinistra, sa far bene i ..., e della Carfagna che per la prédicente sinistra, fa rima con la ...
E' possibile che non ci siano altri argomenti? Ad esempio, la storia, la geografia, l'arte, la cultura, e anche l'invidia, le paure, le superstituzioni, la iella. Un paese ormai alla deriva, senza sbocchi, senza possibilità di soluzione. Un paese, insomma, uguale a prima. E' sempre stato così, il nostro stivale. Da 150 anni. Sono sempre stati così, gli uomini e le donne "italiebani". Da sempre. Giocare al superenalotto è come vedere gli angeli degli abissi, fare un terno al lotto è come sbugiardare un mondo basato sull'intolleranza e sulla violenza. Più violento di uno scontro frontale con la macchina non esiste! Migliaia di giovani perdono la vita su queste nostre strade di merda, piene di buche con limiti di velocità a 30 km all'ora solo per salvare le persone che si recano al Divino Amore o in altri luoghi religiosi commerciali. Oggi il Divino Amore vi costa cinque punti sulla patente se superate i 30 km all'ora! Ma, un'area divina non è forse più tollerabile di questi scellerati amministratori che pur di far bella figura con il Vaticano (che non accoglie gli immigrati, come dice Bossi e come dicono tutti i cittadini qualunquisti italiani) ti tolgono la patente? Una strada, l'Ardeatina, che nemmeno un porco potrebbe percorrere con grazia, la potete mette sulla Guida Michelin? Una figura di merda di fronte alle altre nazioni cattoliche che perlomeno rendono percorribile la via al pellegrino. Bestie! L'unico modo di classificare i nostri amministratori, i nostri politici, i nostri giornalisti venduti per quattro soldi al migliore offerente, meretrici, escort, mignotte. Senza il quarto potere, la stampa libera, non può esistere un'Italia diversa da questa che fa schifo a se stessa e che non saprà affrontare opportunamente i prossimi passaggi (come quello dell'influenza suina) e ci renderà sempre più bestie, sempre più proni al potere. L'unica speranza è l'Europa, non l'Ue di Pulcinella, ma quella che sapremo costruire insieme per far emergere l'uomo e la donna al centro di tutto, senza distinzioni di razza, senza distinzioni di dialetto e di lingua. Uniti solo dal fatto di vivere tranquillamente sotto questo caldo e adorato Sole.

18 agosto 2009

La notte del pane

Il panettiere
di Roberto Maurizio

Marcello il "Panettiere" del Gf9 (Grande Fratello 2009)


Come pipistrelli, belli di notte



Anche l’estate 2009, come le altre, sta finendo. La crisi, il caldo, le zanzare, i grilli, le cicale, le rondini, il mare, la montagna stanno per abbandonarci definitivamente. Tra i tanti “attori” di questa non troppo calda estate (nonostante gli allarmi degli ambientalisti che continuano a disegnare una Terra allo sfascio, una Terra arsa dal caldo, dalle temperature elevate che però ammazzano i virus dell’influenza suina messicana) oltre ai soliti “estremisti escortisti”, emerge una figura, praticamente, oscurata dai media. Di loro si parla solo quando aumentano i prezzi del loro prodotto. Poi, niente. Sono quelli che dormono di giorno e lavorano di notte. Sono come i pipistrelli, odiati da tutti, mentre fanno, nel loro piccolo, un lavoro di ripulitura dell’ambiente. I pipistrelli, e chi come loro lavora nella notte, non sono come quelli dell’Uomo in Frac.

Due diamanti per gemelli

Hayden Panettiere



Quelli che allungavano le ore, quelle piccole, con un cilindro per capello, due diamanti per gemelli, un bastone di cristallo, la gardenia sull’occhiello, e sul candido gilet un papillon.

Sotto i ponti e verso il mar


Hayden Panettiere



Questi “poveracci” danno la loro anima come se fosse una missione da compiere. Quando giunge l’aurora e si spengono i fanali si sveglia tutta quanto la città, ad eccezione di questa emerita categoria che non ha chiuso un occhio per tutta la notte per preparare a questi borghesi di merda che riescono a far sbadigliare la città, che riescono a galleggiare e a farsi dolcemente cullare scendendo dolcemente sotto i ponti e verso il mar.

Il panificatore del buongusto

La struttura esterna di una piccola azienda panificatrice a San Martino in Pensilis (Cb)

- foto di Roberto Maurizio -.

