30 gennaio 2010

Educazione. Cani, pappagalli e uomini

La filiera dell’educazione. Cani, Pappagalli, Uomini e Donne
di Roberto Maurizio

L’odio, l’arroganza, le ideologie

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L’educazione è quel processo attraverso il quale una persona, un animale, una bestia, ripete in continuazione un’idea o un concetto o una supposizione che tutti gli altri le eseguono nella stessa direzione. Prendete, ad esempio, un cane o un pappagallo: si possono educare tranquillamente a fare i bisogni fuori della casa dell’addestratore, a porgervi la zampa, a ripetere “Portobello”. Se si riesce ad “educare” gli animali perché non è possibile riuscire ad “educare” gli uomini e le donne di questo stramaledetto paese corroso dall’odio e dall’arroganza? Una volta che a un cane hai insegnato a ripetere un gesto, lo eseguirà per tutta la vita. Una volta che “Portobello”, il pappagallo di Enzo Tortora, ha imparato una parola, la ripeterà per tutta la vita. Come si fa a cambiare gli animali? Insegnando loro qualcosa di nuovo. Ma la somma dei cambiamenti, successivamente, si cristallizzerà e occorrerà di nuovo percorrere scelte che prevedano altre soluzioni.

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Essere al passo con i tempi




Questo è il senso del riformismo: cambiare per non restare immersi nella melma. Con pazienza e senza arroganza, un animale, nel giro di pochi giorni, cambierà l’insegnamento di prima, più o meno corretto, un alunno e un’alunna comprenderanno e valuteranno l’insegnamento apportando modifiche e idee diverse rispetto all’assunzione dei concetti, mentre gli uomini e le donne, fuori dalla scuola e immersi nella latrina della politica, mentre si considerano liberi e ben pesanti si porteranno dentro, fin dentro alla tomba, un comportamento al quale erano stati addestrati da perlomeno tre generazioni. Qual è il vero problema dell’uomo e della donna del XXI secolo? Il rifiuto di cambiare opinione, idee, punti di vista.


La sbornia delle ideologie




Per ammirare il Gran Paradiso occorre essere nei pressi di Cogne, quindi se stai a Messina il tuo punto di vista è sbagliato. E’ una questione di adeguarsi alla realtà, buttando alle ortiche i sogni e le ideologie vecchie di un secolo. Per assaporare la bellezza della diversità, occorre “muoversi”, far muovere il cervello e il corpo, far muovere gli interessi provinciali che poi si traducono nella vittoria di una delle due coalizioni, una più brutta dell’altra. Per smaltire la sbornia delle ideologie del Secolo Breve bisogna aspettare la quarte generazione, cioè gli anni ’20. Il 2025, non a caso, è stato scelto dall’Onu come un anno significativo nella svolta dell’umanità. Nel 2050, possiamo immaginare con John Lennon che ci sarà un nuovo mondo senza ideologie, senza arroganza, senza guerre, senza Stati, senza comunismo, senza fascismo e, forse, “And No Religion too”!






Immage
di John Lennon
Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...






I Giorni della Merla e il Canone Rai

I Giorni della Merla: fra il freddo e il gelo spunta il Canone Rai
di Roberto Maurizio


Mescolare nel torbido

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Che cosa sono i “Giorni della Merla”? Il 30 e il 31 Gennaio e il 1° Febbraio sono i giorni più freddi dell’emisfero boreale, cioè quello nostro, i giorni più freddi dell’inverno. Perché? Dal giorno dell’equinozio, 21 settembre, fino al 21 dicembre, solstizio di inverno, il Sole non illumina più con la stessa veemenza il nostro emisfero e concentra i suoi raggi al di sotto del Tropico del Capricorno. E’ ovvio, che se manca la luce del Sole, la Terra non è illuminata e non si riscalda, per ciò troveremo in questi giorni temperature in Canada, al Nord degli Stati Uniti, in Svezia, in Islanda, in Alto Adige da meno 20 a meno 45. Questa situazione, mutatis mutandis, si verifica a Luglio: da + 20 a + 45. Gennaio, insomma, è come Luglio, da secoli e seculorum. Gli ambientalisti lanciano appelli allucinanti e allarmistici e si risvegliano per avere i voti dagli imbecilli, mentre non sanno che, altre bicocche sono state costruite per attingere gli applausi per una Medicina regionale rovinata, ospedali fatiscenti. Votare Polverini o votare Bonino è come chiedersi perché in Alaska fa freddo, ma non troppo, e a Montreal si registrano gli stessi gradi sotto zero con i quali i nostri immigrati hanno costruite le case dei novelli ricchi e guerrafondai americani.

Bimbi haitiani e cani levrieri
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Nei “Giorni della Merla” avremmo bisogno di certezze che non vengono da questi due schieramenti falsamente contrapposti che simulano liti e mescolano nel torbido. Nei “Giorni della Merla” sempre più forte si alzeranno le voci di dice ma non vuole cambiare l’Italia. Abbiamo bisogno di giovani, non di sindacalisti e reduci dai banchetti Onu. Non di presunti gay che sono sicuri di acchiappare nella regione più gaia d’Italia i voti dei prossimi futuri sposi e spose omosessuali. Senza figli importeremo treni di haitiani, colombiani e senegalesi. La ricchezza dà alla testa. E l’Italia è ricca se si può permettere di adottare figli al posto dei cani levrieri. Ma dove sono in Italia le belle Bidonville che hanno prodotto il meglio di questo paese, dove la povertà che era coniugata con dignità? Oggi conta solo il dio denaro. Una volta contava la famiglia, i sacrifici, le speranze, coniugate all’ignoranza, alla presunzione di essere dei fortunati se governati da quelli che avevano studiato e che avevano viaggiato e che avevano fatto la Costituzione, senza sapere minimamente quali fossero gli interessi effettivi della popolazione italiana.

Scorri tu padre Nilo





Quella del Nord, che non valeva una cicca e che si espandeva solo per effetto della vicinanza di paesi civili e sviluppati come la Germania. Quella del Centro, con le baracche sotto San Pietro, dove nessun Papa ha alzato mai un dito per la loro difesa. Quella del Sud, abbandonata a se stessa, senza speranze, private del più grande riconoscimento, quello della dignità, costretta a subire le angherie delle Mafie il cui potere affonda le sue radici nel popolo, quello abbandonato da uno Stato inesistente, che se adesso vuole irrigidire il 41 bis, fare il processo breve, non riesce a capire che oggi i tempi sono maturi per un allontanamento del Sud dall’Italia. Il Sud è immerso nel Mediterraneo e nel Mediterraneo ritroverà la sua storia. “Scorri tu Padre Nilo, riscrivi la tua storia, ritorna la tua gente, il mare si aprirà”.

La merla

“Giorni della Merla” deriva da una legenda secondo la quale, per ripararsi dal freddo, una merla e suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1° febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri. A parte, l’orrendo ripudio del nero come colore da condannare, perché ricorda il buio delle notti di inverno e il triste presentimento dell’uomo nero che potrebbe avventarsi sui cristiani. L’uomo nero, quello del buio è la morte che ti assale e non ti fa più rivedere la luce del Sole. Ma l’uomo nero è anche l’africano, nero come la pece, che non trova pace nel suo paese. L’uomo nero è Obama, parente di Osama, che guida gli Stati Uniti. L’uomo nero e il Papa nero rappresentano la profezia della fine della Terra. L’uomo nero è il terrore di tutti coloro che, nella loro vita, non si comportati bene e aspettano il giudizio universale. L’uomo nero è la contropartita della colomba bianca. Se non ci fosse la merla nera nessuno si accorgerebbe dell’esistenza della colomba bianca.

L’uomo nero


L’uomo nero è come un minatore di carbone italiano nel Belgio negli anni ’50 e ’60, che usciva, dopo 10 o 15 ore dal buio dei corridoi scavati nel ventre della Madre Terra, ricoperto di fuliggine, come la Merla. L’uomo nero è quello che siede accanto a te e si considera un fratello. Fratello è chi rispetta l’altro. Fratello nero e fratello bianco sono coloro che riescono a dare un significato al Sole. Altrimenti, senza la lucentezza dell’Astro dei nostri sogni, non riusciremmo a vedere la differenza. E la differenza è quella che ci fa capire perché Marte e rosso e Venere promana una falce bianca e splendente, perché Giove, l’infido e il gassoso, quasi una stella, accoglie nelle sue lunghe bracce satelliti che gli girano intorno senza sapere il perché.


