Me lo macchi?
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
Detail of El Retaule de l’amor, 1910, by Julio Romero de Torres at the Museu Nacional d’Art de Catalunya in Barcelona. (Photo by C-M)
Aspettando Godot
Parecchi “benpensanti” hanno criticato questo blog che, accanto al Venerdì Santo, inserisce foto di belle ragazze “succinte”. La maggior parte delle immagini pubblicate sul nostro blog sono prese dai quotidiani italiani, come il “Corriere”, o francesi, come “Le Figaro”. “Stampa, Scuola e Vita” vuole essere al passo con i tempi (o tempora o mores), non vuole influire positivamente o negativamente sulle altrui posizioni. Vorrebbe essere un luogo di dibattito, anche se tecnicamente, visti i limiti di “blogspot” alla partecipazione con commenti, suggerimenti, insulti o “censure” che calano dall’alto o dal basso, questo elemento di critica non è molto praticato. Inoltre, la scelta delle foto avviene in base all’argomento trattato. Per cui, se capita, come è capitato, di parlare di astensione, cercando delle foto da inserire utilizzando Google – Immagini, vengono proposte alcune slides, tra le quali, molte mostrano ragazze “succinte”. Provate a cercare su Google la famosa opera teatrale di Samuel Beckett, “Aspettando Godot”. Se vi sbagliate e la scrivete come si pronuncia in francese, avrete degli “ottimi” risultati.
Ayatollah e “Quiz mese”
Le “immagini” rappresentano i sentimenti nascosti degli uomini e delle donne. Un bel tramonto richiama alla mente il Sole che, nel momento in cui sta per abbandonare l’orizzonte, ci offre l’ultimo saluto prima di calarsi nelle tenebre, per risorgere poi ad Est, dopo poche interminabili ore. Il viso o il corpo di una bella donna, come quelli di un bell’uomo (mutatis mutandis), rappresenta la voluttà di un mondo saggio e pieno di gioia. Quando queste espressioni della bellezza vengono recise dalla censura, allora si corre il rischio di ripiombare nel “Medio Evo Prossimo Venturo”, espressione tratta dal celeberrimo libro dello scienziato e amico Roberto Vacca. Le donne corrono il rischio di essere “rivestite” o da un Ayatollah o dal Direttore responsabile di “Quiz mese”, pubblicazione di cruciverba, rebus e curiosità, che ha rimesso la gonna alle immagini femminili.
Senza ombra di dubbio
Vedi Napoli e poi muori. La Stampa estera aveva, giustamente, sbattuto in prima pagina le immagini di una Napoli sommersa dalle immondizie. Tutta l’Italia però divenne sporca e incivile. I turisti, all’epoca, circa un anno fa, abbandonarono le loro prospettive di visitare un’Italia così malconcia. Se si prende solo un particolare di una foto, di una tribù, di un avvenimento, non si potrà valutare tutto l’insieme. Questo si evince con chiarezza dall’antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss. La magistratura, ad esempio, si dovrebbe adeguare alla scoperta di un reato attraverso un’analisi strutturale del reato. Invece, molto spesso i magistrati barcollano nel buio, come nel caso della studentessa Meredith Kercher assassinata a Perugia, dove l’americana Amanda Knox viene sbattuta in prima pagina dai media come assassina senza nessuna prova convincente. Questo blog ha seguito fin dall’inizio il “fattaccio” di una città provinciale e malfamata della periferia montana di un paese arretrato come l’Italia. Le immagini trasmesse dalla Rai e da altre emittenti sui due “fidanzati”, belli e appassionati (Amanda e Raffaele Sollecito), hanno fatto individuare “senza ombra di dubbio” la loro colpevolezza. Le immagini sono importanti e possono influenzare l’opinione pubblica. Ma chi deve decidere sulla colpevolezza dei responsabili dell’omicidio non sono i media, ma la magistratura che non fa nulla per essere scavalcata, perché ad avvantaggiarsi della pubblicità sono gli stessi giudici che dovrebbero decidere in modo assolutamente autonomo e lontano da qualsiasi “ombra di dubbio”.
Un suicidio collettivo
Le assurdità sulla verità possono essere costruite, senza remore, non solo con le immagini, ma anche con le parole. Questo non avviene soltanto nei telegiornali più accreditati del mondo, come la Bbc e la Cnn, ma anche su Aljazeera e la Sette, che stanno facendo tra di loro a gara scommettendo sulla loro inevitabile repentina scomparsa. Per non parlare della Rai, di Sky e di Mediaset. L’Italia perde in un incontro di calcio, secondo la Rai: “Un suicidio collettivo”; un fallo evidente non segnalato dall’arbitro corrotto, secondo Sky: “Ci poteva stare”; un tiro rasenta i pali della porta, secondo Mediaset: “Ha fatto la barba ai legni”; alla fine del primo tempo, per il supercronista Sky, Fabio Caressa: “L’arbitro manda tutti a bere un tè caldo” (allusione che capiscono tutti i tifosi, ad eccezione dell’antidroga).
