31 gennaio 2009

Pamela Casula. Volare sopra il mare

Pamela Casula, l'amica della poesia
di Roberto Maurizio

Sempre grazie all'ausilio di Facebook, siamo in grado di pubblicare queste due poesie inedite, dalla lettura delle quali si ricava una profonda dolcezza e un'immensa umanità. Grazie Pamela!



......L'uccello della libertà.......

Spiegare le ali e alzarsi in volo,
come un uccello,
l'uccello della libertà.
Volare felice
sopra il mare.
Vedere le persone
che si amano
stringersi dolcemente
sdraiati sulla spiaggia.
un uccello viaggiatore quindi,
un uccello della libertà.
Vorrei essere come lui,
che vola felice
in tutte le direzioni
senza mai una meta precisa.
vorrei essere l'uccello
della libertà.





.........ancora!

se tu potessi,
se tu volessi.
se tu amassi,
se amassi me!

mi guarderesti
negli occhi,
mi guarderesti
nel cuore,
mi guarderesti
in profondità,

e coglieresti
da tutto questo
ciò che un tempo
ci ha unito e che
ci unisce
....ancora!

Grande Raduno Ex Verrazano. Modalità per la partecipazione

GRANDE RADUNO EX VERRAZANO
di Roberto Maurizio
Fulvio Crespina, mentre rilega "Verrazano News"
Modalità da seguire per la partecipazione
1. Inviare, solo al seguente indirizzo di posta elettronica robertomaurizio@fastwebnet.it le proprie generalità, l’ultima Classe frequentata e l'Anno di frequenza;

2. Indicare, nella mail, se si intende partecipare solo alla "Festa-Cerimonia", dalle ore 11.00 all14.00: € 10 per affitto sala, strumentazioni e aperitivo, oppure se si vuole anche pranzare, Lunch + caffè atri 15 euro;

3. la quota scelta per la partecipazione sarà incassata dalle "hostess" (che sono nostre ex studentesse) al Palacavicchi, il 21 febbraio prossimo.


Inoltre, chi intende collaborare alla riuscita della Festa è pregato di inviare, sempre allo stesso indirizzo di posta elettronica, foto, video, commenti, ricordi, entro e non oltre il 10 febbraio 2009.

Chi non può partecipare fisicamente al Grande Raduno ex Verrazano può inviare un proprio commento, saluto, aneddoto, ringraziamento particolare (sempre all'indirizzo di posta di cui sopra). Il “Messaggio” sarà letto durante la Festa/Cerimonia e inserito nel "Documento finale" dell'incontro.


45° ANNIVERSARIO
DELL’ITCS “GIOVANNI DA VERRAZANO”

In occasione del 45° Anniversario (1964-2009), tutti gli ex alunni, gli insegnanti e i non docenti dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Giovanni Da Verrazano” si sono dati appuntamento per festeggiare questo traguardo storico

LA FESTA SI SVOLGERA’

il 21 febbraio 2009
(Sabato Grasso)
al

(tel. 0679321797)

Dalle 11.00 alle 14.00 (per affitto sala e aperitivo, 10 euro a testa)
La Festa continua dalle 14 in poi (Ristorante, 18 euro – meno 10 dell’affitto sala)

Durante la Festa-Cerimonia degli “Ex del Verrazano” saranno:

1. Proiettati film, fotografie, slides relativi ai 45 anni di vita dell’Istituto;


Giuliano Gemma e gli alunni della VA e VB, 1968


VC 1982-83

2. Invitate le autorità competenti (X Municipio e Regione Lazio)

3. Ricordati alcuni ex alunni che hanno raggiunto la “celebrità” come: Alessandro Nesta (difensore del Milan), Eros Ramazzotti (affermato cantautore), Flavio Roma (Capitano e Portiere dell’As Monaco Fc), Alberto Di Chiara (ex calciatore della Roma), Mauro Meconi (affermato attore e regista della Rai e di Mediaset), il complesso musicale The Fingers Five (alcuni dei suoi componenti ex studenti dell’Istituto), Enrico Masucci (ex Direttore Amministrativo della Roma), Emanuele Rossi (atleta dell’Intertrasport Blubasket Treviglio), ed altri ancora.


Mauro Meconi


Emanuele Rossi

Flavio Roma

4. Distribuiti Dvd, Cd e Brochure;

5. Eseguite musiche degli anni ‘60, ’70, ’80 e ’90;


The Fingers Five (1967)

6. Premiati i Rappresentanti degli studenti dei Consigli di Istituto


Istituto tecnico commerciale e per geometri "Giovanni Da Verrazano", 1966

7. Invitate testate televisive locali e nazionali



Apertura dei cancelli, 1967

31 Gennaio 2009

Prof. Roberto Maurizio
cell. 3405905898

30 gennaio 2009

Christian Galeotti. In diretta da Facebook

Navigando in te
di Christian Galeotti

Foto di Roberto Maurizio

In diretta da Facebook, 30 gennaio 2009. Questa poesia è stata scritta da Christian all'1.40, inviatami alle ore 1.45 e pubblicata all'1.48

Dove ci porta questa vita?
Ama con il cuore e lo scoprirai...
Quale senso ha questa eterna sfida?
Apri la mente e lo capirai...
La luce che nasce dalla speranza,
accende in noi l'eterna certezza;
la certezza di sapere che anche
se siamo solo un semplice
granello di sabbia
abbiamo il dono della particolarità,
e la consapevolezza che
i tuoi occhi saranno per sempre
perle del tuo amore
orgoglio del tuo cuore
un oggetto di eterno valore!

