31 luglio 2009

Padre Pio

Il profumo di Padre Pio e l'"olezzo" dell'oro
di Roberto Maurizio

Il “profumo”

Lui lo sapeva che stava in Puglia. Lui lo sapeva che si trovava in una delle terre più difficili del mondo. Altrimenti, non l’avrebbe scelta. Una terra ai confini della realtà. Una realtà da strappare al male, da riconquistare. Padre Pio scelse San Giovanni Rotondo come se fosse un missionario che dovesse conquistare l’Africa. L’avrebbe dovuto riconquistare con il suo sangue. Pio scelse San Giovanni Rotondo per il profumo delle rose che coprivano il manto immacolato della Vergine Maria. Poi, si accorse che l’Immacolata doveva essere allontanata e protetta dal lusso sfrenato e dalle ingiustizie. San Giovanni Rotondo, con Padre Pio, divenne una meta di chi sentiva quel “profumo” inconfondibile delle stigmate di Gesù Cristo. Le stigmate erano le sue, quelle di Padre Pio. Quelle volute, ardentemente volute da lui, per ridare al mondo una parvenza di umanità, una parvenza di cristianità. Per Padre Pio la bontà è alla base della santità.

Padre Pio da Pietrelcina



Padre Pio da Pietrelcina non voleva entrare nella “nomenclatura” dei santi e dei martiri. Padre Pio si accostava alla gente e sussurrava parole di amore e di amicizia verso Dio. Padre Pio si “incazzava” veramente quando vedeva una accozzaglia di gentaglia senza fede accostarsi ai suoi piedi per chiedere un aiuto divino. Urlava e faceva sentire la sua voce a tutti quelli che nel nome del Signore facevano i loro porci comodi. Urlava e cacciava, a male parole, tutti quelli che non avevano la coscienza a posto. Che cos’era la "coscienza a posto" per Padre Pio? Dormire con una coperta di lana durante una calda notte di estate e non avere caldo. Dormire con un lenzuolo di lino in una gelida notte d’inverno e non avere freddo. Chi non ha peccati (cioè presunzioni, invidie, maledizioni, vessazioni, idee malvagie) potrà recarsi nudo davanti a Dio e amarlo in tutta la sua integrità. Padre Pio diceva veramente: se non sei degno di essere un uomo e una donna, non sei degno di presentarti davanti a me. Non era un giudice, non era uno della Corte di Cassazione. Era un Santo che diceva agli uomini e alle donne di vivere come santi, cioè come esseri innocenti, come chi la mattina si alza e può vedere le Tremiti o il Gargano.

Il Santo del Mediterraneo


L'amore di Angelina per Padre Pio, il Santo del Mediterraneo, è immenso e senza confini (foto di Roberto Maurizio)

Padre Pio era un uomo semplice che amava Dio, cioè amava gli esseri viventi. Padre Pio, non avrebbe mai voluto essere considerato un santo, perché già sapeva di esserlo. Padre Pio era quella persona che stava vicina alle persone, le assistiva, le proteggeva, ma dalle quali pretendeva solo tre cose: la fede, la carità e la capacità di non essere subdoli, volgari e mentitori. E’ difficile in questo mondo in cui emerge solo la violenza, rapportarsi a San Padre Pio. E’ difficile capire il messaggio di San Padre Pio, cioè del più grande Santo del Mediterraneo, insieme a Sant’Agostino, se non si capisce che la cicala e le rondini sono gli elementi sui quali si basa la bellezza di questo Grande Lago, di questo Mediterraneo, dove solo il silenzio spinge a rispettare l’essere più perfetto dell’Universo. Non so se le stelle siano state un momento di riflessione di Padre Pio.

I cento passi delle Tremiti

Non so se le Tremiti, a cento passi vicine, siano state un modo per ringraziare il “creatore”. Non so Padre Pio, come San Francesco, sentisse negli uccelli quella voce del Paradiso. Non so se Padre Pio avesse in mente il “tacco” (cioè la Puglia) come elemento fondamentale del Mediterraneo. So, sicuramente, che Padre Pio respirava l’aria del Mediterraneo e sarà lui il Santo Protettore di tutto questo lago salato dal quale ha trovato la vita e la voglia di essere vicino a Dio. Padre Pio potrà avere anche il riconoscimento di altre religioni, prima fra tutte quella musulmana.

Purtroppo, a San Giovanni Rotondo …



Mentre Padre Pio, San Padre Pio, si avvicina sempre di più agli umili e a chi crede nel mistero della vita, a San Giovanni Rotondo si aprono ferite che solo il Santo potrà curare. La preziosa cripta della chiesa ideata da Renzo Piano, inaugurata da Benedetto XVI il 21 giugno scorso e destinata ad ospitare le spoglie mortali di San Pio, sta già creando i primi mal di pancia ai frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. L'ambiente della cosiddetta "chiesa inferiore" del santuario a forma di conchiglia, abbellito dai mosaici del gesuita Ivan Rupnik e completamente ricoperto di foglie d'oro zecchino, è infatti al centro di un acceso dibattito fra i fedeli. Tutto quell'oro per San Pio, per il povero frate stigmatizzato? E' questa la domanda ricorrente dei pellegrini e dei devoti di Padre Pio che rimbalza da ogni parte del mondo.

30 luglio 2009

Il dollaro? Ormai solo una riserva indiana

L'Euro, il Far West e Pupo
di Roberto Maurizio

In fin dei conti, l'Euro ci difende, ci protegge, si comporta come un "padre di famiglia". Senza l'Euro non avremmo avuto uno "scudo" contro la crisi finanziaria mondiale, che, come giustamente dice Obama, ormai è alle spalle. Ma l'importanza dell'euro per gli italiani viene fuori quando si fanno i calcoli sommari nei film western americani. La Banca del Texas è stata svaligiata di 200.000 dollari. Chi cavolo poteva tramutare la cifra in lire? Praticamente, è la metà della vincita dei concorrenti di Pupo che hanno vinto 200.000 euro. Un non nulla. Povero Far West. L'Euro e Pupo ti hanno ridotto come una "riserva indiana"!