Il cattivo Gennaio


Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì, salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere. Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità, anche in questa versione possiamo trovarne un po', infatti, nel calendario romano il mese di Gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i “Giorni della Merla” sono freddi, la Primavera sarà bella, se sono caldi la Primavera arriverà in ritardo.


Meglio la Tv dello Yemen gratis che Pippo Baudo a pagamento


Mentre passano inesorabili questi giorni, i più freddi dell’anno, un incubo si avventa sui contribuenti italiani. Il Canone Rai. Il 31 gennaio cade la mannaia sugli infedeli, 30% dei quali sono più intelligenti degli altri perché evasori totali che non hanno mai dato una lira o un euro a questa Rai di Merla. Il 1° febbraio, l’ultimo giorno della Merla, è domenica e la gentaglia televisiva non potrà pagare. Adesso, però mi devono dire perché io debba pagare Santoro, Ballarò, Che tempo che farà con una delle più allucinanti presenze di gentaglia sboccata che fa ridere solo a chi riesce a battere le mani prima di aver sentito una parola (a Olevano Romano dicono “ti entra prima nel culo che nella testa”), le Iene (copulate da uno pseudo concorrente che godrà della divisione dei ricavi con la volgarità di una vergine che non prende i pali), Setta con il Fatto del giorno che mostra una tetta prima dell’altra e invita la gente ad essere sempre più qualunquista. Perché, dunque, pagare il Canone Rai durante i “Giorni della Merla” quando ho a disposizione 900 canali sulla parabola, con programmi culturali di ampio respiro come la “Televisione Yemenita”, quella “Slovena”, quella “Russa”, quella “Algerina”? Perché? Debbo pagare il Canone Rai, giustamente, per poter vedere tutti i nei di Bruno Vespa, tutti i canti disperati del siculo milattiano che ha inventato tutto lui, Pippo Baudo. Ecco perché, nei “Giorni della Merla” dobbiamo pagare anche il Canone Rai.

29 gennaio 2010

L'apparecchio americano lancia la bomba e se ne va

L’apparecchio americano lascia la bomba e se ne va
di Roberto Maurizio
Hiroschima, 6 agosto 1945


Little Boy
Prima di Hiroschima e Nagasaky, Guglionesi. Tonnellate di bombe americane devastarono l’Italia. L’obiettivo era San Martino in Pensilis, con il campanile della parrocchia e l’orrendo serbatoio dell’acquedotto che non ha mai funzionato e che ancora non riesce a dare l’acqua corrente al piccolo paese molisano. La ben nota intelligenza americana fa sì che viene confuso San Martino con Guglionesi, con lo stesso campanile della parrocchia e con lo stesso orrendo serbatoio dell’acquedotto. Un disastro. Un accanimento inutile per distrugge solo per il gusto di distruggere case, chiese, scuole, ricoveri per ammalati.

Lappirreto

Da piccoli, negli anni '50, i ragazzi di San Martino, guardando con "soddisfazione" Guglionesi, "lappireto", cioè da dietro le case, là dove il panorama si apriva nelle giornate fredde e ventilate dal gelido vento dei Balcani con questa specie di triangolo allungato di una collina vecchia e addormentata con un campanile e l'orrido barile di acqua che faceva da scudo alla nitidezza della Maiella che si ergeva alta, senza schiamazzi, con la solita delicatezza della gente abruzzese e molisana, solevano cantare una canzone: "L'apparecchio americano lascia la bomba e se va". Che cosa voleva dire è difficile decifrarlo. Era comunque, un'ammirazione, un canto di accogliemento del passato pericolo, ma anche una stima a quel pilota che dall'alto scagliava una bomba (lascia la bomba, di cui lui non si sente direttamente responsabile ma che avrebbe prodotto migliaia di morti). Un Far West senza Obama. Ma con la consapevolezza dell'entrata di una nuova Era che avrebbe prodotto la Costituzione, il boom economico, la dipendenza della lingua inglese, il '68, l'ammirazione della grandezza dell'America, in God we trust. Sotto il Sole non cambia nulla. Dopo decine di anni, la strategia americana non è variata: morte e distruzione contro il nemico. Una volta era il nazifascismo, poi è stato il comunismo, adesso è il fondamentalismo islamico. Ma siamo sicuri che la verità è in mano degli appena “maggiorenni” americani, quelli degli Stati Uniti, con poco più di 300 anni di vita? Se una generazione varia da vent’anni a vent’anni, i favolosi Usa non raggiungono nemmeno la 18 generazione, sono ancora dei minorenni. E il mondo tollera di essere comandati da minorenni? Il punto centrale di questa nota è che le guerre, con le loro bombe, con il loro impatto sulla "terra ferma" e sugli oceani, sta producendo questa catastrofe inaspettata: mettetivi nei panni della “Terra” e, dopo aver ricevuto scosse prodotte da terremoti, maremoti, fulmini e saette, accoglie miliardi e miliardi di bombe. Dai oggi una botta, dai domani un’altra, non le solite cretinate dell’850 Fiat che distrugge il Pianeta, allora la Terra si può anche un po’ incazzare?

Una Terra schiaffeggiata dalle bombe

Le guerre, l’uranio impoverito, le bombe atomiche, le mine e quant’altro serva per schiaffeggiare la piccola, ma solida, amata e vilipesa Terra sulla quale non dobbiamo vivere individualmente più di 80 o 90 anni, in pratica tre generazioni. Basta con le guerre, non solo perché sono fatte da imbecilli contro altri imbecilli, ma perché fanno male alla nostra amata e madre Terra. Via le bombe, via l’odio, via la malvagità di questo Pianeta dove il Sole sorge all’alba e tramonta la sera. Fatevi un pianeta a parte, chiamatelo Avatar. Buttate tutte le bombe che volete, a noi bastano i nostri terremoti!

Soldati italiani prigionieri dei tedeschi

Un’Angela caduta dal Cielo
di Roberto Maurizio


Ho ricevuto una lettera, qui sotto riprodotta, piena di sentimenti, piena di umanità e di verità. La pubblico volentieri, perché rappresenta la testimonianza di figli e figlie di soldati italiani che hanno combattuto solo perché erano fedeli alla loro “Patria”. Termine ormai tramontato da quando non c’è più Ciampi e da quando Fini e la Polverini hanno deciso di essere "di sinistra". A vent’anni, durante la Seconda Guerra mondiale, un soldato italiano chiamato a fare il proprio dovere, non poteva essere responsabile di crimini disegnati da menti malate, frutto del Secolo più breve e più sanguinario della storia dell’umanità. Come hanno diritto gli ebrei sopravvissuti alla Shoah di esprimersi, anche i militari italiani menzionati dalla legge n° 121 del 2000, che combatterono sotto le stellette di uno Stato che gli aveva dato i “natali” (certo, qualcuno, irriverente, dirà anche le pasque) in una misera terra amata e adorata, hanno diritto ad avere un riconoscimento da qualcuno. Non lo Stato, indebitato fino al collo, per pagare Governatori e Sindaci con milioni di euro tra trans, post trans, bionde e vecchie, ma perlomeno una riga sui libri di storia. Niente. La lettera di Angela è un momento di rara bellezza. L’attentato di via Rasella del 1944 ha prodotto nel 2009 ancora degli strascici processuali, in barba al processo breve. Ma quando, questo Stato che ha dato le poltrone ha chi voleva, a destra a sinistra, sentirà la voglia di interessarsi degli italiani che hanno combattuto per la “Patria”, come quelli che adesso sono a Kabul o in altre parti del mondo sotto il malcelato peacekipping? Patria deriva da padre, da famiglia. E i due “schieramenti opposti”, Pd e Pdl, sono contro la Patria e la famiglia. Loro stessi non hanno né Patria né famiglia. Prendono solo i voti per foraggiare sempre di più le loro ville, i loro interessi. La destra non esiste più. La sinistra, con Di Pietro vuole metterci tutti in galera, a prescindere. Il mio non vuole essere un discorso di Destra. E’ solo una constatazione. Odio l’inno italiano, brutto quanto la fame, la bandiera senza una stella, senza un emblema. Bianco, rosso e verde come il cocomero. Non sono i simboli o le brutte note dell’inno a fare un italiano. Sono le radici e la convinzione di uno sterminio prodotto dai libri di storia di storie false e inventate solo per farsi un percorso lastricato d'oro e di argento. Quello che occorre all’Italia di oggi è la mirra: un profumo intenso che tolga di mezzo le mezze tacche, le mezze zecche, i mezzi toni. Vogliamo un’Italia che suoni all’unisono un’unica nota: libertà.