Il panificatore non è solo un’azienda che produce pane, ma “sforna” una serie infinita di prodotti di qualità: biscotti con finocchio, anice, rosmarino, sesamo, peperoncino, pepe, patate; tarallini, friselline, grissini, schiacciatine. Sono i panificatori a detenere la cultura originale della cucina italiana. Sono i panificatori a risvegliare quel senso di frustrazione di un’Italia spezzettata che vorrebbe mettere i paletti tra il Nord e il Sud. Il federalismo avrà un senso se riconoscerà la varietà della cucina italiana riconoscendo come base unitaria il buongusto. Non c’è differenza tra il Nord e il Sud per il gusto. Ci sono però delle differenze tra chi è più bravo e chi ciurla nel manico solo per fare soldi.
La notte del pane


Qual è la differenza tra una bistecca, una zuppa di pesce, un cocomero e il pane? La bistecca può essere importata dall’Argentina due mesi prima, una zuppa può arrivare dal Marocco due settimane prima, un cocomero viene sradicato due giorni prima. Il pane deve essere per forza fresco, fatto nella notte. Deve arrivare sulle tavole degli italiani due o tre ore prima, massimo sei.

Il pane, dopo Venere

Ecco perché una miriade di aziende che panificano lavorano di notte. Ecco perché d’estate è bello avere per amico un panificatore, anche se non ti conosce. Sei tu che lo stimi, sei tu che lo guardi lavorare, sei tu che chiedi aiuto ad un uomo ad una donna che ti fanno compagnia mentre Venere inesorabilmente impallidisce di fronte alla grandezza del Sole che sorge.

Il risciacquo


Il tatuaggio sgrammaticato sulla schiena di Hayden Panettiere: "Vivere senza rimipianti"


Come giornalista, avete potuto apprezzare le mie analisi profonde su diversi problemi culturali e di attualità. Come giornalista vi prometto, al pari di Manzoni che risciacquò i Promessi Sposi nell’Arno, di darvi un prodotto sano e genuino attraverso un rewriting a 360°. Ho scritto molti testi delle mie canzoni che prima o poi vi farò ascoltare (beati quelli che non li leggeranno).

L’usignolo




Scrissi una poesia a 10 anni, su un povero usignolo rimasto impigliato in una “trappola” mortale costruita sulla neve da quell’essere vivente, per poco, che si definisce umano, che al danno aggiunge la beffa. Il povero usignolo, già a corto di cibo, trovò la fine della sua vita con il collo strangolato da una molla mortale all’interno della quale era stato deposto un po’ di pane.

Il carma all’italiana


La Panettiere



Forse, i panificatori per cancellare questa infamità si sottopongono a una sofferenza vicina a quella dei gironi infernali danteschi. I panificatori, sicuramente, torneranno a riveder le stelle. I poeti improvvisati, come me, forse dovranno ancora subire le pene del Purgatorio e non vedranno il giardino dell’Eden. Eccovi dunque una poesia degna di uno dei sette peccati capitali relativi ai superbi, agli invidiosi, agli iracondi, agli accidiosi, agli avari e ai prodighi, ai golosi e ai lussuriosi.

Il pane della notte

di Roberto Maurizio (dedicata a Maurizio U.)


Quando sei solo con te stesso,
pensi alla notte che verrà.
Quando la notte ti invade,
pensi al giorno che sarà.
Quando il giorno si avvicina,
e Venere troneggia ad Est,
rimpiangi la notte che non c’è più.
Ma la notte, quella pausa tra il bene e il male,
ti contorce, ti logora, ti assale
con le sue meraviglie, ti sopprime,
ti rianima, ti costringere a fare i conti
con te stesso.
Dal buio della notte compare un
essere che stritola il tempo e
riempie di gioia il tuo passato
e il tuo futuro.
Non riesce però a stringere
tra le sue mani il tuo presente.
Il pane, con il quale si sfamano
tutti i continenti,
sgorga come una vergine
fonte d’acqua incontaminata, il
cui lievito manda un
profumo infinito che
oscura la Luna, Giove e
Saturno.
Ma è a novembre che
Il messaggio del pane,
lavorato di notte,
assume la sua struttura portante.
Sirio si alza il volo,
splende nel ventre di Orione,
e vola al di là di ogni certezza.
L’unica certezza è che il panettiere
riempie di gioia l’universo intero.

