di Roberto Maurizio
Roma, Caput Mundi. Il segno dell’Impero romano di essere al centro degli interessi del mondo è stato confermato dalla presenza millenaria della Chiesa cattolica, del Vaticano, e dalla scelta effettuata da 44 Stati, il 16 ottobre 1944 a Città del Québec (Canada), dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), di riconoscere nella Città eterna le caratteristiche precipue di Capitale mondiale dell’agricoltura, sostituendo, nel 1951, Washington, come sede ufficiale della Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, in inglese “Food and Agriculture Organization”). La Fao è un’Agenzia specializzata dell’Onu che ha il mandato di aiutare e accrescere il livello di nutrizione delle popolazioni mondiali, di migliorare la vita delle popolazioni rurali, contribuire alla crescita economica del pianeta Terra. Dal 2007 i paesi membri della Fao sono 191 (più l’Unione Europea e le Isole Faroe, appartenenti alla Danimarca).
Chi erano i 44?
Australia, Belgio Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Cecoslovacchia, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, Islanda, India, Iran, Iraq, Liberia, Lussemburgo, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Unione Sudafricana, Unione Sovietica, Stati Uniti d’America, Uruguay, Venezuela, Yugoslavia. In aggiunta, era presente anche un rappresentante ufficiale della Danimarca. Furono gli stessi paesi che diedero vita alla Conferenza di Bretton Woods, tenutasi dal 1° al 22 luglio 1944 presso “The Mount Washington Hotel” della cittadina americana del New Hampshire.
O Tempora o mores!
Chi l’avrebbe mai detto? Tra i paesi fondatori della Fao e del grande sistema economico e monetario mai esistito al mondo, figurano Iran, Iraq e Cuba. Ovviamente, i tempi erano diversi. Ma diamo alla storia quello che è della storia!
Dopo 63 anni
Dopo 63 anni di vita, è possibile tracciare un bilancio della Fao. Bretton Woods è morto e sepolto, perché sorpassato dai tempi e per non essersi saputo adeguare alle nuove esigenze della globalizzazione. Ma la Fao resiste. Perché? Un carrozzone che avrebbe le potenzialità di risolvere veramente i problemi di gran parte dei paesi del mondo, si è sempre chiuso in se stesso. Emerge solo quando non ci sono problemi seri. Dal 2001 al 2004, la Fao e l’Ifad avevano le potenzialità effettive per contribuire a dare un sostegno alla pacificazione in Iraq e in Afghanistan. Al suo interno, vi sono fior fiori di ambasciatori e cultori dell’armonia internazionale. Che cos’è che non ha funzionato? L’Italia. Negli anni ’80 e ’90, Roma era la capitale del mondo della diplomazia internazionale. La Fao e l’Ifad ricevevano, giustamente, finanziamenti dal Ministero degli Esteri italiano. Un’orrida stagione, quella di “mani pulite”, ha cancellato con uno straccio strizzato all’interno di un ventilatore, il potente ruolo della cooperazione italiana che era apprezzata da quasi tutti gli interlocutori: gli arabi, gli africani, i latinoamericani, gli asiatici (stiamo parlando del 90% della popolazione mondiale). Anche gli Stati Uniti riconoscevano all’Italia quel ruolo di grande mediatore, potenzialmente assistito dalla Fao e dall’Ifad. Qualcosa non ha funzionato. Per primo, il giustizialismo di Di Pietro che ora come allora fa di tutt’un’erba un fascio, e non si preoccupa delle reazioni immediate e tanto meno di quelle future. Uccidere il Dipartimento per la Cooperazione allo sviluppo è stato il “live motive” della barbara equazione: chi aiuta ruba, chi dona qualcosa è solo per poter mungere meglio le vacche (questi erano i sentimenti che venivano espressi all’interno dello stesso Dipartimento della Cooperazione allo sviluppo negli anni ’70 e ’80 finanche dai “custodi”, specie scomparsa di bidello a livello ministeriale assai simile a quello dell’Università). Senza la decapitazione della Cooperazione allo Sviluppo italiana negli anni ’90, ci sarebbe stato l’11 settembre? Quanto sangue avrebbe fatto risparmiare e quanti soldi sarebbero stati destinati diversamente se fosse continuato quel trend positivo che la Cooperazione allo Sviluppo italiana stava portando avanti. Tutte le colpe ricaddero sul Dipartimento, ruberie e omicidi di giornalisti. Ma è veramente vero? La storia non ha ancora messo definitivamente in chiaro il ruolo dei personaggi validi o non, squallidi od eccelsi, addirittura assassini senza prove. Tutto ciò per una linea politica ben precisa. Uccidere la Cooperazione. Il colpo definitivo e mortale venne dato dall’uccisione della giornalista della Rai, Italia Alpi e il suo cameraman Miran Hrovatin, L’esercito italiano e la Cooperazione allo sviluppo del nostro paese erano i responsabili. Siccome l’esercito non si può eliminare, allora non rimaneva altro che distruggere quel seme che poteva servire in seguito per far nascere la pace tra Israele e Palestina, riportare serenità nel Mediterraneo, costruire un mondo nuovo alla base del quale poteva essere un perno e un volano la nostra Cooperazione allo sviluppo. Dopo di allora, soppressa la rivista “Cooperazione”, ridotto al lumicino gli aiuti, l’Italia divenne il fanalino di coda non solo come donatore, ma anche come interlocutore privilegiato.
