31 ottobre 2008

La scuola. Un giorno prima di Halloween

La scuola in piazza, i manifestanti sotto la grandine, Roma in ginocchio
di Roberto Maurizio



Un giorno prima di Halloween



18.30 del 30 ottobre 2008. Roma Est è strangolata dal traffico. Questa, ovviamente, non è una notizia. Roma è oppressa dal traffico ogni giorno, a causa dell’incompetenza dei cosiddetti amministratori, di destra o di sinistra. Però, il giorno prima di Halloween, la capitale ha visto emergere tre protagonisti che del traffico sono i responsabili e le vittime: 1. I torpedoni (responsabili); 2. La grandine (responsabile); 3. I cittadini (vittime, sia che essi siano manifestanti sia che appartengano agli “indigeni”). Questo reportage vuole tracciare le linee essenziali di una fausta e, al tempo stesso, infausta giornata, vista dalla periferia. Il quartiere è Cinecittà Est, dove dormono quasi 50 mila abitanti, e, di tanto in tanto, viene svegliato impunemente dalle orde barbariche dei “dimostranti” o dalle Onde scolastiche. Qui, non c’è nessuna avversione prevenuta per una delle parti in causa, destra e sinistra: due anni fa gli stessi luoghi ospitarono la manifestazione “Family Day” del Centro Destra. Pochi giorni fa, quella del Pd Day. Ma sti cazzi di Day, non li potete fare, per esempio, in Bhutan o in Congo?

Manifestare è un diritto sacrosanto, come quello di andare al bagno




Per essere completi, occorre dire che, nel 2000 anche la chiesa di Papa Giovanni Paolo II con la giornata mondiale della gioventù, invase Roma, soprattutto quella della zona Est. Quello che in questo frangente si contesta è che organizzare una manifestazione non significa portare in piazza centinaia di migliaia di persone. Significa, curare dall’inizio alla fine il raduno. Come vedremo nelle immagini, essendo i manifestanti uomini e donne, oltre al bisogno di realizzare la democrazia, oltre a prendersela con la Gelmini e con il maestro unico prevalente, prepotente o altro, hanno bisogno di espletare i loro bisogni più immediati, poco nobili, ma vitali.

I veri protanisti: i pullman


Muniti di tutti i confort, navigatori satellitari, collegamenti Internet, schienali ribaltabili anti rutto, equilibratura cervicale in funzione della velocità, i pullman non hanno bagni. Bene. Queste bestie tecnologiche scendono in campo prima dei manifestanti. Alle tre del mattino, sono già pronti. Non si stancano. Si ammucchiano come un gregge di pecore. Sono ubbidienti. Però sono guidati, ancora, dagli uomini. Così, sono stati costretti ad incolonnarsi la mattina del 29 ottobre 2008 sul raccordo anulare, ad aspettare senza ruggire per ore ed ore, a rimettersi in coda per tornare a casa, senza battere ciglio. La democrazia del torpedone è in cammino, ma ci sono le maledette rotatorie inventate da chissà chi (certo non da Leonardo da Vinci) che frenano l’estasi della rivoluzione e del cambiamento; e poi c’è il raccordo anulare, una volta che l’avete provato vi danno gratis il brevetto per l’immersione senza respiratore nella Fossa delle Marianne.

Crede chi è illuminato e si illumina solo chi crede


Quella di ieri è stata la manifestazione più imponente che si ricordi dei sindacati della scuola. Un sindacato formato da “detentori di cattedra” che si sentono al di sopra delle parti. Un sindacato senza voce, un sindacato debole che ha saputo ritrovare una sua dignità solo ora, forse in momento sbagliato, ma è meglio di niente. Un sindacato di retroguardia che alza la testa solo dopo che gliel’hanno tagliata. La Cgil scuola, lo Snals, gli Unicobas non sanno far volare un aereo, ma creano di saper formare i cittadini italiani che, un domani, prenderanno gli aerei e pagheranno gli stipendi ai piloti. Domani, però. Quello che resta agli insegnanti senza potere contrattuale è solo la possibilità di credere nella scuola e nell’insegnamento. Solo chi crede è illuminato e si illumina solo chi crede di poter fare la voce grossa. Viva gli insegnanti.

