24 gennaio 2010

Canone Rai e il coefficiente di contribuzione

Canone Rai. Pagare in base alla "soddisfazione"
di Roberto Maurizio

"L'Annunziata" di Antonello da Messina, Palazzo Abatellis, Palermo


Le Colf e il Golf



E' demagogico cavalcare il rifiuto di pagare il canone Rai, una "tassa" iniqua come quella che piomba sulle famiglie italiane a prescindere dal reddito. Riccazzi con 220 televisori disposti su sette ville, quattro castelli, cinque tenute, una flotta di barche per far prendere il Sole anche alle Colf che non giocano a Golf, che vengono sbattute da un'eliminazione all'altra, quella dei vecchi già chiamati da dio a rendere l'anima. Questi Riccazzi con le Colf che non giocano a Golf, che evadano le tasse per Partito Preso, perché sono di sinistra e aiutano i poveri, perché sono di destra e rimpiangono "faccetta nera", non pagano il Canone Rai in base alle loro evasioni reddituali. I poveri del meridione sono costretti a pagare il Canone Rai anche se vedono Pippo Baudo, il fauno della Rai che ha sotterrato un'ecatombe di povere vecchiette a suon di Canoni arretrati.

Via dal Canone



Perché, invece, bisogna pagare il Canone? Ovvio: fa parte della triste eredità della classe dirigente soppressa nel '900 da Di Pietro. Il Canone è quello che ti permette di vedere e di farti incazzare contemporaneamente Santoro, un napoletano Doc con tutta la sua cultura che si porta dietro, o un Ballarò che prende spunto dalla Sicilia mafiosa e si dice superiore alle tecniche mafiose quando le utilizza apertis verbis. Via dal Canone i programmi siglati dai partiti. Via i partiti dalla Rai. Se chiedete il Canone Rai lo chiedete per queste quattro schiappe sovvenzionate dai partiti più schifosi oggi esistenti: quelli che non riescono a farsi un loro programma televisivo. Se volete essere convincenti, fatevi i vostri Red i vostri YouDem, la vostra Repubblica. Ma dove andate senza soldi, senza persone che vi seguono, senza pubblicità. Chi vi dà i soldi? Fede, l'Emilio italiano, è un altro estremistra e fondamentalista berlusconiano. Ma non prende i soldi del Canone Rai. Dirà le sue "cretinate" (etimologicamente parlando) ma se le paga, anzi gliele pagano, ma non paga la vecchietta di Chieuti con il Canone Rai. Insomma, basta con la Tv di Stato invasa dai partiti che hanno fatto assumere i loro schiavi, uomini e donne senza il proprio cervello messo a disposizione del lavoro venduto con la complicità dei sindacati. Uno schifo assoluto. Un vomito continuo per una Rai venduta ai partiti. Vogliamo una televisione seria.

Senz'anima



Oggi la Rai è come la televisione yemenita. Anzi la televisione yemenita è centomila volte superiore a questo schifo di Rai con personaggi che vendono il loro volto e la loro "senz'anima" per potersi comprare le sette ville con 220 televisori e non pagare il Canone Rai.

Annunziata e Bertolaso



Una Rai di merda, sia televisione che radio, che ogni tanto alza la testa e si riconcilia con i telespettatori. E' il caso di oggi, 24 gennaio 2010, con la trasmissione di Lucia Annunziata in diretta da Haiti. Un esempio di giornalismo senza precedenti. Un esempio di onestà intellettuale, sfuggita dalle grinfie di Rai 3, la peggiore in assoluto dopo Rai 2, con Santoro, e Rai 1 con le cretinate non cestinate dei direttori che parlano in nome degli italiani, cioè di chi paga il Canone Rai.