Roma. Un cocktail dopo l’altro
Nonostante la perdita di credibilità della politica di cooperazione allo sviluppo italiana, nonostante le basse performance nell’aiuto pubblico allo sviluppo, Roma è rimasta al centro degli interessi dei “lottatori contro la fame” e dei sostenitori del “microcredito ad ogni costo”, cioè Fao e Ifad. Perché? Perché Roma è stupenda. Nessuna capitale del mondo può vantare le sue esclusive qualità. A parte l’oggettiva bellezza della Città eterna, il suo clima delizioso, i suoi ristoranti e alberghi da sogno, Roma è anche la città dove tutto si mescola e tutto si confonde. Le più di 150 ambasciate presenti con altrettanti consolati e punti strategici delle grandi imprese multinazionali, fanno a gare per organizzare ricevimenti, cocktail e quant’altro per non essere da meno delle altre organizzazioni. Ecco come si spiega il traffico notturno romano. Non è possibile che la capitale venga assaltata solo da quelli del Pigneto o del Quadraro.
Quanto guadagna Roma in tre giorni?
Se contiamo i Capi di Stato e di Governo, mettiamo 1,5 per ogni paese, li moltiplichiamo per 191 Stati membri della Fao, più il rappresentante delle Isole Faroe (totale 290), ognuno avrà un autista? (+190), ci sarà la scorta? (+191 per quattro), ci saranno gli ambasciatori con le consorti? (altri +190 per due), ci saranno i giornalisti? (altri 700 come minimo), le forze dell’ordine e così via. Totale 10.000 persone e che persone. Se ogni persona in media spendesse un tot di euro al giorno farebbe una bella cifra! Non sappiamo qual è il fatturato complessivo. Comunque, per la trasparenza, qualcuno dovrebbe renderlo noto.
3-5 giugno
La sede della Fao, Roma, Viale Aventino (Foto di Roberto Maurizio)
Saranno tre giorni roventi per Roma, che torna capitale della diplomazia. Dal 3 al 5 giugno si terrà la Conferenza ad Alto Livello della Fao: in agenda i cambiamenti del clima e le emergenze alimentari. Si daranno appuntamento nella sede dell´organismo delle Nazioni Unite, in viale Aventino, un impressionante numero di Capi di Stato e di Governo, di ministri, di rappresentanti diplomatici, oltre a 700 tra giornalisti e cineoperatori. Sono già 35 i big della politica internazionale che hanno confermato la loro presenza, tra cui il segretario generale dell´Onu Ban Ki-moon, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premier spagnolo José Louis Zapatero e l´iraniano Mahmoud Ahmadinejad.I lavori inizieranno la mattina di martedì 3 giugno, e i maggiori disagi per i cittadini si avranno proprio nelle ore della mattina in tutta la zona intorno alla Fao. L´assemblea sarà aperta dal discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e dopo di lui parleranno il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone, che leggerà il messaggio del Papa, il segretario dell´Onu e il segretario della Fao Jacques Diouf. Quindi, dal pomeriggio, gli interventi dei diversi partecipanti: prenderanno la parola tra gli altri Sarkozy, Zapatero, il presidente egiziano Mubarak, la presidentessa argentina Cristina Kirchner, il premier giapponese Yasuo Fukuda, il presidente brasiliano Lula, il venezuelano Chavez. L´intervento di Ahmadinejad è previsto per il pomeriggio del 3, ma l´agenda degli interventi è ancora provvisoria. Anche perché durante i giorni del vertice Fao ci sarà un fittissimo intrecciarsi di incontri bilaterali, con spostamenti in tutta la capitale, in ambasciate e sedi diplomatiche, di premier e ministri.Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi incontrerà Zapatero, Sarkozy, Mubarak, Fukuda, ma la sua agenda di colloqui si sta allungando di ora in ora. Per il presidente iraniano, invece, si danno per certi incontri con i rappresentanti di alcune aziende italiane che hanno interessi a Teheran, come l´Ansaldo e la Fata del gruppo Finmeccanica.