Sono la figlia maggiore di uno di quei militari internati a Berlino dopo l' 8 settembre 1943. Mio padre mi raccontava dell'umiliazione che dovevano subire gli italiani, considerati traditori, dai tedeschi. Dopo la cattura nella caserma dell'aviazione militare di Torino, dove svolgeva il servizio militare, alla stazione di Berlino, dovette passare insieme ai suoi compagni di sventura tra due ali di donne tedesche che li accolsero a sputi. Lavoro coatto, fame e stenti. Dopo la liberazione, incontrò mia madre, deportata ucraina, e si sposarono il 1° settembre del '45 a Berlino per poi rientrare in Italia. Mio padre è morto nel 1986. Lo Stato Italiano non l'ha mai risarcito di nulla.

Santo Versace

Santo Versace
di Roberto Maurizio

Io sono un chitarrista che da 43 anni suona la chitarra e il mandolino con la mano sinistra. Io sono un italiano, un italiano vero. Io sono un chitarrista che sente il ritmo della cassa di ebano risuonare nel cielo. Io sono un chitarrista che vede nelle note di zio Gino, mai sopite, mai capite, mai imparate, la continuità di un’arte considerata inferiore, come quella di una banda che suonava per il Duce e poi per gli americani, per i democristiani e per i comunisti. Io sono un chitarrista che sogna di avere il liuto algerino, marocchino, arabo, un liuto ebreo, un liuto medioevale della cattolicissima Europa, un liuto innacquato del mondo nuovo, le Americhe, che riescono a far vibrare il volo del Condor in una terra abbandonata da dio e dagli uomini. Insomma, un liuto, una chitarra, una corda, quella che ti rimane per sempre nelle unghie. Le unghie possono accarezzare leggermente le corde, oppure morderle, strapparle, violentarle. Io sono un chitarrista che accarezza le corde, che chiede alle corde solo un suono: quello della beltà di Marte, il pianeta rosso che chiede con cortesia il volgere lo sguardo dell’amata verso quel pianeta imprigionato dai Gemelli. Io sono un chitarrista che se la canta e se la suona. Sono vicino alle persone che soffrono e a quelle che godono. Sono un fan di Santo Versace che, come me, è nato nel profondo Sud, laureato in Economia e Commercio, Ufficiale del Genova Cavalleria (io più modestamente per scelta soldato semplice dei “Lancieri di Montebello”) e sostenitore e iscritto al Partito socialista italiano, che ha scelto, opportunamente, Milano come sede dei suoi ideali. Io non ho avuto il coraggio di andare nella città più bella del mondo, dopo Roma, Milano. Molti meridionali hanno fatto la fortuna loro e hanno contribuito a rendere Milano la città più viva e promettente del mondo. Ad “Anno Zero”, Santo ha cercato di raccontare la sua storia. Da “Sandoro”, invece, le pie donne dei 18 licenziati sui tetti, con parure da non meno di 150 euro, da capelli appena fatti dal parrucchiere da non meno di 125 euro (in Sicilia i parrucchieri, sì che fanno la fame), hanno invocato ai loro mariti di resistere, resistere e resistere dal freddo. Non hanno tenuto conto del treno per Auschwitz preso dagli studenti laici il 27 gennaio 2010, a – 24 gradi sotto zero (se fossero morti sarebbe aumentata la stima dei morti per freddo in un continente che crede ancora di appartenere alla stessa piattaforma terrestre, un continente dove il "Sole non ride", dove nessuno ti chiede di restare incollato sulle lastre di ghiaccio solo perché hai una casa e un camino che spegne i raggi della luce). Anno zero e piogge intermittenti si sono abbattute sulle teste caprine dei 18 operai licenziati, con mogli da 500 euro di abbigliamento cadauna. Mentre l’Italia tira un sospiro di sollievo sulla Peste Suina, l’H1n1, di cui nessuno ne parla più (e Sandoro è fortunato, perché se ci fosse stato un vero problema, lui non sarebbe esistito). Cadauna delle vedove, pro tempore, a suon di dollari, cadauna si è aggrappata all’ingiustizia sociale di una Sicilia ridotta allo stremo con sciampi fatti meglio di quelli di “Uomini e donne”, di quelli di colore nero pronti per una videata ampia e incestuosa consumata tra capelli colorati dagli inservienti professionisti del “Grande Fratello”. Sandoro. Ma chi credi di essere? Perché non vai a vedere chi veramente sta male in Itaiia. E sono molti, tanti. Non sono le “Cadauno”, giovani e belle, che fra poco saranno le veline di non so quale programma televisivo. Non sono le spadaccine. Fatti furbo, esci e vai in un ospedale, in una scuola o in un carcere. Sandoro, esistono le carceri dove vengono sbattuti dentro anche innocenti. Sandoro, fra poco ci sarà il redde rationem. Se la sinistra perderà quasi tutte le Regioni, ma chi cazzo ti vedrà ancora, soprattutto con Juve-Roma in contropartita? Inoltre, Sandoro, non esisti solo tu. Pensa ai coglioni di destra che pagano ancora il canone. La Tv è molto di più. Ci sono animali, non di razza come te, che fanno gli stalloni. Fatti furbo! Non farti mandare in onda in contemporanea con Inter-Juventus. Ma chi cazzo ti ha visto. I soliti Piccisti e gli incazzati fascisti? Solo un Santo poteva fare la grazia ad una trasmissione di merda che speriamo non sia mai più ripetuta per il rispetto della verità e della vera solidarietà. Di poveri veri l’Italia è piena. Ma sono ex poveri, così sconvolti che continuano a votare Pci, come se esistesse ancora. Stalin non c’è più e loro non sono più poveri, sono ricchi, tanto ricchi che i soldi gli hanno fatto perdere le loro tracce di umanità. Sono dei violenti. Oggi contro Berlusconi, domani troveranno un altro riccazzo da combattere, mentre loro stessi sono un po’ meno riccazzi. Questi appartenenti al Regime Sessantennale di odio e di negazione della legalità, oggi si alleati con la Bonino. Di Polverini non ne parliamo neanche, una sindacalista che non ha mai lavorato che va a lavorare alla Regione è troppo! Ma allora chi votare nelle prossime Regionali? O il Partito dei Pirati informatici anti Pizzardoni o il Partito del Santo. Verace sostiene che “Personalmente credo che il dilemma monobrand o multibrand è un falso problema. Monomarca e multimarca hanno le stesse possibilità di funzionare e di fallire. Ciò che fa la differenza nel successo di un'impresa non è la quantità di marchi ma la capacità nella gestione aziendale”. La Gestione Aziendale è quella che porta avanti la famiglia, l’impresa, lo Stato. La Gestione è la capacità di gestire i propri sentimenti e le proprie idee. La Gestione è l’unica arma a disposizione degli emarginati, degli ultimi arrivati, degli ultimi che da sempre rimarranno ultimi in questa Italia gestita dai politici che combattono la mafia e sono apparentati alla mafia e che dalla mafia ricevono ordini perché i politici, a differenza della mafia, non hanno una gestione. La Gestione è la Nuova Arma dei Poveri!
Testo non rivisto.

27 gennaio 2010

Giorno della Memoria. La profondità del bene, la speranza del dialogo

Il “Giorno della Memoria”. La profondità del bene, la speranza del dialogo
di Roberto Maurizio


Mai più Shoah



Oggi, 27 gennaio 2010, si celebra in tutta Italia il decimo “Giorno della Memoria”. Una data importante nella quale riflettere sulla Shoah, l’immenso e unico progetto criminale di catturare e di uccidere tutti i componenti del popolo ebraico, dai bambini ai vegliardi, dai lavoratori ai professionisti, dagli scrittori agli ammalati, dagli artisti ai giudici. Questa fondamentale iniziativa scaturisce dalla legge 211 del 20 luglio 2000, votata all’unanimità alla fine della tredicesima legislatura (maggioranza di centrosinistra e governi Prodi, D’Alema, Amato), su proposta di Furio Colombo e firmata dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dal Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, e “vistata” dal Guardasigilli, Piero Fassino. Sono passati, dunque, 10 anni dal primo “Giorno” e 65 dal 27 gennaio 1945, quando vennero aperti i cancelli di Auschwitz. La scelta della data ricorda, dunque, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (nota con il nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista. Il 27 gennaio il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebreo, è celebrato anche da molte altre nazioni, tra cui la Germania e la Gran Bretagna, così come dall'Onu, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1° novembre 2005.