Foto che parlano da sole (o quasi)



Non è il Texas. E' Cineccità Est senza Centrali Nucleari, ma il rischio di morire per incendi dolosi (vedi Via Libero Leonardi) o per emissioni da tralicci elettrici è lo stesso


Uno studente anonimo, che non capisce che in Italia, esistono due regimi, non uno. Il vulnus della Seconda Guerra mondiale non è stato sanato. L'ignoranza, figlia dell'odio, è una bestia con sette vite. Raffiche di ignoranza si stanno abbattendo sull'Italia. Tanto è l'odio che nelle famiglie, nei comuni, nella società, invece di parlare di cose concrete si parla ancora di fascismo e di comunismo. Due folli ideologie del passato, ma che restano nelle vene del popolo ignorante. L'unica strada, come diceva Gramsci, è l'innovazione e il cambiamento. L'unico che può derimersi è quello che mette da parte i pregiudizi e si occupa dei problemi reali. Per fare questo, non dobbiamo aspettarci una nuova guerra civile, ma occorre leggere di più e documentarsi. Ma i tempi sono ristretti. Incombe un altro sciopero. Torniamo al 68 - 70. No al maestro unico degli anni '60, sì agli scioperi che fanno abbassare la produttività di un paese ridotto quasi alla fame. Adesso non si capisce ancora. Ma continuate a fare così. W Santoro e la carabiniera, W Guzzanti e abbasso il Silvio che si crede dio, imperatore. Un'Italia che dovrà pentirsi della farsa. Non c'è tempo per i divertimenti. A parte oggi, Halloween, ci rimarrà il 2 novembre.












30 ottobre 2008

Ite missa est! Ma 'ndo annamo?

Manifestazione della scuola. Roma bloccata. Di chi la colpa?
di Roberto Maurizio

Le foto sono di Roberto Maurizio

La manifestazione della scuola è terminata alle ore 13.00. I leader sindacali, dopo gli "sproloqui" hanno raggiuno le loro magioni. Sono le 18 e 30 e, a Cinecittà, il traffico è paralizzato. Riusciranno i nostri eroi partecipanti alla manifestazione a raggiungere i loro "miseri" appartamenti? Chi manifesta, amministra non solo i consensi, ma si dovrebbe far carico anche dei disagi che arreca la mala organizzazione del rientro.

Un milione contro la Gelmini

Uniti per la scuola: minimo un milione
di Roberto Maurizio
Il piazzale contro la Gelmini, oggi
Il piazzale contro Berlusconi, il 25 ottobre 2008


Da calcoli non scientifici fatti dal sottoscritto, la manifestazione “Uniti per la scuola” promossa da tutti i sindacati della scuola (Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas, e altri) contro la Gelmini, dovrebbe aver superato un milione di partecipanti. Escludendo i 200.000 romani soffocati dal traffico, sicuramente, i sindacati della scuola hanno portato in piazza minimo 800.000 persone. Da dove vengono di miei calcoli. Dalle foto scattate durante la manifestazione del Pd day (25 ottobre 2008) si vedeva che la gente era tanta, ma quanta? I pullman erano tanti. Ma quanti? Se il Pd avesse portato in piazza 2, 5 milioni di persone, oggi i sindacati avrebbero, secondo me, mobilitato 10 milioni. Se, realisticamente, Veltroni ha incassato 200 mila persone per il suo “Se po’ fa’ Day”, i sindacati volano sicuramente sul milione.
Seguirà un servizio fotografico completo, non sul capo (o sui capi in prima linea), ma sulla coda (sui manifestanti, non soddisfatti e non rimborsati, ma contenti di aver partecipato sotto la grandine, soffocati dal traffico, ma fiduciosi delle loro idee. Quali?

29 ottobre 2008

Gelmini. La voce nel deserto

Il decreto “Germini” è legge, e Cellie gode
di Roberto Maurizio
Foto di Roberto Maurizio

La Gelmini guidata dalla voce di Battista

Foto di repertorio


Si è finalmente alzata, come per incanto, la «Voce che grida nel deserto» che annuncia l’avvento di una scuola elementare più giusta, più equa, più sobria, più bella che pria, senza la zavorra di «paghi tre, lavora uno». La “voce” non è quella di San Giovanni Battista e nemmeno di Lucio Battista. E' quella della Gelmini, guidata dal dio finanze non ancora al tramonto, Tremonti. Il decreto legge 137/2008, alle ore 10.30 di oggi, 29 ottobre 2008, è stato, finalmente, convertito in legge con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti. La figura più bella l’hanno fatto i tre astenuti. Del contenuto del Decreto Gelmini, questo blog ne ha parlato a fondo nelle puntate precedenti. Quattro punti (che allargati alle medie superiori diventano 5): 1. Il maestro unico; 2. Il grembiulino; 3. I libri di testo bloccati; 4. L’educazione civica; 5. Il voto di condotta.



