30 aprile 2008

La Corsa dei Carri a San Martino in Pensilis

La Corsa dei Carri
di Roberto Maurizio
Un'immagine di repertorio della Corsa dei Carri
30 aprile 2008: vincono ancora una volta i "Giovanotti"
La Corsa dei Carri di San Martino in Pensilis di oggi, 30 aprile 2008, è stata vinta dai “Giovanotti”, il carro giallo-rosso, seguito dai “Giovani”, bianco-celeste e dai “Giovanissimi”, giallo-verde. La Corsa dei Carri, da otto secoli, continua a essere sempre la stessa e continua ad appassionare il popolo sammarinese e le migliaia di molisano e turisti che la animano e la vivono. La Corsa dei Carri, o anche detta "La Carrese" è una gara di velocità tra tre Carri trainati da una coppia di buoi. I Carri si distinguono per i colori: bianco e celeste quello dei Giovani, giallo e rosso dei Giovanotti e giallo e verde quello dei Giovanissimi., che partecipa alla competizione dal 2007.
La leggenda
La leggenda è molto contrastante nel decorso degli eventi, ma giunge ad una conclusione comune. Quattro ricchi nobili (tra cui il conte di San Martino, il barone di Chieuti, il duca di Larino ed il marchese di Ramitelli) si incamminarono per un battuta di caccia. Vista però una sorgente d'acqua, ben pensarono di abbeverarsi ad essa. Lasciarono così i loro cavalli legati ad una quercia nelle cui vicinanze era posto un masso di enormi dimensioni, sopra il quale lasciarono i loro archi e le loro frecce. Uno dei loro cavalli, però, spostò il grosso masso ed al loro ritorno i nobili trovarono il corpo di un monaco il quale deteneva un medaglione su cui era impresso Leone (ma non è certo se questo fosse il suo nome).Tale monaco benedettino Leone compiva numerosi miracoli, molto noto nelle zone di Guglionesi, Larino, Chieuti, Ramitelli ed ovviamente San Martino. La regola della sua vita era quella latina dell'"ora et labora". I nobili, visto quanto accaduto, vollero appropriarsi delle reliquie del corpo, ma non giunsero ad una soluzione in quanto ognuno di loro voleva detenere per sé lo stesso corpo. Di qui ebbe inizio una violenta discussione tra i nobili, per stabilire chi dovesse appropriarsi del corpo del monaco: il conte di San Martino, infatti, aveva da parte sua la certezza che dovesse essere lui ad avere il corpo in quanto lo stesso era stato scoperto dal suo cavallo; il duca di Larino, invece, non voleva perder l'occasione di conquistare una vittoria contro gli altri nobili così da guadagnarsi il favore dell'intera classe nobile; il barone di Chieuti pretendeva invece il corpo per dare un tocco di eleganza alla sua proprietà e per venerare lui personalmente il corpo del monaco; infine il marchese di Ramitelli esigeva il corpo in quanto fu trovato sui territori di sua proprietà. La decisione, alla fine della violenta discussione, fu presa: i nobili si accordarono affinché il corpo fosse posizionato all'interno di un carro: lo stesso carro sarebbe stato trainato da due buoi per un tratto e da altri due buoi per un altro tratto, a partire dal luogo del ritrovamento. Si sarebbe accaparrato il corpo del monaco il nobile proprietario del territorio in cui si sarebbe fermato il carro. Così come d'accordo, venne posizionato il corpo sul carro, per poi essere trainato da buoi a partire dal luogo del ritrovamento: così come prevedeva lo stesso accordo, trascorso il tratto prestabilito, venne effettuato il cambio dei buoi. I buoi trainarono così il carro con il corpo del monaco nel territorio di San Martino, proprio nel luogo in cui ora è posta la Chiesa del Paese molisano, luogo in cui ancora oggi sono conservate le reliquie. Il monaco, di cui mai si seppe il nome certo, fu proclamato Santo e canonizzato come San Leo. Con il passare del tempo, si venne a creare un crescere di pellegrinaggi finalizzati alla venerazione del monaco, ora Santo. I pellegrinaggi, rigorosamente realizzati con i carri trainati da buoi, portarono a creare delle piccole corse per chi per primo sarebbe arrivato alla Chiesa in cui era conservato il corpo del Santo. Da qui iniziarono ad organizzarsi vere e proprie corse in partenza dal luogo del ritrovamento ed aventi per traguardo la chiesa stessa in cui è il Santo, percorso ancora oggi valido e che in più prevede il cambio dei buoi, così come avevano previsto i quattro nobili. Ancora oggi, la tradizione continua con lo stesso vigore e la stessa passione dei tempi antichi fino a causare una vera e propria attesa per questa corsa che si svolge ogni anno il 30 aprile, prima della festa del patrono San Leo, che si celebra il 2 maggio. La Carrese ha sempre un fascino particolare e crea un'atmosfera unica nel paese di San Martino in Pensilis, oltre allo spettacolo del cambio dei buoi e durante il percorso: spettacolo generato dal fatto che ci si trovi di fronte a carri trainati da buoi. Per venti minuti, non esistono legami familiari o affettivi, ma conta solo la bandiera dei carri, che oggi sono tre (Carro dei Giovani, Carro dei Giovanotti, Carro dei Giovanissimi). Al termine della corsa il sindaco, proclama il vincitore dal balcone della piazza in cui è situato il municipio cittadino. Vince chi per primo inforca l'arco che conduce al piazzale antistante la Chiesa di San Pietro Apostolo, dove sono conservate le Sante reliquie di Leone, patrono di San Martino. Il carro vincitore ha l'onore di portare durante la processione il busto argenteo di San Leo, patrono di San Martino.
Testo della carrese di S. Martino in Pensilis
Me vuoglie fa la Croce, Patr’e Figlie,
Percuò che lamia ménte nen ze sbaglie.
A Ppremmavére ce rennov’u munne,
De sciure ce revèste la cambagne;
L’àrbere ce recrop’’a stéssa fronne,
L’avecièlle tra lor gran fèsta fanne!
Cchiès’adorat’ e scala triumbante
D’avolie sonne fatte li tò mure;
Nguésta Cchièse ce stà ‘nu Corpe Sante
E pe nnome ce chiame Sante Lione!
Anne, Madonna mi’ de lu Saccione,
E Sande Léie de Sande Martine,
E Sant’Adame ch’è lu cumpagnone
E sande Vàsel’ accant’ a la Marine!
Me vuoglie fa’ ‘na vèsta pellegrine
E vuoglie ì addo’ sponte lu sole;
A llà ce staie ‘na conca marine
Addò ce battezzaie nostro Segnore,
E la Madonne lu tenéve nzine
E San Geuanne che lu battezzave!
E nu’ laudam’ a tté, Matra Mariie
Tu sol’ a pù pertà ‘a palm’ a mmane;
E nuie Lu pregame tutte quante
Ddì ce ne scambe da tembèst e llampe;
E nuie Lu pregame ndenucchiune
Scàmbece da tembèste e terramute;
E nuie Lu pregame e nzéme dégne
Purta’ la palm e la ndurata nzégne!
A ndò ce v’ a scarcà lui vérde làure?
A Ssante Piètre le Cchièse de Rome!
Nu’ veléme laudà quistu gran Sante
Fa menì ‘n zalvamènt’ a tutte quante!
Tòcca, carrier’ e ttòcche’ssu temone
Tocca lu carre de Sande Lione
Il mio cane: Leone
Da piccolo, quando vivevo ancora a San Martino in Pensilis, avevo “adottato” un cane randagio, che non condivideva molto la “civiltà automobilistica”. Era un “bastardo”, un “incrocio” tra un cane volpino e un “segugio”. Volpino, perché assomigliava ad una volpe e segugio perché rincorreva le automobili e soprattutto le motociclette e le vespe. Un giorno finì sotto un camion. Fu salvato solo dal mio potente amore. Lo curai per giorni e giorni, finché non riprese tutte le sue forze. Poco dopo, venne investito da una vespa e rimase con la zampa sinistra offesa. Non era un cane. Era una persona. Capiva tutto e amava la libertà, dormiva nel mio giardino e non amava molto i gatti. Il suo nome era LEONE.

