Esistono le condizioni per un cambiamento profondo
di Roberto Maurizio
Si è insediata, il 21 maggio 2008, la nuova "Presidente" della Confindustria, Emma Marcegaglia. Se fosse stata "di sinistra", Emma si sarebbe fatta chiamare "Presidentessa". Ma, la Marcegaglia, forse, preferirà il titolo di "Presidente" che al femminile, per lei, fa "mamma di una splendida bimba di cinque anni". E' la prima volta, nella storia dell'Associazione degli industriali italiani, che una donna sale sullo scranno più alto di Viale dell'Astronomia. La "Presidente", la "Presidentessa", comunque il "Numero Uno" di Confindustria, ha ottenuto un consenso quasi bulgaro: solo due voti contrari. Il discorso di insediamento è stato pronunciato, il 22 maggio 2008, all’Auditorium Parco della Musica di fronte al nuovo Governo Berlusconi al gran completo e ai leader dell'opposizione. «La malattia dell’Italia si chiama crescita zero», ha detto il numero uno degli industriali, spiegando che, il ritorno alla crescita «deve essere il nostro vero obiettivo strategico. Chi non condivide questa priorità gioca contro l’Italia e gli italiani. Su questo non possono più esistere posizioni neutre» spiega. E, a sostegno della sua tesi, utilizza anche il supporto dei numeri: «la bassa crescita ha costi elevati. Il nostro Pil sarebbe superiore di 150 miliardi se negli ultimi dieci anni fossimo cresciuti come la media degli altri paesi europei». In questo contesto, le istituzioni politiche, economiche e sindacali «non si sono adeguate al mondo in cambiamento. Corporazioni agguerrite hanno impedito di sciogliere i nodi che ci soffocano». Nei decenni passati, «rinviare gli interventi necessari, distribuendo sussidi e posti di lavoro pubblico, ha condotto a un’espansione della spesa, ad un fisco oppressivo, al secondo debito pubblico in rapporto al pil di tutti i paesi industrializzati». Ai sindacati la Marcegaglia assicura che il lavoro sulla riforma contrattuale partirà presto, ma avverte che «la trattativa non sarà una passeggiata». Pur apprezzando l’unità sindacale raggiunta «dopo tanti anni», sottolinea la Marcegaglia nel suo "intervento-programma", che il documento di Cgil, Cisl e Uil contiene «aspetti che non ci piacciono» come l’indicizzazione dei salari.
Che musica all'Auditorium
Quanto al rapporto con il Governo, il neo "Presidente degli industriali" apprezza «le prime dichiarazioni di Berlusconi improntate al dialogo» e promuove la detassazione degli straordinari varata dal Consoglio dei Ministri, definendola «un primo segnale forte, sulla strada dell’aumento della produttività e dei salari. È un risultato - dice - di cui essere fieri». Ma le cose da fare- aggiunge- sono ancora molte, a partire dalla burocrazia con «le troppe leggi che condannano l’Italia a non crescere», all’energia «con un sì forte al nucleare» e al Sud dell’Italia, «grande giacimento per la crescita del Paese», fino ad arrivare alle infrastrutture e alla logistica, settori in cui l’Italia «sconta un handicap enorme». E proprio su questo tema la Marcegaglia, ricevendo gli applausi della platea dell'Auditorium, boccia «gli assurdi veti dei piccoli gruppi che bloccano le opere fondamentali». La neo "Presidente degli industriali" è convinta che «oggi, rispetto a quattro anni fa, la situazione è più favorevole al cambiamento» e «anche se il mutamento non sarà automatico, qualcosa si può fare».
Del resto, ora, «abbiamo un Governo forte, c’è stata una semplificazione dei partiti ed è sparito il clima d’odio degli ultimi 15 anni. Il dialogo sembra andare avanti». Nel Paese "c'è uno scenario nuovo e irripetibile" e "abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese". E' ottimista il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che nel giorno del suo debutto all'Assemblea degli industriali, cita il filosofo Diderot: "solo le passioni, le grandi passioni, possono innalzare lo spirito a grandi cose". E, ancora, aggiunge: "ci muove una straordinaria passione per l'Italia. Per questo sono ottimista. Sono sicura che non sprecheremo questa occasione".
I passi centrali del "Documento programmatico" della "numero uno"
Ci sono tutte le condizioni per un cambiamento profondo, ma bisogna agire in fretta facendo anche scelte impopolari. Il Paese ha di fronte "sfide impegnative" e il governo non può "più eludere o rinviare quelle scelte, anche difficili e impopolari, che sono indispensabili per non compromettere il nostro futuro". E' questo il messaggio che il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lancia al premier Silvio Berlusconi, seduto in prima fila, assicurando: "collaboreremo con il Governo per realizzare le riforme necessarie". Oggi in Italia "si è creata una situazione favorevole al cambiamento. C'è un nuovo governo - sottolinea - sostenuto da una forte maggioranza parlamentare. C'è un clima di minore contrapposizione e di rispetto reciproco fra maggioranza e opposizione". E, proprio, rivolgendosi all'opposizione, la lady dell'acciaio lancia un appello: "guardi con responsabilità all'interesse generale. La situazione economica non consente tatticismo o rinvii".
