di Roberto Maurizio
Il Presidente della “Repubblica Bolivariana del Venezuela”, Hugo Rafael Chàvez Frías, nato a Sabaneta il 28 luglio 1954, leader della “Rivoluzione Bolívariana” che promuove il socialismo democratico, l’integrazione dell’America Latina, l’anti-imperialismo e combatte contro la globalizzazione neoliberista, ex Presidente dell’Opec, acerrimo nemico di George W. Bush jr., recentemente “aperto” ad alcune concessioni verso Barack Hussein Obama, sta mettendo a rischio la libertà di espressione nel paese “scoperto” da Cristoforo Colombo il 30 maggio 1498 e “battezzato” da Amerigo Vespucci per onorare una tra le più belle città nel mondo: Venezia (da Venezziola o Venezuola).
Il bavaglio
Il Presidente della Repubblica Boliveriana ha ritirato le concessioni di 34 tra radio e televisioni e minacciato lo stesso provvedimento per altre 200 emittenti. Nella sua corsa verso la “dittatura” il Presidente Chàvez, vuole chiudere anche l’unica televisione libera rimasta nel ex ricco e prospero Venezuela, Globovision rea di ospitare membri dell’oppossizione nei suoi programmi e di diffondere in libertà, i fatti di cronaca e politica che avvengono nel paese.Dopo avere ricevuto istruzioni formali della Commissione nazionale delle telecomunicazioni (Conatel) le 34 stazioni radio e tv prese di mira hanno sospeso le loro trasmissioni. Centinaia di persone si sono radunate presso le sedi delle stazioni in segno di protesta. "No alla censura" , "Popolo, apri gli occhi, c'è una dittatura", si leggeva su alcuni cartelli issati dai manifestanti davanti alla sede del gruppo radiofonico Cnb, uno dei mass media sospesi, a Caracas. "Assistiamo alle più importanti misure di restrizioni alla libertà d'espressione mai adottate in Venezuela in un periodo di democrazia", ha dichiarato Carlos Correa, direttore dell'organizzazione non governativa a difesa della libertà di espressione Espacio Público. Il direttore di Conatel Diosdado Cabello, ha negato ogni azione di censura giustificando il ritiro delle concessioni con ragioni tecnico-amministrative. Secondo Cabello le frequenze saranno ridistribuite a persone che da tempo attendono di potere trasmettere. Secondo Vladimir Villegas, ex direttore della televisione pubblica VTV, il governo prepara una serie di riforme che puntano a "democratizzare" un settore ancora oggi molto concentrato.
Simón José Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar Palacios Ponte y Blanco
Uno dei punti più sconcertanti della “politica” di Chàvez è relativo al rifacimento della storia attraverso l’abbattimento delle statue dello “scopritore” Cristoforo Colombo. La prima, situata a piazza Venezuela di Caracas, venne abbattata e “decapitata” a furor di popolo, con l’ampio consenso del Presidente, il 12 ottobre del 2004. La seconda è quella scelta dal sindaco del Distretto “Libertador” di Caracas nel parco cittadino detto El Calvario. Il monumento si trova lì dal 1898, da quando era stato realizzato il parco. La decisione è stata appoggiata dal Presidente che ha suggerito di erigere al suo posto la statua di un indigeno. Per Chàvez, l'impresa di Cristoforo Colombo ha portato "al genocidio dei nativi" e il sindaco Rodriguez fa bene a cancellarla. Chàvez ha affernato “Bisogna applaudire il Sindaco per questa decisione. Che ci sta a fare lì Colombo? E' stato il capo di un’invasione che produsse un genocidio. In quel luogo va messa la statua di un Indio, o di una India, che indichi il cammino verso la liberazione del nostro popolo. Il cammino verso il socialismo”. Così Chàvez, in uno dei suoi interventi alla TV che punteggiano le trasmissioni giornaliere. L'Indio a braccio teso e dito puntato, come la nota statua di Lenin. Forse Chàvez fa finta di non sapere, o magari non lo sa, che Simòn Bolìvar, il Libertador di cui lui, Chàvez, dice di sentirsi un figlio spirituale, era un purissimo discendente di una di quelle famiglie che seguirono il cammino di Colombo, cioè gli autori del genocidio. Il "Libertador" aveva lo spagnolissimo nome e cognome a tutte lettere di Simón José Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar Palacios Ponte y Blanco.
Occhio per occhio, statua per statua
Ancor più sconcertante di Chàvez è l’atteggiamento degli italiani, soprattutto quelli "venezuelani". Nessuna parola in merito, nessun reclamo. Anzi, pochi anni orsono, a Roma, a Montesacro (che per gli italiani è solo un quartiere periferico della Capitale, ma per tutti i latinoamericani rappresenta il luogo storico in cui “El Libertador” pronunciò il “Giuramento”), venne eretta una statua in onore di Simòn Bolìvar. Tu mi distruggi due statue e io, da buon italiano, te ne faccio una!
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