Betancourt. 2257 giorni di prigionia

Ingrid. Non c’è tempo da perdere
di Roberto Maurizio



2257 giorni di prigionia. E l’opinione pubblica non si sveglia. E’anche vero che i “soccorsi salottieri" in favore di Ingid ignorano siti come “Stampa, Scuola e Vita”, che sta sfondando quota 7.000 contatti, niente a confronto dei grandi blog di Grillo e di altra gente con i soldi. Ma, il nostro è un sito che non si ferma davanti alle difficoltà. L’unione fa la forza! Ma noi siamo ignorati dai "salotti bene". Speriamo che non veniamo ignorati anche dal nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al quale chiediamo di non togliere i volti di Ingrid e di Aung San Suu Kyi dal Campidoglio.

Aspettando esiti positivi dalla Colombia, presentiamo l’articolo pubblicato dal sito ufficiale che difende la vita e la sopravvivenza di Ingrid,
http://www.betancourt.com/.
La France dispose de moyens pour obtenir la libération des otages"
29/04/2008 - Le Point, , Le JDD, AnnCol
C'est suffisamment rare pour être souligné. Les Farc ont choisi de commenter en temps réel la tournée diplomatique de Bernard Kouchner en Amérique du Sud. "La France dispose de moyens pour obtenir la libération des otages", explique la guérilla marxiste qui énumère les conditions d'une sortie de crise : "Retirer les Farc de la liste des organisations terroristes et les reconnaître comme une force belligérante." C'est suffisamment rare pour être souligné. Les Farc (Forces armées révolutionnaires de Colombie) ont choisi de commenter en temps réel la tournée diplomatique de Bernard Kouchner en Amérique du Sud. Un communiqué a été publié mardi par l'Anncol, une agence de presse proche de la guérilla, un de ses canaux de communication habituels. Intitulé "La France persiste", ce court message salue la persévérance du "gouvernement de Sarkozy", mais rappelle que la France n'a "pas d'interlocuteur valide et fiable" avec les Farc. "Une médiation dans ces conditions est très difficile", poursuit le communiqué. Toutefois, "la France dispose de moyens pour obtenir la libération des otages", explique la guérilla marxiste qui énumère les conditions d'une sortie de crise : "Retirer les Farc de la liste des organisations terroristes et les reconnaître comme une force belligérante." Des options déjà catégoriquement rejetées par le ministère des Affaires étrangères français dès le mois de janvier. Toutefois, François Fillon a exprimé à plusieurs reprises la disposition de la France à accueillir des guérilleros Farc , leur conférant le statut de "réfugié politique", comme il l'a rappelé le 30 mars .
"La France doit oublier Bogota, il n'y a pas de temps à perdre"
Mais surtout, rappelle l'Anncol, "le 1er juillet, la France prendra la présidence de l'Union européenne". L'occasion de "convaincre les 27 autres pays communautaires de la volonté de l'Europe de trouver des solutions pour la paix en Colombie". Et le communiqué de faire la leçon aux autorités françaises : "Paris doit savoir que le gouvernement colombien n'a aucun intérêt à obtenir une sortie de crise concertée avec l'insurrection." Les Farc estiment que l'Église catholique et l'Espagne sont des "torpilles" qui empêchent le "retour rapide" d'Ingrid Betancourt et des autres otages. "La France doit oublier Bogota, il n'y a pas de temps à perdre", poursuit le communiqué, avant de conclure : "Quito et Caracas sont ses meilleures alliées." Bernard Kouchner doit justement se rendre mardi en Équateur et mercredi au Venezuela...

29 aprile 2008

Allarme prezzi agricoli

Allarme prezzi agricoli
di Roberto Maurizio



Emergenza alimentare mondiale “Un intervento urgente non solo per fronteggiare l'attuale emergenza alimentare mondiale, ma per cogliere le opportunità che l'aumento dei prezzi può offrire per il rilancio l'agricoltura ed evitare che situazioni drammatiche di questo tipo si riverifichino in futuro”. Questo l'appello lanciato dal Direttore Generale della Fao, Jacques Diouf, alla Comunità internazionale, che prospetta una strategia su due fronti: da un lato l'adozione di politiche e programmi per assistere i milioni di affamati, e dall'altro la promozione di misure per aiutare gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo a trarre vantaggio da questa nuova situazione. "Occorre produrre più cibo laddove è più urgente contenere l'impatto del rialzo dei prezzi sui consumatori poveri", ha spiegato Diouf, "e allo stesso tempo potenziare la produttività e ampliare la produzione per creare reddito e maggiori opportunità d'impiego per le popolazioni rurali povere". E ha continuato: "Dobbiamo far sì che i piccoli agricoltori abbiano accesso alla terra, alle risorse idriche e a fattori produttivi come sementi e fertilizzanti; questo li metterà in grado di aumentare la produzione in risposta ai prezzi più alti, di incrementare i propri redditi e migliorare le proprie condizioni di vita, alla fine questo andrà a beneficio anche dei consumatori". Della questione dei prezzi alimentari discuteranno dal 3 al 5 giugno i leader mondiali che parteciperanno alla Conferenza ad alto livello della Fao su 'Sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico e la bioenergia'. Tra gli oltre 30 capi di Stato e di Governo che hanno gia' assicurato la propria partecipazione, vi sono il presidente francese Nicolas Sarkozy, quello brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.
74 milioni di europei colpiti dall’aumento dei generi alimentari In Europa il problema alimentare riguarda potenzialmente più di 74 milioni di cittadini che vivono oggi al di sotto della soglia di povertà. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'effetto dell'aumento dei prezzi nei paesi poveri e in quelli sviluppati come il Giappone, dove si registrano carenze di scorte per generi di prima necessità quali il burro, o gli Stati Uniti, dove alcuni supermercati hanno adottato misure per prevenire l'accaparramento del riso. Uno scenario che secondo la Coldiretti deve significare una nuova attenzione per la crescita dell'agricoltura a livello nazionale, comunitario ed internazionale per scongiurare i limiti alla crescita rappresentati dalla scarsità di cibo dovuta all'esplosione dei costi di coltivazione e di allevamento oltre che al boom della domanda dei Paesi emergenti come India e Cina e agli effetti dei cambiamenti climatici. "Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - alla necessità di un cambiamento delle gerarchie all'interno dell'economia e un ruolo nuovo e centrale da svolgere per l'agricoltura nei prossimi anni, sia nella fornitura di beni alimentari che come garanzia per la salute e la sicurezza ambientale. Occorre - continua la Coldiretti - sostenere e qualificare la politica agricola comune per non aggravare il problema dell'approvvigionamento alimentare dell'Europa in un momento in cui molti paesi produttori stanno chiudendo le frontiere con limitazioni alle esportazioni e ripercussioni anche per l'Italia che importa quasi la metà del proprio fabbisogno in settori chiave come i cereali, la carne e il latte. L'intera Unione Europea - conclude la Coldiretti - e' un importatore netto di prodotti agricoli con una bilancia commerciale negativa di circa 6 miliardi di dollari ed e' anche il primo importatore di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo con un valore pari circa a quello di Usa, Giappone, Canada ed Australia messi insieme".

Presentiamo alcuni articoli sull'allarme prezzi agricoli pubblicati recentemente dai media italiani.

