di Roberto Maurizio
Illustrazione di Alessandro Marchisio
Chandrayaan. Veicolo spaziale lunare
Oggi, 22 ottobre 2008, l’India entra nel club dei paesi spaziali. La sonda Chandrayaan-1 sta dirigendosi verso la Luna, che circumnavigherà per circa due anni. Lo ha riferito il centro spaziale indiano di Sriharikota, nell'India orientale. L'obiettivo della missione è di ridisegnare la cartografia della superficie lunare e di ciò che si trova appena sotto la superficie. Chandrayaan in sanscrito significa "veicolo spaziale lunare". "E' un momento storico per l'India" ha dichiarato il presidente dell'Organizzazione di ricerca spaziale indiana (Isro), Madhavan Nair, il quale spera che la spedizione permetterà di "svelare i misteri della Luna". La sonda pesa una tonnellata e mezza e trasporta undici strumenti scientifici, tre dei quali dell'agenzia spaziale europea (Esa) e due dell'agenzia spaziale statunitense (Nasa). Uno degli strumenti è uno spettrometro ad alta risoluzione che analizzerà la composizione in minerali. Un altro strumento è un mini-radar che cercherà di individuare depositi di ghiaccio nelle regioni polari.
Sfruttamento delle risorse lunari
I cattivi sostengono che nel mirino di Nuova Delhi ci sono le risorse minerarie del nostro satellite naturale: la speranza è di poter acquisire nel corso dei prossimi 30 anni le competenze necessarie a fare della Luna una miniera a cielo aperto, capace di rispondere alla fame di energia del sub-continente. Ma perché non ci hanno pensato i nostri G8ottisti?
Un’idea persa dal G8
L'idea di sfruttare le risorse lunari arriva da lontano: già Jawaharlala Nehru, il fondatore dell'India moderna, rifletteva sulla necessità di esplorare il sistema solare addirittura nelle sue lettere dal carcere britannico (1930) e, una volta diventato Primo Ministro, manifestò una tale ammirazione per il programma spaziale sovietico da chiedere e ottenere una visita a Delhi di Yuri Gagarin. La visione di Nehru ha segnato la via indiana allo spazio, passata attraverso il primo cosmonauta indiano del 1984 (a bordo di una Soyuz sovietica), alla tragica fine della giovane Kalpana Chawla morta nel 2003 nel disastro del Columbia ma anche attraverso una lunga serie di satelliti messi in orbita con successo.
La navicella Chandra
Chandra-yaan (C-1), letteralmente il "viaggio di Chandra". Nella cosmogonia indù è il nome di quella luminosa presenza che toglie l'oscurità dalla terra nei cieli notturni : è la Luna, insomma, che per i sacri testi veda custodisce ben altro che qualche minerale prezioso. La navicella che dovrà studiare a fondo il nostro satellite per conto di Nuova Delhi da un orbita di 100km d'altezza è una macchina di 1.380 kg. messa a punto dall'Indian Space Research Organization (ISRO) di Bangalore, capitale tecnologia del paese. A portarlo in orbita ci penserà un razzo PSLV da 320 tonnellate, rafforzato da 6 booster esterni da 12 tonnellate ciascuno. Il via libera è arrivato appena prima dell'alba dal centro spaziale Satish Dhawan (nome del dal padre indiano della dinamica dei fluidi) di Sriharikota, una cittadina costiera dell'Andhra Pradesh, costruito negli anni ai margini della grande laguna di Pulicat (Golfo del Bengala) in un ambiente che ricorda molto il grande centro Usa di Cape Canaveral, in Florida. C-1 viaggia carica di ben 11 strumenti, oltre a quelli indiani ce ne sono altri sei portati in orbita per conto di Stati Uniti ed Europa. Infine - ed è una vera e propria anticipazione delle prossime missioni - ci sarà un tester di allunaggio che fornirà ai controllori di missione un corso accelerato di atterraggio su un corpo celeste.
La polvere che vale un tesoro
Il contatto con la superficie lunare è previsto entro il decimo giorno di missione: il probe potrebbe anche distruggersi all'impatto ma il tricolore indiano che ricopre un solido rettangolo metallico sarà comunque posato per la prima volta sulla Luna. Sarà un momento simbolico carico di emotività cui verrà dato ampio spazio televisivo e che porterà l'India - almeno sul piano mediatico - al livello delle grandi potenze mondiali e dei rampanti vicini cinesi. Conclusa la fase spettacolare, C-1 si metterà al lavoro. Per due anni scandaglierà l'invisibile sotto la superficie lunare, a caccia di tracce sotterranee d'acqua, di depositi minerali e di maggiori informazioni sul prezioso elio-3, l'isotopo non radioattivo dell'elio che potrebbe alimentare le centrali nucleari di seconda generazione. Rarissimo sul nostro pianeta si pensa che possa essere più abbondante sulla luna dove sarebbe stato depositato come una coltre di polvere dal vento solare.
Spazio low-cost
La sfida di Chandra, intanto, si gioca anche sul piano economico. Alcuni esponenti del Parlamento indiano non hanno lesinato critiche nei confronti di un progetto che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe dare qualche risultato economico solo nella seconda metà del secolo. Intanto, dicono gli scettici, milioni di persone fanno fatica ad agganciare il treno della crescita economica su cui corrono oggi le élite del paese. Il Governo risponde ai detrattori sottolineando che l'intero progetto C-1 è costato "solamente" 100 milioni di dollari (ogni lancio Shuttle costa almeno 6 volte tanto) e che, anzi, le competenze raccolte in questi anni per costruire una via indiana - e "low-cost" - allo spazio offre un grande potenziale di sviluppo per tutta l'industria aerospaziale e tecnologica in genere. Mentre C-1 attraversa le ultime fasi del percorso di integrazione che prelude al lancio, l'India lavora già sulla tappa successiva. Chandra-2 è al centro di un progetto sviluppato con Mosca: entro il 2012 prevede l'atterraggio di un rover sulla Luna. La scorsa settimana il Governo ha approvato un primo finanziamento da 91 milioni di dollari e ha così dato il via libera al progetto su cui ora Dehli non può che invocare lo sguardo benevolo del "luminoso" Chandra.
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