22 marzo 2009

Una cena coi fiocchi

Tutta colpa del punto vernale
di Roberto Maurizio


I calcoli di Sonia

La cena alunni insegnanti era stata preparata con cura. La scelta della data, in primo luogo: sabato 21 marzo, ingresso della primavera, a un mese di distanza dal 21 febbraio, Grande Raduno degli ex Verrazano al Palacavicchi. Anche il ristorante era all’altezza dell’evento: “La Locanda dei Girasoli” a Cecafumo, gestito da “disabili” molto abili nell’arte culinaria. I “ragazzi” e le “ragazze” della VC 1982-83 si sarebbero visti fin dal mattino per continuare, senza soluzione di continuità, fino a notte inoltrata del giorno dopo. Sulla carta, tutto sembrava perfetto. Cos’è mancato? Il tepore della Primavera. Un vento di tramontana ha “flagellato” Roma per tutta la giornata e la “nottata”. I calcoli di Sonia (l’organizzatrice che seppe a suo tempo prendere 10 in un compito in classe di Tecnica bancaria facendo quadrare tutti i conti) non avevano preso nella dovuta considerazione la precessione degli equinozi, cioè quel movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse. La precessione è anche responsabile del mutamento del giorno in cui cade l’equinozio di primavera, o punto vernale o punto gamma. La primavera nell’emisfero boreale, infatti, era entrata alle ore 12.47 del giorno prima, 20 marzo. Inoltre, sabato 21 marzo non si trova a un mese dal sabato 21 febbraio, per la famosa filastrocca “di ventotto ce n’è uno”.



9.395 giorni dopo



Insomma, la data sbagliata del “punto vernale”, perché i calcoli di Sonia si basavano più sul Calendario Maya che su quello Gregoriano, e la filastrocca stavano per rovinare la “Grande Festa Insegnanti e Alunni a.s. 1982-83, 9.395” (i giorni intercorsi dal 1° luglio 1983, inizio della Prima Prova degli Esami di Stato, al 21 marzo 2009). Invece, il “miracolo”. All’interno della “Locanda dei Girasoli” un calore insolito si alza tra gli odori dei fritti e il profumo dell’amicizia ritrovata.

L'appello

Alle ore 8.30 p.m. in punto, il Prof. Marco Venturini (Diritto e Scienza delle Finanze) inizia l’appello. Ad uno ad uno, si alzano i gli alunni rispondendo “presente”: Carta, Di Michele, Fiore, Fioretti, Frappi, Luca, Mauro, Messa, Mezzana, Pane, Restante, Romanella, Runza, Scipioni (assente giustificata), Stella, Taraschi, Tavoloni, Tinozzi, Tufariello. Dopo 26 anni, quasi un’intera classe si ritrova insieme agli insegnanti di un tempo, proprio “quelli delle materie professionali”!



La notte prima dell'esame e il Franchising



I brividi della “Notte prima degli esami” si sentono ancora sulla pelle degli alunni, ma anche su quella degli insegnanti: “è uscito il Franchising” e “che d’è”?. Negli anni ’80, al quinto anno dell’Istituto commerciale, c’erano due materie professionali in particolare, la Ragioneria (9 ore settimanali) e Tecnica Bancaria e commerciale (4 ore settimanali). In 13 ore settimanali occorreva studiare le banche, il commercio internazionale, i cambi, la borsa valori, il bilancio delle imprese industriali, il bilancio delle imprese pubbliche, il rendiconto finanziario, l’analisi di bilancio, i ratios, etc. Un’impresa quasi impossibile! Circa 2.000 pagine! Oggi, perlomeno, le due materie sono state fuse in una, Economia aziendale, con lo stesso numero di pagine di libro di testo e la stessa quantità degli argomenti da affrontare, ma con appena 9 ore settimanali: evviva il riformismo del Ministero della Pubblica Istruzione! E poi si chiedono come mai gli Istituti tecnici sono in estinzione. Insomma, il Franchising era un argomento, tra l’altro del quarto anno e non del quinto, poco noto anche in Italia. Erano i primi passi che questo tipo di contratto faceva nel nostro paese agli inizi degli anni ‘80, tant’è che tutta la materia giuridica ad esso inerente è stata perfezionata solo di recente con la legge 6 maggio del 2004.


Ma, ma, ma, Maurizio...

I ricordi si sovrappongono al volume della voce che sale di portata in portata. I ricordi ad alta voce. Non esistevano all’epoca i telefonini e gli insegnanti non potevano essere “immortalati” in posizioni “particolari”, però, lo spirito goliardico era fin troppo presente. Ad ogni professore e ogni professoressa venivano associate canzoni alle quali erano state preventivamente cambiate le parole. “Ma, ma, ma, Maurizio”… “E tu sei bello come mai… con la ragioneria sempre su…”. Le rimembranze lasciano il posto all’attualità “forse” più drammatica e “struggente”. Iniziano “i canti e i suoni” che, come è noto, in osteria e nelle locande, dopo un po’ di bicchieri diventano “schiamazzi e lazzi”. Il Prof. Maurizio, chitarra e canto, il Prof. Falanesca, fisarmonica, anni ’50 con tre tasti in meno, ma perfettamente funzionante, la fisarmonica! “La Società dei Magnaccioni” con l’immediata richiesta subito esaudita di “Portace un antro litro”, “Roma nun fa la stupida stasera”, tanghi, waltzer e mazurche.

My Way

Subito dopo, “My Way” in inglese e francese (Comme d’habitude) che non riescono a superare il muro del suono dei piatti, delle posate, delle chiacchiere e delle risate.

Yes, there were times,
I'm sure you knew
When I bit off more
than I could chew.
But through it all,
when there was doubt,
I ate it up and spit it out.
I faced it all and I stood tall;
and did it my way.

Mais comme d'habitude
Tu te deshabilleras
Tu te coucheras
On s'em brassera
On fera l'amour
On fera semblant
comme d'habitude.

Oro e Argiente





Dulcis in fundo, “Oro e Argiente”, una canzone dedicata a Emilia, intonata con un improbabile accento napoletano, finisce nella carta straccia i cui pezzi vengono però ricomposti dalla destinataria dei versi, i cui occhi brillano in un immenso e caldo sorriso, penetrano le profondità dell’oceano con una tenerezza estrema e risalgono verso la splendida luce della gioia di vivere. Tra l’ormai assopito frastuono allegro delle pietanze, si sente:
Surrient, Surrient, Surrient
Se so appicciate e stell
E l’ombra è lucent
Quist’aria accussì fina
Se fa trasparent
Te porta assai luntan
Te port into … o’ nient
Surrient, Surrient, Surrient,
E’ tramuntata a Luna
E i sciur so argiente
Po vico dint’o scur
Na voce se sent
Na voce ca suspir
E parla … co vient
A vita accumincia e fernesce
Na pena all’intrasatte t’accore e po’ pass
Ianca (bianca) come na vela
Chest’ombra cumpar
Ca ioca mmiezzo all’onne
E rire cu mare
L’ammore nun tene tramonto
È fuoco ca s’appiccia è luce a chist’uocchi
È forza dint’e vene
E o tiemp scumpare
Io vivo e so felice
E i sciuri so d’oro

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