4 ottobre 2008

Fao, Ong e riforma Onu

La Fao, le Ong e la riforma delle Nazioni Unite
di Roberto Maurizio

16 ottobre: un Red Carpet da paura
Fra pochi giorni assisteremo, per l’ennesima volta, all’indecente cerimoniale di Caracalla. Il 16 ottobre, la Fao sarà il palcoscenico sul quale si esibiranno tutte le celebrità provenienti da tutto il mondo. In prima fila, i dittatori populisti marxisti leninisti latinoamericani, ringalluzziti dalla crisi di Wall Street. Poi quelli africani, che affamano i loro cittadini. Poi le grandi nazioni asiatiche, Cina e India. Per finire, arrivano i nostri: Usa, Canadà, Giappone, Australia e Unione Europea. Un Red Carpet da paura, sul quale affosseranno i loro piedi centinaia di autorità e burocrati che consumeranno una montagna di soldi senza concludere niente. Ci vorrebbe un altro Brunetta all’Onu per scovare i fannulloni!
Ecosoc: quattro salti in padella
L’Onu non funziona, la Fao sta male e nemmeno io mi sento bene! Occorre mettere mani alle riforme. Ma chi deve riformare i riformati? Per prima cosa bisognerebbe accogliere all’Ecosoc solo Organizzazioni non governative senza colore: cioè autonome da qualsiasi ideologia. Non dovrebbero essere riconosciuti la Croce Rossa, La Mezza luna, la Caritas, Google for Darfur (non so se sia già presente in Ecosoc), i Radicali transnazionali, Quattro salti in padella. In pratica, l’Onu è come la Rai. La Rai appartiene al pubblico e non ai partiti; le Nazioni Unite appartengono alle popolazioni e non agli Stati o alle religioni o alle ideologie; quindi la Rai deve cacciare i partiti che, come giustamente fa il Pd, si devono fare televisioni proprie, nelle quali ci potranno mettere tutti i Santoro e tutte le Guzzanti che vogliono. Gli aiuti arabi devono essere riconoscibili come gli aiuti cinesi. Da parte degli Stati questo presupposto già esiste. Il controllo non avviene con le Ong. Le Ong se vogliono i soldi dell’Onu, cioè della popolazione mondiale, non devono fare gli interessi particolari di nessuno in particolare.

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