18 novembre 2009

Fao. Non ci resta che piangere

La fine del Vertice Fao sulla sicurezza alimentare
di Roberto Maurizio


Il ruolo della stampa
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L’informazione è vitale per salvare la vita a milioni di bambini del mondo. Con questo appello durante la Conferenza stampa finale ai pochi giornalisti presenti in viale delle Terme di Caracalla a Roma, alle 15.45 del 18 novembre 2009, il Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha chiuso il Vertice sulla sicurezza alimentare.
Tutto il Summit è stato trasmesso in diretta dalla Fao su Internet. Sul suo sito ufficiale, www.fao.org, con Streaming e web casting in high band, la Fao ha permesso ai giornalisti esclusi dalla “manifestazione internazionale”, come il sottoscritto, di poter “assaporare” il clima di una performance che ha visto in primo piano, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con le sue gags, il Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, che ha chiesto la fine delle sanzioni al suo paese e la non strumentalizzazione degli aiuti contro i paesi poveri e il leader libico Muammar Gheddafi e le sue 200 hostes da convertire.

Berlusconi, unico leader del G8 presente: un'occasione perduta


Il Primo Ministro Silvio Berlusconi è stato l'unico "Premier" del G8 presente al Vertice Fao. Non ha saputo approfittare della situazione. Certo, di fronte ai tagli agli aiuti allo sviluppo che il nostro Parlamento ha deciso (siamo, pressapoco la vergogna di tutti i "donatori", 0,09% del Pil in Aps, contro il 4,8% del 1989) Berlusconi poteva fare poco, se non raccontare barzellette! Dopo Mani pulite, l'aiuto pubblico allo sviluppo italiano è visto come una peste. Sia i governi di destra che quelli di sinistra che si sono alternati, hanno fatto a gara per sparare a zero sugli aiuti. Non è un problema di adesso, la crisi, la disoccupazione, etc. Dal 1989 in poi l'Italia, senza vergogna, ha tagliato i fondi per i paesi poveri. Vergogna, di destra e di sinistra! I sindacati da sempre insensibili verso la cooperazione allo sviluppo, se non per farsi qualche scappatella qua e là, non hanno mai informato i loro "protetti".
Cooperare, non significa, come vuole Fini e la Lega, facciamo che restino nei loro paesi d'origine così non ci rompono i coglioni. Cooperare significa far sviluppare un mercato che potrebbe tornaci utile anche per il nostro sviluppo. E la sinistra, con D'Alema ha massacrato la cooperazione. Ci restano solo le Ong e la Chiesa che, non avendo soldi a disposizione, non possono fare altro che arricchire il loro bel vocabolari fatto di sostebile qua, sostenibile là, equo solidale qua, equo solidale là. Ma che cazzo significa, equo sostenibile? Una cosa o è sostenibile o non lo è. Insomma, non ci resta che piangere i bambini e le bambine che non muoiono solamente durante i tre giorni del Vertice della Fao, muiono, purtroppo, nell'indifferenza di tutti, tutti i giorni.

Ad ognuno il suo mestiere


Durante la conferenza finale, Diouf ha affermato che l’assenza di molti paesi importanti ha ridotto la discussione «al solo livello tecnico». «Se non ci sono i Capi di Stato e di Governo che possono coordinare gli sforzi, se non sono qui a discutere degli aiuti allo sviluppo e delle problematiche ad essi correlati, siamo andati fuori tema e ridotto la soluzione al solo livello tecnico», mentre la lotta alla fame «è un problema sociale economico e finanziario e oserei dire culturale». «Ma io ho fatto il mio mestiere: ho promosso questo vertice e trovato da solo i fondi per organizzarlo: e la grande partecipazione al Summit dimostra che è riuscito». E poi la provocazione: «Pensate al G8 dell'Aquila, che ha concordato di mettere a disposizione dai 20 ai 22 miliardi di dollari: per ora si tratta solo di parole e bisognerà vedere se questi fondi si materializzeranno».

