26 giugno 2009

Giornalismo e media partecipativi

Il "giornalafio", le trombe e i tromboni
di Roberto Maurizio

La Brunettopoli


Non ho partecipato al “grande evento”, “Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti e prospettive”, promosso dalla Fnsi (Federazione della Stampa Italiana), in Corso Vittorio Emanuele II, 349, Sala Walter Tobagi, secondo piano, interno 5, con l’ascensore vecchio stile, quasi rotto, il 23 giugno 2009, dalle ore 9.30 alle 17.00 ed oltre. Un incontro, le cui tematiche sono state addirittura prese come argomento dell’Esame di Stato 2009 dalla Gelmini, o meglio da quelli che da 60 anni ci rompono le palle con i temi di italiano, latino, greco, matematica, economia aziendale. In Italia, se non l’avete capito, non comanda Berlusconi o Veltroni, la Gelmini o Berlinguer. Comandano i burocrati che uccideranno anche Brunetta. Manca poco.


I grandi “testati”
Non ho partecipato all’incontro, perché l’ho saputo all’ultimo momento da Radio Radicale, l’unica radio veramente libera in Italia, forse, nell’etere intasato di “arsenio e vecchi merletti”. Non ho partecipato all’incontro della Fnsi, anche perché avevo la mia “arma” in convalescenza: la mia inseparabile Nikon D80, non in condizioni ideali per poter svolgere il suo incommensurabile lavoro. Volevo dare un mio contributo per sottolineare l’importanza della libertà di stampa attraverso Internet. Non ci sono riuscito, mentre rimane intatto il potere della stampa scritta e televisiva che fa il bello e il cattivo tempo, quella che ti illude e non ti fa fare un passo avanti se non sei un “affiliato”, un “giornalafio”. Come esistono le mafie in Italia, esistono i “giornalafi”, i giornalisti delle mafie. Chi sono questi “giornalafi”? I giornalisti che appollaiati sui tetti di Trastevere, pagati dai migliori offerenti, aspettano che il cadavere prima o poi passi in una delle lingue dell’Isola Tiberina. Questo giornalismo strabico esistente in Italia, soprattutto a Roma, si coniuga perfettamente con quello della “Stampa estera”, meno venduti, ma molto più piaciuti. Vuoi mettere il New York Times, il Financial Times, Le Monde e El Pays? La “gente”, soprattutto i politici, confondono le testate con i “testati”. I “testati” sono delle persone normali che, come un ingegnere dovrebbero collaudare un ponte o una casa, come un commercialista che dovrebbe valutare il bilancio di una società. Solo perché scrivono, per grazia ricevuta, per El Pays, diventano dei “mostri sacri”. Sono “testati”: o fai quello che ti dico o non lavori. Purtroppo questa frase non viene neanche pronunciata. All’editore basta che fai quello che vuoi purché sia quello che vuole lui, e i “giornalafi” sono peggiori degli editori, perché credono profondamente nelle stronzate che scrivono.

Youtube, il burka e il “burkino”
La “professione” di giornalista viene oggi messa in discussione da Internet. Il caso dell’Iran farà storia. Cacciati i giornalisti “rompipalle”, come le nostre inviate che ad ogni piè sospinto, attaccavano a testa bassa il “regime”, schierandosi a favore dei “riformisti”, la gente iraniana, senza nulla pretendere, facendo risparmiare milioni ai contribuenti occidentali con le loro televisioni pubbliche pagate a suon di miliardi, ha prodotto servizi insuperabili dal punta di vista della cronaca. La morte della ragazza iraniana, Neda, è stata ripresa da un telefonino (300 euro) e inviato su Youtube, gratis, ed ha fatto il giro del mondo. Ecco il costo della cronaca, ecco come possiamo fare a meno delle tante facce della Rai con il “burkino” a 100.000 euro al giorno!

Chi sbaglia paga!