27 gennaio 2009

Il Giorno della Memoria: i soldati italiani prigionieri dei nazisti

Il Giorno della Memoria dedicato ad Arturo Troilo
di Roberto Maurizio
Arturo Troilo, 1940

Arturo Troilo con Carlo Baserga, di Como, Alberto Rossetti, di Napoli, Publio Prevost, di Pistoia, 1940

Il “Giorno della Memoria”, istituito nel 2000, invita tutti i cittadini italiani, soprattutto i più giovani, a ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e la morte nei campi di concentramento nazisti. Mentre, giustamente, il popolo ebraico ricorda con cordoglio e sdegno la Shoah, nessuno pensa ai nostri soldati deportati, imprigionati o morti nei lagher nazisti. Forse sono stati degli “eroi” che i media considerano di secondo piano o ignorano completamente. Sarebbe ora di dare a loro la giusta collocazione storica che meritano

Un cimitero dei soldati italiani internati nei campi di concentramento nazisti. Fotografia scattata dai superstiti dell'eccidio di Treuenbrietzen, i quali finita la guerra si sono recati nel campo per dare una degna sepoltura ai loro compagni di prigionia.
Montorfano Natale.


Vivi e lascia vivere

Arturo Troilo (a sinistra) e Carlo Baserga, 1940
Notare la gamba sinistra di Arturo, volutamente retratta all'indietro. Il cosiddetto scherzo "imbecille" dei giovani soldati

Ho vissuto i primi anni della mia vita in un paesino dell’Italia del Sud, San Martino in Pensilis, provincia di Campobasso. Erano gli anni immediatamente dopo la fine del Secondo conflitto mondiale. Proprio oggi, nel “Giorno della Memoria”, mi ritornano in mente quegli istanti che credevo completamente dimenticati. Erano anni difficili, sia dal punto di vista economico sia da quello politico. Mentre al primo, la gente non faceva molto caso, avendo già attraversato il periodo bellico nella miseria e nella povertà, al secondo gli animi si appassionavano, si accendevano per un non nulla. Si poteva arrivare anche allo scontro fisico, ma il senso atavico del “vivi e lascia vivere” prevaleva nelle due fazioni più intenti ad un meritato “riposo del guerriero”. Mentre “la guerra civile” nelle altre parti d’Italia tardava a vedere una fine, San Martino dormiva un sonno profondo, qua e là guastato da una scaramuccia. Il paese, dunque, era fuori dalle aree calde della “guerra normale” e da quella “partigiana”, viveva come una delle tante Terre del Sacramento. A pochi chilometri più a Nord, dopo il 1943, si era consumata una “rivolta partigiana” grazie al gruppo creato da Domenico Troilo, un giovane ufficiale abruzzese reduce dall’Africa, e dall’avvocato Ettore Troilo, omonimo ma non parente del primo, che sarebbe poi stato il discusso Prefetto di Milano subito dopo la Liberazione. Questi “banditi”, chiamati in un primo momento con questo appellativo a causa dei continui bandi che le truppe di occupazione tedesche trasmettevano quotidianamente, formarono la “Brigata Maiella”, che ottenne successivamente riconoscimenti e decorazioni. Di questi “banditi”, “partigiani”, “eroi della Resistenza”, “accozzaglia di fuori usciti”, ne sentivo parlare, in paese, solo come un’eco lontana: con astio dai “nostalgici” e con somma lode dai “comunisti”. A casa, invece, nessun accenno, nonostante che mia madre portasse proprio il cognome di Troilo. Forse era un modo per dimenticare.