De gustibus non est disputandum



La proposta semplice che faccio è questa: soddisfatti o rimborsati. Chi paga il Canone della Rai e non ottiene un servizio equo con l'ammontare del contributo devoluto può richiedere indietro i soldi versati più gli interessi maturati. Se sono di destra come contribuente e mi fate vedere Santoro, le Iene la moglie di Totti (pardon questi sono pagati profumatamente dal leader che prende le statuette in faccia ed è contento di essere preso per il culo, de gustibus non est disputandum), Che tempo che fa, una misera trasmissione che non sarà nemmeno menzionata sugli Almanacchi di Topolino del Mozambico, la stronza per antonomasia che crede di prendere in giro gli altri solo perché non si guarda allo specchio, la Dandini, che sarà proiettata su TeleKabul esentasse e esenbombe, perché non vanno su Red, rosso fuoco, rosso toro, accecati dall'odio contro chi non sventola la bandiera intrisa di solo odio per un unico cristo, che dietro ha persone, forse solo 12, ma che vanno sempre rispettati? Se sono di destra, invece, alla Rai sono costretto a vedere e a pagare il Canone da quella "prezzolata" della Monica Setta che è decisamene schierata in favore del governo Berlusconi.

Annuntio vobis gaudium magnum





L'Annunziata, che parla meglio l'inglese dell'italiano, è la sola che difende una Rai dalla rovina. Ci vorrebbero Mille Annunziate per riformare la Rai e Mille Bertolasi per poter ancor credere in un mondo migliore. Sono molti pronti a pagare un servizio Rai di eccellenza. Attraverso il coefficiente di contribuzione volontario si potrebbe migliorare un servizio pubblico che adesso è venduto alla sinistra becera e coatta. C'è gente che paga quell'importato australiano non meno di 500 euro all'anno per vedere brutte partite e film riciclati, perché non dovrebbe pagare qualcosa di più rispetto al Canone Rai per assistere a programmi culturali, scientifici e anche di divertimento vero? Viva la Rai, abbasso gli approfittatori. W la Rai, abbasso il Canone senza servizi. W la Rai. W Lucia Annunziata!


LUCIA ANNUNZIATA: La cattiva coscienza degli Usa (Haiti)
da la stampa

LUCIA ANNUNZIATA

Un sogno luminoso sembra sorgere dalle macerie di Haiti, il sisma è una drammatica forma di eterogenesi dei fini. Per dimensioni, per miseria, per contrasto, l’orrore in cui sono morti gli ultimi della terra, sembra far scorgere di nuovo all’Occidente un segno morale nelle sue azioni. Guardare nell’abisso e chiedersi se non sia possibile reinventare la storia. Guardare al biforcarsi della strada tra quello che gli uomini possono fare o vogliono fare, tra decisione e passività, tra immaginazione e realtà. In fondo ai due sentieri c’è non solo il futuro di milioni di persone, ma il rispetto per sé stesse delle nostre buone democrazie occidentali.

Di questo parla l’incredibile sforzo umanitario messo in atto dalle nostre nazioni. Stati Uniti innanzitutto - che in queste ore sembrano aver guardato negli occhi il loro ruolo di padri-vessatori-padroni dei Caraibi, assumendosene le responsabilità. Il soccorso ad Haiti di Washington ha assunto dimensioni materiali e intellettuali che non si ricordano a memoria recente. Un ingente stanziamento di soldi e di uomini, benedetto da una promessa che ricalca le parole che Obama di solito riserva al suo Paese: «Voglio parlare direttamente alla gente di Haiti. Non sarete abbandonati, non sarete dimenticati. Nell’ora del vostro più intenso bisogno, l’America è con voi». Un intento firmato da una straordinaria unità politica della leadership americana: accanto a Obama, Hillary Clinton, Biden, ma anche Clinton e Bush.

Impossibile non leggere in questa coreografia, intensità di sforzi e unità di intenti, il disegno che gli Stati Uniti evocano: riprendere in mano la storia - quella fra Haiti e gli Usa - e riscriverla, per il bene di milioni di persone, ma, in definitiva, soprattutto per il bene e l’onore della stessa America.

I torti che Washington ha da farsi perdonare non sono infatti solo quelli delle origini: che la rivoluzione americana sia stata schiavista è ormai un fatto passato. Più dolenti sono invece le colpe maturate dalle amministrazioni Usa negli ultimi venti anni - democratici e repubblicani, Clinton e Bush, uguali. Non a caso i due ex Presidenti sono stati chiamati ad aiutare e non a caso entrambi si sono immediatamente - e umilmente - resi disponibili.