Pasquale Di Paolo, missionario di un dio minore

Pasquale Di Paolo, missionario “diverso”
di Roberto Maurizio
Agosto 2009, San Martino in Pensilis, il sorriso amaro di uno sguardo senza perché


(foto di Roberto Maurizio)

Le credenze e le tavole imbandite


1939, anno dell’inizio della Seconda Guerra mondiale. 1939, anno di nascita di Pasqualino. Una coltre di odio si stava abbattendo sull’intero genere umano (centinaia di migliaia di morti, più di 150 milioni i bambini, le bambine, gli uomini, le donne, le vecchie, i vecchi troveranno la loro fine in meno di sette anni). La violenza dettata dall’integralismo e dalle ideologie estreme del Secolo breve pervase tutto il mondo come una peste inarrestabile. La peste di questi sette anni mandò in frantumi gli ideali di una Terra abitata da essere civili che abbandonarono la retta via. Ma di retta via non esisteva traccia se non nelle antiche religioni mediterranee e in quelle orientali. Di retta via parlavano anche i Maya e gli aborigini australiani. Ma, di retta via, in quel lontano 1939 non ce n’era nemmeno l’ombra. Si poteva ascoltare però, solo da chi aveva orecchie per intendere, il pianto di una piccola creatura che nasceva in un paesino del “basso” Molise che lanciava un segnale per un possibile cambiamento basato sulla purezza dell’anima e sulla solidarietà in questo mondo. Pasqualino, attraverso il suo pianto e i suoi sorrisi voleva far capire che era giunto il tempo per cambiare le “credenze” e gli interessi delle persone egoiste che si limitavano solo all’arricchimento delle loro “tavole imbandite”.

Pasqualino “Mousciaroscie”

Il sorriso degli occhi di una madrina


Contro queste “tavole imbandite” e contro le false “credenze” si sollevò la voce di Pasquale Di Paolo, nato a San Martino in Pensilis da Giovanni e Lucia D’Orazio (detta “Mousciaroscie”) nel 1939. Pasqualino aveva due sorelle, Anna e Pina, e un fratello, Lello. Una “tipica” famiglia povera di San Martino. Il padre, Giovanni, era un “coltivatore diretto”. Di poche parole e profondamente buono. Il suo viso era scavato dal Sole e dalla “fatica”. Il colore della sua pelle era quello della “sua” terra, marrone scuro. I suoi occhi piccoli e “profondi” incutevano, a volta, anche un reverenziale timore. Oggi, qualcuno gli avrebbe chiesto il “permesso di soggiorno”. La madre, Lucietta, veniva dalla famiglia dei “mousciaroscie” (forse, muso rosso): enormemente devota alla Madonna, raddoppiava la sua fede ogni volta che Pasqualino tornava a casa, a San Martino. La donna più “servizievole” del mondo. Era sempre pronta a portare il suoi aiuto ai vicini. Aveva una voce molto squillante e le piaceva cantare. Molto spesso, nel mio giardino, improvvisavo con lei le vecchie canzoni dialettali. Per Lucietta suo figlio era un santo. Lo ammirava, restava a bocca aperta quando lui le parlava. Pendeva dalle sue labbra. Non era solo l’affetto per il figlio che dominava in lei. Era la convinzione di trovarsi veramente di fronte ad un angelo caduto dal cielo.

L’angelo caduto dal cielo



La storia di Pasquale Di Paolo, missionario, poeta, teologo e filosofo, è raccontata in libro di Peppino Zio, che è stato presentato il 16 agosto a San Martino in Pensilis, nell’ambito del II “Concorso di Poesia” promosso dall’Associazione culturale “Nuova Arcobaleno”. La notizia ha trovato eco sulla stampa locale grazie al grande lavoro di Caterina Sottile che sta svolgendo attraverso un’azione meritoria in favore di un’area che più depressa di così non si può: il Basso Molise. Nomen Omen, più basso di così! Caterina ha pubblicato il suo articolo su “PrimapaginaMolise.it” nel quale risultano evidenti i tratti salienti di un popolo che ha sempre lottato per la sopravvivenza, un popolo, quello del basso Molise, quello di San Martino, che ha sempre dato la propria “anima” agli altri, agli fratelli e alle altre sorelle. Pasqualino, il grande missionario, non è un’eccezione a San Martino: è la regola. Certo, non mancano le persone malvagie, gli affaristi, gli egoisti, i pettegoli (anzi, gli uomini sammartinesi sono i più pettegoli del pianeta, è una vecchia tradizione). Ci sono, ovviamente i politici corrotti accanto a quelli buoni che bisogna scoprirli con il lanternino. Ma una cosa è certa. A San Martino esiste la bontà. Basta guardare i volti della gente che qui di seguito pubblichiamo. Basta guardare le feste che si organizzano. Basta vedere la passione che viene profusa nella corsa dei carri, dove i tre concorrenti fra di loro non sono nemici, ma avversari da battere in una lotta leale che fa emergere sempre il migliore.