Lo Stemma della Brigata Maiella


Cum grano salis

Un matrimoniio in tempo di guerra, 2 agosto 1941


Il paese era profondamente, visibilmente e ostentatamente diviso, ma, cum grano salis. Da una parte il “popolo”, con a capo il Maestro Cardone che aveva come unico e onnipotente riferimento Stalin e attendeva “Baffone”, dall’altra la medio borghesia, con a capo il Maetro Gasbarro, ancora legata al Ventennio, al centro gli ignavi, a guardia la Chiesa. Mentre sentivo parlare in continuazione di Prima Guerra Mondiale, seduto sulle gambe di mio nonno, grande invalido, cieco, che mi raccontava le sue gesta eroiche vissute sul Carso (“donò gli occhi” alla Patria sul Monte Sei Busi), della Seconda nemmeno una parola se non quelle di mio padre "sotto i bombardamenti di Foggia". Mio nonno, Beniamino, era solito ripercorrere in dialetto la sua avventura: “L’hai ammett (devi comprendere) – diceva – il nemico era a pochi metri e noi soldati italiani dovevamo fare gli attacchi alla baionetta. Una granata cadde a pochi metri da me quando eravamo lanciati contro il nemico sul Monte Sebbusse (io capivo così, era, invece, il Monte Sei Busi, nei pressi del quale, dopo 58 anni dal ferimento di mio nonno, da laureato feci il soldato semplice)". "Fui colpito da una raffica di schegge - così continuava il racconto di mio nonno che accompagnava la cadenza lenta della voce rauca con il dito mignolo sbattuto ripetutamente sul tavolo dove poggiava con accurata precisione la sua pipa con dentro un pezzo di sigaro toscano preparato a pezzi con i gesti che solo i ciechi sanno fare -". "Fu l'ultima volta che vidi la luce. Gli occhi e la testa furono colpiti da un'enorme quantità di frammenti prodotti dal quel miciale proiettile". "Fu un vero miracolo che non ci rimisi la pelle". "Ero giovane e forte, avevo per anni e anni lavorato duramente la terra e sapevo resistere al dolore e alla sofferenza". "Il callo della sofferenza però, mi abbandonò quando il mio treno che mi trasportava, insieme agli altri feriti di guerra, dal fronte all’ospedale Celio di Roma, venne assalito da una folla inferocita che ci lanciò insulti e sputi". Così terminava la descrizione del suo ferimento. Alzava le sopracciglia al cielo, svuotava la pipa con i suoi strumenti che non abbandonava mai e ricominciava a tagliare di nuovi altri sigari toscani per le successive prossime fumate. Nonostante la drammaticità della sua situazione, non sentii mai profferire da mio nonno una maledizione verso chi lo aveva ridotto in quello stato e chi lo aveva profondamente offeso. Subito dopo il racconto, infatti, cominciava a cantare: "Andiamo a mietere il grano, il grano...". Un uomo dell’800 con un grande senso di Patria, di famiglia (otto figli), di solidarietà, di bontà e di umiltà. Anzi, nel corso dei quotidiani “appuntamenti” con i veterani in piazza, metà del tempo seduto davanti alla Società Operaia e l’altra dentro l’Osteria, parlava orgogliosamente del suo gesto e non rimpiangeva nulla, se non quello di non aver mai visto quei figli avuti dopo il suo ferimento al fronte.

Dalla Prima Guerra alla Seconda

Beniamino Maurizio, Grande Invalido della I Guerra Mondiale, con la madre, la figlia primogenita, e il compaesano Di Cintio all'Ospedale Celio di Roma, 1915

La Grande Guerra e tutto il Risorgimento per i ragazzi di allora (anni ’50) era visibile come Memoria tangibile nei monumenti e nella toponomastica ed e poi bisognava studiarla per forza sui libri di storia, dove però non comparivano mai gli eventi avversi al Regno d’Italia. Solo dai vecchi si aveva un’altra versione, comunque non corroborata da nessun documento scritto: la “Resistenza” dei molisani ai piemontesi e a Garibaldi, non proprio amato dai vecchi, ma adorato dai giovani che trovavano, sempre sui famosi libri di storia le fotografie dell’Eroe dei Due Mondi, sul cavallo con il basco e il poncho, in piedi, accanto all’amatissima Anita, con la camicia rossa. Invece, sui libri di scuola, la Seconda Guerra Mondiale non esisteva, il fascismo, oscurato, smagnetizzato. Di fascismo e di Seconda Guerra, però, se ne parlava in silenzio, in pochissime e sporadiche occasioni. Al massimo, si ricordavano le canzoni d’amore degli anni ’30 e ’40, e si guardavano le fotografie già allora ingiallite da una patina di nostalgia e da una qualche "vergogna". Le vecchie foto si ammiravano di soppiatto, come qualcosa da nascondere, come l'immagine dei matrimoni (mio padre si era sposato nel 1941 con la divisa para militare, anche perché non aveva un vestito nuovo). A volte, in piazza, subito dopo una bevuta, si sentivano i reduci della Russia che facevano l’apologia dei Tank tedeschi che sparavano e si facevano largo tra una montagna di neve: “Ta-ta-ta-tà-tra-pà-tra-pà” e i russi fuggivano. Questa la parte brillante iniziale del racconto onomatopeico dei reduci della Campagna di Russia, che si infrangeva, alla fine, con le sofferenze patite durante la rovinosa ritirata! Il Generale Gelo, le dita congelate, la vergogna, la disfatta. Ma tutto era espresso con estrema semplicità e ingenuità.
A casa, i discorsi erano diversi. Ecco uno dei pochi racconti che mi ripeteva mio padre a scansioni prefissate, ogni sei mesi: la sua guerra: “Era quasi l’alba. Foggia era ancora immersa nel sonno, quando da Sud, Sud-Est, una folta squadriglia di caccia bombardieri americani e inglesi si avvicinavano minacciosamente. Il primo sentimento che mi assaliva, diceva, era quello di mettermi in salvo. Così feci. Invece, continuava nel suo racconto, il giovane mitragliere tedesco con il quale avevo condiviso la cena il giorno prima, caricò l’arma, la diresse verso il cielo e iniziò a sparare per più di un quarto d’ora di seguito, al termine del quale le schegge di una bomba, caduta non molto lontano da lui, gli falciarono di netto la testa”. Una scena agghiacciante!

