La collera di Nargis
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
La forza di Nargis
Era chiaro fin dall’inizio
Era chiaro, fin dall’inizio, che le cifre sui morti e i dispersi del disastro provocato dal ciclone Nargis, fossero state falsificate dal regime: solo 300 morti e appena 1.000 dispersi. Altrettanto false erano le foto messe su Internet e riprese dai principali quotidiani italiani, che abbiamo ripubblicato subito dopo il dramma: un soldato con l’ombrello e alberi caduti, dietro una donna, un bambino e un soccorritore, tagliati “ad arte”. L’abbiamo detto subito, che c’era del marcio in Birmania. Ma, ancora più sconvolgente è il disinteresse dei media per Aung San Suu Kyi. Nemmeno i più "avveduti e benpensanti" giornalisti hanno menzionato l’eroina birmana. Come è volatile la memoria. Non più di un anno fa Aung faceva notizia, ora Nargis, con la sua collera, l’ha completamente oscurata.
Era chiaro, fin dall’inizio, che le cifre sui morti e i dispersi del disastro provocato dal ciclone Nargis, fossero state falsificate dal regime: solo 300 morti e appena 1.000 dispersi. Altrettanto false erano le foto messe su Internet e riprese dai principali quotidiani italiani, che abbiamo ripubblicato subito dopo il dramma: un soldato con l’ombrello e alberi caduti, dietro una donna, un bambino e un soccorritore, tagliati “ad arte”. L’abbiamo detto subito, che c’era del marcio in Birmania. Ma, ancora più sconvolgente è il disinteresse dei media per Aung San Suu Kyi. Nemmeno i più "avveduti e benpensanti" giornalisti hanno menzionato l’eroina birmana. Come è volatile la memoria. Non più di un anno fa Aung faceva notizia, ora Nargis, con la sua collera, l’ha completamente oscurata.
Un chiarimento: uragani, cicloni, tifoni, Willy Willy
Nargis in azione
Prima di parlare di Nargis, occorre fare chiarezza sul suo “status di tempesta”. I media italiani, soprattutto i Telegiornali governativi e statali (Tg1, Tg2 e Tg3, pagati con i soldi del contribuente), quando commentano una notizia raramente riescono ad assegnare al fenomeno il nome esatto. E’ incuria, è mancanza di professionalità, è menefreghismo. I giornalisti “scientifici” non danno mai una mano ai giornalisti “ignoranti”, perché i primi si ritengono una "classe eletta” e si raccolgono nel loro prezioso isolamento (vedere le statistiche sui redditi degli italiani per credere) costruito a misura d’uomo, in una nicchia invalicabile, incomprensibile e spocchiosa (Leonardo). Meno male che le notizie dall’estero, riportate dai telegiornali statalisti, sono poche, così si commettono meno errori! Nargis sembra, fino a prova contraria, essere un ciclone. Un ciclone è una sottospecie di uragano. Gli uragani hanno luogo in varie parti del mondo e sono chiamati con nomi diversi: Hurricane ( Uragano ), nella zona Atlantica e del Golfo del Messico; Tifone, nella zona dell’Oceano Pacifico Settentrionale (Giappone); Ciclone, nella parte settentrionale dell'Oceano Indiano (India); Willy Willy, chissà perché, in Australia. Un uragano è una violenta tempesta che si forma da una circolazione ciclonica sopra un oceano tropicale, con venti che superano i 137 Km/h i quali ruotano intorno ad un’area centrale di bassa pressione denominata occhio, dove i fenomeni sono nulli e la nuvolosità si presenta scarsa. Tale movimento intorno all’occhio del ciclone avviene in senso antiorario nell’emisfero Boreale ed orario nell’emisfeto Australe. In inglese il termine uragano si traduce in Hurricane, che sembra derivare da hurican, il Dio caraibico del male. La depressione tropicale e la tempesta tropicale rappresentano spesso lo stadio iniziale, o finale, di un uragano.