Allarme prezzi. Pam: tsunami silenzioso minaccia 100 milioni di persone

L'elevato livello attuale dei prezzi dei prodotti alimentari costituisce il pericolo più grave mai affrontato in 45 anni di storia dal Pam, il programma alimentare mondiale dell'Onu e rischia di far sprofondare 100 milioni di persone nella fame. “Milioni di persone che non rientravano sei mesi fa nelle categorie a rischio urgente, adesso lo sono”, spiega Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma. “E' necessaria una risposta globale e su vasta scala da parte della comunità internazionale, che sia centrata tanto su soluzioni di emergenza che su impegni a lungo termine”, ha spiegato Sheeran, aggiungendo che ciò cui stiamo assistendo deve essere considerato “come lo tsunami del 2004”, cui si rispose con una mobilitazione internazionale del pubblico e del privato e si raggiunse la cifra record di 12 miliardi di dollari di aiuti. “Abbiamo bisogno dello stesso tipo di mobilitazione e generosità”, ha detto Sheeran. “Ciò cui stiamo assistendo riguarda milioni di persone su ogni continente e si ripercuoterà sul futuro di milioni di bambini”. (Apcom)
Allarme prezzi.Inviato Onu: crisi è omicidio di massa (Corsera)

Gli aumenti dei prezzi di grano, mais, riso e soia stanno spingendo verso “un omicidio di massa silenzioso” nei paesi più poveri. Lo ha detto nei giorni scorrsi a Berlino, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il relatore speciale dell'Onu per il diritto al cibo Jean Ziegler. Qualche giorno fa, aggiunge il quotidiano, Ziegler ha spiegato anche che la produzione di biocarburante è “un crimine contro l'umanità”, dal momento che contribuisce a far salire i prezzi. “Abbiamo - ha sottolineato Ziegler - un gregge di operatori di mercato, di speculatori e di banditi finanziari che sono diventati selvaggi e hanno costruito un mondo di disuguaglianze e orrore: dobbiamo mettere fine a tutto questo”. Diversamente la gente si ribellerà: “E' possibile, propr io come lo è stata la rivoluzione francese”. (Apcom)
Allarme prezzi. Fao: mitigare aumenti dei prezzi alimentari
In America Latina si produce un 40% di prodotti alimentari in eccesso rispetto ai bisogni e nessuno dovrebbe soffrire la fame; eppure, ci sono 50 milioni di persone malnutrite: è il brasiliano José Graziano da Silva, direttore regionale dell'Organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), a richiamare sul problema l'attenzione della 30esima Conferenza regionale della Fao per l'America latina e i Caraibi. I delegati di 33 paesi hanno redatto una bozza di strategia regionale, auspicando un'azione pubblico-privata in vista di uno sviluppo rurale sostenibile per superare il paradosso della persistenza della sottoalimentazione in un'area altamente produttrice. Il documento riconosce che “la combinazione della crescita economica e di una distribuzione più equa è una condizione necessaria per vincere la fame” aggiungendo che gli incentivi per l'agricoltura familiare non bastano per risolvere il problema della povertà rurale. (Apcom)
Allarme prezzi. Annan: rischio nuove proteste paesi via sviluppo


Gravi carestie, derivanti dalla crisi alimentare mondiale, potrebbero innescare nuove proteste nei Paesi in via di sviluppo: a lanciare l'allarme è l'ex segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel corso della conferenza stampa sul Global Humanitariam Forum, a Ginevra. Raddoppiare o triplicare il costo dei cibi essenziali in alcuni paesi ha messo molta gente povera in una situazione disperata, ha dichiarato Annan parlando con i giornalisti in Svizzera, nell'Earth Day, la Giornata della Terra. Il mondo sta andando verso una crisi molto grave e presto potremmo vedere molti più scioperi e manifestazioni, ha avvertito il ghanese Annan, presidente del “Global Humanitarian Forum”. L'utilizzazione dei raccolti per la produzione di biocarburanti, responsabile in parte dell'aumento dei prezzi, sta &ldqu o;aggravando le difficili situazioni dei poveri nel mondo”. Proteste contro l'aumento dei prezzi si sono già svolte in Camerun, Burkina Faso, Haiti ed Egitto. (Apcom)
Allarme prezzi. Biocarburanti nell'Earth Day, polemiche all'Onu


Biocarburanti sì o no? La risposta è no per due presidenti latino americani, il boliviano Evo Morales e il peruviano, Alan Garcia che all'Onu hanno espresso le loro riserve accusando le coltivazioni di cereali e zuccheri usate per la produzione del bioetanolo di impoverire il mondo e diminuire le risorse alimentari: e quindi di essere la causa dell'aumento dei prezzi del cibo. Nell'Earth Day, la Giornata della Terra, la questione è di scottante attualità: da un lato i biocarburanti sono stati per anni una delle speranze per salvare il mondo dalla dipendenza dal petrolio; dall'altra l'aumento dei prezzi pesa soprattutto al sud del mondo (dove i più poveri oltretutto consumano prevalentemente cereali e sono quindi più colpiti dalla carenza di questi alimenti). Secondo il presidente b rasiliano Lula invece “I biocarburanti possono aiutare ogni paese a liberarsi dalla dipendenza energetica senza colpire il cibo”; le derrate alimentari invece, sostiene il brasiliano, costano di più perché cresce la domanda in paesi come Cina, India e Brasile man mano che le condizioni economiche migliorano e la popolazione mangia di più. (Apcom)
Allarme prezzi. Usa: lavoriamo per biocarburanti non da alimentari
Gli Usa sono al lavoro perchè i prodotti alimentari non siano usati per la produzione di biocarburanti in modo da tamponare l'aumento dei prezzi agricoli legato a questo fattore, che tuttavia non è decisivo. Lo ha sottolineato il sottosegretario Usa all'Energia, Jeffrey Kupfer intervenuto all'International Energy Forum a Roma. “Stiamo lavorando perchè in futuro non si utilizzino prodotti alimentari. Siamo tutti preoccupati - ha detto - per l'aumento del prezzo dei prodotti alimentari ma non crediamo che l'utilizzo che ne viene fatto come fonte energetica stia contribuendo in modo deciso a questo processo” di impennata dei prezzi agricoli. “Abbiamo avuto accese discussioni in merito” ha detto, il sottosegretario riferendosi alle polemiche con i paesi produttori di petrolio accusa ti di aver rallentato gli investimenti in raffinazione e produzione, sulla scia di pesanti investimenti nelle fonti alternative come i biofuel. “Stiamo osservando la situazione ma allo stesso tempo guardiamo a tutte le stime anche quella dell'Opec che mostrano un aumento della domanda di combustibili fossili nei prossimi decenni”. “Quello che stiamo provando a fare - ha concluso - è creare fonti no food per produrre energia”. (Apcom)
Allarme prezzi. Fao: biocombustibili aggravano emarginazione donne

Jacques Diouf, Direttore Generale della Fao

Il rapido incremento della produzione su larga scala di biocombustibili liquidi nei paesi in via di sviluppo potrebbe inasprire la situazione di emarginazione delle donne nelle zone rurali e le loro condizioni di vita. Lo afferma il nuovo studio della Fao “Gender and Equity Issues in Liquid Biofuels Production: Minimizing the Risks to Maximize the Opportunities”, secondo il quale le nuove produzioni esercitano forti pressione sulle cosiddette terre “marginali”: convertire queste terre in colture per la produzione di biocombustibili, sottolinea infatti il rapporto, “potrebbe causare il parziale o totale abbandono delle attività agricole da parte delle donne spingendole verso terre ancora più marginali”, con “gravi conseguenze sulla capacità delle donne di procur arsi cibo per sé e per la propria famiglia”. “A meno che nei paesi in via di sviluppo non vengano adottate politiche capaci di rafforzare la partecipazione dei piccoli agricoltori, specialmente donne, alla produzione bioenergetica mediante un maggiore accesso alla terra, al capitale e alla tecnologia, le disuguaglianze di genere - ha affermato Yianna Lambrou, coautrice del rapporto - diverranno probabilmente sempre più marcate e le condizioni di vita delle donne peggioreranno ulteriormente”. (Apcom)
Allarme prezzi. Ban Ki Moon: combattere la fame, subito