Se un giornalista viene inviato in una località "difficile", non può andare con le idee preconfezionate. Un giornalista non deve parteggiare, per forza, per una delle parti in causa, a meno che non sia stato inviato da un giornale di partito apertamente schieratosi per il vincente o per il perdente (di solito i giornalisti italiani, per vocazione, si schierano per la parte sbagliata). Se un giornalista della Rai, pagato dagli italiani, fa il tifo apertamente per l’opposizione o per il Governo negli Usa, in Costa D’Avorio, in Iran, sbaglia e dovrebbe pagare. Un giornalista professionista dovrebbe raccontare quello che vede per far capire agli altri, che sono lontani che l'hanno pagato per ricevere un "servizio". Il "servizio" il giornalista professionista te lo fa immediatamente. Se ne frega di te e della realtà, racconta quello che vede nel suo cervello ancorato ad un preciso momento storico. Non sa che la Storia, con la S maiuscola, è qualcosa di diverso: è più asettica e più vicino alla vera realtà.

Gli Usa e l'Africa "primi" nella Confederations Cup

I giornalisti Rai delle partite di calcio internazionale non si pongono il problema che nel loro commento vengano evidenziati favoreggiamenti per uno o per l’altro paese, che a sua volta è composto da cittadini che possono sentire i suoi commenti "squilibrati”, in tutti i sensi. Se stiamo assistendo ad una partita di calcio, il "telecronista" dovrebbe commentare quello che avviene durante l'incontro. Invece no. Siccome il giornalista è quello che sa di tutto e di più, ti spiega perché Kakà abbia tre fidanzate, di cui una vedova il cui marito è cognato di Figo che nel frattempo è passato da Deportivo al Non Sportivo, dal Portocannone al Cerignola. Tutto ciò per nascondere la "nullità" dei "telecronisti" che molto spesso non riescono nemmeno a distinguere il giocatore che tira il rigore. Nulla di più banale commentare una partita di calcio. Nulla di più banale assistere alle votazioni in Iran. Invece, questi “energumeni” riescono a prendere parte di una squadra invece dell’altra. Ad ognuno il suo mestiere, come diceva Montesquieu.

Saltare la cavallina

I giornalisti non devono fare i politici. Devono fare il loro mestiere. Se poi, come i magistrati vogliono "saltare la cavallina", sono fatti loro. A De Magistris e a Santoro piace "saltare la cavallina". "Che la saltino", direbbe Fantozzi, basta che dopo non si ergano a tutori della "morale cattovaloristacomunistaqualunquistafemministaantitrombistanoemistaveronistanticubista". Questi “personaggi” che vengono pagati a “suon con milioni” devono essere allontanati dalla scena pubblica. Non devono lavorare più. E’ di moda l’intransigenza contro gli alunni che non meritano e vengono bocciati. Bene. Che sia così. Ma devono essere bocciati anche gli insegnanti e i giornalisti che non riescono a fare il proprio lavoro, come i politici. Se un partito prende una batosta elettorale, il “capo” deve dimettersi. Veltroni, un signore, l’ha fatto. Franceschini resta a galla solo perché chi ha vinto non ha stravinto e chi ha perso non ha straperso. Il Franco tedeschino ha anche il coraggio di presentarsi come prossimo leader del Pd.

Come si scrive yaucgt, yoght, iot, yaght, d'alema


Sotto l'ombrellone, quest'estate, non ci sarà tempo di annoiarsi. Pochi anni fa, all'apparire di una "grande barca" (si fa per dire) al largo di Procida o nel porto di Bari o sulle belle terre del Salento, una volta sotto l'ala protettiva della grande civiltà Turca, oggi imbarbarita dagli "scazzi e i controscazzi", lacerata da una criminalità che sarebbe stata annientata dal Turcomanno, si gridava da spiaggia a spiaggia è Massimo con il suo yacht (scommetto un milione di euri che nessun comunista vecchio tipo sa come si scrive l'imbarcazione del suo leader, probabilemente a corto di cartucce per le giovincelle). Oggi, tempo permettendo, sotto l'ombrellone si parla di Noemi e di Veronica. Di una giovane e di una vecchia. Ovviamente le vecchie sono molte più delle giovani, a tutt'altro giustamente affaccendate. Ma queste vecchiette da quattro soldi, afflitte dalla dentiera, che non sono nemmeno andate a votare al Referendum, si permettono di sputare e di dare la loro "opinione" confermata dalla "Sacra Famiglia", pardon, "Famiglia cristiana".