Nargis: un ciclone “normale”
Un ciclone "normale"
Nargis, il ciclone che ha devastato la Birmania, il 2 e il 3 maggio, era un ciclone “normale”, ma precoce. Il problema è che si è abbattuto sul Myanmar, un territorio particolarmente fragile con infrastrutture da sottosviluppo avanzato. Narcis non era nemmeno stato un ciclone particolarmente intenso sotto il profilo meteorologico, poiché è stato classificato di categoria 3 su una scala che arriva fino a 5. Tuttavia ci sono alcuni elementi che certamente hanno contribuito a far aumentare la sua capacità di distruzione. Alcuni di questi sono di natura geografica, come, per esempio la conformazione delle coste, la stessa natura del terreno e, infine la stagione particolare in cui ha colpito. Altri invece portano sulle spalle la responsabilità dell'uomo. Uno dei fattori che ha maggiormente influito sugli effetti dirompenti del ciclone Nargis è stato senza dubbio il fatto che ha colpito una delle aree più sensibili ad inondazioni del pianeta, la foce del fiume Irrawaddi. Si tratta di un'area vasta circa 35.000 chilometri quadrati sulla quale vivono sei milioni di persone e che si trova quasi allo stesso livello del mare. Questo ha reso devastante l'impatto di Nargis sulle coste. Un ciclone di quel tipo spinge infatti l'acqua del mare verso la terra con onde che a volte superano anche i due metri di altezza. Iri pratica in questo caso il mare è salito letteralmente sulla terraferma inondando completamente la regione. Il risultato è che i danni, in termini di vite umane, potrebbero essere molto più alti di quelli fino ad oggi segnalati e il drammatico conteggio delle vittime potrebbe essere destinato ad aumentare. Inoltre c'è un altro elemento su cui vale la pena riflettere perché riguarda il futuro prossimo delle popolazioni colpite dal ciclone. La zona del delta dell'Irrawaddi è infatti la regione che produce la maggior parte del riso della Birmania, uno dei maggiori produttori mondiali di questo alimento. Il ciclone è arrivato proprio quando nelle risaie del Delta si stava dando l'avvio alla mietitura del raccolto invernale. Se il ciclone dovesse aver compromesso il raccolto, allora, per le popolazioni colpite da Nargis il peggio deve ancora venire. Quando i riflettori dei media si saranno spenti e la sensibilità dei donatori sarà venuta meno, per queste popolazioni potrebbe aprirsi uno scenario di fame drammatico. E non solo per loro. Anche tutto il sistema mondiale dei prezzi delle derrate alimentari potrebbe essere destinato a subire nuovi scossoni, oltre a quelli a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi.Se però non possiamo impedire ad un ciclone di devastare un raccolto o di inondare un delta, certo possiamo fare qualcosa perché il numero delle persone che rischia di essere colpito direttamente da esso sia il più ridotto possibile. Non sappiamo però se in Birmania sia stato fatto tutto il possibile per mettere in salvo le persone che stavano per essere colpite dalla furia di Nargis e se sono state messe in atto tutte le misure di prevenzione possibili. Se si sia cioè avviato un piano di evacuazione della popolazione o se si sia messo in campo un sistema di soccorsi per le aree che si sapeva sarebbero state maggiormente devastate. In effetti non sappiamo proprio nulla di quanto sia accaduto in Birmania. E paradossalmente non sappiamo nemmeno se il governo birmano abbia ricevuto I'allarme delle reti di osservazione che pure da giorni stavano osservando la formazione di Nargis e la sua corsa verso la foce dell'Irrawaddi. La Giunta militare che è al potere in Birmania è infatti uno dei regimi più chiusi al mondo. Al punto che anche le organizzazioni internazionali hanno difficoltà ora a portare il proprio intervento di soccorso. In questi casi però la collaborazione internazionale è indispensabile. Non solo per portare i generi di prima necessità alle persone colpite dall'uragano, ma soprattutto per cercare di ridurre al minimo, in termini di vite umane, il bilancio delle vittime. Per tenere sotto controllo un ciclone e cercare di capire dove andrà a colpire serve un'organizzazione complessa dotata di satelliti e di aerei. Poi servono centri di comunicazione e infine piani di intervento. Purtroppo non sembra che in questo caso sia stato messo in atto nulla di tutto ciò.
344 milioni di persone a rischio
L'occhio di Nargis
Ammontano a 344 milioni le persone esposte a cicloni tropicali, 521 milioni a inondazioni secondo l'ultimo Rapporto sullo sviluppo umano 2007-2008. Il 2007, in base a dati di gruppi di ricerca Onu, è stato caratterizzato da un netto aumento delle alluvioni nel mondo rispetto alla media degli ultimi sette anni e l'Asia è stato il continente più colpito dalle catastrofi. Dal 1950 il numero di disastri causati da uragani (quindi sul versante dell'oceano Atlantico) sono raddoppiati mentre le ondate di calore e le inondazioni sono quadruplicate. Sul fronte catastrofi in generale, nel 2007 sono stati registrati 399 disastri naturali (la metà legati a condizioni atmosferiche) che hanno provocato in tutto più di 16.500 morti e colpito 197 milioni di persone. Otto dei dieci Paesi che hanno registrato nel 2007 il più alto numero di morti a causa dei disastri si trovano in Asia. Si tratta in particolare del Bangladesh con 4.234 persone uccise dal ciclone Sidr (novembre). Nel 2006, secondo gli ultimi dati della Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, 427 catastrofi naturali hanno sconvolto il pianeta, colpendo 142 milioni di persone e causando più di 24.800 morti; rispetto al 2005 e alla media del decennio, le persone colpite sono in diminuzione, ma le tendenze generali rivelano un drammatico aumento delle catastrofi e dei loro bilanci in vite umane negli ultimi dieci anni rispetto al decennio precedente. Paragonando i dati del decennio 1997-2006 con quelli del decennio precedente (1987-1996) il numero di disastri segnalato é cresciuto del 60%, da 4241 a 6806. Durante lo stesso periodo, il numero di decessi è raddoppiato passando da 600 mila 1,2 milioni. La media di persone colpite è salita del 17%.