Dopo Auschwitz, niente più poesie



Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che invasero la Germania nazista e liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia. L’uomo contemporaneo, con il suo grande bagaglio di conoscenze, nel cuore del continente più civile e avanzato, era caduto in un baratro. Aveva utilizzato il suo sapere per scopi criminali, tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere intere popolazioni, primi fra tutti gli ebrei d’Europa. Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo. Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione. La consapevolezza di ciò che era stato Auschwitz fu tra gli elementi fondamentali per la costruzione, identitaria prima ancora che giuridica, della futura Europa unita. Scriveva il filosofo Theodor Adorno che dopo Auschwitz sarebbe stato “impossibile scrivere poesie”, intendendo rendere l’idea di quali implicazioni radicali comportava assumersene la responsabilità, negli anni della ricostruzione e della nascita dell’Europa unita. Era indispensabile stabilire con esattezza ciò che l’Europa non sarebbe stata. Alle radici dell’impostazione ideale dell’attuale Unione Europea c’è il rispetto per la dignità umana e il rigetto per ciò che era accaduto, sia prima che durante la guerra, a causa di idee razziste e liberticide. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa coesa, economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi.

Solo il bene ha profondità





Molti sono stati in questi anni gli studi, gli articoli, le riflessioni, le pubblicazioni di studiosi e intellettuali che hanno tentato di definire e ridefinire costantemente il senso della Memoria. Esiste infatti una problematica della relazione tra Storia e Memoria. La Shoah è ormai consegnata ai libri di Storia, al pari di altri avvenimenti del passato. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una Memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della Memoria è stato istituito per legge. L’umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. E’ di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile, stimolando il dibattito, le domande, i “perché” indispensabili per la comprensione di quei tragici eventi. Scriveva la filosofa Hannah Arendt, che il male non ha né profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. E’ una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale. La filosofa che forse più in profondità ha studiato le aberrazioni del nazismo, coniando quella ormai famosa espressione, “la banalità del male”, riferita a uno dei principali esecutori della Shoah, dà una definizione di tetra neutralità e ignavia a chi non pensa, a chi non riflette, a chi non ha idee proprie, a chi non dà valore e giudizio alle proprie azioni e alle loro conseguenze. La Arendt collega il “bene” direttamente al pensiero, fonte vitale di comprensione del mondo. Favorendo noi una riflessione vivace nei ragazzi, renderemo forse il servizio migliore a questo Giorno che, per essere vissuto nel modo più autentico, necessita di un pensiero non statico, non nozionistico. Occorre fornire alle nuove generazione gli strumenti, anche empirici, per riflettere su cosa l’umanità è stata in grado di fare, perché non accada mai più. Questo, forse, è il senso più vero del Giorno della Memoria, ed è un bene prezioso per tutti.




Internati Militari Italiani
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Il “Giorno della Memoria”, come recita l’articolo 1° della legge n° 211 che l’ha istituito, comprende anche il ricordo di altri popoli, etnie e “categorie speciali” perseguitati dall’odio nazista: Slavi, Polacchi e dissidenti Tedeschi, e poi, Rom, Zingari, Testimoni di Geova, Pentecostali, Comunisti e Omosessuali. La legge mette, inoltre in ampio risalto il ruolo dei 600.000 militari italiani deportati in Germania come prigionieri di guerra. 40.000 furono uccisi e 20.000 risultarono dispersi. Per ordine di Hitler i nostri prigionieri di guerra, sebbene tutelati dalle Convenzioni di Ginevra, furono dichiarati Internati Militari Italiani (I.M.I.), che non beneficiarono nel periodo della prigionia degli aiuti della Croce Rossa Internazionale, con una mortalità per fame, freddo e malattia superiore di quattro volte alla mortalità dei prigionieri di guerra francesi. Quei militari italiani furono abbandonati dallo Stato e per i reduci non c’è mai stato alcun riconoscimento; anzi nel foglio matricolare c’è un buco nero, cioè una parte vuota lacunosa, in bianco che fa riscontro allo stato di abbandono dei militari catturati ed internati. E’ giusto, quindi, che nel “Giorno della Memoria” dello sterminio degli Ebrei, della Shoah, si ricordino anche questi militari italiani, questi soldati morti facendo il loro dovere.

A che serve la “memoria”?



Ormai, ogni giorno dell’anno ha un suo “ricordo”: la fame nel mondo, l’ambiente, la pace, la violenza sulle donne, la mamma, il papà, i santi, i morti. Anche il 29 febbraio ha una sua “dedicata”, è il giorno per le malattie rare, ma capita ogni 4 anni. Ma i giorni della Memoria servono a qualcosa? Se dovessero rimanere solo come un meccanismo di ripetizione, che evoca un evento, ma esenta dal partecipare in prima persona, servirebbe a poco. Non basta l’automatismo della data a valorizzare un “appuntamento”. Per meglio comprendere ed approfondire questo concetto, riportiamo una serie di riflessioni fatte dall’autore della legge n° 211, l’on. Furio Colombo. «La persecuzione contro gli ebrei non è cominciata con la “notte dei cristalli”, e si è interrotta solo perché persecutori e assassini sono stati abbattuti. Ma ciò che è accaduto — prima in Germania e in Italia (la Germania nazista, l’Italia fascista), poi in tutta Europa — sarebbe continuato nel resto del mondo se nazisti e fascisti non fossero stati cancellati — almeno in quel momento — alla fine della Seconda guerra mondiale. La Shoah non è stata un’esplosione di bestialità. Quella persecuzione è stata un grande progetto culturale, prima di diventare un meticoloso e ossessivo piano burocratico. Un solo giorno, però, non basta a cancellare gli odi e i pregiudizi. Il problema razziale non è stato ancora del tutto sconfitto. Israele continua ad essere una cartina di tornasole della sinistra e della destra italiana. Questo indumento “palestinese” unificava due parti politiche opposte cementate per l’odio contro Israele. Adesso i due grandi iceberg che per decenni hanno ostruito l’ “accesso alla Memoria” si stanno per sciogliere. L’ostacolo Israele si sta indebolendo. Uno dei due iceberg era a sinistra, si era impiantato su posizioni radicali che però, se la questione era Israele — fondazione, esistenza, diritto — occupava ampi spazi anche nella sinistra “bene” del Pci, trovava posto tra la questione morale e i tentativi di un governo di unità nazionale, ovvero una posizione di ferma intransigenza, di irreversibile e inappellabile condanna politica (contro Israele) in un mare di buone vibrazioni (si sarebbe detto negli anni Sessanta) e di buone maniere. L’altro iceberg è stato a lungo a destra. Era composto di residui di filoarabismo fascista, di antisemitismo culturale, che ha sempre avuto la sua radice in Julius Evola, nella persuasione — vecchia come lo zarismo — molto diffusa non solo a destra (ma anche nel cosiddetto mondo ben- pensante) secondo cui gli ebrei sono apolidi sospetti, forse eversivi. E utile ricordare, nella nuova euforia che si raccoglie adesso a destra intorno a Israele, che era tipico — per gli studenti del Fuan (l’organizzazione universitaria del Movimento sociale italiano) aggirarsi nei corridoi delle facoltà con la kefiah e di partecipare con lo stesso simbolo agli eventi politici, proprio come i coetanei di sinistra. Prendiamo atto che è accaduta una normalizzazione, un “addio alle armi” nella vita italiana, che non si può non salutare come una cosa buona. Ma perché la cosa buona avvenisse, sono stati necessari altri eventi che oggettivamente possono essere chiamati “il prezzo”, sono stati diversamente vissuti. Uno di questi fatti è stata la stagione di disprezzo e di accusa verso la Resistenza. E stato un modo di rimuovere e screditare un punto di riferimento, anzi di coincidenza, fra lotta al fascismo e lotta alle leggi razziste antiebraiche. Un cumulo di atti di accusa in decine di libri “contro la Resistenza” si sono assunti questo compito.


