5 giugno 2009

Obama, il discorso di Al Ahzar, l'astensione alle europee

Astensionismo all’europee. Con Obama non ci sarebbe astensione
di Roberto Maurizio

Il discorso di Al Ahzar
Non esistono in Europa, né tantomeno in Italia, politici con lo spessore del Presidente degli Stati Uniti, Barak Hussein Obama. L’astensione di sinistra nel nostro paese alle elezioni europee del 6 e 7 giugno (cioè sabato e domenica), fin qui prevista da questo blog, non ci sarebbe in Italia se ci fossero stati candidati come il Capo della Casa bianca, che parla a braccio per ore e ore senza “foglietti”, senza fare annoiare e dicendo cose concrete che possono comprendere tutti, forse anche Al Qaeda. Il discorso di Obama che ha tenuto il 4 giugno presso la prestigiosa università egiziana di Al Ahzar, rimarrà uno dei punti di svolta della politica internazionale, sarà ricordato in futuro come un evento storico. Ma, il discorso di Al Ahzar segna una netta separazione tra l’originale “Yes, We Can” di Obama con la brutta imitazione veltroniana, tra chi conia slogan che fa seguire dai fatti e chi imita solo il conio.

Salaam
«Grazie. Grazie mille. Salaam. Pace». Già dalle prime parole del suo discorso all’università Al Ahzar, Barack Obama, ha fatto capire il senso dello storico discorso pronunciato a tutto il mondo musulmano. Nelle poltrone dell’aula magna di questa antichissima università egiziana erano sedute persino esponenti dei Fratelli Musulmani e tante altre anime della galassia islamica. Di fronte ai teleschermi di mezzo mondo, Obama si è rivolto direttamente a oltre un miliardo di fedeli musulmani che l’hanno seguito in diretta.
I 10 “comandamenti” di Obama
Andiamo per punti. Cosa ha sostenuto Obama nel corso del suo discorso all’Università del Cairo, il 4 giugno 2008? Abbiamo scelto 10 dieci punti dal suo lungo discorso, tenuto a braccio, per più di mezz’ora.

1. Il disegno di Dio
Dopo aver citando brani del Corano, del Talmud e della Bibbia, ha affermato «tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. È questo il disegno di Dio».
2. Due paesi, due Stati
Tenendo ben fermi «i forti legami degli Stati Uniti con Israele», un legame che Obama definisce «indistruttibile» almeno quanto «l'aspirazione ad una patria per gli ebrei è radicata in una storia tragica che nessuno può negare», al tempo stesso è «innegabile che il popolo palestinese abbia sofferto nella ricerca di una patria». Parole chiare, quelle che il Presidente degli Stati Uniti ha usato per esprimere la propria linea su questa materia. «La situazione della gente palestinese è intollerabile – ha affermato – e l'America non girerà le spalle alla legittima aspirazione palestinese alla dignità, a ciò che è opportuno e ad uno stato proprio. L'unica soluzione è che l'aspirazione di entrambe le parti sia realizzata attraverso due Stati, dove israeliani e palestinesi possano vivere in pace e sicurezza». Un fatto, questo, «nell’interesse di Israele, della Palestina, dell’America e del mondo». Rivolgendosi poi direttamente ad Hamas, l’inquilino della Casa Bianca ha chiesto al partito islamico di «riconoscere gli accordi passati ed il diritto di Israele ad esistere». Mentre al paese ebraico : «Israele deve rispettare l'obbligo di permettere ai palestinesi di vivere, lavorare e sviluppare la propria società». Il Presidente ha, dunque, parlato della necessità di superare la questione israeliana - palestinese con la creazione di due Stati sovrani e indipendenti e di porre fine alla violenza del conflitto mediorientale. Israele, ha detto il capo della Casa Bianca, deve accettare l'esistenza di uno Stato palestinese e, viceversa, Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele. «Ci sono già state troppe lacrime»: Gerusalemme deve interrompere la politica degli insediamenti e non calpestare la vita dei profughi nelle zone occupate dall'esercito israeliano. Ha esortato, anche, i palestinesi ad interrompere da subito la violenza: «Lanciare razzi che uccidono bambini che dormono o donne che salgono su un autobus non è segno di potere». Tutti noi, ha ribadito Obama, dobbiamo lavorare per il giorno in cui Gerusalemme «sarà il luogo dove tutti i figli di Abramo potranno mescolarsi in pace».