A destra della foto: un soldato con l'ombrello
Le cifre di Nargis aumentano
Nargis ha ucciso, per ora, secondo le stime della Giunta militare del Myanmar, 22.500 persone, contro le 300 annunciate all’inizio della devastazione. 41.000 sarebbero i dispersi. Ma il bilancio potrebbe essere ancor più pesante, stando a una nota di Actionaid: "Secondo fonti non ufficiali, ma presenti sul luogo del disastro, il numero delle vittime del ciclone sta salendo vertiginosamente e ora si aggira sui 27.000 morti, 15.000 dei quali solo nella zona di Laaputa". Il Programma mondiale per l'alimentazione dell'Onu ha iniziato a distribuire razioni di emergenza di cibo a Yangon e il primo carico di aiuti umanitari dall'estero da 10 milioni di dollari è arrivato oggi dalla Thailandia, ma la mancanza di personale specializzato ha rallentato la distribuzione. La maggior parte delle vittime sarebbe stata prodotta da un'onda anomala che si è irradiata nel delta dell'Irrawaddy. "Le vittime sono state provocate più dall'onda gigante più che dal ciclone in sé", ha detto in una conferenza stampa nell'ex capitale Yangon il ministro della Ricostruzione. Nonostante l'ampiezza del disastro -- il ciclone più devastante che ha colpito l'Asia dal 1991, quando 143.000 persone morirono in Bangladesh --, la Francia ha detto che i generali al potere stanno ponendo troppe condizioni agli aiuti. "Le Nazioni Unite stanno chiedendo al governo birmano di aprire le porte, il governo birmano replica: 'Dateci il denaro, lo distribuiremo'. Ma non possiamo accettare questo", ha detto al parlamento il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. La giunta militare ha deciso di togliere lo stato di emergenza in tre degli Stati colpiti dal ciclone e in alcune zone di Yangon e Irrawaddy, secondo quanto annunciato dalla tv di stato. Il 5 maggio, il ministro degli Esteri dell'ex Birmania Nyan Win aveva detto alla televisione di stato che 10.000 persone hanno perso la vita in una sola città, Bogalay, fornendo il primo resoconto dettagliato dei danni provocati dal ciclone. Le persone rimaste senza casa sono diverse centinaia di migliaia, dicono funzionari delle Nazioni Unite, e la cifra potrebbe salire a milioni. Le dimensioni del disastro hanno spinto la giunta militare ad accettare alcuni aiuti esterni, cosa che non successe dopo lo tsunami che nel 2004 colpì l'Oceano Indiano.
Onu: allarme dato in ritardo
Nargis ha ucciso, per ora, secondo le stime della Giunta militare del Myanmar, 22.500 persone, contro le 300 annunciate all’inizio della devastazione. 41.000 sarebbero i dispersi. Ma il bilancio potrebbe essere ancor più pesante, stando a una nota di Actionaid: "Secondo fonti non ufficiali, ma presenti sul luogo del disastro, il numero delle vittime del ciclone sta salendo vertiginosamente e ora si aggira sui 27.000 morti, 15.000 dei quali solo nella zona di Laaputa". Il Programma mondiale per l'alimentazione dell'Onu ha iniziato a distribuire razioni di emergenza di cibo a Yangon e il primo carico di aiuti umanitari dall'estero da 10 milioni di dollari è arrivato oggi dalla Thailandia, ma la mancanza di personale specializzato ha rallentato la distribuzione. La maggior parte delle vittime sarebbe stata prodotta da un'onda anomala che si è irradiata nel delta dell'Irrawaddy. "Le vittime sono state provocate più dall'onda gigante più che dal ciclone in sé", ha detto in una conferenza stampa nell'ex capitale Yangon il ministro della Ricostruzione. Nonostante l'ampiezza del disastro -- il ciclone più devastante che ha colpito l'Asia dal 1991, quando 143.000 persone morirono in Bangladesh --, la Francia ha detto che i generali al potere stanno ponendo troppe condizioni agli aiuti. "Le Nazioni Unite stanno chiedendo al governo birmano di aprire le porte, il governo birmano replica: 'Dateci il denaro, lo distribuiremo'. Ma non possiamo accettare questo", ha detto al parlamento il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. La giunta militare ha deciso di togliere lo stato di emergenza in tre degli Stati colpiti dal ciclone e in alcune zone di Yangon e Irrawaddy, secondo quanto annunciato dalla tv di stato. Il 5 maggio, il ministro degli Esteri dell'ex Birmania Nyan Win aveva detto alla televisione di stato che 10.000 persone hanno perso la vita in una sola città, Bogalay, fornendo il primo resoconto dettagliato dei danni provocati dal ciclone. Le persone rimaste senza casa sono diverse centinaia di migliaia, dicono funzionari delle Nazioni Unite, e la cifra potrebbe salire a milioni. Le dimensioni del disastro hanno spinto la giunta militare ad accettare alcuni aiuti esterni, cosa che non successe dopo lo tsunami che nel 2004 colpì l'Oceano Indiano.