Un mondo libero dalla fame


Non solo. «Con mio rammarico, devo constatare che questa dichiarazione non contiene né gli obiettivi quantificati né scadenze precise che avrebbero permesso di meglio seguire la loro realizzazione». Però, c'è da sperare «che questa volta ogni paese adotti misure concrete e urgenti al fine di mettere in atto le azioni contenute nella dichiarazione approvata» lunedì scorso. Ha aggiunto: «Questi tre giorni sono stati per noi una tappa importante nella realizzazione del nostro obiettivo comune: un mondo libero dalla fame. Questo conferma che gli sforzi messi in campo per preparare questo vertice non sono stati vani». Ma «occorre rimanere con i piedi per terra: un vertice non può pretendere di risolvere il problema della fame, ma è uno spazio di dibattito per arrivare a una soluzione condivisa per vincere questa sfida».

L’ottimismo del realismo


«Abbiamo concordato elementi importanti, il minimo comune denominatore richiesto è stato raggiunto», ha detto Diouf: «Questo vertice si proponeva innanzitutto di creare un quadro di dibattito per arrivare a soluzioni condivise di fronte a sfide di livello globale e poi di concordare qualcosa e qualcosa appunto si è concordato, nella fattispecie una dichiarazione finale approvata all'unanimità e così si giunge all'obiettivo di un minimo comune denominatore». «Difatti, basta che uno dice no, che non si può raggiungere un livello più alto nel dibattito, vedi quanto sta accadendo a livello dei negoziati sul clima e quanto è accaduto per il negoziato Wto».
Diouf ha sottolineato anche «alcuni elementi importanti su cui concentrarsi»: «Il fermo impegno a raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi del Millennio; l'impegno a rinforzare il coordinamento internazionale e la governance della sicurezza alimentare mettendo in atto una profonda riforma del Comitato per la Sicurezza alimentare (Csa); l'impegno a invertire la tendenza verso una diminuzione dei finanziamenti nazionali e internazionali; la decisione di promuovere nuovi investimenti per aumentare la produzione e la produttività agricola soprattutto nei paesi in via di sviluppo».

Un ringraziamento speciale


Il Direttore generale ha poi espresso, come abbiamo già detto, un «ringraziamento speciale» ai giornalisti che hanno seguito il vertice sulla sicurezza alimentare: «Voi siete nostri partner nella lotta contro la fame», ha detto sottolineando che «la capacità comunicativa nell'opinione pubblica è importante tanto quanto quello che facciamo noi, perché la nostra è una battaglia che per essere vinta deve avere il sostegno della gente».

Il Corno della sofferenza


Dal Vertice sulla sicurezza alimentare, Fao e Pam hanno lanciato nella giornata conclusiva un ennesimo appello per aver più risorse e si sono dette ottimiste sul fatto che riceveranno ascolto, anche dopo le critiche di fallimento rivolte al Summit. In particolare, hanno detto le due organizzazioni in una conferenza stampa dedicata all'emergenza alimentare in Corno d'Africa, sono urgenti un miliardo e 200 milioni di dollari da destinare a quei Paesi (Sudan, Etiopia, Eritrea, Somalia, Kenya, Uganda, Tanzania). Nello specifico, un miliardo è quanto richiede il Pam per l'assistenza alimentare e 200 milioni quanto chiede la Fao per portare avanti i programmi di sviluppo rurale e pastorale già avviati. «E' vero che purtroppo non facciamo che chiedere soldi ai donatori, ha osservato Ramiro Lopes da Silva del Pam, ma ci servono, a fronte di casi di emergenza, calamità rurali e programmi di lungo termine da finanziare. In termini assoluti il numero degli affamati aumenta e quindi non possiamo non chiedere di più. Siamo ottimisti sul fatto che ci ascolteranno». «Noi cerchiamo di utilizzare nel modo possibile le risorse assicurate, perché l'insicurezza alimentare è una minaccia per l'umanità, ha osservato Henri Josserand della Fao. L'assenza dei grandi del G8 da questo vertice non è disinteresse per le questioni alimentari, restiamo ottimisti sul fatto che i donatori ci ascolteranno». Anche il dirigente Fao per le operazioni d'emergenza Laurent Thomas si dice “relativamente ottimista” sull'appoggio dei donatori, anche «perché non né che non sappiamo cosa fare, lo sappiamo bene e ci sono già diversi programmi, anche nel Corno d'Africa, che funzionano bene. Noi vogliamo solo aumentarli, anche per ridurre la dipendenza alimentare dall'import di quei paesi africani che assorbe attualmente 5-6 miliardi di dollari».

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