Ci sono ragioni specifiche per cui Haiti non è governabile da due decenni, cioè dalla fine dei 30 anni di dittatura dei Duvalier. Stato senza Stato, frontiere attraversabili con poche centinaia di dollari di corruzione, mano d’opera disperata, hanno fatto di questa isola il maggiore aeroporto illegale per lo smercio del traffico di droga dall’America Latina verso Usa e Europa. Secondo le stime ufficiali del governo americano, il 20 per cento di tutta la droga che arriva in Usa viene spedita attraverso Haiti. È ormai l’unica industria del Paese, dopo la fine del turismo a causa della criminalità. Nel 2003 Haiti è stata poi messa sotto osservazione americana per un secondo tipo di traffico non meno pericoloso: secondo Washington l’isola è la base per entrate clandestine in Usa di potenziali terroristi o immigrati da Paesi a rischio, come Pakistan e Palestina.

Dei due ex Presidenti, forse Bush è quello che porta sulle spalle la responsabilità minore - se minore è il peccato dell’oblio. Che Bush abbia scelto infatti di non focalizzare la sua attenzione politica su questo disastro, mentre gli Usa erano impegnati in Iraq e Medioriente, è stato quasi naturale. Ma è grazie a questa disattenzione che il ciclone del 1998 fu quasi ignorato in America. L’ultima volta che si è sentito parlare di Haiti, nell’epoca di George Bush è stato attraverso un appello dell’Onu nell’aprile del 2003, in cui si chiedeva alla comunità internazionale una donazione di 84 milioni di dollari per combattere la crisi umanitaria del Paese.

E’ Bill Clinton, che invece tentò una politica vera, ad avere la responsabilità del maggiore fallimento. Due giorni fa, nelle prime ore del disastro, è stato proprio un suo collaboratore, David Rothkopf che guidava l’agenzia clintoniana per la ripresa economica di Haiti, a fare pubblicamente autocritica. Nel 1991 venne eletto nelle prime elezioni democratiche del Paese il sacerdote Jean-Bernard Aristide, considerato dai democratici americani come un Mandela dei Caraibi. Ma Aristide provocò il definitivo collasso politico del nuovo Stato. Venne quasi immediatamente deposto, riportato al potere nel 1994 con l’appoggio militare e politico di Clinton; venne di nuovo deposto e di nuovo nel 2001 rimesso in sella. Questo indiscusso appoggio, dice ora David Rothkopf, fu il vero errore: «Alla fine venne fuori che Aristide non era il santo che le commosse star di Hollywood e i giornalisti americani liberal sostenevano». Eppure, continua, «sapevamo, ce lo aveva detto l’intelligence, chi era Aristide, ma abbiamo guardato dall’altra parte». Non fu un errore dovuto a malafede, ma, al contrario, a un’illusione: «Vedemmo Aristide come la possibile affermazione di una politica fondata sulla speranza». Ma il risultato è lo stesso. Per questo Clinton è rimasto impegnato con Haiti. Per questo oggi viene richiamato ad avere un ruolo.

Il fardello di decenni è ora tutto raccolto da Barack Obama, nero lui stesso - e il colore della pelle non è un dettaglio. Se Obama ridesse speranza ad Haiti, salverebbe gli errori del passato, e bilancerebbe forse nel suo cuore, e in quello di molti dei suoi votanti, le decisioni di guerra fatte dagli Usa, e oggi da lui stesso, su altri fronti.

Da Haiti insomma qualcosa può ripartire. La storia forse si può riscrivere. Di questo parlano queste ore. E se Cuba, l’Arcinemica, ha deciso di acconsentire ad aprire agli Yankee i suoi spazi aerei, per facilitare le operazioni di soccorso, forse a questo nuovo inizio gli Usa non sono i soli a pensare.

Nessun commento:

Posta un commento