11 marzo 2009

Gioia di Primavera

Gioia di Primavera
di Roberto Maurizio

Un rimedio contro l’accidia


A dieci giorni dall’ingresso della Primavera, le ultime nuvole stanno attraversando il cielo di Roma. Un inverno così duro non si vedeva da anni. Ma l’equinozio si avvicina a passi veloci e la notte si prepara a diventare la metà del giorno. La speranza di un cambiamento si fa sempre più consistente. Il primo a cambiare, sembra che sia proprio Facebook, quello che ha prodotto l’incantesimo di fare rincontrare decine e decine di studenti e insegnanti al Palacavicchi il 21 febbraio scorso. In effetti, Facebook, in piccolo, rappresenta la vita: dopo ogni secondo che passa il suo contenuto è diverso da quello di un istante prima, ma i temi e gli stilemi sono sempre gli stessi. I suoi messaggi si inseguono come i “corsi e ricorsi storici” di Gianbattista Vico. Ecco che alle due di notte ti appare una “nota” in testa al desktop della tua Home i cui tratti drammatici risaltano e si amplificano passando da una riga all’altra. La leggi tutt’in un fiato e ti ritrovi accasciato a terra, solo con te stesso. La notte cancella i ricordi. Molte ore dopo, cerchi d’istinto la “nota”. Ma dov’è? Allora inizi a scorrere il video e trovi: “a Matteo piace questo elemento”; Antonio e Angelo sono stati taggati in una foto, “Schifezze on the web”; Veronica e Donatella hanno cambiato “le foto del profilo”; Valentina e Antonella hanno pubblicato un link a un album, “Buono omaggio per 1 Vaffanculo gratis”; Alessandro ha caricato una foto dal cellulare; Katia è passata da una “relazione complicata” a “relazione aperta”; Caterina just signed the petition Save Seals: “Ban The Cruel Seals Trade”!; fino ad arrivare a, “Ho catturato anche Gesulinda”. Alla fine, ecco la “nota” che cercavi, la rileggi e ricadi di nuovo nel vuoto della disperazione. Che fare? Rispondere, ovviamente. Ma cosa? Già c’è tutto nella “nota”, sia le domande sia le risposte. Mentre cerchi una replica impossibile, ti arriva un’email. La scorri velocemente e rivedi il buio, la leggi è vedi il Sole, quello che sta facendo capolino sul mio balcone, dopo sei mesi di assenza. A proposito. Ho una rosa sul balcone. L’ho comprata l’anno scorso. Bella, splendente, rigogliosa, rossa con le spine acuminate. Dopo qualche giorno, iniziarono a seccare i boccioli e le foglie. Un male incurabile, apparentemente, la stava distruggendo. Perché stava morendo? Per vederla sempre più vigorosa e forte, le avevo fatto un trattamento “energetico” fuori dal normale: tanta acqua e tante “vitamine”. La pianta, la rosa, invece, voleva crescere “normalmente” e avere, contemporaneamente, quelle cure necessarie per sollevarla dai dolori della sua prigionia nel vaso. Quali i miei rimedi adottati? La cura, l’attenzione, la vigilanza e l’ascolto. A poco a poco, adesso, ad un passo dalla primavera, sta rinascendo a nuova vita. Questa introduzione per riaffermare il primato della vita sul nulla, sulle bolle speculative finanziarie, sul delirio dell’onnipotenza dell’immanenza. Due sono i principali mali che affliggono l’umanità e che rovinano la nostra esistenza. L’onnipotenza dell’interventismo ad ogni costo, che produce danni però riparabili e l’accidia, cioè l’indolenza, la mancanza di cura (akédion) che uccide lentamente e inesorabilmente. Contro l’accidia, potrebbe nascere una nuova Onlus (Organizzazione non governativa senza scopo di lucro), la “Kédion”, che contiene in sé i germogli del dinamismo, del vigore, della grinta, della solerzia, dello zelo presenti solo nelle persone in cui predomina l’affetto, la solidarietà, la stima, la gentilezza. Un’alleanza dettata solamente dalla capacità di fare veramente il bene degli altri e di se stesso (che è la stessa cosa). Per raggiungere questo scopo, pubblichiamo, qui di seguito, due articoli di due donne (per me solo ragazze) che hanno in comune la loro appartenenza alla stessa scuola (l’Itc “Giovanni Da Verrazano” di Roma) e un modo diverso dal nostro di vedere la vita.

