21 ottobre 2008

Aung San Suu Kyi

La mia Birmania
di Roberto Maurizio


Conversazioni celestiali a mani giunte
Uscirà domani, 22 ottobre 2008, in tutte le librerie italiane, la nuova edizione del libro sulle conversazioni che Alan Clements, giornalista e scrittore americano vissuto per anni in Birmania come monaco buddista. Nel 1996, prima di essere espulso dal Myanmar, Alan ebbe, con il Premio Nobel per la Pace 1991, una serie di incontri, mentre la leader del movimento democratico birmano si trovava agli arresti domiciliari inflitti da un regime la cui esistenza non trova spiegazioni logiche. Le “conversazioni”, intitolate “La mia Birmania”, vennero pubblicate in inglese e tradotte in dodici lingue, ma non italiano. Finalmente, domani, lo splendido libro sarà nelle migliori librerie italiane. Edito da “Corbaccio”, nella Collana “Dalla parte delle donne”, 380 pagine perfettamente ed elegantemente rilegate, tradotto da A. Petrelli, con il codice 9788879729819, costa appena 18,00 euro.

Un paradosso vivente: il coraggio di una donna sola

Aung San Suu Kyi è un paradosso vivente. Eletta democraticamente, nel 1991, le è stato impedito di governare; incensurata e pacifica, senza aver mai commesso alcun reato, trascorre la maggior parte degli ultimi vent’anni reclusa nella sua casa, agli arresti domiciliari; pur rimanendo nella “Sua Birmania”, tutto il mondo la conosce e apprezza il suo profilo minuto e il suo messaggio di pace. Come sostiene, Eleonora Voltolina su Panorama di questa settimana, «potrebbe maledire chi l’ha condannata alla reclusione, invece dice “Non ho mai imparato a odiare i miei carcerieri” e predica, coerentemente alla filosofia buddista, la non violenza e la compassione».

Dare voce alla speranza
Da oltre vent'anni, Aung è leader di un movimento nonviolento contro la dittatura in Birmania. Recentemente, il Premier inglese Gordon Brown, ne ha tratteggiato il ritratto nel suo volume "Eight Portraits" come modello di coraggio civico per la libertà. In questo libro-conversazione con Alan Clements, Aung San Suu Kyi racconta con chiarezza e semplicità la bruciante attualità della situazione birmana ed espone la sua filosofia senza tempo che da voce alla speranza. Le recenti vicende in Birmania hanno rivelato al mondo il nome di Aung San Suu Kyi, icona della resistenza alla dittatura militare birmana. Dove trova la forza questa donna da oltre vent'anni - la maggior parte dei quali passati agli arresti - per combattere con eroismo una delle battaglie più impari che si possano pensare? Come riesce a continuare a predicare il dialogo, la nonviolenza, rifiutando la paura, la provocazione, l'odio? Come ha fatto a resistere, privata della libertà, affrontando i soprusi quotidiani? Per scoprirlo basta leggere il libro nel quale Aung, con chiarezza e semplicità ammirabili, racconta in “viva voce” le sue passioni, i suoi desideri i suoi drammi, consegnando alle sue “conversazioni” un'attualità bruciante di una filosofia senza tempo.

Rangoon, tra tumulti e tuniche arancioni

Nella nuova prefazione de “La mia Birmania”, Clements parla dei tumulti avvenuti l’anno scorso contro il regime nella capitale Rangoon e in altre regioni. Una protesta nonviolenta, guidata dai monaci: restano nella memoria le immagini delle persone con la testa rasata, le tuniche arancioni e le mani giunte, attaccati dai soldati in assetto da guerra. Il libro racchiude al suo interno una sezione di fotografie dell’autrice e delle manifestazioni per la democrazia organizzate dagli studenti birmani tra la fine degli anni Ottanta e oggi. Alla fine del volume c’è una “Cronologia essenziale della Birmania” aggiornata fino al giugno 2008.

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