Atlante De Agostini, la “Bibbia” dell’esploratore virtuale
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
Dal Calendario Atlante De Agostini, 2010
Questa nota non vuole essere una pubblicità occulta, questa nota non vuole reclamizzare un prodotto italiano che viene offuscato dalle più blasonate riviste scientifiche angloamericane. L’Italia, un paese sconfitto nel secondo conflitto mondiale, non può competere con i paesi vincitori, nemmeno e soprattutto dal punto di vista scientifico e geografico. Cosa ha di più, invece, l’Atlante De Agostini rispetto alle fredde e fatiscenti analisi degli angloamericani? La passione. In ogni parola scritta sull’Atlante De Agostini per illustrare un paese africano, asiatico, latinoamericano, un continente, una situazione specifica, emerge la capacità di immergersi nel lento scorrere dei fiumi all’interno di foreste tropicali, tra le splendide foglie e rami di alberi che danno la loro vita per la nostra vita, la visione tra gli alti e bassi, tra il corsivo e il grassetto si presenta agli occhi del lettore, un sogno. Sognare la Birmania, oggi, Myanmar, la Costa Rica, oggi, venduta agli angloamericani, la Cambogia, la terra in assoluta più bella del mondo, è come ritrovarsi ad un metro di distanza dal profumo di una terra incontaminata, di un viaggio che non potresti mai fare. L’Atlante De Agostini che non è la sola pubblicazione che rende possibile viaggiare pur stando seduti sul divano, apre i tuoi occhi al sogno. Non ha nulla a che vedere con le foto di un recente viaggio di nozze nello Yucatan. 478 foto di viaggio di nozze ammazzano il Messico, anche se avvicinano le persone alla conoscenza di altri popoli, elemento essenziale per poter trovare in questo Secondo Decennio del XXI Secolo, un modus operandi diverso rispetto a quello del Secolo infame, il Secolo della morte. Con l’Atlante De Agostini, cioè con la conoscenza degli altri popoli, di altri paesi, di altre foreste, di altri risorse, di altri animali, forse, si potrà ricostruire un mondo diverso, al centro del quale inserire l’uomo e la donna, i vecchi e i bambini, i diversamente orientati sessualmente, presenti anche nella vegetazione e nel regno “animale”. Non sono mai stato in Cambogia, in Costa Rica, in Birmania, ma, come giornalista, ho dovuto stilare una “Scheda paese”. Quando “parlavo” e “raccontavo” dei fiumi, delle acque, delle piante, delle cascate, delle liane, degli splendidi paesaggi, mi immergevo completamente in quella vegetazione, in quel “Paradiso terrestre” che fra poco diventerà come il Luna Park di Walt Disney. Lasciateci la natura incontaminata. Lasciateci la possibilità di poter “possedere”, anche sulla carta, sull’Atlante De Agostini, la natura che noi vogliamo, quella per la quale e senza la quale l’essere umano sarà ibernato nelle trasmissioni di Sky (l’Australia e gli Stati Uniti hanno vinto 60 anni fa la guerra e continuano a fare i loro porci comodi). L’Atlante De Agostini dovrebbe essere una materia per i conduttori televisivi. Come si può, nel 2010, dare la conduzione di un programma a un vecchio Maurizio Costanzo che sapeva appena le cose superficiali della Guerra Fredda? Costanzo venne fatto oggetto di una rappresaglia mafiosa italiana per le sue prese di posizioni insieme a Santoro. La Mafia, cioè l’arroganza dell’ignoranza, l’arroganza della forza bruta sull’intelligenza, sul sapere, sulle uccisioni, sul rifiuto di aderire ad una religione, se non quella del perdono (quella cattolica), con la globalizzazione è diventata sempre più forte. Per combattere la Mafia, in tutti i paesi del mondo, esiste solo una soluzione: convincere i cittadini del mondo a seguire i principi della Carta delle Nazioni Unite. Invece, Costanzo attacca indistintamente i cinesi, accusandoli di essere un popolo retrogrado, ritardato, mafioso. In Italia, il razzismo viene percepito solo in due forme: quello contro i neri e quello contro gli ebrei. Ma lo sa, Costanzo, che è razzismo anche infangare miliardi di cinesi con gli occhi a mandorla? Se ci fosse un voto pro capite contro i razzisti, al primo posto verrebbero i “razzisti contro i gialli”; quelli che vedono il pericolo per l’occidente dall’Asia (2 miliardi di persone); seguiti dai “razzisti contro i verdi”, gli islamici (1 miliardo e seicentomila persone); i “razzisti contro i giallorossi” i cattolici, i protestanti e gli ortodossi (1 miliardo di persone); i “razzisti contro i neri”, gli africani del Sahel, dell’Africa Centrale, del Sud Africa, degli Stati Uniti e dell’America Latina, poco più di 900 milioni di persone; i “razzisti contri i celesti”, gli indiani induisti (800 milioni di persone); i “razzisti contro gli arancioni”, i tibetani del Dalai Lama, quelli del Myanmar e delle altre “circostanti” (come i “bacini”), 100 milioni di persone; e i “razzisti bianchi”, l’unico colore che insieme al nero sono indifferenti ai raggi del Sole, gli ebrei (70 milioni di persone). I dati qui riportati sono solo oggetto di una mia presupposizione, non sono scientifici e non sono desunti dall’Atlante De Agostini. Sono una mia “stima”. Questo non significa che gli ebrei, essendo il popolo meno rappresentativo del mondo deve essere preso a calci dall’Iran e dagli altri paesi arabi che vogliono la sua cancellazione. L’Atlante De Agostini, insieme ai Rapporti della Banca Mondiale, rappresentano il massimo del sapere della convivenza civile in questo mondo in cui la globalizzazione rende sempre più stretti i rapporti tra gli esseri umani che, insieme, devono combattere la difesa di questo pianeta e il predominio della convivenza sugli atti di ostilità. Conoscere il mondo è un po’ conoscere se stessi.
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