Foto di Roberto Maurizio


La protesta contro la “Germini”, detto in romanesco, non è su questi punti. Se fossero questi i motivi della "rivolta studentesca", allora ci sarebbe dovuta essere la "rivoluzione" contro l’improvvido ministro democristiano che ha reintrodotto i Commissari esterni agli esami di Stato. Di punto in bianco, Fiorini o Fioroni, ha messo tre commissari esterni che con il Presidente esterno fanno quattro. Quattro contro tre. In questo modo l'"imputato" (pardon) il candidato è penalizzato. Se i Presidente fosse primus inter pares, senza dirirro di voto, allora la Costituzione non sarebbe messa sotto i piedi! E sotto i piedi l'ha messa Fioroni o Fiorucci (no, quest'ultimo produce salami). In una democrazia evoluta, non occorre un referendum per sconfiggere il Governo in carica. Basta aspettare le elezioni e vedere passare il cadavere di chi non ha saputo dare risposte ai cittadini.



Foto Il Corriere della Sera


Chi opera tagli finirà sulla forza (tradotto: chi non sa governare torna a casa)
Alcuni tagli, anche se non molti, sono necessari per risanare la scuola elementare e superiore, l’università, la pubblica amministrazione, gli ospedali e, quindi, le finanze dello Stato. Occorre, giustamente, bruciare l’erbaccia secca. Ma la "Germini-Tramonti" ha innescato un incendio doloso. Anche un piromane salame, come quello di cui sopra, sa che se per distruggere una foresta basta dar fuoco all’erbaccia. Il fuoco divampa, si espande e riesce a far crollare anche alberi secolari. Gli interventi nella scuola e nell’università devono essere “chirurgici”. E’ facile fare di tutt’un’erba un fascio. In questo modo, istituzioni scolastiche di rilievo internazionale (la Statale di Milano, la Spienza di Roma, e così via) vengono represse, soppresse, offese. Questo è anche il caso di uno storico istituto tecnico commerciale, l'Itc "Giovanni Da Verrazano", che si trova a due passi da Cinecittà, la capitale del cinema e adesso anche delle televisioni, vicino ai lauti fasti e ai passaggi miliardari che gli transitano a circa 500 metri di distanza. Per pura follia, è stato deciso di sopprimere "il marchio" Verrazano per passarlo sotto quello di un Istituto Tecnico Industriale che non ha nulla da spartire con quello commerciale. E' come se avessero cancellato il "marchio" Alitalia. Ma della scuola, infine, a chi gliene frega

Foto de "Il Corriere della Sera"

Un ponte scomodo "Verrazano - Cellie"

Foto di Roberto Maurizio

Il piano di riassestamento delle scuole provinciali non se l’è inventata la Gelmini. Da anni, si grida allo scandalo di scuole che perdono alunni a favore di altre che aumentano di numero gli iscritti. C’è stata una mostruosa voluttà dei genitori italiani, quelli della classe media, di mettersi alla pari con quelli della classe che comanda. Da dove vengono i politici? Dal liceo classico. Quale è la professione più redditizia attualmente? Quella dei politici. Allora, iscriviamo i nostri figli al Liceo classico, Camera e Senato, Liceo scientifico, Regione e Provincia; Liceo artistico, Comune e spazzatura. Un boom spaventoso che è costato miliardi di euro in quanto adesso le imprese devono rivolgersi alla Finocchiaro per poter tradurre la partita doppia o l’analisi di bilancio dal greco e dal latino. Belle le parole della Fino, pronunciate in un perfetto siculo-latino, sul salmo vattelappesca del Vangelo secondo Luca Orlando. Verrazano delenda est! Con questo salmo la Finocchiaro ha ridotto in salma il Verrazano. Non parole, ma fatti! Dall'Istituto Giovanni Da Verrazano, sorto nel 1964 ha No al greco e al latino se di fronte c’è un cretino! La Finocchiaro e la Cgil non si sono mai fatto carico delle scuole serali. Roba per lavoratori! Facciamo i conti allora. E che li dovrebbe fare se non la Provincia di Roma, con a capo un ceto Celie che fa il bello e cattivo tempo? E’ lui che decide se sopprimere o come sopprimere gli istituti, come accorparli. Ma con chi lo decide? Da solo, davanti al caminetto. E poi ci si lamentano della Gelmini. Non facciamo prima a sopprimere la Provincia di Roma? I Provinciali, che non sono burini ed hanno il cervello fino, da anni seguono la politica dei forti (i licei) senza che nessuno gli abbia ai dato questo incarico. I colori politici cambiano. Cellie no! Ha ragione Luigi De Marchi, presidente onorario dell’Agsi, quando sostiene che l’Italia perversa è comandata dalla burocrazia, quella che invece Di Pietro sostiene, tanto non rubano! Ma fanno più danni loro che centomila ladri! Aboliamo, allora, la burocrazia. Instauriamo, quindi, una nuova democrazia dettata dalle vere esigenze dei cittadini, dei contribuenti e degli studenti. Eliminiamo la Provincia di Roma, così Cellie si troverà da solo davanti al caminetto.