I ricordi degli anni bui

Beniamino ha dato "gli occhi alla Patria"


La mia Memoria, che può essere definita, l’arte di voler dimenticare il passato nei sui aspetti negativi e ricordare solo quelli positivi, continua a perlustrare quel periodo post bellico. Ricordo che continuavano le uccisioni e i duelli mortali, sempre cum grano salis, senza però nessuna documentazione degna di far passare la notizia come verità. Appena due giorni dopo, l'oblio. Questa terra, abbandonata da Dio e dagli uomini, conobbe anni bui sui quali nessun ancora ha portato luce. Un periodo "nero che va dall’11 settembre 1943 al 27 settembre 1950 (Guerra di Corea) fino al 1951 (fine del Piano Marshall). Sarebbe ora che la Memoria facesse il suo ingresso anche in questa parte dello stivale.

Disegno di un internato militare italiano, durante la prigionia nel campo di Hammerstein '43 - '45

La legge 20 luglio 2000m n° 211


Bari, un gruppo di reduci dei campi di concentramento nazisti

Questo è il nono anno che si celebra il “Giorno della Memoria”, presentato dai Media come “Giorno dell’Olocausto” che fa imbestialire, giustamente, gli ebrei che definiscono lo sterminio di milioni di esseri umani, più propriamente, “Shoah”. La data del 27 gennaio è stata scelta dal Parlamento per ricordare il giorno del 1945, quando l’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivò presso la città polacca di Oswecim (nota con il nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista. I media, poi, inglobano in questa giornata anche l’eccidio di zingari, slavi, omosessuali, dimenticandosi dei prigionieri italiani. La legge 20 luglio 2000 è addirittura così intitolata: Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militati e politici italiani nei campi nazisti”. La Legge, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n° 177 del 31 luglio 2000, si compne di due articoli:
Art. 1.1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere .

Schiavi di Hitler


Secondo il Prof. Leuzzi, che ha ricevuto a Bari, 29 gennaio 2007, i reduci italiani prigionieri nei campi di concentramento nazisti, “furono più di 700mila gli italiani militari deportati in Germania e 450.000 le vittime civili e militari italiane. È una pagina dolorosa della storia d’Italia ancor più perché la Germania ha riconosciuto agli internati militari solamente la condizione di schiavi di Hitler. Questo vuol dire che la memoria di ciò che è accaduto non è stata assolutamente risarcita e sono molti coloro che non hanno ricevuto la minima attenzione dall’Italia repubblicana”.

Arturo Troilo

Il reticolo

Arturo Troilo, settembre 1941

Se le polemiche si avventano sui “negazionisti”, sulla chiesa cattolica, sui libri di testo inglesi che omettono di citare la Shoah, nessuno parla dell’indifferenza nei confronti della sorte degli italiani che hanno sofferto la deportazione, la prigionia e la morte nei lagher nazisti. Mio zio, Arturo Troilo, non parente dei Troilo della Brigata Maiella, è sopravvissuto alle sofferenze del campo di concentramento tedesco (come mi diceva lui) ed ebbe la sfortuna di non morire lì, subito. E’ sopravvissuto a quell’incubo che lo ha tormentato per tutta la vita vissuta in una lunga e incessante attesa della morte che è sopraggiunta come liberazione 10 anni fa.

26 gennaio 2009

Il cinese nelle scuole italiane

Al “Verrazano” si parla anche cinese
di Roberto Maurizio

Per stare al passo con i tempi, l’Istituto Tecnico Commerciale Statale di Roma, “Giovanni Da Verrazano” , ha lanciato la sua pubblicità anche in cinese. La traduzione dall’italiano al cinese del volantino della Pubblicità è stata effettuata da una studentessa cinese dell’Itcs “Da Verrazano”. Ecco il testo:

Chunjie. Buon Capodanno cinese

Chunjie. La Festa di Primavera dà inizio all’Anno del Bue
di Roberto Maurizio
Un bimbo durante la Festa di Primavera

La più importante festività asiatica
La Chunjie, anche detta capodanno lunare e generalmente nota in occidente come capodanno cinese, è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali cinesi che celebra l’inizio del nuovo anno secondo l’antico calendario cinese. La Chunjie è conosciuta anche come Festa di Primavera e può essere paragonata al nostro Natale. Il 2009 è l'Anno del Bue che succede all'Anno del Topo.

L'origine della Festa di Primavera


Una leggenda cinese racconta che molti secoli fa, un terribile mostro, chiamato Nian, usciva dalla sua tana ogni dodici mesi per cacciare e nutrirsi di uomini. Dal momento che Nian aveva il terrore del colore rosso e temeva i rumori forti, l’unico modo per tenerlo lontano era vestirsi di rosso, cantare e fare baccano. La Danza del Leone, un rituale di questa festività, ricorda molto questa leggenda: il primo giorno di festa, la gente sfila per le strade seguendo un manichino che ha le sembianze di un leone e che rappresenterebbe Nian. La parata è accompagnata dal suono di tamburi. Durante le feste, come accade da noi a Natale, è tradizione scambiarsi dei regali: si tratta di soldi, sotto forma di monete, all’interno di pacchetti rossi. Il numero delle monete donate deve essere sempre pari, ma evitando il 4 e i suoi multipli, perché ricordano, per assonanza, il termine “morte”. Solo l’8 viene accettato, perché è considerato un numero fortunato.


