3 marzo 2009

Salviamo Holunder

Salviamo Holunder, il sambuco cocciuto
di Roberto Maurizio
foto di Roberto Maurizio
La storia di Holunder è la storia del Verrazano. Appena costruito, l'edificio della scuola, che avrebbe fatto in seguito incetta di migliaia e migliaia di giovani brillanti, aveva buttato le sue fondamenta sul "sacro" suolo di Cinecittà. Insieme all'edificio era nato Holunder, un sambuco, (quello che si vede, nella foto, durante la sua massima fase espansiva). Contro questo sambuco, per anni, si sono levati gli strali degli igienisti a tutti i costi. La pianta danneggia l'edificio, per cui va rasa al suolo. Così, alla fine di agosto, prima dell'inizio delle lezioni, Holunder veniva reciso. Il sambuco però, che secondo la tassonomia Linneana, fa parte del Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Famiglia Caprifoliacee, Genere Sambucus, è "duro a morire", un po' come l'oleandro . Il sambuco, inoltre, non gode di buona fama: è velenoso ed è inclinato su un lato. Insomma, non è l'orchidea. Molte cose più velonose e più inclinate del sambuco esistono in natura, tralasciando il genere umano. Alla fine di ogni inverno, però, questa piccola pianticella torna alla luce e cresce aggrappandosi al muro di cinta dell’Istituto. Inosservata, inizialmente, si sviluppa lentamente, indisturbata. Poi, raggiunta una certa altezza, viene nuovamente recisa con violenza, estirpata, sradicata. Ma Holunder, come per incanto, ogni rispunta dal cemento. Quest’alberello, insomma, vuole crescere proprio lì, accanto agli studenti, vicino ai giovani. Potrebbe benissimo scegliersi un altro posto. No, scelgie proprio quel sito, è un vero e proprio cocciuto. Ma che problema arreca il povero sambuco? Perché tanto accanimento contro una pianta che, al di là delle solite calunnie ancestrali, non fa male a nessuno, anzi, riempie quella orrenda parete anni ’60 rosa mattone con un elegante verde “tollerante”? Niente da fare. La decisione è irremovibile: il sambuco deve morire, scomparire dalla faccia della terra! Invece, no. Poco tempo dopo la sua decapitazione, sempre alla chetichella, Holunder cocciutamente risorge. Holunder, in tedesco designa il sambuco e significa “albero di Holda”, una fata del folklore germanico medioevale, raffigurata come una giovane donna benigna dai lunghi capelli d’oro, che abitava tra i sambuchi che si trovavano nei pressi delle acque di fiumi e laghi. I contadini tedeschi rispettavano a tal punto il sambuco che, incontrandolo per i campi, si levavano il cappello. Non osavano sradicarlo e, se i ragazzi volevano tagliarne un ramo, si inginocchiavano davanti alla pianta con le mani giunte pregando: “Frau Holda, dammi un poco del tuo legno e io, quando crescerò, ti darò qualcosa di mio”. Dal Medioevo ci separano secoli e secoli di scoperte scientifiche e tecnologiche, di progresso economico e civile. Quindi, non si chiede di tornare indietro verso quei “tempi bui”, dove quegli incivili avevano l’ardire di rispettare le piante, di levarsi il cappello a loro cospetto, ma, di utilizzare solo il buon senso: lasciar vivere un alberello non è poi una cosa così difficile! L’unica consolazione che resta alla fine di questo racconto è che, nonostante tutta la cattiveria dell’uomo, Holunder il cocciuto risorgerà e insieme a lui rinascerà il Verrazano.

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