21 luglio 2009

L'Africa senza palombella

La palombella
di Roberto Maurizio

Un seno al vento, a Roma durante i campionati mondiali di nuoto, prima della "palombella"



Nembo Kid contro il due di bastoni quando regna coppe





Il Settebello perde contro Superman. La squadra di pallanuoto italiana perde 8 a 9 contro gli Stati Uniti. Era abbondantemente previsto. Una squadra che prende il nome di una carta dello scopone scientifico napoletano (Settebello) contro gli esseri più perfetti di così che non si può (Nembo Kid o Superman), come si pretende di vincere?



What’s America




Gli americani hanno vinto la prima, la seconda e la terza guerra mondiale. Sono andati sulla Luna, stanno andando su Marte. Come si pretende di vincere contro questa potenza che ha ridotto tutti i paesi a sua immagine e somiglianza? Gli unici imbecilli che credono ancora di potersi allineare sulla scia del vincitore sono quelli che osannano gli Osama Bin Laden e omaggiano gli Obama Barack Hussein. In altre parole, quelli della “Palombella rossa”.





Credono, dopo aver perso tutto quello che potevano perdere, di essere quelli al di sopra delle righe, di poter vincere prima o poi, con una palla che sfiora l’acqua a 80 chilometri all’ora, o con un tiro “malvagio” che prende per il culo il portiere di calcio, come il “cucchiaio”.


La “palombella” è un tiro “mancino” che inganna il portiere che non è difeso da nessuno. In Italia sono tutti all’attacco, soprattutto con i “cucchiai” e le “palombelle”, invece di rimboccarsi le maniche e far valere un tiro dritto e irresistibile che il “nemico”, l’avversario, però conosce e da cui può difendersi. Le palombelle sono gli escamotage per fregare l’avversario.



Gli sfigati e gli iettatori





Nanni Moretti ha dato il suo contributo di sfiga agli italiani del Settebello che, sconfitti dagli americani 9 a 8, un’altra volta, come nella seconda guerra mondiale, 1000 a zero, è stato aiutato nella sua impresa di portare sfiga ad ogni costo da Claudio Baglioni. Questo “cantautore”, vecchio come i gatti del Colosseo, resta un’icona di uno sport che langue soprattutto sentendo la musica e le parole ingiallite di uno che forse è stato in una piscina una sola volta nella sua vita. Molti italiani, la stragrande maggioranza di essi, non sono mai stati in una piscina, nemmeno una sola volta, e non sanno nemmeno cosa significa assaporare il cloro. Per loro, questa sostanza è solo varechina, con la quale lavano i panni sporchi.






Tra cloro e clero, più cloro che clero




Esiste un’Italia divisa a metà. No quella “Nord e Sud”, ma quella del “cloro sì e cloro no”. I primi hanno i soldi, hanno la possibilità di trasformare una vita monotona in una dinamica. Sono gli arrivati. Sono quelli per cui non esistono le terze e quarte settimane, esiste sola la grana. Sono quelli che si realizzano e fanno realizzare la propria prole.





Sono gli uomini e le donne al di sopra delle onde. Il nuoto è uno sport importante per tutti, ma soprattutto per i giovani, ma viene gestito male, viene “recluso” nelle mani di pochi a cui piacciano i soldi e, conseguentemente, le escort. Il nuoto dovrebbe essere, come in Cina e come in altri paesi emergenti, uno sport per tutti. Speriamo che questi mondiali di nuoto ridiano un impulso ad uno sport che per essere sempre più popolare deve garantire a tutti la possibilità di avvicinarsi e “tuffarsi” perlomeno una volta in una vasca che resta ancora un privilegio di pochi.


L’Africa esclusa




Vi siete mai chiesti perché non ci sono atleti africani in questi mondiali di nuoto? E’ semplice. Sono poveri. Quando ci sarà un “Settebello nero” del Burkina Faso nei campionati mndiali di nuoto, allora saremmo di fronte ad un altro mondo.


Non ci saranno più immigrati, non dovremo tifare più per un italiano “di colore”, come Balotelli, e saremo contenti di piazzarci all’ottantesima posizione. In Africa, non hanno mai visto un trampolino. Beati a loro, perché non hanno nemmeno mai sentito l’Inno di Mameli e l’inno ufficiale di Antonello Venditti “Grazie Roma”. Ma de ché?

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