Tutto ciò è accaduto a sinistra, per opera di autori ritenuti di sinistra, e dunque ha avuto peso e conseguenze. Un altro di questi fatti è stato l’invito costante, pressante, sistematico ad abbandonare il “mito” dell’antifascismo. Simmetricamente, però, autorevoli personaggi postfascisti si sono risolutamente distaccati da ogni ombra o dubbio di nostalgia, non hanno esitato a proclamare condanne severe e giudizi netti, abbandonando ogni bagaglio del passato. Ciascuno di questi eventi conta, in questa riflessione, per il peso che ha e che ha avuto, senza alcuna volontà di processo alle intenzioni. Importa il risultato, che è un vasto spazio libero, nel quale non è la memoria a guidare, se non nell’intenso, appassionato racconto dei sopravvissuti, del loro modo “diverso” di partecipare a eventi sulle leggi razziste e la Shoah, con frammenti di testimonianza non commensurabili con altre evocazioni o interventi. Infatti gli “altri interventi” — ovvero tutto ciò che leggete o ascoltate oggi sui maledetti anni di persecuzione e sterminio di un popolo — sono le ben calibrate e intelligenti e utili parole di qualcuno che vive oggi e con la cultura di oggi e ci parla del suo scandalo per il razzismo, della repulsione per le discriminazioni, del disgusto per il mondo concentrazionario, della ribellione contro lo sterminio. Ma lungo un percorso che va da oggi a oggi. E comprende in modo naturale Israele anche per ragionevoli considerazioni di strategia e di difesa contemporanea. Dunque, a che serve la memoria? Ci dà notizie di un’evoluzione che, però, salvo la voce incrinata di chi è ancora vivo dopo aver sperimentato la morte, racconta di adesso, non dell’inammissibile evento detto Shoah. In questo senso c’è attualità, non memoria. Non è un decadimento o un tradimento morale. È un percorso completamente diverso. Non era ciò che aveva pensato chi ha scritto e proposto, e chi ha approvato all’unanimità, “il Giorno della Memoria”. E giusto chiederci se sia stato un dirottamento, per quanto in- volontario; o se il nuovo percorso — il presente politico invece della memoria storica — sia quello che volevamo».



Oltre la Memoria, il dialogo



Il conflitto israeliano-palestinese è al di là di essere risolto nel breve termine. Il “Giorno della Memoria” potrebbe essere anche un giorno di “riflessione” sul futuro. Iniziative tra il popolo palestinese e quello israeliano si susseguono ripetutamente. Uno importantissimo studio sulla barriera corallina del Mediterraneo sta per essere pubblicato da giovani scienziati israeliani con il loro colleghi palestinesi. Nel 2004, un liceo romano (Liceo Classico “Augusto”) ha ospitato circa 50 ragazzi israeliani e palestinesi nell’ambito di un progetto di studio e scambio di studenti. L’intera iniziativa è stata raccolta in un libro della Professoressa Isabella Marinaro: “Il dialogo della speranza. La speranza del dialogo. Un liceo romano di fronte al conflitto israeliano palestinese”. Sarebbe bello, quindi, assegnare ai giovani la conduzione di una pace duratura tra i due popoli proprio nel “Giorno della Memoria”.


Pubblichiamo il testo integrale della legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce per il 27 gennaio di ogni anno il "Giorno della memoria".
Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

PROMULGA

la seguente legge

Art. 1

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetti i perseguitati.

Art. 2
In occasione del "Giorno della memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addì 20 luglio 2000

CIAMPI
AMATO, Presidente del Consiglio dei Ministri

Visto, il Guardasigilli FASSINO

25 gennaio 2010

Il Partito dei pirati informatici anti pizzardoni

Votate Partito dei Pirati informatici anti pizzardoni
di Roberto Maurizio

L’Acqua di Mazzangolla


Il Pidipiapp (Partito dei Pirati informatici anti pizzardoni puzzolenti) è un nuovo Partito che non si potrà presentare alle prossime elezioni regionali perché gli mancano i soldi per raccogliere le firme per essere riconosciuti capaci di intendere e di volere. Intendere di fregare il prossimo e voler raggiungere i propri scopi aberranti poggiando il culo su una sedia a suon di milioni di euro all’anno. Primarie, secondarie, terziarie sono tutte illusioni che vengono inalate all’interno di una classe votante allo sbando. Mai sceso così in basso il consenso a voler partecipare ad alcuni giochi che privilegiano sempre gli stessi politici arroganti da decine di anni. La situazione dei cittadini italiani è simile a quella del popolo haitiano. Tutte e due i “popoli” non si accorgono di essere sfruttati da una classe dirigente che con le sue numerose braccia fameliche riesce a pescare nel torbido, nella droga, nella mafia, nella camorra, nella ‘ndrangheta. Votare per la destra berlusconiana è quanto mai uno sgarro alla storia, votare per la destra è come essere assorbiti nella violenza dell’interruzione storica di ogni possibilità di riforma seria e concreta per il nostro paese. Votare per la sinistra è come darsi colpi ripetuti e perpetui sulle palle. Da rivoluzionari oggi, i cattocomunismi, sono diventati i peggiori reazionari, quelli che non vogliono nessun cambiamento. Nel Lazio, né Bonino né Polverini, portatrici con le orecchie di un’acqua resa insalubre dalla disonestà di chi ci governa e che ci accompagna da più di 150 anni. L’acqua di Mazzangolla.

Stessi partiti, stessa noia




Sicuramente, è qualunquistico non schierarsi per la Polverini o per la Bonino. La prima vincerà sicuramente e batterà una radicale che successivamente non avrà più voce in capitolo. Sicuramente, la Bonino e i radicali, da soli hanno sempre ottenuto un consenso di nicchia, ma un consenso. A maggio, il Pd, sicuramente all’opposizione, con a capo la Bonino cosà potrà di nuovo al Lazio che sicuramente è molto vicino alla Lazio in serie B. Sicuramente, è qualunquistico affermare che i partiti se ne fregano degli elettori. Sicuramente, è qualunquistico dire che gli italiani sono maltrattati negli ospedali che non funzionano. Sicuramente, è qualunquistico dire che il traffico ti strangola, i treni sono sporchi, le strade sono invase dai topi, i processi civili e penali sono lunghi e la magistratura guarda dall’alto del suo stipendio, che la camorra e le altre cosche mafiose sono prese solo come momenti per scrivere libri o fiction televisive solo per far arricchire i Montalbano di turno, che la notav e la sitav servono solo per far perdere tempo, che il ponte di Messina insieme al nucleare non possono essere realizzati solo perché sono portati avanti da quei porci di Italia Uno. Sicuramente, è qualunquistico affermare che Chiambretti va in onda alle 2 della notte sapendo che poi lo guardano solo persone nulla facenti il giorno dopo, che Porta a Porta invita chi gli pare e sfora addirittura le 2 e mezza di notte ed è vista, ovviamente, solo dai diretti interessati, cioè quelli che non lavorano la mattina. Sicuramente è qualunquistico disprezzare tutto ciò che viene iniettato nelle vene dei votanti facendo finta che esistono i sostenitori delle coppie di fatto, dell’aborto, del divorzio a tutti i costi, dei drogati, degli iniettati dal virus del comunismo e del berlusconismo. Due virus che nemmeno i milioni di euro spesi per un’influenza mortale come l’H1n1 che ha ucciso solo la stampa allarmistica. Se un insegnante non spiega bene è bene che cambi mestiere e che perda lo stipendio. Se un medico ammazza un ammalato deve essere condannato subito. Se un magistrato si sbaglia deve essere condannato. Se un giornalista da una notizia falsa e allarmante deve essere processato, espulso, condannato e deve risarcire i danni.

Multe da milioni di euro
...



La stessa cosa dovrebbe valere per i sindaci e per i vigili urbani che di urbano non hanno nulla se non il fatto che multano i cittadini a suon di migliaia di euro. Sono delle persone, anzi non sono nemmeno persone, sono individui assoldati senza aver nessun principio morale in testa. Forse sono migliori i caporali della mafia che quando agiscono sanno cosa devono fare. I pizzardoni, i vigili, sono senz’anima. E’ la classe sociale più abietta che possa esistere. Sopra di loro si erge il sindaco, quello al quale manca sempre un due di briscola per perdere contro l’asso. Questa gentaglia che opera contro i cittadini per Partito Preso sono riusciti a fare cassa con le multe stradali superiori alle addizionali Irpef. Il risultato di questa azione violenta è che gli italiani pagano una vera e propria tassa occulta. Tutto ciò emerge da un'indagine condotta dall'Adnkronos consultando i bilanci dei Comuni italiani. Nel 2008 sono state fatte 12,6 milioni di multe, 1.427 all'ora e 24 al minuto. Ogni italiano munito di patente ha pagato in media 76 euro mentre ogni vigile ha compilato verbali per 43 mila euro.