3. Il nuovo inizio Occidente-Islam
Il Presidente Obama ha gettato le basi per quello che lui stesso ha definito un «nuovo inizio» nei rapporti tra l'Occidente e il Mondo islamico. «Sono qui per cercare un nuovo inizio. Dobbiamo fare uno sforzo per rispettarci a vicenda. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci a vicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamo provarci».
4. Spiragli verso Teheran

Obama ha aperto spiragli all'eventualità che l'Iran sviluppi programmi nucleari per scopi civili (allora la scelta dell’energia nucleare non è una bestemmia). Il Presidente ha affermato che nessuna nazione dovrebbe interferire sulle scelte energetiche degli altri. «L'Iran - ha precisato - dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire al Trattato di non-proliferazione». Il confronto sul controverso programma nucleare iraniano è in ogni caso «a una svolta decisiva». Washington, ha spiegato Obama, è pronta ad «andar avanti senza condizioni preliminari». Un approccio che aiuterà a prevenire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ma la Casa Bianca, ha chiarito il presidente, procederà al contempo con coraggio, rettitudine e risolutezza nei confronti della repubblica islamica. Obama ha riconosciuto il ruolo degli Stati Uniti lo scorso secolo nella destituzione del governo iraniano democraticamente eletto e che sarà difficile superare decenni di sfiducia.
5. Afghanistan e Iraq
Barak Obama ha confermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di colonizzare Afghanistan e Iraq, insediandovi proprie basi militari, tutt'altro: entro il 2012, ha annunciato il Presidente americano, sarà completato il ritiro delle truppe dall'Iraq, ponendo fine ad un intervento militare che lo stesso Obama giudica ora negativamente.
6. La democrazia è il migliore sitema, ma non va esportata
«La paura - ha detto il Presidente - dopo l'11 settembre ci ha portato ad agire anche contro i nostri ideali». Abbiamo risposto con molta durezza. Però, «Nessun sistema di governo può o deve essere imposto da una nazione ad un'altra», cionondimeno questo «non riduce il mio impegno per avere governi che riflettano la volontà della gente» e dunque che adottino un regime di democrazia. Sul tema dell’esportazione della democrazia, un tema particolarmente caro all’ex Amministrazione Usa, Obama ha affermato che: «L'America non presume di sapere ciò che è meglio per tutti, ma ho la convinzione certa che tutti i popoli desiderino alcune cose: la possibilità di poter affermare le proprie opinioni e poter avere voce su come si è governati. La fiducia in una legge uguale per tutti e in una giusta amministrazione, un governo trasparente, che non si approfitti della cittadinanza, che sia onesto, e la libertà per ciascuno di scegliere la vita e lo stile di vita che preferisce. Queste non sono idee americane, ma diritti umani di base, che sosterremmo e per cui combatteremo ovunque».
7. Isolare gli estremismi
Lui, Presidente degli Stati Uniti d’America, ma figlio di padre keniota di religione musulmana e studente in una scuola indonesiana in cui veniva insegnata questa dottrina, ha aperto inequivocabilmente la porta al dialogo: «Gli Usa non staranno mai in guerra con l’Islam». E, per essere ancora più chiari: «Insieme isoleremo gli estremisti violenti che hanno approfittato delle nostre differenze».

8. Colonialismo, guerra fredda e globalizzazione
«Gli eventi in Iraq - ha detto ancora Obama che all'inizio del discorso ha citato anche il colonialismo, la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile».
9. Le moschee in America
Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'Occidente nei confronti dell'Islam, ma anche quelli nei confronti dell'America. «Perché siamo una società che nasce dalla ribellione ad un impero - ha detto il presidente Usa -, una nazione in cui tutti hanno la possibilità di realizzare se stessi. C'è un pezzo di mondo musulmano in America e noi abbiamo sempre fatto di tutto per difenderne le prerogative e i diritti. In ognuno dei nostri Stati, ad esempio, c'è una moschea».
10. Il ruolo delle donne nei paesi islamici
Il Capo della Casa Bianca ha sottolineato la necessità di lavorare per una sempre maggiore estensione dei diritti civili e per la parità tra uomo e donna, per la libertà religiosa in ogni parte del mondo e per fare sì che lo sviluppo economico e la globalizzazione creino opportunità ovunque, e non siano al contrario causa di problemi. Il Capo di Stato americano ha poi affrontato il tema dei diritti delle donne, in particolar modo di quelle dei paesi di cultura e religione musulmana. «Non condivido – ha spiegato – l'idea di alcuni occidentali che credono che una donna che accetta di coprirsi il capo sia meno uguale, ma credo che negando l'istruzione ad una donna le si neghi l'eguaglianza». «Le nostre figlie possono contribuire alla società quanto i nostri figli e rispetto le donne che scelgono di vivere la loro vita secondo le regole tradizionali, ma deve essere una loro scelta».

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