Ban Ki-moon

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha invitato la comunità internazionale a prendere in tempi brevi misure per arrestare l'aumento del prezzo dei generi alimentari. In occasione dell'apertura della conferenza internazionale sullo sviluppo organizzata dall'Onu in Ghana, Ban Ki Moon ha osservato che la situazione “è molto preoccupante” e pone particolari problemi a molti paesi, soprattutto in Africa. L'aumento del prezzo degli alimentari è salito nel corso di un anno di circa il 40% scatenando sommosse in diversi paesi africani come Camerun, Egitto, Burkina faso. (Ap)

Delfini e Balene a rischio di estinzione nel Mediterraneo

Delfini e Balene nel Mediterraneo
di Roberto Maurizio

La lista rossa
Lo stato di conservazione dei delfini e delle balene del Mediterraneo desta crescente preoccupazione a causa dell'impatto delle attività umane. Nel “Mare Nostrum” si possono incontrare circa 15 diverse specie di cetacei, otto delle quali frequentano regolarmente le nostre acque. Tre specie - capodoglio, delfino comune e tursiope - versano in condizioni critiche mentre una quinta popolazione - quella delle orche nel Golfo di Gibilterra - corre un rischio immediato di estinzione. Persino il delfino comune, un tempo la specie più abbondante in Mediterraneo, è oggi classificato come a rischio di scomparsa nella Lista Rossa dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.
Il delfino sparito dall’Adriatico

Il delfino comune è sparito dal Mare Adriatico a causa dell'impatto antropico, e sta scomparendo anche in Mar Ionio. "E' necessario un intervento immediato, ma finora i governi dei paesi mediterranei hanno mancato l'obiettivo di attuare misure di tutela adeguate, per garantire un futuro a delfini e balene" afferma Nicolas Entrup di Wdcs (Whale and Dolphin Conservation Society). Come risposta alla stagnazione politica e per affrontare questi problemi, istituti di ricerca e organizzazioni per la conservazione hanno recentemente unito le loro forze creando una nuova e influente alleanza per la tutela della biodiversità marina e la riduzione dell'impatto delle attività umane sui cetacei.
Il network Il network, chiamato Cetacean Alliance, mira a sviluppare sinergie e creare opportunità di collaborazione fra individui e organizzazioni determinate a proteggere le popolazioni di cetacei che vivono in Mediterraneo. L'alleanza comprende organizzazioni non-governative di ricerca e conservazione con basi in Austria, Croazia, Germania, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito, in rappresentanza di oltre 100.000 associati. Cetacean Alliance ha lanciato un nuovo sito internet, http://www.cetaceanalliance.org/, allo scopo di informare, creare consapevolezza, promuovere la tutela del mare e contribuire a migliorare lo stato di conservazione dei cetacei del Mediterraneo. Il sito comprende materiale educativo, video, aggiornamenti sulla ricerca, informazioni pratiche per ridurre il nostro impatto sull'ambiente e consigli per gli studenti interessati allo studio di balene e delfini.

Le foto sono di www.delphinia.org

Per maggiori informazioni collegarsi al seguente indirizzo:Ufficio Stampa, Istituto TethysE-Mail: press.tethys@gmail.comIstituto TethysViale G.B. Gadio 2, 20121 MilanoTel.: +39-02-7200-1947Fax: +39-02-869-95011Mobile: +39-349-136-8017

27 aprile 2008

La Fao e la "Fame nel mondo"

Summit Fao sulla sicurezza alimentare, cambiamenti climatici e bionergia
di Roberto Maurizio

Roma, Fao - Foto di RM

La fame nel mondo


La Mission di “Stampa, Scuola e Vita” è quella di fornire notizie sui principali problemi che affliggono il mondo, con l’obiettivo di procurare un dibattito. Finora, il “dibattito” non è stato molto serrato! La Redazione, comunque, continuerà a scrivere e sperare. La “fame nel mondo” è sicuramente un argomento da seguire con attenzione, soprattutto oggi che stanno esplodendo nei paesi poveri le contraddizioni della cosiddetta globalizzazione. La crescita economica esponenziale del prodotto interno lordo di Cina e India sta portando i livelli del prezzo del greggio alle stelle. La risposta di molti paesi, come il Brasile, è stata quella di utilizzare alcuni prodotti alimentari alla produzione di biocarburanti. Nel rapporto Ocse-Fao “ Agricultural Outlook 2007-2016”, si afferma che i recenti picchi dei prezzi dei prodotti agricoli sono in larga misura da addebitare a fattori transitori come siccità nelle regioni produttrici di grano e alle diminuite scorte. Ma, guardando più a lungo termine, sono in atto cambiamenti che potrebbero mantenere relativamente alti i prezzi nominali di molti prodotti per tutto il prossimo decennio. Contribuiscono a determinare questi cambiamenti di lungo termine dei mercati anche la riduzione dei surplus di produzione ed il calo dei sussidi alle esportazioni. Ma, per il rapporto il fattore più importante è l’impiego crescente di cereali, di canna da zucchero, di semi oleosi e di oli vegetali per la produzione di sostituti dei combustibili fossili, etanolo e bio-diesel. Questo sta sostenendo i prezzi agricoli e indirettamente provoca anche un aumento dei prezzi dei prodotti animali, a causa dei costi più alti del foraggio animale.


Negli Stati Uniti, si prevede che nel decennio compreso tra il 2006 e d il 2016 raddoppierà la produzione di etanolo da mais. Nell’Unione Europea l’ammontare di semi oleosi (soprattutto colza) usato per produrre bio-carburanti è destinato ad aumentare nello stesso periodo, passando dai 10 milioni di tonnellate attuali a 21 milioni. In Brasile le proiezioni danno per il 2016 una produzione annuale di etanolo di circa 44 miliardi di litri, rispetto ai 21 miliardi prodotti oggi. La produzione di etanolo cinese, attualmente stimata intorno ai 3.8 miliardi di litri, si prevede registrerà un aumento di 2 miliardi litri dai livelli correnti. Il rapporto fa notare come prezzi più alti rappresentino un problema per i paesi importatori netti di prodotti alimentari e per i poveri delle fasce urbane. E se i prezzi più alti delle materie di base causati dall’aumentata produzione di bio-carburante vanno a vantaggio di chi le produce, essi si traducono in costi extra e redditi più bassi per gli agricoltori che hanno bisogno di quei prodotti come foraggio per il bestiame.Cambiano i mercatiIl rapporto evidenzia anche come stia cambiando la struttura degli scambi commerciali. La produzione ed il consumo di prodotti agricoli in generale crescerà ad un ritmo più veloce nei paesi in via di sviluppo che nelle economie sviluppate – specialmente per quanto riguarda la carne di manzo e di maiale, il burro, il latte scremato in polvere e lo zucchero. I paesi OCSE potrebbero perdere quote di esportazione per quasi tutti i principali prodotti agricoli. Ciononostante essi continueranno a dominare le esportazioni di grano, di cereali secondari e di prodotti caseari. Il commercio agricolo mondiale, misurato in base alle importazioni globali, con tutta probabilità crescerà per tutti i principali prodotti di base presi in esame nel rapporto, ma meno che per il commercio non agricolo, poiché il protezionismo sulle importazioni si presume continuerà a limitare la crescita degli scambi. Ciononostante, il commercio di carne di manzo e di maiale ed il latte in polvere intero si prevede cresceranno di oltre il 50 per cento nei prossimi 10 anni, quello dei cereali minori di circa il 13 per cento e quello del grano del 17 per cento. Le proiezioni sul volume degli scambi degli oli vegetali anticipano un aumento di circa il 70 per cento.


La risposta dalla Fao


Il Direttore generale della Fao, Jacques Diouf

Dal 3 al 5 giugno 2008, la Fao ospiterà una Conferenza internazionale ad alto livello su “Sicurezza alimentare: le sfide del cambiamento climatico e della bioenergia”. Capi di Stato e di Governo e ministri discuteranno dell’attuale situazione alimentare e del rialzo dei prezzi delle derrate, di come il cambiamento climatico incida sull’agricoltura e di come essa a sua volta possa contribuire a ridurne gli effetti.