Un ordine sotto naftalina

Mentre arranca la dinamica della dialettica tra un sedia a sdraio e una sedia a rotelle, l'Italia cresce nella sua ignoranza. Per tre mesi, come da calandario, tutti i problemi reali sono annullati. Gli ospedali, la scuola, la sicurezza, gli extracomunitari, sono messi sotto naftalina. Resta sempre latente il rischio di un colpo di Stato, o un colpo alle autovetture Escort. Un déja vu, che fa il solletico ai primari del San Camillo. Ecco, allora che arriva l'Ordine dei giornalisti. Un Ordine fortemente in crisi da 30 anni, un Ordine che non ordina non comanda non decide non fa un accidenti di nulla. L'Ordine, così com'è, serve solo a mantenere un struttura burocratica che crede di comandare come il due di coppe quando regna bastoni. Chi comanda in Italia è la “casta” più forte e impenetrabile esistente.

Pastore tedesco sì, giornalista no

Se vuoi diventare Papa, lo puoi fare. Se vuoi diventare Presidente degli Stati Uniti, lo puoi fare. Se vuoi diventare giornalista devi venderti l’anima al diavolo. Ma chi è questo diavolo? Il Giornale, La Repubblica, Il Manifesto, L’Unità (la decina e le centinaia!), La Rai (già tutta lottizzata da più di mezzo secolo)? E’ la fortuna, un 23, avere un culo già preparato per ogni evenienza. Che schifo di Italia basata sui centimetri di culo che hai da mettere a disposizione per raggiungere gli obiettivi di merda. Esistono siti contro la violenza alle donne, esistono siti contro la pedofilia, esistono siti contro l'uccisione delle balene, contro l'estinzione della foca monaca. A quando i siti per la sopravvivenza della dignità umana? Fino a quando dovremo sopportare di essere calpestati e di non essere considerati uomini? La morte di Michael Jackson ci riempe di dolore. Fintanto che la cosiddetta civiltà, esaltata dalla Sette, da Rai 3, dagli intellettuali di sinistra, non farà un passo avanti verso la conoscenza reale di questo mondo così complesso, non ci resteranno altro che Viva Marx, Lenin e Mao Tze Tung, Viva Che Guevara, Viva Chavez, Viva Calderoli, Viva Pannella, Viva Fini, Viva Ahmadinejad, Viva la libertà!

La piattaforma operativa
Nel corso dell'incontro "Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive’’ presso la Fnsi, Sala Tobagi, il Presidente della Fnsi, Roberto Natale ha lanciato l’ipotesi di una piattaforma operativa tesa a incrementare visibilità, partecipazione e qualità dei citizen media nel nostro paese. Prevedere la possibilità di sostegni e finanziamenti pubblici, nel quadro di una riforma radicale della Legge sull’editoria, anche per le esperienze più innovative di giornalismo partecipativo. Roberto Natale non ha escluso che questa ipotesi possa essere proposta dalla Fnsi in occasione degli Stati generali dell’editoria, che il Governo aveva tempo fa annunciato di voler convocare, sulla scia di quanto avvenuto in Francia. Nel corso del dibattito, interamente registrato da Radio Radicale, oltre ai problemi e alle prospettive dei vari siti protagonisti dell’ incontro, si è cominciato a discutere anche della possibilità di avviare un percorso che permetta di mettere idee ed energie in comune per una sorta di piattaforma operativa condivisa tesa a incrementare visibilità, partecipazione, qualità dei media partecipativi anche in Italia. Un’ ampia sintesi della discussione è stata pubblicata da FaiNotizia, una delle esperienze al centro dell’ incontro, mentre su coveritlive.com è possibile ricostruire l’andamento dei lavori con le sintesi di tutti gli interventi.