Lo splendore del bianco



Quando, di tanto in tanto, Pasqualino tornava a San Martino, dai suoi genitori, dai suoi cari, dai suoi compaesani, la sua immagine si stagliava di fronte a quelle “abruscate” dal Sole. Era come un “santino”, un’immaginetta, un’icona: somigliava molto a San Domenico Savio. Pasqualino aveva lo stesso splendido “biancore” del Santo piemontese, il più giovane dei santi morto a soli quindici anni; aveva la stessa purezza. Quel volto bianco senza luminosità e senza tinta come doveva apparire agli indigeni dell’Amazzonia, di Porto Velho, se non come quello di un Santo?

La vita

La tubercolosi, contratta da ragazzo, lo porta prima a Pozzuoli e poi al sanatorio di Principe di Piemonte dove trascorre due lunghi anni, che gli permettono però di guarire completamente e di diventare amico di una donna di Napoli, la signora Daniele, che aveva a sua volta un figlio ricoverato. Il figlio della signora Daniele già studiava all'Istituto Salesiano di Torre Annunziata e ciò influenza la scelta di Pasqualino di entrare anch'egli in quell'Istituto nel 1951, a soli tredici anni. Studente intelligentissimo, con voti sempre eccellenti, frequenta l'Istituto Salesiano di Salerno. Il 3 Gennaio del 1968 è ordinato Sacerdote. Ma in lui c'è un richiamo più forte e chiede, in una lettera al Reverendo Don Ricceri, di prestare servizio apostolico come volontario nell'America Latina. In quegli anni, prima ancora di andare in Brasile come missionario, conosce Angela Volpini che a Casanova Staffora, in Provincia di Pavia, fa parte di una comunità religiosa, ancora esistente, la “Nova Cana”. Nel 1968 parte per lo Stato della Rondônia, nell'ovest del Brasile, nella periferia della città di Porto Velho. Nella sua piccola Chiesa del Rosario, che diventa una comunità, attua un’eccezionale opera di riscatto civile. I “suoi” poveri sanno di poter contare su un uomo intelligente per cui la bontà non è solo carità ma concretezza: campi di calcio, laboratori, biblioteche, corsi di dattilografia, di cucito. Aiuta i malati di lebbra e riesce a far arrivare medici ed altri missionari. Convinto che il “bene si dovesse fare bene”, promuove corsi di alfabetizzazione e costruisce palestre perché “annunziare il Vangelo è migliorare le condizioni umane”. Questa concezione di Cristo ispira la poesia della Raccolta “Parola nuda” che è stata messa in musica e cantata nella Comunità di “Nova Cana”. La raccolta, pubblicata nel 1986, rivela il segreto dell'esistenza di Pasquale Di Paolo. Già negli anni precedenti aveva pubblicato, insieme a João de Castro “Moitara Xingu”. Si diletta a scrivere anche poesie in sammartinese ma è soprattutto un uomo d'azione, forte di letture religiose e sociologiche solidissime che vuole mettersi al servizio dell'Amazzonia.

Il grande Maestro Stingone

Il maestro Oberdan Stingone, altro grandissimo intellettuale sammartinese, nel febbraio 1987 scriveva: “Di Paolo non esprime soltanto una realtà esterna, oggettiva, fatta di mille contraddizioni, su cui da sempre l’uomo ha costruito la sua storia; ma anche il suo dramma soggettivo, intrinseco, sofferto, che diviene cosmico in virtù di una parola nuova, fino a aggiungere i vertici del nudo lirismo. Ci sono parole di opposto che appaiono gocce iridescenti che s’inseguono, si rincorrono, s’azzuffano, si fondono: non per smarrirsi nell'immensità dell’oceano ma per librarsi nell’azzurro ricco di luce”.