Coltivazione di colza per la bioenergia

L’obiettivo del summit è quello di aiutare i paesi e la comunità internazionale a trovare soluzioni sostenibili mediante l’individuazione di politiche, strategie e programmi necessari per salvaguardare la sicurezza alimentare mondiale.

All’ordine del giorno

- L’individuazione delle nuove sfide che minacciano la sicurezza alimentare mondiale in termini di domanda e di offerta, di politiche e struttura del mercato.

- Una migliore comprensione del legame esistente fra sicurezza alimentare, cambiamento climatico e bioenergia.

- L’identificazione di un processo che porti a interventi a livello istituzionale affinché negli accordi internazionali sul clima e sulla bioenergia vengano integrate misure di salvaguardia della sicurezza alimentare.

- Discussione e adozione di politiche, strategie e programmi volti a garantire la sicurezza alimentare mondiale, in particolare di misure per fronteggiare il rialzo dei prezzi alimentari.- Dichiarazione finale su “Sicurezza alimentare mondiale e azioni necessarie”.


Il calcio europeo contro la fame nel mondo

Kakà, giocatore del Milan, "Ambasciatore contro la fame" del Pam
Foto Fao

La sensibilizzazione dell’opinione pubblica mondiale è uno dei principali argomenti che la Fao persegue da anni. In verità, i risultati non sono mai stati brillanti. Da tempo, questo blog, sta cercando di far capire che non basta creare slogan, alzare bandiere, coinvolgere attori, cantanti, premi Nobel. Serve molto di più: la volontà politica internazionale di voler affrontare e risolvere i problemi. Tuttavia, siccome, non fa male coinvolgere Clouney, Montalcini, Baggio, lasciamo che la Fao continui su questa strada. Anche il Pam (Programma alimentare mondiale) ha pensato al calcio ed ha scelto come “Ambasciatore contro la fame” il giocatore ventiduenne del Milan Kakà. La Fao, invece, ha firmato il 14 aprile 2008, a Lisbona, con l’Associazione delle leghe professionistiche di calcio europee (Epfl) un accordo di cooperazione per promuovere iniziative comuni destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza alimentare e sulla lotta contro la fame nel mondo. L’accordo è stato firmato dal Direttore Generale della Fao, Jacques Diouf, dal Presidente dell’Epfl e della Lega calcio britannica Sir David Richards e dall’Amministratore delegato dell’Epfl, Emanuel Macedo de Medeiros. Presenti alla cerimonia numerose stelle del calcio che hanno espresso il loro pieno supporto all’iniziativa. Secondo il Direttore Generale della Fao, Jacques Diouf, la collaborazione fra Epfl e Fao servirà ad “informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul drammatico problema della fame nel mondo che ancora oggi riguarda 862 milioni di persone”. Il Presidente dell’Epfl, Sir David Richards, dal canto suo ha sottolineato che “Attraverso la popolarità del calcio professionistico in Europa l’Epfl può favorire la presa di coscienza su questioni come la mancanza di cibo e la povertà che colpiscono così tante persone nel mondo”. L’amministratore delegato dell’Epfl, Emmanuel Macedo, ha assicurato che le leghe calcio professionistiche europee sono orgogliose di lavorare insieme alla Fao: “Abbiamo 862 milioni di motivi per accettare l’invito di collaborazione della Fao”. Le due organizzazioni ritengono che il potere del calcio sia uno strumento chiave per promuovere la lotta contro la fame nel mondo e raggiungere il primo obiettivo di sviluppo del Millennio: dimezzare la percentuale delle persone che soffrono la fame e la povertà nel mondo entro il 2015. In base all’accordo firmato oggi l’Epfl, che raccoglie 27 leghe associate per un totale di oltre 900 club calcistici, promuoverà insieme alla Fao una serie di iniziative legate alla lotta contro la fame.


Il grido di dolore di Papa Giovanni Paolo II


Un modo per comprendere cos’è la “fame nel mondo” e cosa bisogna fare per alleviare e superare questo dramma, resta ancora insuperato il Documento prodotto, su indicazione di Papa Giovanni Paolo II, nel 1996, dal Pontificio Consiglio Cor Unum, che pubblichiamo integralmente su Articoli di Stampa, Scuola e Vita.

25 aprile 2008

Olimpiadi, Tibet, Cina, Barroso e il Dalai

Olimpiadi di Pechino. Cina, Unione Europea e il Dalai
di Roberto Maurizio

Verso un dialogo costruttivo?
Oggi, 25 aprile 2008, mentre la fiaccola olimpica sbarca in Giappone, sul fronte diplomatico si sono aperti alcuni spiragli per un alleggerimento delle tensioni tra Cina e Tibet. Il governo di Pechino prevede, infatti, di incontrare nei prossimi giorni un rappresentante del Dalai Lama. A riferirlo è stata l'agenzia di stampa cinese Xinhua-Nuova Cina. L'incontro, secondo quanto riferisce l'agenzia, sarebbe stato programmato su richiesta dello stesso Dalai Lama. «Alla luce delle richieste avanzate dal Dalai Lama per una ripresa dei colloqui - riferisce una nota della Nuova Cina, citando una fonte anonima - i dipartimenti competenti del governo centrale avvieranno nei prossimi giorni contatti e consultazioni con un rappresentante privato del Dalai Lama». La stessa fonte anonima avrebbe aggiunto che «ci si augura che attraverso i contatti e le consultazioni il Dalai Lama prenderà iniziative credibili per fermare le attività volte a dividere la Cina, e per smettere di disturbare e sabotare i Giochi Olimpici di Pechino in modo da creare le condizioni per il dialogo». Un portavoce del Dalai Lama, Tenzin Taklha, ha reagito affermando di non sapere nulla a quanto annunciato dell'agenzia cinese. «Non disponiamo di qualsivoglia informazione circa la volontà della Cina d'incontrare rappresentanti di Sua Santità», ha dichiarato Takhla da Dharamsala, la cittadina nel nord dell'India dove il Dalai Lama vive in esilio dal '59, e in cui ha sede anche il governo tibetano esiliato. «Siamo sempre pronti ad accogliere un invito - ha in ogni caso aggiunto Takla -. Non ci tiriamo indietro, ma fino ad ora nessuno ci ha contattato. Sua Santità ha più volte affermato che è pronto ad incontrare faccia a faccia inviati del governo cinese. Lui considera questa l'unica strada per risolvere la questione tibetana».
La fiamma olimpica in Giappone
La fiamma olimpica, nel frattempo, è giunta a Nagano, la città in cui si svolsero le olimpiadi invernali del 1998, in vista della staffetta di sabato che vedrà impegnati 80 tedofori, con la partenza affidata a Senichi Hoshino, l'allenatore della nazionale di baseball. Un volo charter speciale ha portato il simbolo di Pechino 2008 dalla capitale australiana Canberra all'aereoporto Haneda di Tokyo. Imponente il servizio di sicurezza per fronteggiare le attese proteste pro Tibet e contro le repressioni volute da Pechino, mentre circa 20.00 residenti e studenti cinesi in Giappone si ritroveranno a Nagano per sostenere il passaggio della fiaccola. Dieci agenti della polizia anti-sommossa e 100 poliziotti in uniforme circonderanno la fiamma olimpica, con altri due assistenti cinesi in ulteriore supporto, secondo quanto riferito da fonti della polizia. La fiaccola, subito dopo la manifestazione di Nagano, sarà trasportata a Seul, la citta sudcoreana che ha ospitato le olimpiadi estive del 1988.
Barroso contro il boicottaggio dei giochi
L'apertura del governo di Pechino arriva nel giorno dell'incontro tra le massime autorità cinesi e il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Quest'ultimo ha dichiarato di essere contrario al boicottaggio dei Giochi perché "le Olimpiadi devono essere la celebrazione della gioventù e devono essere un successo". Barroso, che ha chiesto alla Cina accesso libero al Tibet sia per i giornalisti che per i turisti stranieri, ha raccontato di aver avuto uno scambio di vedute "aperto e franco" con il primo ministro cinese, Wen Jiabao, e si è detto "particolarmente incoraggiato" dall'atteggiamento dell'interlocutore sulle prospettive della crisi tibetana.