Equoperseguito: un bollo che dura da sette anni

Ho pagato il bollo auto del 2002 a gennaio 2003, invece che a settembre. Ma l’ho pagato. Sono sette anni che sono perseguitato. Ho pagato in ritardo il bollo, un’altra imposta iniqua che Berlusconi aveva detto di togliere. Ma tant’è. Ma ho pagato il dovuto. Adesso, nonostante che io abbia pagato di nuovo due mesi fa l’intero importo, Equitalia Gerit Spa mi perseguita ancora. La cosa più squallida che si poteva dare a questi “esattori” avvelenati contro cui combatteva Zorro è il nome di Equitalia. Ma vi rendete conto? Come si fa a dare un nome così altisonante ad una “banda” (intesa come chi suona i tromboni per il direttore d’orchestra) di scalmanati (intesi come i prezzolati che devono far pagare a tutti i costi senza se e senza ma) il cui fine ultimo non è quello di essere “equi” con il contribuente, che è anche un elettore? Equitalia e molto più vicina alla carne equina che alla giustizia di pretendere il dovuto per reati commessi. Quale Partito si presenta alle prossime elezioni contro queste iniquità, contro Equitalia, contro l’equisindaco, contro l’equigoverno, contro l’equiopposizione? Il Partito dei Pirati informatici anti pizzardoni.

24 gennaio 2010

Canone Rai e il coefficiente di contribuzione

Canone Rai. Pagare in base alla "soddisfazione"
di Roberto Maurizio

"L'Annunziata" di Antonello da Messina, Palazzo Abatellis, Palermo


Le Colf e il Golf



E' demagogico cavalcare il rifiuto di pagare il canone Rai, una "tassa" iniqua come quella che piomba sulle famiglie italiane a prescindere dal reddito. Riccazzi con 220 televisori disposti su sette ville, quattro castelli, cinque tenute, una flotta di barche per far prendere il Sole anche alle Colf che non giocano a Golf, che vengono sbattute da un'eliminazione all'altra, quella dei vecchi già chiamati da dio a rendere l'anima. Questi Riccazzi con le Colf che non giocano a Golf, che evadano le tasse per Partito Preso, perché sono di sinistra e aiutano i poveri, perché sono di destra e rimpiangono "faccetta nera", non pagano il Canone Rai in base alle loro evasioni reddituali. I poveri del meridione sono costretti a pagare il Canone Rai anche se vedono Pippo Baudo, il fauno della Rai che ha sotterrato un'ecatombe di povere vecchiette a suon di Canoni arretrati.

Via dal Canone



Perché, invece, bisogna pagare il Canone? Ovvio: fa parte della triste eredità della classe dirigente soppressa nel '900 da Di Pietro. Il Canone è quello che ti permette di vedere e di farti incazzare contemporaneamente Santoro, un napoletano Doc con tutta la sua cultura che si porta dietro, o un Ballarò che prende spunto dalla Sicilia mafiosa e si dice superiore alle tecniche mafiose quando le utilizza apertis verbis. Via dal Canone i programmi siglati dai partiti. Via i partiti dalla Rai. Se chiedete il Canone Rai lo chiedete per queste quattro schiappe sovvenzionate dai partiti più schifosi oggi esistenti: quelli che non riescono a farsi un loro programma televisivo. Se volete essere convincenti, fatevi i vostri Red i vostri YouDem, la vostra Repubblica. Ma dove andate senza soldi, senza persone che vi seguono, senza pubblicità. Chi vi dà i soldi? Fede, l'Emilio italiano, è un altro estremistra e fondamentalista berlusconiano. Ma non prende i soldi del Canone Rai. Dirà le sue "cretinate" (etimologicamente parlando) ma se le paga, anzi gliele pagano, ma non paga la vecchietta di Chieuti con il Canone Rai. Insomma, basta con la Tv di Stato invasa dai partiti che hanno fatto assumere i loro schiavi, uomini e donne senza il proprio cervello messo a disposizione del lavoro venduto con la complicità dei sindacati. Uno schifo assoluto. Un vomito continuo per una Rai venduta ai partiti. Vogliamo una televisione seria.

Senz'anima



Oggi la Rai è come la televisione yemenita. Anzi la televisione yemenita è centomila volte superiore a questo schifo di Rai con personaggi che vendono il loro volto e la loro "senz'anima" per potersi comprare le sette ville con 220 televisori e non pagare il Canone Rai.

Annunziata e Bertolaso



Una Rai di merda, sia televisione che radio, che ogni tanto alza la testa e si riconcilia con i telespettatori. E' il caso di oggi, 24 gennaio 2010, con la trasmissione di Lucia Annunziata in diretta da Haiti. Un esempio di giornalismo senza precedenti. Un esempio di onestà intellettuale, sfuggita dalle grinfie di Rai 3, la peggiore in assoluto dopo Rai 2, con Santoro, e Rai 1 con le cretinate non cestinate dei direttori che parlano in nome degli italiani, cioè di chi paga il Canone Rai.

De gustibus non est disputandum



La proposta semplice che faccio è questa: soddisfatti o rimborsati. Chi paga il Canone della Rai e non ottiene un servizio equo con l'ammontare del contributo devoluto può richiedere indietro i soldi versati più gli interessi maturati. Se sono di destra come contribuente e mi fate vedere Santoro, le Iene la moglie di Totti (pardon questi sono pagati profumatamente dal leader che prende le statuette in faccia ed è contento di essere preso per il culo, de gustibus non est disputandum), Che tempo che fa, una misera trasmissione che non sarà nemmeno menzionata sugli Almanacchi di Topolino del Mozambico, la stronza per antonomasia che crede di prendere in giro gli altri solo perché non si guarda allo specchio, la Dandini, che sarà proiettata su TeleKabul esentasse e esenbombe, perché non vanno su Red, rosso fuoco, rosso toro, accecati dall'odio contro chi non sventola la bandiera intrisa di solo odio per un unico cristo, che dietro ha persone, forse solo 12, ma che vanno sempre rispettati? Se sono di destra, invece, alla Rai sono costretto a vedere e a pagare il Canone da quella "prezzolata" della Monica Setta che è decisamene schierata in favore del governo Berlusconi.

Annuntio vobis gaudium magnum





L'Annunziata, che parla meglio l'inglese dell'italiano, è la sola che difende una Rai dalla rovina. Ci vorrebbero Mille Annunziate per riformare la Rai e Mille Bertolasi per poter ancor credere in un mondo migliore. Sono molti pronti a pagare un servizio Rai di eccellenza. Attraverso il coefficiente di contribuzione volontario si potrebbe migliorare un servizio pubblico che adesso è venduto alla sinistra becera e coatta. C'è gente che paga quell'importato australiano non meno di 500 euro all'anno per vedere brutte partite e film riciclati, perché non dovrebbe pagare qualcosa di più rispetto al Canone Rai per assistere a programmi culturali, scientifici e anche di divertimento vero? Viva la Rai, abbasso gli approfittatori. W la Rai, abbasso il Canone senza servizi. W la Rai. W Lucia Annunziata!


LUCIA ANNUNZIATA: La cattiva coscienza degli Usa (Haiti)
da la stampa

LUCIA ANNUNZIATA

Un sogno luminoso sembra sorgere dalle macerie di Haiti, il sisma è una drammatica forma di eterogenesi dei fini. Per dimensioni, per miseria, per contrasto, l’orrore in cui sono morti gli ultimi della terra, sembra far scorgere di nuovo all’Occidente un segno morale nelle sue azioni. Guardare nell’abisso e chiedersi se non sia possibile reinventare la storia. Guardare al biforcarsi della strada tra quello che gli uomini possono fare o vogliono fare, tra decisione e passività, tra immaginazione e realtà. In fondo ai due sentieri c’è non solo il futuro di milioni di persone, ma il rispetto per sé stesse delle nostre buone democrazie occidentali.

Di questo parla l’incredibile sforzo umanitario messo in atto dalle nostre nazioni. Stati Uniti innanzitutto - che in queste ore sembrano aver guardato negli occhi il loro ruolo di padri-vessatori-padroni dei Caraibi, assumendosene le responsabilità. Il soccorso ad Haiti di Washington ha assunto dimensioni materiali e intellettuali che non si ricordano a memoria recente. Un ingente stanziamento di soldi e di uomini, benedetto da una promessa che ricalca le parole che Obama di solito riserva al suo Paese: «Voglio parlare direttamente alla gente di Haiti. Non sarete abbandonati, non sarete dimenticati. Nell’ora del vostro più intenso bisogno, l’America è con voi». Un intento firmato da una straordinaria unità politica della leadership americana: accanto a Obama, Hillary Clinton, Biden, ma anche Clinton e Bush.

Impossibile non leggere in questa coreografia, intensità di sforzi e unità di intenti, il disegno che gli Stati Uniti evocano: riprendere in mano la storia - quella fra Haiti e gli Usa - e riscriverla, per il bene di milioni di persone, ma, in definitiva, soprattutto per il bene e l’onore della stessa America.