29 luglio 2009

Vincenzo Montella. Da "aeroplanino" a "principe dei conti"

Vincenzo Montella. Da “aeroplanino” a “principe dei conti”
di Roberto Maurizio
Esami di Stato 2008-2009. Vincenzo Montella durante gli Esami di Stato

Un tifo da Curva Sud

Un'incantevole chiesetta di Torre Maura - Roma - (foto d Roberto Maurizio)

Vincenzo Montella passerà alla storia della “Magica Roma” come l’«aeroplanino» e resterà nel cuore di tutti gli studenti dell’Istituto Paritario Giacomo Leopardi della capitale come "principe dei conti". Montella, infatti, si è distinto per la forza di volontà e per l’impegno profuso nel conquistare il diploma di “Perito commerciale ed aziendale, corso Igea”. Il Ragionier Montella ha conquistato questa "meta" diplomandosi con l’ottima valutazione: 85/100. A Roma, in una giornata torrida del mese di luglio, tutta via del Pettirosso e quasi tutta Torre Maura hanno partecipato attivamente alla grande performance dell’«aeroplanino». Il “tifo” per il candidato “Montella” è stato “bipartizan”: sembra che anche qualche alunno “biancoceleste” abbia manifestato la sua “solidarietà solamente temporanea” per lo studente modello Vincenzo, che ha sbalordito tutta la Commissione d’esame. Durante la prova orale, ha risposto con prontezza e con proprietà di linguaggio a tutte le domande delle numerose discipline. In italiano e storia ha dato il massimo. Le sue risposte non si sono limitate al programma ministeriale. Hanno spaziato nel mondo della cultura toccando temi non solo italiani. Là dove però, il candidato Montella ha fatto valere la sua preparazione professionale è stata la materia più ostica del corso di ragioneria Igea: Economia aziendale. L’ex centravanti giallorosso ha risposto a tutte le domande che gli sono state sottoposte sul bilancio di esercizio. Montella, in particolare, ha commentato tutte le poste del bilancio d'esercizio della A.S. Roma S.p.A. Ovviamente, il candidato ha trattato l’argomento solo fiscalmente e civilisticamente: lo Stato Patrimoniale, il Conto economico, la Nota integrativa, il Rendiconto finanziario. Certo, il bilancio d’esercizio della Roma, in questo momento di crisi globale, non gode di ottima salute. Tuttavia, come ha sottolineato Montella, quello che è da valutare nelle poste significative dei ratios della società non sono solo le condizioni di partenza, ma sono gli outlooks, i trend dei principali indicatori.

Il Preside Giuseppe Calzone



Montella, durante gli esami di Economia aziendale dell'anno scorso (foto di Roberto Maurizio)


Montella si è presentato davanti alla Commissione d’esame di Stato, della quale faceva parte anche il Professor Giuseppe Calzone, Preside della scuola, insieme ad altri quattro studenti, che alla fine gli hanno chiesto l’autografo.


Il compito di Economia aziendale di Vincenzo Montella, idoneità al quinto (foto di Roberto Maurizio)


Montella si era presentato un anno fa alla scuola e aveva studiato, sempre da privatista, per ottenere l’idoneità alla quinta classe. Quel titolo gli ha permesso di fare l’esame e di conseguire il diploma. Il Professor Calzone è rimasto piacevolmente colpito dal Montella - studente: « Ho apprezzato il suo impegno, si è preparato con alcuni insegnanti privati, non potendo frequentare con continuità le lezioni, considerato che fino a poche settimane fa era ancora alle prese con gli allenamenti. Ci teneva a questo diploma e credo che si senta gratificato dall’ottima valutazione ottenuta».

Lontano dai riflettori, vicino ai giovani



Montella ha ripreso a studiare dopo aver lasciato le scuole da ragazzo, per dedicarsi a tempo pieno al calcio. Adesso Vincenzo si sta calando nella nuova realtà, vuole cominciare l’esperienza di allenatore con umiltà, cercando di imparare. L’attività dei “Giovanissimi nazionali” comincerà il 10 agosto. Ci sono stati un paio di club di serie A che gli avevano offerto la possibilità di continuare a giocare a certi livelli, ma l’«aeroplanino» ha preferito dire basta. Non ha più voluto muoversi da Roma, dopo l’esperienze del Fulham e del ritorno alla Sampdoria. Ha scelto Roma, la sua città e una nuova vita lontano dai riflettori.