Il Regno del Bhutan

Il Regno del Bhutan
di Roberto Maurizio




La terra del drago e del tuono
Regno del Bhutan è un piccolo stato montuoso dell’Asia (47.000 km², circa 650.000 abitanti stimati nel 2005, capitale Thimphu, localizzato nella catena himalayana. Confina a nord con la Cina e a sud con l'India. Il Bhutan è una monarchia in una fase di transizione verso la monarchia costituzionale, l'attuale sovrano è Jigme Khesar Mangyal Wangchuck. Storicamente conosciuto come Lho Mon (terra meridionale delle tenebre), Lho Tsendenjong (terra meridionale del cipresso), Lhomen Khazhi (terra meridionale delle quattro vie d’accesso), e molti altri nomi, questo Stato è chiamato dal mondo esterno "Bhutan", ma il significato di questo termine non è noto. La gente chiama sé stessa Drukpa e chiama la propria patria Druk Yul, che significa "terra del drago" oppure Druk Tsendhen, "terra del drago del tuono", dal momento che la tradizione vuole che il tuono sia il ruggito dei draghi cinesi, la creatura che decora la bandiera nazionale.



Bhoutan, au pays du Dragon Tonnerre
Estratto da “Le Figaro”, 29 ottobre 2008



Le royaume du Bhoutan est un pur joyau himalayen très préservé mais aussi très méconnu, qui resta longtemps fermé aux touristes et interdit aux photographes. Sauf à l’un d’entre eux : le moine bouddhiste Matthieu Ricard, qui y a vécu durant huit ans et y retourne fréquemment. Il nous livre ici un choix de ses clichés préférés sur ce pays qui ne ressemble à aucun autre et qui s’apprête à couronner, le 6 novembre prochain, son cinquième souverain.






(Texte et photos : Matthieu Ricard)

Senza Carfagna non si fa legna

Papa nero
di Roberto Maurizio


Ormai, sulla televisione pubblica siamo abituati a tutto. Soprattuto a un linguaggio squallido e truculento. La satira è permessa solo a chi viene pagato a suon di bigliettoni. Proviamo, nel nostro piccolo a sollevare la testa e a dire che non sono bravi solo loro. Qui non c’è il riferimento politico, ma il buon senso. La Littizzetto (definirla di sinistra è come fare un torto a Gramsci) è una persona volgare che pur di guadagnare è pronta a gettare fango anche sulla nonna, benedetta. Tanto per ridere, facciamo finta di essere un avversario della torinese, professoressa (e poi si dice che la Germini non ha ragione,? Sì Germini, a Roma si dice così: gli studenti sono contro la riforma Germini, i genitori sono contro la Germini, la Germini e contro la Germini, ma non lo sa. Benedetto XVI, in questo contesto, viene utilizzato solo en passant. La sinistra più bieca, quella con cui il cattolico (ex ateo, ex sindaco di Roma, ex Margherita, ex verde pisello, ex radicale rampante) Rutelli si vuole alleare, definisce Ratzinger come “bestia feroce, post nazista”. Noi vogliamo solo ridere sul ruolo della donna, colei che porta i pantaloni in casa, quella che comanda, quella che guarda, giudica e decide, senza mai fare prima una riflessione di almeno 5 secondi (ma poi vince ed ha sempre ragione).

