21 giugno 2008

Solstizio. E il Sole si ferma

Solstizio. E il Sole si ferma
di Roberto Maurizio

Dall’alba al tramonto
Oggi, 21 giugno 2008, il Sole si ferma. Dall’alba al tramonto impiega molto più tempo, che sottrae alla notte. La stella madre degli esseri umani, per sei mesi, non ha fatto altro che arrampicarsi sul cielo. Finalmente, oggi, tocca la vetta più alta e inizia la discesa. Da oggi, camminerà, entrando nella costellazione del Cancro, come un gambero, all’indietro, verso il basso. Ma dov’è il basso e dove l’alto? Milioni di anni sono stati necessari per costruire l’attuale Dna dell’umanità. Milioni di anni hanno tracciato l’acido desossiribonucleico sulla pelle della gente. Chi ha influito su questo acido nucleico se non il sorgere e il tramonto del Sole? Se non la nascita e la morte? Oggi, 21 giugno 2008, è il primo giorno d’estate. Solstizio, etimologicamente, deriva dal latino Solistitium, composto di Sol, Sole e Stitio (= Statio), fermata, e da sistere – perf. Stiti – fermarsi – che è il raddoppiamento della radice Stare – Star fermo. Quindi, solstizio significa "il Sole si ferma", perché la sua elevazione zenitale non sembra cambiare da un giorno all'altro. Il solstizio d'estate è la data del giorno più lungo dell'anno, e di conseguenza della notte più corta. Al momento del solstizio, il Sole raggiunge la sua massima declinazione nel suo movimento apparente rispetto al piano dell'eclittica, ed è allo zenit al tropico del Cancro.

Il Sole nel Cancro


Tutte le leggende su questo periodo particolare dell'anno si basano su un evento che accade nel cielo il 24 giugno: il Sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, cioè a tornare indietro e cammina come un cancro, un granchio, sia pure impercettibilmente, sull'orizzonte : insomma, comincia l'estate, ma in realtà, da quel momento in poi, il sole comincia a calare, per dissolversi, al fine della sua corsa verso il basso, nelle brume invernali. Sarà all'altro solstizio, quello invernale, che in realtà l'inverno, raggiunta la più lunga delle sue notti, comincerà a decrescere, per lasciar posto all'estate. E' così che avviene, da millenni, la corsa delle stagioni.

Il Cancer
Il Sole, dunque, è entrato nella costellazione del Cancro. Il Cancro (in latino Cancer, "granchio") è una delle dodici costellazioni dello zodiaco. Il Cancro è piccolo e poco luminoso. Si trova tra i Gemelli ad ovest ed il Leone ad est. A nord si trova la Lance, a sud il Cane Minore e l'Idra. La stella più luminosa è β Cancri, chiamata Al Tarf ("la fine" della zampa del granchio), distante circa 200 anni luce. Altre stelle sono Acubens (α) di magnitudine 4,3, e le Asellis (gli asini), Asellus Borelis (γ) con mag. 4,7 e Asellus Australis (δ) con mag. 3,9. Queste ultime due rappresentano i due asini che Dioniso e Sileno cavalcarono in battaglia. Zeta Cancri è una stella tripla: è formata da una stella di magnitudine 5,1, da una di magnitudine 6 e da una di magnitudine 6,1. La stella 55 Cancri ha il sistema planetario più grande conosciuto finora: possiede infatti cinque pianeti confermati, quattro dei quali con una massa simile a quella di Giove e uno grande come Nettuno. Il Cancro è anche noto tra gli appassionati perché ospita il Presepe (M44), un ammasso aperto di forma caratteristica, che contiene anche la stella η Cancri. Dista circa 520 anni luce ed è di sesta magnitudine. Un altro ammasso aperto, M67 (vicino ad Acubens, α Cnc), è uno dei più vecchi ammassi conosciuti, con oltre 10 miliardi di anni. È un ammasso esteso e debole, con circa 100 stelle. Dista circa 2700 anni luce ed è di settima magnitudine. Sono presenti nel Cancro anche diverse galassie, alcune delle quali di un certo interesse, come NGC 2775, una galassia spirale gigante individuabile verso in confine con il Leone e l'Idra.

