28 febbraio 2010

Sergio Cicala. Scade domani l'ultimatum

Sergio Cicala e Philomene Pwelgna Kabouré
di Roberto Maurizio

Sergio Cicala

Appello a Berlusconi



Domani, 1° marzo 2010, scade l’ultimatum lanciato, il 6 febbraio scorso, da “Al-Qaeda nel Maghreb Islamico” (Aqmi) nei confronti dei tre prigionieri rapiti dal braccio armato maghrebino il 18 dicembre 2009 nel deserto della Mauritania, ai confini del Mali, tra cui, Sergio Cicala, nato a Carini (Palermo), l’8 dicembre 1944, la moglie dell’italiano, Philomene Pwelgna Kaboré, 39 anni, originaria del Burkina Faso, e l’autista della Costa d’Avorio, di cui non ne parla nessuno. Sergio Cicala ha rivolto un appello al Governo italiano, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, chiedendo aiuto per il proprio rilascio e per quello della moglie. Il messaggio, intitolato «Appello dell’ostaggio italiano al governo di Berlusconi», è stato diffuso da un sito islamico che l’ha messo in rete il 24 febbraio scorso ma se n’è avuta notizia solo oggi, 28 febbraio, grazie al centro americano SITE che si occupa di sorvegliare internet, un giorno prima dell’ultimatum dei ribelli fondamentalisti. Il messaggio audio attribuito a Cicala è stato ripreso e diffuso in Italia da Rai News 24 e dal sito Kataweb.

Un rapimento “politico”




"La libertà mia e di mia moglie dipende dalle concessioni che il Governo è pronto a fare - dice il messaggio audio, con un’immagine fissa che mostra un uomo inginocchiato, presentato come l'ostaggio e guardato a vista da sei uomini armati incappucciati - Spero che il prima possibile il governo si interessi alla nostra situazione e, di conseguenza alle nostre vite". "Il premier Berlusconi è noto per la sua generosità - aggiunge - Spero possa aiutare me e mia moglie". Alfredo Mantica, sottosegretario agli esteri, ha assicurato che l’esecutivo è “impegnato al massimo”, sottolineando che il rapimento ha assunto un valore “politico”. In ogni caso, per domani, i rapitori chiedono che vengano accettate le loro condizioni, altrimenti gli ostaggi saranno uccisi. Nel messaggio la voce di Cicala non tradisce nessuna emozione e sembra che l’ostaggio legga un testo preparato in precedenza. Il gruppo Al Qaeda nel Maghreb Islamico ai primi di febbraio durante un incontro con emissari del Governo italiano aveva posto le sue condizioni per il rilascio degli ostaggi: la liberazione di quattro islamisti detenuti in Mali – che per altro sono stati rilasciati tra le proteste del Governo algerino che ne rivendicava l’estradizione – ma anche la liberazione di alcuni loro compagni ospiti delle galere della Mauritania. Questa seconda condizione – essenziale per il rilascio di Cicala e della moglie - è la più difficile da realizzare. Il Governo Mauritano è assai rigido su questo e teme che la mano morbida chiesta dal governo italiano possa tradursi in un rafforzamento dell’opposizione islamica e della guerriglia che opera nel Nord Est del paese.

Situazione seria o carnascialesca?



Nella querelle sono intervenute anche le autorità di Algeri (molti dei combattenti e dei leader di Aquim vengono dall’Algeria) che chiedono il pugno duro: «Con i terroristi non si tratta». Per altro il 23 febbraio (subito dopo la liberazione dei quattro detenuti in Mali) è stato rilasciato l’ostaggio francese Pierre Camatte, per tre mesi prigioniero di Al Qaeda nel Maghreb, assieme ai due italiani e a quattro spagnoli. Quando il giorno successivo ha incontrato a Bamako, capitale del Mali il presidente francese Nicolas Sarkozy, Camatte ha raccontato di essere stato prigioniero di «pazzi fanatici pericolosi». «Sono convinti di essere in possesso della verità che è la verità suprema. Leggono tutto il tempo il Corano, sostengono che i musulmani in Francia non sono dei veri e buoni musulmani e che il loro obbiettivo è di islamizzare il mondo intero. Reclutano i combattenti soprattutto tra i giovani. I miei carcerieri – ha aggiunto – avevano quasi tutti meno di 20 anni». «La condizione più difficile è stata la solitudine. La mia prigione non aveva sbarre. Solo un tetto, ero isolato, con il caldo terribile del Sahara, con condizioni igieniche inimmaginabili, cibo e acqua disgustosi. Mi hanno picchiato quando tentavo di resistere». “Stampa, Scuola e Vita” ha già pubblicato, il 7 febbraio scorso, un articolo intitolato “Il 1° marzo 2010 finisce il carnevale” con la relativa foto di questi fanatici con Sergio e Philomene, proprio durante il periodo carnascialesco. Domani, sapremo se questa situazione drammatica per Sergio, Philomene e l’autista ivoriano era solo una pagliacciata o si concluderà tragicamente.


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