(Un commento antifemminista di chi ama la Carfagna)





Obama e Benedetto
Se Obama vincesse a novembre sarebbe il primo nero alla Casa Bianca, e non succederebbe niente. Se a Benedetto XVI seguisse un Papa nero nel pontificato di Pietro, non succederebbe niente. Ma se domani una donna bianca si insediasse alla Casa Bianca e una Papa nera in Vaticano, saranno cazzi nostri!



(Un commento anticomunista di chi ama la Carfagna)




Tra la Carfagna e la Bindi chi ci guadagna?
La risposta è immediata: Santoro. Tra una carabiniera spadaccina, con una dizione incerta, e una Bindi, con la maschera fatta in Spagna, gli resta solo di provare la …

28 ottobre 2008

Nuova, libera, mini, forte e un po' grassotta, quasi ...

Ecco la nuova l'Unità sul Web
di Roberto Maurizio


Un pugno rosso sull'occhio. Ecco "l'Unità" sul Web. I vecchi compagni non vedono nulla, apparentemente, di osceno. Sobrio, come il dettato di Togliatti, con articoli di vasto interesse culturale, come quelli del povero inconsapevole Gramsci buttato nella bagarre: L'amor fou della boss con il magistrato; Tex Willer ha sessant'anni (uno meno di me, ndr). Mentre a destra, in basso, si illumina un riquadro "Si può fare", in alto a sinistra compare un giovane (coglione dall'aspetto) con il mitra (o giù di lì) che dice "...assassinare Obama". Concita non può essere la responsabile di cotanta bestialità. Ma ogni direttore responsabile è responsabile delle sue azioni. Né una donna nuda, perché fa peccato, né una zinna sparsa qua e là, se no l'inferno ti aspetta, solamente un culo che si vede e non si vede come nelle sacrestie, dove i confessori tra le grate buttano un occhio qua e là per centrare il bersaglio. Anime di dio, le calze a rete; anime dell'Onnipotente, i jeans de l'Unità (ma come è difficile scrivere, Unità con la "l" minuscola e la U maiuscola): fraudolenta è l'immagine della minorenne che indossa i jeans e dice: Gelmini non farmi mettere il grembiulino, ho un mutuo da pagare, mi dovrei sposare, fammi fotografare e fammi avere la possibilità di guadagnare qualcosa con quello che ho: le mie chiappe!

27 ottobre 2008

Aiutiamoci ad aiutare

Aiuto pubblico italiano allo sviluppo: cenerentola di tutti i governi di sinistra e di destra
di Roberto Maurizio


Mani sempre più pulite, ma vuote
L’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), cioè la quantità di denaro che viene devoluto dai paesi donatori a quelli poveri, è stato sempre trattato, soprattutto in Italia, come un’elemosina per lenire la “fame nel mondo”. Invece, l’Aps (in inglese Oda) è uno dei principale motori della politica internazionale. La cooperazione allo sviluppo è l'arma basilare della politica estera dei governi e serva come trampolino di lancio delle imprese nazionali. Lo sanno bene i francesi, i tedeschi, gli inglesi e, perfino, i cinesi. Chi lo ignora da sempre: gli italiani. Negli anni ’70, il nostro Aps, in valori percentuali rispetto al Pnl (Prodotto nazionale lordo) era il più basso (0,08%) dei 22 paesi membri del Dac (Comitato d’aiuto allo sviluppo) dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione allo sviluppo). Un’inversione di tendenza avvenne alla fine del decennio ’70, con l’approvazione della legge n° 38 del 9 febbraio 1979. Negli anni ’80, con i governi di centro sinistra di una volta (Psi-Dc) si raggiunse il massimo storico: il nostro paese entrò a far parte dei paesi chiamati Like-Minded, i più forti nell’Aps (0,38% del Pnl), l’élite. Mani pulite che si abbattè nei primi anni ’90 sull’Italia come un tornado, mise in ginocchio la nostra Cooperazione allo sviluppo, indicata come il centro di tutte le malversità del sistema politico Dc-Psi. I due partiti furono distrutti, ma venne distrutta anche la Cooperazione allo sviluppo, grazie anche al caso della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi.