21 aprile 2008

Pechino, val bene una messa

XXIX Olimpiadi di Pechino
A ciascuno il suo
di Roberto Maurizio

Troppo facile dire Pinochet
Se in Cina, un miliardo e trecento milioni di persone non sono capaci di liberarsi dalla feroce dittatura che viola i diritti umani, che condanna alla pena di morte per reati efferati migliaia e migliaia di persone che rappresentano in percentuale poco più dello 0,0001%, vuol dire che il “regime gli sta bene”, è accolto positivamente dai cinesi. Come “stavano bene” i regimi alla stragrande maggioranza della popolazione che ha "appoggiato" l'assassinio di centinaia di milioni di persone nell’Unione Sovietica di Stalin e nella Germania nazista di Hitler. E che dire degli italiani di Mussolini, dei cubani di Fidel Castro, degli Yugoslavi di Tito, degli spagnoli di Franco (che oggi alzano gli occhi al cielo con Zapatero per poter vedere la luce negata per tanti anni passati al buio e ricercare con ritardo la democrazia, nel nome della quale stanno massacrando la dignità umana)? L’elenco potrebbe continuare, i cileni di Pinochet, i venezuelani di Chavez, e tutta una serie di regimi totalitari “arabo-musulmani”. Ma ci fermiamo qui.
Lo zero virgola
Perché questo astio contro un “regime” che riesce a controllare miliardi di persone? Governare o sgovernare Roma è fin troppo facile. Rutelli I, Rutelli II, Veltroni I, Veltroni II, Veltroni III, hanno creduto di governare con aggio per 15 anni consecutivi (quasi un'eternità), 2 miseri milioni di persone (pari allo 0,153846154 della Cina). E’ troppo facile! Questo vale anche per Alemanno. E' troppo facile riempirsi la bocca di termini senza significato e con presa sicura sull'elettorato. Basta! Occorre agire! Basta con il fascismo, basta con il comunismo, basta con le ideologie. Gli alemanni e i rutelliani devono fare un sola cosa: rendere vivibile una città che non ha eguali al mondo. Roma non appartiene a Veltroni alla Provincia. Roma appartiene al mondo intero. Lasciate il Campidoglio che era stato salvato dalle oche. Per dirigire una città basta un computer posto anche a Torre Maura! Lasciate la città agli stranieri e a tutti quei romani che dopo aver visitato altre capitali mondiali tornano a Piazza Venezia e si sentono mancare il fiato per la bellezza che trasuda da tutte le pietre, da tutti i cimeli storici. Solo Holunder del Campidoglio ha il diritto di vivere in una delle zone più esclusive dell'universo. Roma, Caput Mundi.

Il Tibet e la Padania
Il Tibet è una regione che appartiene alla Terra e non ai tibetani. L’Everest è stato creato dallo scontro tra Africa e Asia e i Tibetani non esistevano ancora. Il Tibet, come la Padania, è la terra di chi ci abita temporaneamente, ma non per l’eternità.


La tromba d’aria di Velletri in Cina
L’uomo deve capire che: 1. salendo su un aereo a 10 chilometri di altezza la sua figura non si nota assolutamente (cioè, lui vale meno delle formiche); 2. gli astronauti, dai loro oblò, non riescono a vedere nulla dei suoi pregi e dei suoi difetti, a mala pena intravedono la Grande Muraglia; 3. salendo più in alto, diventa solo un insignificante mostriciattolo che si accapiglia con il suo simile; 4. elevandosi al massimo, davanti alla sua coscienza, crede di essere il responsabile delle catastrofi della sua Grande Madre Terra, (è come se dopo una tromba d’aria, all’interno di un formicaio di Velletri, il solito sapientone, Master Formigon, dia la responsabilità dell’evento naturale alla Tetra Regina, rea di aver provocato con le sue direttive, cioè allargare il buco della dimora delle larve di un eccessivo diametro di 0,153846154 millimetri, di aver procurato il disastro dello scioglimento dei ghiacciai nel Polo Sud). La tempesta passerà
Nonostante, questa esilarante presentazione della realtà, esiste ancora qualcosa per la quale varrebbe la pena battersi? Pechino val bene una messa? Le Olimpiadi renderanno il mondo più vivibile? Sicuramente non è colpa delle formiche o degli atleti se c’è una tromba d’aria a Velletri o in Cina (le due entità, mutatis mutandis, sono uguali). La tempesta prima o poi passerà!

20 aprile 2008

Povera Ingrid Betancourt

2246 giorni di prigionia. Ci mancava solo il pallone per la pace per liberare la Betancourt!

di Roberto Maurizio


Il torneo di calcetto multietnico

Un fenomeno da baraccone
Mentre Adn.es pubblica i suoi scoops su Ingrid, Peace Reporter, su Virgilio, dà spazio ad una senatrice colombiana, che a Madrid “attesta” la perfetta salute di Ingrid e osanna il ruolo di Chavez, a Vasto (Chieti) il sindaco se la prende con i soldati colombiani, finalmente siamo arrivati al massimo storico: il calcio balilla per la liberazione di Ingrid! Riportiamo quanto è stato pubblicato dal sito http://www.arezzonotizie.it/, di giovedì 17 aprile 2008. “Sarà presentato sabato 19 aprile alle ore 10 presso la Circoscrizione Saione, il progetto “Un pallone per la pace per la liberazione di Ingrid Betancourt” organizzato in collaborazione con la Uisp. Il torneo di calcetto multietnico, giunto alla sesta edizione, si svolgerà venerdì 25 aprile a partire dalle ore14,30 presso il campo sportivo “Roberto Lorentini” di Pescaiola e vi parteciperanno l’associazione Provvidenza, l’associazione Rumena, San Giuliano International, l’associazione Arcobaleno Team, Rondine cittadella della pace, Leoni dell’Atlas-Marocco, l’associazione culturale somala, quella del Senegal, del Bangladesh, dei domenicani e infine quella albanese Onufri.Alle ore 18, al termine del torneo è prevista una merenda multietnica con prodotti tipici delle comunità asiatiche, europee e africane; in caso di maltempo la manifestazione si svolgerà giovedì 1 maggio alle 14,30”.
Ha dell’incredibile, ridurre Ingrid Betancourt a un fenomeno da baraccone! Povera Italia, povera Spagna, povera Francia, povera Ingrid! E’ meglio non averli certi alleati!

19 aprile 2008

Giuliana Sgrena e Ingrid Betancourt

Ingrid e Giuliana
di Roberto Maurizio

Metamorfosi: larva, fantasma, embrione
L’appello ai carcerieri per la liberazione di Ingrid Betancourt è stato lanciato in un’accorata lettera scritta da Giuliana Sgrena il 4 aprile 2008. La missiva è stata anche l'occasione per consolare una donna ormai diventata una “larva”. Larva in latino significa “fantasma” e rappresenta, in natura, un embrione che diventerà adulto attraverso una o più metamorfosi che possono essere drastiche o graduali. Ingrid, ormai prigioniera da 220 settimane, 2.245 giorni, più di 6 anni, sta subendo una metamorfosi al contrario: da donna a prigioniera, da prigioniera a schiava, da schiava a larva, da larva a embrione, da embrione a fantasma. Ma i fantasmi non fanno paura subito. Occorre che passi del tempo prima che diventino minacciosi. Prima o poi, però, il Fantasma di Ingrid farà paura a qualcuno.

Una voce nel deserto
Giuliana Sgrena, ex prigioniera in Irak, ha inviato un suo piccolo "messaggio" a Ingrid. Purtroppo, la lettera di Giuliana, come, del resto, questo articolo, non saranno letti dai carcerieri in tempo utile: ma la storia ha un orologio diverso dai Rolex indossati dagli uomini che credono di spostare le lancette a loro piacimento.