Pomigliano sempre nel cuore



Vincenzo Montella, nato a Pomigliano d’Arco, il 18 giugno 1974, giocatore di calcio, attaccante della Sampdoria, in prestito dalla Roma, ha esordito nella stagione 1990/91, in serie C1 con l’Empoli, dove rimase per cinque anni prima di passare in Serie B al Genoa dove resta una sola stagione per fare di nuovo il salto di categoria, passando in Serie A alla Sampdoria. È qui che Montella trova la sua consacrazione di goleador. Il risultato è strepitoso segna gol a raffica e porta la sua squadra alla qualificazione in Coppa Uefa. Montella segnerà 22 reti in 28 partite, miglior score di sempre da parte di un debuttante italiano in Serie A. L'anno dopo Montella continua a segnare a raffica: 20 reti in 33 gare, il partenopeo è sempre più bandiera blucerchiata. La storia d'amore tra Vincenzo e la Samp si interrompe però un anno dopo, quando un infortunio (pubalgia) ferma il giovane attaccante e mette in grande difficoltà la Samp, che a fine stagione retrocede in Serie B. Sono comunque 12 le marcature dell'Aereoplanino in 22 partite. Mantovani lo cede alla Roma, dove Montella spicca il volo affermandosi definitivamente come una delle punte più forti d'Europa.Tra i motivi del suo passaggio nella capitale, oltre alla discesa in B della squadra genovese, le allora rinate ambizioni di gloria della Roma che per richiesta di Zeman, con l'ingaggio di Fabio Capello (anche lui nel 1999), vuole togliersi parecchie soddisfazioni iniziando ad ingaggiare grandi campioni. Nonostante la stagione deludente della Roma, l'Aeroplanino mette a segno 18 reti. L'anno seguente, però, iniziano le incomprensioni con l'allenatore: con il miliardario acquisto di Gabriel Omar Batistuta, infatti, la Roma sembra non voler più puntare su Top Gun (si ricorda ancora la polemica per l'assegnazione del numero 9, appartenente a Montella ma fortemente voluto da Batistuta), tanto che per tutto il girone d'andata Vincenzino non colleziona altro che panchine e sostituzioni, poiché Capello non vede di buon occhio il tandem Batistuta-Montella, e a quest'ultimo preferisce il meno offensivo Delvecchio. Nel girone di ritorno Montella è però protagonista e trascinatore della squadra e, nonostante le continue sostituzioni subite, si dimostra una pedina fondamentale nella conquista dello scudetto nel 2001, segnando gol fantastici da grande campione (Roma-Milan 1-1, Roma-Parma 3-1) e arrivando a collezionare un bottino finale di 13 gol. Nella stagione 2004-2005, nonostante la pessima prestazione della squadra, Montella si è confermato un'autentica macchina da gol, segnando ben 24 reti fra campionato e coppe. Il suo contratto è stato rinnovato fino al 2010 e perciò si pensa che il giocatore chiuderà la sua carriera nella squadra della quale è divenuto tifoso suo figlio e con la quale si è tolto tante soddisfazioni. (Fonte: Wikipedia).


La Nazionale italiana

Vincenzo Montella, foto Roberto Maurizio

Esordisce in Nazionale il 5 giugno 1999 in Italia-Galles (4-0), e il suo primo gol arriva il 25 aprile 2001 in Italia-Sud Africa (1-0). La sua unica doppietta in Nazionale è stata realizzata il 27 marzo 2002 in Inghilterra-Italia (1-2).CavaliereMontella è stato nominato Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana il 12 luglio del 2000.



Il sito ufficiale
Il sito ufficiale del campione di Pomigliano d'Arco, veramente bello da vedere, è http://www.vincenzomontella.it/.

27 luglio 2009

A-H1N1. La Spagnola e l'Espediente Sansone

A-H1N1. Espediente “Sansone”
di Roberto Maurizio

Il Sabato del villaggio
Perché nessuno controlla i giornali? Perché nessuno mette un freno alla Tv (speriamo che vengano mandate sul satellite di Marte tutti i canali, perlomeno lì, i marziani si divertiranno). Perché, soprattutto d’estate, quando non c’è la politica, non c’è Noemi, i beceri Media se la prendono con quel povero vecchietto o vecchietta di telespettatore preannunciando a loro un caldo mai sentito prima. Ma che cazzo di notizie sono: domani a Roma, Firenze e Bari il termometro raggiungerà i 43 gradi. Embè? I giornalisti si divertono a spaventare i vecchietti, forse perché hanno un contratto con l’Inps: prima li uccidete e meglio sarà per tutti. Sono dei coglioni questi giornalisti, tanto i vecchi devono morire prima o poi, anche senza i loro allarmi che nessun “garante” tutela. Ci vorrebbe un “garante” che tagliasse qualcosa, le unghie perlomeno, a questi giornalisti venduti che non sanno fare il loro mestiere, cioè quello di informare e non quello di spaventare. “Il Sabato del Villaggio”, cioè la speranza, il domani, tiene in vita milioni di italiani. E questi coglioni di giornalisti non fanno altro che spaventarli. E’ ovvio che l’ultima settimana di luglio sia la più calda in assoluto dell’anno, come l’ultima decade di gennaio è la più fredda. E’ solo un problema di Sole. E’ da anni milioni di anni che è così, e speriamo che duri. Invece: l’afa uccide, attenti a non uscire di casa, fatevi quattro condizionatori per ogni stanza. Che bello rivedere “Divorzio all’italiana” dove i protagonisti “morivano” di caldo, dove i carabinieri sudavano, dove le belle “persiane” siciliane si aprivano solo per un attimo, senza condizionatori.

L'Espediente "Sansone"
La stampa deve “allarmare”, non informare. La stampa deve incuotere paura. La spagna deve terrorizzare: ecco quindi la tremnda calamità che si sta per abbattere sull’umanità: la “Spagnola”. Influenza mortale che è un incubo ricorrente dei giornali quando le tirature sono i ribasso. La “Spagnola” nel 1917, in pieno conflitto mondiale non è stata quella bella mediterranea che sa amar così, bocca a bocca la notte e il dì, ma quell’infezione letale che uccise milioni di esseri umani. Non c’erano vaccini, non c’era prevenzione, l’igiene lasciva molto a desiderare. Perché i giornali che non vendono continuano a terrorizzare i poveri anziani italiani e non solo? Sei ricoverati a Larino, provincia di Campobasso, fanno diminuire i “turisti” di Roma in Molise, mentre nella capitale è avvenuto il primo decesso per A-H1N1. Forse quest’influenza metterà a letto milioni di italiani contemporaneamente. Quindi ci sarà bisogno di assistenza. Chi la può dare se non lo Stato con la S maiuscola? Qui il “congolino d’oro” spetta alla sinistra. Aveva previsto l’intervento dello Stato per salvare le banche e l’Occidente dal tracollo. Ora lo Stato deve intervenire per salvare i cittadini. Tutto previsto dalla sinistra. Per cui Berlusconi sarà sconfitto dalla Spagnola Rossa, quella che prevede oltre ai tanti morti e ammalati anche la recessione e milioni di persone che perderanno il posto di lavoro. Invece di collaborare tutti insieme per poter tutelare gli interessi degli italiani, la Spagnola rossa viene corteggiata e invocata: sarà la fine di Berlusconi. Muoia “Sansone” e tutti gli italiani. Forse, però, il Cavaliere “Sansone”, con tutti i soldi che ha, si salverà. Chi se la prenderà in quel posto? I filistei, cioè noi.