L’Aiuto pubblico allo sviluppo all’1% del Pnl
E’ difficile farsi capire. In tempi “bui” come questi, non si capisce perché occorra proporre alla gente, spaventata dalla crisi finanziaria e incapace di reperire le risorse necessarie per la terza settimana, di mobilitarsi per costringere il governo ad aumentare le risorse in favore dei paesi in via di sviluppo. La risposta è semplice: il Made in Italy risente della crisi delle borse nei paesi ricchi, allora apriamo il nostro mercato ai paesi meno fortunati. Sembra una proposta cinica, ma non è tale. L’aiuto come elemosina non genera ricchezza, l’aiuto per la cooperazione produce un meccanismo capace di produrre valore aggiunto. Nessun governo italiano ha mai pensato a questo. Il Ministero degli Affari Esteri, che dovrebbe essere il primo fra tutti, svolge una funzione di sudditanza nei confronti del Ministero dell’Economia. Il nostro provincialismo ci porterà alla rovina. Allora, aumentiamo gli aiuti per lo sviluppo.
L’articolo in inglese che segue, preso dal sito del Dac, rileva come l’Italia si distingua da sempre tra i paesi donatori fanalini di coda. Per far tornare l’Italia tra i paesi Like-Minded ho lanciato su Facebook la campagna: Aumentiamo l’aiuto pubblico allo sviluppo: obiettivo 1% del Pnl.


L'aiuto Dac nel 2007
04/04/2008 - The 22 member countries of the OECD Development Assistance Committee, the world’s major donors, provided USD 103.7 billion in aid in 2007. The 2007 outturn reflects: the end of exceptionally high levels of debt relief (notably for Iraq and Nigeria) a small increase in other official development assistance. Overall, most donors are not on track to meet their stated commitments to scale up aid and will need to make unprecedented increases to meet the targets they have set for 2010.