Giornalismo partecipativo
L’incontro, che ha visto la partecipazione molto attiva di Beranrdo Parella e del Lsdi, è stato molto interessante e stimolante. Sono stati messi in luce esperimenti di giornalismo partecipativo molto affascinanti e ancora poco noti. L'intervento iniziale di Andrea Vianello ha dato il là, spiegando come per i media tradizionali, e in particolare per trasmissioni come “Mi manda Rai 3”, le informazioni fornite dai blog sono spesso utilissime per cercare conferme, trovare testimonianze, possibili ospiti in studio addirittura.

La chiesa di Chiesa
A mettere un po' di pepe al dibattito ci ha pensato Giulietto Chiesa, che ha promosso la sua iniziativa di "Tv dal basso" (anche se a volte sembra che questi progetti chiamino "dal basso" soltanto chi propone idee ideologicamente affini al loro pensiero, nota del cronista di Radio Radicale). Chiesa voleva che dall'incontro uscisse fuori una "linea" che con il suo intervento voleva influenzare. Ma al di là della mentalità sovietica, sempre secondo il cronista di Radio Radicale, la sua provocazione era assolutamente centrata e riassumibile con una frase suggestiva: "se non affrontiamo la questione della politica dell'informazione che vogliamo, rischiamo di essere individualmente liberi e collettivamente sconfitti". Giulietto ha ricordato la ricerca recente del Censis, da cui risulta che soltanto il 2% di elettori ha usato i siti dei partiti, blog e forum (cioè i canali di informazione non tradizionali) per informarsi sulla campagna elettorale. “Crediamo di essere all'avanguardia della comunicazione, ha ammonito Chiesa, mentre invece siamo la retroguardia di un panorama informativo che sempre più è di tipo visivo, in cui lo schermo diventa pervasivo, si sposta nei taschini della giacca in comodi iphone, relegando la comunicazione scritta a un prodotto residuale”.

La Tv ecclesiale
“Da radicale, ha commentato il giornalista della testata di Pannella, appartengo a un partito che si batte da decenni per cambiare il sistema dell'informazione di massa, senza accettare di essere rinchiuso nel ghetto della cosiddetta controinformazione o dei trafiletti”. “L'impostazione tutta politica di Chiesa, ha continuato il giornalista di Radio Radicale, non può che toccare delle corde simili”. “Certo non credo che una tv gestita da Chiesa sia la soluzione, ma il problema politico resta: su un bacino di circa 3.000 utenti quotidiani del suo sito, Chiesa ha raccolto 5.000 disponibilità a finanziare con 100 euro il progetto della tv alternativa - su web, satellite e digitale terreste - Pandora).

Solo il visibile è credibile
Certo i media tradizionali non sono più credibili, è stato ribadito nel corso del dibattito in Sala Tobagi della Fnsi. Solo "chi è visibile è credibile", soprattutto in Italia.


Slashdot
Francesco Piccinini ha presentato Agoravox, la versione italiana del giornale partecipativo francese, caratterizzato da un sistema di moderazione dei contributi inviati dagli utenti effettuato dagli utenti stessi (modello slashdot si chiamava una volta). Dare voce a chi è abbandonato dall'informazione ufficiale, questo già è un obiettivo che giustifica un'operazione come AgoraVox, e risponde in parte a chi sosteneva che senza visibilità tutto questo parlare di informazione partecipativa serve a poco.


Non poteva mancare il Master
Gennaro Carotenuto ha presentato il Master di secondo livello in giornalismo partecipativo con 17 studenti di Macerata, riservato solo a chi ha una laurea del vecchio ordinamento, o ha già conseguito una prima laurea specialistica del nuovo. Carotenuto, oltre ad essere un blogger è anche professore, e sta per pubblicare un suo libro sull’argomento.


YouReporter
Interessantissima è stata la presentazione di YouReporter, un sito di video e di immagini generati dagli utenti per documentare fatti “notiziabili”, impossibili da ritrarre per i media tradizionale, che non potranno mai avere la presenza capillare e la reattività di centinaia di utenti connessi in rete. Servizi ripresi spesso dai telegiornali, con unico requisito la “citazione della fonte”, che ha portato il sito, che è gestito da sole due persone, a una crescita esponenziale, crescita anche di consumo di banda e risorse hardware, cosa che ha comportato investimenti non da poco per una realtà autogestita (un problema che ricorre per quasi tutti i progetti presentati). YouReporter è forse l'unico progetto presentato il cui obiettivo è quello di fornire contenuti generati dagli utenti ai media tradizionali. Un obiettivo ambizioso, che in pochi riescono a soddisfare, e su cui stanno avendo i primi risultati.