Onu: allarme dato in ritardo
Il disastro causato dal ciclone Nargis ha raggiunto in Myanmar dimensioni catastrofiche e le Nazioni Unite denunciano l'assenza di un adeguato sistema di allarme. ''Considerando il numero delle vittime, siamo portati a pensare che non e' stato impiegato alcun tipo di sistema di preavviso'', ha dichiarato da Ginevra Brigitte Leoni, portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per la ''Strategia Internazionale di Riduzione dei disastri''. ''E' chiaro che molte persone non hanno avuto il tempo di evacuare ed assicurarsi un rifugio'', ha aggiunto la portavoce che ha sottolineato l'importanza di tali sistemi di sicurezza, fondamentali per poter salvare molte vite umane. Il bilancio, finora non ufficiale, parla di 15.000 vittime, 190.000 sfollati ed interi villaggi rasi al suolo dalla furia di Nargis. I meteorologi indiani avrebbero inviato l'allarme al Myanmar 48 ore prima dell'arrivo del ciclone che ha provocato oltre 22 mila vittime. ''Quarant'otto ore prima dell'arrivo del ciclone tropicale Nargis abbiamo indicato alle agenzie del Myanmar i punti d'impatto, la sua forza e tutte le questioni connesse'', ha spiegato B.P. Yadav, portavoce del Dipartimento Meteorologico Indiano.
Opposizione: non rinviare il referendum è inaccettabile
L'opposizione filo-democratica del Myanmar ha giudicato ''estremamente inaccettabile'' la decisione presa dalla giunta militare di non rinviare il referendum costituzionale dopo il passaggio del ciclone Nargis che ha lasciato nell'ex Paese birmano oltre 15 mila vittime. La Lega Nazionale per la Democrazia ha lanciato un appello al regime affinchè provveda ad assistere in modo adeguato alle centinaia di migliaia di persone colpite da Nargis. ''Non abbiamo visto ancora un'effettiva assistenza alle vittime del ciclone sebbene le autorità abbiano riconosciuto disastrate'' diverse zone del Myanmar, ha spiegato il partito in un comunicato stampa. ''E' estremamente inaccettabile che stiano dando la priorita' al processo costituzionale senza rispettare le difficolta' sociali che gravano sulla popolazione'', ha aggiunto. La giunta ha deciso infatti di portare avanti il referendum nella maggior parte del Paese, eccetto nei distretti amministrativi maggiormente colpiti dalla furia del ciclone. Il referendum, previsto per sabato, è il primo vero appuntamento con le urne per la popolazione birmana in vent'anni.
Bush a giunta militare: permetteteci di aiutarvi
Il Presidente statunitense George W. Bush ha sollecitato la Giunta del Myanmar affinché ''permetta agli Stati Uniti di giungere'' nell'ex Birmania e ''offrire'' loro ''un aiuto'' dopo il passaggio del ciclone Nargis. ''Vogliamo fare molto di piu''', ha dichiarato Bush alla Casa Bianca dopo aver riferito ai giornalisti di aver preparato la spedizione di navi della marina militare pronte a fornire un valido aiuto alle zone maggiormente colpite dalla devastazione del ciclone.
Benedetto XVI prega per la Birmania
Papa Benedetto XVI è ''profondamente rattristato per la tragica conseguenza del recente ciclone'' in Birmania, che ha provocato fino ad oggi almeno 24.000 mila morti e circa 40mila dispersi: in un telegramma di cordoglio inviato il 5 maggio dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, il pontefice esprime sua ''cordiale simpatia'' al presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, tramite un telegramma di cordoglio inviato sempre il 5 maggio. ''Con preghiere per le vittime e le loro famiglie'', Benedetto XVI dice di invocare ''la pace di Dio sui morti e la forza divina e il conforto sui senzatetto e su coloro che soffrono''. ''Confidando nel fatto che la comunità internazionale risponderà con generosità ed effettivo soccorso ai bisogni'' del Paese, papa Ratzinger vuole esprimere la sua ''solidarietà e preoccupazione alle autorità civili e all'amato popolo del Myanmar''.
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