Crescita zero
La crescita zero è la malattia del Paese, ma oggi ci sono tutte le condizioni per invertire la rotta. E' ottimista il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che, nel suo primo discorso all'Assemblea degli industriali, afferma: "la malattia dell'Italia si chiama crescita zero. Il ritorno alla crescita, ad una crescita sostenuta, deve essere il nostro vero obiettivo strategico". Malgrado la bassa crescita e i tanti problemi che affliggono l'Italia, Marcegaglia sente "il dovere di essere, malgrado tutto, ottimista".
Contratti
Raggiungere l'intesa sulla riforma della contrattazione entro pochi mesi, con l'obiettivo di chiudere a settembre. E' questo l'invito che il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, rivolge ai sindacati in occasione del suo primo discorso all'Assemblea degli industriali. "Ai sindacati voglio dire: poniamoci davvero l'obiettivo comune, forti della nostra autonomia e del nostro ruolo di parti sociali, di raggiungere un'intesa entro pochi mesi. E' alla nostra portata", afferma la Marcegaglia che assicura: "noi siamo pronti". Entrando nel dettaglio del documento di Cgil, Cisl e Uil sulla contrattazione, il neopresidente sottolinea che "molte proposte non sono per noi condivisibili, come l'idea di indicizzare le retribuzioni ai prezzi", ma "finalmente "ci sono le condizioni per iniziare un confronto, cambiare le regole del gioco".
Fannulloni
E' giusto licenziare i fannulloni, ma non sia solo un'intenzione, si deve agire. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, accoglie con favore le parole del neo ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che nei giorni scorsi ha sottolineato la necessità di licenziare gli statali che non lavorano, ma chiede al Governo di farlo veramente. "Leggiamo che i fannulloni verranno licenziati. E' un principio che ci trova pienamente d'accordo, a patto che - avverte Marcegaglia - alle parole seguano i fatti. Altrimenti sarà l'ennesima sconfitta di tutti coloro che, nel privato come nel pubblico, lavorano con serietà". Il neo presidente punta l'indice sui tassi di assenteismo nel pubblico impiego che sono "uno scandalo nazionale". "Noi non accettiamo un sistema dove ci sono persone che timbrano il cartellino e subito dopo abbandonano il posto di lavoro. E' un insulto - accusa - nei confronti dei lavoratori onesti, pubblici e privati".
Pensioni
Agganciare l'età delle pensione all'aumento della speranza di vita. Nel suo primo discorso pubblico, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dedica un breve passaggio della sua relazione al nodo pensioni e avverte: "l'età della pensione andrebbe indicizzata all'aumento della speranza di vita". Per la Marcegaglia "il welfare italiano è particolarmente inefficiente ed iniquo. Quasi il 60% della spesa sociale serve a coprire dal rischio di vecchiaia, perchè l'età media dei pensionati è bassa e il pensionamento avviene tre anni prima che nella media dell'Ocse". Dati alla mano, la leader degli industriali ricorda che "negli Stati Uniti la pensione viene erogata per dodici anni, in Danimarca per undici anni, in Svezia per tredici, in Italia per diciassette".
Tasse
Abbassare la pressione fiscale sulle imprese proseguendo sulla strada della riduzione delle aliquote Ires e Irap. E' questo l'appello che il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lancia al governo Berlusconi nel suo primo discorso all'Assemblea pubblica chiedendo anche di "continuare nella lotta all'evasione e all'elusione fiscali". "La pressione fiscale sulle imprese - avverte - va abbassata. Chiediamo stabilità e continuità normativa per consentire programmazioni di medio periodo". Serve, in sostanza, "un nuovo rapporto di fiducia tra il fisco e le imprese", aggiunge Marcegaglia chiedendo di "muovere altri passi verso la riduzione delle aliquote Ires e Irap".
Lasciarsi alle spalle la lunga stagione di antagonismo che ha visto contrapposti sindacati e industriali. Il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, tende la mano al sindacato in occasione del suo debutto all'Assemblea pubblica. "Possiamo chiudere una lunga stagione di antagonismo, pensare - afferma - in maniera nuova il confronto con i sindacati e il modello di relazioni industriali. Oggi sono obsolete". Le condizioni per cambiare, dunque, ci sono tutte. "Mi sembra che si stia esaurendo, nella coscienza collettiva, quel conflitto di classe fra capitale e lavoro che ha segnato la storia degli ultimi 150 anni", assicura Marcegaglia.