24 luglio 2009

La Corte di "Tastazione"

Palpare le colleghe non è reato: parola della Corte di “Tastazione”
di Roberto Maurizio


Ebrezza sessuale e libido
Toccare le colleghe di lavoro, ma in maniera scherzosa, senza provare alcune «ebbrezza sessuale» o intenti libidinosi, non è reato. Lo ha deciso la Cassazione che ha confermato l'assoluzione di un lavoratore extracomunitario, Kadri O., dall'accusa di violenza sessuale per la quale, in primo grado, era stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa dalla condizionale). In appello, invece, Kadri era stato assolto, il 28 novembre 2008, con la formula perché il fatto non sussiste. Il processo era nato dalla denuncia sporta da una collega di Kadri, stanca delle sue mani lunghe. In tribunale era emerso che (come rileva la Cassazione nella sentenza 30969) «Kadri O. era solito praticare scherzi di cattivo gusto toccando le colleghe di lavoro e così ponendo in essere un comportamento di certo poco raffinato e abituale». Tuttavia dalle stesse testimonianze era anche risultato che nel comportamento dell'uomo non era ravvisabile alcune «ebbrezza sessuale» in quanto, toccando le colleghe «non voleva soddisfare la propria libido». Contro l'assoluzione di Kadri O. aveva fatto ricorso in Cassazione la Procura generale della Corte d'Appello di Bologna.


Sentenza nauseante
Quella della Cassazione è una sentenza «nauseante»: così ha commentato la notizia la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Moscatelli. «Intanto - dice - vorrei sapere come è stata misurata la libidine, ma sono molto preoccupata per il messaggio, assurdo, che la sentenza lancia agli uomini. Vorrei che fosse chiaro: anche se si sfiora una mano e non è gradito, è un comportamento da non tenere. Le donne non sono oggetto». La presidente, che guida l'associazione che si occupa di violenza alle donne, sottolinea poi che «è inutile inasprire le pene, fare nuove leggi, se poi si mandano messaggi così assurdi e così sbagliati. È un fatto del tutto dannoso».

Toccare o non toccare?
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Pia Covre, del Comitato diritti delle prostitute: la sentenza dimostra «che ancora la donna non è rispettata», dice. È una sentenza - osserva Covre - «non giusta e non vera. Sono io a determinare se uno mi può toccare o meno. E se una persona si è rivolta ad un tribunale vuol dire che c'è stato un abuso e che quindi quell'atto non era permesso. Spetta alla donna decidere se farsi toccare e come, secondo i propri gusti».

I maschi e i porci comodi
Allungare le mani sulle donne, sull’autobus, in metro o in casa, senza il loro consenso è un atto di violenza e basta, e come tale dovrebbe essere valutato. Di scusanti ci potrebbero essere a iosa: l’ha voluta lei, lo sapevo che non aspettava altro, etc. Le donne non sono animali da usare con il guinzaglio e trattarle come esseri inferiori. La Covre, secondo me, non dà una mano alle donne per bene. Sembra che lei dica: se è Cluney mi faccio toccare. Questo è un ragionamento da “mignotta”. Più serio è il discorso della Moscatelli: il messaggio della Corte di “Tastazione” (pardon, Cassazione) è di una violenza inaudita. In questo modo i “maschi” potrebbero essere indotti a fare i loro porci comodi.

23 luglio 2009

Clinton, Fassino e Aung

Due “cadaveri” per Daw Aung San Suu Kyi
di Roberto Maurizio

Eroina e escort

Ancora un’estate di prigionia e di malinconia per la grande “eroina” asiatica, Daw Aung San Suu Kyi. Ancora un silenzio assordante da parte della più che mai provinciale stampa italiana, tutta presa a rincorrere le scopate della escort barese, che getta sicuramente una lurida ombra sulle mignotte pugliesi, sulle puttane baresi e sull’intera Puglia guidata da un gay dichiarato. Sull’eroina asiatica, Aung, niente. Forse perché alcuni redattori dei nostri giornali preferiscono quella colombiana? Di eroina birmana, nemmeno l’ombra.

Castrazione con la falce o con il martello

Certo, “Papi”, non viene fuori bene da questa lurida vicenda. Vogliamo castrarlo? Sono molti in Italia, quelli che imbracciano ancora la falce e il martello, che vorrebbero farlo. Molti sono per la prima soluzione, semplice ed immediata. Altri, quelli appartenenti ad una classe superiore, vorrebbero il martello, più lenta, ma più partecipativa (vuoi mettere un colpo dopo l’altro).

