19 marzo 2010

San Giuseppe, una piccola grande festa

19 marzo. San Giuseppe: a ‘vétar e i maccarùn ca a mijica
di Roberto Maurizio

Oggi, si celebra in molti paesi del Sud Italia, la Bassa Italia, San Giuseppe. Il padre putativo di Gesù Cristo, lo sposo della Madonna. La festività è ancora molto sentita nei paesi, mentre, oggi, a Roma, è il giorno prima della Manifestazione a San Giovanni del Pdl, e cinque giorni da quella del Pd allargato. I sentimenti degli italiani vengono calpestati da questa politica irruenta che non si ferma neanche di fronte a momenti importanti della tradizione cristiana e cattolica italiana. L’imbarbarimento è arrivato in Italia dopo il Concilio Vaticano II, dopo il ’68, dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo Mani pulite. L’Italia ha perso la bussola, dopo aver perso la guerra. Non è colpa degli italiani, né tantomeno della Chiesa che ha rincorso per un periodo i falsi miti del consumismo e dell’associazionismo cattocomunista. L’unico leader che, in qualche modo, risveglia una certa coscienza italiana, è Berlusconi, che non ha avuto nessun rivale dal 1994 in poi. La Chiesa è rimasta al palo e non ha saputo dare un riscontro, la sinistra non ha nemmeno alzato la testa, la destra pensa a “fare il futuro” senza pensare al presente, il centro si barrica dietro una croce che San Francesco non avrebbe mai voluto legare a Libertas. La Croce è già di per se Libertà e non ha bisogno di farisei che urlano per la sua difesa: la Croce si sa difendere da sola. Allora, cosa ci rimane? A ‘vétar e i maccarun ca a mijica (l’altare e i maccheroni con la mollica del pane). Auguri a tutti i padri e a mio padre: Giuseppe.

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