Il caffè macchiato
Sempre a Napoli e sempre parlando del “ruolo” essenziali delle parole, ogni mattina si svolge il rito del caffè con tre C (carico, caldo, comodo), che “villanamente” viene tradotto “cazzo come coce”. A Roma, i ministeriali, strangolati dalla camicia di forza di Brunetta, hanno ridotto le loro soste al bar da quattro a due: “cameriere, subito, tre cappuccini, di cui uno lungo, l’altro con il cacao, l’ultimo chiaro e un caffè: me lo macchi?”. Un espresso genuino è la vera essenza dell’anima del caffè, ma il caffè macchiato con un aggiunta di latte fa la differenza tra il Nord e il Sud dell’Italia. Non si tratta di macchiarsi l’anima. Si pretende di aggiungere un goccio bianco di latte che cancella il torbido nero, per sentirsi più casti e onesti. Ovviamente, gli avventori statalisti stanno dando del tu al barista con “me lo macchi”. Il barista, ormai ai bordi della pensione, li accontenta. Quando, invece, la grande schiera degli impiegati romani sono costretti ad uscire fuori dal seminato, fuori dalle loro “competenze”, sono costretti a dare del Lei: “signor cameriere, per favore, potrebbe cortesemente preparare tre cappuccini, di cui uno lungo, l’altro con il cacao, l’ultimo chiaro e un caffè: me lo macchia?”. Macchiare diventa la trasposizione in terza persona di inquinare, sporcarsi e coprirsi di sporco. Questa sensibilità repentina nel passare dal Tu a Lei è ben evidente e connotata da una “a” finale al posto della “i”. Con “me lo macchi” si dà del Tu, “me lo macchia” si dà del Lei. Questo mondo di modi di dire, scomparirà, fra non molto, dalla lingua italiana, non per merito di Brunetta, ma per un’Italia sempre più aperta alla globalizzazione. La lingua italiana diventerà sempre più soggetta alla terminologia araba, cinese, africana, spagnola, indiana, filippina e via discorrendo. Che cosa ci importa se ci tolgono i crocefissi, se si costruiscono moschee, se la scuola elementare pubblica “pullula” di extra comunitari? Se gli italiani non fanno i figli e invecchiano sempre di più, è ovvio che saranno “strangolati” dai popoli più prolifici, mentre i vecchi e malconci saranno eliminati firmando semplicemente il testamento biologico.
Una società di diversi
Una bella civiltà si sta aprendo di fronte ai nostri occhi. Ferdi, lo zingaro del “Grande fratello” viene calpestato e fatti a pezzi dalla Sette. Invece, quando vinse il “l’effeminato”, Jonathan Kashanian, figlio di genitori iraniani di religione ebraica, quest’anno “impegnato” nella popolare trasmissione televisiva “Chiambretti Night”, nessuno alzò un dito per metterlo sulla gogna, come hanno fatto con Ferdi e come fanno con Mario Balotelli, un “negro” rompi palle che riesce a farsi fare “buuu” anche nel paese più civile del mondo, la Svezia, che adesso comanderà l’Europa nel prossimo semestre. Gay, effeminati sì, zingari e negri no. Questa è la democrazia italiana ed europea che scivola sempre più in basso, fino ad arrivare al trionfo dell’imbecillità con la proposta di cambiamento del nome della scuola elementare di Roma intitolata a “Carlo Pisacane”.
Cani e pescecani
Il vero cane o meglio pescecane è quello a cui è venuto in mente questa proposta demenziale di cambiare il nome ad una scuola da “Pisacane” a Makiguchi Tsunesaburo, un educatore giapponese, per favorire la “multi etnicità” e per far integrazione gli immigrati extracomunitari. Sarebbe troppo facile raggiungere questi obiettivi cambiando il nome di una scuola, costruita – come si vede anche nelle linee architettoniche – durante il fascismo. Carlo Pisacane non fu un “eroe positivo” del nostro Risorgimento, come Garibaldi. Venne “sconfitto” dagli stessi cittadini meridionali che lui stesso voleva “liberare”. “Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti”. Una figura del Risorgimento italiano, quella del Pisacane, di “secondo piano”, ma forte e presente nello spirito e nell’ammirazione degli italiani che credono ancora alle proprie radici, al loro radicamento sul territorio ovunque siano (Canada, Australia, Argentina).
Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Muhammad
I cambiamenti iniziano sempre così, dal basso. Ancora poco tempo e il Liceo Cavour si chiamerà Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Muhammad ibn Rushd, Aven Roshd, Averroes, la Scuola Cristoforo Colombo, José Francisco de San Martin, l’Istituto Giuseppe Mazzini, Kuan Kung, Yu Wu Ti, l’Asilo Nido Vittorio Emanuele II, Félix Houphouët-Boigny, sempre se qualcuno non l’abbia già fatto prima!
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