24 luglio 2009

La Corte di "Tastazione"

Palpare le colleghe non è reato: parola della Corte di “Tastazione”
di Roberto Maurizio


Ebrezza sessuale e libido
Toccare le colleghe di lavoro, ma in maniera scherzosa, senza provare alcune «ebbrezza sessuale» o intenti libidinosi, non è reato. Lo ha deciso la Cassazione che ha confermato l'assoluzione di un lavoratore extracomunitario, Kadri O., dall'accusa di violenza sessuale per la quale, in primo grado, era stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa dalla condizionale). In appello, invece, Kadri era stato assolto, il 28 novembre 2008, con la formula perché il fatto non sussiste. Il processo era nato dalla denuncia sporta da una collega di Kadri, stanca delle sue mani lunghe. In tribunale era emerso che (come rileva la Cassazione nella sentenza 30969) «Kadri O. era solito praticare scherzi di cattivo gusto toccando le colleghe di lavoro e così ponendo in essere un comportamento di certo poco raffinato e abituale». Tuttavia dalle stesse testimonianze era anche risultato che nel comportamento dell'uomo non era ravvisabile alcune «ebbrezza sessuale» in quanto, toccando le colleghe «non voleva soddisfare la propria libido». Contro l'assoluzione di Kadri O. aveva fatto ricorso in Cassazione la Procura generale della Corte d'Appello di Bologna.


Sentenza nauseante
Quella della Cassazione è una sentenza «nauseante»: così ha commentato la notizia la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Moscatelli. «Intanto - dice - vorrei sapere come è stata misurata la libidine, ma sono molto preoccupata per il messaggio, assurdo, che la sentenza lancia agli uomini. Vorrei che fosse chiaro: anche se si sfiora una mano e non è gradito, è un comportamento da non tenere. Le donne non sono oggetto». La presidente, che guida l'associazione che si occupa di violenza alle donne, sottolinea poi che «è inutile inasprire le pene, fare nuove leggi, se poi si mandano messaggi così assurdi e così sbagliati. È un fatto del tutto dannoso».

Toccare o non toccare?
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Pia Covre, del Comitato diritti delle prostitute: la sentenza dimostra «che ancora la donna non è rispettata», dice. È una sentenza - osserva Covre - «non giusta e non vera. Sono io a determinare se uno mi può toccare o meno. E se una persona si è rivolta ad un tribunale vuol dire che c'è stato un abuso e che quindi quell'atto non era permesso. Spetta alla donna decidere se farsi toccare e come, secondo i propri gusti».

I maschi e i porci comodi
Allungare le mani sulle donne, sull’autobus, in metro o in casa, senza il loro consenso è un atto di violenza e basta, e come tale dovrebbe essere valutato. Di scusanti ci potrebbero essere a iosa: l’ha voluta lei, lo sapevo che non aspettava altro, etc. Le donne non sono animali da usare con il guinzaglio e trattarle come esseri inferiori. La Covre, secondo me, non dà una mano alle donne per bene. Sembra che lei dica: se è Cluney mi faccio toccare. Questo è un ragionamento da “mignotta”. Più serio è il discorso della Moscatelli: il messaggio della Corte di “Tastazione” (pardon, Cassazione) è di una violenza inaudita. In questo modo i “maschi” potrebbero essere indotti a fare i loro porci comodi.

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