Siamo uomini o caporali

Ma, vivaiddio, “Papi” si comporta ancora come un uomo e non come un quacquaracquà. Non si sente un caporale. Va sicuramente condannato perché qualsiasi uomo o donna o gay deve rispettare la dignità della propria persona, della famiglia e dei figli. Berlusconi va condannato perché ha seguito l’esempio di tutti gli italiani, a cominciare dai leghisti che ce l’hanno duro, dai siciliani che agguantano le donne “straniere” sulla spiaggia, dai calabresi che fanno la loro bella figura. Tutto il resto d’Italia è noia. Provate a trovate un vero “maschio” in altre regioni al di fuori di quelle citate. Toscana? Non ne parliamo. Fanno ancora il Palio, bestemmiano più del diavolo, ce l’hanno pendente come la Torre. Umbria? Nemmeno l’ombra. L’unico uomo vero è stato e sarà sempre, San Francesco. L’Abruzzo? Ha il terremoto. E il sindaco non ha l’alcova.

Le donne più belle del mondo

Il Lazio? Ha Travaglio, ha Alemanno che è andato negli Stati Uniti per trovare un’escort con le pistole e con la stella di sceriffo. Il Sindaco capitolino mostrava nei suoi occhi spalancati dal fuso, durante le interviste realizzate dal più grande giornalista del mondo, degno del premio Pulitzer, che gli chiedeva ripetutamente, con un inglese, tra il napoletano a milanese, “ma ‘ste ronde parleranno brukliniunano o frascatano”? La Puglia? Ormai sono tutti figli di escort. Ma che bella figura ad una bella terra come il “tacco” dello stivale lasciata in mano ai pugliesi. “Fuggi da Foggia, non per Foggia, ma per i fuggiani”. Il Veneto? Nemmeno a parlarne. Con un sindaco filosofo ti vengono subito giù le palle. Il Friuli? Forse sì. Non per merito dei “maschi”, ma per la presenza nella regione delle più belle ragazze del mondo. Secondo una statistica, mai approvata dall’Onu, ma dal sottoscritto, le ragazze più belle del mondo sono quelle che provengono in ordine decrescente da: Etiopia, Senegal (a pari merito), Eritrea, Somalia, Friuli e Yemen. Tutto il resto, va valutato in base a dei requisiti aggiuntivi (capelli biondi, labbra carnose, occhi profondi) che non potranno mai essere all’altezza delle “razze” citate che sono le prime della classifica.

Vergini e martiri

Il Capo dei capi e dei “Papi” va condannato per non aver saputo evitare le registrazioni di una mignotta. Chi se ne duole di questa vicenda è Bin Laden. Se sapevo che era così facile eliminare Berlusconi gli avrei mandato 8 puttane e mezza (come Fellini 8 e ½). L’ultima metà con il tritolo. La stampa estera, soprattutto quella anglosassone, se la ride e inchioda il “Papi”, dimenticandosi dei bocchini della Levinsky a Clinton e delle cassette hard del seghista inglese. Per non parlare degli spagnoli. Vergini e martiri. Per loro il sesso non esiste. Per essere assunto a “El Pays” devi dimostrare di non aver mai visto prima un Figo. Tutti sottoscrivono questa clausola che comporta anche una subordinata: di non aver mai visto la sorella. Ecco come si spiega la deriva della Spagna, se non sei gay non se magna.

Aung e l’influenza

La nostra povera Aung, in questa tormentata estate, resta emarginata. L’influenza A cancella ogni possibilità di visibilità. Rai 1, quello pagato dai gay e non gay italiani, affossa il Molise. 14 casi di influenza in piena stagione balneare. Prenotazioni che saltano, mentre tra i materassino di Cabalbio, forse colpiti da centinaia di casi nascosti dell’influenza A, dalla Cgil, tutto va liscio. Loro hanno l’antidodo: la stampa collusa e corrotta.

Un appello a Ingrid Betarcourt

Povera Aung, le flebili luci delle Pleiadi non fanno altro che parlare di te. Non ci deludere, non fare come Ingrid Betancourt, dai il tuo sostegno a questo Blog che ti segue da molti anni. Ingrid, se hai ancora un’anima, perché non sostieni la causa di Aung? Ingrid, forse io, come un innamorato deluso, ti ho abbandonato. Ma per giorni e notti non ho fatto altro che pensare a te quando eri prigioniera. Perché non fai esplodere chiara e forte la tua voce contro la prigionia di Aung San Suu Kyi?

Un’offerta che non si può rifiutare

Alla fine di questo discorso, resta ancora lontana la scarcerazione di Aung, anche perché ad interessarsene sono due “paladini” forti e veraci: Ilary e Fasino. Che accoppiata vincente! La moglie di Clinton, Ilary, Segretario di Stato americano, che si fa chiamare ancora con il nome del marito, come se fosse una Coca Cola, ha intimato, durante il suo recente viaggio in Asia, alla Giunta militare birmana la liberazione dell'oppositrice Aung San Suu Kyi. La “minaccia” è stata lanciata alla terribile e sanguinaria Giunta militare del Myanmar, da Ilary come se stesse interpretando la parte di Don Vito Corleone nel “Padrino n° 2”. “Capisc”, ha detto la Clinton, “questa è un’offerta che non si può rifiutare”. “O liberi Aung o io non investo i miei soldi in Birmania”. Cazzo, questa è la sinistra!

Weekend con il morto

L’altro sinistro a cui sono state consegnate le redini della liberazione di Aung è Piero Fassino, inviato speciale dell’Ue. “Vogliamo elezioni chiare e pulite nel 2010”. Ma con tutti i soldi che prendi, questa è la sola ovvietà che sai dire. Io avrei detto: “Liberate immediatamente Aung. Questo è l’incarico che mi ha dato il popolo europeo. E’ una vergogna il vostro comportamento da quattro ladroni squilibrati e arroganti. Non è possibile che una donna, così fragile, che lotta per la libertà dei propri cittadini sia rinchiusa in un carcere. Nel programma del Pd, metterò al primo posto la democrazia del Myanmar. San Suu Kyi è una donna della quale voi miseri ignoranti non siete nemmeno degni di sentirvi aguzzini. Ma Fassino e la Coca Cola, da bravi diplomatici che vengono abbondantemente pagati per questo, minacciano “ritorsioni”, paventano “sanzioni”: sembra che Piero abbia minacciato la Giunta di non farla partecipare alla festa dell’Immacolata concezione del 15 agosto a Capalbio con Franceschini. Siamo allora alla frutta. A noi, che sosteniamo ardentemente, non solo la liberazione di Aung, ma anche la partecipazione democratica di tutti i cittadini del Myanmar al progresso civile di uno tra i più bei paesi del mondo, non ci resta che rassegnarci di stare di fronte a due cadaveri (Ilary e Piero), mandati nel Myanmar per un weekend con il morto.