Il territorio
Gli altri progetti presentati alla Fnsi hanno riguardato i siti di giornalismo partecipativo legati al territorio. "Il legame con il territorio ha un impatto sociale molto forte", ha sostenuto Alessio Neri di LiberaReggio. Gli interventi dei responsabili di siti “territoriali” sono stati i più vivaci dell’intero incontro di Sala Tobagi, quelli che sono più a contatto con la realtà sociale.


Me lo macchi?
A gettare un ponte fuori dal virtuale è stato l’intervento di Caffè News Magazine, che si ispira al periodico illuminista di Pietro Verri "Il Caffè". Nato come evoluzione di un blog personale, la sua missione è "Rotolando verso Sud". I suoi lettori e principali collaboratori sono meridionali emigrati al Nord Italia o addirittura all'estero, che trovano nella versione digitale del caffè letterario uno strumento di informazione sui fatti locali solitamente trascurati dai media. E sono gli stessi media tradizionali ad usarlo, tanto che Paolo Esposito ha raccontato di essere stato contattato dal Tg3, Annozero (per scovare dove sono i depositi di rifiuti tossici nel casertano), la trasmissione Exit di La7 (per trovare contatti nella zona di Volturno), e addirittura citati dal New York Times.


Uno spazio di rispetto
Poi è stata la volta di Crossing Tv, un progetto davvero molto interessante, curato nei minimi dettagli nella presentazione e nell'immagine, non per privilegiare le apparenze, ma per permettere ai ragazzi, molti dei quali stranieri, di rivendicare un loro spazio di rispetto. Giovani immigrati che avevano cambiato il loro nome assumendone uno italiano, sono tornati ad usare la loro identità come orgoglio, perché, come ha raccontato la film maker Silvia Storelli, a capo del progetto, ora sono diventati quelli “fighi” che fanno la tv su Internet. Non hanno sede, pochi fondi di bandi pubblici, ma la professionalità di Silvia, l'entusiasmo dei ragazzi che ha raccolto in questo vera e propria scuola di produzione audiovisiva, e l'aver individuato, per caso, anche il "target giusto". I giovani immigrati, una fascia che, ha scoperto Silvia, è molto appetibile per le società di comunicazione. Tanto che un progetto nato con finalità sociali sembra poter beneficiare dell'interesse commerciale di agenzie che studiano questa particolare fascia di età della popolazione immigrata.


Là c’è Marino
Altro sito molto legato al territorio, iperlocale si dice in gergo, Castelli News, sito che copre il territorio dei Castelli romani, tra le 1.000 e le 1.500 visite al giorno, un risultato non malvagio. Le fonti di informazione sono gli utenti e i comitati locali, in secondo luogo le pubbliche amministrazioni. Si sostengono venendo servizi di ufficio stampa, con l'esperienza accumulata gestendo il sito. Un segnale importante questo che proviene dal web locale, perché va a coprire territori, geografici e informativi, dove è assente l'informazione tradizionale. Il problema principale con cui si scontrano è la scarsa alfabetizzazione digitale.

L’università, le trombe e i tromboni
Infine, The Populi, sito molto ben fatto, nato da poco, animato da un gruppo di giovani universitari presenti in massa al dibattito. Finito il dibattito si è proseguito discutendo di possibili forme di collaborazione, un modo indiretto per affrontare la questione dell'impatto posta da Giulietto Chiesa. Una coda di discussione interessante, che spero possa avere un seguito che sicuramente ci sarà solo se saranno buttati fuori le trombe e i tromboni. Quelli che credono che con Internet si possa raggiungere il cielo, quelli che credono di risolvere tutti i problemi soltanto con il mouse. Dietro alla tecnologia deve esistere un’anima, la convinzione che la tutto deve essere in funzione dello sviluppo umano e del primato dell’uomo e della donna nell’universo.

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