Total ODA in 2007
With the end of exceptionally high debt relief, total official development assistance (ODA) from members of the Development Assistance Committee (DAC) fell by 8.4% in real terms in 2007 to USD 103.7 billion, according to provisional data reported by members. This represents a drop from 0.31% of members’ combined gross national income in 2006 to 0.28% in 2007 (see Table 1 and Chart 1).
The fall was expected. ODA had been exceptionally high in 2005 (USD 107.1 billion) and 2006 (USD 104.4 billion), due to large Paris Club debt relief operations for Iraq and Nigeria. Debt relief grants diminished in 2007 to USD 8.7 billion as the Paris Club operations tapered off (see Table 2).
Excluding debt relief grants, DAC members’ net ODA rose by 2.4%.
Bilateral aid to sub-Saharan Africa, excluding debt relief, increased by 10% in real terms. This represents an improvement on the recent rate of increase. But it is clear that donors still face a real challenge to meet the Gleneagles G-8 summit projection to double aid to Africa by 2010.
Donor performance
The largest donors in 2007, by volume, were the United States, followed by Germany, France, the United Kingdom and Japan. The only countries to exceed the United Nations target of 0.7% of GNI were Denmark, Luxembourg, the Netherlands, Norway and Sweden.
In 2007, net ODA by the United States was USD 21.8 billion, representing a fall of 9.9 % in real terms. Its ODA/GNI ratio fell to 0.16%. This fall was mostly due to debt relief, which was high in 2006, and a reduction in ODA to Iraq. Excluding debt relief, there was an increase in ODA to sub-Saharan Africa (+4.4% in real terms to USD 4.5 billion) and the Least Developed Countries (+4.0% to USD 4.8 billion). ODA to Afghanistan increased (+11.7% to USD 1.6 billion) and remained important to Iraq (-25.5% to USD 3.7 billion). The United States’ ODA to fight HIV/AIDS increased by 26.1% to USD 3.4 billion.
Japan’s net ODA was USD 7.7 billion, representing 0.17% of GNI. The 30.1% fall in real terms was in part due to a decrease in debt relief operations, which were exceptionally high in 2005 and 2006, and to a decrease in contributions to international financial institutions. Japan’s ODA has been on a downward trend since 2000, except for an increase in 2005 and 2006 due to debt relief.
The combined ODA of the fifteen members of the DAC that are EU members – which represents 60% of all DAC ODA - fell by 5.8% in real terms to USD 62.1 billion, representing 0.40% of their combined GNI. The fall was mainly due to a decrease in debt relief grants. Excluding these, net ODA from DAC EU members rose by 8.8%.
Aid rose in real terms in nine DAC EU countries as follows:
Germany (+5.9%), reflecting an increase in bilateral aid and contributions to international organizations;
Ireland (+4.6%), maintaining its ODA/GNI ratio at 0.54% despite the strong increase in Irish GNI;
Luxembourg (+11.7%), due to the general scaling up of its aid;
Spain (+33.8%), mainly due to a rise in its multilateral contributions, within a planned process of sustained scaling-up of its aid;
Austria (+7.6%), Denmark (+2.9%), Finland (+5.5%), Greece (+5.3%) and the Netherlands (+3.1%) also increased their aid.
Aid from many DAC EU countries fell in real terms, due mainly to decreased debt relief: Belgium ( 11.2%), France (-15.9%), Italy (-3.6%), Portugal (-9.4%), Sweden (-2.6%) and the United Kingdom ( 29.1%). Excluding debt relief (see Table 2), aid rose in these countries with the exception of Portugal and the United Kingdom (where net ODA decreased slightly due to sales of equity investments).
Net ODA by the European Commission rose by 3% to USD 11.8 billion mainly due to increased programme and project aid. Humanitarian aid also increased, and the EC’s disbursement capacity continued to improve.
ODA from other DAC countries rose or fell from 2006 to 2007 as follows:
Australia (+1.0%) as increased bilateral ODA offset the return to normal levels of debt relief;
Canada (-2.7%), due to a fall in contributions to multilateral organizations as well as reduced debt relief;
New Zealand (+3.7%);
Norway (+13.4%), in large part due to increased equity investment;
Switzerland (-3.0%), due to a lower volume of debt relief.
The following non-DAC economies also reported changes in net ODA as follows:
Chinese Taipei (-7.6%);
Czech Republic (-3.6%);
Hungary (-49.9%);
Iceland (-6.5%);
Korea (+42.8%), as contributions to international organizations rose;
Latvia (+23.4%);
Lithuania (+74.8%), due to increased assistance to Afghanistan and contributions to the EC;
Poland (+3.2%);
Slovak Republic (+0.6%).
On a gross basis (i.e. without deducting loan repayments), ODA was USD 116.5 billion, with the United States (USD 22.6 billion), Germany (USD 13.8 billion), Japan (USD 13.6 billion), the United Kingdom (USD 11.8 billion) and France (USD 11.6 billion) accounting for 63% of the total (see Table 3).
Future ODA prospects
At the Gleneagles G8 and UN Millennium +5 summits in 2005, donors committed to increase their aid. The pledges made at these summits, combined with other commitments, implied lifting aid from USD 80 billion in 2004 to USD 130 billion in 2010 (at constant 2004 prices). While a few countries have slightly reduced their targets since 2005, the majority of these commitments remain in force. Chart 2 shows the history of ODA levels since 1990 and the steep increase still required for donors’ current, somewhat reduced, commitments to be met. Chart 3 gives a simplified view of progress since 2004, compared with the original 2005 targets for ODA in 2010. This chart shows that ODA has only risen at half the rate required to meet the original targets.
Overall, most donors are not on track to meet their stated commitments to scale up aid; they will need to make unprecedented increases to meet their 2010 targets. The OECD has completed the first comprehensive survey of donors’ future spending plans to 2010 and the results will be published early in May. While the findings are still to be finalised, the preliminary conclusions that emerge are that donors have programmed around an additional USD 11 billion so far into their planned annual spending by 2010, on top of the extra USD 5 billion for country programmes that they delivered in 2005. This shows that efforts to increase aid are being factored into some donors’ forward plans, but it still leaves about USD 34 billion in 2004 dollars – about USD 38 billion in 2007 dollars – to be programmed into donor budgets if the commitments made in 2005 to substantially increase aid by 2010 are to be fully met.


L'articolo è stato preso dal sito: www.oecd.org/dac. Le tabelle, su queto blog, non sono pubblicabili (non so perché). Quindi i riferimenti alle varie Charts o Tables si possono avere collegandosi al sito dell'Ocse/Dac. Le slides, fonte Ocse, si riferiscono al 2004 e sono state pubblicate dalla BBC, avete capito bene: BBC e non RAI (e io pago il canone...).

Colombo e il mare


Cristoforo Colombo soffriva il mal di mare

di Roberto Maurizio


Notizia sensazionale lanciata dal Tg2. Vi ricordate il 12 ottobre 1492, "terra, terra..."? Sembra che il grido sia stato lanciato dallo stesso genovese che non vedeva l'ora di sbarcare. Il nostro eroe, secondo il Tg2 di oggi, ore 13.45, è stato catalogato tra coloro che soffrono di cambiamenti climatici, atmosferici e marittimi. E bravo il Tg2: questa è informazione! Una buona notizia per Hugo Chavez che adesso potrà dare, "umanamente", alla testa mozzata della statua di Cristoforo, la pillola contro il mal di mare.