Il giorno più lungo



Chi non ricorda il famoso film “Il giorno più lungo”? Il 6 giugno 1944, sbarco degli Alleati in Normandia durante la seconda guerra mondiale. Il famoso D-Day. Il film venne tratto dal libro di Cornelius Ryan pubblicato per la prima volta nel 1959, che racconta la storia del primo giorno dello sbarco in Francia. Il titolo del film venne mutuato da una frase del feldmascerallo Rommel, la volpe del deserto. “Mi creda, disse il 22 aprile 1944 Rommel a Lang, le prime ventiquattro ore dell'invasione saranno decisive… per gli Alleati, e per la Germania, sarà il giorno più lungo”. Negli anni ’60, subito dopo l’uscita del film, in Italia, il 6 giugno venivano confuso con il 21 giugno, giorno del solstizio. In realtà, prima della riforma del calendario Gregoriano, era il 13 giugno il giorno più lungo, come era il giorno più corto il 13 dicembre, Santa Lucia. I giorni immediatamente successivi al solstizio, secondo la chiesa cristiana, prendevano il nome di “Celebrazioni solstiziali” e si estendevano dal 21 giugno fino al 24 giugno, la notte di San Giovanni Battista, e dal 21 dicembre fino al 27 dicembre, notte di San Giovanni Evangelista.

Celebrazioni solstiziali
Nel corso del tempo, si è assistito a un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e ritualità cristiana, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiù nelle aree rurali. Il Sole, in questo periodo, abbiamo detto, sembra fermarsi, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto fino al 24 giugno (per quello invernale il 25 dicembre) quando ricomincia a muoversi sorgendo gradualmente sempre più a sud sull'orizzonte (a nord per quello invernale). La notte di S. Giovanni, il 24 giugno appunto, rientra nelle celebrazioni solstiziali. Il nome associatogli deriva dalla religione Cristiana, perché secondo il suo calendario liturgico vi si celebra San Giovanni Battista (come il 27 dicembre S. Giovanni Evangelista). In questa festa, secondo un'antica credenza il Sole (fuoco) si sposa con la Luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava... una comoda associazione, da parte del cristianesimo, per sovrapporsi alle antiche celebrazioni...

Miscuglio di tradizioni antiche, pagane e ritualità
La notte di San Giovanni, il 24 giugno appunto, secondo un'antica credenza il Sole (fuoco) si sposa con la Luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava. La religione Cristiana, conscia della portata di questi festeggiamenti, si preoccupò fin dai suoi inizi di acquisire le date dei festeggiamenti, sovrapponendoli con solenni celebrazioni. Per dare un'idea dell'importanza di queste feste basta considerare che il solstizio invernale è stato sostituito dal Natale! E che, secondo la tradizione sapienziale, Giovanni sarebbe nato il 24 giugno, esattamente sei mesi prima di Cristo.

San Giovanni Battista
Durante il solstizio d'estate, dunque, quando il Sole cioè raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, comincia l'estate. Questo giorno era considerato sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista. E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. Tali riti antichi permangono, differenziandosi in varie forme, nell'arco di duemila anni, benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicarli, o perlomeno di renderli meno incompatibili con la solennità e si esauriscono soltanto con la sistematica repressione dei governanti laici dell'Italia unita: nelle zone rurali si mantengono tuttavia i riti più semplici e naturali, propri della società contadina e pastorale.

I falò sulle colline
Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell'anno, in tutte le campagne del Nord Europa l'attesa del sorgere del sole era propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti. Con il fuoco, si mettevano in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l'alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa. La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l'austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia. Anche in Valsesia si ritrova l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori.