Tutti in viaggio

I fuochi d'artificio


Come tradizione, durante la ricorrenza del Capodanno, sono moltissimi i cinesi in viaggio che raggiungono le loro famiglie. Solo due giorni prima della Festa di Primavera, il 24 gennaio, secondo il Ministero dei Trasporti, sono stati effettuati oltre 63 milioni di viaggi. Ma la crisi si fa sentire soprattutto per gli spostamenti interni al paese. Infatti, mentre il numero dei viaggi prenotati per l'Europa e l'Australia restano costanti rispetto lo scorso anno, quelli interni al paese si sono drasticamente ridotti. «Il numero di persone che si sposta nel Paese dice un agente di viaggi, Lu Min - è un quarto rispetto a quello dello scorso anno».

Cena record
A Liuminying quartiere di Pechino, è stata organizzata una cena con 12mila persone. Il menù prevedeva migliaia di ravioli al vapore realizzati con 400 chili di farina e 1000 chili di ripieno a base di carne e verdure.

Immerso nei fuochi d'artificio

Auguri a tutti i cinesi


Gli auguri di Buon Capodanno in cinese


Oggi, 26 gennaio, dunque, si è festeggiato il primo dei 15 giorni di festa del Capodanno cinese. I festeggiamenti , perlomeno a Roma, sono stati impediti dalla pioggia ed anche in altre parti d’Italia, il maltempo ha compromesso la riuscita della festa. Come è ormai in uso da due anni circa, il blog “stampa, Scuola e Vita” e il sito www.maurizioroberto.com, al di là delle polemiche sui rapporti Cina-Tibet, o sul rispetto dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese, augura un Buon Anno a tutto il popolo cinese.

Il Calendario lunisolare

Il 2009 è il 2553 anno dell’era buddhista: si contano infatti gli anni dal 545 a.C. quando il principe Siddhatta divenne Buddha. Il calendario lunare cinese risale al 2637 a.C. quando l’imperatore Huang Ti introdusse il primo ciclo del suo Zodiaco. L’unità di misura del suo sistema è un ciclo composto da 60 anni, suddiviso in cinque cicli di 12 anni. Il Capodanno cade nel secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno, e dura per quindici giorni dal primo dell’anno, compreso. I momenti più caratteristici e spettacolari sono: la Danza del Leone e la Festa delle Lanterne . La Festa di Primavera, così si chiama questo Capodanno lunare è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali cinesi, e celebra per l'appunto l'inizio del nuovo anno secondo il calendario cinese. Oltre che, ovviamente, in Cina, la festività viene celebrata in molti paesi dell'Estremo Oriente, in particolare Corea Mongolia, Nepal, Bhutan, Vietnam e Giappone (in cui è stata una festività ufficiale fino al 1873) ed anche nelle innumerevoli comunità cinesi sparse in tutto il mondo. Essendo quello tradizionale cinese un calendario lunisolare, i mesi iniziano in concomitanza con ogni novilunio; di conseguenza la data d'inizio del primo mese, e dunque del capodanno, può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d'inverno, evento che può avvenire fra il 21 gennaio ed il 19 febbraio del calendario gregoriano. Quindi, l'anno nuovo cinese inizia in concomitanza con la prima luna nuova dell'anno, ovvero il novilunio successivo al 12° o, negli anni particolari detti embolismici, composti da 13 mesi, al 13° dell'anno precedente (ciò significa anche il 2° o, raramente, il 3° novilunio dopo il solstizio d’inverno).

I segni zodiacali

L'Anno del Bue (o del Bufalo) 2009, prende il posto dell'Anno del Topo (2008)

In ossequio con i dettami dell'astrologia cinese, ogni anno è contrassegnato da un "segno" animale e da un ramo terrestre (地支, dìzhī), che vanno a costituire un ciclo di 12 elementi; il capodanno cinese determina il passaggio da uno all'altro di questi elementi (è importante notare come, per quanto detto finora, se si vuole calcolare l'appartenenza di una persona ad un segno dell'oroscopo cinese in base all'anno gregoriano, si deve tenere conto dello slittamento del corrispondente anno lunare cinese di circa un mese all'inizio e alla fine dello stesso, per cui, ad esempio, i nati nel 1997 prima del 7 febbraio apparterranno al Topo piuttosto che al Toro).

Come si festeggia
Sebbene il periodo festivo duri due settimane, nella maggior parte dei paesi dove la festa è celebrata ufficialmente solo alcuni di questi vengono considerati festivi, con chiusura di uffici e scuole ed interruzione delle attività lavorative; solitamente solo i primi giorni. La Repubblica Popolare Cinese considera festività i primi tre giorni dell'anno. Similmente avviene ad Hong Kong e a Macao, sebbene in queste località si consideri vacanza anche la vigilia del primo giorno, se questo cade di domenica. A Taiwan sono festivi i primi cinque giorni dell'anno, mentre in Brunei ed in Indonesia solo il primo. In Corea del Sud si considera festivo solo il primo giorno dell'anno. Il Vietnam ha molte analogie con il Capodanno cinese, da cui è derivato e sono festivi la vigilia ed i primi due giorni dell'anno. In Giappone, infine, la festa ha perso ufficialità ed è stata sostituita dal Capodanno giapponese (shōgatsu, 正月 ) il 1° gennaio, con i primi tre giorni dell'anno festivi. Le festività per il nuovo anno hanno luogo in un lasso di tempo di due settimane consecutive; la festa vera e propria inizia dalla sera della vigilia, in cui si consuma un banchetto in famiglia, e termina la sera del quindicesimo giorno con la Festa delle Lanterne. Generalmente, durante questo periodo si tende a stare in famiglia, con visite ai parenti e agli amici più prossimi. Si cerca di vestire il più possibile in rosso, colore propiziatorio e tradizionale, e adornare le case e le strade con oggetti e ninnoli caratteristici.