Per fortuna ho il cancro
di Emilia Messa

E' successo tutto nel giro di poche ore: un controllo fatto come tanti, all'insegna della prevenzione, una visita veloce affrontata a cuor leggero....ed improvvisamente il medico che ti dice va tutto bene ma dobbiamo approfondire. "Ago aspirato" seduta stante, un'ora d'attesa poi subito dal chirurgo: dobbiamo operare con urgenza signora lei ha un cancro!!!! Nel giro di pochi giorni ricovero, intervento, esame istologico, esito: ci dispiace è il più aggressivo che c'è. "Chemioterapia" la chiamano la terapia poco intelligente perché va a colpire tutto buono e cattivo, con effetti collaterali devastanti. Ok sono pronta, si fa presto a dire sono pronta, ma tanto non posso mica tirarmi indietro....Ti fermi e ti guardi intorno, hai vicino tante persone che ti vogliono bene, a cui tu vuoi bene.....ma non capiscono!!! E come potrebbero....cominci a sentirti dire tante di quelle stupidaggini che ti fanno infuriare; e cominci a crearti il vuoto intorno. Loro vorrebbero sostenerti, non ci riescono, sono più spaventate di te....ti dicono non fasciarti la testa prima di rompertela (me la sono sentita ripetere un miliardo di volte). Cavolo la mia testa si è già rotta, il fatto è che ogni volta che cerco di fasciarmela la fascia si srotola e devo cominciare tutto da capo. E continuano: non sei mica l'unica ad avere questo male, ci sono miliardi di persone che riescono a vivere normalmente. Già normalmente, mentre una flebo ti inietta un veleno dal colore rosso, che oltre a farti cadere completamente i capelli, sopraciglia ecc., ti indebolisce a tal punto che hai bisogno "dell'accompagno". Ma va comunque tutto bene non fare l'esagerata.....e tu ti infuri ancora di più! Cominci a trattare male tutti quelli ami, non li vuoi vicino a te, loro continuano a non capire, ma cavolo stanno male e non sanno come starti vicino. Sei sempre stata forte e la tua forza ha sostenuto loro quando ne hanno avuto bisogno e ora loro si sentono inadeguati, impotenti..... A fatica cerchi un equilibrio, forse precario, ma lo trovi e lo fai tuo. Cominci a ridere di nuovo a fare progetti e a sperare che presto finirà.....Ma basta una sola parola fuori posto a farti infuriare di nuovo e sei li pronta a ferire ancora la persona che l'ha detta, anche se si tratta di tua madre, o della tua migliore amica. Mi fermo di nuovo e stavolta mi guardo allo specchio e finalmente la visione è chiara : riflessa vedo una persona molto fortunata....sembrerebbe un paradosso ma è la pura verità.

Si è vero devo combattere il cancro, ma che fortuna ad averlo io. Che fortuna non avere una persona cara che sta combattendo una cosa così grande e non poter far nulla per aiutarla. Perché per quanto io stia affrontando un brutto momento, ritengo sia davvero terribile sentirsi impotenti e non riuscire a sostenere la persona che ami.....ed è crudele tagliarla fuori.
So esattamente ciò che sono in grado di affrontare e so che lo farò alla grande e che vincerò, ma tu che mi siedi accanto non lo puoi sapere.....e questa cosa ti sconvolge!!!! Si, che fortuna: "io ho il cancro".


Un viaggio dentro il dolore
di Silvia Alonzi

Circa due anni fa, dopo vari mesi vissuti con il mio mal di pancia, sono andata d'urgenza al pronto soccorso credendo che fosse un attacco di appendicite, anche il chirurgo me lo aveva confermato ed io con grande gioia volevo affrontare l'intervento così avrei risolto tutti i miei mali. Non fu così, perché la mattina successiva, visto che erano passati i "dolori addominali" i medici hanno ritenuto opportuno fare altri accertamenti perché non erano pienamente convinti della diagnosi. La mattina stessa dopo mille invasioni sul mio corpo già molto fragile mi hanno fatto una diagnosi che mai avrei immaginato "morbo di Crohn", a me. Io che credevo di essere onnipotente, visto che e avevo 30 anni e un miliardo di progetti da raggiungere! Così dopo le prime cure che non davano effetto e mille altre analisi che non dico i medici hanno detto "dobbiamo fare l'intervento, dobbiamo tagliare la parte malata". E così è stato.
Ma da un intervento sono passata a subirne tre nel giro di sette giorni scampando da una gravissima emorragia e ritrovandomi con un sacchetto appiccicato alla mia pancia. Qui è iniziato il mio viaggio verso la conoscenza del dolore fisico e "dell'anima" perché ho dovuto affrontare altre mille complicanze quali la setticemia diffusa, la perdita di peso (ero arrivata a pesare 35 chili!) e ho dovuto soprattutto guardarmi dentro per andare a trovare la forza per affrontare tutto questo e soprattutto trovare dentro di me la voglia e la forza di vivere. In questa fase della mia vita tutto si è stravolto, dal mio corpo alla mia anima, la mia vita ha cominciato un nuovo percorso e tutto quello che è c'è stato prima è stato tagliato come la parte del mio intestino. Ogni giorno, ho dovuto inventare una vita diversa fatta di piccole cose e ho imparato di nuovo a godere del sorriso di un bambino e del Sole che sorge per illuminarmi la giornata. Dopo quattro mesi e mezzo ho dovuto subire un nuovo intervento per "rimettere" a posto il mio intestino e salutare definitivamente il mio sacchetto diventato compagno di vita, con tutte la paure di dover affrontare un nuovo intervento chirurgico e tutti i dolori che ne conseguivano.....
Tutto andò, finalmente, per il verso giusto ed io ora vivo con la consapevolezza di avere una malattia cronica che è silente dentro di me e che da un giorno all'altro potrebbe “parlare di nuovo”. Vivo con delle limitazioni alimentari e una terapia da seguire e tutti i vari controlli periodici. La cosa più importante è che ora finalmente vivo. Vivo in tutti i sensi ... vivo per godere di ogni momento che mi viene regalato, vivo per dare speranza a chi non ne ha più, e finalmente tutto quello che faccio non è finalizzato solamente a soddisfare il mio egoismo ma a farmi stare bene e in pace con me stessa. Questa patologia, purtroppo, è in aumento soprattutto tra i giovani.
Le foto (ad eccezione della prima) sono di Roberto Maurizio

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