22 luglio 2009

Sesto: non uccidere

Follie di una notte di mezza estate su uno Stivale lungo e stretto
di Roberto Maurizio

Maccheroni, spaghetti, pizza e mandolini


L’Italia è quello Stivale pieno di maccheroni, spaghetti, mandolini, pizze e mafia, in cui si parla di gossip, e non di morti sul lavoro, di escort, e non di cocaina e droga a tutto spiano, che ammazzano i nostri giovani che distruggono intere generazioni, di crisi economica, e non di pedoni falciati mentre prendono un pullman davanti casa, di badanti che si prendono cura dei nostri vecchi lì lì per morire per accaparrarsi tutta la grana pregressa, e non di pedofilia che affligge tutte le regioni italiane, di immigrati che non sbarcano più grazie a Maroni, e non di cani abbandonati sulle autostrade in questa estate uguale a tutte le altre, di influenza A, e non di malattie gravi curate solo con la caparbietà e la professionalità di pochi e maledettamente pagati, di bocciati, e non della Salerno-Reggio Calabria, incubo che ormai nemmeno più i calabresi vogliono fare, i giapponesi, infatti, se ne sono già andati via, di tasse, e non del rispetto dell’ambiente, delle frane sugli Appeninini, di Berlusconi, e non delle soluzioni da adottare per rendere questo paese sismico, che ha ridotto Messina nel 1908 in macerie e cadaveri, più sicuro e meno distruttivo. Sotto l’ombrellone, i giornali aumentano le tirature con le escort, in pratica una puttana che sa fare il suo mestiere lontana dall’Aids, speriamo. Forse, il leader provvisoriamente in carica, come dicono a “Repubblica”, come se loro non fossero esseri umani provvisori come il ponte che lega l’incisivo al molare, Lenin a Stalin, Mao a Fidel Castro, Reggio Calabria a Messina, avrà sicuramente contratto, con la escort di Bari, l’Aids.

L’Aids dell’escort e la Sharia di Scalfari

Ecco la prova schiacciante. Una puttana, pardon escort (qualcuno poi mi dirà la differenza) che esporta il virus va beatificata e pagata, il Leader Massimo Provvisorio non solo va condannato, ma secondo la Sharia di Scalfari andrebbe giustamente castrato. Mentre in tutta Italia, a luglio, come al solito, anche quando c’erano gli altri Lui, i Veltroni, i Prodi, i D’Alema, sono ancora aperti cantieri che danno lavoro a migliaia di persone sotto un Sole cocente, i sindacalisti indaffarati si danno convegno a Capalbio, l’Isola comunista con la palombella incorporata che non ha nulla da invidiare a Mina che si esibisce alla Bussola e alla sua giusta scelta di abbandonare questo Stivale che le andava molto stretto, pieno di droga, di pettegolezzi, di omicidi, di incidenti stradali, di inciviltà, di pandemia ricorrente negli ospedali abbandonati a loro stessi, senza soldi e senza medici, che, giustamente, preferiscono andare all’estero dove viene riconosciuta a loro la grande professionalità acquisita grazie alla loro tenacia e alla loro caparbietà.

Droga e giovani abbandonati

Se si esclude il grande lavoro di repressione che fa la forza pubblica (carabinieri, polizia e guardia di finanzia), nessuno in Italia si occupa di uno tra i più gravi problemi che affliggono i giovani e i meno giovani: la droga. Contro questa piaga, centomila volte più grande della sperata influenza A da parte della sinistra, occorrerebbe una politica bipartisan, tenendo forse anche presente le proposte di Pannella di liberalizzazione. E’ uno stillicidio che ammazza mentalmente e fisicamente centinaia e centinaia di giovani. La “bella politica” si occupa solo di vietare la vendita di alcol ai quattordicenni, accerta se hai bevuto una birra in più o meno prima di metterti alla guida, altrimenti ti toglie la patente. E, come lo struzzo, fa finta che non esistono i drogati cronici in Italia, drogati giovani che perderanno qualsiasi contatto con la società. Possibile che nessuno non se ne accorga? A Tor Bella Monaca è come scoprire l’acqua calda. Ma andate in qualsiasi paese di provincia, o in un capoluogo provinciale della più squallida specie. Troverete cose “allucinanti” se ci fate caso. Giovani allo sbando sotto il controllo della malavita. Giovani perduti che non riescono più a ritrovare se stessi. Abbandonati dai genitori, abbandonati dalle istituzioni, abbandonati da tutti quelli che poi ci chiedono i voti.