Luci alla Ribalta
Il Logo ufficiale del Vertice di Roma della Fao. Comunque vada, il Summit di Roma, sicuramente, resterà nella stroria, non foss'altro per il bellissimo logo scelto per questa riunione. Le terre emerse del Pianeta Terra sono proiettate nel cielo come un insieme di tante fragili nuvole che si "tengono per mano". Ma le nuvole possono essere spazzate da un momento all'altro da un minimo soffio di vento. E' questa fragilità che dovrebbe far riflette tutti i grandi della Terra. Il Sole, all'orizzonte, sta tramontando. L'alba del giorno dopo, continuerà a vedere ancora le sagome dei Continenti in balia di un qualsiasi soffio di vento? Africa, Asia, America, Europa, Oceania, Antartide sono in grado di costruire un nuovo equilibrio o sono rassegnati alla loro scomparsa? Il logo, dunque, è un vero e proprio capolavoro.
Ecco, quindi, di nuovo Roma sul palcoscenico mondiale. Ufficialmente, l’incontro è stato denominato “High-Level Conference on World Food Security: the Challenges of Climat Change and Bioenergy”, in francese “Conférence de haut niveau sur la sécurité alimentaire mondiale: les défis du changement climatique et des bioénergies”, in spagnolo “Conferencia de Alto Nivel sobre la Seguridad Alimentaria Mundial: los Desafíos del Cambio Climático y la Bioenergía”. Esiste anche la versione ufficiale in arabo e cinese. Questo Summit è uno degli incontri più importanti di questi mesi. Da seguire in diretta, se ne avete la possibilità dal sito della Fao che trasmetterà live l’evento.
Il Direttore Generale della Fao, Jacques Diuof
Obiettivo del Summit
Un'iniziativa di Lula
Il Presidente del Brasile, Lula
Haiti
L’Africa la primo posto
Roma, Testaccio, Città dell'Altra Economia
A Roma oltre un centinaio di sigle italiane tra ong, sindacati e associazioni parteciperanno a un Forum parallelo al vertice, “Terra Preta”, che si svolgerà dall'1 al 4 giugno alla Citta dell'Altra Economia, nella zona di Testaccio, a Roma. La mobilitazione italiana si concluderà il 7 giugno a Milano, con l'adesione del Comitato Italiano alla "Marcia per il clima", organizzata da Legambiente.Al Forum parallelo, incentrato su crisi alimentare, cambiamenti climatici, biocarburanti e sovranità alimentare, parteciperanno oltre 100 delegati dell'International Planning Comitee (Ipc), una rete mondiale che riunisce 800 organizzzazioni della società civile e movimenti sociali per la sovranità alimentare. Alla cerimonia di apertura sono attesi il direttore generale Fao, Jacques Diouf, il presidente dell'Ifad, Lennart Bage, il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione, Olivier De Schutter, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ai lavori, che prenderanno il via domenica alla 17 con l'apertura ufficiale del Forum, dovrebbero partecipare, il consigliere principale per l'Agricoltura del neo presidente del Paraguay, Fernando Lugo Mendez, un responsabile del dipartimento Usa dell'Agricoltura, delegati del Sahel, del governo del Mali. Si sono detti interessati al Forum anche l'Iran e il Brasile. "L'obiettivo del Forum", ha spiegato Antonio Onorati, Focal point Ipc ((International Ngo/Cso Planning Committee for Food Sovereignty) "è quello di proporre delle misure concrete a questa crisi, che saranno lontane da quelle che proporranno i governi" nel vertice Fao. "L'appello più importante", che uscirà dal Forum, "è rivolto alla responsabilità dei governi che non possono riproporre le ricette che hanno dato questi risultati", ha detto ancora Onorati, sottolineando che "i risultati sono sotto gli occhi di tutti".
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