Il fiori di San Giovanni
Artemisia, arnica, bacche, ribes, verbana e tanti altri ancora. Questi sono i fiori di San Giovanni che possedevano proprietà “divine”: ad esempio, la verbena, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituiva un'infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come "erba della croce", perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male ed anche come "erba della doppia vista" perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste. La storia relativa ai fiori magici è interessante, ed è frutto di credenze molto diffuse. In Boemia, ad esempio, si crede che il fiore della felce risplenda come l'oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni: chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d'oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra. In Russia, i contadini raccontano che chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Pare che questo fiore fiorisca improvvisamente, talvolta, a mezzanotte precisa della magica notte del solstizio d'estate. Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni, non diversamente che dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra : i contadini del Tirolo credono che alla vigilia di San Giovanni si possano veder brillare come fiamme i tesori nascosti e che il seme della felce raccolto in questa mistica notte possa portare alla superficie l'oro celato nelle viscere della terra. Nel cantone svizzero di Friburgo, il popolo usava un tempo vegliare vicino ad una felce la notte di San Giovanni, nella speranza di guadagnare il tesoro che qualche volta il diavolo in persona portava loro. Un altro fiore, questo facilmente rintracciabile e che appare d'oro anche ad occhio nudo, è legato nella memoria popolare al solstizio d'estate. La densità della sua fioritura è tale da risaltare sulle grandi distese, come una gran macchia di colore giallo oro misto a rame; i fiori, infatti, così numerosi e brillanti, durano poco, un giorno soltanto, e subito appassiscono e assumono un colore rosso ruggine. Si tratta dell'iperico, un fiore dei campi che è detto erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio, all'artemisia, alla ruta. Il suo stretto legame con il Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore "sangue di San Giovanni". E' davvero difficile risalire alla motivazione di questo accostamento - perché il Battista e non un altro martire ? - se non forse il fatto che l'iperico è un fiore che si accontenta di poco, per sopravvivere, e vive anche nei climi desertici, come fece un tempo Giovanni il Battista. Nelle leggende si parla anche di un 'erba piccolissima e sconosciuta, detta Erba dello Smarrimento. Si dice che essa venisse seminata dalle Fate e dai Folletti nei luoghi da loro frequentati e, calpestata, avrebbe allontanato dalla retta via il malcapitato. A questa leggenda si intreccia quella, di origine tedesca ma alquanto diffusa nel biellese, che, se taluno passa vicino alla magica fioritura della felce, nella notte di San Giovanni, senza raccogliere il seme che la pianta lascia cadere, sarà condannato a smarrirsi per via, anche se percorre strade a lui note.

Erba lucente
Altrettanto conosciuta era l'Erba Lucente, che consentiva, se portata sul corpo, di vedere la verità delle cose senza mascheramenti o inganni. Poiché quest'erba era invisibile agli uomini, ma non ai bovini domestici, la si poteva raccogliere solo seguendo un vitello al suo primo pascolo, oppure le mandrie, nella notte di San Giovanni. Si raccontava, infatti, che in quelle occasioni i bovini mangiassero solo quell'erba, dando così la possibilità a chi proprio lo desiderava di individuarla. Le vecchie storie non tramandano cosa accadesse agli incauti che ci riuscivano, cui da allora, conoscendo ogni verità, era negata la possibilità dell'illusione. Anche in Valsesia, ritroviamo l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Conservate gelosamente in casa, portate all'alpeggio in estate - verso il quale da molti paesi si partiva la stesso giorno del 24 di giugno - le erbe benedette riconsacravano la baita di montagna lasciata l'anno prima mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame con la sacralità della festa e del rito d'inizio d'estate. Al ritorno dall'alpe, quelle stesse erbe essiccate, unite ad un ramo di olivo e ad uno di ginepro, venivano bruciate nella stalla a protezione degli animali. Non a caso, dunque, il precursore di Cristo, rappresentato con l'Agnello mistico e vestito da eremita, pastore del deserto, fu assunto dai pastori come patrono privilegiato fino dai primi secoli cristiani.

Le lumache di San Giovanni
A Roma, ormai si è spento l’entusiasmo per la festa delle lumache di San Giovanni a Roma. Sono pochi i partecipanti, ma molti i turisti, che partecipano a questa grande festa dove le lumache sono al centro dell’attenzione e del palato degli avventori. Una volta, esisteva molta fede e devozione. Le lumache, con le lore corna proteggevano i “degustatori” dal malocchio e dalla corna. Ai romani, prima dell’ingestione, veniva chiesto da quale delle due disgrazie volevano essere salvati da San Giovanni. Sia dagli exit pol, che dai risultati definitivi, non si sa perché vinceva sempre il primo partito. Il secondo raggiungeva a mala pena i risultati dell’Udc.

Stonehenge



Il 21 giugno 2008, Stonehenge, il grandioso monumento preistorico in Inghilterra, il sito dei druidi, come da tradizione consolidata, ha celebrato il giorno più lungo dell'anno. Suoni di corni hanno festeggiato la nascita del Sole del solstizio d'estate quando in Italia erano le 5.58. Peccato che le nuvole, nel cielo inglese, impedissero la visuale. Secondo la polizia circa 28.000 persone hanno compiuto il viaggio fino a Stonehenge; ci sono stati alcuni arresti per furti e ubriachezza molesta. Molte migliaia in più hanno seguito l'evento sul sito web di Stonehenge. Stonehenge (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che deriva da hang, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. C'è dibattito circa l'età della costruzione, ma la maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 a.C. e il 2000 a.C. L'edificazione del terrapieno circolare e del fossato sono state datate al 3100 a.C..

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