Porto Velho



La gente di Porto Velho è gli ha dedicato una strada con il suo nome. Alla fine del 1974 torna in Italia, probabilmente messo alla prova nel suo ruolo di missionario e sacerdote, e per alcuni mesi rimane in famiglia dove matura la scelta della laicizzazione e la chiederà al Papa con una lettera. Forse le forti avversioni da parte dell'allora Dittatura militare brasiliana o perché sentiva l'inadeguatezza e le connivenze di una certa Chiesa conforme al potere, incarnata dal Vescovo Sarto, che tollera poco l'azione di questi preti che non solo davano da mangiare ai poveri, ma, chiedendosi perché non mangiavano, instillavano del popolo il bisogno di riscattarsi. Teme per la sua incolumità fisica tanto da affidare un plico chiuso con dei documenti al fratello Raffaele da aprirsi se fosse successo qualcosa di irreparabile. Si salva perché è in seguito tenuto nascosto e protetto dal Vescovo Don Tomas Balduino, Presidente della Commissione Pastorale dei vescovi del Brasile, Vescovo Emerito di Goias di Bahia e amico di un altro importante Vescovo, ucciso sull‘altare a San Salvador, Monsignor Oscar Romero.

Povertà e ingiustizia


Peppino Zio riannoda il filo di questa storia bellissima cercando i suoi amici, i suoi affetti. Fra loro, Don Angelo Castelli, che gli è rimasto amico fino alla sua morte. Dice di lui: “Ebbe una crisi profonda tra il modo di vivere la fede e ciò che sperimentava e capiva: che c'era un forte nesso tra la povertà e l'ingiustizia”. Nel Gennaio del 1975, non più da prete, riparte per il Brasile, terra che gli aveva preso l'anima, per continuare la battaglia di emancipazione dalla povertà di quel popolo. Nel 1977 é ammesso come professore associato da Ufpa, nella cattedra di Scienze politiche. E, già nell'agosto del 1978, grazie ad un concorso, diventa professore effettivo di questa stessa Università. Nel frattempo, dal 1976 è anche impegnato, durante i periodi di vacanza, nel corso Post laurea, che si conclude nel settembre 1978, alla facoltà di Sociologia Politica di San Paolo. In seguito entra a far parte dell'Associazione dei sociologi Brasiliani e successivamente viene assunto in qualità di ricercatore dell'Università del Pará (Ufpa), seguendo la strada della carriera di professore e ricercatore ma tenendo ferma la rotta del sociale come principale strada. Nel 1980, insieme a Darcy, diventata sua moglie, fonda il “Centro Studi e Ricerche delle questioni sociali” (Cepas), “Il Piccolo Generatore”. Non vuole portare la sola parola del Vangelo ma anche attuarla trasformando la società e gli uomini. Professore di sociologia e politica nell'Università Federale del Parà e nelle Facoltà integrate “Moderno” e supervisore del Campus avanzato di Istruzione e di Educazione permanente (Caipp). Collabora con il Giornale “O Liberal” e scrive diversi libri su questioni sociali, politiche e sulla storia regionale e nazionale brasiliana. Nel 1987 pubblica “Mediazione Politica e Integrazione Umana: un studio sociologico del potere”. Dopo due anni di sofferenze il 19 agosto 1987 muore a Pavia, lasciando la moglie e i figli Italo, di 6 anni, Angela di 4 anni e Luciano di due. Angela Volpini, che ancora oggi ha rapporti con la famiglia Di Paolo in Brasile, e con il fratello e le sorelle in Italia, racconta che è morto da santo tra le sue braccia “avendo una visione verso la quale il suo corpo morente fece un salto estremamente vitale, esclamando: Eccomi”!

Il coraggio di “fare”


“O Liberal”, scriverà: “Ha espresso il suo desiderio di essere sepolto a Belém, in Brasile, dove probabilmente il suo cuore aveva cominciato a pulsare di passioni e di desiderio di servire l'uomo”. L'Associazione Nuova Arcobaleno, nell'ambito del concorso di Poesia, ha voluto tributare a questo poeta ispirato da Dio il riconoscimento della comunità di San Martino. Peppino Zio ne ha ricostruito la storia ed abbiamo scoperto un gigante passato sulla terra arsa dei poveri. A loro ha lasciato la speranza della vita. A noi, lo schiaffo benefico del coraggio di “fare”.


Tutte le foto (ad eccezione di quella di San Domenico Savio) sono si Roberto Maurizio, si prega di citare la fonte.