I torti che Washington ha da farsi perdonare non sono infatti solo quelli delle origini: che la rivoluzione americana sia stata schiavista è ormai un fatto passato. Più dolenti sono invece le colpe maturate dalle amministrazioni Usa negli ultimi venti anni - democratici e repubblicani, Clinton e Bush, uguali. Non a caso i due ex Presidenti sono stati chiamati ad aiutare e non a caso entrambi si sono immediatamente - e umilmente - resi disponibili.

Ci sono ragioni specifiche per cui Haiti non è governabile da due decenni, cioè dalla fine dei 30 anni di dittatura dei Duvalier. Stato senza Stato, frontiere attraversabili con poche centinaia di dollari di corruzione, mano d’opera disperata, hanno fatto di questa isola il maggiore aeroporto illegale per lo smercio del traffico di droga dall’America Latina verso Usa e Europa. Secondo le stime ufficiali del governo americano, il 20 per cento di tutta la droga che arriva in Usa viene spedita attraverso Haiti. È ormai l’unica industria del Paese, dopo la fine del turismo a causa della criminalità. Nel 2003 Haiti è stata poi messa sotto osservazione americana per un secondo tipo di traffico non meno pericoloso: secondo Washington l’isola è la base per entrate clandestine in Usa di potenziali terroristi o immigrati da Paesi a rischio, come Pakistan e Palestina.

Dei due ex Presidenti, forse Bush è quello che porta sulle spalle la responsabilità minore - se minore è il peccato dell’oblio. Che Bush abbia scelto infatti di non focalizzare la sua attenzione politica su questo disastro, mentre gli Usa erano impegnati in Iraq e Medioriente, è stato quasi naturale. Ma è grazie a questa disattenzione che il ciclone del 1998 fu quasi ignorato in America. L’ultima volta che si è sentito parlare di Haiti, nell’epoca di George Bush è stato attraverso un appello dell’Onu nell’aprile del 2003, in cui si chiedeva alla comunità internazionale una donazione di 84 milioni di dollari per combattere la crisi umanitaria del Paese.

E’ Bill Clinton, che invece tentò una politica vera, ad avere la responsabilità del maggiore fallimento. Due giorni fa, nelle prime ore del disastro, è stato proprio un suo collaboratore, David Rothkopf che guidava l’agenzia clintoniana per la ripresa economica di Haiti, a fare pubblicamente autocritica. Nel 1991 venne eletto nelle prime elezioni democratiche del Paese il sacerdote Jean-Bernard Aristide, considerato dai democratici americani come un Mandela dei Caraibi. Ma Aristide provocò il definitivo collasso politico del nuovo Stato. Venne quasi immediatamente deposto, riportato al potere nel 1994 con l’appoggio militare e politico di Clinton; venne di nuovo deposto e di nuovo nel 2001 rimesso in sella. Questo indiscusso appoggio, dice ora David Rothkopf, fu il vero errore: «Alla fine venne fuori che Aristide non era il santo che le commosse star di Hollywood e i giornalisti americani liberal sostenevano». Eppure, continua, «sapevamo, ce lo aveva detto l’intelligence, chi era Aristide, ma abbiamo guardato dall’altra parte». Non fu un errore dovuto a malafede, ma, al contrario, a un’illusione: «Vedemmo Aristide come la possibile affermazione di una politica fondata sulla speranza». Ma il risultato è lo stesso. Per questo Clinton è rimasto impegnato con Haiti. Per questo oggi viene richiamato ad avere un ruolo.

Il fardello di decenni è ora tutto raccolto da Barack Obama, nero lui stesso - e il colore della pelle non è un dettaglio. Se Obama ridesse speranza ad Haiti, salverebbe gli errori del passato, e bilancerebbe forse nel suo cuore, e in quello di molti dei suoi votanti, le decisioni di guerra fatte dagli Usa, e oggi da lui stesso, su altri fronti.

Da Haiti insomma qualcosa può ripartire. La storia forse si può riscrivere. Di questo parlano queste ore. E se Cuba, l’Arcinemica, ha deciso di acconsentire ad aprire agli Yankee i suoi spazi aerei, per facilitare le operazioni di soccorso, forse a questo nuovo inizio gli Usa non sono i soli a pensare.

22 gennaio 2010

Il cavallo è di destra o di sinistra?

Per una bistecca in meno
di Roberto Maurizio

Ormai è stato appurato. Alle prossime regionali vincerà il partito che si schiererà contro il consumo della carne equina in Italia. Il Pd ha già schierato le sue truppe Rai. Stasera, nel corso della pseudotramissione condotta da un ex di Marrazzo, speriamo non con le stesse inclinazioni, ha lanciato l'anatema contro i consumatori di carne equina. Cavalli ammazzati dopo essere stati drogati per le corse ippiche finiscono sulle tavole imbandite degli italiani (soprattutto pugliesi e emiliane). Il Pdl si fa vivo con la Polverini: nel Lazio la mia amministrazione farà correre solo cavalli di razza, come Vittorio senza Littorio. Una lacrima scende sul viso affannato di una povera giovinetta di destra che non mangia carne di cavallo. Lei preferisce, la Fiorentina, una bella sventola con tanti grassi e tante proteine, ammazzata dolcemente, mentre nell'area tersa del patibolo veniva irradiata la musica dolce di Wagner. L'amica, di sinistra, è molto più casta: preferisce l'impiccaggione dei polli schierati a batteria: "ma sai, così non soffrono". Solo i cavalli soffrono. Ben 2 milioni di tacchini in america fanno festa durante il giorno del ringraziamento. Ma sti cazzi di tacchini a chi stanno ringraziando? Ma io sono di sinistra e preferisco un bel maiale o cinghialone con la testa capovolta: il sanguinaccio è buono quanto è fresco. Non è come quello del cavallo. Il cavallo è un amico, è bello. Il porco è un maiale. Noi di sinistra preferiamo il maiale dal quale proveniva un nostro amato leader: mortadella. La ragazza di destra si incazza e cita la Polverini e Fini. Anche loro, un po' di sinistra, sono golosi del prosciutto, no crudo ma Parmacotto, amano l'anatra strozzata alle arance e l'aragosta bollita viva nell'acqua bollente. Ma che inciviltà, uccidere una cavallina. Noi di destra siamo civili. Ma l'aragosta chi cazzo la conosce? Insomma, sgozzare le mucche, i maiali, gli agnelli e i montoni è di sinistra; mentre trucidare le galline, i galli, le faraone, le aragoste e gli astici è di destra. I veri porci umani sono quelli che offendono i cavalli. Fra poco, ci potrebbe essere una legge ad equus caballus, cioè ad personam. Tutti si potranno trucidare e mangiare ad eccezione del Caballus. Fin qui nulla di nuovo sotto il Sole! In altri paesi "retrogradi" ammazzano e mangiano anche cani, gatti, scoiattoli, canguri, leoni, tigri, elefanti, coccodrilli. Incivili! La vera inciviltà è che per sopravvivere l'umanità uccide gli animali, cioè esseri dotati come l'uomo e la donna di occhi, orecchie, cuore e coratella. Gli altri incivili sono anche i giornalisti della Rai, quella di Santoro adesso in prestito a Rai 2 quella dei socialisti che adesso sono diventati comunisti, fascisti, piglisti, farabuttisti. Senza nessuna accorgimento scientifico, hanno attaccato una categoria di lavoratori che vivono da decine e decine d'anni sull'unico mestiere che sanno fare: vendere la carne equina. Macellai di carne equina unitevi: non pagate più il canone Rai, una delle più brutte ed odiose tasse che gli italiani sono costretti a pagare. Prima di votare alle regionali gli elettori dovrebbe sapere come la pensano i futuri Governatori (ma che brutta parola! che cazzo si govenano? la sanità alle nostre spalle, le strade intasate, l'aumento delle tasse). Il Governatore, di destra e di sinistra, per non parlare del centro che non c'entra nulla, è quel personaggio comico che è contro il massacro dei cavalli e ordina ogni giorno l'olocausto di porci, maiali, vacche, buoi, volpi, coyoti, serpenti, pesci, molluschi, insetti. Insomma, se volete dare un voto certo, sicuro e rispettoso del dettato di un dio onnipotente creatore del cielo e della terra, votate vegeteriano.