Per Obama 100.000 persone sono un trionfo

Record d'affluence pour un meeting d'Obama
di Roberto Maurizio

Foto Afp


Mentre in Italia si discute se al Pd day abbiano partecipato o non 2 milioni di persone, negli Stati Uniti si grida al « record di affluenza » per Obama nel Colorado : pensate 100.000 cittadini !
Il presente articolo è preso da « Le Figaro » di oggi, 27 ottobre 2008.

Foto Afp


Le candidat démocrate a rassemblé plus de 100 000 personnes dans le Colorado, à neuf jours du scrutin.
Fin août, Barack Obama avait été intronisé comme candidat démocrate à la Maison-Blanche devant 84 000 spectateurs à Denver. Pour son retour dans le Colorado dimanche, il a fait encore plus fort, rassemblant une foule de plus de 100 000 personnes. Un record pour celui qui fait la course en tête dans les sondages à neuf jours du scrutin. La foule qui s'étendait à perte de vue était encore plus nombreuse qu'à Saint-Louis, dans le Missouri, début october, où la police avait comptabilisé 100 000 personnes.
Lors de son discours, le sénateur de l'Illinois a saisi au bond la déclaration de John McCain, qui, dans la matinée avait assuré sur NBC qu'il partageait avec George W. Bush «la même philosophie du Parti républicain».

«Je crois qu'enfin John McCain nous a livré une parole à peu près honnête en avouant que lui et George Bush avait en réalité beaucoup en commun», a-t-il attaqué.
«Depuis huit ans, nous avons vu la philosophie Bush-McCain placer notre pays dans les mauvais rails, a martelé Obama, et nous ne pouvons pas en reprendre pour quatre ans. Il est temps de changer à Washington, et c'est pour cela que je me présente à la présidence des Etats-Unis».
«Nous savons à quoi ressemble la philosophie Bush-McCain, a poursuivi le sénateur de l'Illinois, elle dit qu'il faut donner plus et encore plus aux millionaires et aux milliardaires, en espérant que ça retombe en gouttelettes».
Le Colorado constituait, après le Nevada (ouest) et le Nouveau-Mexique (sud-ouest), la dernière étape du week-end du démocrate dans les Etats-clés qui avaient voté pour George Bush en 2004 mais dans lesquels il est en tête dans les sondages. S'il gagnait dans la totalité des Etats remportés par John Kerry en 2004 et qu'ils prenaient ces trois-là aux républicains, il serait assuré d'entrer à la Maison- Blanche.
Le candidat démocrate doit s'exprimer lundi dans l'Ohio, un état décisif de la course à la présidentielle, où il entend résumer la campagne, en affirmant que son adversaire John McCain couvre le terrain depuis 21 mois sans jamais dire aux électeurs comment il veut rompre avec la politique impopulaire de George W. Bush.

26 ottobre 2008

Veltroni e il nano

Un vulnus nel Pd Day
di Roberto Maurizio

Un cittadino italiano cerca di parlare con Veltroni. No: è troppo basso! (foto di R.M.)


I numeri di Veltroni
A parte la diatriba, più di 2 milioni - meno di 300 mila, la grande manifestazione democratica del popolo della sinistra, il Pd Day, si è svolta tranquillamente e serenamente, come voleva Veltroni. Ma i numeri di Veltroni non si fermano, qui. E' riuscito a piazzare un numero in piazza senza precedenti. "Freudianamente"!

Questa foto precede la prima. 1. Veltroni entra in macchina; 2. sbatte la portiera (foto di R.M.)

Lo sgarro
Insomma, è andato tutto bene, meglio del previsto. Ad eccezione di una piccola “sbavatura” commessa dal Capo del Pd, sicuramente senza accorgesene. Il vulnus è stato documentato dall’inviato di “Stampa, Scuola e Vita” . Le foto: 1. Veltroni entra in macchina; 2. una persona bassa, che i razzisti chiamano nano, si avvicina alla macchina blindata dell’ex sindaco che sta entrando per recarsi all’altro corteo; 3. Walter gli sbatte la portiera in faccia. Dunque, il “nano” , cioè il cittadino italiano di non elevata statura, si avvicina al fan di Obama, “we can” (cioè, noi possiamo "mandare a fan culo i nani”, il famoso !Fanclub nani e dintorni"), che gli chiude la porta in faccia. Walter, stacci attento! Non era Berlusconi e nemmeno Brunetta.