Contro i fondamentalismi
Pubblichiamo, volentieri, la lettera di Giuliana, non solo perché come donna ha passato sulla sua pelle le stesse paure di Ingrid, ma perché la Sgrena ha una sensibilità che dovrebbe essere data in prestito a tante persone che si dichiarano contro le ideologie e i fondamentalismi e dare una bella lezione a chi ancora è fortemente ideologizzato e fondamentalista.

Ad Algeri con Giuliana
Un paio di anni fa, in occasione della presentazione del libro di Giuliana, “Le Front Iraq”, pubblicato da Aframed Algeria, ho avuto l’occasione di condividere alcuni giorni con la Sgrena ad Algeri. Il resoconto del viaggio, pubblicato sulla rivista "Leptis", febbraio 2006, lo renderemo noto nei prossimi post. Quel viaggio lo "pagai caro": mi costò l'incarico di Vice Preside, solo perché ero andato con una “comunista”. La decisione venne prese da una Preside sindacalista della Cgil. In contropartita, la permanenza ad Algeri mi diede la possibilità di conoscere una persona così affabile, mite, intelligente, colta, e soprattutto donna fino in fondo: Giuliana Sgrena. In un albergo di Algeri, uno tra i più belli della capitale algerina, in una serata stellata di ottobre, guardando il passaggio di Giove sulle cime degli alberi, chiesi a Giuliana se avesse mai visto, nella sua prigionia, il chiarore delle stelle e dei pianeti. Lei mi rispose, ma non sono certo, perché quella era la risposta che mi aspettavo, “sì Giove illuminava la mia stanza buia e mi dava coraggio”. Speriamo che padre Giove possa portare un po’ di speranza, di fiducia e coraggio anche a Ingrid.

Ingrid resisti
Ingrid resisti – così inizia la lettera della Sgrena a Betancourt -. Quando le speranze sembrano esaurite, quando il dolore ti fa ritenere il male peggiore quello minore, pensa a chi ti aspetta e ha sofferto tremendamente per la tua mancanza. Quando la tua vita sembra già aver abbandonato il tuo corpo che osservi da fuori come se ti fosse già estraneo non lasciarlo giacere. Chi può assumersi la responsabilità di averti abbandonato a una sorte così atroce? Chi potrebbe assumersi il peso della tua dipartita? Nessun uomo per quanto insensibile può mettere in gioco la vita di una persona innocente, nessuna ragione o, peggio ancora come rischia di accadere adesso, nessuna strumentalizzazione della ragione di stato può giustificare una condanna simile. Ingrid resisti come sa resistere una donna, abituata alle più atroci traversie della vita. So quanto è difficile, anche se la mia esperienza è stata ben poca cosa rispetto alla tua. Ma ho provato l'isolamento, il dolore, la paura dell'abbandono, ho sentito la morte bussare ripetutamente alla mia porta. Ma anche i peggiori presentimenti possono essere allontanati. Ingrid non sei sola, i tuoi cari ti aspettano. Ti aspettiamo.

Liberate Ingrid
P.S. A chi ha nelle mani la vita di Ingrid, anche se non mi ascolterà, voglio dire che un gesto di umanità vale più di tante battaglie vinte. Una donna, una persona, non può diventare un'arma di guerra. Anche se chi la tiene sua prigioniera pensa di lottare per una causa giusta chiedendo la liberazione dei molti guerriglieri prigionieri in mano al governo Uribe: i miei rapitori mi hanno liberata, liberate Ingrid!

17 aprile 2008

Zingari

Zingaro chi sei?
di Roberto Maurizio

Rom, Sinti, Kale ...
E' difficile riassumere in poche righe la storia millenaria degli zingari, zigani, zingano, gitani, un insieme di etnie prevalentemente nomadi. I Rom, i Sinti, i Kale, i Manouches, i Romanichalsm, i Camminani, gli Jenish sono solo alcuni esempi di "zingari" presenti in Italia. La connotazione negativa che la parola "zingaro" ha assunto oggi è dovuta all'abbinamento di questo termine con "nomadi" (anche se la maggior parte non lo è più).

Gypsy
Se in Italia gli “zingari” (contrasto forte tra quattro consonanti dominanti “zngr”) si fossero chiamati “gitani” (contrasto debole g- seguito dalla i - t contrasto forte seguito dalla a, n contrasto forte seguito dalla i dolce e persuasivo) forse gli tzigani avrebbero avuto un’altra accoglienza. Se si fossero chiamati Gypsy, sarebbero stati accolti con il massimo rispetto. G, dolce, Y, dolce, p, forte, seguito da S, dolce, per finire i Y dolce.

Omen Nomen
Zingaro, ormai in Italia, ha assunto un valore negativo. Zingarelli, invece no, rimane il grande e insostituibile vocabolario. Quando si parla di "nomadi", che non rispettano le regole, bisogna fare attenzione. Da solo "nomade" non è un sostativo negativo. Non vogliamo fare assolutamente l’apologia dello zingaro. Anzi. Chi non rispetta le regole della convivenza civile, compreso gli Zingari, non deve assolutamente riconosciuto membro della comunità civile. Così come gli extra comunitari, i comunitari e gli italiani che non rispettano le regole devono essere letteralmente perseguiti e condannati per la loro condotta debordante.

Cara Italia,
rialzati e fai vedere la tua forza nei confronti delle persone più deboli, dell’Africa, della Palestina, del Tibet, della Birmania o Myanmar, dell’America Latina, di Ingrid Betancourt, e allontana lo spettro e lo scempio di bastarde e scellerate ideologie.

Un mondo diverso: quello di zio Luciano
Il mondo si tingerà di altri colori, quando verranno rispettate tutte le minoranze, compresa quella degli Zingari. Sarebbe un mondo diverso se venissero cancellati l’odio, il razzismo, il fanatismo, il conflitto religioso. Sarebbe il mondo diverso se assomigliasse a quello disegnato da mio zio Luciano, un falegname immigrato in Francia: "dare a ciascuno secondo i suoi bisogni, riconoscere a tutti la la dignità di essere umano".

16 aprile 2008

Il Darfur a Roma

Le fotografie del "Global Day for Darfur 2008" in Italia
di Roberto Maurizio

Qui di seguito, vengono presentate alcune fotografie scattate durante il
"Global Day for Darfur 2008" a Roma, 12 aprile 2008.



Le foto sono di Roberto Maurizio. Si prega di citare la fonte.

15 aprile 2008

Ingrid Betancourt: 2243 giorni di prigionia

2243 giorni di prigionia
di Roberto Maurizio

L'unica notizia di oggi è che Chavez sta trattando per liberare un "terzo gruppo" di prigionieri delle Farc. Nella nostra "arringa" a favore di Ingrid, ovviamente, era sottointesa la liberazione di tutti gli ostaggi nelle mani dei "guerriglieri delle Farc". Ogni persona soggetta a violenza va sempre protetta. "Stampa, Scuola e Vita" chiede la liberazione di tutti gli uomini e di tutte le donne ostaggi di qualsiasi ideologia, in tutte le parti del mondo.