Sesto: non uccidere

Un fiume di droga avvolge in un cappio mortale migliaia e migliaia di giovani. I terroristi, a confronto con gli spacciatori di morte continua e perenne, sono quasi dei buon temponi che si ricordano, di tanto in tanto, di far fuori qualcuno. Lo spaccio e il consumo della droga produce uno stillicidio continuo di morti di cui nessuno se ne accorge, o fa finta di non accorgersi. Obama è impotente contro questa macchina infernale che serve per pagare i debiti degli Stati federali. Obama, tanto ecologico, perché non si schiera apertamente contro la droga? Il Pd perché non mette al primo punto del programma dei suoi candidati la “soluzione” del problema della droga? Il Pdl, con la Russa, invece di combattere i Talebani in Afghanistan, perché non mette in piede una strategia vera per debellare il male del secolo passato e l’inferno di questo che stiamo attraversando? La Fini-Giovanardi contro la droga è stato un fallimento completo. Come i caschi, le cinture di sicurezza, le uccisioni di quaglie da maggio a settembre. I morti sulle strade, con o senza caschi, con o senza droga, continuano. Perché la Chiesa non scende in campo per fare in modo che uno dei Dieci Comandamenti su cui essa si fonda venga rispettato? Sesto comandamento: non uccidere! La droga, invece, continua ad uccidere.

C’era una volta

C’era una volta, in Italia, un grande sindacato guidato da Lama che sapeva interpretare le richieste della classe operaia. C’era una volta, in Italia, Berlinguer, che sapeva come convincere gli italiani a stare nella stessa barca che stava per affondare. C’era una volta, in Italia, Craxi, che aveva compreso che il mondo stava cambiando ed anche la politica doveva cambiare, adeguarsi ai tempi. C’era una volta, in Italia, una grande Dc, che come stanno facendo adesso gli iracheni e gli afghani, rispondeva agli stimoli della Grande Mela. Ma veramente siamo un popolo libero o siamo solo degli esecutori materiali della volontà dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale?

Per forza Guelfi e Ghibellini?

Ci sono voluto 60 anni per farci capire che la scelta giusta era quella dei vincitori. Due soli partiti e basta. Ma avete mai visto il palio di Siena con solo due sole contrate? Addirittura, a San Martino in Pensilis, 4.000 anime più o meno in vita, ci sono 3 carri, cioè tre diverse fazioni che concorrono al palio di San Leo. Rapportato ai 60 milioni di italiani, quanti dovrebbero essere i partiti? Ci vogliono, insomma, riportare ai Guelfi (Conservatori) e Ghibellini (Democratici). Un passo indietro nella storia italiana che ha preso l’essenza e l’ossigeno della sua esistenza dai Comuni, se non erro.

La Cgil con il materassino a Capalbio

La lotta di classe non è più di moda, anche perché la classe operaia è andata in Paradiso ed ha dato il ben servito alla sinistra, lontana dai problemi reali della gente, e si è messa al servizio di Bossi. Ma quanto durerà? Spariti sono, invece, i sindacati che riescono a tenere in piedi la baracca perché hanno dei grandi assets e un potere di vita o di morte dei lavoratori. Ma, a proposito di sindacati. Che fine hanno fatto le quote coattive che i lavoratori devono per forza versare ad una forza senza più competenza, una forza che gestisce solo un piccolo rivolo del grande fiume abbandonato dalla grande Madre? A luglio, i sindacati unitari festeggiavano l’avvento dell’Autunno caldo con le scuole e le fabbriche occupate. Dove sono andati a finire i sindacati? Con il materassino a Capalbio a vedere le foto invernali delle due settimane bianche, contro la quarta settimana della casalinga di Mattinata, passate a Madonna di Campiglio (Madonna – Dc; Campiglio – Pci).

Fini, D’Alema e la mafia

La colpa di questo becero provincialismo diffuso in tutto lo Stivale non è degli italiani, ma di chi li ha governati per 60 anni: una classe politica che ha fagocitato i media essendo loro stesso i media e la “classe politica pulita” (Fini e D’Alema, solo per citare due esempi contrapposti, non hanno né arte né parte, sono dei giornalisti iscritti all’Ordine che fanno i politici da una vita). Fino a prova contraria, questo intreccio d’interessi tra politici e media non rientra nel grande calderone della Mafia? Veramente questa è una mafia con m minuscola, perché l’Associazione mafiosa in questione è tutelata dalla legge, niente carcere duro, niente ergastolo. I mafiosi, i camorristi, gli affiliati della D’rangheta e della Sacra corona unita rispondono in prima persona, con l’eliminazione fisica, con l’arresto, con la confisca dei beni, con il carcere duro. E’ un’accusa pesante quella di “confondere” i politici tout court con un progetto mafioso. Senza prove non c’è reato, e questo qualunquismo in Italia esiste da sempre, cioè si è dato del mafioso al politico. Il mio discorso è diverso, e solo la storia potrà dire se ho torto o ragione. Infatti, quello che sostengo è che, storicamente, i limiti tra la legalità e l’illegalità è sempre stato molto flebile.

Fatti e non foto

Sostenere che in Italia ha sempre comandato la Mafia non è storicamente provato, anzi, politicamente la Mafia è stata combattuta e sconfitta. Però, è giunto il momento per dare a Cesare quello che è di Cesare. L’ormai Diciasettesima potenza mondiale, quella che una volta stava al Settimo posto nel G7, viene scavalcata da una Spagna che sprofonderà sempre più in basso perché colpita da una recessione grave che El Pays, attraverso le foto di Villa Certosa, vuole attribuire all’Italia. Ma noi siamo un’altra cosa. Vogliamo i fatti e non le foto. Con o senza Mafia sapremo rispondere a questi attacchi vergognosi che vengono prodotti quotidianamente dai nostri paesi avversari e risucchiati da una squallida sinistra che si prepara al congresso mettendo al primo punto dell’ordine del giorno l’escort barese con le sue interviste. Una sinistra che vede nero: la crisi, l’afa, i maremoti, i terremoti, i disoccupati, l’influenza A. Facce lugubri che rifiutano la tessera a Grillo che perlomeno poteva farci ridere. Non è un problema di secondo piano.