Al Qaeda e i caciocavalli molisani

Al Qaeda, terrorismo e Mafia. Caciocavalli molisani, Shachrit e frigoriferi vecchi abbandonati
di Roberto Maurizio

Caciocavalli molisani, foto di Roberto Maurizio, presente su www.discovermolise.com


Siamo arrivati al parossismo.




Due caciocavalli molisani scambiati per bombe ad orologeria, due "filatteri", strisce di cuoio utilizzate dagli ebrei durante la preghiera del mattino chiamata "Shachrit", e due frigoriferi vecchi scaraventati per strada, citati nel corso della trasmissione di Santoro dai Magistrati che se non saranno ammazzati entro cinque mesi vuol dire o che la Mafia è diventata buona o l'allarme che lanciano è simile a quello dei frigoriferi vecchi. Tre bufole, una dietro l'altra. L'allarme negli aeroporti diventa sempre più nevrotico.



Filatteri, utilizati nella preghiera del mattino, "Shachrit", dagli ebrei


Va bene per una striscia religiosa che poteva anche imbavagliare i piloti. Ma i caciocavalli, dove li ficcavano? La terza preoccupazione, forse eccessiva, è quella dei magistrati da Santoro, cinque dei quali nei prossimi cinque giorni o nei prossimi cinque mesi dovrebero essere ammazzati dalla Mafia. Ma che gusto trovano questi Magistrati poco politicizzati da andare da Santoro a farsi applaudire da una marea di giovani nulla facenti se non a spellarsi le mani a bacchetta? Ma non sono loro che ci difendono dai reati, da più piccoli ai più gravi? La prossima volta, quando l'Amministratrice del mio condominio farà passare il pagamento della bolletta breve, andrò a denunciare da Santoro i miei diritti di avere una chiave in più per il garage. Secondo questi esimi Magistrati, ormai con la nuova legge sul processo breve, butti un frigorifero sulla strada non sarai più condannato.



Frigoriferi abbandonati prima del "processo breve"

Adesso, con con la nuova legge, infatti, secondo questi Magistrati lo puoi fare tranquillamente, perché non sarai processato, ma nel frattempo se ti vedono gli altri cittadini ti rompono il culo. Ecco perché il processo breve non va bene. Ti acchiappano subito con pena ultra direttissima!

20 gennaio 2010

Massimo Bordin. Stampa e regime

Tra la Bonino e la Polverini, scelgo Massimo Bordin
di Roberto Maurizio



Diritto "costituzionale" alla ribellione
Quella di oggi rimarrà nella storia. Una rassegna stampa con "i fiocchi". Massimo Bordin, Direttore di Radioradicale, ha condotto la rubrica mattutina "Stampa e regime" realizzando il primato di una delle puntate più "brillanti" della radio di Pannella. Un "taglio" sensibile, approfondito e critico ha accompagnato la trasmissione che ha, tra l'altro, parlato di Craxi. Bettino è stato presentato come un leader e come una persona che ha utilizzato le armi della "non violenza" e del "diritto alla ribellione". Leggendo un articolo del "Riformista" di Rino Formica, Bordin ha saputo condire con la sua solita vena umoristica la vita di un "dittatore latitante" fattosi "uomo" ad Hammamet.

La latitanza
La latitanza è la risposta che si meritano tutti gli Stati aggressivi, confusi nell'odio e nella malversazione. E' una risposta non violenta alla violenza di tante anime inceppate dal virus del "comunismo come bene supremo", il "comunismo delle mani pulite", il comunismo che non c'è più nell'aria e nella storia, ma continua a rimanere intatto nelle menti affette dalla convinzione patologica della perenne esistenza di un Parito Onnipotente che Viene da Lontano e combatte i Delinquenti, i Politici corrotti, gli Uomini di Male Affare. Bordin potrebbe essere un candidato per guidare la Regione Lazio che ha bisogno di liberare le menti malate, meno male poche (il 40%, sembra) che continuano a voler utilizzare l'arma della malagnità di tante anime bigotte. Combattiamo contro il "bigottismo", contro gli usurpatori della verità e di conseguenza della legalità, contro i fideisti di destra e di sinistra, contro tutti fondamentalisti. Massimo Bordin for President.

19 gennaio 2010

Bettino Craxi

"Benedetto" Craxi
di Roberto Maurizio

Il “Cinghialone”
...

Oggi, 19 gennaio 2010, ricorre l’anniversario della morte di un leader socialista, morto e sepolto come Garibaldi, lontano dai clamori, dal glamour e dalla venerazione di gente pronta a prostrarsi di fronte al vincente. La storia insegna che non si sa mai chi è veramente il vincente. Si conoscono e si additano solo i perdenti. E il “Cinghialone” è stato un perdente. Appeso con la testa all’ingiù ad Hammamet, come un maiale, come Benito a Piazzale Loreto, tra gli applausi della gente affamata di odio, di rancore e di “sanguinaccio”.





Con la testa all’ingiù come un pipistrello, il piccolo mammifero notturno tanto odiato dagli “esseri umani” ed altrettanto utile nella difesa dell’ambiente. Una specie di Batman che voleva combattere la criminalità, ma come Bruce Wayne fu costretto ad utilizzare le ali del pipistrello per difendersi.


“Ghino di Tacco”, non fu infame




Il “Cinghialone” ha subìto la stessa fine del suo eroe, Ghino di Tacco, lo pseudonimo con il quale firmava i suoi articoli. Ghino di Tacco, un criminale italiano del XIII secolo, dovette nascondersi e darsi alla macchia continuando però a seguire la strada di gentiluomo qual era. Si dedicò agli altri, tanto che, nel secondo ventennio del XIV secolo, morì assassinato cercando di sedare una rissa fra fanti e contadini scoppiata ad Asinalonga (l'antico nome dell'odierna Sinalunga), a soli due chilometri dal suo luogo di nascita, La Fratta, Siena. Benvenuto da Imola, quasi coevo di Ghino, sostenne che il criminale italiano “non fu infame come alcuni scrivono... ma fu uomo mirabile, grande, vigoroso…” contribuendo all'opera di riabilitazione del personaggio, già iniziata da Dante prima e Boccaccio poi. I parenti di Ghino cambiarono, però, cognome in Ghini per sfuggire ai perseguimenti dello Stato Pontificio e del Comune di Siena. Fino ad oggi, però, né Bobo (Pd), né Stefania (Pdl) si fanno chiamare Craxo.


Benedetto


Benedetto Craxi detto Bettino (Milano, 24 febbraio 1934-Hammamet, 19 gennaio 2000) fu il primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987, in due governi consecutivi. E’ stato uno degli uomini politici più rilevanti della storia della Prima Repubblica. ma anche uno dei più controversi: ciò perché, in seguito alle indagini di Mani Pulite, venne condannato e fuggì ad Hammamet, in Tunisia, dove trascorse gli ultimi anni e morì, come Ghino di Tacco, da latitante.

Un’Italia divisa



Come al solito, quest’Italia si presenta davanti alla storia ancora sempre più divisa. “Stampa, Scuola e Vita” ha sempre sostenuta la necessità di una pacificazione mai compiuto dopo la guerra civile degli anni ’40. L’odio contro Craxi e, di conseguenza, contro Berlusconi affonda le proprie radici nella lotta fratricida dell’immediato dopo guerra. Fin a quando non ci saranno le condizioni di una vera e propria riconciliazione fra gli italiani, il nostro paese è destinato a subire una vera e propria ecatombe di verità, di legalità e di fratellanza. La posizione geopolitica della nostra penisola è stata la causa di tutti i nostri misfatti e delle tantissime verità di stragi ancora nascoste. L’ex Unione Sovietica di una volta, Il Vaticano di una volta e di adesso, gli Stati Uniti di una volta e di adesso, i Palestinesi e lo Stato Ebraico hanno reso e rendono permanentemente instabile il nostro paese. Ecco perché, oggi, 19 gennaio 2010, in occasione dell’anniversario della morte di Bettino Craxi, occorre dare risalto e fiducia alle parole del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano.

Un clima più sereno e condiviso



Ecco quello che ha scritto, il Presidente della Repubblica in una lettera inviata alla signora Anna raxi in occasione della morte del leader socialista. «Voglio esprimere la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente». «Non dimentico - continua la lettera - il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea. Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare. Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora - spiega Napolitano -, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano».

No alle rimozioni



Nella sua lettera Napolitano parla del leader socialista negli anni di Tangentopoli: «L'onorevole Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona». «È stato parte di quel cammino - spiega il Capo dello Stato - l'esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni '90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell'onorevole Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Si è trattato, credo di dover dire, di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana. Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'onorevole Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico - conclude Napolitano -, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere...».