14 aprile 2008

Betancourt, 2242 albe

Ingrid Betancourt: 2242 giorni di prigionia

di Roberto Maurizio


Liberté, Egalité, Fraternité

Secondo il sito web della famiglia di Ingrid Betancourt e dei loro sostenitori, http://www.betancourt.info/, i giorni di prigionia di Ingrid sono arrivati a 2242 . Noi, come "Stampa, Scuola e Vita", abbiamo perso qualche battuta. Ma il nostro interesse per Ingrid, resta intatto. Inumana e incivile è la prigionia inflitta da quattro persone deliranti, che hanno ancora il tempo di ravvedersi e abbandonare il loro progetto. Esiste un nuovo millennio che si basa ancora sugli stessi ideali della Rivoluzione francese: "Liberté, Egalité, Fraternité". Cari amici delle Farc, amici del compagno Chavez, Liberté (liberate Ingrid), Egalité (riconoscete a lei lo status di donna), Fraternité (fratelanza: l'umanità ha bisogno di fratelli che lottano nella stessa direzione: Pace, Sviluppo, Rispetto dei diritti umani, Rispetto delle donne, contro la fame, contro i prezzi dei prodotti alimentari che affamano milioni di persone, contro l'ignoranza, contro l'arroganza del potere, e a favore dell'eliminazione delle ingiustizie, che sono tante, e non ultima, la vostra, quella della reclusione di una donna, di Ingrid, la cui unica colpa è quella di non essere armata come voi e di non essere un macho che punta alla testa la pistola più vergognosa dell'intera storia dell'umanità. Se andate a rileggere la Storia, con la S maiuscola, vedreste come voi, Farc, non avete spazio nel nuovo millennio. Non trovereste nessuno peggiore di voi? Nel secolo scorso, di barbari, fascisti, comunisti, assasini ne troverete tanti, ma nessuno come voi che costringete una donna per 2242 giorni a non essere più donna. Se avete coraggio ammazzatela. Ma voi non ce l'avete. I vigliacchi come voi godono della sofferanza di una donna e la vostra gloria trova il suo apice nel suo tremendo tormento. Per favore ammazzatela. Come è stato ammazzato Moro dalle Brigate Rosse, come è stato ammazzato Tarantelli dalle Brigate Rosse, come sono state ammazzate tante persone innocenti. La Storia, con la S maiuscola, vi iscriverà tra i più codardi mai esistiti nel genere umano.

Chiamarsi uomini

Con in mano un ostaggio così dolce come Ingrid, "cosiddetti uomini delle Farc", non potete vedere il Sole nella sua integrità, non potete discernere il bene dal male, non capirete mai di essere solo degli spietati e ottusi carcerieri. Nessuno al mondo avrà il coraggio di annoverarvi tra la schiera dell'"umana gente". Nessuno più vi chiamerà "uomini" (cioè, appartenenti al genere umano).

13 aprile 2008

Gli occhi dei bambini del Darfur

A Roma, il “Global Day for Darfur” 2008
di Roberto Maurizio
Roma, 12 aprile 2008. Il Colosseo ha accolto oggi, ancora una volta, i manifestanti del “Global Day for Darfur”. Le celebrazioni ufficiali, nel resto nel mondo, si svolgeranno domani, in più di cinquanta capitali del pianeta. Il raduno, in Italia, è stato anticipato di un giorno, a causa dello svolgimento delle elezioni politiche e amministrative. Obiettivo delle manifestazioni non far dimenticare il dramma di milioni di persone martoriate da una guerra che ormai dura da più di cinque anni.

Un gazebo a strisce bianche e azzurre In un sabato romano autenticamente primaverile, tra gocce di pioggia, passaggi repentini di nuvole davanti ai raggi del Sole, migliaia e migliaia di turisti in fila per l’Anfiteatro o per la foto ricordo con i Centurioni, macchine e autobus a due piani che “sfiorano” i pedoni, si stenta a distinguere il piccolo gazebo a strisce bianche e celeste che lotta contro improvvise ma brevi folate di vento e contro l’ottusa e interminabile indifferenza dell’opinione pubblica internazionale. In Italia, il provincialismo è duro a morire. Il disinteresse atavico per i problemi legati alla politica internazionale è aggravato dalla mancanza di volontà politica e dalla quasi totale assenza di notizie sui principali strumenti di informazione di massa, a cominciare dalla Rai. (In ogni caso è meglio la disinformazione rispetto alla pseudo informazione faziosa di RaiNews). L'informazione deve essere corretta. Esiste solo un modo per raggiungere questo obiettivo: creare in tutte le testate giornalistiche la redazione "cooperazione internazionale". Non un solo Format, ma tanti Format, liberi e contrapposti, in lotta fra di loro per conquistare un mercato basato sulla verità della notiazia. Adesso, invece, l’attenzione dei lettori viene attratta dai “Media” solo su meschini problemi interni. Ed oggi, purtroppo, al Colosseo, questo disinteresse si è rinnovato in tutta la sua tragicità.



La folla e i giornalisti
Da lontano, spicca il cartello blu degli attivisti di Amnesty International: “Diritti umani subito”. Più da vicino emergono altri grandi manifesti, "Global day for Darfur, Roma 2008: Stop bambini sotto attacco", che vengono “indossati” dai rifugiati politici del Darfur in Italia. E poi, i volantini di Italians for Darfur. Infine, i piccoli ma “potenti ” disegni realizzati dai bambini rifugiati nei campi profughi provenienti dalla martoriata provincia sudanese. Cosa manca? La folla e soprattutto i “giornalisti”. “La scelta della data della manifestazione è stata infelice”, commenta un astante. In Italia, eventi di questo spessore non devono mai essere fissati durante un’elezione o una partita di calcio”. “A Roma, alcuni appuntamenti internazionali fondamentali sono falliti perché concomitanti con la partita della Nazionale italiana al campionato del mondo”. Questa è civiltà! Alla vigilia delle elezioni 2008, bisognava attendersi il forfait dei “giornalisti” “assorbiti come spugne” da “fatti interni”. Meno male che oltre alle tre o quattro telecamere, c’era anche la “troupe” di “Stampa, Scuola e Vita”.



Gli occhi dei bambini
Gli occhi dei bambini hanno un'anima. Dalle loro pupille spunta e tramonta il Sole. Chi è controluce non vede l'amore. (R.M.)



Foto di repertorio

Foto di repertorio

La “piccola”, ma significativa manifestazione, inizia con la proiezione del videomessaggio del testimonial d'eccezione George Clooney. A destra del “palco gazebo”, è allestita una “mostra” di disegni eseguiti dai bambini darfuniani che raccontano il loro dramma vissuto sulla loro pelle nera sfiorata dal Sole e trafitta dalla violenza della guerra. Attraverso i loro occhi raccontano la tragedia di milioni di persone. A turno, i rappresentanti dei promotori dell’iniziativa romana, gli attivisti di "Italians For Darfur", "Articolo 21", Amnesty International, Ugei e i rifugiati del Darfur, ricordano l'emergenza che vive la popolazione darfuriana. La prima ad intervenire è Antonella Napoli, Presidente di “Italians for Darfur” che ricorda come l'edizione del Global Day del 2008 in tutto il mondo è dedicata ai bambini "molti dei quali, oggi, compiranno cinque anni senza aver mai conosciuto la pace". “In Darfur, continua la Presidente, si continua a morire”. Le azioni dell'Onu risultano essere sempre poco efficaci. Troppo distanti le posizioni e gli interessi dei membri del Consiglio Permanente: da una parte chi difende il Governo del Sudan, considerato ispiratore delle violenze nei confronti dei darfuriani, dall'altra chi aspira a mettere le mani sul greggio sudanese. Nel mezzo il Darfur", spiega ancora Antonella Napoli. "E' per questo che serve una pressante ed efficace mobilitazione mondiale - conclude il Presidente di Italians for Darfur -. Occorre assicurare al più presto protezione ai civili, in particolare ai bambini. Ogni giorno 75 di essi si spengono per la fame".





Foto di repertorio



Pace in Darfur
Tra gli altri interventi, spicca l’accorato appello del rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia, Suliman Ahmed Hamed, che ha invitato la comunità internazionale a portare soccorso immediato alle famiglie distrutte dalla guerra e ha chiamato a raccolta, esprimendosi in arabo sudanese, simile al nostro "toscano", tutti i rifugiati per un’azione comune che possa riportare la pace in una tra le zone più belle ed abbandonate del mondo: il Darfur.

Tutte le foto sono di Roberto Maurizio. Il "servizio fotografico" completo verrà pubblicato su "Articoli di Stampa, Scuola e Vita" e su "News di Stampa, Scuola e Vita".