Il raffreddore sarà la tua tomba

La malattia più diffusa in Italia è l’ipocondria, la paura eccessiva delle malattie, le ansie per la salute e per il futuro immediato. La paura orienta gli investimenti finanziari ed economici. La paura orienta la Borsa valori. Chi diffonde paura incoraggia l’ipocondria, fa arretrare gli investimenti, produce sconforto. Come si combatte questo vero e proprio flagello? Sicuramente non attraverso le facce lugubri di quelli che prima o poi dovete morire, di quelli della quarta settimana, di quelli fra poco sarete tutti morti grazie all’influenza A, il tuo raffreddore sarà la tua tomba. Certo, quando esistono problemi seri il discorso cambia: una malattia grave, come il cancro, massacra non solo l’individuo ma un’intera famiglia, e qui cade l’asino. Gli ospedali non funzionano e se funzionano riescono solo attraverso il Fattore M (mafia): conoscenze. Forse Obama sta per introdurre le “conoscenze” negli ospedali americani. Non sarà più la tua assicurazione che ti salva, ma la tua “conoscenza”. Ecco perché gli americani sono in disaccordo con Obama. In Italia, forse non tutti sanno che non è vero che gli ospedali sono gratis. Ti fanno pagare l’ira di Dio, sia in termini di euro che in quelli dell’inefficienza. Ma che sinistra è questa che vuole far permanere il progetto mafioso ospedaliero delle conoscenze e si batte contro l’istituto delle assicurazioni? Con l’assicurazione paghi qualcosa, o forse più di qualcosa, ma con le “non conoscenze” ci rimetti la vita.

21 luglio 2009

L'Africa senza palombella

La palombella
di Roberto Maurizio

Un seno al vento, a Roma durante i campionati mondiali di nuoto, prima della "palombella"



Nembo Kid contro il due di bastoni quando regna coppe





Il Settebello perde contro Superman. La squadra di pallanuoto italiana perde 8 a 9 contro gli Stati Uniti. Era abbondantemente previsto. Una squadra che prende il nome di una carta dello scopone scientifico napoletano (Settebello) contro gli esseri più perfetti di così che non si può (Nembo Kid o Superman), come si pretende di vincere?



What’s America




Gli americani hanno vinto la prima, la seconda e la terza guerra mondiale. Sono andati sulla Luna, stanno andando su Marte. Come si pretende di vincere contro questa potenza che ha ridotto tutti i paesi a sua immagine e somiglianza? Gli unici imbecilli che credono ancora di potersi allineare sulla scia del vincitore sono quelli che osannano gli Osama Bin Laden e omaggiano gli Obama Barack Hussein. In altre parole, quelli della “Palombella rossa”.





Credono, dopo aver perso tutto quello che potevano perdere, di essere quelli al di sopra delle righe, di poter vincere prima o poi, con una palla che sfiora l’acqua a 80 chilometri all’ora, o con un tiro “malvagio” che prende per il culo il portiere di calcio, come il “cucchiaio”.


La “palombella” è un tiro “mancino” che inganna il portiere che non è difeso da nessuno. In Italia sono tutti all’attacco, soprattutto con i “cucchiai” e le “palombelle”, invece di rimboccarsi le maniche e far valere un tiro dritto e irresistibile che il “nemico”, l’avversario, però conosce e da cui può difendersi. Le palombelle sono gli escamotage per fregare l’avversario.



Gli sfigati e gli iettatori





Nanni Moretti ha dato il suo contributo di sfiga agli italiani del Settebello che, sconfitti dagli americani 9 a 8, un’altra volta, come nella seconda guerra mondiale, 1000 a zero, è stato aiutato nella sua impresa di portare sfiga ad ogni costo da Claudio Baglioni. Questo “cantautore”, vecchio come i gatti del Colosseo, resta un’icona di uno sport che langue soprattutto sentendo la musica e le parole ingiallite di uno che forse è stato in una piscina una sola volta nella sua vita. Molti italiani, la stragrande maggioranza di essi, non sono mai stati in una piscina, nemmeno una sola volta, e non sanno nemmeno cosa significa assaporare il cloro. Per loro, questa sostanza è solo varechina, con la quale lavano i panni sporchi.






Tra cloro e clero, più cloro che clero




Esiste un’Italia divisa a metà. No quella “Nord e Sud”, ma quella del “cloro sì e cloro no”. I primi hanno i soldi, hanno la possibilità di trasformare una vita monotona in una dinamica. Sono gli arrivati. Sono quelli per cui non esistono le terze e quarte settimane, esiste sola la grana. Sono quelli che si realizzano e fanno realizzare la propria prole.





Sono gli uomini e le donne al di sopra delle onde. Il nuoto è uno sport importante per tutti, ma soprattutto per i giovani, ma viene gestito male, viene “recluso” nelle mani di pochi a cui piacciano i soldi e, conseguentemente, le escort. Il nuoto dovrebbe essere, come in Cina e come in altri paesi emergenti, uno sport per tutti. Speriamo che questi mondiali di nuoto ridiano un impulso ad uno sport che per essere sempre più popolare deve garantire a tutti la possibilità di avvicinarsi e “tuffarsi” perlomeno una volta in una vasca che resta ancora un privilegio di pochi.


L’Africa esclusa




Vi siete mai chiesti perché non ci sono atleti africani in questi mondiali di nuoto? E’ semplice. Sono poveri. Quando ci sarà un “Settebello nero” del Burkina Faso nei campionati mndiali di nuoto, allora saremmo di fronte ad un altro mondo.


Non ci saranno più immigrati, non dovremo tifare più per un italiano “di colore”, come Balotelli, e saremo contenti di piazzarci all’ottantesima posizione. In Africa, non hanno mai visto un trampolino. Beati a loro, perché non hanno nemmeno mai sentito l’Inno di Mameli e l’inno ufficiale di Antonello Venditti “Grazie Roma”. Ma de ché?