La Festa delle Lanterne


Questa festa coincide con la prima sera di luna piena del nuovo anno secondo il calendario lunare. Segna la fine della Festa di Primavera. In questa occasione in tutte le città si festeggia sfilando con le lanterne. E’ una manifestazione spettacolare soprattutto per la grande varietà di forme e dimensioni delle lanterne, che a volte sono disposte in modo da creare delle strutture che formano paesaggi, draghi e personaggi. La festa delle lanterne ha avuto origine nel 180 a.C. per volontà dell’imperatore Han Wendi. Divenne festa nazionale nel 104 a.C. e furono istituite delle regole precise: in ogni luogo pubblico e davanti ad ogni abitazione, dovevano essere appese delle lanterne. Durante questa festa è tradizione mangiare il YuanXiao, un dolce a base di farina di riso, di cui esistono circa 30 versioni, dolci o salate. I festeggiamenti terminano quando viene dato fuoco ad enormi lanterne a forma di drago.

24 gennaio 2009

Mauro Meconi: attore in prima linea

Mauro Meconi : carriera sempre in ascesa
di Roberto Maurizio


Mauro, il "Commercialista informatico"
Mauro è sicuramente un esempio che tutti i ragazzi dovrebbero imitare. A soli 29 anni ha raggiunto una celebrità che travalica i confini nazionali, ha recitato per la televisione, per il teatro e per il cinema, ha diretto come regista cortometraggi, ha vinto premi e il suo talento è universalmente riconosciuto. Appare su Wikipedia con un posto di rilievo. Nonostante tutta la carriera accumulata in pochi anni, nonostante la sua fama, ha saputo conquistarsi il diploma di “Ragioniere Programmatore” frequentando il corso serale presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Giovanni da Verrazano” di Roma. Un “eccellente alunno”, così lo ricordano i suoi insegnanti. “Uno studente che anteponeva l’amicizia e la solidarietà ad ogni sua prestazione scolastica”. Così lo ricorda il Professore di Matematica e Informatica, Mauro Cassandro. “Tutti qui abbiamo un ricordo indelebile di Mauro, uno studente che amava mettersi in mostra, apparire, ma la migliore impronta che ha lasciato presso il nostro Istituto e la schiettezza e la genialità nelle soluzioni da adottare durante i compiti in classe e le interrogazioni”. Gli ex compagni di classe lo ricordano in prima fila durante lo svolgimento delle prove degli Esami di Stato, dove mise in evidenza non solo la sua bravura in tutte le materie, ma anche il rispetto e la solidarietà verso tutti i suoi colleghi impegnati in quella difficile prova di maturità.

La vita in “poche righe”




Mauro Meconi è nato a Roma, il 14 settembre 1980. Sul suo sito, http://www.mauromeconi.it/, si presenta in modo originale, stravagante e simpatico: “sono nato Roma e, come ogni famiglia che si rispetti, i miei genitori sono divorziati …”. “Fin da piccolo, continua Mauro, superata la “botta” della separazione, non ho mai smesso di pensare che due famiglie siano meglio di una ed ho imparato a trarre i miei vantaggi, prima da una parte e poi dall’altra”!!! Mauro ha tre sorelle, la prima, Letizia, nata due anni prima di lui, e due, Andrée (1966) e Carlotta (2000), frutto dei secondi matrimoni. La carriera artistica di Mauro Meconi inizia in maniera avventurosa. A soli 17 anni, si presenta con Daniele Nardi, detto Er Quaglia, ad un provino per un film prodotto da Pupi Avati. Marco accettò l’invito, a quella che credeva che fosse solo una perdita di tempo, senza convinzione. Invece, dopo quattro mesi venne richiamato e, in seguito a svariati ulteriori provini, venne scelto per fare il coprotagonista del film “La prima volta” di Massimo Martella. Successivamente, la figlia di Pupi lo richiamò per fargli interpretare altri ruoli della serie televisiva “Caro domani”. Mauro, così, attraversò il Rubicone: accettò la proposta della figlia di Pupi Avati e imparò ad amare un lavoro tanto affascinante quanto difficile: l’attore.



Formazione
· 2007 - Professione cinema, stage tenuto da Francesco Apolloni.
· 2006 - Corso di recitazione e improvvisazione tenuto da Francesco Apolloni.
· 2005 - Ha frequentato e si è Diplomato alla Nuct.

