Antonio, Matteo, Davide, Roberto, Gian Domenico, Massimiliano
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
Ecco i nomi dei “Sei Grandi”
Tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); Primo Caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; Primo Caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); Sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli; Primo Caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto e Primo Caporal maggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno). Questi i nomi dei sei militari italiani morti a Kabul.
Tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); Primo Caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; Primo Caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); Sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli; Primo Caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto e Primo Caporal maggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno). Questi i nomi dei sei militari italiani morti a Kabul.
Anche la Svizzera tra le “Regioni” italiane
Quindi, le Regioni colpite dal lutto sono: Basilicata, Sardegna, Campania, Umbria, Puglia e anche Davide nato a Glarus, nel Cantone di una volta cattolicissima Glarona, con un cognome, però, che potrebbe avere radici che non vanno sopra la Linea Gotica. La Lega dovrebbe essere contenta. Nessun figlio della Padania è stato immolato alla difesa dell’Italia e della democrazia. Come non si vedono nomi di extracomunitari in questo stillicidio di morti. Negli Stati Uniti per essere cittadino Usa devi fare il militare. Qui, in Italia, basta aspettare una legge per le colf, che poi riconosceranno i loro ventenni, che non fanno i militari in Italia, che cantano, però, l’Inno, come dice Fini, solo quando vincono in qualche gioco strano, il cricket. Se vuoi essere italiano, devi saper giocare allo scopone scientifico, a tre sette, a briscola, devi avere non solo la soddisfazione di non pagare le tasse e di fare il comodo tuo, ma devi anche sacrificare, come fanno i nostri figli, la vita, non alla bandiera con un Inno da dimenticare, ma alla comunità che cerca uno spazio in questo mondo che, grazie alla lotta intestina fra le classi dirigenti al potere, ci rende sempre di più un paese in via di vomito continuo.
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