19 giugno 2008

Gelmini promossa in Economia aziendale

Grazie, Mariastella
di Roberto Maurizio


Buona la seconda!
La seconda prova degli esami di Stato 2007-2008, come la prima è andata bene. Dopo anni di ottusità ministeriale, la cui filosofia si basava su “ti faccio fuori se non sai”, si è passati a quella più “federalista”, “fammi sapere cosa conosci”. La seconda prova negli istituti tecnici commerciali, sempre snobbati dai media e dai politici la cui provenienza è legata ai licei, è stata “abbordabile”: il Fair Value, l’analisi per indici, il rendiconto finanziario, il budget, il bilancio delle banche. Si è dato, perciò, la possibilità agli alunni di dimostrare quello che sapevano, quello che avevano “appreso” e non quello che non sapevano, quello che resterà per sempre un buco nero nella loro storia di questa vita terrena. L’economia aziendale, nata in Italia (Fra’ Paciolo) e sviluppatasi con il contributo di autori italiani, riconosciuti a livello internazionale, da Zappa a Besta, da Amaduzzi a Onida, è sempre stata la “bestia nera” che non faceva dormire gli alunni “la notte prima degli esami”. Una delle tante soluzioni del tema di Economia aziendale è pubblicata sul sito www.istitutoleopardi.blogspot.com . Per la la connessione alla soluzione, cliccare su questo indirizzo: soluzioneprofmaurizio.


La Ministra. La “vicina” degli studenti
I ringraziamenti di tanti alunni e alunne vanno a Mariastella Gelmini, la ministra dell’Istruzione, la Ministra “vicina” agli interessi e ai problemi dei giovani. La seconda prova degli istituti tecnici commerciali, è stata “piacevole”, grazie anche all’interessamento di Mariastella..


Avanti così!
Finalmente, sembra che qualcosa si stia movendo nella scuola italiana. La prima e la seconda prova degli esami di Stato rappresentano solo la punta di un iceberg. Un buon’inizio. Occorre, adesso, rimediare agli errori della “gestione” fallimentare di Fioroni: le commissioni con i membri esterni (soldi buttati), il recupero dei debiti durante l’estate che saranno pagati dalle famiglie (intese come contribuenti), dalle imprese turistiche e dagli insegnanti allo sbando, senza tutela sindacale.



La quarta I
Le famose tre I (inglese, informatica, investimenti) stavano per essere messe in soffitta da Fioroni. Nonostante l’attaccamento viscerale alla nostra lingua, l’italiano purtroppo è una lingua parlata dall’ 1,3 % della popolazione mondiale. L’inglese, invece, è una “lingua veicolare”, come una volta era il greco o il latino. Senza informatica oggi non si può vivere, com’ è noto. Infine, la scuola, è un investimento produttivo del paese. Secondo l‘articolo 1, comma 1, dello “Statuto degli Studenti e delle Studentesse della Repubblica italiana”, la scuola è “il luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica”. La scuola, come istituzione che persegue finalità educative attraverso un programma di studi o di attività metodicamente ordinate, è sicuramente un’azienda, come la famiglia, il comune, la regione e lo Stato; un’azienda di erogazione che si differenzia dall’impresa perché non mira al profitto. Il profitto è l’utile di esercizio derivante dalla differenza tra i costi e i ricavi realizzati in un anno, ma è anche l’incremento del patrimonio lordo delle imprese di produzione. Per le aziende di erogazione, quindi anche la scuola, il patrimonio lordo è l’incremento di cultura e conoscenze della collettività. La scuola, dunque, è un luogo dove si produce cultura, saperi, intelligenza, innovazioni e know how, dunque la scuola è “superiore” ad un’impresa commerciale. Oltre a queste tre I, esiste, però, una quarta, quella degli imbecilli, che vorrebbero ricacciare l’istituzione scolastica in una nicchia riservata ad un’élite che serve a riprodurre cloni di politici e di potenti italiani, quelli che vogliono i "membri esterni" per far valere la "bontà dell'arroganza dell'io ti boccio".

La scuola come riposo
Potrà apparire incredibile, ma la parola scuola, che per la massima parte dei giovani suona come lavoro, sudore e pena, in origine significava esattamente il contrario: riposo, ozio, tempo beato lontano da ogni fatica e preoccupazione. Scuola deriva infatti dal greco scholé, che significa "riposo", perché, una volta, i soli che si dedicassero agli studi, essendone le donne escluse, erano gli uomini che erano dediti alle "cure delle armi o dei campi". Perciò, quei pochi momenti liberi che potevano dedicarsi all'esercizio della mente erano considerati un riposo piacevole, uno svago ristoratore. Questo tipo di scuola non piace affatto ai "terroristi" della quarta I.

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