Nota biografica
· 2007 – Sceneggiatura del videoclip “Witch”, dei Tular.
· 2007 - Regia “Violent Loop”, cortometraggio distribuito da Eagle Pictures, realizzato con il contributo del Ministero peri beni e le Attività culturali.
· 2006 - Regia “Wer die alte strasse…”, cortometraggio prodotto da “Nuct”.

Riconoscimenti e Premi

· 2007 – Miglior cortometraggio italiano al Riff Indipendent Film Festival, con Violent Loop, regia di Mauro Meconi.
· 2007 – Ottenuto il contributo dal Ministero per i beni e le attività culturali, per la realizzazione di “Violent Loop”.
· 2004 - Premiato come Miglior attore emergente dal Riff Indipendent Film Festival.
· 2003 - Ha vinto il premio come Miglior attore al Festival di Comicittà con il film “Fate come noi”.
· 2003 - Ha vinto il premio come Miglior attore protagonista al Festival du Film Italien di Ajaccio, con il film “Fate come noi”.

La carriera artistica
Televisione:

· 2008 “Romanzo Criminale”, di Stefano Sollima, nel ruolo di Fierolocchio.
· 2006 “Raccontami 2”, di Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, nel ruolo di Furio.
· 2007 “L’amore e la guerra”, di Giacomo Campiotti, nel ruolo di Tommaso.
· 2006 “Raccontami”, di Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, nel ruolo di Furio.
· 2006 “Ma chi l’avrebbe mai detto”, di Giuliana Gamba, nel ruolo di Daniel.
· 2005 “Carabinieri sotto copertura”, di Raffaele Mertes, nel ruolo di Leandro.
· 2004 “Diritto di difesa”, di Francesco Lazzotti, nel ruolo di Davide.
· 2003 “Con le unghie e con i denti”, di Francesco Pingitore, nel ruolo di Righetto.
· 2002 “Distretto di polizia”, di Antonello Grimaldi, nel ruolo di Stefano D’Orazio.
· 2000 - 2001 “Caro Domani”, di Mariantonia Avati, nel ruolo di Emiliano.

Teatro:

· 2007 “L’ultima notte”, regia di Alessandro Prete.
· 2004 - 2007 “Santa Maria del pallone”, regia di Pietro Bontempo.

Cinema:

· 2009 “Arrivano i mostri”, di Enrico Oldoini, nel ruolo di Romeo.
· 2007 “Ho voglia di te”, regia di Luis Prieto. Partecipazione straordinaria nel ruolo di Pollo.
· 2004 “Tre metri sopra il cielo”, regia di Luca Lucini. Coprotagonista nel ruolo di Pollo.
· 2004 “Fate come noi”, regia di Francesco Apolloni. Protagonista nel ruolo di Pechino.
· 2002 “La verità vi prego sull’amore”, regia di Francesco Apolloni. Coprotagonista nel ruolo di Pechino.
· 1999 “La prima volta”, regia di Massimo Martella. Protagonista nel ruolo di Davide.

Pubblicità:
· 2002 “Pubblicità Progresso Campagna contro la droga” (protagonista), regia di Francesco Apolloni.

Contatti
Sito internet: http://www.mauromeconi.it/
Rb casting: www.rbcasting/site/meconimauro.rb
E-mail: info@mauromeconi.it

Moviement (Roma)
Via P. Cavallini,24
00193 ROMA
Tel. 06-3600.6670
Fax. 06.3211.0567
Sito internet: http://www.moviement.it/
E-mail: moviement@moviement.it