Tornare a investire nell'energia nucleare. A chiederlo al governo Berlusconi è il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel suo primo discorso all'Assemblea degli industriali. "E' tempo di tornare a investire nell'energia nucleare, settore dal quale ci hanno escluso più di vent'anni fa decisioni emotive e poco mediatiche", afferma. L'abbandono del nucleare "ha accresciuto la nostra insicurezza - spiega la leader di Confindustria - e la nostra dipendenza dall'estero, ha sottratto altre risorse alla crescita, ha gonfiato le bollette elettriche di famiglie e imprese".
"Troppe donne a casa, troppe culle vuote, troppi bimbi poveri". Con uno slogan il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, punta l'indice contro la bassa occupazione femminile e, dati alla mano, ricorda, tra gli applausi, che "in Italia è attivo solo il 47% delle donne in età lavorativa". Insomma, "abbiamo rinunciato a quella grande risorsa che è l'occupazione femminile" e questo ha un costo per il Paese: "con un'occupazione femminile allineata ai tassi medi europei, il nostro Pil sarebbe più alto di quasi il 7%", avvisa. Per la Marcegaglia "il lavoro femminile aumenta il reddito familiare e genera nuova occupazione". Dunque l'auspicio del primo presidente donna di Confindustria è "avere più donne al lavoro e un welfare più a favore della famiglia e dell'infanzia".
Non si sa perché, la Scuola e l'Università, a parole e nei pensieri dei politici, dei responsabili della Confindustria e dei Sindacati, venga sempre ghettizzata e sbattuta all'ultimo posto. Il "Discorso-Programma" della "Presidente" dedica parole appassionate alla scuola. Ma, solo all'ultimo posto. Così come, nella presentazione fatta dai media del Governo Berlusconi, il Ministro della Pubblica Istruzione (che di nuovo, forse, non si chiamerà più così, perché scomparirà di nuovo "pubblica", aggettivo voluto ardentemente dalla sinistra comunista per rivendicare la primogenitura dell'istruzione come componente esclusivamente "di massa") è stato sempre presentato per ultimo, a tal punto che nessuno sa come si chiama. Sembra che sia un avvocato, anzi, un'avvocatessa. Comunque vada, l'avvocato sarà sempre meglio di Fiorone, al quale non è stato dato il tempo necessario per distruggere la Pubblica Istruzione. L'aggettivo "pubblico" o "pubblica", a volte viene equivocato: la "donna pubblica", la "cosa pubblica. Si chiami come si chiami il Dicastero con Portafoglio. Noi di Stampa, Scuola e Vita siamo per definire tutti i ministeri come le strade di New York: il Primo, il Secondo, il Quinto, etc. Basta che gli insegnati, i genitori e gli alunni sappiano dove percorrere il loro ingrato itinerio, solcato da un Portafoglio rubato dall'improduttività, dalla scarsa partecipazione di insegnanti ridotti ad indossare le casacche degli sconfitti e degli emaginati di una società che premia la furbizia a scapito dell'abnegazione e della professionalità che, quando manca, è dovuta sempre alla eseguità dei fondi un Ministero con Portafoglio che fa ingrassare solo i raccomandati. Non importa, quindi, se il prossimo Governo dopo Berlusconi si inventerà il nome di "Ministero della Pubblica, Malsana, Opaca, Attraente, Insuperabile, Strafica Istruzione e del Sogno dei Sogni di un'Università perugina ai confini dell'Isonzo". Chiamatela come vi pare. Basta, però, che sia la scelta definitiva. E ridate dignità all'Istituzione Scuola che dovrebbe assumere i connotati di una sacralità che permetta la formazione degli alunni, non solo come semplici cittadini che andranno a votare o a manifestare contro questa o quella discarica, contro questo o quel G8, ma che siano bravi professionisti, ingegneri, architetti, ragionieri, geometri, spazzini, camerieri, qualificati. Occorre ridare dignità all'insegnamento, occorre riqualificare la famiglia, ricostruire un solido nucleo familiare. Prima della scuola viene la famiglia. Una famiglia squilbrata rende traballante la scuola. Io credo di possedere le chiavi del segreto di Pulcinella: dare più soldi alla famiglia e alla scuola. Senza soldi si fanno le nozze con i fichi secchi (magari! con quello che costano oggi)!
Il Presidente del Governo, Silvio Berlusconi, ha affermato in un discorso “tenuto a braccio”, che “la relazione della Marcegaglia sarà il programma del governo”. “La vasta maggioranza che abbiamo in Parlamento”, ha proseguito Berlusconi, ci darà l’occasione di poter operare bene in favore del Paese. Occorrono dei cambiamenti, a iniziare dalla riduzione dei costi della pubblica amministrazione. 3.000 euro pagano i tedeschi per i servizi burocratici, mentre gli italiani sono costretti a pagarne 4.500. Modernizzare il paese partendo dall’economia. Garantire a tutti i cittadini che rischiano, in primo luogo agli imprenditori, una tutela e un appoggio incondizionato. Il Presidente del Consiglio ha dichiarato “guerra all’oppressione della burocratica, della fiscalità e della magistratura”. Berlusconi ha finito il suo intervento con Forza Emma. Forza Confindustria!
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