The Fingers Five

The Fingers Five: un sogno nel cassetto
di Roberto Maurizio

Ragazzi di periferia romana. Anni ’60. Via Servilio Prisco, Cinecittà. Una vecchia chitarra nera degli anni ’40, una batteria, formata da cucchiai, forchette, coltelli e copri pentole, una ragazza sordo muta come prima ammiratrice. Così nasce il gruppo The Finger’s Five, o Fingers Five. Un errore grave in quell’inglese maccheronico che cercava di imitare i miglori gruppi anglosassoni: i Beatles, i Rolling Stone. L’unico legame che univa i primi fondatori del gruppo, Roberto (chitarra solista), Claudio (batteria), Tonino (chitarra accompagnamento e canto) e Nazzereno (chitarra basso) era l’esclusione dal loro percorso della musica italiana, infertile e retrograda. In via Servilio Prisco vennero buttate le basi del complesso. L’accordo di Do fu l’innesto. Il suo giro armonico la sua conseguenza. I calli intanto apparivano sulle mani dei chitarristi, guidati dalla passione. I Guitar Blues, un complesso che suonava musica italiana e latinoamericana si sciolse. Pino, il chitarrista solista dei Guitar Blues, calabrese puro sangue, venne cooptato. Intanto, nelle pizzerie romane si esibivano i complessi che mischiavano il napoletano con il latinamericano e con l’americano vecchio e stantio. Serviva allora un organista, Gianni si fece avanti (oggi lavora alla Rai). “Chiove” fu uno dei primi brani messi in piedi dal gruppo. In dialetto molisano, la canzone di Roberto ebbe un relativo successo. Esce Tonino (chitarra, cantante) e entra Paolone (che non conosceva nemmeno il mi bemolle), ma era alto e biondo e aveva uno zio al Quadraro che aveva un’officina meccanica. Il Quadraro diventò la sede del gruppo ancora senza nome. Claudio propose The Finger’s Five, tradotto dal napoletano signicava i cinque del dito, oppure le cinque dita. Ecco, forse era meglio le cinque dita. Cinque, perché erano in cinque (di norma), dita perché rappresentavano un gruppo compatto. Compatto fu l’aggettivo che non ebbe nessun seguito. Esce Nazzareno sostituito da Roberto (cha passa da solista a basso). Esce Paolone e rientra Tonino, esce Tonino e entra Paolo. Finalmente, il gruppo sembrava aver trovato la stabilità. E qui inizia l’indebitamento delle famiglie: Claudio, una batteria, 200 mila lire, Roberto il basso e l’amplificatore Fender, 400 mila lire con 400 cambiali, Pino, chitarra Fender e amplificatore 700 mila lira (ma lui lavorava), Paolo amplificatore per le voci, chitarra e amplificatore (a carico della famiglia) 1.500 mila lire, Gianni una tastiera di sua proprietà, 350 mila lire. Ecco i Fingers Five. Feste dell’Unità, Feste di Paese, Carnevale e Capod’anno. Terzo complesso italiano classificatosi al Concorso Togni, svoltosi a Parma. Si presentano possibilità di tournée su Crociere (nessuno approfitta, e quello era il momento migliore per conoscere il Berlusca). Esce dal gruppo Gianni e entra Stefano, tastiera propria e tanto talento. Esce Stefano e entra Rino, che aveva problemi alle mani (non beccava una nota). Esce Rino e rientra Stefano. Esce Paolo e entra un parrucchiere (Boccolo d'oro). Tino La Loggia fa il suo ingresso, un breve tratto insieme ed esce. Entra con il Semprini Antonio. Iniziano le tournée “internazionali” (Campomarino e Chieuti Scalo). Una presenza alla radio. Il bassista si esibì in modo del tutto anomalo credendo che i bassi non venissero riprodotti dalle radio dell’epoca, non era così. Partecipazione a concorsi di complessi ancora oggi presenti su Internet. Inserimento nel Gruppo di un trombettiere e un trombonista (veramente trombettiere perché veniva dalla banda dell’esercito, come il trombonista). Ai due malcapitati, abituati a suonare la Marcia di Radetzky e Fratelli d’Italia, si chiedeva di fare Rythm and Blues e Otis Redding. Una storia lunga, ma corta negli obiettivi raggiunti. Cos’è che mancata alla Band? La fortuna? Forse sì, perché tutti gli elementi erano veramente forti, appartenevano ad una mano, alle cinque dita di una mano che non ha avuto fortuna.

23 gennaio 2009

Elenco provvisorio partecipanti docenti e non docenti al Palacavicchi

FESTA DELL'ITCS "GIOVANNI DA VERRAZANO"
di Roberto Maurizio



45° ANNIVERSARIO ITCS "GIOVANNI DA VERRAZANO", 21 FEBBRAIO 2009

PALACAVICCHI - ore 11.00 -14.00

Elenco provvisorio invitati Docenti

Adamo
Agus
Alfonsi
Altomare
Angelini
Antipasqua
Baruzzi
Bassotti
Bellincampi
Bellini Rosati
Bencivenga
Berliocchi
Borelli
Borini
Borrelli
Bramati
Bravi
Calvani
Candidi
Cannavà
Cappelletti
Carbone
Carbone
Caruso
Carvelli
Cassandro
Cavallin
Cavazzina
Cerasi
Cesari
Cesta
Chiapparicci
Chiricosta
Cinti
Cirillo
Conca
Cordeschi
Corizza
D'Aloja
D'Ambrosio
De Angelis
De Geronimo
De Gregorio
De Iena
De Nicolò
Del Fra
DI Sarra
Di Stefano
Falanesca
Fasolo
Fiorenza
Franchi
Fusco
Gallo
Garofalo
Giangualano
Giannantonio
Giodato
Giorni
Giuri
Graziosi
Iona
Izzo
Lanzalone
Lobina
Lucii
Maistro
Malorgio
Manasse
Mancarella
Marcucci
Mascali
Mauri
Maurizio
Mazzocchi
Mele
Micciolo
Militello
Mucci
Muscolino
Nigro
Ortu
Pacchiarotti
Panerai
Paris
Pastura
Pellegrino
Perella
Peroncini
Petrone
Petrucci
Picotto
Pimpini
Proia
Raffo
Renzini
Rezza
Rocchi
Rubino
Russo
Scalamandrè
Scipioni
Scudetti
Sedita
Sirocchi
Sordini
Stricchiola
Tamburrini
Tescione
Traversi
Trillò
Trovato
Valente
Vecchi
Venticinque
Venturini
Vincenti
Vozzolo
Zamarra
Zanotti
Zappia
Zattella
Zazzarelli

Elenco Non Docenti

Cammarano
Cariggi
Colaluca
Colaneri
Crespina
Cucchi
De Giusti
Degli Esposti
Del Prete
Delicati
Faiella
Giagnorio
Gregori
Impagliazzo
Marchisani
Milo
Minioni
Misso
Nardoni
Piccioni
Raffa
Rocci
Salvatori
Tagliacozzi